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• CANTO Il / INFERNO 47

• Proemio alla prima cantica (1-9).


• Timori e dubbi di Dante (10-42).
• Conforti di Virgilio: la discesa di Beatrice nel Limbo (43-75).
• Conforti di Virgilio: Beatrice spiega il perché della sua venuta (76-126).
• Dante si rinfranca (127-142).

Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno


toglieva li animai che sono in terra
3 da le fatiche loro; e io sol uno
m'apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
6 che ritrarrà la mente che non erra.
O muse, o alto ingegno, or m'aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch'io vidi,
9 qui si parrà la tua nobilitate.
lo cominciai: «Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s'ell'è possente,
12 prima ch'a l'alto passo tu mi fidi.
Tu dici che di Silvi'o il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
1s secolo andò, e fu sensibilmente.

1-3. Lo giorno... loro: alla base dell'apparente incongruenza cro- completo in lingua italiana della Commedia sul finire del secolo XIV.
nologica, rilevata spesso dai critici, rappresentata dalla contrad- 7. alto ingegno: caso forse unico l'invocazione al proprio inge-
dizione strutturale tra l'alba dell'attacco del primo canto e la sera gno, ma è coscienza della propria eccezionale missione, che verrà
con rui la narrazione riprende, cioè in sostanza di una intera gior- chiarendosi gradatamente, di cantica in cantica, fino alla solenne
nata priva di avvenimenti, stanno forse due componenti, una di investitura da parte di Cacciaguida (Pd XVII 124 ss.). Meno accet-
natura letteraria, l'altra morale. È evidente in questi versi la ripresa tabile l'interpretazione che ne fa una dittologia, anzi una itera-
di alruni analoghi temi virgiliani (si pensi a Nox erat, et terris ani- zione sinonimica, quasi valesse «il genio delle Muse ispiratrici»,
malia somnus habebat: «era la notte e sulla terra tutti gli esseri ani- cui inclinano Pézard nella sua traduzione francese (haut esprit des
mati dormivano», di Eneide III 147, e inoltre: IV 522-528; VIII 26- Muses) e Mazzoni (Saggio, 174-177).
27; IX 219-220). L'intento morale è quello di dare inizio al viaggio 8 . mente: la memoria (cfr. nota al v. 6).
attraverso l'Inferno con una notazione temporale adatta: al regno scrivesti: la memoria rappresentata come un «libro» su cui si scri-
delle tenebre si conviene l'osrurità della notte, come poi l'ascesa vono gli avvenimenti per serbarne il ricordo è topos letterario co-
del monte purgatoriale inizierà sul far del giorno. mune nella letteratura tardo-latina e medievale e metafora cara a
1. l'aere bruno: l'incipiente oscurarsi del cielo. Dante già dall'età stilnovistica (Vita Nuova I).
2. toglieva: costruito con da (v. 3). ciò ch'io vidi: affermazione della realtà della visione, che verrà
3. io sol uno: in un forte contrasto con tutti gli altri esseri. confermata in innumerevoli altri passi del poema, e in particolare,
4. guerra: non solo «travaglio» nel senso letterale (cfr. La dispietata e più significativamente, nell'ultimo canto del Paradiso.
mente, Rime L 62), ma «dissidio interno, lotta contro le passioni» 9. qui ... nobilitate: ora si vedrà ciò che vali.
da rui cerca di liberarsi, come significato allegorico. 11. guarda... possente: la costruzione normale sarebbe: «guarda se
5. del cammino... pietate: con il primo termine s'intende il trava- la mia virtù è possente»: qui c'è la prolessi del soggetto della propo-
glio dell'arduo e difficile viaggio (cfr. via... aspra e forte di Pg 11 65), sizione secondaria ripresa dal pronome pleonastico ella. Virtù andrà
con il secondo la lotta spirituale per superare la tendenza a una par- inteso come «capacità, potenzialità» nel senso aristotelico-tomistico.
tecipe compassione per ciò che vedrà (per questo secondo termine 12. alto passo: alcuni intesero «il difficile e arduo viaggio», altri la
vedi La lettura di Umberto Bosco): perché è umano compatire gli erro- difficoltà dell'opera letteraria intrapresa. Dall'insieme del contesto
ri degli uomini (quia humanum est compati erroribus hominum ), come e dal resto del canto, è preferibile la prima interpretazione. La per-
spiega Benvenuto da Imola, autore di un commento alla Commedia, plessità di Dante è necessaria premessa per indicare l'eccezionale
raccolta delle sue lezioni tenute a Bologna nel 1375. grazia che viene concessa al poeta di compiere un viaggio che po-
6. ritrarrà: «riferirà, racconterà». Questo era il significato del verbo trebbe apparire presunzione intraprendere.
«ritrarre» nella lingua due-trecentesca (ma ancora nel Cinquecen- 13. di Silvio il parente: perifrasi per indicare Enea, padre (parenù?)
to: «ritratto»= racconto, relazione). di Silvio. Il suo viaggio nell'Oltretomba è narrato da Virgilio nel
mente: «memoria». Francesco Buti chiosa: «mente si chiama perché VI canto dell'Eneide.
si ricorda, e quando erra in ricordarsi non si può degnamente chia- 14. corruttibile ancora: mentre era ancora vivo.
,mar mente, ma smemoraggine». Buti ha scritto il primo commento 14-15. immortale secolo: «il mondo dell'eternità~. Secolo è voca-
INFERNO / CANTO
11
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Però, se . c. ensa
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)'avversario og , Ilo effetto e
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cortese , iu, p . . e 'I du e
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almus, deri'lat'va tla1 ~
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ch'e' fu de I ~ er adre eletto: e, ll'iag ~""'i;
ne l'empireo ael p IP r dir lo vero, I\Jii½. ~
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bolo che deriva dalle Sacre Scritture. 11 6. c'ome 111ande, ind ica. ' uale: cfr. nota 1 . ; ce pero chi
Nuova lii I ; XXI l' es..... ~- a rirfrit
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e 'I eh• e ! q ,,r. ctO inter preta
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lO a s~ . significato. bens1at'JJe • da col'lrj
là, la VJta etern a• se accom pagna
Enea, .oè l'Impero e la Chiesa, o i grandi uomini
nuoro, immortale ecc. Qui ha dunque quest _u ! m~
11 . ne di a,rn,tri·
0 alme nte_ pone ndo la virg 01tsceii¾
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o vita• mentre di esso, Ioro virtù; natur
sensibilmente: con il proprio corpo. Non e npe~ ~ ( si Po" Enea e le nehe questo aggeruvo deve riferir si a a 6~ ',
de «anco ra
bilt, perché col primo termine sì inten
IO En~ .\J\
del v. 18, ha inta
19. indegnod: a la ,rirgola alla fine
con il secondo si vuole indica re la •prese nza ~o~re ama con la
oen corteo se con lw,. non sembra sconvenie~o-. iI faltciIli i
vece .po
trt'bbe infatù andar e nell'A ldilà essen
mente con l'animo, in un raptus ~isùc~, per
do ancor a IO '~ a,
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Dio 51a s~to etazione che porterebbe a un
sennato: int~ rmmis sibile nel pens iero
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16-19. Però... intelletto: ordina e mten~: •pero , come
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as· . . osaina o rifento a .inre/le11o. co,.,
d'ogne male) fu rones e con Enea (i= a lw), quesu
uomO ) d1 D10, c b'le considerarlo neutr ) . -. . ."',
b · degno a un (alto effeUo .ù proba i
io, 196- 197, aoe. tuno ao non a ·••e 1~
(1 dri) e rome meriù (1 quale), non sem _ra IO p1 . (Sagg
0 are non
sennato (d'intelletto) che pensi alle grandi_ cons
egu~ sostenuta de ~~Id!comprensione intellettuale: lettura raU:PPer \
ndere da lui•. Ques ta mterp retazi ~ne. mbra scetub1 e 1 .
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che dovevano disce la diffic oltà dell'a ltra su ?tata : .
da Pagliaro e accettata da Petrocchi per 1~ punt@
~tw:1 ' :e qui , , eJeno: è spiegazione m. sede. stonc:a e ,.,_. ""'-IO ~
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risolvere una serie di ambig w' tà che altre mterp retaz1
detto allus ivamente nei versi precedenlJ·· e~.'
sarebbe lungo elenc are. recav ano con se
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, quan d Ia virgola veniv
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che era sta10 .•santa•, come m
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aJ ogo a quesu. versi) · ~•t.i °¾. -
i coi_n10 ella filo-- 20. ma:al
posta non dopo lui, ma dopo quale. I.a protas q~ . . . . IV v 6 in conte sto an
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1 chi e 1 quale, che ncalca d1 Convivw
termina con lui e la formula e .I non,,.=ilp nmo e 22. la quale e 'l quale: Roma_ e Impero.
come sogge tto d .... d'fli.
sofica et quis et qualis, va intesa
biHta: il verbo aJ singo lare concorda solo eon ~
ddetta. ~
1
non è congiunzione. ma fa pane della formula sopra sta
23. fu_--,1 . D D'
del pen~ o e ;mento frequente m ante. altronde è so1oR·"--.
coltà di interpretazione sono dovu te alla conto rsione sed del
· ehe ·m realtà non. esiste. con PJU\.C\.U e .. po~tefice. "'
alla supposta coordinazio ne delle due frasi, che è stabilita ab aetemo come fico
Ricorda_che il ~ome siede. .. Piero: a Roma, ove ns1ed e il ponte
16. l'avversario... male: Dio (di Salmo V 6). 24. u, ved' Q -.. SUcc~
o (vedi avanu SIM· UES!lONI u' siede ùs,~
di Dio non può essere pronu nciato nell'I nfern del primo pa~a; per questo verso I

e Maria , Lucia e Rache le). del maggior Piero.


BOU E AIUG ORIE La Vergin
quan to gli perm ise la disces a all'Av erno.
17. cone se: in

versi eConYMo IV N ghibellinismo. Taleinlerpre~


I QUESTIONI 8-12, dove Dante è stata considerata uno dei ·
sostegni più validi alla tesider.:
u' siede il successo, del sostiene che
l'Impero romano duefasi dellacomposizione ooi
maggior Piero (v. 24)
fu fondato nonsul poema (tesi sostenuta, o~i
Il verso 24 indica Roma, dove diritto, ma sulla benvista, ancora daSapegooj_
risiede il ponlefice, succes.5ore rorza (sebbene PiùcoerentementeconQUei ~
del primo papa. Si noti che come strumento su citati c'è stato invece chira
maggior non ha qui valore di visto ormai, bensaldo eloo:t
dellaprowidenza
comparativo ma è •titolo d'onore,. il pensiero di Danle. ela cmig
divina); ecosì
(Betti, Scritti danleschi, citato in
hanno avvaloralo la di ciò nella quasi contell1J))1l
.Barbi, Problemi, 1237), quindi
tesi checonquesti degli ultimi capitoli del IV lilì:
l'espressione vale •il sorrvno, il
grande Piero-, cioè il primo papa. versi Danteavrebbe voluto del ConvMo edei primi caoo
Aproposito della terzina dei correggere la sua precedenle della Commed;a_Su ciòveo
versi 22-24, che esprime la i commentatori moderni si sono opinione (a voler dir lo vero) e anche l'Analisi df'I canto.
naturale continuità fra Roma schierati su posizioni diverse. avrebbe mostrato un evidente Gioito di Bandone San Plelro,
come capitale dell'Impero e Alcuni critici hanno voluto vedere guelfismo. poi abbandonato in 1290-130() ca. A..\ \ ., . San f(2":::
Roma come capitale del papato, una contraddizione tra questi favore di posizioni più vicine al basilica superiotf
CANI O Il / INFERNO 4'1

Per. quest'andata onde Il dni 1u van lo,


mtese cose che ruron cagione
27 di sua villoria e ciel papale ammanto.
Andovvl poi lo Vns d'elezi'one,
per recarne conforto a quella rede
30
d1'è prindpio a la via di salvazione.
Ma io, perd1é venirvi? o chi 'I concede?
lo non En~a, io non Paulo sono;
JJ
me degno a ciò né io né altri 'I crede.
Per dle, se del venire io m'abbandono,
temo d1e la venuta non sia folle.
36 Se' savio; intendi me' dl'i non ragiono».
E qual è quei che disvuol ciò dle volle
e per novi pensier cangia proposta,
J9 sl dle dal cominciar tutto si tolle,
tal mi fec'i'o 'n quella oscura costa,
perché, pensando, consumai la 'mpresa
42 dle fu nel cominciar cotanto tosta.
«S'i' ho ben la parola tua intesa»,
rispuose del magnanimo quell'ombra,
45 «l'anima tua è da viltade offesa;

25. onde. .. vanto: nel già ricordato VI libro dell'Eneide e in parti- me': apocope di •meglio» (cfr. Jfl 112).
colare nei vv. 264-900.
ragiono: esprimo, dico.
26. intese: dal padre Anchise, come è narrato nell'Eneide. 37-39. E qual... tolle: •e come colui che non vuol più (disvuol) ciò
27. di sua... ammanto: la vittoria sugli avversari (Turno, i Rutuli che prima voleva, e cambia proposito (proposta) col sopravveni re
ecc.) e di conseguenza, in futuro, Roma, l'Impero e infine la dignità di nuovi pensieri, cosl che si distoglie (to/le) da ciò che aveva già
(ammanto) papale in quella Ronza onde Cri.sto è romano (Pg XXXII 102). cominciato». La similitudin e indica l'esitazione psicologica del
28. Andovvi: a immortale secolo; cioè nell'Aldilà. È da escludere che poeta, quasi a concretizzare nell'immag ine l'interno moto del-
Dante pensasse alla leggenda di una discesa di san Paolo all'Infer- l'anima. Si noti la replicazione (disvuol / volle) e il latinismo (tolle).
no, ricavata dalla Visio Pauli e dalle volgarizzazioni di quel testo; 40. oscura costa: è la piaggia diserta di /fl 29 (e qui al v. 62).
egli si riferisce senza dubbio a un passo dello stesso san Paolo 41-42. perché... tosta: sono possibili due interpretazioni, che nel si-
(Il Corinzi XII 2-4) ove l'apostolo did1iara di essere stato rapito gnificato generale valgono press'a poco lo stesso, ma divergono nei
al terzo cielo sive in corpore sive extra corpus nescio, Deus scit («non particolari. Pensando si può intendere ,mel mio pensiero" o «ripensan-
so se col corpo o senza corpo, lo sa Dio»), passo citato da Dante do, rimeditandoci sopra», e consumai può voler dire «esaurii" o «con-
nell'epistola a Cangrande , Epistole XIII 79. dussi a termine». Cosl i due versi possono significare: «perché nel mio
lo Vas d'elezione: «il Vaso della scelta», cioè san Paolo. Per l'espres- pensiero esaurii, svuotai del suo valore l'impresa che fu così sollecita-
sione cfr. Atti degli Apostoli IX 15: vas electionis; e Pd XXI 127-128 il mente iniziata", oppure «perché ripensandoci condussi sino al tenni-
gran vasello/ de lo Spirito Santo. ne (cioè ritenni impossibile) l'impresa ecc.». Nella chiusa del canto
29-30. per... salvazione: per trame argomento e stimolo alla pre- precedente Dante aveva sollecitato
addirittura Vugilio a intraprendere
dicazione della buona novella, cioè di quella fede senza la quale è il viaggio (I 130-135); ora, pensando
agli esempi dei due unici mortali
impossibile la salvezza. andati nell'Aldilà da vivi e commisura ndo mentalmen te le proprie for-
32-33. Io ... crede: la conclusion e del ragionamen to è scandita con ze, sente la difficoltà di questo viaggio
eccezionale e disvuDI ciò che volle.
forza attraverso la ripetizione del pronome e della negazione (Io non) 43. la parola tua: il tuo discorso,
ciò che hai detto (dal latino m e-
accompagnata dal nome dei due personaggi a cui Dio era stato corte- dievale parabola = discorso).
se (si noti, per incidenza, che lo stesso aggettivo ritorna nel ringrazia- 44. del magnanim o quell'omb
ra: «l'ombra di quel magnanim o ...
mento di Cacciaguida a Dio per la grazia concessa al nipote in Pd XV Si badi al termine magnanimo
che è contrappos to volutamen te a
48) e seguita dall'atto di umiltà me degno a ciò né io né altri 'l crede. La viltade del verso seguente. Dice
Dante stesso ( Convivio I Xl l 8- "'. iJr
«non degnità» di Dante può essere avvicinata alla «degnità» di Enea «Sempre lo magnanim o si magnifica
in suo cuore, e così lo pU'.:J-
(vv. 18-19) secondo l'interpreta zione data a tutto il contesto. lanimo per contrario sempre si tiene meno che non è. E (Y:'.rJi?
34. Per che: per la qual cosa. magnificare e parvificare sempre hanno rispetto ad alcuna cma per
m'abbandono: gallicismo: «mi lascio andare, mi lascio indurre,., comparazi one a la quale si fa lo magnanim o
grande e !o pl1Sillani-
35. temo... folle: la venuta rischia di essere un colpevole ardi- mo piccolo, avviene che 'I magnanim o sempre
fa minori li J.Jlri rhe
mento, un andare contro i limiti segnati da Dio. Sul significato non sono, e lo pusillanim o sempre maggiori. E però
che con quella
di «follia» o «folle» cfr. La lettura di Umberto Bosco e, per più ampia misura che l'uomo misura se medesimo, misura le sue cose..
.., av-
documenta zione, Bosco, Dante, 55-57. Si noti la costruzione di viene che al magnanim o le sue cose sempre paiono migliori che
temo con dipendente negativa, come il latino timeo ne. non sono, e l'altrui men buone; lo pusillanim o sempre le sue cose
36. Se' savio: Barbi ha documenta to con esempi coevi che si tratta crede valere poco, e l'altrui assai». Vedi La lettura di Umberto Bosco.
di una «formula usuale nelle concioni» (Problemi, 1202-203). 45. viltade: «pusillanim ità». Cfr. nota precedente.
50 INFERNO / CANTO Il

la qua l mo lle fiate l'om o ing ~m bra


l ch e d'on rata imp resa lo nvod'lve, b
s e falso veder bestia · qua n om ra.
com
.
Da questa tema a ciò che tu ti sol,~e,,
ntes1
dirottj per ch'i o ven ni e que l eh 10
nel prim o pun to che di te m.i dol ve.
51
lo era tra col or che son sospesi,
e don na mi chi am ò bea ta e bella,
tal che di com and are io la richiesi .
54 la;
Lucevan li occhi suo i più che la stel
e com inc iom mi a dir soa ve e pia na,

57 con angelica voce, in sua favella :

. . dea che t una


sulnoVJ~ U bertO IJOSCO·
collocano Beatrice in quell'atmos~e ra
offesa: «me nom ala, diminuita•, seco ndo
il norm ale significato di ½' l~t!1'r~ d,ff r;sp onta nea. pa-
e 109. note caratteristiche del canto. Ve~1 st O reso subi to chiaro
o. Cfr. //V 102
«offendere• nella lingua del Due-Trecent 54. taJ ... richiesi: l'obb edie nza d1 V1~ han no
lto
r1ce
46. fiale: volle. ché i particolari della bellezza di Beat
_ . . .. di ques ta terz in a si
ingombra: impedisce. ostacola. che si tratta di una beat a.
degli altri poe ti
lo fa ritrarre da un'o nora ta suJn ovtS tlO
47. d'on rata ... rivolve: lo allontana, 55-57. Lucevan... favella: i ricor di
st 0; i dtaZ ioni ncll a
a e provenzalismo (provenzale te ?8(
impresa. Onmta è forma sinc opat poss ono docu men tare con versi di Dan
. Jcan tJ v
011rar, onransa) frequente nella poesia lirica di quella scuola, da Guin izze lli a eava
ra: «com e una falsa imm agin e ostacola una bestia o). . . , la stell a ante luca na,
48. come. .. omb Lettura di Umberto Bosc t'lw la
quando si adombra». Si noti la rima
equi voca ombra (sostantivo)
55. stella: può essere -la- «stel la dian a~, aoe
v. 3 ' 0 Vedu
. Ir (lo wgl del ver,
1 ·vo· «ste lle», com e in Dan te
e ombra (verbo).
usata da Dante in poesia. Lucifero, com e m Gwm zze 11 etu XXIII).
49. tema : «timore»; forma normalmente lucente stella dia~a), o ha valo ~e co
sa, v. 50, Vita Nuova te ma Ja ditt olo-
ti solve: ti sciolga, ti liberi. stesso (Donna pieto ente e paca tam(E' en ,
di perfetto forte; ed è 3" per- . m'incresce di me,
51. dolve: da «dolere», forma arcaica 56. soav e e pian a: soavem . .
rson ale. s•~ ~a~ eD
t_ _ donn e io vidi, Rim e
sona, quindi con valore impe gia così o simile è cons ueta tn

52. sospesi: andrà inteso in un senso


quasi •tecnico•, cioè di ca-
Rime LXVII 10-11: «pia ni, / s~av_i ealtn do_ a », .'. Cin Lap o Gia nni
o
o Mazzoni (Saggio, 246) ) sta poe u. '
rattere teologico . Giustamente Francesc LXIX 10: «ben igna e pian a• tn
tura (Lib. Il Sent. d. 33, q. 2), eJ0 o anc or d·· meg lio
richiama un passo di san Bonaven e del Limbo nec ecc.
d'
ang " .
rio a prop osito delle anim a: «par land o con voce
dove l'espressione prop bianz'avevan né
57. in sua faveU
. el li ome ben V1de. Paro 1, .non
laetentur nec tristentur fa riscontro con Jf
rv 84 (sem i::
c
«con angelica voce n suo ,ave are»· ·don dan za dt_ espr ess1 0ne
a in men te, o sott'oc- n
trista né lieta) e dà conferma che Dan te avev
e viene in- occorre pensare a una vera e prop na l'insi81:1e dan usta _con ange-
cond izion e di quel le anim dir. .. i11 sua favel la, se si inte nde con
chio, quel passo. In esso la non si = arano, mod o di J?arlare ).
lica voce com e qualificativo di fave lla (
di un desid erio che
dicata com e sospesa «sul discrimine ole certe zza perà ò m egli o so~ p~m ere la
ra e cons apev Cfr. Parodi, Lingua, 338 . Si potr ebbe
nutre di speranza, ma solo di una ama », pur esse ndo UpICame nte
della sua inutilità». virgola dop o voce. L'aggettivo «ang elico
e appa rirà dal v. 70. I parti - stilnovistico, non si trova nelle Rime
di Dan te.
53. e donna ... bella: è Beatrice, com
no nella terzina successiva,
colari, che ancor più si evid enzieran

fortuna che dell'uomo»),


I QUESTIONI la Quale non mancano altri lesti
che stanno alla base del pensiero secondo il lesto abelardiano.
l'amico mio, e non de la dantesco, respressione vuol dire: Ciò -ci conduce aquel tema
ventura (v. 61) «colui che mi amò per Quella che dell'amore disinteressalo
sono, di amore disinteressalo» , che si ritrova nella Vita
Questo verso 61, in apparenza
un «amico vero, enon di Quelli Nuova e culmina nel capitolo
semplice, ha dato luogo aun
che mutano secondo la fortuna» della loda (XXVI 4-6),
gran numero d'inlerpretazioni
varie etalora contrastanti. Diamo . (Chiavacci Leonardi). Infatti, ...... estremamente significativo
Qui la più sicura, dovuta aMario coloro che amano per ricavarne , in questo canto , così fitto di
Casella («Studi danteschi» XXVII vantaggio fortunae po/ius dicendi riferim enti stilnovistici.
117-134), suffragala in particolare sun/ amici quam hominis («si Gustave Doré, Inferno,
da un lesto di Abelardo, ma per debbon dire amici piuttosto della canto 11, vv. 70-71, 1857.
CANTO 11 / INFERNO 51

'O anima cortese mantoana,


di cui la fama ancor nel mondo dura,
Go e durerà quanto 'I mondo lontana,
l'amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
6J sl nel cammin, che vòlt'è per paura;
e temo che non sia già sl smarrito,
ch'io mi sia tardi al soccorso levata,
66 per quel d1'i' ho di lui nel cielo udito.
Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c'ha mestieri al suo campare,
69 l'aiuta sl ch'i' ne sia consolata.
I' son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
72 amor mi mosse, che mi fa parlare.

58-60. O anima... lontana: captlltio benevolentiae ( norma retorica, 64-65. e temo ... levata: timore e dubbio che suona incongruenza
genericamente in apertura di discorso, per accattivarsi la benevo- con la condizione di beatitudine di Beatrice, ma che, se è assurdo
lenza dell'uditore), che verrà ripresa, quasi perorazione finale nei razionalmente, non lo è sul piano poetico, ove Beatrice è colei che
vv. 73-74, con la promessa di ricordarne i meriti presso Dio. I vv. è stata spinta a ciò da «amore» (vedi v. 72 e nota rel~tiva): _beata
59-60 hanno un'ampia letteratura per la presenza di uguale auto- cioè e donna insieme. Si noti nuovamente la costruzione d1 temo
rità nei codià della lezione moto invece di mondo. Rimandiamo per alla latina (timeo ne), come al v. 35.
la giustificazione testuale all'edizione critica di Petrocchi (nota al 66. per quel... udito: come si dirà nei vv. 100-108.
verso e anche l 166-167) e per la discussione di tutta la secolare 67. parola ornata: come è proprio dei poeti, la cui abilità è medie-
esegesi a Pagliaro (li testo della Divina Commedia e l'esegesi, in Studi valmente fondata sull'arte retorica.
1 problemi di critica testuale, Bologna, 1961, pp. 126 ss., ripresa in 68. ha mestieri: è necessario.
Ulisse, ll 725-737, per sostenere però la lezione moto). La tecnica al suo campare: non solo «aJla sua salvezza», ma, con riferimento
della replicatio, così frequente in Dante in un testo di sottile suasi- a lf 193: «con ciò che è necessario a farlo uscire dalla selva oscura»
vità retorica come questa orazione di Beatrice, e la dimostrazione (Mazzoni).
paleografica di Petrocchi che nega, in modo probante, la lectio diffi- 69. consolata: «troppo umano per una beata», dice Chimenz, ma,
cilior di moto, fanno propendere decisamente per la lezione a testo. a parte i possibili riferimenti strutturali, cfr. nota ai vv. 64-65.
Nota come Beatrice insista sul concetto di fama, il valore che per il 71. del loco: dal Paradiso.
poeta pagano ha più richiamo di tutto. 72. amor: ambiguità voluta del termine che indica non solo il
62. diserta piaggia: è la piaggia diserta di If I 29. sentimento stilnovistico della donna per il suo fedele (cfr. lf II 103-
63. sì... paura: cfr. If I 36 e 59-60. 105), ma anche l'amore inteso come «virtù di carità».

I PERSONAGGI con prose che ne narravano acquisito dalla critica, e


Beatrice l'origine (sull'uso delle razos, la stessa allegoria che
componimenti provenzali). nel poema ne fa simbolo
Beatrice, che sì presenta al verso Inutile in questa sede ricordare della Scienza divina, o
70, fu la fanciulla fiorentina, figlia tutte le questioni ei.problemi Teologja, non esclude
di Folèo Portinari, amata dal poeta riguardanti il personaggio: affatto la connotazione
fin dall'infanzia (cfr. W/a Nuova _occorre solo ribadire che, come umana (vedi per tutte le
111 ).Sposa aSimone de' Bardi' è falso ritenere che Beatrice sia questioni e i problemi
nel 1286, morl giovanissima nel nel poema solo un puro simbolo la voce Beatrice di A.
giugno del 1290 (era .coetanea · eappaia invece personaggio Vallone, in Enciclopedia
1i Dante). li poeta scrisse per ' vivo-e umano, così sono false . Dantesca, I542-551:). ~-
ei molli componimenli che poi tutte le supposizioni che essa
accolse nell'opèretta La Wta .• sia una plJra creazione della
luova, dedicata aCavalcanti, Dante Gabriel Rossetti,
•fantasia·poetica di Dante. La realtà - tamore di Dante,
1cui inquadrò le liriche storica di Beatrice è ormai dato 1859-1860.
1


52 INFERNO / CANTO Il r rnin,
31 segno,
ò dinart,d ' e a 1tii-, , .
Qurindo ~alr derò sovenl oinda ,o.
di re 1111 o oi col ,
,n..cetre ;1llor.t, ~ spola per ctlel con1en'
10
"' i jrtll gn ,
'O donna d vzie . eccede o, rcJ1i sUInio ,
spe , r 11 ce
l'umanil . I c'ha rn1n o and arn ~.
di que,l c1era Ja 1·1 ,uo cofTI111'è 1ard1, iento-
ianto 111 a~ .' già fosse, , ·1 1uo ,a
d1e l'ub1~1r, s~ ch'aprirfTII I . senso dei due ver.si, fraini n'-So,
" non tè uo sl , 1 senso ,.. 11 ('~ e il (11
plU .hj ...; 5ce co ·ce in1erpre1a1a 1tn

81 s· u• a.. ueatrl alza g ' uomini s1 <iriro ~-
n,CSS,1'
virti1•-. , riferito a Ila virtù inn
celio v~cn\.1tabit115 dentendi perciò
i due versi così: . ~ 111110 11 ;li
na proi 1u11i ·' ola (virtù) la specie uman d(inh ,
a una ,arca reologra)- ulla ferra.esia I
s • a o1 ·•ad ,
so lrep,
73-74. Quando ... lui: inutile
pensare . moderni. Quasi theolo· ·51es
cheesr I che per qu on1enuta (og11e con
') · è
tento)
Ilo -I1e•11
c . ; 1i
~17inr ricamenteq~IX ef\'C . · ,a e. cosa sui •, c10 1u110 ciò
di futura salvazione come int~ero _ra ego hé la 1cologra 5I 5 ha v,rtu ) gni altra . or li cerc/11 ,ne e: ·' I)
commentatori antichi spiegano I vcrs (,pere «a ,nontulla (eccede o (ciel c'/ttJ """ ''11,
. 5t'TVICIO
. saepe u11r . . naturalu IO e pcrcl"ò ..._.,
. . rat1o .
ur nu della 1,una
g1a ), da collocarsi ,n. di . è grad•IO ·
spesso della ragione naturale•, Benve~u Beatrice per 011 ve Il ferra.
su a , ggrada: rn d"· l'ubbidienza lardi.
1 al tuo comand o .
rnv~~ R rà fo
che a lodal'5i di lei. L'espressione ~,ràorso .. tar bi. rebbe a11uata , ,
79. chrn al'ubidir.... sem
, se
I~
la trama so11 ilme ntc retorica del disc re
tori fiorenunri 80 e . non ti occorre (tè uo) altro ch., .
la nota ai w. 58-60.
li scrit • • ..,,,. 0,; ne. ma es"
' o, senza '"b· ,,trrn..
h gt"à ,all
talento, •
75. Tacette: forma non molto frcq
uent_e n~ dentali e in parte de ,n esn·u·--non,.. come d'al1ronde a ·1 rso ''t
anrl oc)~ presente in Dante 81. P' deside~•o•d. Così andrà inteso I verso, data l'aui . &no d
perché «caratteristica dei diale1ti jtosc 56 · • 1110
-2 . codici più rece or_11à de11i
, rorncs.sc o dr !o 'irndubbia faci/ior e in aveva già de1~11l'è~
Il 255 1
meridionali • (cfr. Parodi, Lingua, 4 vrr·
~- della virgola dopo trice
altre volte (cfr. Pg XXN 63 e Pd IX 6 ione he pur ha una sua fez;onesosti1u11a a ;nsando che Bea o qua
76-78. O donna ... sui: «La sopp ress . . sosienuta p %1
. · ·1e c "chiesta da Barb'1 . .
tù !come in quasi tulle le altre
edr~ronr apnnni,
st npete per ben dod ' .
i - è Slata \ 1,ì e il concetlO
funzione ritmica - spiega Petrocch s o tra 111 che occorreva- ·. ·1ema dantesco, che ic, Voh,
di iacc, il concellO 82. Ma dim mi. sii
(Nuova filologia, Il s.) ad evitare il I app unto, alla
re err~;é
seguente, e quindi per non ingene~ tncc , anzi '
vada .ittribuito a donna, cioè a Bea

anche In un altro rnorn~nto


nome della Vergine .come q~llo del viaggio: il passaggio
I SIMBOLI EALLEGORIE di Cristo edi Dio èsempre taciu_ to dall'Antipurgatorio al
La Vergine Maria, nell'Inferno• (Chiavacci t.eon . Purgatorio (Pg IX 52-63~;
anfi)
Lucia e Rachele Sanla Lucia, la nimica rie~~ ricomp,1re poi nella gloria
C111dele del verso 100, è la mart ire dell'Empireo (Pd XXXII
La Donna del verso 94 ècon usan a del r/ secolo d.C.,
maggior probabilità la Vergine
sirac 137-138). Si è visto in
prole llrice della visla . Stan do lei il simbolo della Grazia
Maria, dato che solo cosi si onto del Conv Mo (111 tx
al racc
comprende l'espressione tre 6), in cui Dante narra di una
illuminante.
del verso 124, 15-1 i:.antica Rachele del verso
donne benedette e mala ttia agli occh i,
sua grav
cioè Maria, santa Lucia eBeatrice. are che, otten utane 102 èla biblica figlia
si può pens
Ma gli antichi commentatori di Labano emoglie di
orizzare ela la grazi a, egli se ne dichiarasse
amavano alleg enz ritiene Giacobbe (Genesi XXIX
la Graz ia fede le (v. 98). Chim
Interpretarono come 16 ss.):simbolo, già
preveniente, ocome la Garità. La che questo possa «immiserire la
universalità della linea nell'antica esegesi biblica,
Vergine è qui presentata con il suo vastità e
se anche alla base della vita contemplativa,
attributo di misericordiosa, che è allegorica•i ma
della rappresentazione fantastica mentre era simbolo di
, modo quasi costante nel poema
_(nell'Inferno-non è mai nominala), stesse un dalo auto
biografico, quella attiva la sorella Lia
r fino alla lode suprema di Pd XXXIII ciO non turberebbe là purez
za {cff. Pg XXVII 94-108).
16-18. Essa infatti si compiange, della rappresentazione poetica Per l'aggettivo anUca, cfr.
cloè_s1 duole della condizione del · che di ogni dato si serve per /fl116. '
poeta e con la sua misericor dia alimenlare la lanla sia.,IJJcia -
pie~ anzi spez za (fran ge), il duro d'alfmnl!è non inlelY.ieÌie solo
MIOS NatiJi. fnlemo, canlo a

t gjudizio divino. ~icordiam o ~he il ìn questo grave ~èntB, ma 1919-1939. '


► CANTO 11 / INFERNO
53

Ma dimmi la cagion che non Li guardi


de lo scender qua giuso in questo centro
s~ de l'ampio loco ove tornar tu ardi'.
'Da che tu vuo' saver cotanto a dentro,
dirotti brievemente', mi rispuose,
117 'perch'i' non temo di venir qua entro.
Temer si dee di sole quelle cose
c'hanno potenza di fare altrui male;
90 de !'altre no, ché non son paurose.
I' son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
93 né fiamma d'esto 'ncendio non m'assale.
Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo 'mpedim ento ov'io ti mando, Apri il vocabolario
96 sì che duro giudicio là sù frange.
11 sostantivo deriva dal latino
Questa chiese Lucia in suo dimand o pietas («devozione, affetto»,
e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele quell'insieme di valori e
99 di te, e io a te lo raccomando -. sentimenti che inducono l'uomo
Lucia, nimica di ciascun crudele, ad amare i suoi simili) e in
si mosse, e venne al loco dov'i' era, Dante ha un valore diverso da
102 che mi sedea con l'antica Rachele. quello dell'italiano «pietà»:
Disse: - Beatrice, loda di Dio vera, spesso mantiene il sign~ficato
etimologico di «venerazione,
ché non soccorri quei che t'amò tanto, affetto», o, come qui, di
10s ch'usà per te de la volgare schiera? «tormento, affanno».
Non odi tu la . . del suo pianto,
non vedi tu la morte che 'l combat te
10s su la fiumana ove 'I mar non ha vanto? -.

nell'Inferno e altrettante nel Purgatorio . Di solito prec~de una cap- 96. là sù: nell'Empireo.
tatio benevolentiae, che può essere una più o meno generica lode al 97. chiese. .. in suo dimando: frase ridondan te per il semplice
personaggio a cui il poeta si rivolge e la comparte àpazione al suo «chiamò», ma che forse, secondo Vandelli («Studi danteschi» X
dolore o alla sua pena, cui segue lo stilema ma dimmi e successiva- 138), era nell'uso del tempo.
mente la richiesta del poeta. 98. il tuo fedele: come si dichiara Dante stesso nel Convivio; vedi
SIMBOLI E ALLEGORIE La Vei;gine Maria, Lucia e Rilchele.
non ti guardi: non temi.
83. questo centro: l'Inferno, che è al centro della Terra, la quale a 100. di àascun crudele: con significato neutro sostantiv ato: «di
sua volta è al centro dell'universo. ogni crudeltà».
84. de l'ampio loco: dall'Empireo, che «più ampio si spazia» (Pg 103. loda... vera: così perfetta come è stata creata da Dio, Beatrice
XXVI 63). è creatura che testimonia la grandez.za di Lui, e quindi induce a
tornar tu ardi: l'aveva detto Beatrice stessa al v. 71. lodarlo. Non pare da accogliere l'interpre tazione allegorica «sola
85. saver: forma assai frequente in Dante, quasi normale nelle capace di lodar Dio11 in quanto teologia; tutta la massiccia pre-
Rime, per «saper». senza di echi stilnovistici (per questo verso basta ricordare Vita
88-90. Temer... paurose: è sentenza aristotelica (Etica Nicomachea Nuova XXVI 1-2) esclude ogni astrazione di allegorismo. La ripresa
III IX 349 ss., 1115 a) che Dante leggeva nel comment o di san Tom- del tema della loda è verificata dall'eco (non certo casuale, come
maso, posta qui in bocca a Beatrice come solenne esordio del suo vuole Contini) di Cino da Pistoia, che sicurame nte ebbe in mente
discorso. questo passo: «Tutta vi fece loda vera Iddio, / ... quando compose
89. altrui: non «ad altri», ma <<a noi», riferito alla persona che di tanta salute/ la vostra gentilissima figura» (Non che 'n presenza,
teme: il verso vale cioè «che possono farci male». vv. 15-19).
90. paurose: che fanno paura. 104-105. quei ... schiera: il riferimen to così ovvio all'avven tura spi-
~1. sua mercé: per sua grazia. rituale di Dante riconferma il senso non allegorico del verso pre-
'.aie: àoè «beata». cedente e quel particolare senso del termine amore, che abbiamo
)2. miseria: ha il senso generico di «infelicità» ed è quasi sem- visto al v. 72 (vedi la nota).
>re riferita alla condizio ne dei dannati. Qui non si riferisce 105. ch'usà... schiera: «che si innalzò sopra il volgo»; si può in-
.olo alle anime del Limbo, come si compren de dal verso suc- tendere sia per la fama acquistat a con il lodar Beatrice, sia in semo
:essivo. morale e spirituale.
ange: latinismo .(tangit): «tocca11. 106. pieta: con lo stesso significato di Jf I 21.
•3. fiamma ... 'ncendio: sembra escludere il Limbo, dove non ci 107. la morte: naturalm ente la «morte spirituale11, cioè il pericolo
ono pene fisiche. della dannazio ne eterna (cfr. Ifl 7 e 96 e Pg I 58-60).
- INFERNO I l
·,.\N I t1 il
nf ,.-,.. I I '-
. perso o
(tir ,,,;11_ 1or dann '
Il .sostant·IVo~
v1l1tas -at; denv
nella C s, "Sr,_a n,
--

54
Jo noll Ml'r ornrn "'l/~ ~11,. 1
t\l 111011 pro o·• i· p'-'r0I e canno,
fJtlf4 al vizio di eo;a ?Q1~
e pertant "Pus111te~~,~
,1 f..1 r,.1or doPo col:t·o t,ea 1o s estO, , o op an ;\.'
coin io, "ili del 1111pJr1:.1re o,~h" «magnani . Posi irii\''\
11 nnO· propria Parn1ta ~.'~a11a \
, "-' 11111 ld ini M I ' uo. cJ1'U d'ilo uesto
,11 • 1L1J r "
• raia ve,
pri~a canti e ·chiava e
fiJ,1n o e e qt1e1 .onato Ll I e ,
1 "P~CCOlezia a: 'Vil~e Oei
eh'onorJ 1111 ,ev•~be r:tS·n1andovo . reslOs' · e timore di danini ''"a~
li I poscia e1~~tlcenti 1agrivenir pili ~ riguarda l'oalfronta,o.,I~~
li occhi . rece dfl, 11a volse. compiti ne nore eilet10 :\
I ~ 1111 ,, ,e • . . ces~, o· tr
per c.•; ,e così co~era ti 1eva1dar ti rotse. Indica anch ."<lrj oo ~~
Jl 7 EVt:1101 . uella •• rto an . coraggio che Il coni, ~~\
d'inanzi a qnion
te il co dté restai, P!
ostacoli e ?cc0,,:10 it•
ricali o,~1
che del bel è? pere.hé, p~e allette, . . ~
ounque: d1e diti nel co non t,a1,
perché can~a ~ ndiaza '
·,

ardire e . lse: nell'aunosfera stilnovj .


perehé . d1•
123 6. hoc ··. vo
. e è un cocco uman
fi . . st1ca .
. o ')niss1mo. Si b . 1I"
11 Jaefl~
le idpio (/agrrmantt , come spessoad, h..a11•
il e e la 'l-01
valore d1 part tesca. 8etun ~\¼
re provenzal_e gua dn•·"e«"n
e Rim• equivoca con il v. 11 6 i,,~\
~
0 11
109. ra11e: V1:loci. . \,erso del tr ~to . Qii'ifll ft S us. ,;oJse: "0 che D'Ovidio ritenn
I IO. a far... danno: Torrac:3 a ia unoante e da lui ?tato- · · d1relll0 e il vols · A" O
taggio evo (1.)rios1ta e di t'\Jt
Aimeric de pegulhan, assa• noto.~h'io fuggo il rn10 van senso del verso 116, ma ')usato intran
. . q11~.t ij,.
mon pro e ,~uc segum mon dan ( Jo stesso n appena (cosl com ella st volt's1 livarne-... o\ •~.
.0. io con· «venni a te n~Ja fiera .. , tolse: la lupa
seguendo il mio danno •). . alla latina col partr P che ti imo, Pan.h n~,(
111. ) dette da Lucia (co5uuz,one
· fatte: 3 119~120. q~~ta al colle. . .
giunto . paro1a s ggia Ja diretta~- . tai, ti arrest Pedì la½a .
fid d0 rni della tua pro· i, indug i. ~,ù~
113-114. fidandomi ... l'hanno: a~ che ne hanno iratto011esio 121. restai , ris
~
e decorosa (one.sro) che onora te co ~rl~ figura etirnoJogica .
fitto, che ne hanno fatto tesoro . Si noU
e onora.

agli ebrei di rag .


eadditarlo dal Clelo~, mentre promessa). giungere~\
la Chiavacci Leonard1, nel suo
alla foce, dove le onde tanno
I QUESTIONJ contrasto al la corrente senza
commento, cita anch~ la prop~sta
di alcuni critici che v1 ~anno ~,sto Gustave Courbet t 0
su la fiumana ove 'I mar vincerla», cioè praticamente su 1869 circa. ' nda. ~
il fiume Gio((ianD (che 1mped1rà
non ha vanto (v. 108) ..gorghi pericolosi».
Assolutamente da escludere
Il verso 108 è assai discusso, le interpretazioni di coloro che
perthé l'immagine può essere vogliono vedere nella fiumana
interpretata tutta, oparzialmente,
l'Acheronte ol'Arno.
in senso simbolico. Può voler occorre, in sostanza, rifarsi aquel
dire -sul fiume minaccioso del simbolismo di cui si è parlato a
peccato, rispetto al quale neppure
proposito della selva esentire il
il mare reale potrebbe esserlo
valore astratto che le immagini
di più• (in tal caso si dovrebbe
naturalistiche concretizzano:
accettare la lezione onde invece
perciò su la fiumana ove '/ mar
di quella a testo ove); oppure «sul
non ha vanto vale semplicemente
tempestoso fiume del peccato
in quel punto più pericoloso, in senso letterale «sui gorghi
alla foce, dove il mare urta nella pericolosi della foce di un
corrente enon può prevalere». fiume» e, per rapido trapasso alla
Pag/iaro propone invece metafor a, «nel tempestoso gorgo
un'interpretazione tutta esolo del peccato ».
letterale, una specie di paragone D'altra parte Singleton sottolinea
sintetico, intendendo che Dante è che la fiumana «non è una
in pericolo «eome lo è chi si trova semplice metafora, se questo
su un fiume nel punto pericoloso, corso d'acqua Lucia può vederlo
CANTO 11 / INFERNO 55

poscia che Lai tre donne benedette


curan di te ne la corte del cielo
126 e 'I _mio parlar tanto ben ti pro~elte?».
Qua!• fi~retti dal notturno gelo
chmat1 e chiusi, poi che 'I sol li 'mbianca,
129 si drizzan tutti aperti in loro stelo,
tal mi fec'io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cormi corse,
l 32 ch'i' cominciai come persona franca:
«Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese ch'ubidisti tosto
135 a le vere parole che ti porse!
Tu m'hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
138 ch'i' son tornato nel primo proposto.
Or va, ch'un sol volere è d'ambedue:
tu duca, tu segnare e tu maestro».
Così li dissi; e poi che mosso fue,
142 intrai per lo cammino alto e silvestro.

122. viltà: pusillanimità. Cfr. v. 45, nota 44 e La lettura di Umberto 130. di mia virtude stanca: «rispetto al mio coraggio abbattuto,
Bosco. alla mia precedente condizione». Ha valore di complemento di
al lette: con desinenza in -e come gride di If I 94. limitazione.
123. ardire e franchezza: «coraggio e sicurezza interiori» (Maz- 131. buono ardire: in contrasto con la virtude stanca: è la ripresa di
zoni). Era formula frequente che si riscontra in parecchi testi del chi ormai si è affrancato dalla paura (persona franca).
tempo. 133. pietosa: termine di ascendenza stilnovistica.
124. tre donne benedette: citate ai w. 94-102. Cfr. SIMBOLI E ALLE- 134. cortese: come al v. 58, O anima cortese. Altro epiteto del lin-
GORIE La Vergine Maria, Lucia e Rachele. guaggio lirico.
125. ne la corte del cielo: espressione del linguaggio cortese. Chi- 135. vere: veraci.
menz, accogliendo il suggerimento di Barbi («Bullettino della So- porse: disse (propriamente «offerse»). Porger parole è stilema usato
cietà Dantesca italiana» X 4: curan = sono le tue awocate), pensa altre volte, per esempio: IJV 108 e XVII 88; Pg XXXIII 52.
più che al significato generico di «Paradiso» a quello specifico di 138. proposto: proposito. Cfr. v. 38 (proposta).
«luogo dove si esercita la giusùzia», cioè il tribunale divino, ove le 140. duca ... segnore... maestro: gli epiteti che saranno usuali nel
tre donne benedette difendono Dante. corso del poema per designare Virgilio (per curiosità potremo dire
126. 'I mio parlar: ciò che Virgilio ha detto in Ifl 113 ss. che duca torna 36 volte, segnore 81, maestro 51 ) . Spiega Boccaccio:
127-129. Quali... stelo: celebre e bellissima similitudine, anch'es- «Non si potrebbe in altra guisa bene andare, se non fosser la guida
sa nel gusto stilnovistico di cui è impregnato tutto il canto. Si badi e 'I guidato in un volere. Tu duca, quanto è nell'andare, tu segnore,
che fioretti non è diminutivo, come awerte Contini (D. A., Rime, a quanto è alla preminenza e al comandare, e tu maestro, quanto
cura di G. Contini, Torino, 1946, p. 151 ), che spiega trattarsi di pa- è al dimostrare; per ciò che uficio del maestro è il dimostrare !a
rola «ben dantesca» (Io son venuto, Rime C 47; Al poco giorno, Rime dottrina e il solvere i dubbi».
CI 12 e ancora Pg XXVIII 56 e XXXII 73; Pd XXX 111 ). 141. fue: epitesi arcaica di -e.
128. li 'mbianca: li illumina. 142. alto e silvestro: corrisponde a aspra e forte di If I 5.

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