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1-3. Lo giorno... loro: alla base dell'apparente incongruenza cro- completo in lingua italiana della Commedia sul finire del secolo XIV.
nologica, rilevata spesso dai critici, rappresentata dalla contrad- 7. alto ingegno: caso forse unico l'invocazione al proprio inge-
dizione strutturale tra l'alba dell'attacco del primo canto e la sera gno, ma è coscienza della propria eccezionale missione, che verrà
con rui la narrazione riprende, cioè in sostanza di una intera gior- chiarendosi gradatamente, di cantica in cantica, fino alla solenne
nata priva di avvenimenti, stanno forse due componenti, una di investitura da parte di Cacciaguida (Pd XVII 124 ss.). Meno accet-
natura letteraria, l'altra morale. È evidente in questi versi la ripresa tabile l'interpretazione che ne fa una dittologia, anzi una itera-
di alruni analoghi temi virgiliani (si pensi a Nox erat, et terris ani- zione sinonimica, quasi valesse «il genio delle Muse ispiratrici»,
malia somnus habebat: «era la notte e sulla terra tutti gli esseri ani- cui inclinano Pézard nella sua traduzione francese (haut esprit des
mati dormivano», di Eneide III 147, e inoltre: IV 522-528; VIII 26- Muses) e Mazzoni (Saggio, 174-177).
27; IX 219-220). L'intento morale è quello di dare inizio al viaggio 8 . mente: la memoria (cfr. nota al v. 6).
attraverso l'Inferno con una notazione temporale adatta: al regno scrivesti: la memoria rappresentata come un «libro» su cui si scri-
delle tenebre si conviene l'osrurità della notte, come poi l'ascesa vono gli avvenimenti per serbarne il ricordo è topos letterario co-
del monte purgatoriale inizierà sul far del giorno. mune nella letteratura tardo-latina e medievale e metafora cara a
1. l'aere bruno: l'incipiente oscurarsi del cielo. Dante già dall'età stilnovistica (Vita Nuova I).
2. toglieva: costruito con da (v. 3). ciò ch'io vidi: affermazione della realtà della visione, che verrà
3. io sol uno: in un forte contrasto con tutti gli altri esseri. confermata in innumerevoli altri passi del poema, e in particolare,
4. guerra: non solo «travaglio» nel senso letterale (cfr. La dispietata e più significativamente, nell'ultimo canto del Paradiso.
mente, Rime L 62), ma «dissidio interno, lotta contro le passioni» 9. qui ... nobilitate: ora si vedrà ciò che vali.
da rui cerca di liberarsi, come significato allegorico. 11. guarda... possente: la costruzione normale sarebbe: «guarda se
5. del cammino... pietate: con il primo termine s'intende il trava- la mia virtù è possente»: qui c'è la prolessi del soggetto della propo-
glio dell'arduo e difficile viaggio (cfr. via... aspra e forte di Pg 11 65), sizione secondaria ripresa dal pronome pleonastico ella. Virtù andrà
con il secondo la lotta spirituale per superare la tendenza a una par- inteso come «capacità, potenzialità» nel senso aristotelico-tomistico.
tecipe compassione per ciò che vedrà (per questo secondo termine 12. alto passo: alcuni intesero «il difficile e arduo viaggio», altri la
vedi La lettura di Umberto Bosco): perché è umano compatire gli erro- difficoltà dell'opera letteraria intrapresa. Dall'insieme del contesto
ri degli uomini (quia humanum est compati erroribus hominum ), come e dal resto del canto, è preferibile la prima interpretazione. La per-
spiega Benvenuto da Imola, autore di un commento alla Commedia, plessità di Dante è necessaria premessa per indicare l'eccezionale
raccolta delle sue lezioni tenute a Bologna nel 1375. grazia che viene concessa al poeta di compiere un viaggio che po-
6. ritrarrà: «riferirà, racconterà». Questo era il significato del verbo trebbe apparire presunzione intraprendere.
«ritrarre» nella lingua due-trecentesca (ma ancora nel Cinquecen- 13. di Silvio il parente: perifrasi per indicare Enea, padre (parenù?)
to: «ritratto»= racconto, relazione). di Silvio. Il suo viaggio nell'Oltretomba è narrato da Virgilio nel
mente: «memoria». Francesco Buti chiosa: «mente si chiama perché VI canto dell'Eneide.
si ricorda, e quando erra in ricordarsi non si può degnamente chia- 14. corruttibile ancora: mentre era ancora vivo.
,mar mente, ma smemoraggine». Buti ha scritto il primo commento 14-15. immortale secolo: «il mondo dell'eternità~. Secolo è voca-
INFERNO / CANTO
11
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cortese , iu, p . . e 'I du e
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ch'e' fu de I ~ er adre eletto: e, ll'iag ~""'i;
ne l'empireo ael p IP r dir lo vero, I\Jii½. ~
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Enea, .oè l'Impero e la Chiesa, o i grandi uomini
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sensibilmente: con il proprio corpo. Non e npe~ ~ ( si Po" Enea e le nehe questo aggeruvo deve riferir si a a 6~ ',
de «anco ra
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del v. 18, ha inta
19. indegnod: a la ,rirgola alla fine
con il secondo si vuole indica re la •prese nza ~o~re ama con la
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trt'bbe infatù andar e nell'A ldilà essen
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do ancor a IO '~ a,
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Dio 51a s~to etazione che porterebbe a un
sennato: int~ rmmis sibile nel pens iero
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dante
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sco 1z:~su11·0r...,
16-19. Però... intelletto: ordina e mten~: •pero , come
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as· . . osaina o rifento a .inre/le11o. co,.,
d'ogne male) fu rones e con Enea (i= a lw), quesu
uomO ) d1 D10, c b'le considerarlo neutr ) . -. . ."',
b · degno a un (alto effeUo .ù proba i
io, 196- 197, aoe. tuno ao non a ·••e 1~
(1 dri) e rome meriù (1 quale), non sem _ra IO p1 . (Sagg
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sennato (d'intelletto) che pensi alle grandi_ cons
egu~ sostenuta de ~~Id!comprensione intellettuale: lettura raU:PPer \
ndere da lui•. Ques ta mterp retazi ~ne. mbra scetub1 e 1 .
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da Pagliaro e accettata da Petrocchi per 1~ punt@
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risolvere una serie di ambig w' tà che altre mterp retaz1
detto allus ivamente nei versi precedenlJ·· e~.'
sarebbe lungo elenc are. recav ano con se
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, quan d Ia virgola veniv
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che era sta10 .•santa•, come m
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aJ ogo a quesu. versi) · ~•t.i °¾. -
i coi_n10 ella filo-- 20. ma:al
posta non dopo lui, ma dopo quale. I.a protas q~ . . . . IV v 6 in conte sto an
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termina con lui e la formula e .I non,,.=ilp nmo e 22. la quale e 'l quale: Roma_ e Impero.
come sogge tto d .... d'fli.
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biHta: il verbo aJ singo lare concorda solo eon ~
ddetta. ~
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non è congiunzione. ma fa pane della formula sopra sta
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del pen~ o e ;mento frequente m ante. altronde è so1oR·"--.
coltà di interpretazione sono dovu te alla conto rsione sed del
· ehe ·m realtà non. esiste. con PJU\.C\.U e .. po~tefice. "'
alla supposta coordinazio ne delle due frasi, che è stabilita ab aetemo come fico
Ricorda_che il ~ome siede. .. Piero: a Roma, ove ns1ed e il ponte
16. l'avversario... male: Dio (di Salmo V 6). 24. u, ved' Q -.. SUcc~
o (vedi avanu SIM· UES!lONI u' siede ùs,~
di Dio non può essere pronu nciato nell'I nfern del primo pa~a; per questo verso I
25. onde. .. vanto: nel già ricordato VI libro dell'Eneide e in parti- me': apocope di •meglio» (cfr. Jfl 112).
colare nei vv. 264-900.
ragiono: esprimo, dico.
26. intese: dal padre Anchise, come è narrato nell'Eneide. 37-39. E qual... tolle: •e come colui che non vuol più (disvuol) ciò
27. di sua... ammanto: la vittoria sugli avversari (Turno, i Rutuli che prima voleva, e cambia proposito (proposta) col sopravveni re
ecc.) e di conseguenza, in futuro, Roma, l'Impero e infine la dignità di nuovi pensieri, cosl che si distoglie (to/le) da ciò che aveva già
(ammanto) papale in quella Ronza onde Cri.sto è romano (Pg XXXII 102). cominciato». La similitudin e indica l'esitazione psicologica del
28. Andovvi: a immortale secolo; cioè nell'Aldilà. È da escludere che poeta, quasi a concretizzare nell'immag ine l'interno moto del-
Dante pensasse alla leggenda di una discesa di san Paolo all'Infer- l'anima. Si noti la replicazione (disvuol / volle) e il latinismo (tolle).
no, ricavata dalla Visio Pauli e dalle volgarizzazioni di quel testo; 40. oscura costa: è la piaggia diserta di /fl 29 (e qui al v. 62).
egli si riferisce senza dubbio a un passo dello stesso san Paolo 41-42. perché... tosta: sono possibili due interpretazioni, che nel si-
(Il Corinzi XII 2-4) ove l'apostolo did1iara di essere stato rapito gnificato generale valgono press'a poco lo stesso, ma divergono nei
al terzo cielo sive in corpore sive extra corpus nescio, Deus scit («non particolari. Pensando si può intendere ,mel mio pensiero" o «ripensan-
so se col corpo o senza corpo, lo sa Dio»), passo citato da Dante do, rimeditandoci sopra», e consumai può voler dire «esaurii" o «con-
nell'epistola a Cangrande , Epistole XIII 79. dussi a termine». Cosl i due versi possono significare: «perché nel mio
lo Vas d'elezione: «il Vaso della scelta», cioè san Paolo. Per l'espres- pensiero esaurii, svuotai del suo valore l'impresa che fu così sollecita-
sione cfr. Atti degli Apostoli IX 15: vas electionis; e Pd XXI 127-128 il mente iniziata", oppure «perché ripensandoci condussi sino al tenni-
gran vasello/ de lo Spirito Santo. ne (cioè ritenni impossibile) l'impresa ecc.». Nella chiusa del canto
29-30. per... salvazione: per trame argomento e stimolo alla pre- precedente Dante aveva sollecitato
addirittura Vugilio a intraprendere
dicazione della buona novella, cioè di quella fede senza la quale è il viaggio (I 130-135); ora, pensando
agli esempi dei due unici mortali
impossibile la salvezza. andati nell'Aldilà da vivi e commisura ndo mentalmen te le proprie for-
32-33. Io ... crede: la conclusion e del ragionamen to è scandita con ze, sente la difficoltà di questo viaggio
eccezionale e disvuDI ciò che volle.
forza attraverso la ripetizione del pronome e della negazione (Io non) 43. la parola tua: il tuo discorso,
ciò che hai detto (dal latino m e-
accompagnata dal nome dei due personaggi a cui Dio era stato corte- dievale parabola = discorso).
se (si noti, per incidenza, che lo stesso aggettivo ritorna nel ringrazia- 44. del magnanim o quell'omb
ra: «l'ombra di quel magnanim o ...
mento di Cacciaguida a Dio per la grazia concessa al nipote in Pd XV Si badi al termine magnanimo
che è contrappos to volutamen te a
48) e seguita dall'atto di umiltà me degno a ciò né io né altri 'l crede. La viltade del verso seguente. Dice
Dante stesso ( Convivio I Xl l 8- "'. iJr
«non degnità» di Dante può essere avvicinata alla «degnità» di Enea «Sempre lo magnanim o si magnifica
in suo cuore, e così lo pU'.:J-
(vv. 18-19) secondo l'interpreta zione data a tutto il contesto. lanimo per contrario sempre si tiene meno che non è. E (Y:'.rJi?
34. Per che: per la qual cosa. magnificare e parvificare sempre hanno rispetto ad alcuna cma per
m'abbandono: gallicismo: «mi lascio andare, mi lascio indurre,., comparazi one a la quale si fa lo magnanim o
grande e !o pl1Sillani-
35. temo... folle: la venuta rischia di essere un colpevole ardi- mo piccolo, avviene che 'I magnanim o sempre
fa minori li J.Jlri rhe
mento, un andare contro i limiti segnati da Dio. Sul significato non sono, e lo pusillanim o sempre maggiori. E però
che con quella
di «follia» o «folle» cfr. La lettura di Umberto Bosco e, per più ampia misura che l'uomo misura se medesimo, misura le sue cose..
.., av-
documenta zione, Bosco, Dante, 55-57. Si noti la costruzione di viene che al magnanim o le sue cose sempre paiono migliori che
temo con dipendente negativa, come il latino timeo ne. non sono, e l'altrui men buone; lo pusillanim o sempre le sue cose
36. Se' savio: Barbi ha documenta to con esempi coevi che si tratta crede valere poco, e l'altrui assai». Vedi La lettura di Umberto Bosco.
di una «formula usuale nelle concioni» (Problemi, 1202-203). 45. viltade: «pusillanim ità». Cfr. nota precedente.
50 INFERNO / CANTO Il
58-60. O anima... lontana: captlltio benevolentiae ( norma retorica, 64-65. e temo ... levata: timore e dubbio che suona incongruenza
genericamente in apertura di discorso, per accattivarsi la benevo- con la condizione di beatitudine di Beatrice, ma che, se è assurdo
lenza dell'uditore), che verrà ripresa, quasi perorazione finale nei razionalmente, non lo è sul piano poetico, ove Beatrice è colei che
vv. 73-74, con la promessa di ricordarne i meriti presso Dio. I vv. è stata spinta a ciò da «amore» (vedi v. 72 e nota rel~tiva): _beata
59-60 hanno un'ampia letteratura per la presenza di uguale auto- cioè e donna insieme. Si noti nuovamente la costruzione d1 temo
rità nei codià della lezione moto invece di mondo. Rimandiamo per alla latina (timeo ne), come al v. 35.
la giustificazione testuale all'edizione critica di Petrocchi (nota al 66. per quel... udito: come si dirà nei vv. 100-108.
verso e anche l 166-167) e per la discussione di tutta la secolare 67. parola ornata: come è proprio dei poeti, la cui abilità è medie-
esegesi a Pagliaro (li testo della Divina Commedia e l'esegesi, in Studi valmente fondata sull'arte retorica.
1 problemi di critica testuale, Bologna, 1961, pp. 126 ss., ripresa in 68. ha mestieri: è necessario.
Ulisse, ll 725-737, per sostenere però la lezione moto). La tecnica al suo campare: non solo «aJla sua salvezza», ma, con riferimento
della replicatio, così frequente in Dante in un testo di sottile suasi- a lf 193: «con ciò che è necessario a farlo uscire dalla selva oscura»
vità retorica come questa orazione di Beatrice, e la dimostrazione (Mazzoni).
paleografica di Petrocchi che nega, in modo probante, la lectio diffi- 69. consolata: «troppo umano per una beata», dice Chimenz, ma,
cilior di moto, fanno propendere decisamente per la lezione a testo. a parte i possibili riferimenti strutturali, cfr. nota ai vv. 64-65.
Nota come Beatrice insista sul concetto di fama, il valore che per il 71. del loco: dal Paradiso.
poeta pagano ha più richiamo di tutto. 72. amor: ambiguità voluta del termine che indica non solo il
62. diserta piaggia: è la piaggia diserta di If I 29. sentimento stilnovistico della donna per il suo fedele (cfr. lf II 103-
63. sì... paura: cfr. If I 36 e 59-60. 105), ma anche l'amore inteso come «virtù di carità».
•
52 INFERNO / CANTO Il r rnin,
31 segno,
ò dinart,d ' e a 1tii-, , .
Qurindo ~alr derò sovenl oinda ,o.
di re 1111 o oi col ,
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l'umanil . I c'ha rn1n o and arn ~.
di que,l c1era Ja 1·1 ,uo cofTI111'è 1ard1, iento-
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d1e l'ub1~1r, s~ ch'aprirfTII I . senso dei due ver.si, fraini n'-So,
" non tè uo sl , 1 senso ,.. 11 ('~ e il (11
plU .hj ...; 5ce co ·ce in1erpre1a1a 1tn
•
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virti1•-. , riferito a Ila virtù inn
celio v~cn\.1tabit115 dentendi perciò
i due versi così: . ~ 111110 11 ;li
na proi 1u11i ·' ola (virtù) la specie uman d(inh ,
a una ,arca reologra)- ulla ferra.esia I
s • a o1 ·•ad ,
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73-74. Quando ... lui: inutile
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cheesr I che per qu on1enuta (og11e con
') · è
tento)
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c . ; 1i
~17inr ricamenteq~IX ef\'C . · ,a e. cosa sui •, c10 1u110 ciò
di futura salvazione come int~ero _ra ego hé la 1cologra 5I 5 ha v,rtu ) gni altra . or li cerc/11 ,ne e: ·' I)
commentatori antichi spiegano I vcrs (,pere «a ,nontulla (eccede o (ciel c'/ttJ """ ''11,
. 5t'TVICIO
. saepe u11r . . naturalu IO e pcrcl"ò ..._.,
. . rat1o .
ur nu della 1,una
g1a ), da collocarsi ,n. di . è grad•IO ·
spesso della ragione naturale•, Benve~u Beatrice per 011 ve Il ferra.
su a , ggrada: rn d"· l'ubbidienza lardi.
1 al tuo comand o .
rnv~~ R rà fo
che a lodal'5i di lei. L'espressione ~,ràorso .. tar bi. rebbe a11uata , ,
79. chrn al'ubidir.... sem
, se
I~
la trama so11 ilme ntc retorica del disc re
tori fiorenunri 80 e . non ti occorre (tè uo) altro ch., .
la nota ai w. 58-60.
li scrit • • ..,,,. 0,; ne. ma es"
' o, senza '"b· ,,trrn..
h gt"à ,all
talento, •
75. Tacette: forma non molto frcq
uent_e n~ dentali e in parte de ,n esn·u·--non,.. come d'al1ronde a ·1 rso ''t
anrl oc)~ presente in Dante 81. P' deside~•o•d. Così andrà inteso I verso, data l'aui . &no d
perché «caratteristica dei diale1ti jtosc 56 · • 1110
-2 . codici più rece or_11à de11i
, rorncs.sc o dr !o 'irndubbia faci/ior e in aveva già de1~11l'è~
Il 255 1
meridionali • (cfr. Parodi, Lingua, 4 vrr·
~- della virgola dopo trice
altre volte (cfr. Pg XXN 63 e Pd IX 6 ione he pur ha una sua fez;onesosti1u11a a ;nsando che Bea o qua
76-78. O donna ... sui: «La sopp ress . . sosienuta p %1
. · ·1e c "chiesta da Barb'1 . .
tù !come in quasi tulle le altre
edr~ronr apnnni,
st npete per ben dod ' .
i - è Slata \ 1,ì e il concetlO
funzione ritmica - spiega Petrocch s o tra 111 che occorreva- ·. ·1ema dantesco, che ic, Voh,
di iacc, il concellO 82. Ma dim mi. sii
(Nuova filologia, Il s.) ad evitare il I app unto, alla
re err~;é
seguente, e quindi per non ingene~ tncc , anzi '
vada .ittribuito a donna, cioè a Bea
nell'Inferno e altrettante nel Purgatorio . Di solito prec~de una cap- 96. là sù: nell'Empireo.
tatio benevolentiae, che può essere una più o meno generica lode al 97. chiese. .. in suo dimando: frase ridondan te per il semplice
personaggio a cui il poeta si rivolge e la comparte àpazione al suo «chiamò», ma che forse, secondo Vandelli («Studi danteschi» X
dolore o alla sua pena, cui segue lo stilema ma dimmi e successiva- 138), era nell'uso del tempo.
mente la richiesta del poeta. 98. il tuo fedele: come si dichiara Dante stesso nel Convivio; vedi
SIMBOLI E ALLEGORIE La Vei;gine Maria, Lucia e Rilchele.
non ti guardi: non temi.
83. questo centro: l'Inferno, che è al centro della Terra, la quale a 100. di àascun crudele: con significato neutro sostantiv ato: «di
sua volta è al centro dell'universo. ogni crudeltà».
84. de l'ampio loco: dall'Empireo, che «più ampio si spazia» (Pg 103. loda... vera: così perfetta come è stata creata da Dio, Beatrice
XXVI 63). è creatura che testimonia la grandez.za di Lui, e quindi induce a
tornar tu ardi: l'aveva detto Beatrice stessa al v. 71. lodarlo. Non pare da accogliere l'interpre tazione allegorica «sola
85. saver: forma assai frequente in Dante, quasi normale nelle capace di lodar Dio11 in quanto teologia; tutta la massiccia pre-
Rime, per «saper». senza di echi stilnovistici (per questo verso basta ricordare Vita
88-90. Temer... paurose: è sentenza aristotelica (Etica Nicomachea Nuova XXVI 1-2) esclude ogni astrazione di allegorismo. La ripresa
III IX 349 ss., 1115 a) che Dante leggeva nel comment o di san Tom- del tema della loda è verificata dall'eco (non certo casuale, come
maso, posta qui in bocca a Beatrice come solenne esordio del suo vuole Contini) di Cino da Pistoia, che sicurame nte ebbe in mente
discorso. questo passo: «Tutta vi fece loda vera Iddio, / ... quando compose
89. altrui: non «ad altri», ma <<a noi», riferito alla persona che di tanta salute/ la vostra gentilissima figura» (Non che 'n presenza,
teme: il verso vale cioè «che possono farci male». vv. 15-19).
90. paurose: che fanno paura. 104-105. quei ... schiera: il riferimen to così ovvio all'avven tura spi-
~1. sua mercé: per sua grazia. rituale di Dante riconferma il senso non allegorico del verso pre-
'.aie: àoè «beata». cedente e quel particolare senso del termine amore, che abbiamo
)2. miseria: ha il senso generico di «infelicità» ed è quasi sem- visto al v. 72 (vedi la nota).
>re riferita alla condizio ne dei dannati. Qui non si riferisce 105. ch'usà... schiera: «che si innalzò sopra il volgo»; si può in-
.olo alle anime del Limbo, come si compren de dal verso suc- tendere sia per la fama acquistat a con il lodar Beatrice, sia in semo
:essivo. morale e spirituale.
ange: latinismo .(tangit): «tocca11. 106. pieta: con lo stesso significato di Jf I 21.
•3. fiamma ... 'ncendio: sembra escludere il Limbo, dove non ci 107. la morte: naturalm ente la «morte spirituale11, cioè il pericolo
ono pene fisiche. della dannazio ne eterna (cfr. Ifl 7 e 96 e Pg I 58-60).
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122. viltà: pusillanimità. Cfr. v. 45, nota 44 e La lettura di Umberto 130. di mia virtude stanca: «rispetto al mio coraggio abbattuto,
Bosco. alla mia precedente condizione». Ha valore di complemento di
al lette: con desinenza in -e come gride di If I 94. limitazione.
123. ardire e franchezza: «coraggio e sicurezza interiori» (Maz- 131. buono ardire: in contrasto con la virtude stanca: è la ripresa di
zoni). Era formula frequente che si riscontra in parecchi testi del chi ormai si è affrancato dalla paura (persona franca).
tempo. 133. pietosa: termine di ascendenza stilnovistica.
124. tre donne benedette: citate ai w. 94-102. Cfr. SIMBOLI E ALLE- 134. cortese: come al v. 58, O anima cortese. Altro epiteto del lin-
GORIE La Vergine Maria, Lucia e Rachele. guaggio lirico.
125. ne la corte del cielo: espressione del linguaggio cortese. Chi- 135. vere: veraci.
menz, accogliendo il suggerimento di Barbi («Bullettino della So- porse: disse (propriamente «offerse»). Porger parole è stilema usato
cietà Dantesca italiana» X 4: curan = sono le tue awocate), pensa altre volte, per esempio: IJV 108 e XVII 88; Pg XXXIII 52.
più che al significato generico di «Paradiso» a quello specifico di 138. proposto: proposito. Cfr. v. 38 (proposta).
«luogo dove si esercita la giusùzia», cioè il tribunale divino, ove le 140. duca ... segnore... maestro: gli epiteti che saranno usuali nel
tre donne benedette difendono Dante. corso del poema per designare Virgilio (per curiosità potremo dire
126. 'I mio parlar: ciò che Virgilio ha detto in Ifl 113 ss. che duca torna 36 volte, segnore 81, maestro 51 ) . Spiega Boccaccio:
127-129. Quali... stelo: celebre e bellissima similitudine, anch'es- «Non si potrebbe in altra guisa bene andare, se non fosser la guida
sa nel gusto stilnovistico di cui è impregnato tutto il canto. Si badi e 'I guidato in un volere. Tu duca, quanto è nell'andare, tu segnore,
che fioretti non è diminutivo, come awerte Contini (D. A., Rime, a quanto è alla preminenza e al comandare, e tu maestro, quanto
cura di G. Contini, Torino, 1946, p. 151 ), che spiega trattarsi di pa- è al dimostrare; per ciò che uficio del maestro è il dimostrare !a
rola «ben dantesca» (Io son venuto, Rime C 47; Al poco giorno, Rime dottrina e il solvere i dubbi».
CI 12 e ancora Pg XXVIII 56 e XXXII 73; Pd XXX 111 ). 141. fue: epitesi arcaica di -e.
128. li 'mbianca: li illumina. 142. alto e silvestro: corrisponde a aspra e forte di If I 5.