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1.

A livello uditivo rinveniamo tanti riferimenti: “soffi di lampi” (sinestesia, in quanto sono associate
due sfere sensoriali diverse , quella uditiva del “soffio” è associata a quella visiva del lampo),  “voce
dei campi”, “chiù” (onomatopea e, al tempo stesso, data la sua ripetizione ai versi 8, 16, 24, anche
anafora), “sentivo”, (anch’essa anafora,ma diversamente dalla precedente è posta in sequenza ai
versi 11, 12, 13, e non a distanza), “tintinni” (onomatopea, v.21)

            Si può dire la stessa cosa anche per la sfera visiva: “notava” (verbo che appartiene

            al campo semantico della vista), “alba di perla” (v.2), “nero di nubi” (v.6), “soffi di 

            lampi”.

            Pascoli qui si avvale anche di termini propri del registro botanico: “mandorlo” (v.3),

            “melo “( v3) ,  “fru fru tra le fratte” (“fru fru”onomatopea, in quanto riproduce il fruscio

            dei cespugli.

  2)Sin da subito ci sembra che il testo presenti immagini e atmosfere intrise di serenità,

          questa nostra impressione, tuttavia, è sbagliata, verremo infatti smentiti a partire dal

          v.12, qui infatti si potrà percepire un clima meno disteso e decisamente più misterioso,

          ciò è testimoniato da termini ed espressioni che creano una condizione di angoscia

          come “sentivo nel cuore un sussulto” (v.13) oppure “singulto” (v.15).

         Anche il suono delle cavallette contribuisce a rendere più cupo e lugubre il tutto, infatti

         gli fa ricordare l’antica cerimonia della dea Iside che prometteva la vita dopo la morte.

          3)Si tratta indubbiamente di un climax in quanto si assiste ad un processo in crescendo,

          il verso dell’uccello rapace: “chiù”, che passa da grido (nella prima strofa) a   singhiozzo(nella seconda
strofa), fino ad arrivare infine ad un pianto di morte (terza strofa).

      4)I temi affrontati nel testo sono certamente la morte e il mistero, tematiche ricorrenti nella poetica e
produzione pascoliana, qui per

       Il tema della poesia è l’avvicinarsi della morte che il poeta ode nel verso dell’Assiuolo. Il poeta osserva
l’alba di un giorno chiaro che si avvicina con nuvole nere e con bagliori di lampi. Come il verso dell’Assiuolo
si fa sempre più intenso, così la morte si avvicina sempre di più.

Ogni singolo elemento della natura, descritto nell’assiuolo, è osservato con gli occhi ingenui del fanciullino.

Il fanciullino è un famoso saggio scritto da Pascoli dove lui stesso, espone la sua concezione poetica. Egli
afferma che il poeta è chi riesce a vedere le cose con la stessa ingenuità di un bambino. Il poeta quindi non
si dovrà inventare la poesia, ma la scoprirà attraverso la sua capacità di cogliere le piccole cose con
l’intuizione e non sulla ragione, avendo in questo modo una concezione del mondo che si ha durante
l’infanzia.

Pascoli, quindi, cerca rifugio nell’infanzia perché è l’unico momento possibile di felicità.

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