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Un’ultima cosa a proposito del latino parlato o latino d’uso è una segnalazione
bibliografica: J.B. Hofmann, La lingua d’uso latina del 1926 che s’inserisce in un
filone di studi sulla lingua parlata, di cui, per l’italiano, è testo essenziale l’opera di
Leo Spitzer, Lingua italiana del dialogo, scritta nel 1914.
2. Il metodo ricostruttivo e comparativo
Lo strumento più importante per la ricostruzione del latino parlato è il confronto tra le
varie lingue romanze.
Cos’è il metodo ricostruttivo e comparativo?
Consiste nel ricostruire una forma non documentata (cioè non scritta perché propria
del latino parlato) sulla base dei risultati che se ne hanno nelle varie lingue romanze.
Un esempio: il termine italiano carogna. Nel latino scritto non si trova una parola che
possa esserne considerata la base; quella che gli si avvicina di più è caro, cioè ‘carne’
(per il significato di ‘carogna’ di usava cadaver). Ma da caro a carogna la distanza è
grande, sia sul piano del significato che della forma fonica.
Confrontiamo ora l’italiano carogna con i suoi corrispondenti in alcune lingue
romanze. Ad esempio, in francese c’è charogne, in provenzale caronha, in spagnolo
carroña. Non è possibile che queste parole siano nate indipendentemente l’una
dall’altra: esse presuppongono un antecedente comune – CARŌNIA, derivato di
CARO – di cui rappresentano la regolare evoluzione nelle diverse aree romanze.
Questo antecedente comune non è documentato nel latino scritto, ma è sicuramente
esistito nel latino parlato: altrimenti carogna, charogne, caronha e carroña non si
sarebbero prodotte.
Quando una forma non è documentata nel latino scritto ma è ricostruita nel latino
parlato, la si fa precedere da un asterisco*.
Nell’esempio appena fatto, la base dell’italiano carogna andrà allora indicata così:
*CARŌNIA.