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STORIE VERE DI BAMBOLE

MALEDETTE

di Roberta Merli
Copyright Roberta Merli 2017
Sommario
Sommario
Introduzione
Cos'è la pediofobia?
Come superare la paura delle bambole?
Capitolo 1
LE BAMBOLE E GLI SPIRITI NELLA STORIA
Le bambole e il Vudù
Capitolo 2
STORIE DI BAMBOLE MALEDETTE
La bambola Joliet
La bambola Robert
La bambola Annabelle
La bambola Peggy
La bambola Okiku
La bambola Mandy
La bambola Letta
La bambola Pupa
Il Jenglot
La Barbie di Pulau Ubin
Samantha, la bambola che odia gli uomini
La bambola maledetta di Singapore
Il rito indonesiano del Jelangkung
L'Isola delle bambole
Conclusioni
Fonti:
Introduzione

Fra gli oggetti più comuni presenti nelle fobie di adulti e bambini,
troviamo le bambole. Questa è una fobia piuttosto recente e,
secondo un articolo apparso sulla rivista Smithsonian il 15 luglio
2015, potrebbe essere riconducibile alle sembianze sempre più
umane che l'industria dei giocattoli riesce ad attribuire a questi giochi
a partire dal XIX secolo.
Proprio queste sembianze troppo umane sarebbero una delle cause
per cui molta gente non si sente a proprio agio, per non dire
terrorizzata, davanti a una bambola. Un aspetto troppo simile a
quello umano, unito a caratteristiche fantasiose o troppo
meccaniche, può scatenare in alcuni soggetti una reazione di paura
o ribrezzo nei confronti delle bambole.
In realtà l'avversione nei confronti di questi giocattoli potrebbe avere,
secondo lo psicologo Frank McAndrew, un'origine antica. Lo
psicologo spiega allo Smithsonian che l'uomo da sempre basa la
sua sopravvivenza sulla risposta alle minacce: se si sente
minacciato da qualcosa che non comprende, la sua prima (e
primordiale) reazione è quella di fuggire. Con le bambole questo
meccanismo viene interrotto proprio dalla loro apparenza così simile
a un essere umano. Inconsciamente il soggetto si sente confuso: la
bambola rappresenta una minaccia oppure no?
Questa indecisione inconscia porta molta gente a ritenere le
bambole raccapriccianti. La miriade di film horror contenenti
bambole assassine, poi, non è d'aiuto. Basandosi su questa fobia
moderna, l'industria del cinema l'ha anche, in un certo senso,
aumentata.
La paura delle bambole si chiama pediofobia e rientra nella
macrocategoria dell'automatonofobia e cioè la paura irrazionale di
ogni oggetto che rappresenta un essere umano: bambole, manichini,
robot umanoidi, marionette e così via.

Cos'è la pediofobia?

Questa fobia è una paura irrazionale di ogni tipo di bambola. Di


solito è presente nei bambini, ma in alcuni casi si può trovare anche
negli adulti. Da sempre, infatti, le bambole sono usate nei film e nella
letteratura horror: basti pensare a Chucky ne "La bambola
assassina" o ad Annabelle, o al pupazzo meccanico di "Profondo
Rosso". Ci sono anche molte storie e leggende metropolitane
riguardanti bambole maligne, che troverai a continuazione in questo
libro. Le bambole sono spesso associate anche alla stregoneria,
basti pensare al vudù, dove le bambole possono causare dolori e
tormenti alle persone che rappresentano.

Coloro che soffrono di pediofobia, i pediofobici, hanno delle reazioni


alla vista delle bambole, che possono comprendere:

battito accelerato
respirazione accelerata
secchezza delle fauci
tremori e brividi
rimanere paralizzati dallo spavento
urla e pianti
cercare di fuggire
La vista di una qualsiasi bambola porterebbe quindi il soggetto, nel
peggiore dei casi, ad avere veri e propri attacchi di ansia o di panico.

Cause

Le cause possono essere molteplici. A volte possono esserci degli


episodi traumatici o semplicemente brutti ricordi dell'infanzia, o del
passato in generale, che riguardano anche solo da lontano una
bambola. Questo è però sufficiente a collegare il pupazzo a dei
sentimenti negativi, che riemergono alla vista di una bambola
scatenando una reazione negativa. In altri casi giocano un ruolo
fondamentale le storie raccontate dagli adulti o dai fratelli maggiori
per spaventare un bambino, in cui le bambole prenderebbero vita
durante la notte. I pediofobici dicono che uno degli elementi che fa
più paura sono gli occhi delle bambole, fissi e privi di espressione.
Le bambole che presentano bottoni al posto degli occhi, poi,
sembrerebbero particolarmente "prive di anima".

Come superare la paura delle bambole?

Le due pratiche più usate per combattere la pediofobia sono l'ipnosi


e la desensibilizzazione alle bambole. La desensibilizzazione
consiste nell'esporre il paziente a varie bambole, fino ad arrivare a
quelle da lui più temute. Si procede poi ad un'esposizione costante
all'oggetto che provoca la fobia fino a che il paziente riesce a
rimanere calmo in sua presenza.

L'ipnosi o la terapia comportamentale cognitiva aiutano invece il


paziente a razionalizzare i pensieri che provocano paura, aiutando a
capirne la vera origine e a non associarli più con alcun oggetto.
Capitolo 1

LE BAMBOLE E GLI SPIRITI NELLA STORIA


Le bambole erano presenti già nella vita quotidiana degli Antichi
Egizi. I bambini delle famiglie più ricche le usavano come giocattoli,
ma queste figurine, fatte di legno o creta, erano più che altro usate
nei riti funebri. Gli egizi infatti seppellivano insieme al defunto anche
delle statuine, che avrebbero dovuto aiutarlo nell'aldilà. L'esemplare
più antico ritrovato in una tomba egizia risale al 2000 a.C.

Nell'Antica Grecia, invece, le bambole venivano date alle bambine


per giocare e per "allenarsi" ad essere adulte. Le bambole
rappresentavano delle dee, erano fatte di creta e alcune
presentavano persino arti snodabili. Una volta sposate non era più
permesso loro giocare con le bambole, che venivano date in dono
alle dee del focolare, rappresentando quindi un rito di passaggio.

Figurine antropomorfe e bambole si possono trovare in quasi ogni


civiltà passata. In ognuna di esse, la bambola ha una storia specifica
legata alle sue origini e alle sue funzioni.

Le bambole giapponesi
Già nell'XI secolo, in Giappone, si conosce l'uso delle bambole sia
come giocattolo che come adorno funerario. Grazie a un romanzo
dell'epoca, "Genji Monogatari", sappiamo che le bambine giocavano
con le bambole e con le case per le bambole, mentre le donne
adulte ne creavano alcune con lo scopo di proteggere figli e nipoti.
Infine, queste figurine dall'aspetto umano erano usate durante i riti
funebri.

Le bambole in Alaska
Anche nella cultura degli eschimesi d'Alaska sono presenti le
bambole, realizzate con le ossa o con l'avorio dei trichechi. Le
bambole Yup'ik erano vestite nello stile eschimese ed erano usate
sia per scopi ludici che per riti funerari.

Insomma, le bambole sono state un oggetto importante delle civiltà


del passato, sia per scopi educativi che per scopi funerari o religiosi.
Tuttavia, bambole e figurine antropomorfe sono anche (e soprattutto)
conosciute per il loro uso nei riti magici.
Le bambole e il Vudù
Le bambole sono spesso associate alla magia nera e ai fantasmi, e
diversi film horror, anche attuali, vedono come protagoniste bambole
malvagie o possedute.

La bambola posseduta per eccellenza dell'immaginario collettivo è la


bambola vudù, una bambola spesso di pezza erroneamente
attribuita alla religione haitiana.

In realtà, è molto più probabile che la bambola vudù così la


immaginiamo oggi, di pezza e con degli spilloni conficcati in corpo, si
sia originata in Europa piuttosto che nella religione afroamericana di
Haiti. In Gran Bretagna, infatti, delle bambole di pezza erano usate
dai cunning folk per rappresentare delle streghe. I cunning folk
praticavano la magia "buona" per contrastare quella malvagia delle
streghe. Ed è proprio qui che entrano in gioco le bambole. I cunning
folk preparavano delle bambole di pezza con le fattezze di coloro
che erano ritenute streghe e poi vi conficcavano spilloni per
provocare dolore nel punto in cui lo spillone era stato inserito.

Anche nell'Europa Settentrionale erano usate delle bambole con le


fattezze di una persona particolare, usate però per portare loro
fortuna piuttosto che sventure.

Come mai, allora, la bambola vudù è così legata alla religione


haitiana nell'immaginario collettivo? Questa credenza è
relativamente moderna, risalente all'inizio del XX secolo quando,
negli Stati Uniti, si iniziò ad attribuire qualità negative alle culture
afroamericane. A causa di queste credenze errate, oggi le bambole
vudù vengono viste come oggetti malefici della religione vudù
haitiana o del vudù della Louisiana.

Forse è proprio a causa della paura delle bambole vudù e dagli usi
funerari delle bambole nel passato che oggi molte persone le
temono. Molteplici sono i racconti di bambole maledette nella storia,
possedute da fantasmi o demoni o semplicemente portatrici di
sventure. Vediamone alcuni nel seguente capitolo.
Capitolo 2

STORIE DI BAMBOLE MALEDETTE


La bambola Joliet
Joliet è una bambola maledetta, attualmente posseduta da Anna G.
e che è stata tramandata di generazione in generazione a partire
dalla bisnonna. Al suo interno si celerebbero le anime di neonati
morti.

La bisnonna di Anna, mentre era incinta del suo secondo figlio,


ricevette come regalo da un'amica una bambola, che decise di
chiamare Joliet. Quello che la donna non sapeva è che l'amica era
estremamente gelosa e forse questo è stato quello che ha dato il via
all'incredibile storia di questa bambola.

La bisnonna di Anna diede alla luce un maschietto e non poteva


essere più felice di aver dato un fratellino alla sua
primogenita. Purtroppo però, tre giorni dopo la nascita, il bimbo morì
per un'improvvisa malattia. Da quel momento, di notte, iniziò a
sentire un pianto di bimbo provenire dalla stanza in cui era custodita
la bambola.
Nonostante ciò, la lasciò in eredità a sua figlia che, una volta
sposata, rimase anch'essa incinta di una bambina. La bambina
crebbe e qualche tempo dopo la mamma rimase incinta di nuovo.
Nacque un maschietto, ma anche questa volta morì dopo solo tre
giorni. Anche dopo questa misteriosa morte, la proprietaria della
bambola poteva sentire di notte il pianto di non uno ma bensì due
bambini. Nonostante ciò, anche lei la lasciò in eredità a sua figlia a
cui successe la stessa cosa, e così successe anche ad Anna,
l'attuale proprietaria.
Anna attualmente sente il pianto di 4 bambini, e pensa che all'interno
della bambola siano intrappolate le anime del suo e degli altri
bambini colpiti dalla maledizione. Ogni membro della famiglia si è
preso cura della bambola come se fosse un figlio, ma perché
nonostante la maledizione non si liberano della bambola?
Perché continuano a tramandarla di generazione in generazione?

Forse proprio perché all'interno si celano le anime di tutti questi


bimbi e le donne di questa famiglia le vogliono proteggere. Forse
temono, buttando o distruggendo la bambola, di far male ai loro figli.
Questo non è l'unico fardello che queste donne devono portarsi
addosso, ma anche quello di non essere credute. Infatti solo le madri
che hanno perso il figlio possono sentire i pianti provenire da Joliet.
La bambola Robert
Robert è un bambolotto della fine dell'800 che ha una storia sinistra
e che ha ispirato il film "La bambola assassina". Poco Nel 2016 è
stato girato anche un altro film su Robert la bambola maledetta: "The
Boy".

Tutto cominciò alla fine del 1800, quando Thomas Otto e la sua
famiglia si trasferirono in una casa in Florida. La famiglia Otto era
conosciuta per trattare male la servitù, spesso un po' troppo. Un
giorno la moglie di Thomas disse di aver visto una serva, originaria
di Haiti, praticare magia nera in giardino. Volle che il marito
la licenziasse immediatamente.

La donna se ne andò senza troppi problemi, ma prima di


andarsene regalò a Robert, il figlioletto della coppia, una
bambola. Questa era alta un metro, vestita da marinaretto e con
capelli umani. Secondo la leggenda, i capelli sarebbero stati proprio
quelli del piccolo Robert.

Al piccolo piacque così tanto il suo regalo che decise di dargli il


proprio nome e spesso vestiva il bambolotto con i suoi vestiti. Robert
e il suo giocattolo erano diventati inseparabili ma questo non suscitò
preoccupazione nei suoi genitori se non quando il loro
figlioletto cominciò a comportarsi in modo strano. Prima di tutto volle
essere chiamato con il suo secondo nome, Eugene, perché Robert
era il nome della bambola. Inoltre aveva cominciato a incolpare
proprio Robert di tutte le marachelle che combinava. Ogni volta che
qualcosa si rompeva o si trovava fuori posto lui diceva sempre

"E' stato Robert!"


Cominciarono anche a sentirlo parlare da solo e rispondersi con una
vocina leggermente differente, e molte persone giurarono che a
volte, in casa, si poteva sentire sogghignare. Anche i vicini
confermarono di sentire delle risate provenire dalla casa degli Otto e
alcuni affermarono addirittura di aver visto, attraverso le finestre, la
bambola muoversi in assenza dei proprietari. Preoccupati da tutto
questo, i genitori di Eugene decisero di mettere il bambolotto in una
scatola e di chiuderlo in soffitta, dove rimase per molti anni.

Il piccolo Eugene crebbe, studiò e divenne un pittore e, dopo essersi


sposato, decise di andare a vivere nella casa dove era cresciuto.
Decise di ricavare una stanza dal soffitto da adibire a studio e
durante i lavori ritrovò il suo giocattolo d'infanzia. Nonostante fosse
un uomo si affezionò di nuovo alla bambola e, proprio come faceva
da bambino, la portava con sé ovunque. Questo non andava a genio
alla moglie che cercò anche di sbarazzarsi del giocattolo, senza
successo. Questo fece infuriare Eugene e diede il via al declino della
loro relazione. Dopo la morte dei coniugi la casa passò a varie
persone e tutte giurarono di sentire risatine provenire dalla soffitta.
Un giorno la figlia di uno degli occupanti trovò la bambola e la portò
nella sua stanza. Da quel giorno cominciò ad avere incubi terribili e
in più di una occasione disse che la bambola aveva provato ad
attaccarla.

Dopo questo episodio Robert venne donato all'East Martello


Museum. Si dice che sia ancora maledetto, infatti gli impiegati del
museo spesso lo trovano in posizioni diverse. Che sia uno spirito
maligno a risiedere nel bambolotto, o semplicemente lo spirito di un
bambino? Si dice anche che prima di scattargli una foto si debba
chiedergli il permesso. Chi non lo fa, oltre ad avere foto sempre
sfocate, sarà il destinatario di una maledizione e lo stesso succede a
chi si prende gioco di lui. Se volete provare a sfidarlo, è tuttora
esposto al museo, in una teca di vetro, ed è lì che vi aspetta.
La bambola Annabelle
Annabelle è forse la più famosa delle bambole maledette dato che
ha ispirato il film "Annabelle" del 2014, spin-off del film "The
Conjuring". Il film, ovviamente, è molto romanzato ma prende spunto
dalla vera storia di Annabelle, la bambola maledetta. Ecco la sua
storia, secondo i demonologi Ed e Lorraine Warren.

Innanzitutto la bambola non è di ceramica come quella del film, ma è


una bambola di pezza molto famosa negli Stati Uniti, una Raggedy
Ann. Donna, una studentessa, l'aveva ricevuta in regalo dalla madre
nel 1970 per i suoi 28 anni e l'aveva messa nella sua stanza da letto.
Solo pochi giorni dopo Angie, la coinquilina di Donna, disse che la
bambola era strana e poco tempo dopo entrambe cominciarono a
notare che si muoveva da sola. Notarono più volte che cambiava
posizione, incrociava le gambe e le braccia e spesso, dopo averla
messa sul divano del soggiorno prima di andare in università, la
ritrovavano al loro ritorno in camera da letto, con le porte chiuse. In
uno di questi episodi Donna notò non solo che Annabelle aveva
cambiato posizione, ma che aveva anche del sangue sulle mani e
sul petto. Inoltre le due ragazze cominciarono a trovare messaggi
scritti su pergamena con una grafia infantile che dicevano "aiuto".

Donna, spaventata e non sapendo cosa fare, decise di chiamare una


medium che volle fare una seduta spiritica. Durante la seduta la
medium disse che all'interno della bambola c'era lo spirito di una
bambina di 7 anni, Annabelle Higgins, che aveva vissuto nella zona

e il cui corpo era stato ritrovato proprio sul terreno su cui era stato
poi costruito l'edificio in cui abitavano le due ragazze. Disse inoltre
che lo spirito affermava di trovarsi a suo agio con Donna e Angie.
Sembrava che lo spirito di una bambina avesse scelto un giocattolo
per manifestarsi. Le due ragazze, impietosite dalla storia, diedero il
permesso ad Annabelle di rimanere nella bambola con loro ma non
sapevano a cosa stavano per andare incontro.
Lou, il fidanzato di Angie, a volte si fermava a dormire da loro e non
amava affatto la bambola, dicendo spesso che avrebbero dovuto
sbarazzarsene. Quando dormiva nell'appartamento delle
ragazze aveva spesso degli incubi riguardanti Annabelle e una volta
si svegliò di colpo con la bambola che cercava di strangolarlo. La
mattina pensò che fosse tutto un sogno, ma volle liberarsi lo stesso
della bambola. Donna però non volle farlo. Lou prese allora
Annabelle e la scaraventò dall'altra parte della stanza. Non appena
lo ebbe fatto, il giovane sentì un dolore lancinante al petto e gli
comparvero 4 segni sul petto e 3 sull'addome, come dei graffi. Le
ferite erano tanto profonde che dalla maglietta cominciava a
intravedersi il sangue.

Spaventatissima, Donna decise di contattare delle autorità religiose


che le consigliarono a loro volta di contattare Ed e Lorraine Warren,
due demonologi. Dopo aver esaminato la bambola giunsero alla
conclusione che non si trattava del fantasma di una bambina, ma di
un demone che voleva possedere il corpo di Donna. Gli Warren
chiesero al prete che era venuto con loro, padre Cooke, di fare un
esorcismo e di benedire la casa. Poi Donna li pregò di portarla con
loro nel loro museo dell'occulto. Durante il viaggio la macchina ebbe
molti malfunzionamenti, che cessarono una volta che la bambola
venne spruzzata con acqua santa. Annabelle è stata poi messa
in una teca di vetro nel museo dell'occulto dei Warren, nel
Connecticut.

Anche se si trova rinchiusa in un museo, Annabelle ha ancora il


potere di fare del male. Sono gli stessi Warren a raccontare uno
strano episodio avvenuto durante uno dei tour che svolgono al
museo. Un ragazzo giunto in moto con la fidanzata continuava a
prendere in giro Annabelle, alzandosi la maglietta e sfidandola a
fargli apparire gli stessi graffi che erano apparsi sul petto di Lou.
Anzi, la sfidò addirittura a fare del suo peggio, picchiettando con le
dita sulla sua teca. Ed sbatte il ragazzo fuori dal museo e più tardi
riceverà la notizia che il giovane, tre ore dopo essere uscito dal
museo, aveva avuto un incidente con la moto, finendo contro un
albero e perdendo la vita. La sua ragazza è sopravvissuta ma
è dovuta rimanere in ospedale per circa un anno.

Se i demoni e le bambole possedute non ti spaventano, gli Warren


continuano a organizzare tour del loro museo.
La bambola Peggy
All'apparenza la bambola Peggy non ha niente di speciale: capelli
biondi, occhioni azzurri e un fiocchetto fra i capelli. Una bambola
come tutte le altre, sembrerebbe. C'è un particolare però, si dice
infatti che sia posseduta.

Questo è quanto sostiene l'investigatrice del paranormale Jayne


Harris che ha ricevuto la bambola da una donna. La precedente
proprietaria sosteneva di aver cominciato a fare degli incubi dopo
aver messo la bambola Peggy in casa sua. Non importa dove la
spostasse, ogni notte si svegliava sudata e tremante di paura. Dopo
aver cominciato a soffrire addirittura di allucinazioni ha chiesto aiuto
ad un prete ma senza risultato. Cercando su internet ha poi trovato
Jayne che è ora in possesso della bambola. Lei e il suo team stanno
cercando di capire di chi sia il fantasma che abiterebbe la bambola
arrivando ad alcune ipotesi.

Una di queste è che lo spirito sia quello di una donna nata nel 1946
e morta per problemi cardiaci. Tutti i medium che l'hanno esaminata
sono concordi nel dire che il suo spirito è quello di una donna
frustrata che è stata tormentata in vita. Jayne afferma che ha
ricevuto moltissime segnalazioni di persone che sono state male
dopo aver visto un video o una foto di Peggy: forti mal di testa,
brividi, dolori al petto e una donna dice persino di avere avuto un
attacco di cuore. Chi non sta male sperimenta comunque sensazioni
spiacevoli, la loro stanza diventa improvvisamente fredda e
accadono cose strane come lampadine che bruciano e computer
che smettono di funzionare.
La bambola Okiku
Okiku la bambola si trova in un tempio in Giappone e si pensa
contenga lo spirito di una bambina.

Si narra che nel 1918 un giovane di nome Eikichi Suzuki comprò a


Sapporo, in Giappone, un regalo per la sua sorellina Okiku, di due
anni. Vide una bambola in una vetrina e pensò che fosse un regalo
perfetto così la comprò. La bambola era alta circa 40 cm, coi capelli
neri che le arrivavano fino alle spalle, due perline nere come occhi e
vestita con una kimono tradizionale. Okiku fu contentissima della
bambola e non se ne separava mai. Ci giocava ogni giorno e decise
di darle il proprio nome, Okiku. Purtroppo però la bambina morì
l'anno seguente a causa di un'infezione e i suoi cari la piansero
molto. In Giappone è comune avere in casa un altare dedicato ai
morti, dove si mettono le loro foto e dell'incenso per pregarli, e i
genitori di Okiku decisero di mettervi anche la bambola, tanto cara
alla loro bambina.

Presto però cominciarono a notare che i capelli della bambola


stavano cominciando a crescere. Non si allungavano
semplicemente, mantenendo un taglio netto alle punte, ma
crescevano irregolarmente, proprio come quelli di un essere umano.
La famiglia cominciò dunque a credere che lo spirito della figlia si
fosse rifugiato nella bambola.

Nel 1938 la famiglia Suzuki si trasferì ma non portò con sé la


bambola Okiku pensando che se l'avessero allontanata dalla tomba
della loro bambina, lo spirito non avrebbe più avuto un posto in cui
stare. Decisero quindi di lasciarla nel Tempio Mannenji. Informarono
il monaco del tempio della storia di Okiku e di come i suoi capelli
crescevano e anche lui poté notare, con il tempo, che era tutto vero:
i capelli della bambola Okiku continuavano a crescere. Quando
crebbero fino ad arrivarle ai piedi decisero di tagliarli, notando che
continuavano comunque a crescere. Il monaco decise quindi di
tagliarli ogni volta che arrivassero a raggiungerle la vita.

Ora varie foto della bambola con i diversi tagli di capelli si possono
vedere vicino alla bambola stessa, nel Tempio, sull'altare dedicato
sia all'Okiku bambina che alla bambola Okiku. Si pensa che il
fenomeno sia dovuto allo spirito della bambina che un giorno aveva
posseduto la bambola e che non sia maligno. Si dice che un
campione di capelli sia stato analizzato e che i capelli
apparterrebbero effettivamente ad un bambino, ma questi dati non
sono stati confermati.

Oggi è ancora possibile vedere la bambola, esposta in una teca nel


Tempio Mannenji nella città di Iwamizawa, in Hokkaido.
La bambola Mandy
In un museo canadese è conservata Mandy, una delle tante
bambole maledette. E' stata donata al museo dalla sua vecchia
proprietaria, stanca degli strani fenomeni che avvenivano a casa sua
dopo averci portato Mandy. Questa bambola è stata donata al
Quesnel Museum dalla sua ultima proprietaria.

Mandy è una bambola di porcellana ed è stata fabbricata in Europa,


probabilmente in Germania o nel Regno Unito, all'inizio del '900. La
sua ultima proprietaria ha deciso di donarla al museo nel 1991 a
causa degli strani fenomeni che, secondo lei, erano causati proprio
da Mandy. Molte volte le era successo di sentire il pianto di un
bambino in cantina. Ogni volta che andava a controllare però, non
c'era nessun bambino ma la finestra era aperta. Dopo aver donato la
bambola al museo, la proprietaria ha notato che lo strano fenomeno
era cessato.

Gli strani fenomeni saranno cessati a casa della vecchia proprietaria


di Mandy, ma sono ricominciati al museo. Dall'arrivo della bambola
molte cose strane sono successe, ad esempio il pranzo degli addetti
spariva dal frigo per ricomparire nei cassetti. Inoltre vari oggetti
come penne, libri e foto sparivano misteriosamente. Alcuni venivano
ritrovati, altri sparivano per sempre . Ora è conservata in una teca,
da sola perché si dice che se messa con altre bambole le danneggi.
Le piace anche giocare con gli apparecchi elettrici ed elettronici e
molti turisti che vanno a vederla sperimentano strani
malfunzionamenti dei loro cellulari o delle macchine fotografiche.

Non si sa molto della storia di Mandy prima della sua ultima


proprietaria, ma una leggenda circola sulla sua maledizione. Si dice
che Mandy fosse la bambola di una bambina che era stata rinchiusa
in uno scantinato. Alla morte della bambina, il suo spirito sarebbe
entrato nella bambola e vi sarebbe rimasto intrappolato.

Questi sono gli unici fatti a disposizione su Mandy la bambola


maledetta, ma se volete vederla potete visitare il Quesnel Museum.
La bambola Letta
Un uomo visita una vecchia casa abbandonata in cerca di oggetti di
antiquariato. Mentre cerca qualcosa di interessante si imbatte in una
strana bambola maledetta che cambierà la sua vita. Si dice che sia
posseduta dallo spirito di un bambino affogato circa 200 anni fa.

Nel 1972 il signor Kerry Walton si era recato nella sua città di nascita
per assistere al funerale della nonna. Mentre si trovava in città
decise di visitare una vecchia casa abbandonata che l'aveva sempre
spaventato da bambino. La stava esplorando con una torcia in cerca
di qualche oggetto interessante quando la luce illuminò qualcosa di
sinistro. Sembrava un volto. Il signor Walton pensò che si trattasse di
un cadavere e si spaventò molto, ma poi capì che si trattava di una
bambola. Dopo averla trovata la mise in una borsa e la portò con sé.
Una volta a casa notò che il suo cagnolino, di solito molto docile, era
diventato aggressivo nel momento in cui aveva visto la bambola.
Anche i suoi parenti gli comunicarono di sentire repulsione per quella
strana bambola e anche altri cani si dimostrarono aggressivi non
appena le si avvicinavano.

Decise allora di disfarsene e il proprietario di un negozio gli offrì 400


dollari per comprarla. Kerri accettò, ma quando arrivò con la sua
macchina alla casa del compratore, qualcosa di strano successe.
Walton non poteva togliere la bambola dalla macchina, era come
incollata al sedile. Non importa quanto provasse a muoverla, non ci
riusciva. Decise allora di portarla a un museo di Sydney dove gli
venne riferito che la bambola aveva circa 200 anni ed era
probabilmente stata fabbricata nell'Est Europa. Kerri decise allora di
chiamarla Letta.

Ma quale storia si celava dietro questa strana bambola? Un medium


si offrì di fare una seduta spiritica e disse che il creatore della
bambola l'aveva fatta in memoria del figlio annegato. Un'altra
medium, Keisha, si offrì volontaria per scoprire la storia di Letta.
Andò a Brisbane, alla casa del signor Walton, e organizzò una
seduta spiritica grazie alla quale fece una scoperta incredibile.
Anche lei vide un avvenimento molto triste: la morte per
annegamento di un bambino. Keisha decise di mostrare la bambola
in un centro commerciale e di spiegare al pubblico la sua storia. Non
appena la bambola venne mostrata al pubblico molte donne
gridarono, una svenne e un uomo si sentì male.

La notizia di questa bambola misteriosa si sparse e la medium


venne invitata a un programma televisivo per parlarne. Mentre
stavano preparando la scena, le misero la bambola in grembo per
trovare la migliore angolazione per le riprese. Non appena le misero
Letta in grembo, questa si mosse. Keisha disse ai cameraman che la
bambola si era mossa, ma questi si misero a ridere, dicendo che
fosse impossibile. In quell'esatto momento, tutti sentirono uno
strano scricchiolio e videro la testa della bambola girarsi lentamente
verso i cameraman e una lampadina esplose. Quasi 10 anni dopo, il
proprietario di Letta venne intervistato di nuovo e all'improvviso una
lampadina accesa per le riprese esplose. Keisha suggerisce che sia
stata proprio Letta a farla esplodere perchè si ricordava della volta in
cui i cameraman avevano riso di lei.

Secondo la medium la bambola userebbe la forza dello spirito


intrappolato dentro di lei per fare questo genere di cose, ma non
sarebbe uno spirito maligno. Letta è una fra le bambole possedute
più famose ed è stata protagonista di vari documentari negli Stati
Uniti, reperibili su YouTube in lingua inglese.
La bambola Pupa
Esistono molti racconti di bambole possedute o maledette all'interno
delle quali, si dice, sono presenti spiriti di bambini. La storia che ti
racconterò oggi è quella di una bambola posseduta tutta italiana, la
bambola Pupa.

Pupa è una bambola antica, coi capelli castano chiaro e gli occhi
celesti che si intonano al suo vestitino di feltro, lo stesso che ha sin
da quando è stata costruita. Si racconta che questa bambola sia
stata regalata a una bambina durante gli anni '20 in Italia,
precisamente a Trieste. La bambina chiamò la sua bambola Pupa e
non se ne separava mai. La sua famiglia si spostava spesso e andò
prima negli Stati Uniti, girò poi l'Europa e infine si
stabilì definitivamente negli Stati Uniti.

La bambina tenne con sé la bambola anche da adulta e raccontò a


figli e nipoti di quanto fosse speciale la sua Pupa. Raccontò loro che
quando era piccola si confidava spesso con la sua bambola e questa
sembrava rispondergli. Era infatti convinta che la sua bambola fosse
in qualche modo viva, che avesse una coscienza. Nel 2005 però,
purtroppo, la proprietaria di Pupa morì e la bambola passò alla sua
famiglia.

La famiglia della donna ha dichiarato che dopo la sua morte, Pupa


sembra essere molto attiva. Attualmente è in una teca insieme ad
altri oggetti e i membri della famiglia notano che spesso cambia
posizione da sola. Altre volte invece vedono il vetro della teca
appannato all'interno e la scritta

"Pupa odia"
come se fosse stata tracciata con un dito.

Alcune volte sentono addirittura picchiettare sul vetro, oltre a udire


una strana risatina. Perché questi fenomeni si sono verificati solo
dopo la morte della sua proprietaria? Molti pensano che Pupa senta
la mancanza di qualcuno che si prenda cura di lei come aveva fatto
la sua padroncina, e che quindi stia cercando di attirare l'attenzione.

Verità? Leggenda? Suggestione? A voi la parola.


Il Jenglot
Trovare una categoria per il Jenglot non è facile. C'è chi dice che sia
una creatura, chi una mummia e chi una bambola. Per avere le idee
più chiare, leggete questo articolo.

Il Jenglot è un essere appartenente al folklore indonesiano. Non


sappiamo se sia recente o meno, ma, almeno per ora, non si hanno
notizie di un Jenglot prima del 1997. Questo essere si presenta
come un corpo umano in miniatura mummificato, alto circa 20 cm.
La pelle e il volto sono incartapecoriti, dando al Jenglot l'aspetto di
una mummia. Presenta però dei denti lunghi e aguzzi e unghie e
capelli lunghi che, si dice, crescono continuamente.

L'origine dei Jenglot non è molto chiara. Si trovano in Indonesia e


possono essere trovati in qualsiasi luogo, come ad esempio sotto
terra o nel tronco di un albero o persino per la strada. Alcuni
ipotizzano che il Jenglot sia il corpo di un defunto che è stato
rigettato dalla terra in cui è stato sepolto. Questo rigetto sarebbe
anche la causa del rimpicciolimento del corpo. Si dice che chi ne
trova uno debba anche nutrirlo, ma di cosa si ciba un Jenglot? La
leggenda vuole che debba essere nutrito con del sangue, umano o
animale.

Bisogna solo mettere un po' di sangue in un recipiente e lasciarlo


vicino al Jenglot. Pur non muovendosi, questo essere riuscirà ad
assorbirlo in qualche modo e a trarne nutrimento. Se il possessore di
un Jenglot lo nutre regolarmente, allora sarà protetto dalle malattie e
dalla cattiva sorte.

Questa mummia/bambola/vampiro, probabilmente, altro non è che


un manufatto realizzato a partire dallo scheletro di una piccola
scimmia. La pelle sarebbe quella di un pollo o di una pecora e i
capelli possono essere peli di pecora o capelli umani. Non si sa
esattamente come si sia originata questa leggenda, ma chi afferma
di aver trovato un Jenglot lo mostra orgoglioso nel villaggio
facendoci a volte anche qualche soldo.

Nel 2006 Syed Abdullah Al-Attas ha ottenuto il permesso del


possessore di un Jenglot (che afferma di averlo ottenuto nel 1972) di
eseguire un test del DNA sui capelli della bambola. Il test è stato
eseguito su un totale di 3 esemplari di Jenglot esposti in un museo e
il risultato è stato che tutti e tre avevano dei capelli umani.

Manufatti umani, mummie, bambole vudù o vampiri? A voi la parola.


La Barbie di Pulau Ubin
A Singapore, precisamente nella città di Pulau Ubin, è presente da
più di 100 anni un altare dedicato a una ragazzina morta più di 100
anni fa. La particolarità di questo altare è che dal 2007 al posto di
un'urna commemorativa è presente una bambola Barbie, richiesta
espressamente dallo spirito della giovane.

La storia completa della ragazza si perde un po' fra verità e


leggenda, ma le poche informazioni certe sulla sua morte sono
queste: la giovane era tedesca e all'inizio del secolo scorso si
trovava insieme ai suoi genitori a Singapore. Era il 1914 e i sospetti
della Gran Bretagna verso gli stranieri presenti nelle colonie, all'alba
della Prima Guerra Mondiale, iniziavano ad essere sempre più
presenti. Proprio per questo l'esercito inglese decise di investigare i
genitori della ragazza, sospettati di essere spie. Quando i soldati
irruppero nella casa della coppia, la loro figlia riuscì a scappare
cadendo però da un dirupo, perdendo così la vita.

Qualche tempo dopo gli abitanti del villaggio ne ritrovarono i resti, ai


quali diedero una degna sepoltura. Furono proprio gli abitanti di
Pulau Ubin che eressero un altare in memoria di quella vittima
innocente, collocando al suo interno un'urna.

La gente andò a visitare l'altare per anni, fino a quando nel 2007
successe qualcosa di incredibile. Un uomo di Pulau Ubin fece uno
strano sogno, in cui una ragazza caucasica lo portava in un negozio
dove indicava poi una bambola Barbie. Il sogno si ripeté uguale per
altre due notti, così l'uomo decise di andare a cercare il negozio in
cui per tre notti si era recato in sogno. Non ci mise troppo a trovarlo
e, una volta entrato, rimase esterrefatto nel vedere la bambola
Barbie che la ragazza del suo sogno indicava. Decise quindi di
acquistarla e di porla sull'altare dedicato alla memoria della
ragazzina tedesca morta più di 100 anni prima, davanti all'urna già
presente.
Da quel momento in poi la gente visita l'altare e lascia come offerta
diversi cosmetici come rossetti, profumi o smalti per unghie, ma
anche giocattoli o bevande. L'altare è visitato sia dai locali che dai
turisti, che chiedono alla giovane protezione o salute.
Samantha, la bambola che odia gli
uomini
Samantha è una bambola di epoca vittoriana, ma risalgono solo a
pochi mesi fa le storie che la vedono protagonista come bambola
maledetta.

I coniugi Cameron e Debbie Merrick hanno comprato questa ed altre


due bambole di porcellana in un negozio dell'usato per sole 5
sterline. Le hanno messe in diverse stanze della casa, mettendo
Samantha nella loro camera da letto. Le stranezze sono iniziate la
mattina dopo, quando Cameron, come ogni mattina, si fa una
doccia. Non appena apre l'acqua calda sente uno strano bruciore
alle gambe e guardando in basso vede che sulle sue ginocchia sono
presenti una decina di piccoli graffi. I Merrick non hanno animali in
casa e le unghie dell'uomo sono troppo corte affinché possano aver
lasciato tali segni. Non essendo a loro agio con la bambola in casa
decidono di metterla in una scatola di plastica con un coperchio e la
portano in garage. Una settimana dopo notano che la collana che
prima era avvolta per sei volte attorno alla testa di Samantha, ora
pende dal suo collo. Un po' spaventati dai quei graffi che
sembravano essere stati fatti da minuscole manine e dall'episodio
della collana, i due decidono di raccontare la loro storia al
programma televisivo britannico "This Morning". Anche il giorno
prima delle riprese però qualcosa di strano accade. Mentre si
trovano in albergo, di notte, sentono un fruscio sotto al loro letto,
come se qualcuno in un vestito si stesse muovendo. Subito dopo il
programma hanno messo in vendita la bambola in un'asta su e-bay,
vendendola per ben 866 sterline (quasi 1000 euro).

Lo sfortunato acquirente è Lee Steers, un investigatore del


paranormale che vive con i suoi genitori nel Regno Unito. Solo due
giorni dopo l'acquisto, anche il padre di Lee, Paul, viene attaccato
dalla bambola, presentando strani graffi sul braccio. Oltre ai graffi,
dopo l'arrivo di Samantha, in casa Steers succedono strane cose:
luci tremolanti, quadri che oscillano e oggetti si rompono senza
essere toccati. Per ora Samantha rimane in casa Steers, ma chissà
cosa le riserverà il futuro.
La bambola maledetta di Singapore
Nel 2014 l'immagine di una strana e inquietante bambola ha fatto il
giro del mondo. Si tratta di una bambola di porcellana ritrovata
accanto ad un albero a Singapore, con una benda sugli occhi. La
benda riportava una frase scritta in arabo, tradotta come "nel nome
di Dio", che molti hanno pensato essere una sorta di sigillo per
tenere a bada un'entità maligna.

Sul forum "Reddit", infatti, è apparsa la storia di questa bambola: il


proprietario l'ha abbandonata in seguito a dei strani fatti accaduti
dopo aver comprato la bambola. Il giocattolo si muoveva da solo e a
volte lo si poteva sentir parlare con la voce di una donna. Lo
sfortunato possessore ha allora deciso di disfarsene, apponendo
però una benda sugli occhi per evitare che potesse trovare la via di
casa e scrivendo su di essa una frase a mo' di protezione.

Si racconta che chiunque rimuova la benda sarà la prossima vittima


della bambola.
Il rito indonesiano del Jelangkung
Il Jelangkung è un gioco in cui si invocano degli spiriti affinché
entrino in una bambola creata per questo scopo. Si pensa che
termine Jelangkung sia originario della Cina, dove stava ad indicare
un rituale ormai estinto chiamato Cai Lan Gong. Quest'usanza
mistica, però, sarebbe poi stata assorbita da altre culture, come
quella indonesiana e il nome sarebbe stato deformato.

Il gioco in sé consiste nel chiamare uno spirito tramite una formula


magica, affinché entri in una bambola realizzata con noci di cocco e
stracci. I partecipanti al rito possono fare delle domande allo spirito,
il quale comunicherà attraverso la bambola scrivendo la risposta
tramite un gesso legato alla mano della stessa.

Questo gioco deve essere realizzato da almeno tre persone: due


che sostengono la bambola e uno che recita la formula magica che,
nella lingua indonesiana è la seguente.

"Jelangkung jelangsat, Di sini ada pesta, Pesta kecil-kecilan,


Jelangkung jelangsat, Datang tidak diundang, Pergi tidak diantar.”

Questa forumula, insieme all'incenso bruciato durante il rituale,


attirerebbe gli spiriti nella bambola.

Il Jelangung viene di solito eseguito in luoghi che si ritengono


infestati e dalle 22.00 a mezzanotte.
L'Isola delle bambole
L'Isola delle bambole è un luogo pieno di misteri e si trova in
Messico. Famosa per le centinaia di bambole attaccate agli alberi,
l'isola nasconde una triste leggenda.
Quest'isola si trova nell'area di Xochimilco, al sud di Città del
Messico ed è diventata famosa negli ultimi anni grazie alle centinaia
di bambole che penzolano dai suoi alberi. Ma perché queste
bambole sono appese a degli alberi, e chi ce le ha messe? Come
ogni luogo misterioso, anche questo ha la sua leggenda.
Negli anni '50 Julian Santana Barrera decide di lasciare la sua casa
dove vive con la moglie e una figlia e di trasferirsi sull'isola.
Ne diviene il custode, ma poi qualcosa accade. La leggenda
racconta che un giorno vide una bambina che stava annegando, ma
non riuscì a salvarla. Poco dopo vide una bambola nel punto in cui la
bambina era annegata e decise di appenderla a un albero, in segno
di rispetto per la povera anima. Julian però cominciò ad avere degli
incubi in cui lo spettro della bambina lo perseguitava e decise di
attaccare agli alberi altre bambole.
Julian Santana è esistito davvero (è morto nel 2001, a 86 anni) ma
c'è chi dubita dell'esistenza della bambina affogata. Forse, dicono,
era stata il frutto della psiche di Julian. Più Julian aggiungeva
bambole agli alberi e più le persone avevano timore dell'isola. Le
bambole infatti sono rotte, sporche e ad alcune mancano degli arti o
gli occhi. L'uomo non perdeva tempo a sistemarle, ma voleva solo
appenderle per rendere omaggio alla bambina.
L'isola è diventata estremamente famosa dopo la morte di Julian,
avvenuta nel 2001, forse anche a causa della morte dell'uomo.
Anche lui morì annegato, nello stesso punto in cui disse che era
annegata la bambina che non era riuscito a salvare. Le voci
cominciarono a circolare e con esse anche ipotesi e leggende. Si
raccontava che le bambole fossero possedute dallo spirito di una
bambina annegata. Immediatamente l'isola divenne una meta
turistica e anche i turisti stessi cominciarono ad attaccare bambole
agli alberi, forse senza neanche sapere il perché Julian aveva
cominciato a farlo.
Ora sull'isola sono presenti centinaia di bambole e molte persone
vanno a visitarla solo per vederle e c'è chi giura di averle viste
muoversi da sole, soprattutto di notte.
Conclusioni
Come abbiamo visto, le sensazioni negative che oggi possono
scaturire dalle bambole possono essere attribuite a vari fattori: la
tradizione di bambole e figurine funebri, la troppa somiglianza con gli
esseri umani e l'uso delle bambole in alcuni riti magici.

Che le storie che avete appena letto siano solo suggestione o frutto
di esperienze realmente accadute, rimarrà per sempre un mistero.
Certo è che i protagonisti di queste inquietanti situazioni sono pronti
a giurare di avere avuto a che fare con delle bambole maledette.
Fonti:
www.fearof.net

www.wikipedia.com

www.museotaranto.it

www.emadion.it

Not Just a Pretty Face di Molly Lee

Note:
Immagine di copertina a cura di freepik

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