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SULLA MASCHERA

Introduzione

Introduce citando una frase di Nietzsche, “senza dubbio è spaventoso quando si


scopre per la prima volta la maschera sotto la quale si appare.

C’è una vergogna che l’uomo prova quando qualcuno scopre che hai una maschera
ma te la lascia tenere (esempio del coro nella sua gioventù).

Dice che chi si illude di essere autentico un giorno si guarderà allo specchio e vedrà
la maschera di un narciso, chi sa di indossare una maschera potrà levarla dicendo
“ora sono io”, ma in realtà non si tratta che di un’altra maschera chiusa nel nostro
intimo per illudere noi stessi; Pizzorno sostiene che forse siamo tutti proprietari di
un magazzino di maschere da indossare per gli altri.

Di cosa parla

1. Il saggio parte dalla nozione psicologica e negativa della maschera, ciò


cui dietro si nasconde il volto, quindi la maschera è ciò che appare e il
volto è la realtà. Sceglieremo la maschera in base alle situazioni, (esempio
del funerale, metto la maschera della tristezza anche se potrei avere mille
motivi per essere felice).

2. Poi a ronta la sua funzione di oggetto, che si carica di un doppio


signi cato: quello di essere da un lato una rappresentazione (esempio in
Grecia rappresenta il dio nel culto; in Africa Occidentale viene posta al
centro della capanna durante i riti mortuari) e dall’altro lato si pone come
attività mediatrice tra il fare umano e presente obiettive (divine, naturali,
mitiche). Fabbricandola l’uomo farà prova della propria potenza
produttiva su presenze non dipendenti da lui, a sua volta la maschera che
avrà fabbricato acquisterà la dignità di essere autonomo, ne a se stesso.

3. Da qui anche la connessione fondamentale tra la maschera e la morte che


deriva dal fatto che il modello originario sarebbe stato il teschio umano o
il cranio di un animale. L’uso della maschera nei culti funerari dei popoli
mediterranei possiamo dire che aveva un signi cato apotropaico (serve
per allontanare un usso magico maligno), ma non si può dire lo stesso
delle maschere deposte nei sepolcri, come le 5 maschere d’oro battuto
nelle tombe di Micene, hanno tratti realistici, sicuramente si riferiscono a
delle persone speci che, rappresentano i defunti.

4. Per questo è lecito dire che la maschera inizia dove si abolisce la


persona, perché la maschera appartiene all’immutabile, all’identi cabile;
sarà identica a se stessa, all’essere che rappresenta, attraverso il tempo.

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La maschera è partecipazione al mondo del mito, all’aldilà del tempo
perché essa stessa è all’aldilà del tempo come cosa, materia. Prendiamo
in considerazione una cerimonia funeraria della Nuova Bismarck: un
uomo mascherato sorge dalle ceneri del morto appena bruciato, i
famigliari accorreranno subito ai suoi piedi, e lo riconoscono come rinato;
è lo stesso di prima ma non nel mondo di prima. Se ha una maschera è
perché appartiene al mondo del mito, degli essere identici a se stessi.

5. Parla poi dell’identi cazione, nel culto degli antenati gli esser mascherati
sono gli antenati stessi, ad esempio le maschere nelle cerimonie dei
malati identi cano le persone ai demoni fautori della malattia, per cui
impossessandosi della loro potenza i malati neutralizzano i demoni.
Oppure l’identi cazione allo spirito dell’animale guida che vediamo in
Nord America per la caccia al bisonte, dove uno mascherato mima il
bisonte e gli altri i cacciatori. Questa identi cazione non è psicologica,
non bisogna credere che chi indossa la maschere pensa di essere il dio o
lo spirito o l’antenato, però bisogna credere nella presenza.

6. Seguono i capitoli su ritmo e identità, la maschera si fonda nel ritmo e


chiama la partecipazione; ritmo è in tutte le manifestazioni in cui l’uomo si
trova di fronte, fra l’alternarsi elle stagioni, fra il giorno e la notte, fra la vita
e la morte…tutto si chiude e conclude il ciclo. L’uomo muore e ritorna alla
terra, e dalla terra ritorna alla vita, infatti in alcune antiche forme di
sepoltura l’uomo veniva sepolto accucciato per essere pronto alla
rinascita. Inoltre la maschera è un oggetto creato dall’uomo per il loro
comunicarsi, essi possono comunicare solo ritrovando una comune
identità in un oggetto.

7. Un’altra condizione concreta della maschera è che essa nasconde, la


persona che è nascosta interrompere la propria identità personale, anche
in questo caso la maschera realizza il vuoto sotto di se, s’instaura
un’unica realtà sopra un’essenza. Ciò che viene nascosto in chi porta la
maschera viene abolito o resta al massimo come fatto privato. Ad
esempio la maschera dello sciamano, che generalmente viene usata per
facilitare la concentrazione interiore, il distacco dal mondo; lo sciamano è
un solitario, la maschera favorisce e protegge la sua solitudine, ma la
condizione per tenere la concentrazione e l’essere nascosti, nascondere è
sempre alla presenza di altri, è sempre un nascondere a qualcuno. La
maschera, allora, costituisce per un gruppo, per una società, la possibilità
di riconoscersi in un essere, identi candosi ad esso. Si potrebbe dire che

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quello che rapporto uomo-maschera è l’eterno processo del soggetto di
farsi identico alla sua essenza (Hegel).

8. La maschera terrorizza, secondo un mito dogon, l’e etto della prima


maschera, quando una donna la trovò e la indossò per tornare nel
villaggio, fu quello di far scappare tutti; un uomo a sua volta se ne
impadronì facendo scappare la donna. In Grecia era usata per spaventare
i bambini, oppure la maschera di Gorgone, la quale apparendo irrigidisce,
pietri ca chi la guarda.

9. La maschera ha una parziale connessione con le società segrete e di


iniziazione: allontana il non-iniziato. Nelle società segrete delle civiltà di
tipo agrario, come nelle società misteriche della Grecia, viene fatto
grande uso della maschera. Essa viene fabbricata di nascosto, e se viene
vista da donne o ragazzi può portare anche alla pena di morte. Una
curiosa usanza fra le popolazioni della Liberia è che quando un capo
locale muore, un messo che indossa una maschera particolare viene
inviato dalla società segreta, e fra danze interroga la gente del posto con
indovinelli o problemi di aritmetica elementare, no a che non viene eletto
un candidato, il quale verrà rinterrogato e in base alle risposte gli
accorderà, o no, la consacrazione de nitiva. Se viene tenuta nascosta, se
vederla è un’infrazione grave, questo non è che una conferma che la sua
virtù sta nell’essere guardata; l’essere tenuta nascosta è consacrazione
dell’essere guardata. Inoltre le popolazioni della Liberia sono organizzate
secondo due gradi di sistemi politici, uno quotidiano o super ciale, e
l’altro più ampio basata sulla società del Poro, esisteva una grande
maschera Ge il cui portatore, Gonola, esercitava la funzione di giudice, di
grande sacerdote e legislatore. Altre maschere minori si occupavano di
funzioni meno importanti come delineare le zone di caccia. La grande
maschera inoltre era a capo di eventi come matrimoni, certe nascite,
funerali…ma la funzione più importante era quella educativa esercitata
nella scuola della foresta, dove i ragazzi venivano tenuti segregati negli
anni che precedevano la cerimonia del passaggio all’età adulta. Tutti i
rapporti si costituiscono in base alle maschere, Gonola è il direttore della
scuola, anche i guardiani hanno la maschera. Le maschere appaiono
come insegne di funzione, (sono come i nostri distintivi o uniformi ad
oggi), ma che si tratti du maschere indica non solo l’impersonalità della
funzione, ma anche che esse sono il luogo stesso dell’autorità.

10. Mentre in Melanesia e in Africa le società segrete hanno un ruolo politico,


amministrativo ed educativo, fra gli indiani dell’America del Nord esse

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vengono usate per rappresentare periodicamente i miti o per onorare i
morti.

11. Sul signi cato delle presenza della maschera nel teatro greco ci sono idee
discordanti, chi dice che serve per necessità tecniche o per poter
cambiare personaggio più velocemente; non ci interessa tanto che
intenzioni aveva il regista, bensì ci interessa la presenza obiettiva di tale
oggetto nella situazione teatrale, i dati del suo rapporto con il pubblico.
Le conseguenze teoriche non vanno escluse ma integrate, cioè la
maschera determina e distingue un personaggio, non serve a
nascondere; notiamo generalmente (sopratutto nella tragedia) che tale
essere è un eroe, un morto che viene fatto rivivere grazie a una situazione
rappresentativa, il mondo al quale appartiene è quello mitico, un mondo
di atti e azioni già compiute; la maschera non solo distingue il
personaggio, ma essa lo determina interamente.

12. Ri ette anche sul signi cato della parola latina “persona”, che
originariamente signi ca ‘maschera’, quella che l’attore porta sul volto, e
però si allarga a signi cati vicini:il personaggio, la parte; no a delineare il
ruolo e la funzione “persona regis, persona iudicis…” non vorrà più dire
l’oggetto maschera che rappresenta il Re, che rappresenta il giudice, ma
il Re e il giudice stesso, in quanto tali, cioè nella loro funzione distintiva.

13. Si arriva in ne all’abbandono della maschera, il Cristianesimo abolisce la


maschera non solo dalle manifestazioni religiose, ma anche dal teatro e
dagli spettacoli in genere, l’unica maschera teatrale che non viene abolita
è quella del diavolo, ormai la maschera è solo strumento diabolico. Prima
del Cristianesimo, già l’Ebraismo aveva bandito la maschera, perché la
divinità è occulta, non può essere vista; la divinità si manifesta agli ebrei
attraverso la scrittura, la scrittura prende il posto dell’immagine.

14. Se dunque prima la persona indossava la maschera, rappresenta l’essere,


identi candosi ad esso stabiliva la propria identità; ora la persona è senza
maschera di fronte all’altro uomo. Come potranno identi carla, come
potranno attribuirle un essere? Ora è dal suo proprio seno che la persona
deve esprimere l’essere identico a se stesso, l’identità a se stesso sarà
interna, l’individuo dovrà esprimere questa realtà nel rapporto con l’altro;
dovrà cioè adattare la realtà che egli comunica all’altro, alla realtà che è la
sua propria e la sua sola autentica. Quello che era stato oggetto di culto è
per noi oggi arte, la maschera ha segnato il nostro cammino dal culto
all’arte.

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