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Gli antichi segni del Battesimo e i percorsi spirituali del Graal

“Potete bere il calice che io bevo o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?” Mc 10,38

“Padre mio, se possibile, passi da me questo calice” Mt 26,39

“Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione


e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’Agnello” Ap 7,14

Merita un approfondimento il rapporto fra la complessa e profonda simbologia spirituale del battesimo
antico e la dimensione spirituale del Graal, in una sensibilità cattolica, mistica e mistagogica.
I segni rituali del battesimo sono:

1) l’acqua e i pesci
2) il sepolcro-immersione
3) l’unzione e l’olio
4) la nuova veste
5) la coppa dell’acqua
6) il nutrimento spirituale di Cristo (latte e miele)
7) il sale della nuova sapienza
8) le due vie
9) il sigillo
10) la luce
11) il versamento/libagione

Al di là del ricorrere simbolico e strutturale di questi segni/significati dell’iniziazione cristiana nei


romanzi del Graal (e citeremo alcuni esempi significativi) l’aspetto più rilevante riguarda la natura
stessa battesimale e sepolcrale dell’epos del Graal. Il Graal “nasce” quale fattore spirituale vivo e
vivificante non solo genericamente quale segno della Passione ma specificamente quale via di ascesi
mistica all’interno di una “spiritualità del Sabato santo”. Lo stesso Graal è un sepolcro in quanto
ricettacolo e coracle della presenza piena, viva e vera di Cristo. Oltre a ciò va meditata l’importanza
della sepoltura di Cristo nel triplice aspetto di a) via-passaggio dalla Passione alla Resurrezione b)
morte interiore trasfigurante e immedesimante in Cristo c) prova-sigillo dell’Opera di Cristo e fase
specifica di liberazione delle anime dei giusti dal regno delle tenebre e loro ingresso in Paradiso. La
fase del Sepolcro quindi non è una fase solo intermedia e accessoria rispetto alla Passione e alla
Resurrezione ma presenta una propria specifica dimensione ontologico-metafisica e misterica che è
inscindibile dalla spiritualità del Graal. Il sabato sepolcrale è il tempo del mistero, del silenzio, del
nascondimento, della seminagione di Cristo, tramite la Croce, nelle viscere della creazione, della
Redenzione dei mondi invisibili, della terra fatta deserta e desolata (ma una desolazione purificante e
pacificante) della sospensione/separazione che è in corso di riunificazione: Cristo nel Corpo e Cristo
nell’anima restano pienezza di Cristo, Dio e Uomo perfetto, come il Sangue di Cristo separato dal
Corpo di Cristo, vero Agnello di Dio sacrificato in olocausto, restano entrambi pienezza vera di Cristo
in attesa della Gloria del definitivo trionfo finale. Questa è e sarà per sempre la dimensione del Graal: il
silenzio della separazione e della prova in attesa della riunificazione trionfale, la custodia e la
testimonianza in attesa del ritorno, l’unzione-investitura per la rinascita. Come il Corpo di Cristo dorme
nel sepolcro ma resta santo, incorrotto e santificante, così il Sangue di Cristo che giace nel Graal resta
viva presenza divina. E se il Corpo di Cristo sarà di nuovo da Lui assunto e trasfigurato come corpo
glorioso nella resurrezione così il Sangue di Cristo nel Graal, pur restando, fisicamente ma non
spiritualmente, separato dal Risorto. Il Graal quale “estensione” di Cristo sulla terra, sempre partecipe
alla Sua Opera redentiva. E come il battesimo in Cristo è partecipazione alla “morte, sepoltura e
resurrezione di Cristo”, cioè alla pienezza e unità del mistero vivo di Cristo, e quindi consacrazione
triplice “regale, profetica e sacerdotale”, così’ il Graal è pegno e trofeo di Cristo, anticipo della Parusia,
germe del Regno di Cristo sulla terra, sigillo della “continuità” della presenza e opera di Cristo. Come
il seme va celato sottoterra e innaffiato così Cristo viene sepolto e la Croce è stata come quello
strumento ligneo usato dagli agricoltori per segnare il terreno e fare spazio al nuovo seme. La via del
Graal è la via che Dio indica a Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e, Longino: servire il Corpo di Cristo,
compiere la più pericolosa e la più santa delle sepolture, passare attraverso la più drammatica prova
della Fede, morire a se stessi imitando interiormente la Morte di Cristo, vincerei nemici spirituali,
vivere del nutrimento invisibile e celeste. Ecco perchè spesso il “paesaggio” del Graal è un paesaggio
silente, deserto, selvaggio, brullo, triste: la scena del Sabato Santo. Ecco perchè spesso ricorrono nei
romanzi graalici sepolcri, reliquie, tombe da liberare o traboccanti olio, tumuli santi o tenebrosi, stanze
chiuse, fontane misteriose, fiumi in cui si immerge, laghi sovraumani: segni del battesimo, cioè della
morte in Cristo: passaggio verso la vita nuova ed eterna. Così pure l’arrivo al Castello del Graal è un
passare attraverso le acque e dentro la terra, passaggio detenuto solo dal Re pescatore di anime: Cristo.
Solo mentre Cristo pesca il cavaliere, smarrito e pescato, riesce ad “entrare” dove verrà lavato, rivestito
e fatto riposare: il castello-sepolcro spirituale che dona l’investitura battesimale cristica, il nuovo essere
di luce e sapienza, la nuova veste del “battesimo del Graal” ! Dopotutto contenendo il Graal il Sangue
di Cristo, questo sangue, essendo divino e glorioso, può dispensare direttamente ogni sacramento! Nel
rito del Graal secondo Robert de Boron il pescatore Bron deve porre un pesce, cioè il segno del Corpo
di Cristo deposto, davanti al Graal, segno del Sangue versato-donato, e velare, segno del sudario della
Sindone, il Graal stesso sulla tavola. Ogni gesta è memoriale del Triduo pasquale, in particolare del
Sabato santo. Ecco inoltre il perchè del ricorrere di “letti” rituali e simbolici: ricordo e riattualizzazione
del Cristo deposto, e di bivii decisivi, corrispondenti alla struttura binaria del battesimo. Ecco perché la
costante attenzione narrativa sul tema degli alimenti e delle bevande. Ecco i profumi, gli unguenti, gli
aromi e le dolcezze, segno del servizio al corpo di Cristo e del giardino edenico di Giuseppe dove il
Cristo giardiniere riapre i cancelli del Paradiso e coltiva nuove terre. Il sentiero che porta al Graal è la
via dritta e stretta dei catecumeni! Nei primi secoli cristiani la via catecumenale durava più anni, ed era
arricchita e segnata da molteplici passaggi rituali, simbolici, ed esorcistici. Rispetto ad oggi il
Battesimo inglobava anche l’unzione cresimale e i riti della coppa di acqua e della bevanda di miele e
latte. Abbiamo già accennato ai tre “scrutini” quaresimali che corrispondono ai segni del pozzo cristico
di acqua viva, alla guarigione nella piscina sacra di Siloe (vivificata dallo Spirito santo) e alla
liberazione di Lazzaro dal sepolcro (segni connessi tutti e tre con il battesimo). Ciò non significa che
tutte le più rilevanti gesta graaliche siano esclusivamente una velatura-approfondimento del cammino
spirituale catecumenale (il chè sarebbe già comunque un grande tesoro spirituale tradizionale) ma
significa che la spiritualità del Graal e il relativo corretto “codice” interpretativo vada ricercato in una
progressione cristofanica e cristomimetica che trasforma la cavalleria umana in cavalleria spirituale
fino a giungere addirittura alla rinuncia alla cavalleria (come vi rinunciarono Giuseppe d’Arimatea e
Longino) per un servizio spirituale che sembra unificare le tre vocazioni cristiane: regali, sacerdotali e
profetiche. Così accadrà per Parsifall, Galvano, Boort e così si adempie perfettamente in Galaad, il cui
nome poi non a caso coincide con il nome di un Monte santo di Israele, importante per Giacobbe e per
Elìa e con l’omonima tribù guerriera di Israele. I cavalieri si riuniscono davanti alla Tavola rotonda
ogni giorno alle ore nove, l’ora in cui fu crocefisso Gesù. Altro topos: ogni volta che appare il Graal
appare una grande luce insieme a profumi, tuoni, lampi, e si ribadisce l’idea del nutrimento dell’essere.
Fenomeni ritualmente evocati nei riti battesimali (il cero nella fonte, il miele) e connessi con il
Battesimo e la Resurrezione di Cristo, ma anche con la morte di Cristo e i suoi segni terribili (tuoni,
terremoto e lampi). I profumi sono gli olii per la sepoltura del Cristo, come lo stesso significato riveste
l’olio per l’unzione battesimale e nel tale olio/profumo nel contempo rieccheggia la luce e la gloria
della Resurrezione (ciò anche nell’unzione guerriera della confermazione). Gli eroi arturiani devono
passare attraverso la morte mistica per vivere totalmente dentro il mistero battesimale e la chiamata ad
essere guerrieri di Cristo. Non solo: il Graal è quasi sempre accompagnato da ceri (segno battesimale) e
candelabri (segno del Tempio) i quali ricordano che la processione dalla deposizione al Sepolcro
avvenne quando già era sceso il sole. La processione del Graal quale rievocazione della processione del
Venerdì e del Sabato santo.
Un altro modo di vedere la storia e la missione del Graal si può configurare nel pensare alla
conversione dell’antica alleanza nella nuova alleanza. Il letto “meraviglioso” di Galvano nel castello
delle due regine richiama il Tempio di Gerusalemme e l’idea di Sacerdozio-Impero (i campanelli, i
carbonchi, l’avorio e l’ebano). Galvano vi svolge un ruolo cristico e rischia la vita. Quel letto sembra il
suo sepolcro. Ma ne esce vivo: ritorna vivo e glorioso da quella prova mortale, a imitazione di Cristo.
Ogni grande prova degli eroi arturani cambia lo stato della loro anima e la situazione della realtà
circostante: il letto periglioso è diventato ora una reliquia-trofeo pacifico, come il Sepolcro di Cristo.
Pure vi è concordanza fra la veste nuova e bianca del Battesimo e il bianco di Galaad e dei suoi
accompagnatori. Nei momenti essenziali della storia dominano sempre i colori bianco-rosso, i colori
del Sangue e dell’Acqua di Cristo, del Battesimo e dell’Eucarestia, del Corpo e della Morte, del
Sacerdozio e dell’Impero. L’eletto deve vivere questa separazione mistica, ad imitazione di Cristo. Solo
così la luce divina lo guiderà alla riunificazione gloriosa: della pietra, della spada spezzata, del Graal
con il suo custode e servitore. Bohor, dopo la visione di Cristo quale bianco pellicano, e dopo la prova
del castello indemoniato, trova ospitalità in un altro castello. Delle dame lo svestono e lo lavano (rito
battesimale) e poi lo rivestono di un mantello “scarlatto” figura di Cristo. Boor cristico vince la
tentazione e non mangia del banchetto mondano, ma si nutre solo di tre fette di pane e di acqua:
ennesimo segno battesimale nel numero tre e nel pane-corpo immerso nell’acqua. Se a tutto ciò (e gli
esempi potrebbero essere centinaia) aggiungiamo che i frequenti catechismi contenuti nei romanzi
graalici sono tutti catechismi sulla Passione di Cristo e tutti gli eroi attraversano prove mortali, anche
senza nemici fisici, appare chiaro come il Mistero di Cristo del Triduo Pasquale sia il motore centro
della storia del Graal e dei suoi cavalieri chiamati a servirlo e necessitanti di una via particolare alla
medesima iniziazione cristiana, nelle sue forme medioevali. Gli eroi infatti incontrano sempre traditori
e “castelli incantati”, cioè infestati dai demoni, e la loro ascesi insta non solo nello scegliere la via
giusto nei simbolici bivi , ma anche nel liberare (come in un esorcismo) le terre e le persone che sono
vittime del diavolo. Come Cristo liberò, durante il sabato santo, dal mondo infernale le anime dei
giusti, così gli eroi devono liberare, con la forza e grazia di Cristo, terre e feudi dalla tirannia di spiriti
maligni. E ancora: la “pulzella che mai mentì” dona il proprio sangue per la salvezza degli altri come
Gesù e viene poi sepolta nella nave sacra salomonica dove il suo corpo profuma. Il tema dei corpi e
delle tombe aromatiche rinvia immediatamente alla pulizia con unguenti profumati del Corpo di Gesù
e alle virtù del Suo Corpo stesso. Il Sepolcro quale nuovo Eden e quale nuova sorgente di vita eterna.
La separazione fra corpo e anima, cioè la morte, non arresta l’Opera redentiva di Cristo. Certamente il
carattere cristico, sabbatico e battesimale dei racconti del Graal non spiega tutto ma ci permette di
imboccare la via giusta per avvicinarsi al grande mistero velato dal racconto del Graal. Questo mistero
ha due connotati: è contenuto nelle parole segrete che Gesù risorto disse a Giuseppe d’Arimatea
quando lo visitò nella prigione, e riguarda il mistero della Trinità. “Allora verranno svelati per intero il
significato e la testimonianza della Santa Trinità” troviamo scritto nella versione di Robert De Boron. Il
numero tre domina ogni passaggio dell’itinerario spirituale verso e dal Graal, come pure il cammino
catecumenale e lo stesso battesimo era ripartito in tre fasi. La figura poi di Nicodemo, citata nell’epica
del Graal, colui a cui Cristo aveva detto “Ti assicuro che nessuno può entrare nel Regno di Dio se non
nasce da acqua e da Spirito” (segno dell’opera dello Spirito santo e del battesimo) appare ulteriore
segno di insegnamento sulla profondità spirituale del battesimo, come se i discepoli-cavalieri lo
dovessero vivere o rivivere consapevolmente, da adulti, o neoconvertiti. A Nicodemo poi la tradizione
attribuisce l’onore di aver tolto i chiodi e le spine con una tenaglia, aiutando Giuseppe d’Arimatea nella
deposizione. Nel Perlesvaus viene ritrovata proprio la tomba di Nicodemo! In Chretien il cervo servito
a Parsifall su tagliere d’argento e cavalletto d’ebano è figura di Cristo stesso deposto, ma questo non
basta ad illuminare l’eroe ancora impreparato interiormente. Nel Perlesvaus anche la cappella boschiva
di S.Agostino riveste un atmosfera cristianamente sacramentale e sepolcrale, così come l’immagine
della cappella in cui giace malato il “cavaliere fatto da sé”. Anche il tema giovanneo della spada che
decapitò il Battista, il cui possesso è necessario per entrare al cospetto del Re pescatore è tema che ci
riporta al battesimo, opera prima di Giovanni. Parimenti rinvia al battesimo il tema del cavaliere che
tiene la testa sul grembo della Dama, come nella scena in cui Lancillotto giunge al Castello del Re
pescatore. Ciò accade proprio sulla barca del Re pescatore. La scena è simile alla scena di Sigune nel
bosco, e ricorda ovviamente la Santa Madre che abbraccia Gesù deposto, oggetto di numerosissime
rappresentazioni di arte sacra. In Chretien è l’impossibile percorso che deve fare Perceval per entrare
nel Castello che manifesta il carattere sepolcrale dello stesso. Deve passare attraverso una “fenditura
nella roccia” e il tema della roccia cristica che dona bevanda e alimento è un topos del battesimo.
Anche qui Perceval riceve vesti nuove, come l’Ecce Homo, e una spada nuova a significare una nuova
investitura sacramentale-guerresca. Domina la scena la luce, il fuoco e le colonne di bronzo, come nel
Tempio, come nella simbologia battesimale. Anche quando Galvano andrà dal Re pescatore nel
Perlesvaus la stanza interna del castello è il Tempio di Dio, illuminato direttamente da Lui come nella
visione dell’Apocalisse, e il Re giace ai piedi della Croce come Cristo deposto. E la stanza è non solo
inondata di luce ma anche ricca, edenicamente, di erbe e fiori, vera Terra promessa. E’ ora opportuno
ricordare sue prodigiose fontane-sorgenti, segni del battesimo e del sepolcro di Cristo, che compaiono
nei romanzi graalici: una nel misterico Castello dei quattro corni dove giunge Perlesvaus, e una in un
bosco contemplata da Galvano. La prima è ricca di segni spirituali: esseri vestiti di bianco, luce,
giovinezza sovraumana, colonne d’oro, corni di bronzo che vengono suonati: sembra un Tempio
spirituale. La sala è ricca di tende come il Cenacolo, è uno spazio sacro in cui domina una corona aurea
incatenata ed elevata. E’ segno del Regno di Cristo sulla terra, già splendente ma ancora ostacolato? Il
luogo mistico è abitato da monaci e cavalieri bianchi che conobbero Giuseppe d’Arimatea prima della
crocefissione di Cristo! In questo Castello-Tempio-sorgente dovrà tornare Perlesvaus con il Graal a
conclusione delle gesta. I commensali del castello sono asceti di Cristo e viene dato rilievo al lavaggio
delle mani su un bacile aureo. Questo luogo appare come l’archetipo del Castello del Graal, oltre ad
essere sede di una confraternita di iniziati. In sintesi: si tratta del Paradiso terrestre! Non tutto è
spiegabile: l’immagine del cavaliere armato e vivo dentro un recipiente di vetro resta enigmatica. La
seconda fonte cristica appare ancora più misteriosa, e sacramentale. Dentro una foresta selvaggia
appare una fontana marmorea, aurea e gemmata con colonne e statue. Vi domina in centro un bacile
d’oro. Una statua si immerge nell’acqua. Un chierico prende dell’acqua dal bacile sospeso e la versa in
un proprio contenitore, dopo averlo lavato. Poi arrivano tre Dame velate con tre coppe: vino, acqua e
carne, e le versano nel bacile e se ne vanno. Chiaramente si sta compiendo un rito sacramentale a cui
Galvano non accede in quanto non degno. Il bacile contiene l’alimento per il Re-cavaliere ferito.
L’eremita successivamente dirà a Galvano che la fontana riguarda i “misteri del Salvatore”, segreti per i
più. Il battezzato riceve il nutrimento di Cristo e l’offerta sacramentale soddisfa Cristo stesso. Questa
misteriosa immagine è accostabile ai riti alimentari del battesimo antico e al rapporto battesimo-
eucarestia. Tutta la mentalità dei racconti del Graal è una mentalità sacramentale, dove domina
l’azione dello Spirito Santo, protagonista del giorno del Sabato Santo e motore dei “segni” e dei
sacramenti. L’importanza del sepolcro è tale che S. Bernardo scrisse nella sua “Lode della nuova
milizia” :”Tra tutti i luoghi santi e degni di amore il Sepolcro ha il primo posto”. E ancora, citando
Isaia: "E vi sarà in quei tempi la radice di Iesse, eretta come insegna dei popoli, ad essa le genti si
volgeranno e il suo sepolcro sarà glorioso”. S. Bernardo predica il Sepolcro di Cristo quale Casa e
Sorgente di sapienza, dolcezza, contemplazione e senso dell’obbedienza a Dio, tappa essenziale di un
itinerario ascetico-spirituale additato ai Templari quale via da percorrere.

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