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Scuola nazionale AICS per la formazione degli istruttori di sopravvivenza
Manuale di sopravvivenza
La prima esperienza di sopravvivenza l’ho vissuta all’età di 18 anni e ci finii dentro per la
ragione banale che dovevo dimostrare ai miei compagni di campeggio che non avevo
paura. Come capitava da almeno dieci anni, stavamo trascorrendo la vacanza estiva a
Sapri, da sempre senza genitori e in campeggio, arrangiandoci con pochi soldi e senza le
comodità del “camping” che, per noi, sarebbero arrivate molti anni dopo.
Una mattina trovammo il mare molto agitato a causa del cattivo tempo della notte, le onde
arrivavano sulla spiaggia con scoppi assordanti; di solito in giornate come questa
avremmo fatto il bagno giocando con le onde come fanno tutti i ragazzi, quella mattina
però decidemmo di andarci a tuffare dagli scogli. Il posto da noi frequentato aveva una
sola spiaggia che si presentava come una grotta alta cinque metri e profonda una decina;
per potervi accedere bisognava entrare in acqua da uno scoglio liscio che digradava in
mare per un paio di metri e poi nuotare per una ventina di metri costeggiando gli scogli.
Con il mare calmo era un bel gioco arrivare fino alla spiaggia e comportarci da naufraghi,
ora le onde erano talmente alte che sembrava impossibile l’accesso alla spiaggia, che non
riuscivamo neppure a vedere, e lo scoglio affiorava ogni tanto dopo una serie di onde.
poterci tuffare; poi, osservando la serie di onde, capimmo che avevano un ritmo ciclico e
calcolammo che ogni sette onde trascorreva circa un minuto con il mare più calmo con
ondine di risacca. Decidemmo che il gioco di quella mattina sarebbe stato il saltare dallo
scoglio nell’intervallo di calma e nuotare il più lontano possibile per non essere scagliati
contro le rocce e poi raggiungere la spiaggia dove ci saremmo riuniti; per il ritorno
Ci preparammo e alla settima onda diedi il via e mi tuffai; mi girai per controllare gli altri
e scoprii che la paura li aveva incollati allo scoglio; ebbi un momento di esitazione e gridai:
“forza tuffatevi, avanti!” poi nuotai per guadagnare il tempo perduto e arrivai alla
spiaggia quasi senza fiato; mi trascinai nel fondo della grotta per stare all’asciutto e
indispettito mi girai convinto che qualcuno mi avesse seguito. Non c’era nessuno, ma
un’onda enorme si stava caricando in lontananza. Calcolai che ce ne sarebbero state sette e
tutte di quella grandezza prima di potermi di nuovo buttare in acqua per nuotare verso lo
scoglio. Ebbi paura e pensai che mi ero messo davvero in una brutta situazione. Diedi uno
sguardo intorno alla ricerca di una via di scampo. La grotta finiva dopo dieci metri con
rocce appuntite e il soffitto in fondo si abbassava come un sacco; il fondo era formato da
sassolini e conchiglie che graffiavano i piedi; entrare in acqua era impossibile perché tra
un’onda e l’altra la risacca era talmente forte da trascinarmi verso l’onda successiva che mi
Una fugace occhiata intorno mi consentì di vedere una nicchia a due metri da terra sulla
destra della grotta, grande abbastanza da contenermi rannicchiato; la prima onda era
ero ormai convinto che mi avrebbe trascinato via dopo avermi sbattuto sul fondo. Mi
boato dell’onda che stava entrando nella grotta. Puntai i piedi e schiacciai la schiena contro
il muro fatto di spilli di roccia. Il rumore durò un’eternità e la forza dell’acqua cercò di
Pensai che potevo sfruttare la forza della risacca nuotando verso la salvezza e appena
l’acqua cominciò a defluire, saltai fuori dal buco e mi tuffai nella risacca nuotando come
un forsennato per arrivare allo scoglio e sfruttando la forza dell’onda risalii verso la
strada; la seconda onda si infrangeva già sugli scogli dietro di me, quando mandai a quel
sanguigno sale, imponendo al cuore di contrarsi con più forza aumentando, ad ogni
un pericolo o dalla solitudine, che ci procura paura, vi sarà un aumento della frequenza e
della profondità del respiro. Il battito cardiaco aumenta trasportando più sangue e di
sangue viene trasportato verso la superficie esterna del corpo per essere raffreddato. Ciò
dura poco anche se abbiamo un buon allenamento alla corsa, e esaurite le energie residue,
l’acido lattico2 si accumula nei muscoli e l’organismo giunge allo sfinimento non avendo
resistenza, si riuscirà a coprire distanze più lunghe mantenendosi più vigili e attenti.
1 L’emoglobina è una molecola globulare composta di quattro sottounità. Ciascuna di queste a sua volta è
composta di un eme (che dà il colore al sangue) legato a una globina polipeptide. Al centro dell’anello
dell’eme si trova un atomo di ferro al quale si lega l’ossigeno. Quando l’eme è legato all’ossigeno,
l’emoglobina è di colore rosso scarlatto. Questo spiega il colore del sangue arterioso a differenza del colore
del sangue venoso che è blu violaceo, noto anche come ciano da cui cianotico per indicare il colore delle
labbra o delle estremità nei casi di scarsa ossigenazione (soffocamenti, congelamenti ecc.). La vivace
colorazione rosso ciliegia del sangue indica un avvelenamento da ossido di carbonio, condizione nella quale
le molecole di ossido di carbonio prendono il posto dell’ossigeno al centro dell’emoglobina.
2 Acido lattico è un composto chimico che svolge un ruolo rilevante in diversi processi biochimici;
sottoprodotto dell’attività anaerobica dei muscoli. Da questi si riversa nel sangue raggiungendo cuore e
fegato e i muscoli inattivi, dove viene riconvertito in glucosio. Durante un esercizio fisico intenso e
prolungato, i muscoli possono produrre più acido lattico di quanto gli organi e i muscoli inattivi riescano a
metabolizzare; in questo caso, la concentrazione nel sangue aumenta fino a non poter più essere smaltito nei
muscoli inattivi. Si presentano allora i noti effetti di affaticamento e incapacità allo sforzo, talvolta
accompagnati da bruciore o dolore.
Il meccanismo che consente a qualsiasi essere vivente di attivare le contrazioni muscolari è
cellula, il carburante biologico sia dei batteri che dei mammiferi o dei pesci. E’ composto
da una testa di adenosina3 e una coda formata da tre fosfati, che sono uniti da legami
chimici con forte carica energetica. La separazione dei fosfati rilascia l’energia
immagazzinata nei legami chimici, che è disponibile, solo per la metà, per le contrazioni
muscolari, il resto viene trasformato in calore spiegando così perché quando si corre ci si
scalda tanto. Quando uno dei fosfati dell’ATP viene rimosso, si forma l’ADP,
l’adenosindifosfato4.
L’ATP immagazzinato nei muscoli è sufficiente per pochi secondi di contrazioni intense,
per cui deve essere continuamente rinnovato aggiungendo un fosfato alla molecola ADP.
in gran quantità nei muscoli. A differenza dell’ATP non può essere utilizzato dai muscoli
Il volume di fosfato di creatina è sufficiente per diversi secondi di esercizi intensi per cui
esaurita la scorta, l’ATP viene sostituito dal metabolismo dei carboidrati e dei grassi. Nei
muscoli è presente una limitata riserva di carboidrati, sotto forma di glicogeno6 nella
percentuale dell’1 o 2 per cento della massa muscolare e ciò consentirebbe in media
3 Adenosina è un nucleoside composto da una molecola di adenina legata ad un ribosio attraverso un legame
glicosido. Riveste un ruolo fondamentale nei processi biochimici del trasferimento di energia nel passaggio
da ATP ad ADP.
4 Adenosindifosfato ADP è un nucleoside che deriva dall’adenosintrifosfato – ATP - per perdita di un
interviene per soddisfare le richieste del meccanismo anaerobico alattacido che è quel meccanismo
energetico che si attiva appena inizia uno sforzo muscolare intenso. Tale processo prevede una sola reazione
chimica e consente di avere una disponibilità immediata di energia. La creatina fosfato è sintetizzata a riposo
nel muscolo scheletrico associando ad una molecola di creatina una molecola di fosfato inorganico.
6 Glicogeno è un polimero del glucosio. E’ conservato nel fegato e nei muscoli scheletrici. La sua biosintesi è
diretta da tre enzimi attraverso un processo energeticamente sfavorito. Al momento del bisogno va incontro
ad una demolizione per produrre glucosio, altre volte è lo stesso glucosio che può risultare in eccesso e viene
stipato sotto forma di glicogeno.
mezz’ora di intensa attività muscolare, poi bisogna far ricorso al glucosio7 e ai grassi
presenti nei depositi della riserva del fegato e nei tessuti adiposi.
I grassi sono metabolizzati grazie all’ossigeno, i carboidrati sono scomposti sia per via
aerobica e quindi utilizzando ossigeno, sia per via anaerobica cioè senza ossigeno. Il
metabolismo aerobico non fornisce energia con la stessa rapidità di quello anaerobico.
Dunque i grassi non sono una fonte immediata di energia come il glicogeno o il glucosio.
Ossigeno
Un uomo di 80 chili, con poco allenamento consuma, a riposo, quasi un litro di ossigeno
ogni 3 minuti; durante un’ attività sportiva la sua necessità di ossigeno aumenta di più di
dieci volte. Lo stesso uomo, allenato, ha invece bisogno di venti volte la quantità di
ossigeno in un’attività sportiva intensa. L’aria assorbita dai polmoni viene trasferita ai
tessuti dal cuore e dal sistema circolatorio; se il cuore non pompa con il ritmo e la forza
Il cuore per far fronte alle richieste dei muscoli in attività, aumenta la frequenza delle
conseguenza aumentando il livello del sangue pompato ad ogni battito. Il cuore di una
potenza della pompata è maggiore, un cuore allenato pompa più sangue con minor
La stessa attività sportiva, praticata ad alta quota, può provocare seri problemi, soprattutto
7Glucosio è un carboidrato importante perché usato come fonte di energia dagli animali e dalle piante. E’ il
principale prodotto della fotosintesi ed è il combustibile della respirazione. Attraverso una serie di reazioni
catalizzate da enzimi, viene ossidato fino a formare biossido di carbonio e acqua; l’energia prodotta da
questa reazione viene usata per produrre molecole di ATP
All’interno della cellula, l’ossigeno viene bruciato, assieme ai carboidrati, per produrre
energia. Le cellule dei tessuti muscolari, che compiono maggior quantità di lavoro,
Messner nel 1978 raggiunse gli 8848 metri dell’Everest senza l’aiuto dell’ossigeno
dell’alpinismo come sport, e la sperimentazione medica fecero conoscere meglio gli effetti
intermedia poteva ridurre di molto, se non annullare, gli effetti della rarefazione dell’aria.
Il 29 maggio 1953, quando Edmund Hillary scalò per la prima volta l’Everest, si pensava
che senza ossigeno non sarebbe mai stato possibile anche se un fisiologo aggregato alla
spedizione aveva sostenuto che solo uomini eccezionali avrebbero potuto compiere
l’impresa senza ossigeno e a conferma di ciò alcuni alpinisti preparatissimi avevano già
ossigeno.
siamo allenati per anni a sopportare la fatica con la corsa in tutte le sue espressioni, in
partiti da casa alle quattro del mattino per raggiungere montagne di altezza superiore ai
3500 metri e tornavamo a casa alle 5 del pomeriggio. Può sembrare poco faticoso, ma si
deve considerare che la quota della mia città è di cento metri sul livello del mare e per
raggiungere la montagna impiegavamo in media due ore; per cui alla fine della giornata
avevamo immagazzinato 4 ore di auto, 7000 metri di dislivello tra salita e discesa e il tutto
controllare.
Ora so invece che la paura è utile perché mi prepara ad affrontare la situazione con la
Concentratevi sul plesso solare per alcuni minuti controllando la respirazione e inviate
verso le estremità di gambe, braccia e faccia il calore che sentite dentro: vi rilasserà molto.
Gran parte della tecnica della sopravvivenza è basata sull’utilizzo delle risorse che si
creare danni ai boschi e alla fauna; e alcune pratiche per il procacciamento di cibo sono
proibite.
è necessaria per sviluppare le dovute risposte. E essere in grado di individuare tali segnali
di avvertimento è una condizione per agire in modo razionale dove altri sono
sconclusionati e inconcludenti.
La paura è la risposta naturale ad una situazione minacciosa ed è il modo con cui il nostro
evita comportamenti irrazionali; ecco perché non serve negare la paura, ma bisogna
comunicarla agli eventuali componenti del gruppo poiché la gestione congiunta consente
Alcune reazioni alla situazione di paura sono il congelamento della minaccia, in modo da
non percepire la situazione come grave; oppure si diventa iperattivi il che significa che il
coinvolgimento è talmente forte che il cervello non funziona in modo razionale; oppure ci
Oltre alla paura, altri sentimenti negativi per sopportare una lunga situazione di
sopravvivenza sono la noia e la solitudine; e una e l’altra sono legate. Mi è capitato spesso
di sorprendermi a canticchiare più per sentire una voce che per il piacere del canto;
Altrimenti bisogna trovarsi qualcosa da fare; se non lo avete fatto, fate un programma
E’ probabile che siate costretti a camminare per molti giorni e in condizioni difficili con
inevitabile sofferenza.
Alcuni di voi potrebbero in questo caso essere costretti a fatiche prima sconosciute, se
avete la responsabilità del gruppo è necessario tenere un ritmo costante e costringere tutti
a mantenere il ritmo sul passo del più debole. Se avete un gruppo numeroso, superiore a
Provate a pensare positivo a causa di ovunque, anche nel contesto di una forte stanchezza.
• Coltellino
• Accendino – fiammiferi impermeabilizzati
• Esca per accendere il fuoco
• scatoletta per pescare
• Bussola
• compresse per depurazione
• Ago e filo
• Compresse energetiche
• Seghetto tascabile
• Sapone
• Carboncino – kit per mimetismo
• insetticida
• Borraccia
• Sacchetto di plastica
• Thermos
• Torcia elettrica (se è di grandi dimensioni , può fungere da porta oggetti piccoli e la
lampadina può essere utilizzato come galleggiante per la pesca)
• batteria
• medicinali e kit di pronto soccorso
• Orologio analogico
• Posate
• Stringhe di riserva
Costruire utensili
Con piccole forcelle di legno di ginepro è possibile costruire una forchetta a due rebbi
E’ anche possibile con il coltello assottigliare due bastoncini da usare per prendere pezzi di
cibo.
poi avvolgetelo ad imbuto e chiudete i due bordi con un bastoncino alla cui estremità
Tagliare il 3 stecche di pino fresco due di lunghezza pari al vostro braccio dalla mano alla
spalla, l’altro lungo come la distanza dalla punta delle dita al gomito.
Gli spallacci potete costruirli utilizzando corda più spessa e la protezione per le spalle sarà
Il carico viene fissato sul bastino avvolto in una coperta o una giacca e fissato con dei
cordini.
Con pezzi di pelle o cuoio o abiti rovinati si possono costruire dei calzari di emergenza.
legandoli intorno alla caviglia con dei cordini. Potrete camminarci e riparare il piede dal
freddo.
Per proteggere la piante del piede si possono utilizzare pezzi di copertone d’auto sagomati
appoggiandoci il piede già fasciato e segnando la sagoma che poi sarà tagliata di misura.
Si praticheranno dei fori in cui far passare i cordini per legarlo alla caviglia.
In alternativa si può usare corteccia di betulla o di ciliegio magari a più strati per renderla
più resistente.
Se non avete calzini potete utilizzare dell’erba o fasciare il piede con fazzoletti o altro
Si possono costruire aghi per cucire utilizzando frammenti di ossa, fili elettrici di grosso
calibro
In alternativa agli si possono usare le racchette da neve, per la cui costruzione dovete
La parte più stretta di doghe non dovrebbe essere più spessa di una matita.
Scortecciate le bacchette e unitele in punta legandole con un cordino; in coda le unirete con
Al centro userete altri due traversi legandoli alle bacchette in parallelo tra loro due in
modo che la prima stia sotto le dita del piede e la seconda sotto il tallone.
Con gli sci e i bastoncini – con pali lunghi due metri e mezzo e due traversi da 60 cm.
attività necessarie in una situazione di emergenza; e del resto nessuno di noi porta
Pertanto è utile sapere che in natura vi sono fibre, radici, filamenti di corteccia che possono
Per migliaia di anni la parte interna della corteccia del tiglio è stata utilizzata per
intrecciare delle corde poiché le sue fibre sono resistenti e sono utilizzabili senza alcuna
noiosa preparazione.
La radice di betulla e di abete rosso è molto facile da intrecciare così pure per le radici di
erica e mirtillo.
Una radice sottile di betulla e abete rosso può essere anche una buona
I materiali più resistenti, utilizzabili in quasi tutte le situazioni di nostro interesse sono
I tendini sono stati usati dall’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra, ma ha anche usato
strisce di pelle per intrecciare corde, schegge d’osso per fare raschiatoi per pulire le pelli o
queste indicazioni;
Dopo la raccolta, togliete le foglie e mettete a bagno i gambi per un giorno, schiacciate i
gambi con una pietra; appendete la massa di fibre ad asciugare. “pettinate” con un pettine
a denti larghi o se non lo avete, con un pezzo di legno con chiodi piantati in verticale ad 1
cm di distanza; con questo lavoro si otterrà una serie di filamenti che dovranno essere
Si possono anche usare filamenti di radici di piante reperite in zone umide; in ogni caso
Una volta recuperati i filamenti, se non si usano subito, vanno tenuti in ammollo; in caso
di uso futuro, potete avvolgerli in matasse e risposti al buio. Per utilizzarli da secco
Nel kit dovete sempre avere pastiglie per potabilizzare l’acqua o una fiala con amuchina
che con una goccia vi permette di avere un litro d’acqua priva di germi e batteri.
Un adulto ha bisogno di norma circa 2,5 litri di liquidi al giorno, inoltre il calore, il lavoro
o il camminare per molto tempo sotto il sole fanno aumentare notevolmente il bisogno
La maggior parte dei laghi e torrenti, soprattutto in zone montane e lontane da città hanno
visibilmente inquinati è di controllare cha a monte per una distanza di almeno 600 metri
non vi siano insediamenti umani, attività agricole o industriali. Ciò garantisce la potabilità
dell’acqua; non prendiamo neppure in considerazione l’ipotesi che l’area sia inquinata per
altre ragioni e sta a noi controllare che la pozza non sia una discarica o che non vi siano
scarichi chimici o che non vi sia un abituale scarico di rifiuti. Se ciò fosse, non bevete
quell’acqua.
Seguendo una traccia di animali si può arrivare all’acqua e magari dopo approfittare per
posizionare una trappola o aspettare la sera per studiare il modo di catturare una preda.
Quando si raccoglie la neve per fonderla bisogna da tenere a mente che lo strato
superficiale contiene residui di tutto ciò che viene trasportato dal vento. Quindi scavate e
trovare acqua e cibo in breve tempo, potete anche farne a meno; ma se dovete passare un
se camminate.
Sciogliete la neve con dentro aghi di pini e lasciate a bollire per qualche minuto. Avrete un
Esistono molti tipi di coltello, nati da specifiche richieste e testati in ogni situazione è il
primo strumento utilizzato dall’uomo per la sopravvivenza: per cacciare, per tagliare, per la
guerra.
Esistono coltelli utilizzati da reparti speciali nelle situazioni più estreme e coltelli nati da
1
scarpone o sull’avambraccio o alla cintura senza alcun problema nei movimenti.
pinza e tronchesino.
Mi è servito diverse volte per tagliare corde e rami appuntiti in situazioni di equilibrio
precario e quando potevo utilizzare solo una sola mano, per il fatto di essere aggrappato alla
roccia o ad un ramo.
2
Per la sua caratteristica di poter
adeguato esercizio.
Per l’uso più impegnativo, sempre nello zaino, porto un machete brasiliano, lama di 30 cm,
manico in gomma dura che io ho coperto con un cordino di canapa antiscivolo e utile anche
come lenza per la pesca, per preparare trappole e per altri utilizzi in sopravvivenza.
Il fodero in cuoio mi permette di legarlo alla cintura. Lo uso per tagliare o abbattere piccoli
alberi per il fuoco o per costruirmi il letto, il riparo, una lancia e cose varie.
I coltelli possono essere distinti per la lama fissa o la lama retrattile o pieghevole. Ormai tutti
i coltelli professionali hanno un sistema di sicura che blocca la lama quando è aperta per
a coltello "chiuso" la lama scompare tra le due guancette del manico ed è in posizione di
riposo.
oppure costruita in un solo pezzo, lama e manico e questo può essere coperto da plastica,
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legno, o altro materiale. Si chiama GUARDIA la rifinitura, di solito in ottone, posta tra il
manico e la lama e che in alcuni coltelli apribili, come gli Opinel, può essere utilizzata come
Per questo li consigliamo a chi vuole avere a disposizione uno strumento di lavoro, adatto a
qualsiasi utilizzo e soprattutto affidabili; ovviamente i costi sono commisurati alla tecnicità
del prodotto
Exagon
4
Defender
Folgore
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Col Moschin
FODERI
CUOIO
E' il materiale più tradizionale e si trova nelle due classiche colorazioni, nero e marrone, da
NYLON:
E' il materiale sintetico che si si pone come ottima alternativa al cuoio soprattutto per la sua
praticità.
CORDURA:
E' una fibra di nylon molto resistente, che ben si adatta a questo tipo di utilizzo.
ZYTEL:
E' un materiale costituito da nylon e da fibra di vetro; è molto resistente e allo stesso tempo
leggero.
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KYDEX:
resistente; la sua rigidità permette una perfetta aderenza del coltello alle pareti del fodero e
SISTEMI DI BLOCCAGGIO
Quando si desidera utilizzare il proprio coltello tascabile, si deve portare la lama nella
posizione di apertura fino a che si sente un scatto, che ci segnala che è entrato in funzione il
meccanismo di bloccaggio, in tal modo si può utilizzare il coltello senza il timore che la lama
innanzitutto sbloccarlo, per poi riportare la lama nella sua posizione di riposo tra le due
guancette. Vi sono vari tipi di sistemi di bloccaggio e vi riportiamo di seguito i più comuni.
BACK LOCK
è il più tradizionale dei sistemi di bloccaggio ed è posizionato sulla parte inferiore del
manico, dalla parte opposta rispetto alla lama; per sbloccare il coltello bisogna spingere con
FRONT LOCK:
è insieme al precedente il sistema più tradizionale; è posizionato nella parte superiore del
manico e per sbloccare il coltello bisogna spingere con il pollice verso l'interno e
accompagnare la lama.
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LINER LOCK
è un sistema ormai molto diffuso per la sua facilità e sicurezza dovendo semplicemente
spingere con il pollice lateralmente; con questo sistema si introduce la chiusura del coltello
MANICI
Da sempre il manico è parte integrante del coltello e lo caratterizza non solo da un punto di
materiale naturale, come il legno o il corno animale; poi ci sono i manici in plastica, gomma,
alluminio, acciaio. Ma oggigiorno materiali sintetici di alta qualità si sono accostati a quelli di
MICARTA:
Composto di lino o di carta con una resina, dotato di peso leggero, durabilità e buon aspetto
visivo.
FIBRA DI CARBONIO:
Composto di fibra di grafite con una resina, dotato di leggerezza e di alta resistenza.
ZYTEL:
KRATON:
G10:
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TITANIO:
Metallo non ferroso, dotato di elevata capacità di tensione, resistenza alla corrosione e
leggerezza.
LAMA
La lama è ovviamente la parte più importante del coltello e si differenzia per l'acciaio usato,
per la forma e per l'affilatura. Si è sempre alla ricerca di acciai nuovi e di linee più innovative.
Stainless Steel indica genericamente un acciaio appartenente alla famiglia degli acciai
resistenti alla corrosione, questi materiali non sono completamente resistenti alla corrosione
Ogni altro componente della lega con le sue caratteristiche, sia negative che positive,
conferisce all'acciaio una determinata proprietà. Le varie leghe Fe-C o, se preferite, i vari
acciai, si differenziano gli uni dagli altri dalla percentuale dei vari componenti in essi
contenuta. Ecco alcune caratteristiche dei metalli che si legano agli acciai.
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Nello scegliere l'acciaio appropriato per un coltello, durante la fase di progettazione, bisogna
prestare particolare attenzione a quali caratteristiche si vogliono attribuire alla lama, ovvero alla
sua specifica destinazione d'uso, essendo consapevoli, talvolta, di dover fare dei compromessi;
mentre. una presenza elevata di carbonio allunga la durata del filo della lama, allo stesso tempo
rende più difficile l'affilatura; l'acciaio ATS-34 di gran successo per le sue ottime prestazioni, ha
una bassa percentuale di nickel e quindi può arrugginire se non è tenuto perfettamente pulito e
periodicamente oliato.
Consigli di manutenzione
La durata di una lama varia in base materiale con il quale è costruito; un coltello al carbonio dà
olta affidabilità, ma è meno resistente alla corrosione e alle alte temperature, ma è anche molto
elastico, per cui lo si può usare quasi come un chiodo da arrampicata; così dicasi per gli altri acciai.
La differenza ovviamente è fatta dalla cura e dalla manutenzione che prestiamo all’attrezzo, oltre
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Personalmente ho sempre tenute pulite le lame dopo il lavoro usando detergenti per acciai; prima
lavo la lama sotto l’acqua corrente; poi uso il detergente. Infine, una volta asciugata, la cospargo
Ogni volta che devo usarla, la affilo con molta delicatezza su una mola a grana fine, facendo molta
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ACQUA
FONTE DI VITA
PREFAZIONE
REGOLE GENERALI
Prima di parlare delle cose che si possono fare per trovare l’acqua vorrei
soffermarmi su quello che invece non bisogna MAI bere, anche se ci si trova in
situazioni di sopravvivenza estreme (alcune sono sinceramente abbastanza
ovvie altre meno):
Bevande alcoliche: In clima freddi, bere alcol, all'inizio può dare un senso
di calore ma successivamente si ha un raffreddamento corporeo più
intenso di quello che si aveva prima di bere. In clima caldi, invece,
disidrata il corpo. Bere alcol inoltre diminuisce anche le capacità mentali
e motorie.
Acqua del mare: contiene troppo sale, in caso di mancanza d'acqua si può
resistere più a lungo restando senza bere che bevendo acqua di mare
poiché l'acqua salata disidrata e provoca danni ai reni.
Acqua stagnante di stagni, pozze senza prima averla filtrata e fatta bollire;
Ghiaccio o neve (faremmo consumare inutilmente del calore prezioso al
nostro corpo, meglio scioglierla in un pentolino o in assenza di fuoco
metterla in un recipiente scuro sotto il sole)
Acqua sporca con schiuma e bolle e dall'odore nauseabondo (direi che
questa è più ovvia)
Sangue: può causare diarrea, infezioni, problemi gastro-intestinali o altri
problemi al metabolismo (può sembrare ovvio ma qualcuno la pensa
diversamente)
Di seguito vi sono alcuni metodi per poter ottener l’acqua in situazioni difficili:
LA PIOGGIA
Si può raccogliere l'acqua piovana in recipienti puliti (più ne avete più acqua
potrete raccogliere). Potete utilizzare come recipiente qualsiasi cosa che sia
in grado di trattenere l'acqua (cortecce o grosse foglie, noci di cocco,
sacchetti di plastica, indumenti impermeabili e così via...). Se l'acqua
raccolta è sporca è necessario bollirla o purificarla prima di berla.
Per raccogliere l'acqua piovana potete legare una maglietta o un pezzo di
stoffa ad un albero, in modo che l'estremità del panno pendi verso un
qualsiasi tipo di contenitore.
Potete legare un panno assorbente appena al di sopra delle scarpe per
raccogliere l'acqua piovana nell'erba.
Potete fare una buca e distendere sopra ad essa un grosso telo impermeabile
creando un bacino per raccogliere l'acqua della pioggia.
Oppure potete tamponare con un panno una superficie bagnata e poi strizzare
il contenuto in un pentolino.
Mammiferi
La maggior parte degli animali da pascolo non dista molto da punti di
abbeveramento, devono bere all'alba e al tramonto;
Piste convergenti di solito, portano a pozze o fiumi, seguitele scendendo i
pendii;
I predatori non sono buon indicatore di acqua, essi acquistano liquidi dal
sangue delle loro prede.
Uccelli
I mangiatori di granaglie, piccioni e fringuelli per esempio, non si spostano
mai molto distanti da fonti d'acqua, anche loro bevono all'alba e al tramonto;
quando volano dritti e bassi, si stanno dirigendo verso cibo o acqua. Quando
tornano dalla fonte, si fermano di ramo in ramo riposandosi, colmi d'acqua.
Gli uccelli d'aqua e predatori non bevono frequentemente e quindi non sono
buoni indicatori.
Insetti
Le api sono ottimi indicatori; si allontanano al massimo 6,5 km dai loro favi.
Le formiche dipendono dall'acqua, molte volte, quando marciano in colonna,
si dirigono verso scorte d'acqua. Le mosche non si spostano mai ad una
distanza maggiore di 90 metri dall'acqua; attenzione però, molte volte questi
animali "frequentano" pozze d'acqua insalubri, per l'essere umano.
Rettili
Non sono buoni indicatori, ma contengono al proprio interno parecchi
liquidi. Il sangue, in special modo, è particolarmente apprezzato in molte
regioni dell'asia centrale.
Uomini
Le piste nella sabbia o i sentieri, spesso portano a pozzi o oasi; ricordate di
non inquinare una pozza limpida e di lasciarla in modo che anche chi venga
dopo possa usufruirne.
SCAVA SCAVA
LA DISTILLAZIONE
Con questo sistema in 24 ore si possono ottenere dai 0,5 litri ai 2 litri
d'acqua. Facendo più buche anche di più.
Scavare una buca profonda e larga circa 1 metro, porre al fondo un
recipiente con un tubicino che esce fuori dallo scavo (la cannuccia servirà
per evitare di smontare tutta l'attrezzatura ogni volta che si vuole consumare
l'acqua, tuttavia se non si possiede un tubicino se ne può fare anche a meno).
Riempire il fondo della buca con vegetazione ricca di contenuto acquoso
(foglie umide...). Coprire con un telo (ca. 2X2 m) in nylon o plastica
bloccandolo ai lati con terriccio e pietre in modo da non far passare aria.
Infine, si fa assumere al telo una forma concava ponendo al centro un sasso.
Il depuratore funziona sia di giorno che di notte e produce acqua distillata
poichè la temperatura all'interno della buca si alza e il vapore prodotto dalla
vegetazione si attacca al telo che è più freddo e la condensa scivola nel
recipiente sottoforma di goccioline.
Questa operazione va bene anche per l’acqua marina e prende il nome di
dissalazione.
L'acqua distillata non ha sapore. Travasarla da un recipiente all'altro o
mescolare velocemente per arricchirla di ossigeno e renderla più gustosa.
Mai bere acqua di mare direttamente, il sale che contiene, a lungo andare,
può anche portarci alla morte; è tuttavia possibile farla bollire e raccogliere il
vapore generato dall'ebollizione con i propri vestiti per poi strizzarli o con un
telo impermeabile o un sacchetto di plastica; esistono comunque sostanze
atte a desalinizzare l'acqua marina.
CONSIGLI UTILI
Dove bevono gli animali, l'acqua è sicuramente innocua anche se non c'è
la sicurezza che sia potabile.
Masticando un filo d'erba o succhiando un sassolino umido si può
alleviare il senso di sete per un po' di tempo.
Se non avete almeno un litro di acqua al giorno in un clima caldo non
mangiate, questo serve per risparmiare le riserve d'acqua del corpo.
In mare aperto la disidratazione del corpo avviene più velocemente (le
cause sono: vento, salsedine e raggi solari che riflettono sul mare).
Oltre alla fatica, al clima arido, umido, torrido o ventoso anche lo stress e
la paura contribuiscono a fare sudare molto e quindi a disidratare il corpo.
Per limitare il consumo di acqua nelle zone torride e umide marciare nelle
ore meno calde (alba, tramonto, notte) e a ritmo regolare.
LA DISIDRATAZIONE
Quante volte ci siamo incantati di fronte allo scoppiettio di un caldo fuoco, ad osservare il suo splendore
mentre crea innumerevoli forme. In compagnia di amici, in una sera d’estate, o d’inverno di fronte al
camino con la famiglia, si percepisce la sensazione che il calore di un fuoco condiviso con qualcuno ci
unisca facendoci sentire un gruppo. Come se qualche forza ancestrale dentro di noi rievocasse un rito
presente sin dalla scoperta della sua accensione. Elemento unificante, il fuoco ha la forza di tenere
insieme le persone, di farle parlare e di farle condividere le proprie esperienze.
L’uomo, nel corso dei secoli, ha trovato il modo di utilizzarlo per le proprie necessità. In primis è stato
utilizzato nella cottura dei cibi, per scaldare e illuminare; ma il fuoco riserva anche altri utilizzi come la
costruzione di armi o come arma stessa, per scavare un tronco o per dividerlo in due, per riti religiosi o
ludici, mentre il fumo è utile per stanare animali dalle tane o come segnalazione, ecc.
Gli uomini primitivi sfruttarono inizialmente fuochi accesi da cause naturali come eruzioni vulcaniche o
fulmini; soltanto più recentemente essi impararono ad accenderlo da soli. Si crede che la scoperta del suo
controllo risalga a circa 790.000 anni fa. Mentre abbiamo delle testimonianze archeologiche riguardanti
un focolare primitivo, in un sito del Sudafrica, che risale ad 1 milione di anni fa.
Il controllo del fuoco prevede tre tappe: conservazione del fuoco, trasporto del fuoco, produzione del
fuoco. Si suppone che il passaggio da una tappa all'altra abbia richiesto alcune decine di migliaia di anni.
L'esperienza diretta della conservazione, trasporto e produzione del fuoco permette di comprendere come
questi importanti progressi dell'umanità siano avvenuti più per intuizione che per casualità. È incredibile
che ci siano voluti migliaia di anni per arrivare a creare (estrarre) dagli elementi naturali il fuoco. Ma solo
chi si è mai cementato nel provare a sfregare due legni insieme per produrre la brace necessaria, può
realmente capire che non basta l’impegno ma occorre anche un’ottima organizzazione e una buona
conoscenza della tecnica.
IL LUOGO
E’ opportuno valutare il luogo dove fare il nostro fuoco. E’ necessario individuare, inoltre, se ci sono
eventuali pericoli per la vegetazione e per noi stessi, evitando assolutamente di creare incendi.
La prima cosa da osservare è la vegetazione circostante, che potrebbe prender fuoco al contatto
contizzoni ardenti, soprattutto d’estate. Bisogna stare attenti ai rami bassi e a non dimenticate che la
torba ( terriccio che ricopre il sottobosco) bruci. Conviene trovare un luogo pianeggiante e pulire il
terreno dall'erba e dalle radici fino a trovare terra compatta; è possibile così preparare un focolare
adeguato disponendo opportunamente le pietre e circoscrivendo il focolare. Le grosse rocce potrebbero
esplodere abbastanza violentemente, specialmente se sono di natura porosa e umida. Si possono tagliare
le zolle di erba e terra, asportarle e conservarle da parte. Quando ce ne andiamo le rimettiamo al loro
posto e non lasciamo tracce del fuoco. Tali accorgimenti risultano essere ecologicamente ma soprattutto
tatticamente corretti. Il luogo deve essere riparato dal vento il quale, oltre ad essere pericoloso, ci
renderà difficile l’accensione del fuoco e il suo utilizzo.
Il posto è fondamentale in quanto deve essere riparato dalle intemperie e dall'umidità, aspetti che
potrebbe rendere vani i nostri sforzi. Il fuoco non deve essere acceso in un luogo chiuso, a meno che non
si sia provvisti di un apposito tiraggio per il fumo, come un tepee o un classico caminetto. E’ importante
evitare un luogo che si possa trasformare in un pantano con la pioggia, osservare che al di sopra del
focolare non ci siano rami innevati e prediligere sempre una postazione vicino al nostro rifugio,
possibilmente dove possa essere reperibile del combustibile nelle vicinanze.
MATERIALI DA PROCURARSI
ESCHE:
Per esca si intendono tutti quei materiali infiammabili usati per raccogliere ed espandere la brace o la
scintilla prodotte dalle varie tecniche per l’accensione del fuoco.
Fomes fomentarius o il Boletus tynarius (sono due funghi che crescono alla base degli alberi), la
pannocchia della Tifa (Typha latifolia, una pianta palustre), cortecce secche (betulla, ciliegio, cedro, parte
interna della quercia, caprifoglio), nidi di uccello, erba secca, felci secche, acciarino grasso (legno ricavato
da un ceppo di pino morto, ottimo perché molto resinoso), stoffa carbonizzata, cotone imbevuto nella
paraffina, polvere da sparo, salnitro, magnesite, nitrato di potassio ecc.
COMBUSTIBILE:
Il materiale migliore come combustibile è ovviamente la legna. Nella vita di un escursionista la scelta del
tipo di legname da bruciare è molto importante. Generalizzando possiamo dire che il legno tenero brucia
rapidamente, genera molti tizzoni, produce un modesto quantitativo di brace, ma anche molta luce; il
legno duro, invece, brucia lentamente emanando molto calore, produce un’ottima brace, ma ha spesso
bisogno di essere accompagnato da legno tenero per bruciare bene. Il legno duro verde brucia
lentamente, produce un calore moderato ed è ottimo per fuochi che devono durare tutta la notte. I
fuochi, se di legno duro, generalmente durano a lungo e producono molto calore, mentre quelli fatti con
legno tenero bruciano in fretta e producono molte scintille.
Il legno tenero è quello che deriva generalmente da conifere come: abete rosso, pino, ontano, tiglio,
cedro
Per legno duro si intende generalmente quello ricavato da latifoglie come: faggio, quercia, castagno,
melo, biancospino, frassino, agrifoglio, acacia, carpine.
Nella scelta del legno verde è preferibile prediligere dei legni duri: frassino, betulla, acero, quercia,
faggio.
In caso di sopravvivenza si possono usare anche escrementi secchi di animali mescolati con erbe e foglie,
carbone, torba asciutta, ossa ricoperte di grasso, stoffe, oli minerali, vegetali o per motori, grassi animali,
petrolio, gomma pneumatici ecc.
PREPARAZIONE
Trovato il luogo e il materiale giusto, utilizzeremo dei rami asciutti o delle pietre per creare un piano
rialzato rispetto al terreno, soprattutto se questo è particolarmente umido. Al di sopra di questa superficie
costruiremo una struttura (da prediligere quella a forma di tepee) composta da erba secca al centro e
circondata da piccoli ramoscelli, lasciando un’adeguata apertura sopra vento. L’acensione va eseguita con
la schiena al vento. E’ opportuno aspettare ad inserire l’esca perché essa potrebbe inumidirsi, per cui è
meglio tenerla al riparo dall’acqua in una tasca della camicia.
Preparata la struttura di base dobbiamo procurarci una fonte di calore per accendere la nostra esca,
sceglieremo perciò la tecnica migliore in base alle reperibilità dei materiali in quel momento.
TECNICHE PER L’ACCENSIONE
Questa tecnica prevede l’accensione del fuoco tramite la rotazione di un trapano (legno verticale a forma
cilindrica) tra le mani, esercitando una pressione verso il basso su di una tavoletta. Da tale movimento si
produrrà una brace che portata su un’esca, sulla quale si soffierà vivacemente, produrrà una fiamma. E’
una tecnica che ha il vantaggio di non aver bisogno di una corda, per cui sarà più facile trovare anche in
natura i materiali che occorrono. E’ importante però che non sia presente un’elevata umidità nell’aria e
soprattutto che i legni siano completamente asciutti. Tale sistema richiede inoltre una buona tecnica e un
grande dispendio di energie.
La giusta tecnica per manovrare il trapano è in base al tipo di legno utilizzato. Per i legni come il sambuco
o l’acero sarà necessaria una forte pressione ruotando il trapano il più velocemente possibile; mentre se
si sta utilizzando una stiancia (mazza di palude), occorre aumentare la velocità senza quasi applicare
pressione.
ACCESSORI:
Le dimensioni del trapano sono di circa 70 cm di lunghezza con un diametro che varia da 0,9 cm a 1,3
cm, in base alla scelta del legno utilizzato. Si consiglia di utilizzare un legno morbido.
Altri accessori sono un’esca e un pezzo di corteccia asciutta che consentano di trasferire il calore della
brace prodotta sull’erba secca.
Si consiglia di utilizzare tale tecnica in coppia: mentre una persona ruota il trapano l’altra lo può
sostenere verticalmente dalla parte superiore con l’ausilio di una pietra o di un legno incavati.
TECNICA CON LE BRETELLE
Questo sistema per l’accensione del fuoco, rispetto al precedente, prevede di legare nella parte alta del
trapano una o due cordicelle per impedire alle mani di scendere in basso e poter aumentare così la
pressione sulla tavoletta. È sufficiente usare anche il laccio di una scarpa.
TECNICA A SEGA
Tale tecnica prevede il movimento a sega di un pezzo di legno su di un altro. Tale movimento, se
sufficientemente energico, produrrà la brace necessaria per accendere un’esca. I materiali sono di facile
reperibilità e la costruzione degli accessori è semplice, ma la tecnica richiede molta perseveranza e si
consiglia di praticarla in coppia.
ACCESSORI:
La sega deve avere le dimensioni indicative di 60-90 cm di lunghezza (dipende se verrà utilizzata da una
o due persone), 5-7 cm di larghezza e 2-3 cm di spessore. Si consiglia di utilizzare un legno duro.
Questo sistema è simile a quello a sega, con la differenza che prevede lo sfregamento di un legno
(trapano) contro un altro nel senso della sua lunghezza invece che trasversalmente. Tale movimento, se
sufficientemente energico, produrrà una brace necessaria per accendere un’esca. Tecnica molto difficile
da praticare, se ne consiglia l’utilizzo in coppia.
ACCESSORI:
Il trapano deve avere le dimensioni indicative di 45 cm di lunghezza, con un diametro di 1,2-2 cm. Si
consiglia di utilizzare un legno duro.
La tavoletta di base deve avere le dimensioni indicative di 60 cm di lunghezza, 5-7 di larghezza e 2,5 cm
di spessore; nella parte centrale deve essere praticato un canale profondo 0,8 cm e largo altrettanto. Si
consiglia di utilizzare un legno morbido.
E’ la tecnica di accensione per attrito più comune; prevede lo sfregamento di un trapano movimentato
tramite un arco su una tavoletta di legno. Tale sistema ha il vantaggio di essere utilizzato in condizioni
umide. Inoltre, la forza esercitata dal movimento dell’archetto è sicuramente maggiore rispetto a quella
prodotta dalla tecnica di accensione a mano. Lo svantaggio è che necessita di una corda robusta non
sempre reperibile con facilità.
ACCESSORI:
Il trapano, un'asta diritta da usare come punta, deve avere le dimensioni indicative di 20-40 cm di
lunghezza e diametro di 2-2,5 cm. Un’estremità deve essere appuntita mentre l’altra deve essere
rotondeggiante. Il legno da utilizzare deve essere duro. E’ importante che il trapano sia ben dritto e che
non presenti nodi o scheggiature che potrebbero danneggiare la corda.
Accessorio fondamentale è un bastone curvo da usare per l'archetto, dello stesso spessore del trapano e
tre volte la sua lunghezza. Il tipo di legno utilizzato non è importante, ma è indispensabile che sia robusto
e non necessariamente flessibile, meglio se rigido con già una curvatura.
Una corda resistente e flessibile, o meglio una striscia di pelle ben robusta.
Una pietra o pezzo di legno con un incavatura che servirà per sorreggere il trapano.
erba secca da usare come esca (consiglio di utilizzare anche il fungo come passaggio intermedio tra la
brace e l’erba secca)
E' una variante del metodo precedente. In questo caso per migliorare l'efficienza del sistema si fa ruotare
la punta di un trapano a volano su di una tavoletta. L'asta orizzontale è forata e viene mossa verso l'alto
e poi verso il basso. Le corde si avvolgono alternativamente in un senso e poi nell'altro attorno all'asta
verticale che ruota rapidamente. In fondo all'asta viene sistemata una punta di legno destinata a
produrre le braci sfregando contro la tavoletta inferiore. E’ una tecnica che richiede tantissima
lavorazione ma che ricompensa il tempo impiegato con ottimi risultati. Un sistema che difficilmente potrà
essere utilizzata in un contesto di sopravvivenza.
TECNICA DELLA SEGA A FILO:
Utilizzando una sega a filo su un legno secco si può produrre la produrre la brace necessaria per
accendere un esca. Anche questo è un sistema che difficilmente potrà essere utilizzata in un contesto di
sopravvivenza. Ancora in fase di sperimentazione.
TECNICHE A PERCUSSIONE
PIETRA FUOCAIA: Per pietra focaia bisogna intendere sia i minerali ricchi di zolfo che le pietre dure
quando vengono usate per accendere il fuoco.
ACCIARINO: Per acciarino si intende quel pezzo d'acciaio che viene usato per accendere il fuoco.
Una cosa importante per queste tecniche è l’esca, che deve assolutamente essere asciutta. Le migliori
esche sono il cotone idrofilo imbevuto nella paraffina, stoppini impregnati di salnitro, la tifa, fungo Fomes
fomentarius e la stoffa carbonizzata…
Le tecniche si basa sulla percussione di minerali composti da solfuro di ferro (FeS2), come la pirite e la
marcassite e di pietre dure come la selce, il diaspro, il calcedonio e la quarzite. Un pezzo di pirite o di
marcassite sbattuto con forza contro una selce o altra pietra dura provoca un asportazione di particelle di
solfuro di ferro. Durante tale asportazione viene prodotto un calore tale che le particelle bruciano a
contatto dell'ossigeno dell'aria. Tali scintille se fatte cadere su un esca opportuna come il fungo Fomes
fomentarius o della tifa avvicinando dell’erba secca e soffiando vivacemente si produrrà una fiamma.
Si consiglia di utilizzare la marcassite e la selce come pietra dura. La marcassite è una forma
microcristallina di pirite che ha il vantaggio di essere più dura e di non sbriciolarsi durante le percussioni.
In epoca medioevale al posto dei minerali ricchi di zolfo si è usato l'acciaio. Un pezzo d'acciaio temprato
veniva fatto sbattere violentemente contro una selce o un'altra pietra dura, in modo da strappare dei
frammenti d'acciaio che diventando incandescenti. Anche in questo caso, l'operatore deve fare cadere
queste scintille sopra un'esca ( veniva utilizzata un esca prodotta carbonizzando vecchie stoffe, la
migliore esca in epoca medioevale).
Per produrre le scintille, l'acciarino deve essere temprato, quindi l'acciaio deve essere
relativamente ricco di carbonio. Questo ci insegna che con un utensile metallico temprato se sfregato
su una pietra sufficientemente dura sarà sufficiente per produrre le scintille necessarie per innescare un
esca. Quindi un accetta o un coltello potrebbero servire a tale scopo. Attenzione I coltelli in acciaio
inossidabile non vanno bene e nemmeno quelli in lega di acciaio con bassa percentuale di carbonio.
Attualmente si possono trovare in commercio pietre focaie sintetiche. Si tratta di una barretta di
magnesio con allegato insieme un pezzo di metallo che permettono di produrre una grande quantità di
scintille quando vengono sfregate insieme. Si consiglia di utilizzare come esca del cotone imbevuto nella
paraffina.
Ha il vantaggio di essere un oggetto leggero che può essere portato appeso al collo, non subisce danni se
bagnata, di facile esecuzione e garantisci ottimi risultati. E’ la cosa migliore da portarsi con se nel kit di
sopravvivenza.
ACCENDINO:
Il metodo più veloce che conosciamo per accendere un fuoco. Quando andiamo nelle nostre escursioni
conviene sempre portarsene uno dietro, ma è importante di non farci troppo affidamento perché a lo
svantaggio di sciuparsi se viene bagnato.
FIAMMIFERI:
Anche i fiammiferi hanno lo svantaggio di rovinarsi al contatto con l’acqua. Esistono in commercio dei
fiammiferi impermiabili, che si possono realizzare semplicemente ricoprendo dei fiammiferi normali con
della paraffina calda ottenuta da una candela.
LENTE D’INGANDIMENTO:
E’ un metodo che sfrutta i raggi solari. Usando una lente d’ingrandimento, di un cannocchiale, di una
macchina fotografica si possono concentrare i raggi solari su un unico punto dove avremo posizionato la
nostra esca secca. Soffiare delicatamente appena comincia a fumare.
POLVERE DA SPARO:
La polvere da sparo può essere usata come esca, ottima per le tecniche a percussione. Oppure private
una il proiettile dal bossolo, togliere meta della polvere da sparo e inserirci un pezzo di stoffa. Mettere la
pallottola in canna e sparare in terra, la stoffa si incendierà.
BATTERIA:
Collegando due cavi elettici ai morsetti della batteria di una macchina (prima togliere la batteria dalla
macchina) e sfregandoli frà loro produrrete delle scintille, oppure si può mettere fra le estremità dei due
cavi una resistenza metallica avvolta da un esca come fibre di legno asciutte o semplice carta. In
mancanza di cavi elettrici saranno sufficienti due oggetti metallici.
Un altro sistema è di utilizzare un semplice batteria da 9v. Si può produrre una fiamma sfregando i poli
su della lana d’acciaio fine avvolta da della carta.
Mettendo sui contatti della batteria di un cellulare un pò di lana d’acciaio creerà un corto circuito che
produrrà un scintilla.
ACCENZIONE CHIMICA:
Esistono diverse soluzioni chimiche che generano una fiamma, tali sistemi di accensione sono da ritenersi
pericolosi se non fatte insieme a persone esperte, sconsiglio perciò vivamente di provare a metterle in
pratica
PER FRIZIONE:, mantenere all’asciutto ed evitare contatti con il metallo, questi elementi chimici se
frizionati fra loro prendono fuoco.
ALCUNI ESEMPI:
Magnesio
Salnitro
Una patata, sale, dentifricio, due fili elettrici, due stuzzicadenti e del cotone.
Tagliare la patata a metà. In una parte svuotare mettere dentifricio e sale mescolati, dall’altra fare due
piccoli buchini e inserirci i cavi elettrici in modo che possono sporgere da entrambe la parti. Riunire le due
metà della patata in modo che i fili siano rivolti verso l’alto. Mettere del cotone su uno dei due cavetti e
sostenere in alto con uno stuzzicadenti inserito sulla patata. Aspettare 5 minuti. Dopo unire le estremità
dei fili e osservare il cotone che prende fuoco. Ho provato l’esperimento due volte senza successo
TIPOLOGIE DI FUOCHI
FUOCO DEGLI INDIANI:
E’ il tipo di fuoco più usato dagli escursionisti, è l’ideale per pasti veloci o per accamparsi di notte. Ha la
forma di un tepee crollato, dove al centro bruciano le estremità di molti rami di media grandezza. I legni
vengono avvicinati verso il centro man mano che si consumano. Se avete la necessità di occuparvi di
altre cose sarà sufficiente avvicinare i rami gettarvi e sopra della cenere, il fuoco continuerà a bruciare
lentamente. Quando riavrete la necessitò di maggiore luce e calore basterà soffiarci sopra alimentarlo. E’
importante capire che se un fuoco non presenta la fiamma non deve essere necessariamente considerato
spento.
FUOCO A STELLA:
Apparentemente non presenta differenza da quello degli indiani, è formato da quattro o cinque tronchi
lunghi e robusti che si incontrano al centro, anche questi devono essere avvicinati quando sono
consumati. Data La scelta di tronchi più grandi questo tipo di fuoco è adatto per lunghi accampamenti, è
un fuoco molto economico, brucia a lungo e non richiede molta attenzione, permettendoci di svolgere
altre attività.
Solitamente viene utilizzato nei campi fissi ed è molto utile per cucinare anche per un gran numero di
persone. Il fuoco verrà fatto al centro di una struttura formata da due grandi tronchi verdi paralleli lunghi
circa un metro e distanti fra loro della misura necessaria per poter appoggiare sopra le stoviglie, è
preferibile farli sostenere alle estremità da due rami perpendicolari per favorirne l’areazione. La stessa
tecnica può essere costruita da delle pietre o scavando una buca nel terreno. Questo tipo richiede molta
precisione nella realizzazione, perché se alimentato male può creare molto fumo rendendone l’utilizzo
molto fastidioso.
FUOCO A TEPEE:
Il fuoco a tepee ha una disposizione che assicura una veloce accensione e lo sviluppo di una fiamma che
garantisce la possibilità di alimentare un fuoco che sarebbe altrimenti più difficile da accendere. L’esca
viene disposta centralmente e si può cercare di predisporre altro materiale facilmente combustibile (foglie
secche, aghi di pino, ecc…). Si devono poi cercare ramoscelli secchi di vari dimensioni da disporre a
tepee attorno all’esca, lasciando un adeguata apertura sopra vento. Utilissimo per iniziare un fuoco più
impegnativo da accendere grazie alla sua facilità d’accensione; ma ha la caratteristica di consumarsi in
breve tempo richiedendo perciò molto combustibile e molta attenzione ne mantenimento.
FUOCO A PIRAMIDE:
E’ formato da due tronchi verdi messi paralleli lunghi circa 60 cm e altrettanto distanti fra loro, sopra
devono essere appoggiati perpendicolarmente dei ceppi di minore dimensione dei precedenti. Si continua
a sovrapporre strati di rami trasversalmente e sempre più piccoli. Raggiunto un altezza sufficiente
accenderemo il fuoco nella parte alta, la combustione avverrà gradualmente verso il basso e ciò ne
prolungherà la durata, rendendolo una delle soluzioni migliori per un fuoco notturno.
FUOCO A CROCE:
Allo stesso modo del sistema precedente vengono sistemati strati di rami paralleli, sovrapponendoli l’uno
sul’altro incrociandoli fra di loro, l’unica differenza è che in questo caso il fuoco viene fatto nella parte
bassa. Le caratteristiche principali sono un fuoco che brucia rapidamente producendo molto calore e
brace, è infatti ottimo per cucinare. Particolarmente indicato anche in condizioni di cattivo tempo, perché
la legna rimane compatta mentre brucia uniformemente e la parte superiore della catasta di stabilizza
conseguentemente.
FUOCO A T:
Come suggerisce il nome si tratta di una buca scavata nel terreno a forma di T, ideale per cucinare. Il
focolare viene mantenuto nel tratto orizzontale, mentre nel tratto verticale si può cucinare utilizzando la
brace che si produce.
FUOCO A RIFLESSIONE:
Costruendo dietro di voi una parete riflettente potrete aumentare la temperatura dell’ambiente. Il calore
del fuoco, posizionato di fronte a voi, rimbalzerà sulla superficie riscaldandovi anche le spalle. I riflettori
possono essere costruiti con del legname, con gli zaini, una coperta, un telo o in alternativa potrete
cercare una parete rocciosa. Questo sistema può essere usato anche per cucinare al forno.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Nella sperimentazione di queste tecniche mi sono reso conto che è preferibile dedicare più tempo a una
buona preparazione dei materiali che non all’esecuzione stessa. Se vengono scelti i materiali giusti e
lavorati correttamente si otterranno risultati migliori, con meno sforzo e tempo.
Mi sono accorto anche che prima d’imparate a ottenere una scintilla o della piccola brace è importante
imparare ad adoperarla per far scaturire una prima fiamma. Ho addirittura per chi non ha molta
esperienza imparare ad accendere un fuoco con solo un accendino in un bosco dopo una pioggia. Mi è
capitato un volta di trovarmi in un bivacco da solo, con la necessità di accendere un fuoco per la notte ed
essere circondato da legna bagnata dalla neve. Dopo più di un ora di tentativi e finita la carta mi sono
accorto dell’efficacia nel costruire un tepee di piccoli rametti intorno ad una candela, piano piano i rametti
si asciugavano e si accendevano permettendomi di asciugarne altri un pò più grandi. Solo l’esperienza
personale ci potrà realmente insegnare come gestire un fuoco nelle varie situazioni
Consiglio perciò di fare un percorso di conoscenza inverso, partendo da quella che può sembrare la
semplice gestione di un fuoco fino ad arrivare alla produzione della brace per mezzo di tecniche per
attrito.
Per l’outdoor le cose migliori da inserire nel kit di sopravvivenza per quanto riguarda l’accensione del
fuoco sono: Un accendino, pietra focaia sintetica, batuffoli di cotone idrofilo imbevuti nella paraffina, una
o più candele e se dovete fare una scelta del coltello da portare con voi, vi consiglio uno che vi permetta
di usarlo come acciarino.
Cibo e cucina in sopravvivenza
Contributo dell’aiuto istruttore Matteo NICOLINI
BETULLA ACERO
Gianluca Barco
INTRODUZIONE
Conoscere le proprietà delle piante più diffuse potrebbe rivelarsi un valido aiuto in caso di
situazioni di emergenza. I nostri nonni non avrebbero sicuramente avuto bisogno di questo piccolo
elaborato ma, ai giorni nostri, la comodità di trovare tutto pronto ci concede un certo lassismo
culturale su tanti aspetti, non ultimo la conoscenza di ciò che la natura ci offre.
Non basta però la sola conoscenza delle piante e delle loro proprietà: per ottenere la massima
efficacia dalle erbe si devono conoscere i procedimenti per estrarne gli elementi positivi, come
applicarli e se possono essere usati esternamente o internamente. Le diverse erbe e i diversi
trattamenti richiedono metodi diversi.
Le proprietà delle piante posso essere:
• decongestionante: diminuisce l'apporto sanguigno in una data parte del corpo;
• astringente: limita la secrezione dei liquidi;
• emolliente: risolve uno stato infiammatorio;
• analgesica: attenua il dolore;
• tonica: rafforza l'organismo in generale;
• digestiva;
• antinfiammatoria: attenua uno stato infiammatorio;
• antielmintica: elimina svariati tipi di vermi o elminti parassiti;
• antisettica: proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi;
• antispasmodica: attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema nervoso;
• colagoga: facilita la secrezione biliare verso l'intestino;
• stimolante: rinvigorisce e attiva il sistema nervoso e vascolare;
• stomachica: agevola la funzione digestiva;
• febbrifuga: abbassa la temperatura corporea;
• emmenagoga: regola il flusso mestruale;
• vermifuga: elimina i vermi intestinali.
Infusi
Si ottiene un infuso versando acqua bollente, o quasi, sulla pianta o su parti di essa. Attendere 5
minuti (di più per le piante più dure) prima di bere il preparato. È il metodo di preparazione della
camomilla o del the. In chimica il processo si chiama “estrazione a caldo”. Viene sconsigliato
quando la pianta cresce in condizioni di inquinamento perché procedendo con l'infuso si estraggono
anche i veleni! Si possono ricavare anche degli infusi da fonti insolite come gli aghi di pino: ricco di
vitamina C è più pratico che non masticare la corteccia.
Decotti
Bollite la pianta fino per quanto necessario in modo da ricavare l'essenza dell'erba. Vale la stessa
precauzione per gli infusi (estrazione a caldo!). Più la pianta è costituita da tessuti resistenti più
lunga deve essere la bollitura. I decotti in genere servono per la corteccia, i gambi, le radici e i semi.
Il caffé preparato con la caffettiera è un infuso.
Macerazioni
Tagliuzzate o pestate la pianta e lasciatela in acqua per parecchie ore. Utilizzate il preparato entro
12 ore al massimo.
2
Polveri
Essiccate la pianta e poi pestatela. Attenzione che le polveri sono molto concentrate in quanto la
pianta ha perso tutta l'acqua.
Cataplasmi
Tagliuzzate o pestate la pianta fino ad ottenere una poltiglia, poi fatela scaldare. Contrariamente a
quanto si crede comunemente il cataplasma non deve essere molto caldo. Applicatelo sulla zona
interessata e toglietelo dopo 5 minuti, poi scaldatelo e riapplicatelo.
Impacchi
Immergete un pezzo di stoffa o tessuto oppure una zolla di muschio adatto al caso in un decotto o
un infuso concentrati e teneteli sulla zona lesa per una decina di minuti.
Fasce medicamentose
Si tratta semplicemente di impacchi ottenuti con miscele meno concentrate. Cambiate le prime
fasciature su una ferita o una ulcerazione ogni 2 ore, poi aumentate gradualmente il periodo che
intercorre tra un cambio e l'altro fino ad un massimo di 12 ore.
3
BREVE ELENCO DELLE PIANTE UTILI
Diffusa in quasi tutto il mondo è considerata infestante. In Italia è presente su tutto il territorio
(scarseggia nella fascia alpina).
È usata la parte aerea della pianta per fermare le emorragie.
È anche buona da mangiare.
4
Ortica (Urtica dioica)
Diffusa in tutto il mondo, preferisce i luoghi umidi vicini alle zone abitate.
È indicata in tutti i tipi di emorragie, è diuretica e, in alcune persone, attenua la reazione allergica ai
molluschi ed ai crostacei.
Sambuco (Sambucus)
Comunissimo lungo le siepi campestri, nei boschi e presso i casolari di campagna, nonché alla
periferia delle città, dove rappresenta un relitto della vegetazione spontanea.
Le grandi ombrelle bianche dei fiori possono essere utilizzate per fare una tisana che favorisce la
sudorazione: questa è utile per abbassare la febbre o per eliminare un'infezione. Le bacche viola
possono essere bollite per fare uno sciroppo contro la tosse.
Tutte le parti della pianta sono tossiche per la presenza di cianuro e vari alcaloidi. Fanno eccezione i
fiori e le bacche mature (ma non i semi al loro interno).
5
Arnica (Arnica montana)
L'Arnica montana cresce nei climi freddi ad altitudini elevate. Predilige terreni sabbiosi, boschi di
conifere e prati di montagna.
Ha proprietà cicatrizzanti, antinfiammatorie, diuretiche, emollienti ed espettoranti.
Un tempo questa pianta era utilizzata come veleno. Non sono noti antidoti.
6
Consolida maggiore (Symphytum officinale)
Diffuso nei luoghi paludosi, nei fossi, nei canali e torbiere; ma anche nei prati umidi e margini dei
boschi. Si può trovare dal piano fino a 1300 m s.l.m.
È la miglior erba per aiutare le ossa rotte a risaldarsi. Contiene amido e zuccheri, soprattutto nelle
radici, ed è ricca di mucillaggine (sostanza resinosa) e di tannino. È conosciuta dai contadini come
“erba delle ossa”. L'azione chimica consiste nel ridurre il gonfiore nel punto di frattura e favorire il
risaldarsi delle ossa. La radice può essere utilizzata per ingessature in quanto essiccando diventa
rigida a causa della mucillaggine prestandosi bene allo scopo.
Se cucinando vi avanza del grasso, mescolatelo ad una pari quantità di Consolida finemente tritata
per lenire gli strappi muscolari. Quando usate il gambo o le foglie sulla pelle, bollitela per circa 15
minuti per ammorbidire la peluria appuntita che altrimenti darebbe fastidio. Non buttate il succo
perché è ricco di vitamine e minerali e, freddo, lenisce le ustioni. Berlo inoltre mitiga la tosse ed è
un buon sistema per reidratarvi se avete la dissenteria. Anche se le foglie hanno un buon sapore la
tisana, come tutte le buone medicine, ha un sapore orribile!
Cresce dovunque e lo si può trovare facilmente nei prati, negli incolti, lungo i sentieri e ai bordi
delle strade.
È un diuretico efficace, cioè fa orinare di più, e questo può aiutarvi ad eliminare le infezioni e a
dissolvere gli ematomi. Mangiatene le foglie, anche se non hanno un sapore gradevole, in
alternativa seccate o (ancora meglio) arrostite le foglie per fare un caffè.
7
Digitale purpurea (Digitalis purpurea)
Cresce nei boschi e nei prati aridi dell'Europa centro-meridionale, spesso inselvatichita.
La digitalina, un cardiotonico, è estratta da questa pianta. Applicata ad un taglio fermerà
un'emorragia. Dovete solo prendere qualche foglia e ridurla in poltiglia. Schiacciate le foglie finché
non perdono il liquido che contengono ed applicatelo alla ferita.
Pianta alta e caratteristica, assomiglia un po' al girasole. Diffusa nei fossati, nei campi e persino ai
bordi delle strade.
Questa pianta ha proprietà balsamiche calmanti della tosse (bronchite acuta e cronica). Come uso
esterno viene indicata valida per risolvere problemi della pelle come eczema oppure herpes (ma
anche punture di insetti). Recentemente è stata dimostrata anche una certa attività antibatterica.
Parti usate: soprattutto la radice dalla quale si ricavava conserve, estratti e acqua distillata. Periodo
di raccolta: autunno o inizio primavera da piante adulte.
8
Menta (menta piperita)
Specie comune soprattutto nell'Italia settentrionale. Fiorisce in zone campestri incolte, nelle paludi e
lungo i margini dei sentieri fino a 2200 metri s.l.m.
È un emostatico eccezionale (impiegata già dall'esercito Romano). Usate le foglie e le corone come
impiastro, o schiacciate le foglie ed applicate il succo al taglio. È anche un moderato antisettico.
Può essere usata al posto della camomilla in quanto contiene azulene e nei disturbi digestivi. Non ne
avete bisogno di molto: una manciata di foglie per litro d'acqua. Potete usare la pianta finemente
tritata come medicamento per le ferite mescolando ad una pari quantità di grasso.
9
Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)
La specie si trova in Eurasia e in America del Nord. In Italia il genere Vaccinium è rappresentato
solo nel Nord e sui monti del Centro.
Il mirtillo comune è la cura per la diarrea più gustosa disponibile per il sopravvissuto: i frutti
essiccati hanno infatti proprietà astringenti.
Lo sfagno è un genere di muschio a fibra lunga che cresce nelle torbiere e in zone paludose.
Durante la I Guerra Mondiale, quando diminuirono le scorte di cotone per le bende, venne
impiegato come medicazione coprente il muschio di sfagno sterilizzato e seccato. Si scoprì che
conteneva antibiotico.
10
Polmonaria (Pulmonaria officinalis)
È la specie forse più diffusa in Europa, chiamata "officinalis" da Carlo Linneo in quanto usata nelle
farmacie dell'epoca nella cura della tosse e delle malattie del petto, forse per la sua dura pelosità
(effetto espettorante). Il suo impiego locale cura le ferite.
È una pianta biennale, originaria delle zone mediterranee. Cresce spontaneamente nei boschi e nei
prati delle zone a clima temperato.
L'impacco di foglie pestate è usato per lenire punture di insetti, contusioni e mal di denti.
Il prezzemolo ha proprietà diuretiche e sudorifere.
11
Resina di pino
Questa e un utile antisettico che potete spalmare sui tagli. Può servire anche come otturazione
temporanea per i denti.
È una specie presente e diffusa in tutta l'Europa che colonizza prevalentemente le zone nei pressi
dei corsi d'acqua.
Per via interna esplica azione astringente e antidiarroica. Per uso esterno, si applica su verruche ed
eczemi ed e un buon cicatrizzante delle ferite.
12
Tanaceto (Tanacetum vulgare)
Tiglio (Tilia)
Il tiglio vegeta nelle zone fredde e umide ed è usato come pianta ornamentale nei giardini.
Le proprietà curative sono nei fiori: è tranquillante, antispastico e contro l’insufficienza renale o
epatica. Nell’uso esterno ha proprietà cicatrizzanti.
13
Viola (Viola odorata)
Conosciuta come viola mammola, è una specie del genere viola, diffusa nelle regioni a clima
temperato. Si impiega tutta la pianta. Ha poteri espettoranti e stimolanti, è attiva contro la tosse,
l’angina e i problemi respiratori. Allevia inoltre il mal di testa, le forme nervose e l’insonnia. Si
applica anche sulle ferite come cicatrizzante.
14
SOMMARIO
INTRODUZIONE 2
Per uso interno 2
Per uso esterno 3
BREVE ELENCO DELLE PIANTE UTILI 4
Borsa del pastore comune 4
Piantaggine 4
Ortica 5
Sambuco 5
Arnica 6
Assenzio maggiore 6
Consolida maggiore 7
Tarassaco comune 7
Digitale purpurea 8
Enula campana 8
Menta 9
Achillea millefoglie 9
Mirtillo nero 10
Muschio di sfagno 10
Polmonaria 11
Prezzemolo 11
Resina di pino 12
Salicaria 12
Tanaceto 13
Tiglio 13
Viola 14
15
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AVVENTURATEAM Scuola nazionale Istruttori di sopravvivenza
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www.aics.it
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Boscovecchio
antropologia sperimentale Partner tecnico di
formazione outdoor
sentieri www.omnia-gru.it
REGOLAMENTO ISTRUTTORI
La sede principale di svolgimento dei nostri corsi di sopravvivenza è Boscovecchio, campo di Avventura Team a
Castelnuovo Bormida in provincia di Alessandria; nostre sedi operative secondarie presso le quali possiamo operare sono il
Parco Nazionale del Gran Paradiso con i suoi vari rifugi e sedi scelte di volta in volta in base alle necessità
La figura dell’istruttore di sopravvivenza necessita di una preparazione professionale elevatissima, contemplando discipline
quali
• Allenamento fisico
• Orientamento
• Alpinismo – arrampicata
• Arco (uso e costruzione)
• Guida in fuoristrada (con mountain bike – auto – a piedi)
• Nuoto (in acque mosse e ferme)
• Navigazione (in mare - in fiumi - in acque interne)
• Difesa personale (con qualsiasi tecnica e mezzo)
1) aiuto-istruttore di sopravvivenza
2) istruttore di sopravvivenza
335 5457731
boscovecchio@gmail.com www.avventurateam.it
1^salita/discesa in mountain bike di: Gran Paradiso – Ghiacciaio dell’Aletsch – Etna in inverno
Il corso per aiuto-istruttore dura complessivamente 90 ore, ed è svolto presso il Centro di formazione per istruttori di
sopravvivenza AICS o una delle sue sedi secondarie, con esame finale da parte della Commissione nazionale
Il corso per istruttore prevede un tirocinio, dopo il conseguimento del brevetto di aiuto istruttore, su almeno 6 mesi presso
un centro AICS ed un corso di 40 ore presso il Centro di Formazione per istruttori di sopravvivenza AICS, con esame finale
di fronte alla Commissione nazionale
Programma
Il candidato che intraprende l’iter per diventare Istruttore di sopravvivenza AICS deve essere in buona forma fisica ed avere,
in partenza, un allenamento alla fatica acquisito con propria attività sportiva.
Le materie di studio sono
Allenamento fisico (resistenza muscolare– aerobica – allenamento al caldo, al freddo, al buio alla solitudine,
al vuoto)
Orientamento (escursionismo con e senza bussola – gps - realizzazione di mappe )
Arrampicata (tree climbing – falesia)
Manovre di corda (nodi – recuperi – discesa in doppia – costruzione di passaggi di fortuna su baratro)
Ripari (letti di corda, su piano e su pendio – tenda – riparo sospeso, su albero, su acqua)
Il campo (gabinetto – ripostiglio - agorà – tavolo – sedia – slitta - ascia – martello – piccone)
Armi (arco - pugnale – bastone – mani – piedi)
Fuoco (uso - accensione con tutti i mezzi – bivacco)
Cibo (carne – pesce – uccelli – vegetali – frutta)
Conduzione di gruppi (minori e adulti)
Medicina di emergenza (medicina naturale – fratture – colpo di calore – congelamento – barella)
Ogni due anni va aggiornato con una sessione presso la S.N.I.S. Avventura Team.
335 5457731
boscovecchio@gmail.com www.avventurateam.it
1^salita/discesa in mountain bike di: Gran Paradiso – Ghiacciaio dell’Aletsch – Etna in inverno
LE ISTRUT TOR
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SCUOLA
AVVIV ENZ A
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4 km di corsa a 5 minuti per km possono essere sostituiti da 10 minuti di saltelli con la corda e
10 minuti di step.
IMPORTANTE
Un buon allenamento alla corsa riduce l’eventualità di traumi ed infortuni agli arti
inferiori.
In generale tutte le attività aerobiche predispongono l’organismo a sopportare carichi
di lavoro sempre maggiori (Ciclismo, nuoto, ginnastica a corpo libero di durata non
inferiore a 45/50 minuti).
Si può iniziare con (per le persone che non hanno recentemente praticato attività fisica),
il coprire una distanza complessiva di 25 chilometri di corsa in una settimana, ad una
velocità di 5/6 minuti a chilometro.
L’intensità degli allenamenti sia nella corsa che nella ginnastica a corpo libero deve
essere aerobica, tale cioè da evitare un accumulo di acido lattico.
Ciò può essere ottenuto tenendo sotto controllo il numero dei battiti cardiaci
utilizzando un cardio-frequenzimetro.
Coloro che devono perdere peso, devono eseguire gli esercizi cercando di non superare
mai il limite di 130 pulsazioni al minuto prolungato per almeno 45/50 minuti, in quanto
è nella fascia compresa tra 110 e 130 battiti al minuto che vi è il massimo consumo dei
grassi corporei.
Oltre tale valore, durante l’esecuzione di uno sforzo più intenso, vi è produzione di
acido lattico che rende difficoltoso eseguire esercizi per lungo tempo.
IL PROGRAMMA
Tutti coloro che hanno la possibilità di usufruire di una piscina o di una bicicletta, è
opportuno che eseguano due o tre sedute settimanali di nuoto o di allenamento con la
bicicletta di 40/ 50 minuti, preferibilmente nei giorni in cui sono previste le sedute di
ginnastica a corpo libero.
Nota Bene:
prima di iniziare qualsiasi attività fisica è opportuno sottoporsi ad una visita medica.
AvventuraTeam
Scuola AICS per la formazione degli istruttori di sopravvivenza
1° e 2° settimana
Corsa
Lunedì Mercoledì Venerdì
Velocità di 5/6
3km 3km 3km
min/km.
Ginnastica
Martedì Giovedì Sabato
Piegamenti
4 serie di 10 rip 4 serie di 10 rip 4 serie di 10 rip
sulle braccia
Addominali 4 serie di 20 rip 4 serie di 15 rip 4 serie di 15 rip
Trazioni alla
3 serie di 3 rip 3 serie di 3 rip 3 serie di 3 rip
sbarra
Facoltativo
Nuoto o 40/50 minuti 40/50 minuti 40/50 minuti
bicicletta
Gli esercizi a corpo libero o a carico naturale, devono essere eseguiti alternati fra di loro, per esempio: 1
serie di piegamenti sulle braccia, 1 serie di addominali, 1 serie di trazioni alla sbarra ecc. con una pausa
tra una serie e l’altra compresa tra 1 e 3 minuti a seconda dei battiti cardiaci.
3° settimana
Ginnastica
Martedì Giovedì Sabato
Piegamenti
5 serie di 15 rip 5 serie di 15 rip 5 serie di 15 rip
sulle braccia
Addominali 5 serie di 20 rip 5 serie di 20 rip 5 serie di 20 rip
Trazioni alla
3 serie di 4 rip 3 serie di 4 rip 3 serie di 4 rip
sbarra
Facoltativo
Nuoto o 40/50 minuti 40/50 minuti 40/50 minuti
bicicletta
4° settimana
AvventuraTeam
Scuola AICS per la formazione degli istruttori di sopravvivenza
Corsa
Lunedì Mercoledì Venerdì
Velocità di 5
4 km 5 km 5 km
min/km.
Ginnastica
Martedì Giovedì Sabato
Piegamenti
5 serie di 25 rip 5 serie di 25 rip 5 serie di 25 rip
sulle braccia
Addominali 5 serie di 25 rip 5 serie di 25 rip 5 serie di 25 rip
Trazioni alla
3 serie di 5 rip 3 serie di 5 rip 3 serie di 5 rip
sbarra
Facoltativo
Nuoto o 40/50 minuti 40/50 minuti 40/50 minuti
bicicletta
5° e 6° settimana
Corsa
Lunedì Martedì Giovedì Venerdì
Velocità di 5 6 km a 5/6
4 km 5 km 3 km
min/km. min/km
Ginnastica
Lunedì Martedì Giovedì Venerdì
Piegamenti 6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25
sulle braccia rip rip rip rip
6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25
Addominali
rip rip rip rip
Trazioni 2 serie di 8 2 serie di 8 2 serie di 8 2 serie di 8
alla sbarra rip rip rip rip
Facoltativo
Nuoto o Mercoledì Sabato
bicicletta
50/60 minuti
AvventuraTeam
Scuola AICS per la formazione degli istruttori di sopravvivenza
7°e 8° settimana
Corsa
Lunedì Martedì Giovedì Venerdì
Velocità di
6 km 7 km 8 km 4 km
5/6 min/km.
Ginnastica
Lunedì Martedì Giovedì Venerdì
Piegamenti 6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25
sulle braccia rip rip rip rip
6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25 6 serie di 25
Addominali
rip rip rip rip
Trazioni 2 serie di 10 2 serie di 10 2 serie di 10 2 serie di 10
alla sbarra rip rip rip rip
Facoltativo
Nuoto o Mercoledì Sabato
bicicletta
50/60 minuti
9° settimana
Corsa
come la 7^ e 8^ settimana, a seconda di come vi sentite potete
aumentare leggermente la velocità, oppure fare qualche allungo
di 50/60 metri, ogni 500/600 metri
Ginnastica
Come la 7^ e 8^ settimana aumentando leggermente la velocità di
esecuzione degli esercizi.
Nuoto e
bicicletta
Come la 7^ e 8^ settimana. Le sedute di nuoto possono essere
eventualmente svolte una volta con le pinne ed una volta senza.
Alimentazione
AvventuraTeam
Scuola AICS per la formazione degli istruttori di sopravvivenza
bisogno per gli esercizi.
I carboidrati, le proteine e il grasso sono i nutrienti energetici fondamentali.
Tutti e tre forniscono energia, ma per l’attività fisica, è preferibile quella proveniente
dai carboidrati.
Ottime fonti di carboidrati sono le patate, la pasta, il riso, la frutta, e in generale i
vegetali.
Oltre all’alimentazione, chi si accinge ad iniziare una qualsiasi attività fisica deve
prestare la massima attenzione all’apporto di liquidi.
Bere acqua è vitale, dovrai bere almeno due litri di acqua al giorno, bevendo a piccoli
sorsi prima di avere lo stimolo della sete.
Sostanze come l’alcool, la caffeina ed il tabacco aumentano il fabbisogno di acqua e in
generale, riducono le tue performance, evita di consumarle.
Inoltre non è provato che l’assunzione di vitamine o altri integratori, dia dei benefici
significativi.
Se stai seguendo una dieta giusta, non hai bisogno di questi integratori.
AvventuraTeam
Scuola AICS per la formazione degli istruttori di sopravvivenza
Annegamento e
Semiannegamento
Annegamento
Definizione
Proseguire con D ed E
Secondary survey
FERITE
EMORRAGIE
LA CUTE
LE FERITE
Si giudica da:
• ESTENSIONE
• PROFONDITÀ
• PRESENZA DI CORPI ESTRANEI
FERITE SEMPRE GRAVI
• AL VISO
• AGLI ORIFIZI NATURALI DEL CORPO
• AL TORACE
• ALL’ADDOME
PERICOLI DELLE FERITE
VANNO
DALL’INFEZIONE ALL’EMORRAGIE.
SINTOMI
• CUTE LESA
• FUORIUSCITA DI SANGUE
• DOLORE
COMPLICANZE DELLE FERITE
• EMORRAGIE
• SHOCK
• INFEZIONI (TETANO)
• LESIONI ORGANI INTERNI
LESIONI PENETRANTI
• utilizzare i guanti
• lavaggio e disinfezione
• se c’è emorragia: fare una compressione sul
punto di sanguinamento
• non comprimere se vi sono corpi estranei
conficcati
• non rimuovere il corpo estraneo (pericolo di
emorragia)
• ferite estese e/o profonde o in sedi particolari:
chiamare tempestivamente il 118
EMORRAGIA ESTERNA: COSA FARE?
IL SOCCORRITORE DEVE:
• Raccogliere il moncone
• Avvolgerlo in telini o garze sterili, se
possibile
• Metterlo in un sacchetto di plastica e
chiuderlo ermeticamente
• Conservarlo al freddo
• Scrivere l’ora sul sacchetto
AMPUTAZIONE
= DISTACCO TRAUMETICO
DI PARTI ANATOMICHE
COSA FARE:
• tamponare l’emorragia
• tenere l’arto sollevato
• far sdraiare il paziente (posizione antishock)
• coprirlo
EMORRAGIE ESTERIORIZZATE
EPISTASSI
(fuoriuscita di sangue dal naso)
COSA FARE:
OTORAGGIA
(fuoriuscita di sangue dall’orecchio)
COSA FARE:
- In mancanza di stecca:
1. allineare la gamba sana a quella fratturata
2. mettere degli spessori fra le gambe
3. legare sopra le ginocchia, sopra e sotto il punto di frattura
FRATTURA DEL FEMORE
ATTENZIONE:
SE IL SOGGETTO È
ALLERGICO,
È IN PERICOLO DI VITA!
3
PUNTURE DA INSETTO
paziente allergico
È IMPORTANTE RIMUOVERE
IMMEDIATAMENTE IL
PUNGIGLIONE
5
MORSI DI VIPERA
EFFETTI SISTEMICI:
• vomito, nausea
• dolori muscolari e articolari
• aumento della temperatura
• collasso cardiocircolatorio
7
NORME GENERALI DI
COMPORTAMENTO
8
MORSO ARTI INFERIORI
9
MORSO ARTI SUPERIORI
10
MORSO al
TRONCO, COLLO, TESTA
11
USTIONI
1
USTIONI - ORIGINE
2
USTIONI - CLASSIFICAZIONE
I° GRADO
Ustione superficiale che si presenta come
arrossamento cutaneo (eritema)
3
USTIONI - CLASSIFICAZIONE
II° GRADO
Compaiono bolle e /o vescicole e dolore
4
USTIONI - CLASSIFICAZIONE
III° GRADO
Distruzione di tutti gli strati della cute ed anche
dei tessuti sottostanti (cute carbonizzata)
5
PATOLOGIA DA INCENDIO
USTIONI FUMI
TRAUMI
TOSSICI
VITTIMA
USTIONATO = INTOSSICATO
6
MORTI IN INCENDI
7
SUPERFICE USTIONI
8
SUPERFICE USTIONI
Testa e collo =
9%
Tronco = 36%
Arto superiore 1%
= 9%
Arto inferiore
= 9%
9
USTIONI GRAVI
10
PERICOLI
11
COSA FARE?
12
COSA FARE?
Nelle altre ustioni:
medicare asetticamente e usare garze e mai cotone.
• soffocare eventuali fiamme presenti sul corpo
• verificare se il paziente è cosciente
• attivare tempestivamente il 118
• non rimuovere abiti che aderiscono alle ustioni, non
applicare pomate, sostanze grasse o ghiacccio
• dare da bere, posizione antishock in ustioni di 3°
• se è il caso, valutazioni come da BLS
13
ELETTROCUZIONE
Si intende una scarica accidentale di una corrente
elettrica, sia naturale che artificiale, verso l’organismo
umano.
Questo può provocare effetti nocivi e/o letali
sull’organismo a seconda dell’intensità della corrente e
del tempo di esposizione, cioè della quantità di elettricità
che attraversa l’organismo.
La scarica può provocare, infatti, ustioni e addirittura
folgorazione.
Essa agisce sulla muscolatura provocando crampi e sul
sistema nervoso provocando paralisi.
14
COSA PUÒ SUCCEDERE?
15
FOLGORAZIONE
16
FOLGORAZIONE
18
FOLGORAZIONE
20
COSA FARE?