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DIRITTO INTERNAZIONALE PENALE

Libro di testo: 2 testi di Antonio Cassese (ex presidente del tribunale penale internazionale per la
Ex-Yugoslavia, ordinario a Firenze).
Strumenti esaminati: Statuto corte penale internazionale, statuto tribunale Ex-Yugoslavia Ruanda,
tribunale militare di Norimberga,
Il diritto internazionale penale è una branca del diritto internazionale di formazione relativamente
recente e la sua formazione è connessa alla storia del '900. Non si possono quindi non prendere in
considerazione i principali avvenimenti del secolo scorso. Come poterlo definire? Si può definire
come quel complesso di norme internazionali che sanciscono e definiscono i crimini internazionali
e obbligano gli stati a processare gli autori dei crimini internazionali e dettano le regole da seguire
per l'instaurazione e lo svolgimento dei relativi processi davanti ad organi giurisdizionali
internazionali. Possiamo dire che il diritto internazionale penale racchiude un complesso di norme
che ha una triplice finalità: definire i crimini internazionali, processare i criminali internazionali, e
instaurare un rapporto internazionale.

Crimini internazionali
I crimini internazionali possono essere definite come attività poste in essere da singoli individui
estremamente lesivi i valori su cui si fonda la comunità internazionale. Questi valori si possono
individuare nel preambolo dello statuto della corte penale internazionale. Questi valori sono la
pace, il benessere, e la sicurezza dell'umanità.
I crimini internazionali comportano la violazione delle norme del diritto internazionale
consuetudinario che sono volte a proteggere questi valori. Questi atti possono essere posti in essere
da semplici individui privati o da individui organi, che agiscono per conto di organi statali o per
conto dello stato. Si tratta di individui che svolgono funzioni de facto e di diritto funzioni dello
Stato.

Crimini internazionali svolti da individui organi:


L'atto che integra il crimine è imputabile allo stato per conto del quale l'individuo ha agito, ma in
qualche misura rimane proprio all'individuo, ne discende una duplice forma di responsabilità: quella
dello stato e quella penale individuale dell'individuo che ha commesso il crimine.

Il crimine di aggressione
Esempio: l'aggressione dell'Iraq al Kuwait nel '90.
L'aggressione costituisce un attentato alla libertà dello stato aggredito. Tale atto, benché commesso
dallo stato aggressore, resta un azione propria del leader dello stato che agisce e infatti è stato
imputato Saddam Ussein che lo ha pianificato e lo ha ordinato. Quando il crimine è commesso da
un individuo organo, l'atto è imputato allo stato che ha commesso l'illecito, ma rimane proprio
dell'individuo che lo ha commesso. I crimini internazionali non sono coperti dalla cosiddetta
immunità organica.
L'immunità organica impedisce che l'individuo organo sia giudicato per gli atti compiuti
nell'esercizio delle proprie funzioni di organo dello stato. Quindi la responsabilità penale degli
individui rappresentanti di organi dello stato.
Quelle violazioni delle norme internazionali internazionali che siano riconducibili a individui.
I crimini internazionalizzano una lesione cosi gravi alla comunità internazionale che praticamente i
loro autori possono essere puniti da qualsiasi stato indipendentemente dal crimine o dal legame tra
lo stato dell'autore del crimine e lo stato giudicante. Di qui l'universalità del diritto internazionale
penale. Questo principio impone agli stati che ospitano un autore di un crimine internazionale di
sottoporre a processò o in alternativa estradarlo al suo stato di origine. Questo è dato dal principio
“Aut dedere, aut iudicare”.
I crimini internazionali possono essere divisi in 3 categorie:
− crimini contro la pace,
− comini di guerra,
− crimini contro l'umanità.
Per crimini contro la pace si intendono la pianificazione e la commissione di una guerra di
aggressione o la partecipazione ad un piano comune allo scatenamento di una guerra di aggressione.
Per crimini di guerra si intendono una violazione grave della condotta che tutelano le vittime delle
ostilità (cattura di ostaggi tra i civili, uccisione di prigionieri di guerra ..). La violazione deve essere
grave, ad esempio un soldato ruba un pezzo di pane. Questo soldato commette una violazione del
diritto internazionale che impone all'esercito che occupa un territorio nemico di rispettare la
proprietà privata. Ma questa violazione non è grave e quindi non da luogo ad una responsabilità
penale individuale. I crimini di guerra possono essere commessi sia nei conflitti armati
internazionali sia nei conflitti armati interni. Si tratta di uno sviluppo degli ultimi 10 anni.
Per crimini contro l'umanità si intendono quei atti che recano offesa all'intero genere umano.
Sono atti che si inseriscono in una passi sistematica di atrocità accettata o comunque tollerata
dal governo o dall'autorità di fatto che esercita un potere di governo su quel determinato
territorio. Possono essere commessi sia in tempo di pace che di guerra. Ad esempio, la riduzione
in schiavitù. Gli autori dei crimini di guerra possono essere sia militari nei confronti di civili o di
militari nemici e da civili nei confronti di civili o di militari nemici.
Per quanto riguarda la pirateria, è discusso se riguarda un crimini internazionale in senso stretto.
Nella convenzione ONU sul diritto del mare, all'articolo 101 della convenzione di Montego Bay
definisce la pirateria come qualsiasi atto di violenza, sequestro o rapina commesso dall'equipaggio o
dei passeggeri di una nave privata o di un aeromobile privato commesso in alto mare o in aria nei
confronti di un altra nave o nei confronti di un altro aeromobile.
Secondo Ronzitti, la pirateria costituisce come un crimine contro l'umanità e anche se non è inserita
nello statuto della CIJ fra i crimini contro l'umanità per la sua scarsa rilevanza internazionale. Dopo
l'adozione dello statuto ella CIJ, la pirateria ha ripreso vigore soprattutto dalle parti dell'oceano
indiano..la Somalia si trova in una situazione di anarchia già nel 1991 dalla cacciata del suo
dittatore. La guerra civile che va oramai avanti da quasi 20 anni ha completamente distrutto il paese.
Cassese invece non la considera come un crimine internazionale contro l'umanità perché la sua
repressione non è finalizzata non è volta a proteggere la comunità internazionale, ma solo l'interesse
comune degli stati a proteggere il commercio internazionale, fondamentalmente.
La pirateria inizio ad espandersi fra il '600 e l'800 e gli stati si sono riconosciuti la possibilità di
processare i pirati indipendentemente dalla nazionalità della nazionalità dei pirati e
indipendentemente dal danno commesso dai pirati nei confronti dello stato indipendentemente dal
danno subito che poteva sussistere o meno.
La tortura e il terrorismo
A seconda dei casi si può trattare di crimine di guerra o di crimine contro l'umanità. Cassese
sostiene che si può identificare un crimine di tortura distinto come crimine contro la guerra e
l'umanità. Lo stesso può dirsi del terrorismo. Per poter distinguere se crimine di guerra o contro
l'umanità bisogna andare a vedere le circostanze del crimine.
Oltre a questo bisogna fare una distinzione fra reati di diritto interno internazionalmente imposti. Si
parla di reati previsti negli ordinamenti di tutti gli stati ma che non sono configurati a livello
internazionale. Si tratta di attività che costituiscono reato all'interno degli ordinamenti di pressoché
tutti gli stati. Tuttavia queste attività non sono autonomamente configurate dal diritto internazionale.
Per questo motivo gli stati, che hanno interesse a reprimere tali crimini, sottopongono a processo gli
autori di questi reati o li estradano.

Le norme consuetudinarie sono norme generali che vincolano tutti gli stati che vincolano la
comunità internazionale. Queste norme non scritte sono norme non scritte che si formano
nell'ambito delle convenzione di codificazione. Le violazioni gravi delle norme che disciplinano le
vittime della guerra costituiscono crimini di guerra. Le prime convenzioni in assoluto sulla guerra
sono 3: la convenzione di Parigi del 1803, la convenzione di Ginevra sulla guerra terrestre del 1864
e la dichiarazione di San Pietroburgo del 1968 per la regolamentazione e il divieto di uso di
determinate armi belliche.

Dalla conferenza dell'Aja del 1899, prima conferenza di pace, scaturirono 3 convenzioni, due delle
quali riguardanti il diritto bellico e due dichiarazioni riguardanti il diritto bellico. Dalle seguenti
conferenze sulla pace ne uscirono 13 convenzioni di cui 8 sul diritto bellico e una dichiarazione. Il
diritto bellico ricevette un grandissimo impulso dalle conferenze dell'Aja. Le convenzioni dell'Aja
disciplinavano la guerra terrestre e la guerra marittima. La guerra aerea ancora non era considerata
in quanto futuristica per quei tempi. Dopo la prima guerra mondiale, ci imbattiamo in altri due
strumenti: il protocollo di Ginevra sul divieto di uso di armi batteriologiche e sulla convenzione di
Londra, sul divieto di guerra sottomarina. Nel 1929 furono stipulate altre 2 convenzioni in materia
di tutela di vittime della guerra. La convenzione di Ginevra sul trattamento delle vittime di guerra e
un altra sul miglioramento delle condizioni dei militari malati o feriti in guerra. La seconda
convenzione sostituì la convenzione di Ginevra del 1874. nel 1906 fu firmata un altra convenzione a
Ginevra sull'assistenza dei malati e dei feriti in tempi di guerra. La convenzione del 29 verrà
sostituita da quella del '49, sul trattamento dei prigionieri di guerra.

10/03/2009

PRIMA GUERRA MONDIALE


Nella prima guerra mondiale ci sta il primo tentativo di sottoporre i responsabili di crimini
internazionali di fronte ai primi tribunali internazionali.
Nel 1919 fu convocata a Parigi una conferenza di pace con il compito di redigere i trattati di pace.
Ne furono negoziati e firmati 5: il trattato di Versailles (alleati e Germania), il trattato di Saint
Germain (tra le potenze alleate e l'Austria) il trattato di Trianon, il trattato di Neuilly e il trattato di
Serre (potenze alleate e Turchia). L'ultimo trattato non fu mai ratificato e non entro mai in vigore.
Successivamente venne redatto il trattato di Losanna che regolo la questione post bellica. Il 1923 fu
un anno molto importante per la Turchia perché l'impero ottomano cessò di esistere facendo nascere
lo Stato Turco. La conferenza di pace di Parigi compì il primo tentativo della storia di sottoporre a
processo i responsabili dei crimini di guerra. I 5 trattati di pace imponevano alle potenze sconfitte
(Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria, Turchia) di consegnare ai vincitori i responsabili dei
crimini di guerra. Tuttavia ci stava una distinzione fra i criminali: quelli accusati di crimini nei
confronti di cittadini nei confronti di una soltanto di potenza alleata, i quali sarebbero stati giudicati
da tribunali militari di quella potenza; e gli accusati di crimini nei confronti di cittadini di più
potenze alleate, i quali sarebbero stati giudicati da tribunali misti di tutte le potenze interessate. Il
trattato di Versailles, tra potenze alleate e Germania prevedeva anche di più: prevedeva la
sottoposizione a processo dell'imperatore tedesco accusato di crimine di aggressione. L'episodio
dell'uccisione di Francesco Ferdinando a Sarajevo.
L'imperatore tedesco sarebbe stato giudicato da un tribunale ad hoc composto da 5 giudici. E'
importante ricordare la conferenza di Parigi del 1919 perché fu la prima conferenza dove si cercò di
creare un tribunale internazionale. Ma questo tentativo fallì perché non si riusci a portare i criminali
davanti ai tribunali sia di singoli stati sia internazionali. In verità, perché questi processi si tenessero
era necessaria la consegna di questi individui. Gli stati associati redassero un elenco di persone
accusate di crimini internazionali, e queste persone erano per lo più di nazionalità tedesca e la
Germania con una grandissima azione diplomatica riuscirono ad evitare la consegna. Tutti gli
individui rientranti dalla lista sarebbero quindi stati sottoposti a processo da un tribunale della
nazionalità degli individui sottoposti a processo. Ma le potenze alleate associate si riservarono il
diritto di istituire nuovi processi a questi individui qualora i processi davanti alla corte suprema
tedesca non avrebbe garantito le dovute garanzie di imparzialità ed equità. Dei 900 individui
accusati di crimini internazionali, solo 12 furono giudicati e di questi 12, 6 vennero condannati e 6
vennero assolti. Le potenze alleate associate si erano riservate il diritto di fare dei nuovi processi,
ma non si avvalsero di questo diritto, ma si limitarono ad una protesta molto vigorosa nei confronti
del governo tedesco. Il trattato di Versailles prevedeva tuttavia qualcosa di più: la sotto-posizione a
processo dell'imperatore tedesco, la quale non ebbe luogo per varie ragioni: le potenze alleate
associate, attraverso contatti diplomatici verificarono la disponibilità dell'Olanda ad estradare
l'imperatore nelle condizioni giuste per il processo. L'Olanda dichiarò che non era assolutamente
favorevole a tale estradizione perche non era nemmeno parte del trattato di Versailles, e per questo
motivo non era vincolata dalle sue disposizioni. L'altra ragione adotta dal governo olandese era che
crimini di cui era accusato l'imperatore tedesco non erano considerati tali dall'ordinamento
olandese.
Nel corso della prima guerra mondiale si consumò il genocidio della minoranza armena dall'impero
ottomano per mano del movimento dei giovani turchi.
Il movimento dei giovani turchi era un movimento politico ultra nazionalista e xenofobo formato ai
primi del 900 da giovani ufficiali dell'impero ottomano. Nel 1913, un anno prima dello scoppio
della prima guerra mondiale, il movimento attuò con successo un colpo di stato ed impose al
sultano un governo guidato da un triundierato composto dal ministro della guerra, dal ministro
dell'interno e dal ministro della marina. Dopo lo scoppio della guerra, l'impero ottomano andò in
guerra con la Germania. Gli armeni erano di religione cristiana e i turchi mussulmani. I giovani
turchi miravano a realizzare uno stato abitato esclusivamente da turchi, e la realizzazione di questo
obbiettivo iniziava con l'eliminazione delle minoranze. Il genocidio delle minoranze armene fu
realizzata a partire dal 1914 e continuò fino al 1923.
Nel 1915, il governo adottò una serie di istruzioni e di misure volte a garantire l'eliminazione della
minoranza armena dall'impero: eliminazione di tutti gli armeni facenti parti dell'esercito ottomano;
uccisione di massa dei civili maschi; deportazione di donne e bambini e vecchi e costrizione verso il
deserto siriano. Si stima che con questi metodi, nell'arco di questi anni siano stati uccisi quasi un
milione e mezzo di armeni. Solo con la convenzione e con la repressione del genocidio, che il
genocidio viene a costituire un crimine autonomo. Proprio in relazione allo sterminio degli armeni
viene coniata l'espressione “crimini contro l'umanità”. Nello stesso anno, i governi alleati di
Francia, l'impero Russo e Gran Bretagna decidono di pronunciarsi e di non rimanere inerte davanti
allo sterminio svolto dal movimento dei giovani, e quindi questi governi emisero una dichiarazione
condannando i massacri degli armeni coniandoli come crimini “against umanity e civility” Nasce
quindi l'idea della responsabilità penale internazionale personale in quanto vennero riconosciuti
come responsabili il governo ottomano e vi fu anche la conseguenza del mancato riconoscimento
dell'immunità funzionale per quanto riguarda i crimini del genere.
In realtà il ministro degli esteri Russo aveva proposto un altra espressione: crimini contro la
cristianità e la civiltà per qualificare i massacri contro gli armeni, ma questa espressione incontro
l'opposizione di questa espressione perché affermò che i mussulmani delle colonie francesi e
britanniche avrebbero potuto sentirsi offesi. Naturalmente la dichiarazione non sortì alcun effetto e
il governo turco proseguì nella sua opera di eliminazione programmata della minoranza armena dal
territorio dell'impero.
Nel trattato di Serre, l'impero ottomano si impegnò a consegnare alle potenze alleate associate gli
individui accusati dei massacri commessi durante lo stato di guerra nel territorio dell'impero. Dietro
questa forma ci stavano gli individui responsabili del massacro del genocidio armeno. Questi
individui, che già erano stati definiti come criminali nei confronti dell'umanità sarebbero stati
giudicati dai tribunali internazionali dell'alleanza a meno che non siano istituiti dei tribunali ad hoc
dalla Società delle Nazioni. Tuttavia questi individui non furono sottoposti a processo da nessuno
dei tribunali, questo perché il trattato di Serre non entrò mai in vigore e queste disposizioni
restarono lettera morta. Successivamente, nel 1918, i tre triunderi furono costretti a dimettersi e
negli anni successivi, i 3 ex ministri furono processati in contumacia davanti ad un tribunale
militare turco, e quindi interno. Furono tutti e tre condannati a morte, ma la condanna non fu mai
eseguita trovandosi i 3 all'estero. Non arrivando mai la giustizia, arrivò la vendetta. Il terzo trovo la
morte in asia centrale a seguito di una campagna contro l'armata rossa. Alcune figure di secondo
piano furono processate e punite da tribunali turchi. In ogni caso, la neonata repubblica turca si
impegnò alla rimozione delle atrocità compiutesi nei confronti della comunità armena.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE


Con la seconda guerra mondiale ci troviamo davanti al primo tentativo riuscito di tribunale
internazionale per i crimini di guerra e contro l'umanità.
Con la dichiarazione di mosca, i governi di Stati Uniti, Regno Unito e Cina manifestarono la
volontà di proseguire le ostilità nei confronti dell'Asse (Germania e Giappone e satelliti) fino ad
ottenerne la resa incondizionata prima della Germania, poi del Giappone.
I responsabili dei crimini nei confronti degli abitanti dei territori occupati sarebbero stati sottoposti
a processo ai tribunali dei paesi.
Il 30 aprile 1945, Hitler si suicida nel bunker della Cancelleria. Gli succede il capo di Stato
maggiore della marina Doinitz che dura fino alla resa incondizionata. Doinitz fu processato dal
tribunale di Norimberga e viene condannato a 10 anni.
A londra viene istituito il tribunale internazionale di Norimberga. La creazione di questo tribunale
fu sostenuta soprattutto dagli stati uniti. Il regno unito aveva proposto la semplice cattura con diretta
condanna dei vertici militari del Reich. Gli USA avevano buoni argomenti a sostegno della loro tesi
tant'è che alla fine le altre nazioni gli diedero ragione. La prima motivazione fu che se gli alleati
avessero semplicemente impiccato i vertici del Reich senza processo, si sarebbero posti nel loro
stesso piano. Impiccarli avrebbe significato derogare i due capisaldi degli stati di diritto: il principio
della presunzione di innocenza e il principio del giusto processo.
Inoltre un processo internazionale avrebbe dato una maggiore visibilità di ciò che era successo.
L'ultima ragione degli USA a favore del processo era che i crimini dei vertici politici e militari del
Reich è che erano crimini commessi nell'ambito di una criminalità sistemica. I criminali non
potevano quindi essere giudicati da tribunali del loro stato, e solo un tribunale internazionale poteva
garantirne la terzietà. L'articolo 22 della carta redatta a Londra nel 1945 (vedere allegato), il
tribunale ha sede a Berlino e che il primo processo avrà luogo a Norimberga. Questa città è stata
scelta, benché in gran parte distrutta dalla guerra, il palazzo di giustizia era miracolosamente intatto
e disponeva di spazi sufficienti per lo svolgimento di un processo di quelle dimensioni, tra cui vi era
pure una prigione dove vi erano ospitati gli imputati di quel processo. Norimberga era anche una
città simbolo dei Reich in quanto vi furono dei raduni importanti nazisti.
Quando parliamo del processo di Norimberga, facciamo riferimenti al grande processo del tribunale
con sede a Berlino. Quando invece si parla di processi (al plurale), ci riferiamo ai 12 processi che si
svolsero a Norimberga davanti a tribunali militari americani.
________________________________________________________________________________
SITO LIBRARY OF CONGRESS, PAGINA WEB CHE CONTIENE IN FORMATO ADOV I 42
VOLUMI CHE COSTITUISCONO GLI ATTI DEL PROCESSO DI Norimberga.

Http://www.loc.gov/rr/frd/Military_Law/NT_major-war-criminals.html

16/03/2009
I PRINCIPI DI Norimberga DEL 1950:
Il tribunale di Norimberga è stato istituito dall'accordo di Londra del 1945. questo tribunale militare
internazionale fu un evento fondamentale ai fini dell'evoluzione del tribunale internazionale penale
perché per la prima volta furono processati i criminali di guerra internazionali. Fino alla seconda
guerra mondiale, gli unici crimini internazionali che erano sanzionati erano i crimini di guerra.
La tripartizione dei crimini internazionali deriva appunto dal tribunale di Norimberga. L'articolo 6,
nell'indicare i crimini di cui ha competenza il tribunale vi troviamo i crimini di guerra, i crimini
contro la pace e i crimini contro l'umanità. Il tribunale sarà competente a processare i criminali che
abbiano commesso i suddetti crimini.
I crimini contro la pace sono elencati in modo preciso: la preparazione, pianificazione avvio di una
guerra in contrasto con gli accordi internazionali o di un qualunque atto contenente un piano di
cospirazione. Lo statuto del tribunale di Norimberga è dell'agosto del '45. segue immediatamente il
secondo conflitto mondiale e segue anche la chiusura del conflitto in estremo oriente con le bombe
atomiche in Giappone. All'epoca, gli strumenti internazionali erano due: il patto della società delle
nazioni e il patto del 1928 di Parigi.
Il patto della SdN vietava la guerra di aggressione tra gli stati membri. Del patto erano parti sia la
Germania sia il Giappone. Si ritirarono dalla SdN allo scoppio della seconda guerra mondiale
appunto il Giappone e la Germania.
Il patto di Parigi del 1928, frutto di un iniziativa statunitense, promosso da Kellogg-Briand. Vennero
a far parte tutti gli stati che facevano parte della comunità internazionale. Ciascuno stato contraente
rinunciava alla guerra come strumento di politica internazionale. Era quindi implicito il divieto di
una guerra di aggressione. Il tribunale di Norimberga accertò che la Germania si era resa
responsabile di ben 12 atti di aggressione e che quindi aveva scatenato una guerra di aggressione in
ben 12 paesi.
La conferenza di pace dell'Aia produsse 13 convenzioni di cui 8 che riguardavano il diritto bellico.
La terza convenzione dell'Aia riguarda l'apertura delle ostilità, che obbliga lo stato a dichiarare la
guerra mediante ultimatum. Questa regola non fu mai seguita dalla Germania che invase l'unione
sovietica, il Belgio, la Polonia ecc. Il trattato di versailles fu violato in più parti e l'occupazione del
bacino carbonifero della RUUR che invece doveva essere smilitarizzata. Andando avanti,
ricordiamo il patto di non aggressione di Germania e Russia, il patto Ribertron-Molotov che non
venne nemmeno rispettato. La Germania violò anche le assicurazioni internazionali circa il rispetto
della integrità territoriale di Belgio e Lussemburgo.
Crimini di guerra:
Crimini contro l'umanità
Riguardo ai crimini contro l'umanità, bisogna fare una riflessione. Secondo una corrente di
pensiero, quella maggioritaria, la disposizione sui crimini contro l'umanità è da considerare nuovo
diritto tout court. I limiti con i quali i redattori dello statuto posero alla punizione dei crimini
suddetti (omicidio volontario, persecuzione, ecc...) sono puniti se commessi in esecuzione di o in
attuazione di un progetto ben più grande del mero crimine personale, cioè la commissione di questi
crimini deve avvenire in un contesto internazionale.
Per crimini di atti contro l'umanità, il tribunale sanziona tutti i crimini commessi sia prima che
durante la guerra. L'ultimo capoverso dell'articolo 6 punisce anche i leader, gli organizzatori e i
complici considerandoli come responsabili di tutti gli atti commessi dagli individui in esecuzione di
tale piano.
Le obbiezioni sollevate dagli imputati al tribunale erano le obbiezioni del TU QUOQUE e il
principio del NULLUM CRIMEN SINE LEGE. Quindi le disposizioni dello statuto riguardanti i
crimini contro la pace violavano il principio dell'irretroattività della legge penale. Il tribunale
replicò a queste obbiezioni che lo statuto era espressione del diritto internazionale esistente al
momento della sua creazione. Nel commentare la sentenza, possiamo replicare che non era cosi, al
momento della creazione perché lo statuto fu enormemente innovativo per il diritto internazionale.
Quindi dalla violazione di quelli strumenti, si parla di crimini internazionali da cui discende la
responsabilità penale dell'individuo. L'altra argomentazione per respingere l'obbiezione del
principio dell'irretroattività era che il principio non era una limitazione di sovranità, ma solo una
limitazione di giustizia. Quindi consisteva in una limitazione di giustizia dei 4 stati singolarmente e
non del diritto internazionale.
Il tribunale era composto da 4 giudici, ciascuno con un sostituto, nominati da ognuno degli stati
firmatari. L'articolo 4: i giudici, nel loro interno concorderanno nella nomina di un presidente prima
che il processo inizi e i 4 giudici nominarono come presidente il giudice britannico.
L'articolo 9 dichiara che il tribunale poteva imputare l'organizzazione o un gruppo di cui
apparteneva uno degli individui come organizzazione criminale. L'articolo 10 stabilisce le
conseguenze di tale dichiarazione e in tal caso, le autorità nazionali di qualsiasi stato firmatario
potranno processare gli individui per l'appartenenza di quell'organizzazione. Dalla dichiarazione di
criminalità di un organizzazione ne derivava la processabilità degli individui appartenenti
dell'organizzazione per la sola appartenenza.
Guardando gli articoli 7 e 8 dello statuto, all'articolo 7 si stabilisce l'irrilevanza delle cariche
ufficiali. Quindi l'immunità organica non copre le cariche ufficiali ai fini dell'esonero o
dall'attenuazione della pena. All'articolo 8 vediamo che l'obbedienza agli ordini del superiore non
costituisce causa di non punibilità, ma solo causa di attenuazione della pena. Un solo individuo fu
processato in contumacia, Martin Bormann, il quale fu condannato a morte dal tribunale. L'articolo
14 stabiliva che ogni paese nominasse un procuratore capo per concordare un piano riguardo al
lavoro individuale, definire i criminali di guerra, procurare e presentare l'atto di accusa. Ogni
procuratori capo con i propri collaboratori, in base all'articolo 15 procederà alle indagini, alla
raccolta davanti ai tribunali di tutte le prove necessarie. L'articolo 22 è quello che riguarda la sede.
L'articolo 24 detta le disposizioni per i primi momenti del processo, come la lettura del capo di
accusa e il tribunale chiederà ad ogni imputato come si considera e l'ufficio dei procuratori
presenterà una propria relazione. Il discorso di apertura fu svolto dal procuratore statunitense. La
lingua invece furono quelle delle potenze firmatarie e della nazionalità dell'imputato.
L'articolo 26 stabilisce che il tribunale emette una sentenza motivata e l'articolo 27 riguarda la
condanna e stabilisce che la condanna può essere o la morte o una condanna ritenuta giusta dal
tribunale. Tra i condannati a morte, ricordiamo la figura di Goring, che era il numero due del Reich.
Evitò l'impiccagione ingoiando una fiala di cianuro prima dell'esecuzione della sentenza. In caso di
colpevolezza, i condannati potevano fare ricorso al consiglio di controllo che agiva come organo
unico per tutte le questione che riguardano la Germania. Naturalmente questo ricorso fu vano
perché tutte le condanne furono riconfermate.

17/03/2009
I tribunali militari USA furono istituiti sulla base di una ordinanza di una base militare americane il
cui fondamento giuridico era di venire in contro alla legge 10 del 1945 del Consiglio di Controllo.
Questa legge forniva l'autorità alle delegazioni di istituire dei tribunali nei confronti di responsabili
di crimini contro la pace e crimini contro l'umanità.

TRIBUNALE DI TOKYO
Pensando ai crimini commessi durante la seconda guerra mondiale, non si può anche non fare
riferimento al tribunale di Tokyo.
In questo tribunale furono processati i gerarchi del Giappone, potenza alleata con la Germania.
Questo tribunale fu istituito sulla base di un atto di natura diversa dal tribunale di Norimberga che
nacque per via di un accordo. Il tribunale di Tokyo fu istituito sulla base di un decreto del
comandante McArthur. Quindi in base ad un atto dell'autorità occupante nel gennaio del 1946,
quando il processo di Norimberga era già operante. La carta del tribunale di Tokyo è allegata al
decreto del generarle McArthur. Ci sono molte differenze con Norimberga, in effetti Tokyo era
composto da 11 giudici nominati dalle forze vincitrici. Gli unici giudici furono nominati da
McArthur sulla base delle 11 potenze che avevano firmato la resa incondizionata con il Giappone.
La carta di Tokyo non prevedeva sostituti a confronto di Norimberga. Per l'accusa, essa era delegata
ad un unico procuratore, americano, nominato sempre da McArthur il quale era coadiuvato da 10
procuratori associati. Nel tribunale di Tokyo, le lingue di lavoro erano solamente 2: l'inglese e la
lingua degli imputati. I capi d'accusa erano crimini contro la pace ___________________________.
La carta di Tokyo prevedeva delle clausole molto simili a quelle di Norimberga ad esempio per
quanto riguarda l'esecuzione di un ordine di un superiore. Per l'appartenenza ad una alta carica è
prevista l'attenuante. E a Tokyo gli imputati potevano fare ricorso al consiglio di controllo per avere
una diminuzione della pena.
Il fatti storici: fra gli imputati non vi abbiamo trovati né l'imperatore né gli altri membri della
famiglia imperiale. Lo stesso generale McArthur si adoperò per non imputare l'imperatore. A Tokyo
ci sono stati 28 imputati indicati nell'atto di accusa e praticamente uno fu portato in un ospedale
psichiatrico al primo giorno del processo. Altri due morirono per cause naturali nel corso del
processo e i restanti 25 furono tutti dichiarati colpevoli e alcuni furono condannati a morte e altri al
carcere. Il processo durò circa 2 anni, dal '46 al '48.
Lunedì 23 marzo, trovare lo statuto del tribunale per l'ex Jugoslavia e stampare l'articolo 3 della
convenzione di ginevra del '89 e il primo e secondo protocollo addizionale del '77 e convenzione di
ginevra del '45 dal sito internet della cattedra.

Risoluzione 95 dell'assemblea generale.


Nel 1945 nascono le Nazioni Unite (Organizzazione delle Nazioni Unite) con la conferenza di San
Francisco che si concluderà con lo statuto delle Nazioni Unite. Questo era anche il nome che si
erano date le potenze che combattevano contro l'asse.
L'assmeblea generale riconosce i principi di diritto internazionale sanciti dalla carta del tribunale di
Norimberga e dalla sentenza del tribunale. L'assemblea generale riconosce l'obbligo sancito
dall'articolo 13 della carta. L'assemblea generale affida al comitato per la codificazione per il diritto
internazionale e gli affida come primo compito quello di enucleare i principi di diritto
internazionale contenuti nella sentenza e prima ancora nella carta del tribunale. Le risoluzioni
dell'assemblea generale valgono come prassi, come somma degli stati che le adottano e tanto più un
assemblea contribuisce alla formazione di una consuetudine, quanto più essa viene adottata dalla
maggioranza. I principi di diritto internazionale sono stati elaborati nel 1950 dalla commissione di
diritto internazionale. La risoluzione 94, l'assemblea generale conferisce al comitato il compito di
studiare le modalità e le procedure per adempiere al c0ompito assegnato dall'articolo 3 e il comitato
sulla base del mandato ricevuto redige un rapporto consegnato all'assemblea in cui raccomanda una
omissione di diritto internazionale che agisca a titolo personale come organo sussidiario
all'assemblea stessa. Sulla base di questo rapporto, l'assemblea generale istituisce una commissione
di diritto internazionale che portò a termine l'incarico e nel 1950 la commissione di diritto
internazionale elabora e approva i principi di diritto internazionale riconosciuti dalla carta.
I principi sono (conosciuti anche come principi di Norimberga)
1 – qualunque individuo commetta un crimine internazionale è di questo responsabile e passibile di
condanna;
2 – il fatto che il diritto interno non preveda una pena per un fatto che costituisce crimine
internazionale è irrilevante per il diritto internazionale. Questo principio è enucleato dalla carta del
tribunale di Norimberga. Il diritto tedesco non considerava come crimine gli atti di repressione
degli ebrei, ma per il diritto internazionale ciò era irrilevante.
3 – la circostanza che un individuo che ha commesso un crimine internazionale abbia agito come
capo di stato o di governo, non lo esime dalla responsabilità in base al diritto internazionale.
Articolo 7 del tribunale di Norimberga: irrilevanza delle alte cariche ufficiali per la responsabilità
per crimini internazionali.
4 – non vi è esenzione da responsabilità l'adempimento di un ordine superiore. La commissione di
diritto internazionale risponde anche qui i principi dei tribunali di Norimberga e di Tokyo.
5 – qualsiasi individuo accusato di un crimine internazionale ha diritto ad un equo processo in fatto
e in diritto. Questo principio fu al centro dei colloqui e dei negoziati tra le potenze alleate
all'indomani della resa incondizionata della Germania.
6 – ripropone i crimini contro la pace e i crimini contro l'umanità. I crimini indicati saranno
punibili come crimini internazionali come pianificazione, avvio di una guerra di aggressione, come
la partecipazione ad un piano comune per la violazione della pace e dei trattati internazionali. Per
crimini contro l'umanità ci sta l'omicidio, la riduzione in schiavitù nei confronti di qualsiasi
popolazione civile, persecuzioni per motivi religiosi, razziali o politici commessi in relazione ad
uno stesso disegno criminoso.
7 – la complicità di un crimine contro la pace, di guerra o contro l'umanità è a sua volta un crimine
internazionale. Quest'ultima disposizione è più ampia perché si fa riferimento anche agli istigatori.

23/03/09

Convenzione di Ginevra del 1949


Alcune convenzioni sono qualificate come infrazioni gravi, e costituiscono crimini di guerra. Nella
storia del diritto internazionale non possiamo non soffermarci su queste convenzioni.
Le convenzioni di Ginevra si occupano delle vittime dei conflitti internazionali. Solo l'articolo 3
riguarda i conflitti armati interni ed è comune a tutte le convenzioni. Il secondo protocollo
addizionale riguarda i conflitti armati interni e il primo quelli internazionali.
Le convenzioni sono dirette a rafforzare la tutela delle vittime della guerra. Quella del 1864
riguarda la protezione dei prigionieri di guerra nella guerra terrestre. Precentemente ci sono state
altre convenzioni che tutelano le vittime delle guerre, e queste nuove convenzioni servono a
rafforzarle, dettando una disciplina organica alla tutela delle vittime della guerra e per la prima volta
sono presi in considerazione i civili che si trovino nelle mani di una potenza di cui non siano
cittadini.
Oggi le convenzioni di Ginevra sono considerate completamente riproduttive del diritto
internazionale consuetudinario. Le norme consuetudinarie vincolano tutti gli stati
indipendentemente dalla avvenuta ratifica. Le suddette convenzioni sono largamente riproduttive
del diritto consuetudinario. La validità delle convenzioni esiste anche se lo stato di guerra non viene
riconosciuto o per mancanza di dichiarazione o per mancato riconoscimento della dichiarazione di
guerra. Le convenzioni di Ginevra non contengono la clausola si omnes (se tutti) -contenuta in tutte
le convenzioni dell'Aia- , che vuol dire che la convenzione si applica soltanto se tutti gli stati
coinvolti nel conflitto fossero parte della convenzione. Questo vuol dire che le disposizioni della
convenzione di applicano anche se al conflitto prendono parte degli stati che non fanno parte della
convenzione. Praticamente nella comunità internazionale, tutti gli stati parti fanno parte della
convenzione di Ginevra, allora la presenza della clausola perde anche il suo significato anche se al
momento della sua stesura avrebbe potuto avere una sua importanza.
Alla fine degli anni '40 le convenzioni erano una innovazione appunto per l'assenza della suddetta
clausola.
Le 4 convenzioni si applicano nei conflitti armati tra due o più stati indipendentemente dal
riconoscimento dello stato di guerra. L'articolo 2, comune a tutte e 4 le convenzioni, lo conferma.
Inoltre l'applicazione è confermata anche in caso di occupazione di uno stato, in tutto o in parte da
un altro stato contraente, anche se non ci è stata resistenza armata.
La prima convenzione riguarda la tutela delle vittime in guerra terrestre, la seconda convenzione
protegge le vittime della guerra marittima, la terza il trattamento dei prigionieri di guerra e la quarta
il trattamento dei civili in tempo di guerra.
IV Convenzione:
I cittadini britannici che si trovavano in Italia erano civili di un belligerante nemico e si trovavano
in una nazione in guerra con il loro stato di origine. L'altra ipotesi è quella dei civili aventi la
nazionalità dello stato soggetto ad occupazione nemica. Si tratta di civili nelle mani di una potenza
occupante. Questa convenzione è importante perché è la prima convezione dedicata alla protezione
dei civili e le precedenti riguardano i prigionieri di guerra, combattenti o naufraghi.
Le convenzioni di Ginevra sono dei trattati internazionali e la relativa violazione costituiscono
illeciti internazionali e comportano la responsabilità degli stati che ne sono parte. Questo vale per
ciascuna delle 4 convenzioni. Ci sono alcune violazioni che costituiscono violazioni gravi e
costituiscono certamente un illecito internazionale e danno luogo alla responsabilità dello stato che
ne fa parte e anche la responsabilità penale degli individui che abbiano agito per conto di quello
stato. Per le violazioni gravi ci sta quindi una doppia responsabilità: una internazionale (dello Stato)
e una penale (dell'individuo). Ci sta un articolo che elenca le violazioni gravi. Nella prima
convenzione, l'elenco è contenuto nell'articolo 50. Tali violazioni saranno quelle che vengono
commesse su individui o beni protetti dalla convenzione, l'omicidio volontario, la tortura o altro
trattamento inumano, inclusi i trattamenti biologici.
La prima convenzione, all'articolo 49, sancisce che “ciascuna parte contraente ha l'obbligo di
ricercare gli individui che hanno commesso crimini gravi e ha l'obbligo di portarli a giudizio o può
consegnare gli individui per sottoporli a processo ad un altra parte contraente interessata.” È
necessario che la parte contraente fornisca prove sufficienti per sottoporre l'individuo a
procedimento penale. Questo principio è sancito con il brocardo aut dedere aut iudicare.
La seconda convenzione prevede all'articolo 50 il principio aut dedere aut iudicare, l'articolo 51
contiene le gravi violazioni.
La terza convenzione riguarda il trattamento dei prigionieri di guerra e all'articolo 129 contiene il
principio aut dedere aut iudicare e all'articolo 130 l'elencazione delle violazioni gravi. Le prima
violazioni sono identiche alle convenzioni precedenti e ci sono anche le condotte più particolari in
relazione ai prigionieri di guerra come obbligare tali prigionieri a prestare servizio presso le proprie
truppe o ancora impedire ai prigionieri di sottoporli in un processo equo e regolare.
La quarta convenzione l'articolo 146 stabilisce l'obbligo per ciascuno stato contraente di emanare
sanzioni penali nei confronti degli individui che commettono le infrazioni gravi o ancora di
consegnarli allo stato che ne faccia richiesta e fornisca prove sufficienti per giustificare un
procedimento penale. L'articolo seguente elenca le sanzioni gravi. La quarta convenzione di
Ginevra contiene l'elenco più lungo di infrazioni gravi, e sono quelle che sonno commesse verso
persone o beni protetti dalla convenzione, quindi omicidio volontario, trattamenti inumani o
biologici, causare volontariamente gravi sofferenze o lesioni all'integrità fisica o alla salute(integrità
psichica). Queste condotte sono comuni a tutte e 4 le convenzioni. Le successive invece sono la
deportazione o il trasferimento illecito e illegale di un individuo protetto, obbligare una persona a
prestare servizio nelle forze di una potenza nemica, privare un individuo protetto ad un processo
equo e regolare, la presa di ostaggi tra civili o ancora la distruzione o l'appropriazione di beni su
vasta scala per motivi non militari.

Articolo 3, comune a tutte le convenzioni di Ginevra:


Riguarda i conflitti armati interni, che sono quelli che compongono un gruppo di ribelli nei
confronti del governo. L'ipotesi qui contemplata è quella del conflitto tra gli insorti e il governo
legittimo o ancora la presenza di due o più fazioni si contendono il potere in situazione in cui manca
un governo legittimo. Questo articolo contiene una serie di disposizioni che corrisponde uno
standard umanitario minimo, al di sotto del quale si configura solo la barbaria. Il carattere
consuetudinario dell'articolo 3 è stato poi confermato dalla camera di appello per la ex Iugoslavia
nel caso Tadic. Tutt'ora la tutela delle vittime dei conflitti armati interni rimane più limitata rispetto
alle vittime di conflitti armati internazionali.
Le convenzioni di Ginevra entrano in vigore nel 1950.
Negli anni '50 inia la guerra fredda che durerà fino alla fine degli anni '80 e verso la metà degli anni
'60 si diffonde tra i governi dell'ONU che i criminali nazisti possano sottrarsi alla condanna che
meritano per i gravissimi crimini commessi a causa della prescrizione presente negli ordinamenti
interni e quindi viene emanata una convenzione sulla imprescrittibilità per i crimini contro l'umanità
e per i crimini di genocidio. La convenzione stabilisce che indipendentemente dalla data di
commissione, sono imprescrittibili le infrazioni gravi previste dalle convenzioni di Ginevra del
1949. Questi atti sono imprescrittibili anche se non costituiscono crimini nell'ordinamento interno
dello stato.
Tutti gli stati si devono impegnare a fare in modo che tali crimini non siano soggetti a prescrizione.
Nel 1974 viene stipulata un altra convezione e viene invertito il riferimento ai crimini contro
l'umanità e i crimini di guerra. Entrambe le disposizioni hanno contenuti diversi e la convenzione
del 1974 è conclusa nell'ambito del consiglio d'Europa. La motivazione delle nazioni unite viene
considerata all'epoca come troppo ampia. In realtà i lavori per la conclusione della convenzione
europea sono stati iniziati prima di quella in sede ONU. La convenzione delle Nazioni Unite viene
considerata troppo ampia e non era accettabile agli stati europei e nell'ambito del consiglio d'Europa
si portano a termine i lavori per la convenzione che alla fine si rivela un vero e proprio fallimento e
le tre ratifiche necessarie sono state raggiunte solo nel 2003. Anche in questa convenzione non fa
parte l'Italia.
La convenzione europea stabilisce la imprescrittibilità dei crimini contro l'umanità e di guerra. Per
crimini contro l'umanità vengono definiti come dalla convenzione contro il genocidio
(commissione, tentativo, partecipazione, istigazione, complicità), e per crimini di guerra si fa
riferimento ad ogni violazione di diritto bellico di comparabile gravità esistente al momento di
entrata in vigore della presente convenzione. La convenzione europea si differenzia da quella ONU
per una sua più limitata portata. La convenzione si applica ai crimini commessi dopo la sua entrata
in vigore. La convezione europea prevede l'imprescrittibilità per i crimini che sono stati commessi
solo dopo l'entrata in vigore della convenzione. È discusso in dottrina se faccia parte del diritto
consuetudinario l'imprescrittibilità dei crimini internazionali. Un contributo al consolidamento del
livello generale è dato molto dallo statuto della corte penale internazionale. La corte ha competenza
a processare gli autori dei suddetti crimini indipendentemente dalla data di commissione.

24/03/2009
Le convenzioni di Ginevra stabiliscono le disposizioni dei conflitti armati interni, ma non
specificano le violazioni che costituiscono infrazioni gravi e quindi determinano la responsabilità
dello stato e dell'individuo. Noi ci occupiamo dell'articolo 3 comune in quanto le violazioni
dell'articolo 3 sono indicate tra le violazioni sulle quali è competente a pronunciarsi il tribunale
penale internazionale per il Ruanda, il quale ha giurisdizione sui crimini commessi sul territorio del
Ruanda in un determinato periodo. Le violazioni sono poi considerate e inserite nell'elenco dei
crimini di guerra dallo statuto della corte penale internazionale. Queste violazioni sono considerate
formalmente come crimini di guerra.
La portata della convenzione dell'ONU ha una portata più ampia della convenzione europea la quale
quando parla di crimini contro l'umanità fa riferimento ai crimini di genocidio e connessi.

Convenzioni dei protocolli addizionali di Ginevra del 1977.


!° convenzione: protezione delle vittime di conflitti armati internazionali.
2° convenzione: protezione delle vittime di conflitti armati interni.
Tra gli stati che non fanno parte dei protocolli abbiamo USA e Israele.
Del primo protocollo ci interessano le disposizioni relative alle violazioni gravi. Il primo protocollo
tutela e rafforza la protezione delle vittime di conflitti internazionali. Il protocollo si applica nei casi
previsti dalle convenzioni di Ginevra, il quale si applica nei casi di non riconoscimento di
dichiarazioni di guerra, nei casi di occupazione (anche in assenza di resistenza armata) e anche nei
conflitti per l'autodeterminazione (un popolo che lotta contro una dominazione coloniale o contro
un regime razzista o un governo straniero). Il primo protocollo equipara i conflitti per
l'autodeterminazione ai conflitti internazionali. Affinché il primo protocollo si applichi nei conflitti
per l'autodeterminazione, è necessario sia che il governo abbia ratificato il protocollo sia che il
movimento di liberazione nazionale abbia ratificato al depositario una dichiarazione di
assoggettamento alle disposizioni del protocollo.
Nel primo protocollo ci interessano l'articolo 11 e l'articolo 85. L'articolo 85 sancisce il principio
aut dedere aut iudicare. La qualifica formale di crimini di guerra la troviamo nel paragrafo 5
articolo 85. Sono due gli articoli che individuano ulteriori violazioni che vengono equiparate come
violazioni gravi. L'articolo 11 invece si occupa della tutela della salute dei prigionieri di guerra.
Il paragrafo 3 dell'articolo 85, oltre alle grave violazioni definite dall'articolo 11, i seguenti atti
costituiscono violazioni gravi del presente protocollo se eseguite volontariamente e comportano la
morte dell'individuo o una menomazione dell'integrità fisica o psichica. Elemento fondamentale per
la commissione di tali atti è il dolo, e quindi l'intenzione di commettere i detti atti, quali lanciare un
attacco contro una popolazione civile, è quindi vietato lanciare un attacco diretto nei confronti di
una popolazione civile o ancora lanciare un attacco indiscriminato che coinvolga una popolazione
civile o beni civili nella consapevolezza che questo attacco provocherà morti o ferite ai civili o
danni sui beni di civili. Un attacco si definisce indiscriminato quando questo non è diretto contro un
obbiettivo militare determinato o quando un attacco impiega mezzi di combattimento i cui effetti
non possono essere limitati dal protocollo. L'articolo 57 sancisce appunto questi divieti.
La lettera c) fornisce un altra ipotesi di infrazione grave, quella di attacchi che comportano una
perdita di vite umane civili eccessivi rispetto al vantaggio militare concreto previsto. Il principio di
proporzionalità è molto importante in questo caso in quanto pone un limite ai danni che possono
essere causati in situazione di guerra. Il vantaggio militare in questo caso è difficile da calcolare, ma
si potrebbe misurare contando il numero di morti per ogni singolo attacco di un operazione militare
o ancora tutti gli attacchi rientranti in un operazione militare o ancora il numero di morti in tutto il
conflitto armato.
L'Italia al momento della ratifica del protocollo ha presentato una dichiarazione interpretativa nella
quale ha precisato che il vantaggio militare previsto è il vantaggio calcolato in un attacco
considerato nel suo insieme e non nei singoli attacchi. Tra le regole che i comandanti militari
devono rispettare è quello di fare tutto il possibile per accettare la reale natura di un obbiettivo. Se
l'attacco è deciso sulla base di informazioni sicure, ma all'ultimo momento pervengono
informazioni che smentiscono la reale natura dell'obbiettivo militare, il comandante ha l'obbligo di
sospendere l'attacco.
Non vanno considerati vantaggi che non siano concretamente misurabili.
Costituiscono crimini di guerra lanciare un attacco diretto contro popolazioni o beni civili, lanciare
un attacco nella consapevolezza che l'attacco comporta una perdita di civili troppo grande rispetto al
vantaggio previsto, lanciare un attacco contro edifici pericolosi (dighe o centrali nucleari...). La
potenza occupante inoltre non può trasferire la popolazione all'interno del territorio occupato.
L'occupazione di territori in violazione con l'uso della forza non potrà mai dare luogo
all'acquisizione della sovranità.
Non possono essere oggetto di attacco monumenti storici, oggetto di culto che costituiscono oggetto
culturale o spirituale dei popoli e si deve stabilire una particolare protezione per tali edifici. In
ultima ipotesi è privare un individuo protetto dal diritto ad un giusto processo, equo e regolare. Il
secondo paragrafo fa riferimento ai prigionieri di guerra e agli apolidi.

Secondo protocollo addizionale


L'articolo 3 delle convenzioni di Ginevra sancisce 2 obblighi: il primo è quello di non sottoporre a
trattamenti inumani individui civili o che stanno fuori dal combattimento (o per deposizione di
armi, feriti, naufraghi); il secondo obbligo è quello di curare i feriti.
Il secondo protocollo addizionale rafforza e amplia la tutela delle vittime dei conflitti armati interni.
Assicura quindi una tutela più ampia. Il secondo protocollo addizionale ha comunque una portata
più ristretta rispetto alle convenzioni. Questo si applica solo quando il conflitto raggiunga una certa
soglia, questa soglia è individuata dall'articolo 1 che deve essere particolarmente elevata. Il secondo
protocollo addizionale si applica quando il conflitto tra il governo e i ribelli diventa paragonabile al
conflitto tra due eserciti convenzionali. Si tratta di gruppi all'interno dei quali non è previsto un
ordine gerarchico paragonabile a quello di un esercito convenzionale.
La seconda parte del protocollo addizionale vuole assicurare la tutela degli individui che hanno
smesso di prendere parte alle ostilità. Queste disposizioni ampliano l'operatività dell'articolo 3.
nella parte quarta, troviamo disposizioni riguardanti i civili. Anche questa la possiamo considerare
una replica in tono minore delle disposizioni della quarta convenzione di Ginevra. L'articolo 14 che
vieta come metodo di combattimento il fatto di affamare la popolazione civile vietando la
distruzione di beni indispensabili per la produzione di forniture e viveri per la popolazione.
All'articolo 15 ci troviamo il divieto di attaccare installazioni che contengono opere pericolose
come dighe o centrali nucleari, all'articolo 16 il divieto di attaccare opere che costituiscono
patrimonio culturale e spirituale delle popolazioni. Il trasferimento forzato di popolazioni civili non
può essere ordinato per motivi inerenti il conflitto a meno che non sia richiesto per motivi di
sicurezza di queste popolazioni. Il secondo protocollo addizionale non parla di violazioni gravi.
Tanto le violazioni gravi dell'articolo 3 comune quanto quelle del protocollo addizionale
costituiscono violazioni gravi.

30/03/09

Tribunale internazionale penale per l'ex Iugoslavia


il progressivo smembramento della repubblica sociale di Tito portò in Europa morte e distruzione
dopo la seconda guerra mondiale. Nell'ambito del conflitto della ex Iugoslavia si possono ricordare
atrocità e crimini che sono assolutamente comparabili da quelli commessi durante della seconda
guerra mondiale. La repubblica federale iugoslava era composta da 6 repubbliche federate
(Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, Macedonia). Il conflitto scoppia nel
1991 a seguito dell'indipendenza della Croazia e della Slovenia. La proclamazione
dell'indipendenza da parte di queste due repubbliche determina l'immediata reazione da parte delle
autorità federali. Il conflitto tra le forze slovene e l'esercito federale dura solo pochi giorni e si
conclude con il ritiro dell'esercito iugoslavo dal territorio sloveno. In croazia le cose sono diverse:
la croazia ospita una minoranza serba che si ribella contro la proclamazione dell'indipendenza.
Anche a macedonia in seguito proclama l'indipendenza e questa proclamazione di indipendenza non
ha avuto ripercussioni. Il conflitto si inacutisce nell'aprile del 92 quando la Bosnia erzegovina
proclama l'indipendenza mediante referendum con esito positivo. La Bosnia è una repubblica multi
etnica: quella croata (cattolica), serba (ortodossa) e quella mussulmana (maggioritaria). La
proclamazione dell'indipendenza da luogo ad una seria di reazioni a catena: la componente serba
boicotta l'indipendenza i quali danno luogo ad una propria dichiarazione di indipendenza. Con la
nuova dichiarazione, avente come leader Karazic. La neonata repubblica viene riconosciuta dalla
comunità internazionale, ma la repubblica serbska, la quale è sostenuta dalla Serbia, non viene
riconosciuta dalla comunità internazionale. La Serbia fino ad allora aveva una posizione di dominio
e giustificava la sua presenza con la volontà di mantenere unita la Iugoslavia e in seguito negò di
continuare a volere essere coinvolto nel conflitto. Formalmente l'esercito iugoslavo se ne andò dal
conflitto, ma in realtà il supporto è stato mantenuto. Bisogna considerare tra l'altro che il
comandante in capo dell'esercito in capo, diventa comandante in capo delle forze dell'esercito dei
serbi di Bosnia. Solo nel '95 si arriva ad un accordo in Bosnia erzegovina e l'accordo viene
raggiunto a Deyton e viene firmato nel mese successivo a Parigi un cessate il fuoco. Tra gli accordi
che sono allegati ci sta anche la costituzione della Bosnia erzegovina la quale è stata adottata per
trattato internazionale. La nuova costituzione ribattezza la repubblica definendola come uno stato
composto da due entità: la federazione croato mussulmana e la repubblica Serbska, a maggioranza
serba. Le due entità coesistono nello stesso stato e la presidenza è composta da 3 individui, uno per
ogni etnia che compone lo stato. Sarajevo verrà nominata come capitale.
In Croazia, proclama l'indipendenza e la sua dichiarazione di indipendenza scatena l'ira funesta
della Serbia e iniziano una serie di operazioni militari di vasta portata da parte dell'esercito
iugoslavo e i ribelli hanno la meglio contro la Croazia e occupano più di un terzo del territorio. I
serbo croati alla fine si impegnano in una campagna di pulizia etnica e gli individui che fanno parte
di altre etnie vengono perseguiti. All'inizio del '92 vanno avanti le operazioni militari e l'esercito
iugoslavo continuano la guerra fino ad un cessate il fuoco grazie alla mediazione dell'ex segretario
di stato americano e questo cessate il fuoco si stabilisce con il monitoraggio di una missione di pace
delle nazioni unite. Il cessate il fuoco regge fino all'estate del 1995 e nel giugno del 1995, la crazia
che ha equipagiato il proprio esercito lancia una operazione lampo con lo scopo di recuperare i
territori occupati dai serbi e riesce a recuperarne una parte. Nell'agosto del 95 i serbi da un lato e la
Croazia dall'altra si incontrano a Ginevra per dei colloqui che falliscono davanti alla insistenza dei
serbo croati davanti a quella che hanno proclamato come loro repubblica autoproclamato, privo di
qualsiasi riconoscimento internazionale, e che vuole far parte della grande Serbia e si voleva creare
un unico grande stato composto da tutti i territori occupati dai serbi. Dopo la chiusura dei colloqui,
la Croazia lancia l'operazione tempesta e riesce a riprendere il controllo del resto dei territori
all'eccezione della città di Vucovar ed altre zone. Nei mesi successivi, la Croazia e i serbo croati
arrivano ad un accordo, separato da quelli di Deyton, che prevede che anche le restanti zone
all'epoca sotto il controllo dei serbo croati vengano reintegrati nella Croazia dopo un periodo di
transizione con il monitoraggio ONU.
È importante ricordare l'operazione Tempesta che per crimini contro l'umanità e di guerra è ancora
sotto processo il comandante Gotovina, relativamente giovane ufficiale croato che comandò una
parte dell'operazione tempesta e per questo è ancora considerato un eroe nazionale in Croazia
malgrado gli atroci crimini commessi. Gotovina è stato arrestato in Spagna nel 2005 e attualmente è
sotto processo. Secondo informazioni di stampa, i legali di Gotovina sarebbero comunque pagati dal
governo croato, cosa che non è una nota di merito. Nel 1993 il consiglio di sicurezza
ONU,allarmato dai numerosi rapporti che denunciano le pratiche barbare (stupri, pulizia etnica...) fu
quindi istituito un tribunale internazionale per processare i responsabili di questi crimini.
L'istituzione di questo tribunale deve avere anche una funzione di deterrenza, che però non ha
realmente funzionato perché anche negli anni successivi sono stati commessi altri crimini da parte
di altri soggetti come il massacro di Strebreinza.
Il tribunale da incarico al segretario generale di sottoporre un rapporto su come dare attuazione a
questa decisione. Il rapporto consegnato al consiglio di sicurezza specifica quindi i requisiti del
tribunale e allega ad esso una bozza di statuto del tribunale. Si arriva cosi alla risoluzione 927 del
'93, dove il consiglio di sicurezza, agendo ai sensi dell'articolo 7 della carta ONU, istituisce
formalmente il tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia. La risoluzione recita: allo scopo
di perseguire e punire i responsabili dei crimini commessi tra il 1 gennaio del 91 fino ad una data
che verrà stabilita dal tribunale stesso dopo l'istituzione della pace. Il tribunale viene configurato
con una istituzione temporanea.
Ai sensi dell'articolo 40 della carta, il consiglio di sicurezza può adottare misure provvisorie per
prevenire l'aggravamento della situazione, misure che pero non compromettono i diritti delle parti.
Non sono in nessun modo pregiudizievoli quindi il cessate il fuoco. All'articolo 41, il consiglio di
sicurezza può decidere misure non implicanti l'uso della forza armata, che possono consistere
nell'interruzione delle comunicazioni, del commercio, delle relazioni diplomatiche. All'articolo 42,
il CDS può usare misure comportanti l'uso delle forze armate quando le misure precedenti si siano
rivelate inadeguate, o se il consiglio le ritiene inadeguate e allora ci può essere l'uso della forza
attraverso accordi internazionali ad hoc. Si è sviluppata la prassi delle autorizzazioni ad usare tutti i
mezzi necessari per il ristabilimento della pace.
Il fondamento giuridico della risoluzione 827 che ha provocato fiumi di inchiostro, è la base
giuridica del tribunale. L'istituzione di un tribunale non rientra in nessuno degli articoli precedenti,
e la questione è oggi gran parte superata sulla base di due fattori: l'istituzione di un altro tribunale
internazionale (Ruanda) e l'altro fattore è la sentenza della camera d'appello del tribunale per la ex
Iugoslavia per il caso Tadic. In questa sentenza la camera d'appello individua il fondamento
giuridico della risoluzione, che fa espresso riferimento al capitolo 7°, all'articolo 41 della carta e
afferma che l'istituzione del tribunale, essendo considerato un organo sussidiario del CdS di matrice
giurisdizionale, e quindi questa sentenza è importante perché la camera d'appello da una
interpretazione evolutiva della carta, che sulla base di tale articolo, il CdS può istituire dei tribunali
giurisdizionali. Si tratta di organi sussidiari del CDS e tutte le spese di questi tribunali gravano sul
bilancio dell'ONU e questo è uno dei fattori che porterà alle nazioni unite a non procedere
all'istituzione di nuovi tribunali perché il funzionamento dei due tribunali si è rivelato molto
oneroso. La corte penale internazionale è un organizzazione internazionale a sé stante e non è a
carico delle nazioni unite e ha un bilancio proprio.
Per la competenza del tribunale, esso è competente per le persone accusate di violazioni gravi nel
territorio della ex Iugoslavia. Si devono trattare di violazioni gravi per il diritto internazionale. Agli
articoli 2, 3, 4 e 5 troviamo le competenze rationae materie e all'articolo 8 la competenza rationae
loci e tempore.
La competenza rationae materie, il tribunale, che ah sede all'Aia, in Olanda, è competente a punire i
responsabili di crimini di guerra, di genocidio e contro l'umanità. Mancano i crimini di aggressione,
i quali sono rimessi alla corte penale internazionale. Per i crimini di guerra, all'articolo 2 si fa
espresso riferimento alle convenzioni di Ginevra, che le considerano come crimini gravi a partire
del secondo protocollo.
All'articolo 3 si parla delle violazioni di leggi e consuetudini di guerra, che per costituire crimini
internazionali devono costituire crimini gravi. Il tribunale internazionale è competente a punire i
responsabili di tali crimini. L'elenco è esemplificativo, e non esaustivo. Le armi chimiche sono
anche esse vietate dalle convenzioni sulle armi chimiche del 1993.
la convenzione sulle armi batteriologiche e chimiche, entrambe vietate dalle convenzioni di
Ginevra. Nel 72 ci sta la convenzione di disarmo delle armi chimiche.
Per sofferenze non necessarie, si intende le cosi dette pallottole dum-dum che si schiacciano e si
dilatano nel corpo umano, le quale furono dichiarate come vietate da u
na dichiarazione dell'Aia del '99. un altro riferimento è dato a quelle armi che comportano e
irradiano delle schegge che non sono localizzabili ai raggi X e non possono essere estratte e di
conseguenza restano a vita nel corpo umano.
Alla lettera b) si parla di distruzione e devastazione di villaggi senza una giustificazione militari. Si
tratta di uno dei crimini militari dichiarati dal tribunale di Norimberga e di Tokyo
Alla lettera e) troviamo il saccheggio, già dal tribunale di Norimberga.
Il luogo di culto e l'edificio scolastico o l'accademia delle scienze non devono essere obbettivo
militare e lo diventano quando le forze nemiche lo fanno diventare quartiere generale.
Per quanto riguarda l'articolo 4, si fa riferimento il genocidio. Viene riprodotta pari pari la
convenzione sul genocidio e vengono elencato gli elementi oggettivi (uccisione di membtri del
gruppo, lesioni, sotto posizione a condizione di vita per distruggere la popolazione, controllarne le
nascite o trasporto dei membri del gruppo) e soggettivi (volontà di eliminare una popolazione).
All'articolo 5 abbiamo i crimini contro l'umanità quali omicidio volontario, deportazione, tortura o
stupro, persecuzioni razziali o religiosi. Questo articolo presenta delle differenze importanti con lo
statuto del tribunale di Norimberga per quanto riguarda lo stupro e per quanto riguarda la
connessione con i crimini di guerra e contro la pace.
Articolo 6 dello statuto: il tribunale ha competenza su tutte le persone fisiche senza distinzione di
nazionalità. L'articolo 7 espone una serie di principi fondamentali che ritroviamo anche nella carta
di Norimberga e di Tokyo. Il paragrafo 2 si occupa della responsabilità delle alte cariche non
esonerandoli dalla responsabilità penale. Il paragrafo 3 disciplina la responsabilità del superiore, il
quale deve sempre adottare misure ragionevoli e necessarie per impedire e punire il responsabile di
crimini gravi.
Il tribunale è stato istituito dalla risoluzione 927 del consiglio di sicurezza, la quale gli ha dato la
competenza di pronunciarsi per tutti i crimini internazionali commessi dal 91 fino al ristabilimento
della pace. Notiamo l'indicazione di un termine iniziale, ma non un termine finale. La giurisdizione
temporale del tribunale inizia dal 1 gennaio del 1991. Per competenza territoriale ci riferiamo ai
territori della ex Iugoslavia. La competenza della giurisdizione si estende includendo la superficie
terrestre, lo spazio aereo e le acque territoriali. Il tribunale era tuttavia stato concepito con una
giurisdizione temporanea e con la stessa giurisdizione temporanea fu istituito il tribunale per il
Ruanda. Con la risoluzione 1503 del 2003 il consiglio di sicurezza ha stabilito il completamento dei
lavori per i tribunali per la ex Iugoslavia e per il Ruanda si espleterà nel 2010, e si suddividerà in 3
fasi: completamento delle indagini, completamento dei processi di primo grado e infine
completamento dei processi di terzo grado. Il secondo obbiettivo ancora non è stato raggiunto e
attualmente sono in corso 7 processi con più imputati in alcuni di essi e altri processi di primo grado
devono ancora iniziare ed è previsto la fine dei processi di primo grado per il 2012.
La strategia di completamento si fondava su due elementi: il tribunale avrebbe dovuto concentrarsi,
dal 2003, sulle figure di più alto profilo e trasferire alle giurisdizioni nazionali i casi riguardanti le
figure di minor rilievo. Sono stati riferiti ai tribunali interni, in particolare in Bosnia erzegovina casi
interni di medio profilo criminale. In alcuni casi, il procuratore aveva iniziato le indagini che poi
aveva interrotte per privilegiare le figure di maggior profilo. Di conseguenza ai procuratori
nazionali è stato attribuito il compito di perseguire le indagini e quindi di formulare un accusa, ma
in alcuni casi, il procuratore internazionale aveva già pronunciato un accusa e quindi in questi casi, i
tribunali internazionali sono stati chiamati ad iniziare i processi.
Il conflitto in Kosovo oppose 14 stati membri della NATO contro la Iugoslavia. Fu combattuto il 23
marzo del 99 al 10 giugno del 99. Gli stati membri della NATO intervennero con la forza allo scopo
di porre fine alle operazioni militari e paramilitari contro le forze che avevano come obbiettivo la
popolazione kosovara. Il Kosovo aveva una maggioranza albanese e quindi mussulmana. Nel 1998
il governo iugoslavo intensifica le operazioni contro l'UCK, che è un movimento insurrezionale che
mira ad ottenere l'indipendenza del Kosovo, e le operazioni mirano soprattutto le popolazioni civili.
Nel febbraio del 99 si apre una conferenza, a Parigi, sotto la presidenza congiunta di Francia e Gran
Bretagna proprio per pacificare il Kosovo. Sotto tale presidenza siedono una delegazione kosovara e
una iugoslava. La seconda delegazione respinge il piano di pace che ne esce fuori. A questo punto
anche gli USA provano a convincere il governo iugoslavo ma senza successo. Quindi parte il 23
marzo del 99 l'ordine da parte dei comandanti NATO di procedere ai bombardamenti contro
Sarajevo. I bombardamenti proseguono fino al 10 giugno del 99 fino a quando Milosevic accetta il
piano di pace elaborato dal G8 e a quel punto il generale della NATO ordina la sospensione dei
bombardamenti e quel giorno il consiglio di sicurezza adotta una risoluzione storica, quella
dell'invio di un contingente con il compito di provvedere alla transizione della regione.
Il piano di pace prevedeva la smilitarizzazione dell'UCK ma prevedeva anche la fine immediata e la
cessazione di tutte le operazioni militari e paramilitari in Kosovo. L'intervento della NATO è stata
molto criticata perché non aveva ricevuto nessun autorizzazione del consiglio di sicurezza, e venne
definita come un “intervento di umanità” per proteggere la popolazione locale da trattamenti umani
e degradanti, in questo caso, gli albanesi del Kosovo che erano le vittime di questo conflitto.
Nel mese di maggio durante il conflitto, il procuratore del tribunale prende in considerazione una
serie di informazioni che arrivano da più parti, non solo il governo iugoslavo, ma anche da ONG,
secondo le quali una serie di azioni della NATO non sarebbero conformi al diritto internazionale
umanitario e sono state fatte alcune violazioni. Viene quindi istituito un comitato composto da
esperti con l'incarico di consigliarla per la ricerca di prove sufficienti per aprire un indagine nei
confronti dei piloti della NATO. Questo comitato elabora un rapporto molto controverso che
consiglia al procuratore di non aprire nessuna indagine. La motivazione sul non aprire un indagine
nei confronti alla NATO è duplice: il diritto non è chiaro e comunque è improbabile che le indagini
consentano la raccolta di prove sufficienti per l'incriminazione di piloti o personale di alto e basso
profilo. La prima affermazione è stata molto criticata perché non è una buona giustificazione per
aprire una indagine e quindi è compito del tribunale rendere chiaro questo diritto, l'altra
motivazione, riguardo la raccolta delle prove, è una attività lunga e difficile e ciò non costituisce
una motivazione per non iniziare le indagini. Il procuratore segui le indicazioni del comitato.
Per quanto riguarda la questione delle bombe a grappolo, il comitato osservò che questo tipo di
arma non era vietato da nessun trattato internazionale. Inoltre il comitato respinse la pretesa di
Humans rights watch che le piccole bombe che cadono al suolo e non esplodono all'impatto sono
assimilabili a mine antiuomo. Questa argomentazione è stata respinta commentando che le mine
non erano vietate dal diritto internazionale e dai trattati. Nell'arco di pochi anni, il diritto
internazionale ha fatto dei progressi perché si è adottata una convenzione riguardo alle bombe a
grappolo. Per l'impiego delle armi all'uranio impoverito, la situazione è ancora invariata perché non
vi è un generale consenso per quanto riguarda la tossicità di tali armi. I principi sull'uso delle armi
che vengono in considerazione in questo caso sono due: il principio di non impiegare armi che
provochino sofferenze non necessarie e il divieto dell'uso di armi che provochino danni estesi,
durevoli e gravi all'ambiente. Su questo è discusso se le munizioni all'uranio impoverito violino
questi principi in considerazione del fatto che non ci sono prove sufficienti sulla pericolosità di tali
armi. È auspicabile una trattativa diplomatica per poter porre al bando tali armi, cosi come fatto
dalle clauster bombs.
Ritornando al tribunale sulla ex Iugoslavia, esso ha la supremazia sui tribunali interni e si concreta
con la possibilità di far astenere il giudice interno dall'astenersi dalla giurisdizione delegandola al
tribunale internazionale. Quest'ultimo può anche rivolgersi ai tribunali interni quando deve deferire
a loro alcune materie.
Nessun individuo può essere giudicato da un tribunale nazionale per un crimine per il quale sa già
stato giudicato da un tribunale per la ex Iugoslavia. Questa regola non ammette eccezioni. La regola
reciproca non è sempre vera. L'altra regola è: nessun individuo può essere giudicato dal tribunale
della ex Iugoslavia per un crimine già giudicato da un tribunale interno. Questa regola ammette due
eccezioni: l'individuo è stato giudicato da un tribunale interno per un atto ordinario (non qualificato
come un crimine grave internazionale), l'altra ipotesi è che il processo davanti al tribunale
internazionale non è stato indipendente e imparziale (processo farsa o azione penale non conforme).
L'articolo 11: il tribunale è composto da 3 camere di primo grado e una camera di appello, di un
procuratore e della cancelleria. Le camere sono oggi composta da 16 giudici permanenti e fino ad
un massimo di 12 giudici ad litem (fino al 2000, lo statuto prevedeva solo giudici permanenti).
La camera di appello è composta da 7 giudici, tutti permanenti. Due di questi sono giudici
permanenti per il tribunale per il Ruanda. Questi due giudici sono nominati giudici della camera di
appello di comune accordo con i presidenti del vari tribunali (ex Iugoslavia e Ruanda). I giudici
eleggono al loro interno il presidente e il presidente del tribunale della ex Iugoslavia sarà presente
nella camera di appello e la presiede.
Sia i giudici permanenti che ad litem sono eletti per 4 anni con possibilità di rielezione e questi
giudici sono eletti dall'assemblea generale a partire di un elenco redatto dal consiglio di sicurezza,
su proposta degli stati membri. Tra i giudici permanenti non vi possono essere più di un cittadino di
uno stesso stato. Abbiamo quindi un giudice ad litem italiano e uno permanente.

Giudice ad litem
La figura del giudice ad litem è stata introdotta nel 2000 con modifica dello statuto mediante
risoluzione numero 1329. Il CdS ha modificato periodicamente lo statuto con apposite risoluzioni,
quando ciò era necessario. i giudici ad litem sono assegnati ad uno o più processi dal segretario
generale, e fanno parte di un processo per un periodo massimo di 3 anni. Questa figura di giudici
incontra una serie di limitazioni che non è la stessa di quella dei giudici permanenti: non può far
parte di un processo giudicante di una camera di appello e non può partecipare alle elezioni di una
camera di primo grado e non ne può essere eletto, come non può essere eletto presidente del
tribunale. Ci sono dei requisiti da rispettare quali elevata moralità, integrità e imparzialità, oltre ad
avere accesso alle più alte cariche giurisdizionali dei rispettivi paesi.

Procuratore
Il procuratore è nominato dal consiglio di sicurezza delle nazioni unite su proposta del segretario
generale e anche lui resta in carica per 4 anni con possibilità di rieleggibilità. Il procuratore è
indipendente, è il responsabile dell'azione penale e dell'indagine. Non può sollecitare istruzioni da
alcun governo né da alcun organo e tanto meno può sollecitare istruzioni da governi o organi. Deve
essere dotata da elevata moralità, e deve avere un alta carica giurisdizionale negli ordinamenti
interni. Il suo ufficio è composto dallo staff che lo assiste che è uno staff molto vasto che
comprende un team di avvocati che rappresenta l'accusa in ogni processo, e che di solito è, per ogni
processo, prevede un “sotto team” che si alterna nelle udienze. Ci sono gli ufficiali di polizia,
criminologi, analisti, magistrati nazionali che pero sono distaccati dall'ufficio del procuratore.

Cancelleria
La cancelleria si occupa dell'amministrazione e dei servizi del tribunale, tra cui la traduzione dei
documenti e l'interpretazione in udienza. Le lingue di lavoro del tribunale sono il francese e
l'inglese. Tuttavia ogni imputato ha il diritto di esprimersi nella propria lingua e le lingue, per
provenienza geografica, sono il croato, l'albanese, il serbo e il macedone. La cancelleria è composta
dal cancelliere e dal personale necessario a coadiuvarlo. Il cancellerie è nominato dal segretario
delle nazioni unite d'accordo con il presidente del tribunale della ex Iugoslavia e la sua carica dura 4
anni con possibilità di rielezione.

Indagini
Il procuratore può inviare indagini sulla basi di informazioni che abbia ricevuto da qualsiasi fonte,
su base automatica o per sollecito. Se il procuratore ritiene che una persona ha commesso dei
crimini di competenza del tribunale, esso formula un atto di accusa che trasmette al cancelliere che
a sua volta trasmette al presidente del tribunale e a sua volta ancora viene portato a conoscenza di
un apposito bureau che verifica se la persona è in effetti una figura di alto profilo, un leader. Se
invece non si tratta di una figura di alto profilo, la celebrazione del processo avverrà all'interno di
un tribunale interno. Se si tratta di un leader, il presidente del tribunale trasmette l'atto di accusa ad
un giudice, il quale verificherà se l'atto di accusa formi, mostri di avere elementi sufficienti per
sostanziare le accuse. Se l'esame ha esito negativo, il giudice può rigettare l'atto di accusa, o in caso
di esito positivo, lo confermerà. Se il giudice conferma l'atto di accusa, allora il procuratore può
chiedere di emanare un mandato di arresto o un mandato di trasferimento. L'atto di accusa può
essere modificato dal procuratore il quale deve sottoporlo nuovamente al giudice della camera di
primo grado con l'atto modificato e le eventuali modifiche. Questo è accaduto di frequente quando
sono state trovate nuove prove su una persona imputata. È accaduto anche che il procuratore ha
confermato l'atto di accusa e successivamente ne ha formulato un altro. Questo esempio è successo
con Vladic, il quale dopo il formale ritiro della Iugoslavia dal conflitto è diventato generale delle
forze serbe. Nei suoi confronti, il procuratore ha formulato un primo atto di accusa nel 1995 e nel
novembre 1995 ha emanato un secondo atto di accusa.
L'atto di accusa può essere reso pubblico oppure no. A partire dal 2006 tutti gli atti di accusa sono
resi pubblici, e prima pero non era cosi, questo per evitare che gli accusati ne venissero a
conoscenza.
I legali dell'imputato non lo rappresenteranno in camera di appello. L'individuo può scegliere di
difendersi da solo, ma se vuole, può richiedere un legale e se non ha i mezzi, il legale è a carico del
tribunale. L'autodifesa è alquanto comunque, e se l'individuo decide di difendersi da solo, avrà
comunque bisogno di farsi una consulenza legale e di consulenti che lo aiutano a fare la sua difesa.
Nel caso Milosevic, che ha scelto di difendersi da solo, il tribunale ha scelto 2 avvocati come amici
curae, cioè come consulenti legali abilitati ad intervenire, ma privi del potere di rappresentanza.
Dopo qualche mese, Milosevic ha chiesto al tribunale di essere assistito da determinati avvocati e il
tribunale li ha ammessi come consulenti legali. Nessuno di questi consulenti legali è stato dotato dei
poteri di rappresentanza da parte del tribunale.
Durante il processo, le prove vengono presentante prima le prove contro l'imputato da parte del
procuratore, poi le prove della difesa, controprove della accusa, controprove da parte della difesa e
poi presentazione delle prove richieste dal collegio giudicante. In ogni processo, l'accusa è sostenuta
da un team di avvocati guidati da un avvocati senior. Vi sono due tipo di responsabilità penale che
possono essere in capo all'imputato: aver partecipato ad un disegno criminoso istigazione,
originare, favorire o agevolare un crimine internazionale o averlo commesso (partecipazione ad un
piano criminale comune); la seconda responsabilità invece è quella in qualità di superiore
gerarchico.
La sentenza deve essere adottata a maggioranza e la sentenza è motivata. I giudici discordanti con la
sentenza possono allegare alla sentenza la loto opinione

TRIBUNALE PER IL Ruanda


Con la decisione 1994, il consiglio di sicurezza istituisce il tribunale per il Ruanda con la stessa
base legislativa del tribunale per l'ex Iugoslavia. In effetti vi è stata una costatazione di una reale
minaccia per la pace. Con risoluzione 975 del 1995 La sede del tribunale è stata stabilita a Ruscia,
in Tanzania. Lo statuto del tribunale ricalca in larga parte lo statuto del tribunale per la ex
Iugoslavia.
Il tribunale in questione ha competenza ratione materiae per quanto riguarda i crimini contro
l'umanità e di genocidio. Ratione loci: il territorio del Ruanda e paesi limitrofi.
Il conflitto in Ruanda ha come base una guerra civile. (personalmente ricordo anche il Burundi)
Nell'articolo 6 vediamo le stesse tipologie di responsabilità che erano previste per il tribunale dell'ex
Iugoslavia: irrilevanza della carica ufficiale, responsabilità penale anche per coloro che hanno
l'immunità, responsabilità del superiore, disciplina dell'ordine del superiore (non è causa di esonero
da responsabilità, ma costituisce causa di attenuazione della pena).
L'articolo 7 indica come competenza ratione loci il territorio del Ruanda e i territori confinanti
(Uganda, Burundi, Tanzania, Rep. Dem. Congo)
competenza ratione temporis: il tribunale indica un termine iniziale ma non quello finale.
Il caso Akaiesu: nella sentenza relativa a questo caso, nel 1998, per la prima volta, la camera di
primo grado ha riconosciuto che un genocidio era stato commesso in Ruanda.
Padre seromba chiuse le porte di una parrocchia e incoraggio un autista a chiudere la chiesa
uccidendo tutte le perone che vi erano rifugiate. Seromba ha continuato ad esercitare le sue funzioni
da prete a Firenze ed è stato arrestato. La camera di primo grado lo ha condannato a 15 anni per
sterminio e crimini contro l'umanità. La camera di appello lo ha condannato all'ergastolo non più
come complice di un genocidio, ma come attore stesso.
Anche un italo-belga, George Omar Ruggiu. È lo speaker di una radio famosa RTLM è una radio
che incitò gli Utuh a prendere qualsiasi mezzo che potesse essere utilizzato per uccidere i Tutzi.
Ruggiu è stato condannato in camera di primo grado a 15 anni ed è stato l'unico a dichiararsi
colpevole. Attualmente sta scontando la pena in un carcere italiano.
Il genocidio proseguì fino al 18 luglio 1994. il 18 è una giornata importante perché il fronte
patriottico ruandese entrò nella capitale e sancì la sconfitta degli Utuh. Questo fronte e i partiti Utuh
moderati costituirono un governo provvisorio che chiese al Consiglio di Sicurezza di istituire un
tribunale internazionale penale.

I principi

Giurisdizione concorrente:
Il tribunale e i tribunali internazionali hanno giurisdizione concorrente a giudicare i crimini
internazionali secondo il protocollo addizionale. Anche il tribunale per il Ruanda ha la supremazia
per i tribunali interni. I giudici nazionali hanno l'obbligo di deferire il caso al tribunale per il
Ruanda. Anche in questo tribunale vige il principio ne bis in idem: nessun individuo può essere
processato due volte per lo stesso crimine. Il contrario invece ammette eccezioni se l'individuo è
giudicato da un tribunale interno, se il tribunale interno ha qualificato il suo crimine come comune o
se il tribunale interno non ha dato sufficienti garanzie di imparzialità.
Anche il tribunale si compone in tre organi: le camere, il procuratore e la cancelleria.
Le camere sono composte da un massimo di 16 giudici permanenti e massimo 9 giudici ad litem.
Attualmente abbiamo 15 giudici permanenti e 11 giudici ad litem, questo perché con una
risoluzione del dicembre 2008, il consiglio di sicurezza ha autorizzato ad aumentare il numero dei
giudici ad litem nei limiti delle risorse finanziarie esistenti ai fini di velocizzare i processi. La
camera di appello è composta da 7 giudici permanenti.
All'articolo 13 paragrafo 4 possiamo leggere che i membri della camera di appello per il tribunale
dell'ex Iugoslavia svolgeranno le funzioni di appello per il tribunale per il Ruanda. Ogni processo di
appello si svolgerà davanti ad una corte composta da 5 giudici. Il presidente del tribunale per il
Ruanda è necessariamente un giudice di primo grado. Anche qui i giudici permanenti nominano al
loro interno un presidente.
Nel tribunale per il Ruanda solo i giudici permanenti sono rieleggibili.
20/04/2009

Si divide in 3 organi: le camere (3 di primo grado e una di appello) la cancelleria e l'ufficio del
procuratore.
le camere operano in sezioni di 3 giudici e la camera di appello è composta esclusivamente da
giudici permanenti.
Fra i giudici permanenti, 5 stanno al tribunale dell'ex Iugoslavia e 2 del tribunale per il Ruanda. Il
collegio giudicante è composto da 5 giudici. Nel tribunale per il Ruanda solo i giudici permanenti
sono rieleggibili contrariamente al tribunale per l'ex Iugoslavia, dove non sono rieleggibili. La
figura del giudice ad litem era stata introdotta dallo statuto del tribunale per il Ruanda è stato esteso
poi al tribunale per la ex Iugoslavia nel 2000. La ratio è quella di accelerare i procedimenti.
I giudici ad litem non possono far parte della camera di appello e non possono quindi comporre il
collegio giudicante a meno che non si tratti di un processo di primo grado. Inoltre non possono né
essere presidenti di una camera di primo grado né possono essere elettori del presidente di una
camera di primo grado come del presidente del tribunale il quale deve essere un giudice
permanente.
I requisiti per diventare o giudice permanente o ad litem sono una elevata moralità e in possesso dei
requisiti delle più alte cariche giurisdizionali del proprio paese.
Il procuratore è nominato dal consiglio di sicurezza su proposta del segretario generale e rimane in
carica 4 anni con la facoltà di essere rinominato. Le sue funzioni sono lo svolgimento delle indagini
e si occupa dell'azione penale. I requisiti sono elevata moralità e grande competenza nell'esercizio
dell'azione penale. Fino al 2003 lo stesso soggetto rivestiva le vesti di procuratore per entrambi i
tribunali internazionali e con la risoluzione 1503 del 2003 del consiglio di sicurezza, è stato
modificato lo statuto del tribunale del Ruanda ed è stato deciso di assegnare un procuratore a
tribunale. L'ufficio del procuratore è composto dal procuratore e dal personale che lo assiste.
La cancelleria svolge le stesse funzioni del tribunale dell'ex Iugoslavia. Svolge quindi servizi anche
di interpretazione e di traduzione. Il cancelliere viene nominato dal segretario generale previa
consultazione del presidente del tribunale e rimane in carica per 4 anni con possibilità di essere
rinominato.
Le lingue di lavoro del tribunale sono l'inglese e il francese. All'imputato viene garantita la
possibilità di esprimersi nella propria lingua e viene messo a loro disposizione la possibilità di avere
un assistenza gratuita in merito alla traduzione degli atti. Le lingue ufficiali del Ruanda sono
l'inglese e il francese.
Con al risoluzione 1503, il consiglio di sicurezza ha adottato la compilation strategy e ha stabilito 3
fasi: completamento di tutte le indagini entro il 2004, completamento di tutti i processi di primo
grado entro il 2008 e infine completamento di tutti i processi di appello entro il 2010.
la situazione del tribunale per il Ruanda, la situazione sta messa malissimo perché ci sono 8
imputati in attesa di processo, 23 casi attualmente in primo grado, 7 imputati in processo di appello
e infine 2 casi che sono stati deferiti ad un tribunale nazionale. I ricercati sono ancora 13.

PROGETTO DI CODICE DI CRIMINI CONTRO LA PACE E L'UMANITÀ


Tutto inizia nel 1947 l'assemblea generale istituì la commissione di diritto internazionale con le
funzioni di codificazione del diritto internazionale e sviluppo progressivo dello stesso. Nello stesso
anno, l'assemblea generale delego alla commissione di redigere il progetto di codice di crimini
contro la pace e l'umanità. Questo progetto fu approvato solo nel 1996. il progetto non si è+ mai
tradotto in un testo giuridicamente vincolante come ad esempio un trattato. Tuttavia ciò ha costituito
un inutile riferimento allo statuto della corte penale internazionale che è stato adottato a Roma nel
luglio del 1998. il progetto qualifica come crimini contro la pace e la sicurezza dell'umanità inanzi
tutto il crimine di aggressione, i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità, il crimine di genocidio
in quanto tale e i crimini contro le nazioni unite e il personale associato impegnato nelle missioni
ONU.
Il progetto segna un passo indietro rispetto alla stessa convenzione per la prevenzione e la
repressione del genocidio perché non contempla le 4 fattispecie. I crimini contro le Nazioni Unite e
il personale associato nelle missioni vengono qualificati come tali nel progetto inanzi tutto
l'omicidio, il rapimento e ogni altro attacco contro personale impegnato nelle missioni, poi ogni
attacco diretto contro la sede della missione, l'abitazione privata dei membri della missione e i
mezzi di trasporto dei membri della missione allorché abbiano determinate caratteristiche: essi
devono essere condotti intenzionalmente, in maniera condotta su larga scala e devono avere lo
scopo di impedire alla missione di assolvere il proprio compito. Sono espressamente escluse le
operazioni autorizzanti l'uso della forze autorizzate dal consiglio di sicurezza.

STATUTO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE


La commissione di diritto internazionale del diritto internazionale ha adottato un progetto di statuto
della corte penale internazionale per la prima volta nel 1994. l'assemblea generale delle nazioni
unite ha poi nominato nello stesso anno un comitato ad hoc e nell'anno successivo un comitato
(comitato preparatorio) per discutere i problemi insorti dallo statuto del progetto. Il comitato
preparatorio ha proceduto alla redazione di un progetto definitivo dello statuto che è stato poi
sottoposto ai partecipanti della conferenza diplomatica di Roma. Nel giugno 1998 hanno partecipato
190 stati e con il ruolo di osservatori, l'OLP, diverse organizzazioni intergovernative, molte ONG e
anche alcune agenzie specializzate delle nazioni unite. La conferenza diplomatica ha adottato il 17
luglio 1998 lo statuto della corte penale internazionale. Lo stesso giorno lo statuto è stato aperto alla
firma fino al 2000. L'Italia è stato il primo stato firmatario e ha avuto il privilegio di svolgere le
funzioni di depositario per un breve periodo di tempo e attualmente il depositario è il segretario
generale delle nazioni unite. Lo statuto è entrato in vigore al seguito del 60esimo strumento di
ratifica. Gli stati parte dell'accordo sono 108 ma tra questi non ci sono alcuni stati di grande peso:
non ci sono 3 grandi nazioni (Russia, Cina e USA) membri permanenti.
Le caratteristiche fondamentali della corte penale internazionale possono essere desunti dai primi 4
articoli dello statuto. La prima caratteristica è la permanenza, che la differenzia da tutti i tribunali
internazionali che la hanno preceduta. La natura giurisdizionale riguarda tutti i crimini gravi e non
svolge compiti sussidiari in quanto la corte penale internazionale è essa stessa un organo
internazionale (associazione tra stati dotata di organi per il perseguimento di fini comuni). L'articolo
34 elenca gli organi della corte: la presidenza, una sezione di primo grado, una sezione preliminare,
un procuratore, la cancelleria, l'assemblea degli stati parti che contiene un rappresentante di ogni
stato parte. L'assemblea degli stati parti svolge funzioni amministrative della corte e può adottare
emendamenti dello statuto, nomina i giudici della corte e di regola questa assemblea si riunisce una
volta l'anno. Le entrate del bilancio sono rappresentate dai contributi delle nazioni unite, degli stati
parti, da associazioni e di individui. All'articolo 4 si legge che la corte ha soggettività
internazionale, che praticamente sta a significare che essa ha capacità di essere destinatario di
obblighi internazionali, ma anche di diritti e nella parallela capacità di pretendere il rispetto delle
norme internazionali di cui si è destinatario, ma può a sua volta pretendere il rispetto delle norme
internazionali da parte degli altri soggetti.

Complementarietà rispetto ai tribunali nazionali.


L'articolo 1 stabilisce che la corte sarà complementare rispetto alle giurisdizioni nazionali. Questa è
una grande novità rispetto ai tribunali per l'ex Iugoslavia e per il Ruanda. La corte penale
internazionale è complementare rispetto ai tribunali internazionali e questo vuol dire che la corte
può esercitare la propria giurisdizione quando lo stato non sia in grado o non voglia procedere la
giurisdizione. All'articolo 17 possiamo vedere quando la corte potrà procedere in un giudizio.
Importanti sono i termini di incapacità e di mancanza di volontà dello stato stesso.

Competenza rationae materiae


Rientrano in questa competenza i crimini di genocidio, di guerra, di aggressione e contro l'umanità.
Per quanto riguarda i crimini di aggressione, la corte potrà avere una competenza per questa materia
una volta che tale crimine verrà definito e successivamente verrà modificato lo statuto.
Sette anni dopo l'adozione dello statuto, il segretario convocherà una conferenza per l'eventuale
modifica e revisione dello statuto. Lo statuto è entrato in vigore nel luglio 2002. questa conferenza
di revisione si terrà nel primo semestre del 2010. un gruppo sta lavorando ormai da molti anni per
arrivare ad una definizione al crimine di aggressione. Al momento non si può ancora dire se ci sta
una vera e propria definizione di aggressione che consentirebbe alla corte di pronunciarsi su questo
crimine.
L'articolo 5 include anche i crimini di guerra. L'articolo successivo prevede che ciascuno stato parte
può effettuare una dichiarazione con la quale afferma di non accettare la competenza della corte per
i crimini di guerra commessi dai suoi cittadini nel proprio territorio per un periodo di 7 anni.
Questa disposizione è piaciuto molto agli stati come la Francia che per esempio si è garantita
l'immunità dei proprio militari per 7 anni dopo la ratifica dello statuto.
27/04/2009

− scaricare e stampare la risoluzione 3214 sulla definizione di aggressione dell'assemblea


generale.
− scaricare e stampare la sintesi della sentenza di primo grado e di appello del tribunale per la ex
Iugoslavia del caso Kristic del 2001 dove il tribunale ha riconosciuto la commissione di un
genocidio a Strebrenza.

Nell'ultima lezione abbiamo esaminato la competenza rationae mariae della corte. A proposito dei
crimini di aggressione e di guerra bisogna dire anche che sia definita la definizione dei crimini di
aggressione e solo dopo che le condizioni dell'esercizio di questo crimine affinché la corte possa
avere una competenza in merito.
Lo statuto prevede quindi una conferenza di revisione dello statuto sia convocata in previsione di
una modifica dopo 7 anni dall'entrata in vigore. Tuttavia la data è slittata il primo semestre del 2010.
Per i crimini di guerra, l'elenco dell'articolo 5 e del 124 e il quale stabilisce che uno stato può
dichiarare di non accettare la giurisdizione della Corte per i crimini di guerra per una durata di 7
anni a partire dalla ratifica dello statuto in quello stato.

Competenza ratione personae


la corte ha competenza sulle persone fisiche, e questo perché la responsabilità penale è individuale.
La ratio la troviamo già nello statuto del tribunale di Norimberga.
La corte può esercitare la propria giurisdizione in 3 casi: quando il crimine sia stato commesso da
un cittadino di uno stato parte, o quando il crimine sia stato commesso sul territorio di uno stato
parte o quando una situazione è stata deferita alla corte dal consiglio di sicurezza. Quindi la corte
può pronunciarsi, nel rispetto del principio di complementarietà (quando il tribunale locale sia
“unable” o “unwilling”. La corte quindi è competente a pronunciarsi sui crimini commessi dai
cittadini dei stati parti, ma anche da individui che non sono appartenenti ad uno stato parte o se il
caso è stato deferito alla corte dal consiglio di sicurezza. Di qui il timore dell'USA che temono di
vedere i propri militari dinanzi alla corte internazionale. Questo sistema prevede che anche cittadini
di stati non parte possono essere processati davanti alla corte se i crimini sono stati commessi nel
territorio di uno stato parte. Gli stati uniti essendo membri permanenti del consiglio di sicurezza,
hanno anche il diritto di veto e quindi si esclude questa eventualità. Non è tuttavia esclusa
l'eventualità in cui il crimine è stato commesso in un territorio di uno stato parte. Tutto questo lo
vediamo nell'articolo 13 che stabilisce le condizioni di procedibilità.

Competenza ratione loci


La competenza ratione loci la desumiamo sulla base dell'articolo 12 e 13. la competenza è quando il
crimine viene commesso nel territorio di uno stato parte, sia sul territorio di stati non parte quando
il crimine è commesso da parte o nei confronti di un cittadino di uno stato parte.

Competenza ratione temporis


Questa competenza la troviamo nell'articolo 11, che stabilisce che la corte ha competenza sui
crimini commessi dopo l'entrata in vigore dello statuto. Viene quindi rispettato il principio del
giudice precostituito. Questo principio è stato derogato per i tribunali di Norimberga, di Tokyo,
dell'ex Iugoslavia e del Ruanda.
Se uno stato commette un crimine dopo l'entrata in vigore, il tribunale acquisisce competenza dopo
l'entrata in vigore dello statuto in quello stato, a meno che lo stato non abbia accettato, ex articolo
12, la giurisdizione per i crimini commessi prima.

Articolo 29
Si tratta di un articolo fondamentale che stabilisce l'imprescrittibilità dei crimini rientranti nella
giurisdizione della corte. Questo principio è fondamentale perché contribuisce al consolidamento
del principio della imprescrittibilità dei crimini internazionali nel diritto consuetudinario. La
convenzione dell'ONU del '68 sull'imprescrittibilità dei crimini di guerra e contro l'umanità,
compreso il genocidio indipendentemente dai tempi in cui sono stati commessi. La convenzione
europea del 1964 è entrata in vigore solo nel 2003 e prevede l'imprescrittibilità dei crimini di
genocidio e le 4 fattispecie connesse e solo per i crimini commessi dopo l'entrata in vigore della
convenzione.
Il principio del ne bis in idem
Il principio del ne bis in idem si articola in due sotto principi. Il primo è che, per i tribunali dell'ex
Iugoslavia e per il Ruanda, uno non può essere processato una seconda volta da un tribunale
internazionale per gli stessi crimini. La stessa regola la troviamo nell'articolo 20. Il secondo
principio è che un individuo non può essere processato dal tribunale internazionale per un crimine
per il quale sia già stato processato da un tribunale interno. Questa seconda regola ammette delle
eccezioni: se il processo nazionale non è stato imparziale e indipendente o era diretto a sottrarre un
individuo dalla giurisdizione penale.
La corte penale internazionale al paragrafo 3 dell'articolo 20stabilisce che nessun individuo che sia
stato processato da un altra corte può essere processato dalla corte rispetto lo stesso crimine a meno
che il giudizio era diretto a sottrarre l'individuo dalla sua responsabilità penale o che il processo non
sia stato imparziale e indipendente.

Articolo 26
Secondo l'articolo 26, la corte non ha giurisdizione se il committente dei crimini internazionali non
avevano superato i 18 anni di età al momento della commissione dei crimini.

Articolo 27
Il 27 si occupa della irrilevanza della carica ufficiale, la quale non costituisce causa di esonero della
responsabilità penale.

Articolo 28
questo articolo riprende le responsabilità del superiore il quale non è esonerato dalla propria
responsabilità penale se questo sapeva o avrebbe dovuto sapere che il subordinato ha commesso o
stava per commettere un crimine e il superiore non ha adottato le giuste misure per prevenire la
commissione del crimine.

Composizione
Le sezioni sono 3: sezione preliminare, di primo grado e di appello. Andando al paragrafo 1,
leggiamo che la sezione di appello è composta dal presidente e da altri 4 giudici, quella di primo
grado da non meno di 6 giudici, come la preliminare. Attualmente, la sezione di primo grado è
composta da un presidente e da 5 altri giudici. I processi di primo grado si svolgono nella camera di
primo grado la quale è composta da altri 3 giudici.
28/04/2009

Ratifica, il caso USA


Maggio 2002, è prevista l'entrata in vigore dello statuto di Roma e la nuova amministrazione
americana, quella Bush, comunica al segretario generale dell'ONU che gli stati uniti non intendono
diventare parte dello statuto e quindi non riconoscono gli obblighi scaturiti dalla firma.
L'espressione usata è: “gli stati uniti ritirano la firma”. Ma questa espressione è prettamente
giornalistica. Dal punto di vista giuridico ciò non è del tutto valido. La convenzione di vienna
prevede che laddove il trattato sia concluso in forma solenne, che se si tratta di un trattato
multilaterale, esso entra in vigore dal momento che viene apposta la firma. La convenzione di
vienna stabilisce che lo stato, dal momento in cui firma fino alla ratifica, non ha obblighi, tranne
uno, quello di astenersi da comportamenti volti a privare il trattato dal suo oggetto o dal suo scopo.
Gli stati uniti, comunicando al segretario generale la non volontà di obbligars dallo statuto, hanno
voluto mettere in evidenza che non vogliono essere vincolati dal trattato.

Strategia Unione Europea:


Tutti i paesi dell'unione europea hanno ratificato lo statuto tranne la repubblica Ceca che ha firmato
lo statuto nel '99 ma poi ha sempre posticipato la ratifica. Molti paesi si sono dotati di una
legislazione di cooperazione con la CPI, ma in realtà sono stati presentati in Italia molti disegni di
legge nelle varie legislature.

TRIBUNALI MISTI O IBRIDI


I tribunali misti o ibridi sono stati istituiti per punire i responsabili di crimini internazionali e di
gravi reati di diritto interno nei stati nei quali si è verificato un collasso dell'apparato giudiziario a
causa di una guerra o quando l'apparato giudiziario non era in grado di sostenere un processo
imparziale. Un altro motivo è quello di abbattere i costi dei tribunali i quali verranno a carico solo
in parte dalle nazioni unite e per altra parte da parte degli stati nei quali i tribunali sono stati istituiti.
Un altra ragione dell'istituzione dei tribunali misti o ibridi è data anche dalla di volontà politica
dello stato interessato di creare un tribunale misto.
La costituzione di questi tribunali avviene in concorrenza tra le nazioni unite e lo stato interessato.
Ad esempio il tribunale di Sierra Leone e il tribunale speciale per il Libano. Il secondo è stato
istituito tramite un accordo tra il Libano e le Nazione Unite. In seguito l'istituzione è quasi venuta
meno a causa di un rischio di mancata ratifica. Il consiglio ha ovviato con una risoluzione che
faceva si che l'accordo si verificasse anche in mancanza di una ratifica da parte di un parlamento.
Un altra categoria di tribunali misti è quando il tribunale viene istituito sulla base di un atto interno.
Ad esempio quello dell'Iraq che è stato istituito sulla base di un atto delle autorità istituite dalle
forze occupanti.

SIERRA LEONE
La corte in sierra leone è competente per le violazioni dell'articolo 3 del protocollo di Ginevra e del
protocollo addizionale sul diritto interno, inoltre ci sono crimini dovuti all'arruolamento dei bambini
soldato e crimini contro l'umanità, oltre ad incendi di edifici privati e pubblici, abusi nei confronti di
fanciulli. Questi crimini sono stati commessi nel territorio della sierra leone a partire del 1996 allo
scoppiare della guerra civile.
Il processo si svolge all'Aia e non a Freetown
I giudici del tribunale sono nominati in parte dalla sierra leone e in parte dall'ONU. Anche il
presidente della Liberia, Charles Taylor, è stato imputato anche lui. Taylor, durante la sua
presidenza finanziò, sostenne ed incoraggio il RUF (Fronte Rivoluzionario Unito), un gruppo di
rivoluzionari ribelli che avevano lo scopo di destabilizzare il paese e di avere libero accesso alle
immense risorse della Sierra Leone che sono rappresentate principalmente dai diamanti. Il RUF si
distinse per gli attacchi sistematici nei confronti della popolazione civile. Nel 2006 il governo
nigeriano ha finalmente maturato la volontà di consegnare Taylor che era li in esilio, il quale quando
è venuto a conoscenza di questa volontà ha tentato la fuga ed è stato catturato al confine con il
Camerun e trasferito lo stesso giorno alla Corte.

IRAQ
Il tribunale è competente a pronunciarsi sui crimini di guerra, crimini contro l'umanità e violazioni
previste dal diritto interno iracheno. I giudici sono tutti iracheni e sono assistiti da esperti stranieri.
Le sentenze sono in arabo. In questo tribunale è prevista la pena di morte. Nel 1982, Saddam rende
visita in una località a larga maggioranza sciita mentre Saddam è Sunnita. Le autorità irachene non
riescono ad individuare la provenienza dei gli attentatori e non riuscendo a trovare i responsabili,
Saddam fa bombardare quella località. Saddam Ussein è stato condannato a morte per questo
massacro nel 2006.
04/04/2009

Crimini di guerra.
Come possiamo definire i crimini di guerra? È crimine di guerra qualunque violazione grave delle
norme che disciplinano le condotte delle ostilità e la tutela di vittime del conflitto armato. Può
trattarsi sia di norme consuetudinarie che di norme pattizie applicate al diritto bellico. Una
violazione del diritto umanitario comporta violazione internazionale se si tratta della violazione che
comporti gravi conseguenze per le vittime (morte, lesioni permanenti, integrità psichica o fisica). La
camera di appello sancisce che la violazione deve riguardare una norma che tutela dei beni primari e
si sofferma sul requisito della gravità della violazione.
Il crimine di guerra sussiste laddove la violazione di una norma internazionale comporti una
responsabilità penale del suo autore individuale. La camera di appello, nella sentenza Tadic
chiarisce che affinché una violazione di una norma internazionale costituisca un crimine di guerra,
ad essa deve corrispondere la responsabilità penale individuale del suo autore.
Come si fa a stabilire quando la violazione di una norma internazionale comporta la responsabilità
penale di un individuo che la compie?
Vi sono una serie di strumenti che ci aiutano a capire quando ad una violazione di una norma
internazionale comporta la responsabilità penale del suo autore. Inanzi tutto dobbiamo guardare gli
statuti dei tribunali penali internazionali e vedere se contemplano quella violazione come crimine di
guerra, poi studiamo la giurisprudenza di questi tribunali internazionali, in seguito i principi della
giustizia internazionale, poi ci sono le regole militari che pure contano enormemente. Il diritto
bellico è l'insieme delle norme che regolano le condotte delle ostilità. È importante la precisazione
perché i crimini di guerra, per essere tali devono essere commessi nel corso di un conflitto armato.
All'inizio degli anni '90, si riteneva che costituissero crimini di guerra solo atti compiuti nel corso di
un conflitto armato internazionale. Per conflitto armato internazionale si intendeva un conflitto fra
due o più stati o un conflitto tra il governo di uno stato e un movimento di liberazione nazionale. La
sentenza Tadic afferma per la prima volta che i crimini di guerra possono essere compiuti sia nei
conflitti armati internazionali che in conflitti armati interni. Questo orientamento con il passare del
tempo si è consolidato nella dottrina e nella giurisprudenza. Quindi gli atti possono essere compiuti
anche in conflitti armati interni. Oggi troviamo un espresso riferimento normativo di tutto questo
nello statuto della corte penale internazionale il quale ricomprende tra i crimini di guerra anche le
grave violazioni di diritto internazionale umanitario durante un conflitto armato interno.
L'articolo 8 dello statuto della corte penale internazionale contiene un elenco tassativo, ma non
esaustivo, dei crimini di guerra. Alle lettere c, d, e ,f del secondo paragrafo abbiamo quindi la
conferma che i crimini di guerra possono essere commessi durante conflitti armati interni. Tutte le
condotte che costituiscono crimini gravi secondo le 4 convenzioni di Ginevra, che stabiliscono il
principio della universalità della giurisdizione penale, sono riportate nello statuto della corte penale
internazionale.
La lettera b) ricomprende le altre violazioni gravi delle leggi e delle consuetudini nel quadro
consolidato del diritto internazionale. Questo elenco conta bensì 26 fattispecie.
L'impiego di mezzi e metodi di combattimento vietati, o perché provocano danni superflui, o per
natura indiscriminati, costituirà un crimine di guerra ex articolo 8 solo quando sarà stato adottato
l'elenco contenente la lista degli atti attraverso una modifica dello statuto. Lo statuto attuale infatti è
quello che è stato adottato nel '98 ed entrato in vigore nel 2002.
La lettera c) riguarda la violazione dell'articolo 3 comune delle violazioni di Ginevra. L'inserimento
dell'aggettivo “grave” è un rafforzativo di tali violazioni.
La lettera f) precisa l'ambito di applicazione della lettera precedente e specifica che la lettera e)
si applica ai conflitti armati non di carattere internazionale e pertanto non si applica alle situazioni
di tensione e di disordine interne, quali sommosse o atti di violenza isolati e sporadici ed altri atti
analoghi. Si applica ai conflitti armati che si verificano nel territorio di uno Stato ove si svolga un
prolungato conflitto armato tra le forze armate governative e gruppi armati organizzati, o tra tali
gruppi.
La dichiarazione che non ci saranno prigionieri costituisce reato internazionale se commesso in un
conflitto armato internazionale. In un conflitto armato interno esso costituisce un crimine
internazionale solo se il conflitto è prolungato nel tempo.
I crimini di guerra possono essere commessi sia da militari che da civili contro forze militari o civili
nemiche.
Il dolo diretto è necessario per la commissione di questi reati. In alcuni casi viene espressamente
indicato nella norma internazionale che si ritiene violata come ad esempio nell'omicidio volontario.
In alcuni casi è sufficiente il dolo eventuale (accettazione del rischio) la colpa grave. La colpa grave
sta a significare che pur sapendo le conseguenze, ha agito con la consapevolezza che l'evento non si
sarebbe prodotto.

Crimini contro l'umanità


Già dalla I Guerra mondiale abbiamo un precedente per quanto riguarda la repressione dei crimini
contro l'umanità. In fatti, nel 1915, Francia, Gran Bretagna e l'impero Russo decidono di
condannare pubblicamente il massacro armeno compiuto dai Turchi. Questi massacri vennero
chiamati crimini contro l'umanità. La repressione di tali crimini fu prevista per la prima volta
soltanto dal tribunale di Norimberga che pero li prevede assieme ai crimini di guerra e contro la
pace.
I crimini contro l'umanità si caratterizzano per la presenza di 3 elementi:
1) si trattano di atti che recano offesa all'intero genere umano
2) sono atti che fanno parte di una prassi estesa o sistematica di atrocità, accettata o tollerata da
un governo o da un autorità di fatto
3) sono atti che possono essere commessi sia in tempo di guerra che in tempo di pace.
Un atto inumano per costituire un crimine contro l'umanità non deve costituire un evento isolato,
ma deve inserirsi nell'ambito di una prassi di sistematica violazione dei diritti fondamentali.
Se un atto sporadico può costituire un crimine contro l'umanità se costituisce un crimine di guerra o
una grave violazione dei diritti fondamentali.
Un individuo può rendersi responsabile di un crimine contro l'umanità anche quando commette un
atto inumano nei confronti di un piccolo gruppo di individui. È però necessario che si inserisca
nell'ambito di una prassi posta in essere da soggetti ad essi collegati.
Gli autori sono individui o organi che agiscono per conto del rispettivo stato, di regola, ma possono
essere anche semplici individui che agiscono in armonia cn un più grande disegno politico statale.
Le vittime, secondo anche l'articolo 6 dello statuto di Norimberga, è la popolazione civile che
subisce l'omicidio, lo sterminio o la riduzione in schiavitù o ancora lo stupro. Gli articoli 5 TPIJ e 3
TPIR indicano come vittime la popolazione civile e infine l'articolo 7 CPI indica anch'esso come
categorie di vittime la popolazione civile. Però la giurisprudenza dei tribunali internazionali dell'ex
Iugoslavia e del Ruanda da un interpretazione estensiva della nozione di vittime di crimini contro
l'umanità. La sentenza MRINK e la sentenza di appello del TPIJ MARTIC, nell'ottobre 2008 ha
affermato che vittime possono essere anche militari “hors de combat”, purché gli atti si inseriscano
in una prassi sistematica diretta contro la popolazione civile.
La posizione di Cassese in merito, se un crimine contro l'umanità può essere commesso sia in tempo
di guerra che di pace, non c'è motivo di escludere che le vittime possano essere anche militari. Gli
atti inumani commessi contro i militari in tempo di guerra possono qualificarsi come crimini di
guerra, ma se commessi in tempo di pace, possono qualificarsi come crimini contro l'umanità.
Questa lacuna fornisce una tutela ai militari minore di quella dei civili. Secondo lo statuto di Tokyo
e di Norimberga, i crimini a carattere persecutorio possono essere compiuti sia nei confronti di civili
che di militari. Tutto ciò sia che si tratti di militari nemici che di commilitoni.
L'articolo 7 CPI, per quanto riguarda i crimini contro l'umanità, specifica pure che essi debbono
essere commessi con il dolo specifico e quindi è necessaria l'intenzione di sottoporre un gruppo a
discriminazione ed è necessaria la volontà di causare gravi sofferenze alle vittime a causa della loro
appartenenza nazionale, politica, razziale, religiosa. Inoltre l'articolo 7 amplia i motivi persecutori
pero li limita pure: l'atto è punibile se è commesso in connessione con altri crimini di competenza
della corte.

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