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Giuseppe Di Chiara

La redazione della tesi di laurea


Un appunto
I. Qualche nota iniziale 1. Spunti per una premessa
Nelle prime pagine di un notissimo scritto in tema di tesi di laurea (la cui lettura, istruttiva e divertente, si palesa davvero assai proficua per una molteplicit di aspetti), Umberto Eco compendia in poche essenziali battute il significato dellincombenza, imposta al laureando, di redigere quel peculiare elaborato scritto su un tema concordato con uno o pi docenti del proprio Corso di studio in cui si sostanzia la tesi per il conseguimento del titolo accademico.
Fare una tesi significa: (1) individuare un argomento preciso; (2) raccogliere documenti su questargomento; (3) mettere in ordine questi documenti; (4) riesaminare di prima mano largomento alla luce dei documenti raccolti; (5) dare una forma organica a tutte le riflessioni precedenti; (6) fare in modo che chi legge capisca cosa si voleva dire e sia in grado, alloccorrenza, di risalire agli stessi documenti per riprendere largomento per conto suo. Fare una tesi significa quindi imparare a mettere ordine nelle proprie idee e ordinare dei dati; una esperienza di lavoro metodico; vuol dire costruire un oggetto che in linea di principio serva anche agli altri. (U. Eco, Come si fa una tesi di laurea, Bompiani, Milano, 1985, 16)

Si tratta di un primo lucido nucleo essenziale di istruzioni per luso, che converr tener presenti allorch, dalla fase della scelta del tema (che auspicabile non discenda dallalto, imposto per grazia dal Relatore, ma venga discusso con lo studente, tenendo conto dei suoi interessi e delle sue aspettative), si passi alla ricerca e allacquisizione del materiale, allo studio dello stesso, allelaborazione (personale) dei risultati della ricerca e, quindi, alla stesura dellelaborato. Pur non essendo certo, questa, la sede opportuna per (magari anacronistiche) sottolineature per dir cos parenetiche di ampio respiro, potr rendersi utile, tuttavia, sottolineare come il lavoro di tesi costituisca, per lo studente, una sfida intellettuale stimolante e, in ultima analisi, unoccasione da non perdere: dedicare mesi o anni di studio pur se intervallati da altro tipo di attivit formativa a un argomento, costruendo per gradi, da unidea iniziale, un discorso ordinato con (legittime) aspirazioni di originalit, impresa che, se svolta con seriet, forgia o irrobustisce un personale metodo di lavoro e produce unesperienza preziosa per il futuro professionale del laureando; metodologie oblique (quando non illegali) di produzione dellelaborato scritto, pur non sconosciute nella prassi, costituiscono, al contrario, se non altro uno spreco deprecabile in termini di coerente sviluppo della dimensione culturale e professionale del candidato.

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2. Il reperimento della documentazione


Chi intenda scrivere su un qualsiasi argomento deve, anzitutto, documentarsi circa lo stato dellarte sul tema di ricerca: , cio, necessario che si acquisisca una chiara consapevolezza delle elaborazioni esistenti sul tema prescelto, che costituiranno il punto di avvio dellopera di riflessione e di sistemazione che ci si prefigge di compiere. E esperienza comune che, nel reperimento del materiale di base, si muova da un primo nucleo (per individuare il quale potranno essere decisivi i consigli del Relatore) e ci si estenda, poi, via via, a raggiera, tesaurizzando spunti rinvenuti durante la ricerca. Primi spunti potranno essere reperiti attraverso la consultazione delle voci enciclopediche che concernono largomento di ricerca (o vi gravitano intorno), corredate, peraltro, di solito, di una scheda bibliografica essenziale. Ulteriori importanti spunti potranno trarsi dalla consultazione dei Codici commentati con dottrina e giurisprudenza, di solito organizzati in modo da fornire una mappatura concettuale di base sui problemi affrontati, in dottrina e in giurisprudenza, con riguardo alla singola norma esaminata; anche i Codici commentati contengono, di solito, in apertura o in calce al commento per articolo, schede bibliografiche essenziali. E superfluo sottolineare come, essendo la materia giuridica definitoriamente esposta a variazioni nel tempo, nella consultazione di qualsiasi fonte normativa, dottrinale, giurisprudenziale occorrer tener conto dellepoca in cui la fonte consultata stata prodotta. Ci si badi non importa affatto che laccesso ai contributi pi risalenti sia, per questo, sconsigliabile: accade non di rado che taluni contributi, pur dopo il sopravvenire di nuovi impianti di regole, mantengano una perdurante vitalit con riguardo allapproccio teorico-generale e debbano, anzi, considerarsi fondamentali (gli esempi sono, in proposito, innumerevoli: si pensi alla sapiente teoria delle invalidit processuali tracciata da G. Conso, Il concetto e le specie dinvalidit, Giuffr, Milano, 1955, che costituisce ancor oggi una pietra miliare in argomento, e che pur tiene conto, sul piano positivo, del vecchio e ormai abrogato codice di rito penale del 1930, o a P. Ferrua, voce Difesa (diritto di), in Dig. disc. pen., vol. III, Utet, Torino, 1989, 466 ss., in cui, pur se i riferimenti normativi riguardano ancora il codice del 1930, larchitrave teorico rimane nitido e attualissimo).

II. La stesura dellelaborato: le note a pi pagina 1. Premessa


Dopo il reperimento dei dati, lo studio degli stessi, la messa a fuoco dei primi spunti di riflessione, la formulazione di un primo provvisorio schema di lavoro (che consigliabile sottoporre alla valutazione del Relatore), segue la fase centrale dellelaborazione delle informazioni e, quindi, della stesura
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dellelaborato scritto che si fa carico di rendere fruibili le conclusioni cui il candidato giunto, documentando i risultati della ricerca effettuata. Lelaborato scritto conformemente a prassi consolidate nellambito delle metodologie della ricerca giuridica e delle abitudini dello scrivere di diritto bene sia dotato di un apparato critico di riferimenti, contenuti nelle note a pi pagina: si tratta, anzitutto, di rinvii al materiale consultato, idonei a porre il lettore nella condizione non solo di verificare lesattezza di quanto discusso, ma e soprattutto di acquisire a sua volta cognizione del materiale stesso, in vista di unulteriore utilizzazione del medesimo (un po s appena visto come lo stesso candidato avr fatto, a suo tempo, estendendo a raggiera le proprie conoscenze proprio a partire dalla consultazione delle prime opere visionate). Esistono regole ben precise, stratificatesi nel tempo, che disciplinano le tecniche di citazione della letteratura e della giurisprudenza: esse possono facilmente estrapolarsi proprio dallo studio attento dei contributi che, (anche) del lavoro di tesi, costituiscono la base cognitiva ineliminabile. Qui di seguito si indicano, comunque, alcune essenziali regole, che riflettono le prassi della letteratura giuridica nel quadrante processualpenalistico, di cui bene tener conto in sede di stesura dellelaborato.

2. Tecniche di citazione 2.1. I contributi dottrinali


A) Il lavoro monografico si cita indicando lautore, il titolo (in corsivo), la casa editrice (pur se talora questo dato viene omesso), il luogo e lanno di edizione. Ad esempio:
L. Kalb, La ricostruzione orale del fatto tra efficienza ed efficacia del processo penale, Giappichelli, Torino, 2005. M. Chiavario, Diritto processuale penale. Profilo istituzionale, Utet, Torino, 2005.

Modalit analoghe di citazione si seguono per le opere manualistiche:


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Se si tratta di edizione dellopera successiva alla prima, se ne d conto anteriormente allindicazione dei dati editoriali:
G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004.

B) Il contributo su rivista si cita indicando lautore, il titolo (in corsivo), labbreviazione della rivista che ospita il contributo (in corsivo), lanno, la parte o sezione della rivista (se questa suddivisa in parti o sezioni aventi ciascuna una propria numerazione di pagine), la pagina (o la colonna) di riferimento. Ad esempio:
E. Amodio, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verit dellimputato sul fatto altrui, in Cass. pen., 2001, 3587 ss. G. Silvestri, La massimazione delle decisioni penali della Corte di cassazione: i nuovi criteri, in Foro it., 2004, V, 17 ss.

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C) Il contributo su opera collettanea si cita indicando lautore, il titolo (in corsivo), il titolo del volume che ospita il contributo (in corsivo), leventuale curatore del volume, i dati editoriali del volume stesso (casa editrice, luogo e anno di edizione), la pagina (o le pagine) di riferimento. Ad esempio:
G. Spangher, I nuovi profili della riparazione per lingiusta detenzione, in AA.VV., Il processo penale dopo la riforma del giudice unico, a cura di F. Peroni, Cedam, Padova, 2000, 239 ss. N. Galantini, Limiti e deroghe al contraddittorio nella formazione della prova, in Il contraddittorio tra Costituzione e legge ordinaria, Atti del Convegno di Ferrara (13-15 ottobre 2000), Giuffr, Milano, 2002, 81 ss.

D) Criteri non dissimili si utilizzano per la citazione del contributo su commentario ovvero su codice commentato: non essendovi, tuttavia, di regola, in questi casi un autonomo titolo del contributo occorre fare riferimento allarticolo oggetto di commento. Ad esempio:
O. Dominioni, Commento agli artt. 64-65, in Commentario del nuovo codice di procedura penale, a cura di E. Amodio e O. Dominioni, vol. I, Giuffr, Milano, 1989, 401 ss. D. Negri, Commento allart. 438, in Commentario breve al codice di procedura penale, a cura di G. Conso e V. Grevi, Cedam, Padova, 2005, 1561 ss.

E) Nella citazione della voce enciclopedica occorre specificare lautore, la denominazione della voce (in corsivo, preceduta in tondo dallindicazione voce), lopera enciclopedica che ospita la voce, il numero ordinale del volume, i dati editoriali dello stesso volume (casa editrice, luogo e data di edizione), la pagina (o le pagine) di riferimento. Ad esempio:
E. Dolcini, voce Potere discrezionale del giudice (dir. proc. pen.), in Enc. dir., vol. XXXIV, Giuffr, Milano, 1985, 744 ss. P. Ferrua, voce Difesa (diritto di), in Dig. disc. pen., vol. III, Utet, Torino, 1989, 466 ss.

2.2. La giurisprudenza
2.2.1. Occorre premettere che, nella maggior parte dei casi, le decisioni giudiziali recano due date diverse: quella di deliberazione della pronuncia (a seguito di rito in camera di consiglio o in udienza pubblica) e quella (successiva) di deposito della stessa in cancelleria. La pi consolidata tradizione (che pur ammette deroghe) tende a citare la giurisprudenza costituzionale e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti delluomo con la data di deposito, la giurisprudenza di legittimit e di merito con la data di deliberazione della pronuncia. Ci posto si indicano, di seguito, con maggiore dettaglio i criteri di citazione delle diverse pronunce. A) Per la giurisprudenza costituzionale si indica lautorit emanante (la cui abbreviazione canonica Corte cost.), la tipologia di decisione (ordinanza o sentenza), la data di deposito, il numero di decisione. Ad esempio:
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Corte cost., sent. 26 febbraio 2002, n. 32 Corte cost., ord. 27 aprile 2001, n. 112

B) Per la giurisprudenza di legittimit si indica lautorit emanante (la cui abbreviazione canonica Cass.), la sezione che ha emesso la decisione (il dato talora omesso, ma opportuno sempre indicarlo ove la pronuncia sia emessa a sezioni unite), la data di deliberazione, il nome del ricorrente ovvero (facendo seguito alla recente disciplina in materia di privacy) liniziale dello stesso. Ad esempio:
Cass., sez. un., 11 aprile 2006, M. Cass., sez. un., 9 maggio 2001, p.m. in c. Donatelli Cass., II, 5 marzo 2004, Lo Giudice

C) Per la giurisprudenza di merito si indica lautorit emanante (le principali abbreviazioni sono: Ass. app. per Corte di assise di appello, App. per Corte di appello, Ass. per Corte di assise, Trib. per Tribunale, Giud. pace per Giudice di pace, Trib. min. per Tribunale per i minorenni), la sede geografica in cui siede il giudice, la data di decisione, il nome dellimputato ovvero (ancora facendo seguito alla recente disciplina in materia di privacy) liniziale dello stesso. Ad esempio:
Trib. Cassino, 21 maggio 2001, Iannone Ass. Milano, 15 dicembre 2003, Toma e a. Trib. Bassano del Grappa, 26 marzo 2004, Pellanda Ass. Torino, 21 aprile 2004, P.D.

2.2.2. Sono comuni i criteri di indicazione della sede di pubblicazione della pronuncia citata. Per le pronunce pubblicate su rivista si indica labbreviazione della rivista, lanno, la parte (se la rivista ripartita in pi parti o sezioni aventi autonoma numerazione), la pagina (o colonna) di riferimento. Ad esempio:
Corte cost., sent. 22 gennaio 1992, n. 4, in Giur. cost., 2004, 20 Cass., VI, 21 dicembre 2000, Veloccia, in Cass. pen., 2001, 3484, m. 1623. Cass., III, 4 febbraio 2004, Consoletti e a., in Foro it., 2004, II, 543 Trib. Cassino, 21 maggio 2001, Iannone, in Arch. n. proc. pen., 2001, 635

2.2.3. E ormai diffusa la metodologia di citazione delle massime ufficiali di legittimit mediante il codice numerico (a sei cifre) attribuito alla massima dal Centro elettronico di documentazione (C.E.D.) della Corte di Cassazione. Ad esempio:
Cass., III, 14 gennaio 2003, Gervasio, in C.E.D. Cass., n. 224169 Cass., III, 3 giugno 2004, C., in C.E.D. Cass., n. 229600

2.2.4. Pur se consigliabile, in proposito, una certa parsimonia, sono ammesse le citazioni da siti internet, specie se istituzionali:
Corte cost., sent. 5 maggio 2006, n. 184, in www.cortecostituzionale.it Corte eur. dir. uomo, 7 ottobre 1988, Salabiaku c. Francia, in www.echr.coe.int.

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2.3. Tecniche di abbreviazione


2.3.1. La prima citazione di ogni opera va effettuata in forma completa. Ad esempio:
E. Amodio, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verit dellimputato sul fatto altrui, in Cass. pen., 2001, 3587 ss. E. Dolcini, voce Potere discrezionale del giudice (dir. proc. pen.), in Enc. dir., vol. XXXIV, Giuffr, Milano, 1985, 744 ss.

Le citazioni successive alla prima, allinterno della stessa serie di note, vanno, invece, rese in forma abbreviata. Ad esempio:
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E. Amodio, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verit dellimputato sul fatto altrui, cit., 3588; E. Dolcini, voce Potere discrezionale del giudice, cit., 748.

2.3.2. La forma abbreviata presuppone che le citazioni successive alla prima si collochino allinterno della stessa serie numerica di note (ad esempio allinterno di uno stesso capitolo). Allapertura di una nuova serie di note a pi pagina (ad esempio dopo linizio del capitolo successivo, allorch occorre ripartire da nota 1) v lobbligo di citare lopera, per la prima volta, in forma completa, e ci pur se la stessa opera ricorra in una precedente (ma ormai chiusa) serie di note. 2.3.3. Quando, nellambito della stessa nota, dopo la citazione di unopera (o di una pronuncia), si cita, di seguito, unulteriore opera (o unulteriore pronuncia) tratta dalla medesima fonte (ad esempio, dalla medesima rivista), lindicazione di questa va abbreviata con ivi. Ad esempio:
E. Amodio, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verit dellimputato sul fatto altrui, in Cass. pen., 2001, 3587 ss.; D. Carcano, Quale insindacabilit dei parlamentari?, ivi, 2004, 2690 ss. Cass., III, 10 gennaio 1979, Bossoli, in C.E.D. Cass., n. 140755; Cass., VI, 10 dicembre 1980, Cingolani, ivi, n. 147020

2.3.4. Quando, nellambito della stessa nota, dopo la citazione di unopera (o di una pronuncia), si cita, di seguito, un ulteriore dato tratta dalla stessa fonte nella identica pagina, lindicazione della fonte va abbreviata con ibidem. Ad esempio: - Cass., I, 27 gennaio 2003, Orsogna, in Cass. pen., 2004, 2963; Cass., VI, 4 aprile
2003, Vitale, ibidem

2.3.5. Quando, nellambito della stessa nota, dopo la citazione di unopera, si cita, di seguito, unulteriore opera dello stesso autore, il nome di questi va abbreviato con Id.. Ad esempio:
A. Saccucci, Riparazione per irragionevole durata dei processi tra diritto interno e Convenzione europea, in Dir. pen. proc., 2001, 893 ss.; Id., La legge Pinto al vaglio della Corte europea, ivi, 1301 ss.

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2.3.6. La citazione delle riviste giuridiche segue anche qui criteri di abbreviazione frutto di abitudini stratificatesi nel tempo. Pur se talora tali criteri sono esposti a modifiche (ad esempio, la rivista Questione giustizia si abbrevia, di solito, Quest. giust., ma accreditata, di recente, anche la pi compatta QuestG; la rivista Cassazione penale si abbrevia, di solito, Cass. pen., ma di recente ricorre anche CP), si elencano, di seguito, le modalit classiche di abbreviazione delle pi importanti riviste generali e di quelle del comparto penale e processuale:
Corriere giuridico: Corr. giur. Critica del diritto: Crit. dir. Democrazia e diritto: Dem. e dir. Diritto e giustizia: Dir. e giust. Documenti giustizia: Doc. giust. Foro italiano: Foro it. Giurisprudenza costituzionale: Giur. cost. Giurisprudenza di merito: Giur. merito Giurisprudenza italiana: Giur. it. Guida al diritto: Guida dir. Minori giustizia: Minori giust. Politica del diritto: Pol. dir. Questione giustizia: Quest. giust. Rassegna forense: Rass. forense Archivio della nuova procedura penale: Arch. n. proc. pen. Archivio penale: Arch. pen. Cassazione penale: Cass. pen. Difesa penale: Dif. pen. Diritto penale e processo: Dir. pen. proc. Indice penale: Ind. pen. Legislazione penale: Legisl. pen. Rivista di diritto processuale: Riv. dir. proc. Rivista italiana di diritto e procedura penale: Riv. it. dir. proc. pen. Rivista penale: Riv. pen. Rivista trimestrale di diritto e procedura civile: Riv. trim. dir. proc. civ.

2.3.7. Allorch ci si riferisca a un capitolo di libro, e lintero libro sia ascrivibile a unico autore o a pi autori contemporaneamente, il titolo del capitolo non va indicato:
G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004, 467 ss. (e non G. Lozzi, Lapplicazione della pena su richiesta delle parti, in Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004, 467 ss.) G. Fiandaca-E. Musco, Diritto penale, Parte generale, 2a ed., Zanichelli, Bologna, 1989, 480 (e non G. Fiandaca-E. Musco, La responsabilit oggettiva, in Diritto penale, Parte generale, 2a ed., Zanichelli, Bologna, 1989, 480).

2.3.8. Si user, invece, ovviamente lindicazione del titolo del saggio quando si tratti di contributi su opera collettanea:
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C. Fiorio, Inasprimenti al divieto di concedere benefici penitenziari, in AA.VV., Nuove norme su prescrizione del reato e recidiva, a cura di A. Scalfati, Cedam, Padova, 2006, 225 ss.

Allo stesso modo, si indicher il titolo del saggio (che neppure in questo caso propriamente configurabile come capitolo) se si citi una raccolta di saggi dello stesso autore:
D. Siracusano, La decisione allo stato degli atti: un pesante limite del giudizio abbreviato, in Id., Introduzione allo studio del nuovo processo penale, Giuffr, Milano, 1989, 215 ss.

2.3.9. E abitudine scorretta almeno secondo gli stili di solito adoperati nellambito della ricerca giuridica indicare tra virgolette i titoli delle opere citate. Si indicher, dunque:
G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004, 467 ss. (e non G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004, 467 ss.)

E superfluo, invece, precisare che le virgolette vanno utilizzate nei limiti in cui esse compaiano nel titolo originale:
M. Pisani, Italian style. Figure e forme del nuovo processo penale, Cedam, Padova, 1998, 13.

III. Indicazioni generali 1. Le tecniche citatorie tra scelte discrezionali ed esigenze di omogeneit
Quali che siano le scelte stilistiche anche individuali, assolutamente indispensabile seguire criteri di citazione omogenei. Occorre, cos, scegliere una volta per tutte, applicando poi la scelta uniformemente allintero lavoro: - se porre il cognome dellautore sempre in maiuscolo (M. PISANI, G. LOZZI, G. FIANDACA), in maiuscoletto (M. PISANI, G. LOZZI, G. FIANDACA) o in caratteri ordinari (M. Pisani, G. Lozzi, G. Fiandaca); - se indicare anche liniziale del nome dellautore citato (G. Lozzi, Lezioni di procedura penale; G. Fiandaca-E. Musco, Diritto penale) o citare con il solo cognome dellautore (Lozzi, Lezioni di procedura penale; FiandacaMusco, Diritto penale); preferibile escludere, comunque, la citazione per esteso del nome dellautore (solo nel caso raro di coesistenza di due autori con lo stesso cognome e con la stessa iniziale del nome giustificata unabbreviazione di questultimo che scongiuri possibili confusioni: Gius. Sabatini, Trattato dei procedimenti incidentali nel processo penale, Utet, Torino, 1953); - se il numero di pagina o di colonna va fatto precedere dallabbreviazione p. e, rispettivamente, c. (p. 459, c. 567 ss.) o meno (459, 567 ss.);

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se citare anche la casa editrice (G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004, 467 ss.) o solo il luogo di edizione (G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Torino, 2004, 467 ss.); se nellambito delle citazioni di giurisprudenza indicare la sezione del giudice di legittimit che ha emesso la pronuncia (Cass., III, 10 febbraio 2004, Mache e a.; o anche Cass., sez. III, 10 febbraio 2004, Mache e a.; ovvero Cass., Sez. III, 10 febbraio 2004, Mache e a.) o sottintenderla (Cass. 10 febbraio 2004, Mache e a.); s gi osservato, tuttavia, che, ove si tratti di pronuncia delle sezioni unite, buona norma indicarlo comunque (Cass., sez. un., 25 giugno 2005, Fragomeli); per prassi la sezione non va, invece, indicata nelle citazioni della giurisprudenza di merito.

2. La bibliografia generale
La bibliografia generale va collocata alla fine del testo dellelaborato. I contributi indicati in bibliografia (i soli contributi dottrinali: la giurisprudenza non va riportata, a meno che ma di solito non consigliabile non si voglia predisporre un autonomo indice della giurisprudenza citata) andranno elencati in ordine alfabetico per cognome di autore. I criteri di citazione sono analoghi a quelli propri delle note a pi pagina (e devono essere a questi omogenei); per i contributi su rivista, su raccolta di saggi o su volume con pluralit di autori (collettaneo, atti di convegno, enciclopedia, ecc.) occorrer indicare la pagina iniziale del contributo (seguita da s. o ss., a seconda che alla pagina iniziale segua una sola pagina ulteriore o pi pagine), mentre i libri si censiranno privi di indicazione di pagina (presumendosi che il candidato li abbia integralmente consultati).

3. Lindice
Lindice del lavoro (con riprodotti i titoli dei capitoli e dei paragrafi e i relativi riferimenti di pagina iniziale) documento indispensabile e di particolare rilievo: permette, gi a un primo sguardo, al lettore che pur disponga di poco tempo, di farsi unidea sullalbero logico del lavoro e, dunque, sulla sua articolazione essenziale. Lindice pu essere collocato allinizio del lavoro (allinglese: ormai la metodologia pi diffusa, anche per la sua spiccata funzionalit) o alla fine dello stesso, dopo la bibliografia (secondo la tradizione continentale).

4. Luniformit generale dellelaborato grafico


Prima del licenziamento definitivo del lavoro, sar importante ricontrollare con cura luniformit generale dellelaborato grafico e, dunque, lomogeneit e
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lequilibrio della sua veste formale (costanza di corpo titolo, corpo testo, corpo note, spazi dopo i segni di interpunzione, interlinee, capoversi rientrati se vi sono a inizio paragrafo, uso dei tondi e dei corsivi, righe libere dopo i titoli, continuit di numerazione di paragrafi ed eventualmente sottoparagrafi, omogeneit nella struttura grafica delle note a pi pagina, ecc.): al di l di quanto possa ritenersi a prima vista, la correttezza grafica accanto, naturalmente, alla correttezza, completezza, ragionevolezza, congruit, puntualit dei contenuti costituisce un indice importante per la valutazione di qualsiasi elaborato scritto.

Dipartimento di Discipline processualpenalistiche Universit degli Studi di Palermo 2006


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