Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
In esito a quanto richiesto con nota Vs. Prot. n. DSA-2008-0017837 del 26/6/2008,
si trasmette la “Relazione di sintesi” sui dati conoscitivi dell’area di Taranto e Statte, finalizzata
ad evidenziare le principali criticità ambientali in riferimento alla normativa vigente, come più
ampiamente descritto nella documentazione caricata da questa Agenzia sul portale
http://www.dsa.minambiente.it/aia/.
Nello specifico, la Relazione si articola in una revisione critica dei dati prodotti sia da
ARPA Puglia che da altri soggetti pubblici, universitari e di ricerca, organizzata per matrici
ambientali (Aria, Acque, Suolo) e per principali tematiche (Rischi Industriali, Energia e Rifiuti).
Per ciascun aspetto si riporta una sintesi delle informazioni disponibili e una valutazione in
riferimento alle normative vigenti.
Complessivamente, viene delineata una situazione fortemente degradata dal punto
di vista ambientale e sanitario.
Sede legale:
ARPA PUGLIA Corso Trieste, 27
Agenzia regionale per la prevenzione 70126 Bari
e la protezione dell’ambiente Tel. 080 5460111
Fax 080 5460150
www.arpa.puglia.it C.F. e P.IVA. 05830420724
In questo senso, appare opportuno ribadire i contenuti della precedente nota ARPA
Prot. n. 9043 del 7 maggio 2008, evidenziando nuovamente la necessità di applicazione
dell’art. 8 del D.Lgs. 59/2005, che prevede la possibilità di mettere in atto, per gli “ … impianti,
localizzati in una determinata area, misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori
tecniche disponibili, al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualità
ambientale”. Il richiamato articolo trova la propria applicazione nel contesto dell’Accordo di
Programma, strumento definito, tra l’altro, allo specifico scopo di rendere applicativo tale
dettato normativo.
Si saluta cordialmente.
Il Direttore Generale
RELAZIONE DI SINTESI
1
INDICE
1. ARIA pag. 3
2. MISURE DI PCCD/F – EMISSIONI AGL/2 ILVA pag. 23
3. SUOLO, SEDIMENTI, FALDA pag. 27
4. CICLO INTEGRATO DELLE ACQUE pag. 35
5. RIFIUTI pag. 54
6. RISCHI INDUSTRIALI pag. 61
2
1. ARIA
a cura di M. Menegotto, A. Nocioni, R. Primerano, R. Giua – ARPA PUGLIA
Premessa
Di seguito si presentano i dati sulla qualità dell’aria che mostrano delle criticità, relativamente
all’anno 2007 ed al primo semestre 2008, e confermano i risultati riscontrati negli anni
precedenti sulle situazioni più critiche.
I dati 2007 e 2008 risultano essere dati di maggior qualità ed affidabilità rispetto a quelli degli
anni precedenti, in quanto rilevati con strumentazione di recente acquisizione, nell’ambito
dell’adeguamento delle reti gestite da ARPA Puglia alla normativa vigente.
Si evidenzia che, come già rilevato negli anni precedenti, le criticità riguardano i livelli di
PM10, che superano i limiti di legge in più siti di monitoraggio, ed i livelli di biossido di
azoto (NO2).
Si è evidenziata poi una criticità in relazione agli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) ed in
particolare per quanto riguarda il Benzo(a)pirene.
Risulta inoltre che i livelli medi di PM2.5 registrati in un anno di campionamento non sono
conformi a quanto previsto dalla vigente nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria
(2008/50/CE).
L’ozono (O3) infine si conferma un fattore di criticità anche per l’area di Taranto e Statte. I
fattori all’origine del fenomeno hanno però una estensione territoriale di tipo regionale, pertanto
il problema non verrà discusso in questo documento. Tale problematica sarà oggetto di futuri
approfondimenti, in quanto dalle serie storiche disponibili si ipotizza che la fenomenologia
locale possa essere influenzata anche dall’elevata produzione di precursori dell’ozono nella
pertinente area industriale.
A conferma di quanto osservato negli anni precedenti, nel 2007 nella stazione sita in Via
Machiavelli, nel q.re Tamburi di Taranto, si è registrato il superamento del valore limite
(VL) annuale aumentato del Margine di Tolleranza (MTD) per l’anno 2007, che risulta
essere di 46 µg/m3.
Questa stazione è collocata in un’area suburbana e risente principalmente delle emissioni
industriali.
Nella stessa stazione si sono registrati sporadici superamenti del VL orario di 200 µg/m3, senza
tuttavia eccedere il numero di 18 di superamenti consentiti dal D.M. 60/02.
Il fenomeno di inquinamento da NO2 nel q.re Tamburi non appare pertanto associato ad
eventi acuti, ma a valori medi costantemente più alti che nel resto della città, come riportato
in TABELLA 1 (estratto del questionario ai sensi del D.M. 60/02) e in TABELLA 2 (triennio
2005-2007).
3
TABELLA 1: Estratto del questionari ex D.M. 60/02 in riferimento al biossido di azoto
Media annuale dei valori giornalieri ANNO 2007
E’ stato superato il
Livello E’ stato superato il VL
VL+MT pari a 46µµg/m3
Stazione di 40 µg/m3 ?
?
µg/m3)
(µ
(si/no) (si/no)
Taranto - Via Machiavelli 49 sì sì
Taranto - Via Archimede 29 no no
Taranto - Via Alto Adige 40 no no
Taranto - San Vito 12 no no
Statte - Via delle Sorgenti 9 no no
Talsano - Taranto 9 no no
Taranto – c/o Carcere 16 no no
Taranto - Paolo VI 12 no no
Statte - Ponte Wind 25 no no
Grottaglie 20 no no
Martina Franca 32 no no
Manduria 29 no no
TABELLA 2: Medie Annuali di concentrazione di NO2 nel triennio 2005-2007, relativamente ad alcune stazioni
nei territori comunale di Taranto e Statte
2005 2006 2007
Stazione 3 3 3
(µ
µg/m ) (µ
µg/m ) (µg/m
(µ )
Via Machiavelli 51 50 49
Via Archimede 23 25 29
Via Alto Adige 39 40 40
San Vito 15 16 12
Talsano 11 8 9
Carcere 14 13 16
Paolo VI 14 13 12
Statte – Via delle Sorgenti 23 21 9
Nel 2007 il valore di 35 come numero massimo di giorni consentiti per il superamento del
VL di 50 µg/m3 come media giornaliera è stato superato nella stazione di Via Machiavelli e
nella stazione di Paolo VI con 47 giorni di superamento ciascuna (TABELLA 3).
Entrambe le stazioni sono site in area suburbana, nelle vicinanze dell’area industriale e, in
considerazione della circolazione dei venti nella zona (preponderanza di venti dai settori
settentrionali di inverno e dal settore sud-ovest nella stagione estiva legata ai fenomeni di brezza)
risultano posizionate prevalentemente sottovento all’area industriale.
Va precisato che nel 2007, il numero di superamenti del VL giornaliero per il PM10 nella
stazione di via Machiavelli risulta “sottostimato” in quanto il nuovo analizzatore1 è stato attivato
solo a partire dal I giugno 2007 ed ha potuto pertanto coprire solo gli ultimi sette mesi dell’anno,
e non l’intero anno solare (1 gennaio – 31 dicembre) come previsto dalla normativa vigente.
Ciononostante, il numero massimo di superamenti del VL giornaliero di 50 µg/m3, pari a 35
1
Strumento tipo SWAM DUAL CHANNEL, marca FAI INSTRUMENT, certificato equivalente ai sensi del
DM60/02.
4
nell’intero anno solare, è stato superato già soltanto nel periodo di soli sette mesi a partire dal
1/6/2007.
Anche i dati relativi all’ulteriore stazione sita nel q.re Tamburi in via Archimede non coprono
l’intero anno solare, e pertanto “sottostimano” il numero di superamenti del VL giornaliero per il
PM10, a causa dello spegnimento prolungato della centralina per danni prodotti da atti vandalici.
Il valore di 29 superamenti si riferisce infatti ad una efficienza di campionamento pari al 58 %, e
pertanto tale valore appare essere piuttosto elevato riferendosi ad un periodo di osservazione che
copre solo parzialmente l’intero anno solare.
TABELLA 4: Numero di giorni di superamento del VL giornaliero per il PM10 nel triennio 2005-2007,
relativamente ad alcune stazioni di Taranto e Statte
2005 2006 2007
Stazione
µg/m3)
(µ µg/m3)
(µ µg/m3)
(µ
Talsano 23 25 21
Carcere 4 22 14
Tamburi: Via Archimede 2005-06 - Via Machiavelli 2007* 56 78 77*
Paolo VI 36 35 47
Statte - Via delle Sorgenti 16 33 19
* dato calcolato dai dati di un anno registrati dal bicanale di Via Machiavelli, dal 01/06/2007 al 31/05/2008. Non
corrisponde al periodo dell’ anno solare 2007 (1 gennaio – 31 dicembre) previsto dalla normativa vigente.
Si conclude pertanto che, valutando i risultati prodotti dall’intera RRQA dell’Arpa Puglia,
i livelli di PM10 registrati evidenziano una criticità in relazione al superamento dei limiti
previsti dal D.M. 60/02 nelle stazioni più prossime all’area industriale e in considerazione
della circolazione tipica dei venti nell’area, che le pone spesso sottovento ad essa.
Per un ulteriore approfondimento si rimanda ai paragrafi successivi.
Al fine di dare ulteriore supporto alle conclusioni formulate nel paragrafo precedente, di seguito
si riportano i risultati di una campagna condotta dal 20/02/08 al 07/05/08 per l’interconfronto dei
dati di PM10 misurati dalle stazioni fisse di via Machiavelli e via Archimede.
5
Al fine di verificare la qualità dei dati delle centraline fisse e nel contempo rilevare le ricadute al
suolo di PM10, sempre presso il q.re Tamburi è stato collocato il mezzo mobile dell’Arpa Puglia
come mostrato nella FIGURA 1 di seguito, in cui sono evidenziate le ubicazioni delle due
centraline fisse (Via Archimede e Via Machiavelli) e del mezzo mobile.
FIGURA 1: Stazioni di monitoraggio utilizzate nella campagna 20/02/08 – 07/05/08 al q.re Tamburi
Si è così affiancata alla misura giornaliera del PM10 effettuata dalle stazioni fisse (FAI –
SWAM, dotati di certificazione di equivalenza ai sensi del DM 60/02) una misura a maggiore
risoluzione temporale, prodotta da un analizzatore in continuo di PM10 con cicli di misura
biorari (Environnement MP101M dotato di certificazione di equivalenza ai sensi del DM60/02).
Tali dati biorari sono stati utilizzati e discussi in dettaglio nel successivo paragrafo 1.2.2,
utilizzando anche ulteriori dati meteo-chimici rilevati con il mezzo mobile, che è inoltre dotato
dei seguenti analizzatori in continuo:
- monossido di carbonio (CO);
- anidride solforosa (SO2);
- ossidi di azoto (NOx);
- ozono (O3);
- BTX;
- meteo: direzione prevalente del vento; velocità media oraria del vento; pioggia;
radiazione solare globale; pressione atmosferica; temperatura; umidità relativa.
Di seguito, nella TABELLA 5 si riporta il confronto delle medie giornaliere rilevate dal mezzo
mobile e dalle centraline di rilevazione della qualità dell’aria di via Machiavelli e via Archimede,
entrambe situate all’interno del Q.re Tamburi.
6
TABELLA 5: Concentrazioni medie giornaliere di PM10 (µg/m3) rilevate nel q.re Tamburi nelle stazioni fisse di
Via Machiavelli e di Via Archimede e con il mezzo mobile collocato in via Lisippo.
MEZZO MOBILE
DATA TA-VIA ARCHIMEDE TA- VIA MACHIAVELLI
VIA LISIPPO (TAMBURI)
20/02/2008 35 30 35
21/02/2008 37 29 42
22/02/2008 39 32 43
23/02/2008 40 39 49
24/02/2008 56 46 53
25/02/2008 58 63 64
26/02/2008 56 58 60
27/02/2008 51 63 71
28/02/2008 60 62 71
29/02/2008 51 45 59
01/03/2008 38 41 55
02/03/2008 39 36 41
03/03/2008 35 34 38
04/03/2008 37 30 36
05/03/2008 34 45 42
06/03/2008 n.d. 25 35
07/03/2008 15 15 21
08/03/2008 20 22 26
09/03/2008 21 15 22
10/03/2008 19 22 n.d.
11/03/2008 21 19 n.d.
12/03/2008 38 56 32
13/03/2008 59 43 59
14/03/2008 37 37 43
15/03/2008 34 34 36
16/03/2008 23 25 26
17/03/2008 29 25 33
18/03/2008 26 21 29
19/03/2008 25 19 26
20/03/2008 23 22 n.d.
21/03/2008 36 37 42
22/03/2008 30 27 35
23/03/2008 28 25 33
24/03/2008 13 12 16
25/03/2008 33 39 30
26/03/2008 25 n.d. n.d.
27/03/2008 19 19 23
28/03/2008 25 16 35
29/03/2008 56 32 46
30/03/2008 46 39 47
31/03/2008 34 34 n.d.
01/04/2008 30 26 n.d.
02/04/2008 44 41 45
03/04/2008 32 37 28
04/04/2008 20 23 16
05/04/2008 32 27 35
06/04/2008 34 43 30
07/04/2008 28 27 31
08/04/2008 n.d. 37 39
09/04/2008 n.d. 34 39
10/04/2008 32 32 37
11/04/2008 70 69 70
12/04/2008 65 65 67
13/04/2008 40 45 36
14/04/2008 44 37 39
15/04/2008 30 26 31
16/04/2008 36 40 30
17/04/2008 26 25 28
18/04/2008 30 32 37
19/04/2008 79 80 85
20/04/2008 82 75 79
21/04/2008 60 59 53
22/04/2008 41 34 37
7
MEZZO MOBILE
DATA TA-VIA ARCHIMEDE TA- VIA MACHIAVELLI
VIA LISIPPO (TAMBURI)
23/04/2008 22 25 53
24/04/2008 49 34 48
25/04/2008 69 43 60
26/04/2008 58 46 57
27/04/2008 60 24 62
28/04/2008 74 45 58
29/04/2008 26 25 26
30/04/2008 33 32 32
01/05/2008 28 25 29
02/05/2008 35 32 39
03/05/2008 97 53 113
04/05/2008 68 22 50
05/05/2008 47 42 39
06/05/2008 20 17 22
07/05/2008 26 19 29
TABELLA 6: Indici di correlazione lineare delle serie di dati medi giornalieri nei tre siti di monitoraggio.
Correlazione LISIPPO MACHIAVELLI ARCHIMEDE
LISIPPO 1 0,9 0,8
MACHIAVELLI 0,9 1 0,8
ARCHIMEDE 0,8 0,8 1
Di seguito vengono discussi episodi di superamento del VL giornaliero di 50 µg/m3 per il PM10
riferibili alla ricaduta delle emissioni industriali, mediante la correlazione con i picchi di
concentrazione di anidride solforosa SO2, inquinante utilizzato come tracciante delle emissioni
industriali.2
La metodologia, già descritta ed utilizzata in altri lavori, permette di evidenziare mediante
l’utilizzo di “rose dell’inquinamento” riferite all’SO2 (parametro tracciante) le ricadute delle
masse d’aria inquinata provenienti dall’area industriale.
Nel caso in oggetto, si sono utilizzati i dati del mezzo mobile raccolti durante la campagna di
monitoraggio richiamata nel paragrafo precedente, posizionato in modo da non risentire degli
2
Primerano R., Liberti L., Notarnicola M., Assennato G., Giua R., Di Natale G., Menegotto M., Monitoraggio della
qualità dell'aria: episodi acuti di inquinamento da fonti industriali nell'area di Taranto, Atti Seminari di Ecomondo ©
2006 Maggioli Editore, ISBN 88.387.3687.1, vol. 2, pp. 341-349
8
effetti del traffico. In particolare, il set di dati considerato per questa analisi va dal 17/03/2008 al
7/05/2008, periodo in cui sono disponibili contemporaneamente i dati di PM10 e di SO2.
In tale periodo si sono registrati n. 12 superamenti del VL giornaliero di 50 µg/m3 per il PM10 su
50 giorni di campionamento.
In concomitanza con i superamenti si è valutato l’andamento della concentrazione di SO2 in
relazione alla direzione prevalente dei venti per isolare i casi di superamento di chiara origine
industriale.
Sono stati esclusi dalla trattazione i n. 5 superamenti del mese di aprile (11-12, 19-20-21 aprile
2008) in cui si ritiene presente un significativo contributo naturale alle alte concentrazioni
rilevate, a causa del trasporto e della ricaduta di sabbia sahariana (tale valutazione deriva
dall’analisi dei dati sull’intero territorio regionale e dall’analisi contemporanea dei valori di
PM10 e PM2.5 rilevati a Taranto, come esaminato nel successivo paragrafo specifico sul
PM2.5).
Sono stati isolati i rimanenti n. 7 episodi di superamento del VL giornaliero per il PM10, le cui
concentrazioni medie sono riportate in TABELLA 7.
Per confronto si sono riportati anche i dati rilevati nelle stazioni di Paolo VI (vicina al comparto
industriale ma sopravvento al mezzo mobile nei periodi in osservazione) e Talsano (sempre
sottovento ma molto più distante dal comparto industriale).
La direzione dei venti in tutti i 7 giorni considerati ha visto la zona del q.re Tamburi posizionata
sottovento rispetto all’area industriale e pertanto potenzialmente esposta alla ricaduta delle
emissioni provenienti da tale area.
Nelle figure seguenti si mostrano gli andamenti delle concentrazioni biorarie di PM10 insieme ai
dati orari di SO2 e di altri inquinanti gassosi (NOx e CO) relativi ai 7 giorni osservati. Vengono
poi confrontati i dati biorari di PM10 registrati a Tamburi con quelli registrati nelle succitate
stazioni di Paolo VI e Talsano.
Da tali grafici3 si evidenzia chiaramente la coerenza tra i picchi di concentrazioni di polveri e
degli inquinanti gassosi rilevati dal mezzo mobile, con punte di oltre 100 µg/m3 per l’SO2 che
denotano un’inequivocabile origine industriale.
Si evidenzia inoltre l’estrema localizzazione degli eventi di picco per il PM10 e per l’SO2,
avendo registrato nelle altre centraline valori corrispondenti molto bassi, anche in
riferimento alle caratteristiche medie di tali centraline (ad esempio la stazione di Paolo VI, in
quanto sottovento al comparto industriale, con venti opposti a quelli esaminati, presenta gli stessi
eventi di ricaduta con picchi di concentrazione di SO2 e PM10 correlati, ma presenza
un’incidenza di eventi inferiore rispetto al quartiere Tamburi).
Valutata la granulometria delle polveri aerodisperse nei n. 7 casi in esame (mediante lo
strumento bicanale FAI - SWAM DUAL CHANNEL installato presso la centraline di via
Machiavelli), è stato rilevato sempre un rapporto percentuale PM2.5/PM10 molto alto (dal 62 al
95%), il che evidenzierebbe l’origine antropica, in particolare da processi di combustione, (si
veda paragrafo dedicato al PM2.5).
Va precisato, infine, che in questa breve trattazione si sono riportati solo gli eventi
rappresentativi durante il breve periodo di osservazione in cui si è verificato il superamento del
VL giornaliero per il PM10. Si precisa però che simili fenomeni di ricaduta sono numerosi e, pur
non producendo l’effetto acuto del superamento del VL richiamato, producono un effetto a lungo
termine, aumentando i valori medi di concentrazione nell’area sottoposta alla ricaduta, cui segue
3
Nella lettura dei grafici bisogna tenere conto che il dato di PM10 è mediato su due ore mentre quello di SO2, NOx
e CO è mediato su 1 ora, quindi spesso il picco di PM10 può essere traslato verso destra rispetto ai dati orari.
9
un aumento della concentrazione media annuale, che può essere oggettivamente imputato alla
ricaduta delle emissioni di origine industriale.
Tale è la situazione nel q.re Tamburi di Taranto in cui si registra una media annuale
superiore che nel resto della città, oltre che il superamento del numero di giorni consentiti
dal D.M. 60/02.
TABELLA 7: Valore medio giornaliero del PM10 osservato nelle stazioni della RRQA di Talsano e Paolo VI in
corrispondenza del superamento del VL giornaliero nel q.re Tamburi.
DATA TAMBURI TALSANO PAOLO VI
29-mar-08 56 18 17
25-apr-08 69 16 20
26-apr-08 58 18 24
27-apr-08 60 18 20
28-apr-08 74 21 21
3-mag-08 97 23 28
4-mag-08 68 15 19
FIGURA 2: Andamento delle concentrazioni dei parametri inquinanti SO2, PM10, NOx, CO nella stazione
Tamburi nel giorno 29/03/2008
140 2.5
120
2
100
80 1.5
60 1
40
0.5
20
0 0
02 :00
03 :00
04 :00
05 :00
06 :00
07 :00
08 :00
09 :00
10 :00
11 :00
12 :00
13 :00
14 :00
15 :00
16 :00
17 :00
18 :00
19 :00
20 :00
21 :00
22 :00
23 :00
00 :00
0
:0
01
FIGURA 3: Andamento delle concentrazioni del PM10 nelle stazioni Tamburi, Paolo VI e Talsano nel giorno
29/03/2008 29/03/2008
120
100
80
60
40
20
0
02 00
03 00
04 00
05 :00
06 00
07 00
08 00
09 0
10 00
11 00
12 00
13 :00
14 00
15 00
16 00
17 0
18 00
19 00
20 00
21 :00
22 00
23 00
00 00
0
:0
:0
:0
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
:
01
10
FIGURA 4: Andamento delle concentrazioni dei parametri inquinanti SO2, PM10, NOx, CO nella stazione
Tamburi nel periodo 25-29/04/2008
120 3
100 2.5
80 2
60 1.5
40 1
20 0.5
0 0
25 - 01.00 25 - 13.00 26 - 01.00 26 - 13.00 27 - 01.00 27 - 13.00 28 - 01.00 28 - 13.00
FIGURA 5: Andamento delle concentrazioni del PM10 nelle stazioni Tamburi, Paolo VI e Talsano nel periodo
25-29/04/2008
120
100
80
60
40
20
0
25 - 01.00 25 - 13.00 26 - 01.00 26 - 13.00 27 - 01.00 27 - 13.00 28 - 01.00 28 - 13.00
FIGURA 6: Andamento delle concentrazioni dei parametri inquinanti SO2, PM10, NOx, CO nella stazione
Tamburi nel periodo 3-4/05/2008
160 1.4
140 1.2
120 1
100
0.8
80
0.6
60
40 0.4
20 0.2
0 0
03 - 01.00 03 - 13.00 04 - 01.00 04 - 13.00
11
FIGURA 7: Andamento delle concentrazioni del PM10 nelle stazioni Tamburi, Paolo VI e Talsano nelle
giornate del 3 e del 4 maggio 2008
160
140
120
100
80
60
40
20
0
03 - 01.00 03 - 13.00 04 - 01.00 04 - 13.00
Dal I giugno 2007 si è avviato il monitoraggio in continuo del PM2.5 presso la stazione di Via
Machiavelli (q.re Tamburi), mediante l’utilizzo di un analizzatore bicanale (SWAM DUAL
CHANNEL, FAI INSTRUMENTS), che fornisce simultaneamente dati di concentrazione
giornaliera di PM10 e di PM2.5.
Tale monitoraggio ha permesso di avviare in anticipo le attività previste dalla nuova Direttiva
2008/50/CE sulla qualità dell’aria.
Inoltre, il monitoraggio contemporaneo del PM2.5 e del PM10 consente di migliorare le
conoscenze sulla fenomenologia locale dell’inquinamento da polveri aerodisperse, in quanto
permette in prima approssimazione una discriminazione degli eventi di tipo naturale (incursioni
di polveri sahariane caratterizzate da una maggiore presenza di polveri grossolane) dagli eventi
di origine antropica (caratterizzati da una elevata percentuale della frazione fine nel particolato).
Come per il PM10, anche per il PM2.5 si è calcolata la media “annuale”4 considerando un intero
anno di campionamento dal 01/06/2007 al 31/05/2008.
Il valore medio per il PM2.5, riscontrato nel periodo indicato, è pari a 29 µg/m3.
Confrontato con i limiti previsti dalla nuova direttiva, risulta superiore sia al VL medio
sull’anno solare individuato in 25 µg/m3 che al valore di esposizione da raggiungere nel
2015 pari a 20 µg/m3 per le aree urbane.
Nella FIGURA 8 si riporta l’andamento delle medie giornaliere di PM10 rilevate nel primo
periodo di monitoraggio (01/06/2007 – 31/05/2008) insieme al rapporto percentuale
PM2.5/PM10. Questo valore risulta molto variabile: da valori minimi inferiori al 20% (es. isolati
eventi di ricaduta di polveri sahariane) a valori superiori al 90% (casi di ricaduta di emissioni di
origine antropica: processi di combustione).
La distribuzione di tale percentuale è mostrata in FIGURA 9 e risulta spostata verso classi in cui
il PM2.5 rappresenta una frazione superiore al 50% del PM10, con l’87% delle occorrenze, tra le
quali nel 14% dei casi il PM2.5 rappresenta più del 75% del PM10. Da ciò si deduce una forte
componente di origine antropica (processi di combustione) all’inquinamento da PM10 osservato.
Al contrario solo per il 13% dei casi la frazione di PM2.5 risulta inferiore al 50% del totale di
PM10, con un residuo 3% di casi in cui la massa d’aria risultava composta da particelle
4
Il periodo non corrisponde all’anno solare (1 gennaio – 31 dicembre).
12
soprattutto grossolane (ricaduta di materiali terrigeni erosi, sollevati e trasportati dal vento,
sabbie sahariane).
La fenomenologia descritta può trovare supporto nella rappresentazione mediante scatter plot
delle coppie di dati di concentrazione di “PM10 vs PM2.5” (FIGURA 10) e di “PM10 vs %
PM2.5” (FIGURA 11). Nelle figure si sono evidenziati i casi di origine naturale (cerchio verde)
ed i casi ad altissima concentrazione di PM2.5, oltre i 70 µg/m3 con punte superiori a 100 µg/m3
(cerchio arancione).
Si sottolinea come ai superamenti del VL giornaliero di PM10 (punti a destra della linea
verticale di colore fucsia) corrispondano percentuali della frazione di PM2.5 superiori al
50% (ad eccezion fatta dei cerchiati con componente naturale), mostrando quindi il
contributo prevalente da processi di combustione.
FIGURA 8: Andamento delle concentrazioni giornaliere di PM10 e rapporto PM2.5/PM10 espresso in percentuale
durante il primo periodo di monitoraggio presso il sito di via Machiavelli a Taranto
PM10 % PM2.5
120 100%
90%
100
80%
70%
80
60%
60 50%
40%
40
30%
20%
20
10%
0 0%
01/06/07 01/07/07 31/07/07 30/08/07 29/09/07 29/10/07 28/11/07 28/12/07 27/01/08 26/02/08 27/03/08 26/04/08 26/05/08
13
FIGURA 9: Caratterizzazione del PM10 in relazione al rapporto PM2.5/PM10 espresso in percentuale
73%
<30%
[30%;50%]
[50%;75%]
>75%
10% 3% 14%
120
100
80
60
y = 0.75x - 4.5035
R2 = 0.7996
40
20
0
0 20 40 50 60 80 100 120
14
FIGURA 11: Scatter plot coppie di valori (PM10,%PM2.5)
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120
15
FIGURA 12: Posizionamento dei punti di monitoraggio e valori medi di Benzo(a)pirene riscontrati
Valore
limite
1 ng/m3
0.33 1.39
ng/m3 ng/m3
FIGURA 13: Livelli medi di BaP osservati in via Orsini e via Dante
1.60
1.40
1.20
1.00
Via Orsini
0.80
Via Dante
0.60
0.40
0.20
0.00
B(a)P
16
FIGURA 14: Andamento delle concentrazioni di IPA nel periodo considerato
40
Conc. ng/m3
30
20
10
0
02/10/2005
03/10/2005
04/10/2005
05/10/2005
06/10/2005
07/10/2005
08/10/2005
09/10/2005
10/10/2005
11/10/2005
12/10/2005
13/10/2005
14/10/2005
15/10/2005
16/10/2005
17/10/2005
18/10/2005
19/10/2005
20/10/2005
21/10/2005
22/10/2005
23/10/2005
24/10/2005
25/10/2005
26/10/2005
27/10/2005
28/10/2005
29/10/2005
30/10/2005
31/10/2005
31/01/2006
01/02/2006
02/02/2006
03/02/2006
04/02/2006
05/02/2006
06/02/2006
07/02/2006
08/02/2006
09/02/2006
10/02/2006
11/02/2006
12/02/2006
13/02/2006
14/02/2006
15/02/2006
16/02/2006
17/02/2006
18/02/2006
19/02/2006
20/02/2006
21/02/2006
22/02/2006
23/02/2006
24/02/2006
25/02/2006
26/02/2006
27/02/2006
28/02/2006
BaA BbF BkF
IPA Via DANTE
12
BaP IP BgP
10 DbA
8
Conc. ng/m3
0
02/10/2005
03/10/2005
04/10/2005
05/10/2005
06/10/2005
07/10/2005
08/10/2005
09/10/2005
10/10/2005
11/10/2005
12/10/2005
13/10/2005
14/10/2005
15/10/2005
16/10/2005
17/10/2005
18/10/2005
19/10/2005
20/10/2005
21/10/2005
22/10/2005
23/10/2005
24/10/2005
25/10/2005
26/10/2005
27/10/2005
28/10/2005
29/10/2005
30/10/2005
31/10/2005
31/01/2006
01/02/2006
02/02/2006
03/02/2006
04/02/2006
05/02/2006
06/02/2006
07/02/2006
08/02/2006
09/02/2006
10/02/2006
11/02/2006
12/02/2006
13/02/2006
14/02/2006
15/02/2006
16/02/2006
17/02/2006
18/02/2006
19/02/2006
20/02/2006
21/02/2006
22/02/2006
23/02/2006
24/02/2006
25/02/2006
26/02/2006
27/02/2006
28/02/2006
Le rilevazioni di IPA effettuate nell’area di Taranto dal Dipartimento di Chimica dell’Università
di Bari, validate da ARPA, e le successive elaborazioni dei dati ottenuti, permettono di formulare
le seguenti considerazioni:
1. la durata (due mesi) è conforme al periodo minimo di copertura previsto dal D.L.vo
152/07 affinché le rilevazioni possano considerarsi rappresentative a norma di legge;
2. nella zona urbana limitrofa all’area industriale (via Orsini), la concentrazione media
annuale del Benzo(a)pirene nell’aria supera il valore obiettivo di 1 ng/m3, previsto dal
D.L.vo 152/07, mentre tale limite non è superato nella zona della città più distante (via
Dante);
3. l’andamento delle concentrazioni degli IPA mostra la presenza di numerosi “eventi“ di
picco che sono all’origine, nel caso della centralina di via Orsini, del superamento del
valore obiettivo di 1 ng/m3 per il Benzo(a)Pirene e corrispondono, per entrambe le
centraline, a giornate con provenienza del vento da Nord-Ovest che pone sottovento
all’area industriale il sito di monitoraggio.
Alla luce delle valutazioni richiamate, è quindi possibile concludere che il superamento
registrato ai Tamburi del VL annuale per il Benzo(a)pirene, previsto dal D.L.vo 152/07, è
prodotto dalla ricaduta delle emissioni provenienti dall’area industriale.
1.5. DEPOSIZIONI
17
FIGURA 15: Rete deposimetrica
18
terzo. Il Nichel raggiunge il livello di 1 mg/m2/giorno. Piombo, Cadmio, Vanadio non
raggiungono mai la soglia di 1 mg/m2/giorno.
FIGURA 16: Livelli medi annui per stazione in riferimento al valore di 350 mg/m2/giorno come media mensile
TA-LUFT (1996)
600
500
400
300
200
100
0
Media 2002 Media 2003 Media 2004 Media 2005 Media 2006
Per quanto riguarda gli IPA totali ed il Benzo(a)pirene, si riportano di seguito i valori medi e
massimi riscontrati nei 4 siti.
Si evidenzia una maggiore concentrazione di IPA presso il sito “Ospedale Testa”, con
concentrazioni almeno 5 volte superiori che negli altri siti.
Quindi se l’effetto di deposizione delle polveri risulta più evidente per la postazione presso
il q.re Tamburi, la maggior presenza di IPA presso la stazione del’Ospedale Testa
suggerisce la presenza di sorgenti locali distinte che contribuiscono ai valori di deposizione
osservati.
TABELLA 9: Concentrazioni medie e massime osservate nei n. 4 siti di monitoraggio della rete deposimetrica
Autorità Portuale Capitaneria Porto Chiesa Testa
µg/m2/giorno B(a)P IPA B(a)P IPA B(a)P IPA B(a)P IPA
Max 1.87 19.29 0.81 5.08 1.73 17.84 9.82 99.55
Media 0.16 2.32 0.10 1.39 0.21 2.63 0.56 5.96
19
FIGURA 17: Livelli medi del B(a)P (µg/m2/giorno) osservati nei n. 4 siti di monitoraggio della rete deposimetrica
0.8
0.6
0.4
0.2
0
Autorità Capitaneria
Tamburi Testa
portuale di porto
1.6. CONCLUSIONI
20
1. è in corso a tutt’oggi il campionamento in continuo delle frazioni di particolato, PM10 e
PM2.5, mediante analizzatore bicanale SWAM installato in Via Machiavelli, al fine di
effettuare successivamente le analisi di IPA e di metalli pesanti contenuti nel particolato
prelevato giornalmente, ai fine degli adempimenti previsti dal D. Lgs. 152/07. Si sta
procedendo, inoltre, all’installazione di un secondo bicanale presso il sito di Talsano
quale sito di “fondo industriale”;
2. dal 23 giugno e per la durata di circa 10 giorni, ARPA ha avviato una campagna di
prelievo in aria ambiente di microinquinanti organici mediante l’utilizzo di uno strumento
innovativo, un campionatore tipo “wind-select”, capace di prelevare selettivamente su
supporti diversi (cartuccia+filtro) l’aria proveniente da due diversi settori di direzione del
vento, oltre che in condizioni di calma di vento. Ciò dovrebbe consentire una attribuzione
di provenienza dei microinquinanti organici monitorati, rispetto alle varie possibili
sorgenti;
3. è stato allestito, presso il DAP dell’ARPA di Taranto, un laboratorio dedicato
esclusivamente alle attività di analisi di microinquinanti; è stata acquisita, infatti, la
strumentazione necessaria per l’analisi delle diossine nelle matrici ambientali ed
alimentari. Ad oggi vengono già effettuate le analisi di microinquinanti organici;
completato l’allestimento del laboratorio, sarà chiesto all’Istituto Superiore di Sanità un
supporto operativo per l’accreditamento di qualità;
4. a valere sui finanziamenti previsti dal PTTA della Regione Puglia, si provvederà tra
l’altro all’adeguamento delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria che
ricadono nel territorio della provincia di Taranto, al potenziamento della rete
deposimetrica e alla realizzazione di campagne di monitoraggio per le sostanze odorigene
presso il sito industriale di Taranto;
5. verranno programmate a breve alcune campagne di misura deposimetrica ad integrazione
della rete già esistente; inoltre grazie al potenziamento della capacità analitica del
laboratorio di Taranto, si potrà procedere anche al monitoraggio di microinquinanti
organici nelle polveri sedimentabili (PCB, PCDD,PCDF);
6. verrà ampliata la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, attualmente gestita da
ARPA, con alcune centraline della rete di proprietà del Comune di Taranto, attiva sino
all’anno 2005; è già stata sottoscritta tra ARPA e Comune una convenzione, della durata
di 5 anni, finalizzata al recupero e razionalizzazione della suddetta rete;
7. nell’ambito delle attività previste dal PRQA e dalle convenzioni in atto, si prevedono: la
razionalizzazione/ricollocazione di alcune centraline e l’adeguamento della
strumentazione alla normativa vigente, al fine di realizzare una migliore copertura
territoriale e un approfondimento delle conoscenze sulla composizione degli inquinanti
atmosferici per quanto riguarda, in particolare, il particolato atmosferico.
8. Saranno effettuati studi ad hoc sulle emissioni diffuse e convogliate e sulla speciazione
chimica del particolato aerodisperso, al fine di ottenere i profili emissivi per tipologia di
sorgente e i profili caratteristici del particolato, per futuri studi di “source
apportionment”. L’identificazione dei componenti della frazione fine delle polveri
aerodisperse costituisce, infatti, base indispensabile per l’attribuzione di tale inquinante
alle fonti emissive (“source apportionment”), oltre che elemento imprescindibile e nodale
nell’area di Taranto; allo stato attuale delle conoscenze, costituisce una delle maggiori
criticità per il PM10, con riferimento sia alle emissioni puntuali che diffuse. Molte delle
suddette attività verranno svolte nell’ambito del “Progetto Taranto”, che vede coinvolti i
seguenti Enti partecipanti: ARPA Puglia, UNIBA – Centro METEA, UNILE – Dip. di
Fisica, CNR-ISAC – Sezione Lecce, UNILE – Dip. di Ingegneria. L’ARPA ha, ad oggi,
realizzato una prima stesura del “Progetto Taranto”, nell’ambito di un Accordo di
21
Programma più vasto finalizzato all’effettuazione di attività di studio sulla qualità
dell’aria e la speciazione del particolato atmosferico nelle aree di Taranto e del Salento.
Verranno effettuate alcune tra le seguenti attività: raccolta degli studi esistenti; studi
modellistici; campionamenti del particolato, attraverso alcune campagne in due siti
collocati nell’area di Taranto (uno di fondo e uno industriale), che consentano di
differenziare almeno le frazioni PM10 e PM2,5 per le successive fasi di caratterizzazione
e valutazione della morfologia e della composizione delle particelle. Verranno effettuati
rilievi deposimetrici in postazioni intorno all’area industriale, con sistemi di prelievo
adatti sia alle analisi di inquinanti inorganici che organici. I campioni prelevati verranno
sottoposti alle analisi per la determinazione di: IPA, metalli pesanti, EC/OC, frazione
solubile (anioni e cationi), PCB e diossine. Si cercherà di identificare il contributo
transfrontaliero sulla concentrazione e composizione del particolato con il metodo delle
backtrajectories.
9. Si effettueranno, inoltre, alcune determinazioni analitiche su 13 campioni di aghi di pino,
ovvero un bianco e 3 punti (a 500 m, 2 Km e 3 Km) lungo quattro direttive da individuare
sulla direzione dei venti statisticamente prevalenti a partire dall’area del comparto
industriale.
22
2. RILEVAZIONI DI PCDD/Fs E PCBs “DIOSSINA SIMILI” NEI
FUMI DI PROCESSO EMESSI DAL CAMINO E 312
DELL’IMPIANTO DI AGGLOMERAZIONE AGL/2 DELLO
STABILIMENTO SIDERURGICO ILVA S.P.A. DI TARANTO
ARPA Puglia ha condotto ad oggi, tre campagne di monitoraggio di diossine e furani (di seguito
PCDD/Fs) e PCBs “diossina simili”, condotta sui fumi del camino E 312 dell’impianto di
agglomerazione - denominato AGL/2 - presso lo stabilimento siderurgico di Taranto dell’ILVA
S.p.A. secondo la norma UNI EN 1948-1:2006. Tali campagne sono state svolte a seguito della
necessità di ripetere periodicamente le rilevazioni di PCDD/Fs nei fumi del camino E312, come
era stato evidenziato e concordato durante l’incontro tenutosi tra ARPA Puglia, ILVA e CNR-
IIA il 7 maggio 2007 nel corso del quale è stato concordato un Protocollo Operativo per lo
svolgimento delle attività sottoscritto dalle parti.
Per effettuare le rilevazioni, l’Agenzia si è avvalsa del supporto del Consorzio Interuniversitario
Nazionale la Chimica per l’Ambiente (I.N.C.A.), accreditato dal SINAL con No. di
accreditamento 0298 per la norma EN 1948-2-3 relativa all’estrazione e purificazione, ed
all’identificazione e quantificazione della concentrazione in massa di PCDD/PCDF e PCBs
“diossina simili”.
Le operazioni di campionamento al camino di PCDD/Fs secondo la norma UNI EN 1948-1:2006
ha richiesto il supporto della SGS ITALIA S.p.A.
Sono allo stato disponibili le relazioni tecniche relative alle prime due campagne, mentre sono in
corso le analisi dei campioni prelevati durante la terza campagna svoltasi nel mese di giugno
2008.
Per quanto riguarda la prima campagna, nel periodo 11÷16/6/2007 e, più precisamente, nei
giorni 12, 14 e 16 giugno, il gruppo di lavoro dell’ARPA Puglia ha prelevato n. 3 campioni (uno
al giorno) di PCDD/Fs e PCBs diossina simili.
Le concentrazioni dei microinquinanti organici rilevati nelle emissioni al camino AGL/2 sono
riassunte nella Tab. 1 e sono tutte riferite al tenore di ossigeno medio rilevato sperimentalmente
in ogni giornata di campionamento.
In questa sede si ritiene di esprimere il totale di PCDD/Fs in termini di Tossicità Equivalente
(riferimento internazionale NATO) come previsto dalla norma UNI EN 1948:2006. Per il calcolo
della tossicità equivalente sono stati utilizzati i relativi fattori di tossicità equivalente del sistema
NATO (I-TEF).
Tab. 1 – Riepilogo concentrazioni POPs5 rilevate da ARPA/INCA (12, 14, 16 giugno 2007)
12/06/07 14/06/07 16/06/07
5
Persistent Organic Pollutants
23
Le attività di controllo alle emissioni svolte nel corso della seconda campagna, unicamente da
ARPA/INCA nei giorni dal 26 al 28 febbraio 2008, sono state suddivise in tre giornate di prelievi
da 6-8 ore, come da metodica UNI EN 1948:2006, sempre secondo quanto concordato nel
suddetto Protocollo Operativo.
I risultati ottenuti sono riassunti in Tab. 2.
Riferimento:
O2 medio misurato (% V/V) 16 16 16
Al fine di poter effettuare un confronto immediato di tutti i rilievi effettuati nel corso delle due
campagne (estiva ed invernale), sia da ARPA Puglia che dal CNR-IIA, si riporta il grafico in
Fig.1, riferendo tutti i valori all’O2 medio misurato nel corso delle 9 giornate di campionamento.
Fig.1 - Riepilogo concentrazioni totali I-TEQ di PCDD/Fs rilevate nelle due campagne presso il camino E 312
dell’impianto di agglomerazione AGL/2 dell’ILVA di Taranto.
(Valori riferiti ai fumi secchi e normalizzati al valore di O2 medio osservato pari a 16,9 % )
ARPA / INCA
CNR-IIA
8,0
7,0 DEV.ST +
6,0
MEDIA
VALORI
3
5,0
ng I-TEQ/Nm
4,0 DEV.ST -
3,0
Valore Limite - UK
2,0
Valore Guida - EU
1,0
Valore Limite - D
-
11_06_07
12_06_07
13_06_07
14_06_07
15_06_07
16_06_07
26_02_08
27_02_08
28_02_08
6
Esaclorobenzene
24
Allo scopo di fornire alcuni possibili elementi di comprensione circa i diversi risultati ottenuti nel
corso delle due campagne, si riporta l’andamento delle concentrazioni di polveri nelle emissioni
misurate al camino E312 dal Sistema di Monitoraggio in Continuo delle Emissioni (SME) nei
giorni delle nostre rilevazioni, rispetto ai periodi precedente e successivo i due monitoraggi (vedi
Figure 2 e 3, sotto riportate).
70
60
50
40
30
20
10
0
5-feb
10-feb
15-feb
20-feb
25-feb
1-mar
6-mar
11-mar
16-mar
21-mar
26-mar
31-mar
1-gen
6-gen
11-gen
16-gen
21-gen
26-gen
31-gen
25
Si fa presente che il limite nazionale non è associato ad una metodologia analitica definita in via
normativa laddove la Norma di riferimento UNI EN 1948, che è stata utilizzata sia da ARPA che
da CNR-IIA, non permette la determinazione della concentrazione totale di tutti i 210 congeneri
di diossine e furani.
Per inquadrare in modo significativo i risultati ottenuti, possono essere considerati i limiti vigenti
per questa tipologia di impianti all’interno della Comunità Europea e riportati nella Tab. 8.1,
richiamando a titolo di esempio i valori limite di 0,4 ng I-TEQ/Nm3 della Germania e quello di 2
ng I-TEQ/Nm3 della Gran Bretagna. In Italia, la Regione Friuli Venezia Giulia ha stabilito il valore
limite di 0,4 ngI-TEQ/Nm3 per le emissioni dell’impianto di sinterizzazione di Servola.
Allo scopo di una migliore comprensione dei risultati ottenuti, è stato effettuato il calcolo delle
emissioni massive e dei fattori di emissione medi di PCDD/Fs, per il camino E 312 dell’impianto
AGL/2 sulla base dei valori osservati.
I dati riportati in Tab. 3 possono essere confrontati con i corrispondenti valori indicati nel Best
Available Techniques Reference Document on the Production of Iron and Steel, in cui le
emissioni di PCDD/Fs osservate per questa tipologia di impianti variano nell’intervallo tra 0,5 -
5 ng I-TEQ/Nm3 (con una portata di fumi di 2.100 Nm3/ t sinter), il che equivale a fattori di
emissione compresi nell’intervallo 1 - 10 µg I-TEQ/t sinter [LAI, 1995; Theobald 1, 1995; UN-
ECE, 1997; LUA NRW, 1997] con un valore medio europeo di 7,01 µg I-TEQ/t sinter.
Tab. 3 – Emissione massive e fattori di emissione di PCDD/Fs (I-TEQ) calcolati per l’impianto AGL/2 dell’ILVA
S.p.A. di Taranto sulla base delle risultanze delle rilevazioni del 12-14-16/06/2007 (giallo) e del 26-27-28/02/2008
(celeste).
12-giu-07 1.199,81 2.988.902 17,5 4,2 2,395 7,16 62,70 5,97 2.491,15
14-giu-07 1.158,04 2.825.041 18,0 6,2 4,315 12,19 106,78 10,53 2.439,50
16-giu-07 1.159,70 2.760.189 16,9 7,0 4,938 13,63 119,40 11,75 2.380,09
In base ai risultati ottenuti è stato possibile effettuare una stima dell’emissione media annua di
PCDD/Fs che per la prima campagna è risultata pari a 96,30 g I-TEQ/anno, mentre nella
seconda tale stima è pari a 171,92 g I-TEQ/anno.
Per dar seguito ai risultati delle campagne di monitoraggio svolte, si richiamano le proposte di
carattere tecnico e/o normativo - avanzate da questa Agenzia nell’ambito delle relazioni tecniche
già prodotte da ARPA e caricate sul portale http://www.dsa.minambiente.it/aia/.
26
3. SUOLO, SEDIMENTI, FALDA
a cura di:
R. Primerano, D. Calabrò, G. Di Natale – ARPA PUGLIA
F. Cangialosi – REGIONE PUGLIA – Ecologia, settore Gestione Rifiuti e Bonifiche
Premessa
Diversamente che per il comparto ARIA, l’Agenzia non implementa un monitoraggio costante e
sistematizzato delle matrici SUOLO, SEDIMENTI, FALDA.
Le Leggi sui siti contaminati hanno in qualche modo indotto un processo di investigazione su
tali matrici che ha prodotto flussi di informazioni, di documenti e di dati spesso di non semplice
ed immediata lettura ed interpretazione, che però sono fondamentali per inquadrare lo stato di
qualità dei comparti richiamati.
A tal fine, si fornisce di seguito, in estrema sintesi, un riepilogo dello stato di attuazione e dei
risultati delle attività di caratterizzazione all’interno del perimetro del Sito di Interesse Nazionale
di Taranto.
Si precisa che non vengono utilizzati dati ottenuti o validati da ARPA PUGLIA ma i risultati
dell’attività di caratterizzazione condotta da terzi.
La percentuale che esprime la superficie del SIN interessata da Piani di Caratterizzazione (PdC)
redatti ed approvati, viene utilizzata come indicatore per valutare lo stato di attuazione delle
attività di caratterizzazione sulle aree a terra ricadenti nella perimetrazione introdotta dal D.M.
10 Gennaio 2000.
L’analisi dei dati è stata condotta su aree territoriali raggruppate come di seguito specificato:
- aree demaniali di competenza dell’Autorità Portuale
27
- aree pubbliche, comprendenti le aree demaniali e le aree del Comune di taranto ricadenti
nel SIN
- aree di interesse pubblico (es. Canale d’Aiedda, gravina Leucaspide, distripark etc..).
- aree con industrie private
28
Figura 1: Perimetrazione
del sito di interesse
nazionale di Taranto con
indicazione delle aree
comunali/demaniali
29
L’area demaniale dell’Autorità Portuale di Taranto, estesa 3,3 km2, comprende gli sporgenti
prospicienti il Mar Grande ed una fascia costiera delimitata dalle aree private operanti nella zona
industriale di Taranto (principalmente Raffineria ENI ed ILVA), estendendosi dal Ponte di Pietra
fino alla zona di Punta Rondinella.
Quattro dei 5 sporgenti (II, III IV e V) sono affidati in concessione ad ILVA, mentre il Molo
Polisettoriale è affidato in concessione alla società Taranto Container Terminal (TCT) ed alla
CTRT-ITALCAVE.
La fascia costiera retrostante gli sporgenti e l’area ex Yard Belleli sono stati caratterizzati o in
fase di caratterizzazione, mentre non sono nemmeno stati presentati i Piani di caratterizzazione
per gli sporgenti, che rappresentano il 66% dell’area portuale in termini di estensione areale.
Risulta prioritario dunque avviare l’iter di caratterizzazione per tutti gli sporgenti (aree a
terra).
Se si considerano le aree pubbliche che comprendono oltre all’area Portuale l’area della Salina
Grande (9.8 km2) e l’area Romanelli-Gennarini, risulta evidente che è necessario avviare le
procedure di caratterizzazione, in quanto per il 92% di queste aree non è stato neppure
presentato il PdC.
Al fine di completare il quadro conoscitivo sulla situazione di contaminazione del SIN Taranto
per queste aree, è necessario con urgenza attivare le procedure per la caratterizzazione della
Salina che rappresenta quasi il 50% delle aree pubbliche.
Per quanto attiene le aree di interesse pubblico, risultano avviati ed in alcuni casi concluse le
caratterizzazioni dei siti di maggior interesse sia per pregio ambientale (gravina Leucaspide) che
per riconversione industriale (area Distripark). Le aree da caratterizzare risultano essere il Canale
d’Aiedda (Comune di Taranto) assieme alle aree a sud e Nord della gravina Leucaspide, che
sviluppano una estensione di circa 2.2 km2.
Per le categorie di aree sopra individuate lo stato di attuazione delle caratterizzazione è
rappresentato schematicamente nella Figura 2.
Nonostante per circa il 60% delle aree non sia ancora stato presentato il PdC, è da segnalare che
le aree di maggior interesse sono già state caratterizzate o in fase di caratterizzazione. In
particolare si evidenzia la necessità di avviare la caratterizzazione della Salina Grande e degli
Sporgenti del Porto di Taranto.
30
Figura 2: Grado di avanzamento delle attività di bonifica in termini di redazione del PdC espresso in percentuale
di superficie sul totale considerato.
100%
80%
Investigazione
completata
60%
Investigazione in
corso
PdC presentato
40%
20%
0%
Aree demaniali Aree comunali e Aree di interesse
taranto demaniali pubblico
Fonte: Elaborazioni su dati Ufficio del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia ed ARPA
Puglia.
Per quanto attiene le aree Private, esse si possono raggruppare nelle seguenti categorie:
- Grandi aziende (Ilva, Eni, Cementir, Edison)
- Piccole e Medie aziende sulla SP TA-Statte
- Piccole aziende a ridosso della SS 100 a nord della Raffineria ENI
- Aree non interessate da attività industriali a nord (Comune di Statte) ed a sud (Comune di
Taranto) della proprietà Italcave (2,9 km2).
- Piccole aziende sulla SS 106 Jonica.
Per le ultime è da rilevare che da un’analisi svolta dal Ministero dell’Ambiente, della cartografia
del SIN disponibile, esse risulterebbero escluse dalla perimetrazione.
Se si considerassero nel calcolo solo le aree industriali con aziende operanti, la percentuale di
caratterizzazione sarebbe pari al 90%.
Contemplando nel calcolo dello stato di avanzamento della caratterizzazione anche le aree a
Nord e Sud dell’area Italcave, risulta che quasi l’80 % delle aree industriali hanno completato la
caratterizzazione, principalmente ad opera delle grandi aziende.
In Fig. 3 si riporta la sintesi dei dati di avanzamento per le aree private.
31
Figura 3: Grado di avanzamento delle attività di caratterizzazione delle aree private
14%
5%
4%
Fonte: Elaborazioni su dati Ufficio del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia ed ARPA
Puglia.
A seguito dei risultati delle attività di caratterizzazione, sono stati attivati interventi di MiSE
della falda in corrispondenza delle aree di pertinenza ENI.
Il Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia ha presentato il progetto di MiSE
dei suoli e della falda dell’area ex Yard Belleli.
Nonostante le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente, ad oggi non risultano ancora
attivati gli interventi di MiSE della falda di pertinenza dell’area ILVA.
Esaminando i risultati delle “investigazioni iniziali” realizzate secondi i PdC approvati delle aree
di maggiore estensione e a maggiore intensità di attività industriali (ILVA, ENI, ex Yard Belleli,
Italcave), è stato definito un primo quadro della contaminazione dei suoli e della falda.
3.1.2.1. Suolo
Considerando il numero totale di campioni di suolo pari a circa 7000, rappresentativi di un area
complessiva di 15.5 km2 e di una profondità del suolo tra 10 e 20 m, risulta che i campioni su cui
uno o più parametri analitici superano le CSC per destinazione d’uso sono circa il 3% del totale,
con un massimo del 50% nell’area ex Yard Belleli ed un minimo in corrispondenza dell’ILVA
(0.5%).
Gli inquinanti maggiormente presenti nei suoli sono IPA (circa 60% dei superamenti
riscontrati) e metalli pesanti, prevalentemente concentrati nell’area ex Yard Belleli, mentre
alcuni superamenti nei suoli di Idrocarburi e BTEX si riscontrano nell’area della Raffineria ENI
(10% dei superamenti riscontrati).
Si può osservare che per quanto riguarda gli IPA si sono riscontrati valori di concentrazione nel
suolo pari a più di 75 volte il valore soglia, mentre per lo Xilene ed alcuni metalli, come il
Vanadio, lo Zinco ed il Rame, l’eccedenza arriva a più del 1000 % (oltre 10 volte) del limite
normativo.
32
3.1.2.2. Falda
33
3.1.3. Stato di avanzamento delle attività di caratterizzazione e bonifica [AREE A
MARE]
I risultati delle attività di caratterizzazione interne al SIN di Taranto delle aree a mare prevedono
che i risultati analitici relativi ai campioni di sedimento siano confrontati con i valori di
intervento, definiti dall’ICRAM (rif: ICRAM CII-Pr-PU-TA-valori-intervento-01.04 approvato
dalla CdS “comma 2” del 29.12.2004).
I risultati delle attività di investigazione iniziale hanno evidenziato che il numero medio dei
parametri analitici che superano i limiti normativi per ciascun campione esaminato è al massimo
pari a due, significando che, a differenza dello stato di contaminazione del suolo nelle aree a
terra, il fondale marino è caratterizzato da una contaminazione molto estesa ma da imputare solo
a pochi parametri analitici.
Un’analisi dei risultati della caratterizzazione relativi ai soli campioni contaminati evidenzia che:
- la contaminazione è imputabile prevalentemente ai metalli pesanti in misura, ed in
particolare alla presenza di Nichel e Piombo;
- la contaminazione da inquinanti organici (IPA e PCB) è significativa;
- nei sedimenti le eccedenze riscontrate sono frequentemente di diversi ordini di grandezze
superiori al relativo valore soglia di riferimento a testimoniare l’importanza del fenomeno
di contaminazione:
- sono state osservate eccedenze massime pari ad oltre il 3000 % (oltre 30 volte) per Rame,
Zinco e Piombo, presenti tra l’altro in gran parte dei campioni analizzati.
3.2. Conclusioni
Le informazioni riepilogate confermano uno stato di inquinamento del suolo, dei sedimenti e
della falda.
Si sono riscontrate situazioni di inquinamento più o meno diffuso, e situazioni “hot spot”
particolarmente significative e preoccupanti, in particolare:
- vi è inquinamento da sostanze organiche (IPA, BTEX, ecc.) e da sostanze
inorganiche, con molti metalli pericolosi (As, Pb, CrVI, ecc.) presenti nei suoli, nei
sedimenti e nelle falde;
- i superamenti registrati sono spesso di diversi ordini di grandezza superiori ai VL di
legge.
In relazione alla mole di informazioni disponibili, non sempre di facile lettura, si ritiene debbano
essere implementate attività finalizzate al coordinamento dei dati disponibili dalle diverse fonti.
È necessario sistematizzare le informazioni (es. SIT, ricostruzioni grafiche, simulazioni
modellistiche di raccordo ecc.) rendendole fruibili al meglio per le necessità delle autorità
competenti, dei decisori e dei pianificatori.
È necessaria la definizione di strategie di intervento che devono fondarsi solidamente su
interpretazioni oggettive dei risultati ed essere attuate in un quadro sistemico di pianificazione
integrata e, soprattutto, con estrema urgenza.
34
4. Ciclo Integrato delle Acque: Acque superficiali, profonde,
depurazione
a cura di B. Valenzano, M.C. De Mattia, E. Sgaramella, N. Ungaro – ARPA PUGLIA
La valutazione e la definizione dei consumi per il comparto industriale non è agevole, per le
difficoltà connesse al reperimento dei dati. Al fine di poter determinare una stima dei fabbisogni
del comparto si farà riferimento ad alcuni dati disponibili, di seguito riportati.
La fonte Piano di Risanamento delle Acque (P.R.A. 1984) definisce una prima stima dei consumi
idrici industriali a livello provinciale pari al 50.9% per il manifatturiero della Provincia di
Taranto su un fabbisogno globale di 253 M m3/anno (225 M m3/anno al manifatturiero). Per
l’area industriale di Taranto, dal bilancio delle erogazioni dell’anno 1996, risulta che la sola
ILVA ha utilizzato 48,67 M m3 prelevati dall’acquedotto del Sinni e dalla sorgente Tara.
Più recentemente un’indagine conoscitiva sul fabbisogno idrico delle unità produttive, sviluppata
nel 2002 dal Politecnico di Bari e dall’IPRES, è pervenuta ad una valutazione dei fabbisogni per
i grossi poli industriali relativi proprio agli stabilimenti ILVA ed Eni. Il risultato di tale indagine
ha fornito, per il polo industriale di Taranto, un consumo globale pari a 79.340.000 m3/anno di
acqua dolce, mentre per il manifatturiero 7.371.000 m3/anno. A titolo comparativo si evidenzia
che per il polo industriale di Brindisi si registrano consumi di 3.291.600 m3/anno di acqua dolce.
Inoltre si rileva anche un significativo consumo di acqua di mare stimato, per il polo di Taranto,
pari a 1.515.400.000 m3/anno, mentre per Brindisi di 3.905.320.000 m3/anno. Tali consumi
dovranno, pertanto, essere inquadrati in un programma generale di utilizzo delle risorse idriche
assicurando l’equilibrio tra risorse idriche disponibili e fabbisogni, per ciascun uso,
compatibilmente con l’esigenza di assicurare le erogazioni idriche necessarie allo sviluppo
sostenibile della regione, proiettato all’anno 2015. Infatti, l’esame del quadro degli schemi idrici
interconnessi Sinni-Pertusillo, Basento-Bradano ed Ofanto, comparativo di erogazioni attuali,
fabbisogni stimati al 2015 dagli atti programmatici delle regioni, e disponibilità stimate sulla
base degli studi esistenti di settore, mostrano un rilevante scostamento tra fabbisogni complessivi
ed erogazioni attuali, pari a circa 870 milioni di metri cubi.
Con riferimento al comparto potabile, nel Piano d’Ambito ATO Unico Regione Puglia, sono stati
ricompresi interventi finalizzati al risparmio idrico attraverso il completamento dei grandi
schemi idrici, che renderanno disponibili. all’ILVA circa 30 Mm3, attualmente derivati
dall’Acquedotto del Sinni. Sarà così possibile ridurre i prelievi da falda di altrettanto volume.
Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane esistenti e afferenti all’agglomerato urbano
della città di Taranto, come riportato nel Piano di Tutela delle Acque sono:
35
Tabella 2: Impianti di depurazione dell’agglomerato di Taranto
RECAPITO FINALE
POTENZIALITA’ TIPOLOGIA
IMPIANTO (A.E.) Processo IMPIANTO Tipo Nome recapito
TARANTO Canale ASI - Mare Jonio (M.
BELLAVISTA 116.723 ox TERZIARIO Mare Grande)
Nei controlli effettuati nel corso dell’anno 2007 agli impianti di depurazione delle acque reflue
urbane della città di Taranto si sono riscontrati:
per il BELLAVISTA, su n° 12 controlli con analisi di 30 parametri, sono stati riscontrati 3
superamenti dei valori limite per i parametri Cloro attivo (n. 1 sup.) e Azoto nitroso (n. 2 sup.);
per il GENNARINI, su n° 7 controlli con analisi di 35 parametri, sono stati riscontrati 3
superamenti dei valori limite per i 3 parametri COD, Cloro attivo e Azoto nitroso.
Figura 1 – Localizzazione dei punti di scarico degli impianti di depurazione pubblici dell’agglomerato di Taranto
36
Controllo Impianto Bellavista
125,00
100,00
75,00
B.O.D.(5)
mg/l
C.O.D.
50,00
Solidi Sospesi
25,00
0,00
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Controlli periodici 2007
Controllo Impianto Gennarini
200,00
175,00
150,00
125,00 B.O.D.(5)
mg/l 100,00 C.O.D.
75,00 Solidi Sospesi
50,00
25,00
0,00
1 2 3 4 5 6 7
Controlli periodici
Fig. 3: Scarichi da attività produttive afferenti agli impianti depurativi delle acque reflue urbane
PRESIDI
PRODUZIONE GENERI OSPEDIALIERI E
ITTICA
ALIMENTARI CASE DI CURA 7%
5% AUTOLAVAGGI e
5%
OFFICINE
59%
LAVANDERIE 2%
ASSOCIAZ.
SPORTIVA
2%
CASEIFICI
22%
37
4.2. Scarichi rinvenenti da insediamenti non allacciati alla
pubblica fognatura
Nella Provincia di Taranto sono state acquisite le pratiche di 130 scarichi, risultati per tipologia
alquanto eterogenei. Infatti, più della metà degli scarichi provengono da insediamenti produttivi
che vanno dal comparto alimentare al siderurgico. I recapiti risultano equamente ripartiti tra le
cinque tipologie (corpo idrico superficiale, mare, sottosuolo, suolo), in particolare gli scarichi in
corpo idrico superficiale (CIS) sono essenzialmente quelli recapitati nei canali artificiali a
servizio dell’A.S.I. di Taranto ed in minima parte si tratta di compluvi naturali scolanti nel Mar
Piccolo o lungo la fascia costiera jonica. Spesso le pratiche risultano carenti di informazioni sulla
qualità delle acque allo scarico, la portata ed il riferimento geografico dello scarico.
Dallo studio degli impatti di origine antropica, sia puntuali che diffusi, sui corpi idrici, risultano
essere i corpi idrici sotterranei a sopportare il maggior contributo inquinante, viste le modeste ed
occasionali condizioni di deflusso superficiale. A tal proposito si rappresenta la necessità di
programmare gli adeguamenti impiantistici necessari al fine del rispetto di quanto previsto dalla
normativa vigente, ovvero l’eliminazione degli scarichi nel sottosuolo e l’adeguamento degli
impianti preposti al trattamento delle acque industriali e meteoriche.
Fig. 4: Ripartizione degli scarichi insistenti sul provinciale Taranto
Recapiti Depuratori in Provincia di Taranto
Suolo
Sottosuolo
Mare
Corpo Idrico Superficiale
Nel corso dell’anno 2007 i controlli routinari agli scarichi in acque superficiali dei principali
insediamenti produttivi e/o allo scarico prima dell’immissione nella pubblica fognatura, di alcune
attività potenziali fonti di inquinamento, non hanno evidenziato particolari o ripetuti superamenti,
che riguardano, in modo saltuario, i seguenti parametri: COD, Azoto Ammoniacale, Cloro attivo,
Azoto Nitroso, Azoto Nitrico. Il sistema di controlli è routinario da molti anni per gli scarichi
seguenti, su cui sono effettuate dalle 5 alle 12 verifiche all’anno e di cui si riportano
sinteticamente i principali esiti.
Fig. 5: Controlli Scarichi e Superamenti
N° N° N° SUPERAMENTI RECAPITO FINALE
TITOLARE e DENOMINAZIONE dello SCARICO
SCARICHI CONTROLLI PARAMETRI SCARICHI
Compartimento Marina Militare (M.M.)
Arsenale 1 5 n.1-COD Mar Piccolo
Scuola M.M. (Marimuni) 1 5 n.1-COD
Compartimento Marina Militare (M.M.)
Stazione Navale Nord 1 8 n.1-S.S. , n.1-Cl2 attivo
Stazione Navale Sud 1 8 n.1-Azoto Nitrico Mar Grande
Centro Addestram. Nuovo 1 5 n.1-Azoto Nitroso
Scuola MM (Mariscuole) 1 5 n.1-Az.Nitroso, n.1-Az.Nitrico
Compartimento Areonautica Militare (A.M.)
Mar Piccolo
Scuola Volont. Truppe A.M. (SVTAM) 1 7 n.1-NH4, n.4-Az.Nitrico
65°Deposito 1 8 n.8-Azoto Nitrico
Consorzio ASI - Collettore Piccole industrie 1 6 n.1- Azoto Nitroso Mar Piccolo
Società ILVA SpA - Canali 1 e 2 2 12(x2) Nessuno Mar Grande
Aziende Ospedaliere – Ospedale Moscati Nord 1 5 n.1-NH4, n.4-Azoto Nitroso Pubblica fognatura
38
4.3. Aree Sensibili
Nell’ambito delle attività connesse alla redazione del Piano di Tutela delle Acque della Regione
Puglia sono stati delimitati i bacini di afferenza delle aree designate sensibili ai sensi dell’arti 18
del D.Lgs. 152/99 e secondo i criteri di cui all’All. 6 allo stesso Decreto.
L’estensione dell’area sensibile individuata, relativamente al bacino imbrifero afferente al Mar
Piccolo di Taranto, di cui al Piano Direttore a stralcio del Piano di Tutela delle Acque, risulta
stimata pari a 555 Kmq. I criteri di delimitazione sono di tipo idrografico, con delimitazione dei
reticoli idrografici ed ai bacini sottesi, oltre che connessi alla qualità delle risorse.
Taranto risulta compresa tra le aree a rischio ambientale. E’ evidente che la qualità delle acque
generi preoccupazione. La presenza di elevati valori di ammoniaca durante l’anno evidenzia
l’impatto generato da scarichi civili ed industriali. La situazione di Taranto risulta più
preoccupante se si analizzano i dati dei sedimenti, in quanto sono presenti, a luoghi,
concentrazioni significative di idrocarburi ed altre sostanze organiche.
In particolare, per quanto riguarda le criticità occorre far riferimento ad alcuni fattori di impatto
fondamentali:
1. La presenza di scarichi industriali: golfo di Taranto oltre punta Rondinella
2. Presenza di scarichi urbani
3. Attività cantieristiche e portuali soprattutto della Marina Militare
4. Attività del porto mercantile.
Riguardo al punto 1 le criticità derivano essenzialmente dalla elevata quantità di reflui scaricati
(oltre 160 000 m3/h). La contaminazione riguarda essenzialmente gli inquinanti organici
derivanti dai reflui di cokeria (misti ad acque di raffreddamento). Tra questi gli IPA sono quelli a
maggiore concentrazione e significato tossicologico e contaminano i sedimenti marini dell’area
prospiciente gli scarichi. Considerando l’andamento delle correnti è ipotizzabile una diffusione di
questi composti verso la costa metapontina. Rispetto agli scarichi ILVA quelli della raffineria
ENI hanno un minore impatto.
Per i PCB le maggiori concentrazioni si ritrovano invece nell’area di Mar Piccolo (1° seno).
Poiché i PCB non sono componenti e non dovrebbero trovarsi negli scarichi industriali, la
presenza dei PCB in Mar Piccolo potrebbe essere correlata a fattori di accumulo o a scarichi
accidentali di oli di trasformatori in passato.
Per gli altri composti organici, è da ricordare il problema dei fenoli e alchilfenoli sempre presenti
negli scarichi ILVA e lo scarico di alcuni composti nei reflui di cokeria quali il dibenzofurano e il
dibenzotiofene.
Per i metalli, le criticità riguardano essenzialmente il Mar Piccolo ed in particolare il primo seno.
I metalli più rilevanti dal punto di vista ambientale sono il mercurio e il piombo. Contaminazioni
significative di metalli si riscontrano anche in Mar Grande, area della nuova base navale della
Marina Militare e area dei moli del porto dove è possibile lo sversamento accidentale in mare di
minerali durante le operazioni di carico e scarico.
Oltre punta Rondinella nell’area degli scarichi industriali, si possono riscontrare concentrazioni
di metalli quali piombo, vanadio e nichel.
39
Per l’area di Taranto sembra risolto il problema degli organostannici, visto che questi composti
non sono più componenti di pitture antivegetative.
Per gli scarichi urbani, visti i sistemi di depurazione adottati in questi anni, sembra che la
contaminazione batteriologica delle acque e i problemi di eutrofizzazione, soprattutto in Mar
Piccolo, siano in lento calo.
Criticità restano per l’accumulo di sostanza organica nel 2° Seno del Mar Piccolo e in area San
Vito – Lido Bruno per lo scarico della condotta sottomarina del depuratore Gennarini.
Il miglioramento funzionale degli impianti di depurazione tanto civili che industriali rappresenta
quindi il principale obiettivo da raggiungere in tempi immediati, associato alla intensificazione
spazio-temporale del monitoraggio degli scarichi.
Non disponendo dei risultati del primo rilevamento di cui all’art. 43 del D.lgs. 152/99, non è stato
possibile attribuire la classe di qualità corrispondente ad una di quelle indicate dall’allegato 1 allo
stesso decreto. Tuttavia, sulla base delle informazioni disponibili, nell’ambito delle attività
connesse al Piano di Tutela delle Acque, si è comunque provveduto ad evidenziare le principali
criticità dalle quali derivano indicazioni prioritarie sulle misure atte ad impedire un ulteriore
degrado, nell’ottica di conseguire, entro il termine fissato al 31.12.2016, gli obiettivi fissati dalla
normativa. A tal fine, si riportano i dati relativi a due parametri indice dello stato qualitativo delle
acque: il contenuto salino e la concentrazione dello ione nitrato, rappresentativi rispettivamente
del fenomeno di contaminazione che interessa gli acquiferi costieri e gli impatti derivanti dalle
fonti concentrate e diffuse di natura antropica. I dati riportati sono quelli forniti dai Consorzi di
Bonifica, dalla Regione, dal Politecnico di Bari e dall’Acquedotto Pugliese, che a vario titolo e
finalità avevano condotto rilievi sulle acque sotterranee estratte attraverso opere di captazione per
usi prevalentemente irrigui o potabili.
Il D.Lgs. 152/99 prevede che la definizione della qualità delle acque sia ottenuta da una serie di
controlli attuati per non meno di un anno. Si è considerato il periodo di riferimento tra il 1999 ed
il 2002, considerando che non si sono determinate sostanziali modificazioni dell’uso del suolo e
della circostanza che per la modesta velocità con cui si muovono le acque sotterranee,
significative modificazioni dello stato qualitativo sono osservabili solo su lunghi periodi, salvo
non intervengano situazioni eccezionali e localizzate.
Dai dati ottenuti dalle misure effettuate nel passato nei pozzi spia e dall’andamento nel tempo di
alcuni parametri valutati nell’ambito del Piano di Tutela delle Acque della regione Puglia, redatto
nel Novembre 2005, si può descrivere un quadro del processo di salinizzazione delle acque
sotterranee circolanti negli acquiferi del tarantino. Disponendo di dati rinvenenti dai carotaggi in
pozzi trivellati, effettuati in occasione delle procedure autorizzative presso il Genio Civile di
Taranto e comunque connesse alla captazione delle acque sotterranee, è stato possibile stabilire la
profondità alla quale, in condizioni statiche, sono presenti le acque a diversa salinità e quindi lo
spessore, zona per zona, del corpo di acqua dolce. Dati di salinità relativi ad acque emunte da
pozzi in pompaggio portano alla ricostruzione della distribuzione del contenuto salino delle acque
circolanti nei livelli produttivi (più permeabili) dell’acquifero, riferendo sulla qualità delle acque
che effettivamente sono richiamate dal pompaggio.
La serie di dati storici ed attuali, riguardanti il contenuto salino delle acque estratte dalla falda
profonda da pozzi in pompaggio, hanno permesso le ricostruzioni in Figg. 1÷3, riferite al 1989
(Studi per la Variante al PRGA della Regione Puglia – Provveditorato alle OO.PP della Puglia) e
40
riferita all’attualità sulla base di dati riferiti al periodo 1999-2002, già forniscono utili indicazioni
sull’evoluzione del fenomeno, sia pure nel limite di approssimazione accettabile per una
rappresentazione su scala regionale, derivante dall’aver operato con dati rilevati su pozzi diversi
nei due periodi e non omogenei per fonte di informazione ed orizzonte temporale.
L’elaborazione dei dati relativi agli anni 1995 e 1996, riguardanti la stratificazione termica e
Salina rilevata nei pozzi in quiete, trivellati in falda profonda (nell’ambito del “Progetto per
l’ampliamento e l’ammodernamento della rete per il controllo idrometrografico e qualitativo delle
falde idriche della Regione Puglia”), realizzata nell’ambito dei Programmi POP 89-91, a cura
dell’Ente per l’Irrigazione di Puglia, Lucania ed Irpinia, hanno consentito la ricostruzione, su
scala regionale, della temperatura e del contenuto slalino delle acque di falda su sezioni
orizzontali a diversa quota sotto il livello medio mare, riportato nelle Figg. 1÷6 che seguono. Le
sezioni ricostruite alle quote -5m e -50 m sono state elaborate utilizzando un numero maggiore
di punti acqua rispetto a quelle relative alla quota -100 m. Inoltre tali rappresentazioni risentono
della distribuzione eterogenea dei punti sul territorio.
Fig. 6: Distribuzione del Contenuto salino delle acque circolanti negli acquiferi carsici alla quota di 5 m sotto il
l.m.m.. (Fonte: Piano Tutela delle Acque Regione Puglia 2005).
Fig. 7: Distribuzione del Contenuto salino delle acque circolanti negli acquiferi carsici alla quota di 50 m sotto il
l.m.m. (Fonte: Piano Tutela delle Acque Regione Puglia 2005).
41
Fig. 8: Distribuzione del Contenuto salino delle acque circolanti negli acquiferi carsici alla quota di 100 m sotto il
l.m.m. (Fonte: Piano Tutela delle Acque Regione Puglia 2005).
Fig. 9: Distribuzione delle temperature delle acque circolanti negli acquiferi alla quota di 5 m sotto il l.m.m.. (Fonte:
Piano Tutela delle Acque Regione Puglia 2005).
Fig. 10: Distribuzione delle temperature delle acque circolanti negli acquiferi alla quota di 50 m sotto il l.m.m..
(Fonte: Piano Tutela delle Acque Regione Puglia 2005).
42
Fig. 11: Distribuzione delle temperature delle acque circolanti negli acquiferi alla quota di 100 m sotto il l.m.m..
(Fonte: Piano Tutela delle Acque Regione Puglia 2005).
L’analisi delle sezioni relative alla distribuzione del contenuto salino evidenzia come gli spessori
delle porzioni di acquifero in cui circolano acque dolci siano molto ridotti: già ad una profondità
di 50 m sotto il livello mare tutta l’area centrale della penisola è permeata da acque a salinità
considerevole, già a 50 m sotto il livello del mare, in agro di Taranto, si arriva a salinità superiore
a 3 g/l. A tale profondità, di 100 m sotto il livello mare, le uniche zone, di estensione molto
limitata, con acque a salinità inferiore al grammo per litro si riconoscono solo a ridosso della
Murgia e dell’entroterra di Otranto. Ad ogni modo, l’analisi della attuale distribuzione del
contenuto salino misurato in acque drenate per pozzi in pompaggio da pozzi trivellati, anche se
risente della disomogeneità delle fonti di informazione e spesso della scarsa affidabilità del dato,
consente comunque di trarre qualche considerazione sulla evoluzione del fenomeno della
contaminazione salina, che sembrerebbe decisamente critico per l’area di Taranto.
A tal proposito il D.Lgs. 152/99 e s.m.i. riporta le indicazioni per la classificazione quantitativa
dei corpi idrici sotterranei facendo riferimento alle alterazioni misurate o previste dalle
condizioni di equilibrio idrogeologico. Dalle descrizioni delle quattro classi che definiscono lo
stato qualitativo si evidenzia l’importanza della valutazione dei termini che concorrono al
bilancio idrogeologico degli acquiferi. Da una analisi dei valori medi, relativi agli anni 1995-
2000, degli elementi di bilancio per gli acquiferi tarantini, oggetto di studio del Piano di Tutela
delle Acque, è possibile ritenere che “l’impatto antropico risulta significativo, con notevole uso e
sovrasfruttamento della risorsa”.
Da tale elaborazione è stato possibile osservare anche una riduzione media delle precipitazioni
dell’ordine del 15% e per la ricarica del 20%. Tali percentuali denotano profonde modificazioni
indotte negli equilibri degli acquiferi in argomento a seguito di fattori naturali ed antropici.
La conseguenza di tali modificazioni ha avuto come effetto la riduzione, osservata anche nel caso
della porzione di acquifero soggiacente Taranto, dei carichi piezometrici nelle aree più interne ed
il contestuale graduale aumento del contenuto salino delle acque di falda. La riduzione dei carichi
piezometrici è pertanto da ritenersi causa dell’inizio del processo di salinizzazione che avviene
principalmente per espansione verso l’alto della zona di transizione. Il deflusso verso mare, di
conseguenza, si riduce innescandosi di conseguenza un processo di intrusione dalla costa.
Permanendo le condizioni di sovrasfruttamento, il processo di depauperamento delle acque
sotterranee procederebbe a spese del territorio tarantino.
Tale processo può, pertanto, essere arrestato solo riducendo le cause che lo determinano, ovvero
riducendo i prelievi e gli impatti, non già per penalizzare le attività che dalla risorsa idrica
43
sotterranea beneficiano, bensì in un’ottica di sostenibilità su lungo periodo dell’uso della risorsa
stessa.
A tali considerazioni vanno aggiunte altre che riguardano la maggiore vulnerabilità al fenomeno
in argomento per la porzione di acquifero tarantino. Tale acquifero, trovandosi in un contesto
morfologico peninsulare, è da considerarsi tutto di tipo costiero: i carichi piezometrici risultano
sensibilmente inferiori e le acque marine di invasione continentale soggiacciono a quelle dolci a
profondità che raggiungono circa 100 m sotto il livello del mare (e comunque già a profondità
inferiori si rinvengono le prime acque salmastre). Il diffuso grado di fessurazione delle rocce
acquifere (vulnerabilità intrinseca), pur facilitando il deflusso verso mare della falda, facilita il
fenomeno dell’ingressione.
Quanto delineato dovrà comportare riduzioni drastiche delle utilizzazioni in atto, favorendo
forme di riuso delle acque reflue depurate soprattutto per gli usi industriali ed irrigui.
Il riuso delle acque ai fini industriali ed irrigui, ai sensi dell’art. 26 del D,Lgs. 152/99, rappresenta
per la regione Puglia una delle risorse che maggiormente possono concorrere al risparmio di
risorsa pregiata, ovvero alla sostituzione dell’approvvigionamento dalle falde. Lo stato di
attuazione del riuso in Puglia è stato tratto dalla ricognizione effettuata a cura dell’Ufficio del
Commissario Delegato per l’emergenza socio-economica-ambientale in Puglia. Con tale rapporto
sono stati censiti tutti gli impianti depurativi per i quali era già in essere il riuso con opere già
realizzate o in corso di realizzazione. Gli impianti già idonei, dal punto di vista del processo di
affinamento/depurazione, a licenziare acque per il riuso, sono, per l’area di Taranto, Taranto
Gennarini (Irriguo-Industriale – Volume annuo Recuperabile: 23.100.000 m3) e Taranto
Bellavista (industriale - Volume annuo Recuperabile: 15.000.000 m3).
Per quanto riguarda lo stato di qualità “chimico” delle acque di falda, e l’eventuale presenza di
inquinanti inorganici ed organici, le informazioni disponibili sono abbastanza limitate. Nel
dettaglio, è possibile ricavare qualche dato completo dall’esame di n° 9 campioni prelevati
nell’acquifero presente nell’area “ILVA” di Taranto nel periodo tra il 24/10 ed il 2/11 2006, ed
analizzati da ARPA Puglia presso il Dipartimento Provinciale di Taranto.
I relativi responsi analitici hanno evidenziato alcuni superamenti dei valori soglia come indicati
nella tabella 2 dell’Allegato 5 – Titolo V del D.Lgs. 152/06; in particolare sono state stimate
concentrazioni eccedenti i limiti per l’Arsenico, il Ferro ed il Manganese. L’arsenico superava i
limiti nell’89% dei campioni analizzati, il ferro nel 22% ed il manganese nel 67%. Nessuno dei
metalli menzionati è inserito nella lista delle sostanze prioritarie e di quelle pericolose prioritarie
sulla base della Decisione 2455/2001/CE, mentre l’arsenico (ed il limite soglia) è contemplato tra
le sostanze da monitorare per le acque destinate al consumo umano (D.Lgs. 31/01).
Con riferimento alla presenza di nitrati nelle acque di falda, l’acquifero murgiano dell’arco ionico
tarantino presenta una generale buona qualità delle acque, con concentrazioni generalmente
inferiori a 10 mg/l; tuttavia si riscontrano talune situazioni localizzate di elevate concentrazioni,
soprattutto nella fascia costiera di Castellaneta, nella parte a sud-est della città di Taranto.
Pertanto, con DGR n. 2036/2005 nella provincia di Taranto in tale area è stata designata la Zona
Vulnerabile da Nitrati di origine agricola (ZVN) “ARCO JONICO”, avente le seguenti
caratteristiche:
44
Tabella 3: Estratto dalla Relazione sulla “Designazione delle Zone Vulnerabili” in attuazione della Direttiva
91/676/CEE sulla protezione delle acque dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonte agricola
Di seguito si riporta una tabella sintetica (Tabella 2) con i valori min, medio e max di nitrati
riscontrati in punti di monitoraggio indagati nel biennio 2005-2006.
45
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA11 2677971,071 4490754,224 105 Ginosa 0,125 0 0,25
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA12 2674401,076 4485407,114 55 Ginosa 25,65 23,3 28
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA13 2683554,148 4485639,095 22 Castellaneta 151,4 143,8 159,1
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA14 2678666,124 4483220,054 40 Castellaneta 12,4 2,17 22,63
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA15 2683289,159 4483446,047 23 Castellaneta 33,575 25,2 41,95
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA16 59 Faggiano 12,715 5,32 20,11
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA17 2722330,522 4475182,759 57 Faggiano 12,62 5,31 19,93
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA18 Faggiano 20,435 15,85 25,02
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA19 51 Faggiano 24,585 3,01 46,16
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la S.Giorgio
designazione delle ZVN TA20 74 Jonico 20,135 18,87 21,4
Pozzo privato ricadente in "Aree da
interessare con le indagini" per la
designazione delle ZVN TA21 170 Monteparano 18,07 9,08 27,06
46
Figura 12 - Localizzazione dei punti indagati e concentrazioni di nitrati in acque superficiali e di falda – anni 2005-2006
In provincia di Taranto è stato individuato n.1 corso d’acqua superficiale significativo: il Torrente
Fiumicello affluente del Fiume Bradano (al confine con la regione Basilicata). Di seguito si
riportano gli esiti del monitoraggio condotto presso la stazione denominata CS14 in località Str.
Montescaglioso-Metaponto nelle annualità 2005-2006 (dati 2007 in corso di elaborazione) .
Gli esiti analitici riconducono per il Torrente Fiumicello ad una classificazione di qualità
“scadente”, ovvero in IV classe (ai sensi del D.Lgs. 152/99).
47
4.9. Stato qualitativo delle acque idonee alla vita dei pesci
Per quanto riguarda le acque “idonee alla vita dei pesci”, sono stati designati e classificati 5 corpi
idrici, atti alla sopravvivenza di specie acquatiche “ciprinicole” (classificazione approvata con
DGR n. 6415 del 05/08/1997, che conferma una prima individuazione già approvata con DGR
742/1996).
Nell’area tarantina, dove le acque idonee alla vita dei pesci sono prevalentemente alimentate da
emergenze sorgentizie, si osservano per tutti i corpi idrici, eccetto il fiume Lato, valori di non
conformità per i parametri relativi all’ossigeno disciolto. Inoltre risulta occasionale il
superamento dei limiti riferiti ai composti dell’azoto e del fosforo, soprattutto nei fiumi Bradano,
Lato e Lenne.
4.10. Stato qualitativo delle acque idonee alla vita dei molluschi
I dati recenti disponibili e riferiti al solo bacino del Mar Grande di Taranto evidenziano, per il
periodo di riferimento anno 2006, uno stato dell’area indagata del tutto conforme ai valori che
permettono la classificazione delle acque come idonee alla vita dei molluschi, ai sensi del vigente
D.Lgs. 152/99 e s.m.i.. Va comunque rilevata la necessità di dati aggiornati, soprattutto in linea
con le prescrizioni alla normativa vigente.
Lo stato qualitativo delle acque in argomento ha mostrato, negli ultimi anni, un leggero
miglioramento, risultano in numero limitato i punti non balneabili. Tali punti sono relativi a
situazioni localizzate, talvolta coincidenti con i punti di immissione dei corpi idrici superficiali in
mare e con i recapiti finali dei depuratori ed in altri casi in riferimento ad aree precluse per motivi
indipendenti dall’inquinamento (aree portuali, aree militari, ecc.).
48
A tal proposito si fa presente che la Puglia, per il suo aspetto morfo-strutturale, collocato nel più
ampio contesto geologico dell’Italia Meridionale, può essere suddivisa in tre settori, allungati in
senso appenninico (NW-SE), e ciascuno appartenente ad una ben più precisa unità stratigrafico-
morfologico-strutturale. Procedendo dalla linea di costa adriatica verso l’interno, si riconoscono:
il settore di avanpaese, il settore di avanfossa, il settore di catena.
Il settore di avanfossa ospita il Tavoliere delle Puglie e la fossa Bradanica e fa parte
dell’avanfossa Sud appenninica che si estende dal Golfo di Taranto al litorale di Termoli. Questo
settore di avanfossa è costituito da una vasta depressione interposta tra la dorsale appenninica ed i
rilievi dell’avampaese ove affiorano rocce clastiche Plio-Plistoceniche senza soluzione di
continuità e di potenza apprezzabile. L’area è caratterizzata dall’affioramento di calcareniti,
ghiaie, sabbie terrazzate, alluvioni limo-sabbiose, ed i calcari costituiscono il basamento roccioso
ad elevata profondità ricoperto per uno spessore considerevole da sedimenti argillosi.
Le caratteristiche stratigrafiche e di permeabilità dei vari substrati presenti, oltre che le
disconnessioni morfostrutturali, influiscono sulla vulnerabilità delle falde idriche soprattutto di
quelle superficiali. Numerosi sono infatti i fattori, oltre quelli intrinseci, che espongono
continuamente le falde idriche a gravi rischi di inquinamento e contaminazione:
− smaltimento non controllato di reflui fognari, residui di lavorazione industriale, ecc.;
− proliferazione di pozzi disperdenti;
− presenza di pozzi spia per il monitoraggio delle attività industriali;
− zone discariche abusive o comunque non controllate;
− uso eccessivo, in agricoltura, di sostanze anticrittogamiche, di pesticidi, diserbanti e
fertilizzanti.
Inoltre, nel territorio di Taranto affiorano terreni dalla composizione e dalla litologia diversificata
con caratteristiche tecniche e comportamento geomeccanico molto variabile.
Molto spesso il comportamento geomeccanico dei terreni di fondazione è regolato e
condizionato, oltre che dalle caratteristiche intrinseche dei materiali, anche da numerosi altri
fattori, la cui distribuzione ed incidenza è molto difficile prevedere a priori. Alcuni di questi
fattori, a titolo di esempio, possono essere:
− lo stato di fatturazione;
− il grado di alterazione;
− i fenomeni carsici;
− l’elevata permeabilità;
− i livelli sepolti di terra rossa;
− la presenza di incisioni che solcano l’arco jonico..
4.12.1. Banca Dati tossicologica del suolo e dei prodotti derivati della Regione Puglia
Il metodo di analisi utilizzato, per la valutazione del rischio da fonti diffuse è stato “DRASTIC”,
un sistema parametrico multivariato che ha permesso la determinazione del potenziale
inquinamento, di aree omogenee (denominate “settings”), caratterizzate da differenti condizioni
ambientali e territoriali, nonché da peculiari situazioni idrogeologiche. Tale metodologia inoltre
ha permesso di realizzare uno screening considerando parametri che hanno anche una notevole
valenza per l'espressione della vulnerabilità del suolo, quali geologia, tessitura del suolo,
pendenza, etc.
Tuttavia il risultato ottenuto è ovviamente condizionato dalla qualità dei dati di input e pertanto,
alla luce di quanto elaborato per la omogeneizzazione delle carte geologiche, è necessario
utilizzare criticamente e con cautela le informazioni relative alla vulnerabilità che ovviamente
49
risentono della disomogeneità delle caratteristiche acquisite dai rilevatori. La disponibilità di tale
strumento, oltre ad orientare lo sviluppo delle attività antropiche, con particolare riferimento alle
aree rurali, e valutare il loro impatto sul territorio e sull'ambiente, può comunque consentire una
più razionale organizzazione e gestione delle attività di controllo e di monitoraggio, suggerendo
in questo modo anche la successione temporale ottimale degli interventi (priorità) e fornendo utili
indicazioni sulle metodologie di disinquinamento delle risorse naturali (acqua e suolo).
I risultati conseguiti con l'applicazione della metodologia in parola appaiono congruenti con gli
obiettivi di tutela rinvenenti dalla normativa di riferimento, in quanto la zonizzazione per classi di
vulnerabilità che ne scaturisce consente di soddisfare alcune problematiche della pianificazione,
quali:
− Fornire informazioni circa il grado di idoneità ad accogliere insediamenti od attività di varia
natura (con particolare riferimento ad attività agricole e zootecniche).
− Evidenziare natura ed entità del rischio in funzione delle attività potenziali o reali (mediante
integrazione con carta dell'uso del suolo).
− Individuare situazioni di incompatibilità ambientale e relativa definizione di una scala
gerarchica (zona cave).
− Determinare attività a notevole impatto sul territorio, definizione delle priorità d'intervento e
degli indirizzi pianificatori e programmatici e di controllo ambientale.
Si riportano in Fig. 8 i dati relativi alla vulnerabilità derivati dalla Banca Dati Tossicologica della
Regione Puglia.
Fig. 13: Vulnerabilità derivata dalla Banca Dati Tossicologica della Regione Puglia.
Dai risultati si evince che vaste aree del territorio tarantino sono contraddistinte da permeabilità
elevata ed alta e che valori più elevati di vulnerabilità sono presenti in corrispondenza di
formazioni più permeabili per fessurazione e carsismo (su rocce carbonatiche) e per porosità (su
50
rocce clastiche a matrice sabbiosa), ovvero in prossimità della costa, ove la falda è meno
profonda è per questo più esposta alla azione degli inquinanti.
Il territorio presenta una sostanziale carenza di idrografia superficiale attiva. Ad esclusione delle
gravine e di altre incisioni di minore entità, mancano precise direttrici superficiali di deflusso e lo
smaltimento delle acque di precipitazione avviene attraverso forme carsiche. Il reticolo
idrografico sotterraneo non è sempre in grado di smaltire i volumi di acqua derivanti da eventi
piovosi di notevole entità: in tali casi le gravine, che in condizioni normali sono asciutte,
diventano attive convogliando anche portate elevate. La maggior parte delle gravine sfocia nella
piana costiera caratterizzata da pendenze bassissime e dalla mancanza di reticolo idrografico
superficiale che raccolga il deflusso superficiale; l’area costiera rappresenta anche la zona di
recapito delle acque sotterranee che fluiscono nell’acquifero carbonatico.
Si fa menzione dell’evento idrologico, di elevata piovosità, occorso l’8 settembre 2003.
Dall’osservazione dei differenti valori di altezza registrati dalle stazioni pluviometriche limitrofe,
sulla scorata dei dati a disposizione, si è indagata la distribuzione areale dell’evento, ricavando,
per ciascuna durata le isoiete dell’evento, per intervalli di tempo pari a 1h, 3h, 6h, 12h, 24h. Tale
evento, di fatto, ha coinvolto, l’area industriale.
A differenza delle importanti unità idrogeologiche in precedenza, per tali circolazioni idriche
sotterranee il grado di conoscenza, non sempre consente delle precise caratterizzazioni sotto
l'aspetto idrogeologico; e sovente non è neanche nota con precisione l'estensione areale delle
stesse.
E’ importante precisare che l’Autorità di Bacino, in data 18/12/2004, ha adottato in forma
definitiva il PAI che individua le aree e regolamenta l’uso del suolo in dette aree (norme di
51
salvaguardia). A partire dalla data di adozione del PAI sono in vigore le norme di salvaguardia
(tecniche e normative) previste dal PAI per la tutela delle aree soggette a rischio idrogeologico.
La normativa principalmente impiegata nel PAI come riferimento per la definizione delle
metodologie da utilizzare per l’analisi del rischio idrogeologico è il DPCM del 29/09/1998.
In conformità alla normativa vigente ed in considerazione di quanto già contenuto nello studio
idrogeologico dell’AdB, sono state definite le aree soggette a rischio idrogeologico, per le quali
ci si riserva di dare ogni eventuale ulteriore prescrizione, al fine di promuovere le opportune
misure di mitigazione.
Un altro importante aspetto che riguarda la mitigazione del rischio idraulico, è quello relativo alla
manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua ed in particolar modo delle opere idrauliche.
Pertanto a seguito delle verifiche idrologiche ed idrauliche, nonché geologico e geomorfologico a
cura dell’Amministrazione Comunale, l’Autorità di Bacino ha proceduto ad adottare le modifiche
alla perimetrazione delle aree individuate ad Alta Probabilità di Inondazione (A.P)
precedentemente definite dal PAI approvando con delibera N. 233 del 29.06.2006.
Si riporta, infine, un report relativo ai siti di importanza comunitaria immediatamente presenti sul
territorio tarantino.
52
Area delle Gravine Posidonieto Isola San Pietro – Torre Canneto
4.14. CONCLUSIONI
53
5. RIFIUTI
a cura di:
Adriana Primicino – ARPA PUGLIA
Premessa
Si fornisce di seguito, in estrema sintesi, un riepilogo della problematica dei RIFIUTI nella
provincia di Taranto, focalizzando l’attenzione sui RIFIUTI SPECIALI.
I dati sui rifiuti speciali di seguito riportati sono quelli estratti e bonificati dall’APAT dalle
dichiarazioni MUD effettuate dai soggetti obbligati ai sensi dell’articolo 189 - commi 3, 4 e 5 -
del D.Lgs. 152/06.
Si sottolinea a riguardo che nel 2006 il numero di dichiarazioni presentate in Puglia risulta pari a
24.466 contro le 25.082 del 2005 e le 23.640 dell’anno 2004. Il calo registrato rispetto al 2005 è
causato dalla modifica normativa apportata dal comma 3 del Testo Unico Ambientale, che ha
esonerato dall’obbligo MUD tutti i produttori di rifiuti non pericolosi.
Nel testo sono utilizzati i seguenti acronimi:
RS = Rifiuti Speciali
RSNP = Rifiuti Speciali Non Pericolosi
RSP = Rifiuti Speciali Pericolosi
Nel 2005 in Puglia risultano prodotte 5.950.693 tonnellate di rifiuti speciali (4.497.241 t nel
2004), di cui 160.005 tonnellate pericolosi (169.665 t nel 2004) e 5.789.098 tonnellate non
pericolosi (4.324.399 t), oltre a 1.589,36 il cui CER non risulta chiaramente determinato7.
Se si sommano anche i rifiuti speciali non pericolosi derivanti da attività di costruzione e
demolizione, stimati da APAT in 2.036.616 t (nel 2004 erano 1.557.376 t), si raggiunge quota
7.987.309 tonnellate.
Le province nelle quali si concentra la produzione di RS sono in ordine decrescente: Taranto con
il 52% (contro il 44,5% del 2004), Brindisi con il 19% (4,3% nel 2004), Bari con il 16% (25,6%
nel 2004), Lecce con l’8% (18,2% nel 2004) e Foggia con il 5% (7,4% nel 2004).
7
I rifiuti con codice CER non determinato e con codice ISTAT non determinato, sono quelli che nelle dichiarazioni annuali MUD presentano una
codificazione errata o carente o non correttamente associata. Inoltre, si sottolinea che non v’è obbligo di denuncia MUD per i rifiuti speciali non
pericolosi da costruzione e demolizione (di seguito C&D) che, pertanto, derivano da una stima realizzata da APAT.
54
Produzione di RS (esclusi i non pericolosi da C&D) per ambito provinciale (t) – anno 2005
284.797 2 289
Foggia 35.743 784 321.615
931.959 657 5
Bari 34.191 284 967.096
3.062.210 289 160
Taranto 17.416 306 3.080.381
1.085.132 634 88
Brindisi 41.690 548 1.128.092
423.066 7 96
Lecce 30.328 12 453.509
5.787.164 1.589 638
Puglia 159.368 1.934 5.950.693
Fonte: Elaborazione dati Rapporto Rifiuti 2007, APAT-ONR
La classifica degli ambiti provinciali a maggior produzione di RSP è guidata da Brindisi con il
26,1% (contro il 19,0% del 2004), Foggia con il 22,5% (26,1% nel 2004), seguita nell’ordine da
Bari con il 21,4% (20,8% nel 2004), Lecce con il 19% (18,9% nel 2004) e Taranto con l’11%
(15,2% nel 2004).
Per quanto concerne la produzione regionale procapite di RS, essa si attesta nel 2005 sui 1.461
kg/ab*anno (1.102 kg/ab*anno nel 2004), al di sopra, dunque, sia della media nazionale (1.048
kg/ab*anno), che degli analoghi valori relativi al Centro (850 kg/ab*anno), al Sud (691
kg/ab*anno) e al Nord (1.410 kg/ab*anno).
La disaggregazione per CER e ambito provinciale della produzione di rifiuti speciali non
pericolosi, mostra che le macrocategorie più rappresentate nella Provincia di Taranto sono:
- la macrocategoria 10, con 2.613.227,35 tonnellate;
- la macrocategoria 19, con 337.258,44 tonnellate;
- la macrocategoria 16, con 71.251,83 tonnellate.
Produzione di RSNP (esclusi i rifiuti da C&D) per codice CER e ambito provinciale (t) – anno 2005
CATEGORIA
BARI BRINDISI FOGGIA LECCE TARANTO PUGLIA
CER
01 66.569,25 129,12 32.865,25 1.089,39 2.028,20 102.681,20
02 414.221,70 9.280,27 25.967,54 25.072,39 9.050,50 483.592,41
03 41.244,05 541,62 435,41 2.336,97 204,75 44.762,81
04 7.676,67 21,53 114,51 2.111,96 630,46 10.555,13
05 0,06 - 17,90 119,28 214,24 351,47
06 145,32 0,63 1.038,29 20,62 4,37 1.209,23
07 4.474,31 12.592,99 2.545,16 437,80 751,64 20.801,89
08 1.079,24 64,80 103,47 763,43 457,13 2.468,07
09 77,52 10,57 9,23 43,05 8,15 148,52
10 21.877,40 988.213,19 126.872,91 23.664,22 2.613.227,35 3.773.855,07
11 951,45 450,51 261,34 608,32 507,26 2.778,89
12 29.157,74 2.085,22 8.602,63 1.557,66 10.365,44 51.768,69
13 - - 0,85 0,01 0,80 1,66
55
14 - - - - - -
15 30.765,50 3.875,10 5.771,87 6.131,29 9.276,77 55.820,54
16 51.046,00 18.065,27 23.536,76 29.901,59 71.251,83 193.801,45
18 40,06 2,70 2,84 6,55 7,00 59,15
19 222.744,77 46.625,63 52.833,79 60.364,08 337.258,44 719.826,70
20 39.888,22 3.173,63 3.817,10 268.836,98 6.965,66 322.681,60
Totale
(esclusi i CER
931.959,26 1.085.132,80 284.796,84 423.065,60 3.062.209,98 5.787.164,48
non
determinati)
TARANTO
3.000.000
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
500.000
-
01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 18 19 20
C ER
Viceversa, le macrocategorie CER più rappresentate nell’ambito dei rifiuti speciali pericolosi per
la Provincia di Taranto sono:
• la macrocategoria 13, con 6.456,71 tonnellate;
• la macrocategoria 16, con 3.255,91 tonnellate;
• la macrocategoria 17, con 2.355,07 tonnellate.
Produzione di RSP per codice CER e ambito provinciale (t) – anno 2005
CATEGORIA
BARI BRINDISI FOGGIA LECCE TARANTO PUGLIA
CER
01 0,22 - - - 11,94 12,16
02 0,29 - - 0,09 - -
03 162,87 - - 155,53 - 318,40
04 - - - 459,29 - 459,29
05 25,95 114,95 101,43 2,38 1.220,23 1.464,95
06 27,68 29,46 322,20 68,31 55,99 503,64
07 228,96 1.210,82 25.184,14 16.684,15 70,27 43.378,35
08 157,74 33,26 98,71 57,46 295,34 642,52
09 910,71 66,10 275,65 182,24 147,50 1.582,21
10 101,01 5,13 - 3,41 - 109,54
11 1.414,30 24,25 665,51 1.421,27 261,49 3.786,82
12 7.889,95 390,52 1.150,82 207,69 1.226,89 10.865,87
13 10.889,66 1.170,87 2.177,11 1.270,78 6.456,71 21.965,13
14 301,30 26,74 44,61 56,35 24,79 453,80
15 738,52 283,65 233,38 136,40 1.082,77 2.474,71
16 5.113,48 7.394,37 2.155,72 2.195,01 3.255,91 20.114,48
17 2.983,23 512,75 1.179,83 6.145,66 2.355,07 13.176,53
56
18 3.170,12 837,03 1.688,20 1.082,13 853,87 7.631,35
19 74,65 29.589,94 466,05 200,19 97,11 30.427,94
20 - - - - - -
Totale
( esclusi i CER
34.190,65 41.689,83 35.743,36 30.328,34 17.415,89 159.368,06
non
determinati)
TARANTO
7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
-
01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
CER
57
5.2. Smaltimento rifiuti speciali in discarica
Per quanto concerne invece la dotazione di impianti di discarica e relativa volumetria residua,
classificati come previsto dal D.Lgs. 36/06 e s.m. e i., i dati più recenti di cui si dispone (Fonte:
Settore Gestione Rifiuti e Bonfiche – Regione Puglia, aggiornamento al 31/12/2007) mostra
come siano in esercizio in Puglia: n. 23 discariche per inerti, n. 9 discariche per rifiuti non
pericolosi e n. 1 discarica per rifiuti pericolosi.
Nella Provincia di Taranto risultano localizzati: n. 1 discarica per inerti, n. 4 discariche per
rifiuti speciali non pericolosi (di cui una di proprietà ILVA) e n. 1 discarica per rifiuti
pericolosi (proprietà ILVA).
8
Il 31/12/08 sarà disponibile il nuovo inventario 2008.
58
Numero di apparecchi contenenti PCB in esercizio per provicia
al 31/12/2006
250 238
202
200
150
100
50
22 17
9 9 8 10
0 0
0
B ari B rindisi Fo ggia Lecce Taranto
Classe A Classe B
B ari
23%
Taranto
54% B rindisi
23%
Fo ggia
Lecce
0%
0%
Gli apparecchi di classe B, viceversa, risultano concentrati per il 49% nella provincia di Foggia
(a servizio di ENEL Distribuzione) e, in ordine decrescente, nelle province di Bari (43%),
Taranto (4%), Lecce e Brindisi (entrambe al 2%).
59
Distribuzione percentuale di apparecchi CLASSE B in
esercizio per provincia al 31/12/2006
Lecce Taranto
2% 4%
B ari
43%
Fo ggia
B rindisi
49%
2%
I programmi di dismissione degli apparecchi contaminati presentati ai sensi della L. 62/95, sono
stati finora rispettati e a volte, soprattutto da parte dei grossi detentori, anticipati nella tempistica
prevista. In particolare, la situazione dei principali detentori al dicembre 2006 è la seguente:
• ILVA S.p.A. detiene nel comune di Taranto n. 26 trasformatori (21 di classe A e 5 di classe
B, questi ultimi censiti nel 2006), per un quantitativo di olio PCB pari a 45.350 kg, che
saranno dismessi entro dicembre 2007;
• ENEL PRODUZIONE S.p.A. detiene in provincia di Bari n. 6 trasformatori di classe A,
contenenti 600 kg di olio contaminato;
• ENEL DISTRIBUZIONE S.p.A. detiene n. 444 trasformatori di classe B, di cui n. 192 in
provincia di Bari, n. 4 in provincia di Brindisi, n. 237 in provincia di Foggia e n. 3 in
provincia di Lecce.
Apparecchi contenenti PCB gestiti dai principali detentori pugliesi nel 2006
In esercizio Smaltiti/Sostituiti Dealogenati
Tipo
Detentore fluido Fluido fluido
apparecchi N° (N°) N°
(kg) 9 (kg) (kg)
classe A 21 45.350 55 140.800 - -
ILVA S.P.A.
classe B 5 - - - - -
ENEL PRODUZIONE classe A 6 600 - - - -
S.P.A. classe B - - - - - -
ENEL classe A - - - - - -
DISTRIBUZIONE
S.P.A. classe B 444 - 41 - - -
classe A 13 8.634 23 16.849 - -
ALTRE DITTE S.P.A.
classe B 26 - 6 - - -
TOTALE 515 54.584 125 157.649 0 0
9
La quantità di fluido contenente PCB (espressa in kg) è un dato richiesto obbligatoriamente dalla normativa solo per ai detentori di apparecchi di
classe A, motivo per cui risulta non determinato (n.d) per gli apparecchi di classe B.
60
6. RISCHI INDUSTRAILI E TECNOLOGICI – ASSETTI
IMPIANTISTICI
a cura di B. Valenzano, G. Gravina – ARPA PUGLIA
La presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante è espressa dal numero complessivo di
impianti e dalla densità su scala provinciale e comunale, nonché dalla distribuzione degli stessi
in funzione della tipologia di adempimento ai sensi del D.Lgs. 334/99: Relazione, Notifica,
Rapporto di Sicurezza.
In Puglia, sempre facendo riferimento ai limiti imposti dal D.Lgs. 334/99, gli stabilimenti presi
in esame sono quelli afferenti agli articoli 6/7 e 8. Saranno tralasciati in questa valutazione quelli
afferenti all’art. 5 comma 2 e 3.
Nel 2008 si è passati a complessivi 8 stabilimenti a rischio, di cui n. 4 in art. 6 e n. 4 in art. 8.
La distribuzione geografica provinciale degli stabilimenti a rischio, nel 2008, conferma Taranto
quale provincia caratterizzata dal maggior numero di impianti di processo addensati in un’unica
area. Tali tipologie di impianti hanno una pericolosità intrinseca sicuramente più elevata rispetto
ai depositi, peraltro spesso delocalizzati, presenti nelle restanti province della regione.
Dal confronto con il dato nazionale emerge che in Puglia vi sono circa il 3,8 % degli impianti in
art. 6 e circa il 5% degli impianti in art. 8. La percentuale aggregata degli art. 6 e 8 è di circa il
4,3 %.
Analizzando, infine, la distribuzione geografica degli stabilimenti a rischio per Comune nel
biennio 2005-2006, si nota che tra i comuni pugliesi emerge Taranto (n. 10 nel 2005, 8 nel
2006, 8 nel 2008) con ben 8 stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante concentrati in
un’unica area.
Le tipologie di attività a rischio presenti in Puglia nel biennio 2006-2008 conferma, per Taranto,
un maggiore peso attribuibile agli impianti di processo rispetto ai depositi delle sostanze
pericolose, differentemente che per il resto del territorio regionale.
Si fa presente, inoltre, che l’area di Taranto risulta ad elevato rischio di crisi ambientale e
pertanto costituisce un polo industriale di notevole importanza, di tipo Siderurgico – Petrolifero
– Energetico.
Pertanto è possibile affermare che il “numero” di impianti non è un indicatore di
pericolosità adeguato se non viene valutato unitamente alla complessità del processo, alle
dimensioni degli impianti ed alle sostanze trattate.
Tabella 2: Distribuzione Provinciale degli Stabilimenti soggetti a D.Lgs. 334/99 - Provincia Taranto
Codice Attività TA
(08)
01 Stabilimento Chimico o Petrolchimico -
02 Altro -
03 Deposito gas liquefatti 2
04 Raffinazione petrolio 1
05 Deposito di oli minerali 2
06 Deposito di Fitofarmaci -
07 Deposito di Tossici -
08 Distillazione -
09 Produzione e/o deposito di Esplosivi 1
10 Centrale Termoelettrica 1
11 Galvanotecnica -
12 Produzione e/o deposito di gas tecnici -
13 Acciaierie e impianti metallurgici 1
61
6.2. Attività di Controllo in Puglia sugli Stabilimenti in Seveso
Il Sistema di Controllo previsto dal D.Lgs. 334/99 e s.m.i., sugli stabilimenti a rischio di
incidente rilevante, prevede le attività di istruttoria tecnica e le attività ispettive.
Attualmente le visite ispettive sui sistemi di gestione della sicurezza sono disposte dal Ministero
dell’Ambiente e Tutela del Territorio, mentre le istruttorie sui Rapporti di Sicurezza (RdS) sono
svolte dal Comitato Tecnico Regionale (CTR), peraltro integrato da due esperti dell’ARPA
Puglia.
L’attività istruttoria è stata condotta su due degli stabilimenti ricadenti in art. 8, a Taranto, in
particolare per Eni S.p.A. Divisione Refining &Marketing e per ILVA S.p.A., mentre l’attività
ispettiva a cura del MATT, programmata per il 2008, attualmente in corso, riguarda sempre i
medesimi stabilimenti.
Le istruttorie si sono tenute sia per la richiesta di modifiche sostanziali di impianti, avanzate dai
gestori, sia che per l’esame dei rapporti preliminari di sicurezza e per il rilascio del nulla osta di
fattibilità.
Per quanto attiene l'ENI Spa Divisione Refining & Marketing - Raffineria di Taranto, possono
distinguersi due tipologie di attività ascrivibili al gruppo di lavoro designato dal CTR ed allo
stesso Comitato che ne approva o meno i relativi rapporti.
La prima attività riguarda i pareri sulla realizzazione di nuovi impianti legati al raddoppio
produttivo dello stabilimento, che sono in costruzione all'interno della Raffineria, per i quali si
esaminano i Rapporti preliminari di Sicurezza fase NOF (Nulla osta di Fattibilità). In pratica
vengono esaminati i Rapporti di Sicurezza redatti per ogni impianto tecnologico costruito e si
valuta la fattibilità in via preliminare, ai fini della sicurezza, del loro inserimento nel contesto
industriale al contorno.
Sono vari gli impianti per i quali è stato già espresso parere : Installazione nuovo Impianto di
Recupero Zolfo; Installazione nuovo Impianto di Produzione Idrogeno; Reattore di Guardia R-
4120 dell'Impianto RHU; Incremento Stoccaggio Ossigeno Liquido; Blow Down 3.
Per queste installazioni i pareri emessi risultano generalmente positivi, considerando comunque
il rispetto delle prescrizioni via via comminate, ad esclusione dell'Impianto di Blow Down 3
(nuova torcia) per il cui inserimento, allo stato, è stato espresso parere negativo.
L'altra attività riguarda invece l'esame dei Rapporti di Sicurezza di Stabilimento ed in particolare
sono in corso di indagine il Rapporto di Sicurezza della Raffineria Edizione Ottobre 2005 ed il
Rapporto di Sicurezza Edizione Gennaio 2007 dell' adiacente Deposito GPL, sempre di proprietà
ENI Divisione Refining &Marketing.
Nel corso della riunione del CTR del 10 giugno 2008 a seguito delle istruttorie avviate, è stata
emessa una diffida ai sensi dell'art. 27 comma 4 del D. Lgs. 334/99 al gestore della Raffineria di
Taranto. Questo al fine di ottenere, entro 30 gg, chiarimenti e giustificazioni circa il
cronoprogramma, dallo stesso presentato, sui miglioramenti richiesti dal CTR al fine
dell'approvazione del Rapporto di Sicurezza della Raffineria, ove diversi e significativi
interventi si prevedeva venissero completati entro il 2010.
Nella stessa riunione sempre al gestore della Raffineria di Taranto veniva emessa diffida, ai sensi
dell'art. 24 comma 1 lettere b) e c) del D.Lgs. 334/99, a fornire, entro 30 gg dal ricevimento,
informazioni sulla conclusione delle indagini riguardanti l'incidente rilevante occorso il 01
62
maggio 2006 a seguito della rottura catastrofica di un serbatoio di greggio (serbatoio T 3002) al
fine di valutare l'efficacia del programma delle manutenzioni e realizzazione doppi fondi sui
serbatoi della stessa tipologia.
Per quanto attiene il Rapporto di Sicurezza del Deposito GPL essendo emersi, nel corso
dell'istruttoria, anomalie riguardanti la funzionalità e affidabilità degli impianti di protezione
attiva antincendio (impianto di spegnimento a pioggia con acqua di mare) e dell'impianto
elettrico ADPE delle pensiline di carico, dopo aver diffidato, in data 05 dicembre 2007, il
gestore a voler risolvere quanto contestato ed aver successivamente sollecitato idonea risposta, il
CTR ha ritenuto che sussistano gli estremi per l'applicazione dell'art. 27 comma 3 del D.Lgs.
334/99 per mancato adempimento alle prescrizioni e pertanto ne ha dato comunicazione
all'Autorità Giudiziaria per i provvedimento correlati.
Quanto occorso al Deposito GPL non è disgiunto dalla Raffineria in quanto il gestore dello
stabilimento con nota RAFTA/DIR/GDS/sl/261T del 05/11/2007 notificava al CTR l'inclusione
in un'unica attività, soggetta agli obblighi di cui all'art. 8 del D.Lgs. 334/99, la Raffineria di
Taranto ed il Deposito GPL e per questo ha ricevuto ulteriore diffida per la regolarizzazione
degli adempimenti relativi alle comunicazioni che la legge prescrive in questi casi.
Per quanto alla Centrale EniPower a servizio della Raffineria nulla è stato espresso in quanto si è
considerata come impianto a sé stante. In realtà lo stesso, a parere di questa Agenzia,
risulterebbe, di fatto, tecnicamente connesso, sicuramente per quanto attiene gli aspetti di Rischi
Industriali e Sistemi di Gestione della Sicurezza.
Per quanto attiene l’ILVA S.p.A. il gruppo di lavoro designato dal CTR e lo stesso Comitato ha
riscontrato una serie di indeterminazioni con correlate esigenze di implementazione dello stesso
Rapporto di Sicurezza, cui la Società ha risposto solo parzialmente. In definitiva, la
documentazione esaminata, così come integrata a seguito delle richieste del GdL, ha mostrato
numerose carenze soprattutto per gli aspetti di Analisi di Rischio. Pertanto, in definitiva, il
Rapporto di Sicurezza ILVA S.p.A. risulta, allo stato attuale, non validato dal CTR
Nell’ambito delle attività previste dal D.Lgs. 334/99 l’ARPA Puglia ha partecipato attivamente
alla redazione del Piano di Emergenza Esterno curato dall’Ufficio Territoriale del Governo di
Taranto, approvato il 30.06.2008. Attualmente, dalla documentazione pervenuta, è possibile
affermare che detta attività risulta essere stata aggiornata, rispetto a quanto previsto dal D.Lgs.
238/05, e tiene conto di quanto introdotto dal D.P.R. del 22.02.2005 “Linee guida per la
predisposizione dei Piani di Emergenza Esterna di cui all’art. 20, c. 4 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i.”.
Tale Pianificazione, tuttavia, risente delle carenze informative, connesse alle Schede Informative
ed ai Rapporti di Sicurezza, già esposte precedentemente.
6.4. Conclusioni
Le valutazioni di risk analysis derivanti dal attuale assetto impiantistico dell’area industriale di
Taranto, così come previsto dalla normativa vigente, non permettono di a quantificare, con una
certa affidabilità, il danno che sul territorio potrebbe derivare a seguito di incidenti rilevanti
connessi alla gestione del sistema industriale ed infrastrutturale esistente. Inoltre, non risulta
possibile individuare e valutare le criticità di funzionamento degli stessi complessi industriali
nella loro interezza, essendo mancato anche lo scambio informativo tra i diversi gestori degli
63
stabilimenti interessati, e quindi suggerire azioni di prevenzione e mitigazione che rendano tale
rischio socialmente tollerabile.
In riferimento alle attività poste in essere dalla Regione Puglia per l’area a Rischio di Taranto, in
considerazione degli impegni assunti dal Gruppo Riva già nell’Atto di Intesa del 15 dicembre
2004, successivamente aggiornato dal documento “Piano di Interventi l’adeguamento dello
Stabilimento alle Linee Guida BAT” del febbraio 2006, al presente paragrafo si vuol cercare di
far il punto della situazione sui tempi necessari per la conclusione degli interventi previsti,
soprattutto in relazione alle recenti iniziative regionali di cui all’art. 7 dell’Accordo di
Programma Area Industriale di Taranto e Statte.
I documenti di riferimento considerati in questa prima analisi comparativa sono, pertanto, il
Piano di Interventi per l’Adeguamento dello Stabilimento alle Linee Guida B.A.T. del Febbraio
2006, il relativo aggiornamento del 2007 rilavato dal sito del Ministero dell’Ambiente e Tutela
del Territorio e del Mare (http://aia.minambiente.it), redatto nell’ambito della Procedura di
Autorizzazione Integrata Ambientale e l’ultimo “Programma degli Interventi per la Riduzione
delle Emissioni Inquinanti”, pervenuto a questa Agenzia in data 09.06.2008. In riferimento a
quest’ultimo documento si fa presente che lo stesso non è accompagnato da un “Piano di
Interventi”, da cui poter procedere ad un riscontro puntuale, procedurale e tecnico, degli impegni
assunti dal Gestore. Ad ogni modo, dalla documentazione esaminata si deduce, verosimilmente,
che per buona parte degli impianti il nuovo cronoprogramma prevede una protrazione dei tempi
di realizzazione degli interventi indicati già nelle fasi precedenti.
Per quanto attiene l’AG.2 – Area Agglomerato “Sinterizzazione” – e nello specifico alla fase 3,
relativa alla “Riduzione dei PCDD/F”, si rileva una integrazione della progettualità relativa al
camino E 312, finalizzata ad un ulteriore miglioramento tecnologico, ovvero la realizzazione di
un impianto di abbattimento PCDD/F dedicato, che si aggiungerebbe all’ “impianto urea”
evidentemente già previsto precedentemente. Tale integrazione dovrebbe peraltro essere inserita
nel piano di adeguamento e non meramente in forma di cronoprogramma.
Per quanto attiene le seguenti aree sarebbe opportuno conoscere le motivazioni dei ritardi
previsti, considerano che gli stessi risultano sempre superiori almeno ad un anno.
Area Cokeria:
CO.1: Bocchette di carica batterie 3-4 – ritardo di un anno;
CO.4: Batteria 3 e Batteria 4: non sono chiari gli schemi di programma;
CO.10: Area Cokeria – ripristino murature refrattarie a caldo - ritardo di un anno;
CO.11: Area Cokeria - Batteria 7-8, Batteria 9: non sono chiari gli schemi di programma e i
ritardi sono di oltre un anno.
Area Altoforno:
AF. 1: Altoforno 1, 2 e 5, ritardi di circa un anno;
AF. 3 ed AF.4. : Linea Acque, AFO/1- AFO/2 - ritardi di circa un anno;
AF. 6: AFO/4 - ritardi di circa un anno;
AF. 8: Mancano i dettagli di AFO/7;
Area Produzione e Rivestimento Tubi:
R.V.1: RIV/1 e RIV/2 - ritardi di oltre un anno;
Area Stoccaggio e Manipolazione Materiali Solidi:
S.M.1: BF.1-3, R 1, BM 2-3, - ritardi di oltre un anno;
S.M.6: Preparazione Fossili - ritardi di oltre un anno;
PMA : ritardi di oltre un anno;
Sistema di Nebulizzazione per OMO/2 - ritardi di oltre un anno;
64
S.M.13: Lavaggio ruote - ritardi di oltre un anno.
Infine, si fa presente che risulterebbe necessario che l’Azienda provveda ai controlli di PCDD/F,
sull’impianto di sinterizzazione, camino E 312, almeno con cadenza semestrale e non annuale
come previsto nell’ultimo cronoprogramma presentato. Si prende atto della decisione di ILVA di
inserire tra le attività tese alla riduzione delle emissioni di diossine anche lo studio
dell’interazione con l’ambiente esterno. Sarebbe opportuno se tale studio si estendesse anche ad
altre aree critiche dell’azienda come le cokerie e il parco minerali. A tal proposito si sottolinea
l’importanza strategica connessa alla condivisione di un Piano di Monitoraggio e Controllo, tra
gestore ed autorità competente.
Per quanto concerne le iniziative intraprese da detta Azienda risulta di fondamentale necessità
definire l’assetto impiantistico che dovrà essere valutato e quindi autorizzato. A tal proposito si
segnala l’opportunità di procedere alla valutazione dell’esistente, ivi inclusi gli adeguamenti
impiantistici previsti dall’attuazione delle migliori tecniche disponibili, prima di procedere ad
ulteriori valutazioni che, di fatto, andrebbero a modificare, in maniera sostanziale, gli impianti e
glia assetti produttivi.
Per quanto al problema degli odorigeni, si segnala la necessità di individuare idonee tecniche
preventive tese a minimizzare i fenomeni di molestie olfattive che, evidentemente, costituiscono
un problema per la popolazione (cfr. Esposti). In tal senso si ritiene opportuno dotare le zone
critiche, ovvero quelle in prossimità del carico/scarico pontile, dell’impianto di
desolforizzazione, dell'impianto di adduzione sostanze odorizzanti, del carico autobotti prodotto
finito, dei serbatoi, di stazioni mobili di rilevamento in continuo. Tali stazioni dovranno essere
dotate almeno:
− di un analizzatore automatico in continuo di idrocarburi metanici e non metanici con
tecnologia "back-flush" che consente misure frequenti,
− un analizzatore di composti dello zolfo dell'ultima generazione in grado di effettuare misure
ogni 3 minuti;
− di un sensore combinato velocità-direzione del vento che permette di acquisire una
registrazione reale dei parametri misurati per posizionare le stazioni nei punti più significativi.
65