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Dave Weckl – Dean Brown – Maurizio Rolli.

Clinic + Concerto, Lanciano (CH)


Domenica 17 – 09 – 2017.
“Spero che quando uscirete da qui questa sera, sarete dei musicisti migliori rispetto
a quando siete entrati.” Dean Brown.
L’importanza della Clinik si è incentrata sul fare musica insieme (sulla composizione
quindi), sull’armonia che deve crearsi tra i vari strumenti e come questa consonanza
di accordi sia possibile. Quindi molte domande che sono state fatte non erano
riferite solo ed esclusivamente a Dave Weckl su aspetti prettamente tecnici della
batteria, ma sul complesso musicale.
Dean Brown ha ribadito l’importanza di 7 elementi fondamentali, secondo lui, che
dovrebbe avere ogni musicista con il quale collabora e che sono indispensabili
affinché si possa produrre dell’ottima musica. ARMONIA – SINFONIA – TEMPO –
RITMO – DINAMICHE – FRASEGGIO e STORIA (per ‘storia’ si intende la conoscenza e
la competenza nel suonare diversi generi musicali, dal jazz tradizionale anni ‘20 fino
al fusion contemporaneo, passando per il rock, il blues, il funky e il pop. Questo
aspetto è importantissimo anche per Dave Weckl che ha parlato della sua
esperienza personale; è partito dal jazz e in seguito ha approfondito tutti i generi).
Tra l’altro, ci ha detto Weckl che nelle Highschool americane c’è la possibilità fin dal
primo anno di suonare nelle big band swing della scuola, come ha fatto lui. La loro
musica popolare, oltre al country, è lo swing anni ’20.
Per quanto riguarda la batteria, gli aspetti più importanti affrontati sono stati questi:
Dave Weckl ha parlato innanzitutto dell’importanza del TEMPO. Il timing è
fondamentale, per ogni batterista e per qualsiasi genere si suoni. Altra cosa
fondamentale è il RITMO. Ora se riusciamo a combinare questi due elementi in
maniera del tutto naturale e senza irrigidirci dobbiamo trovare la terza “chiave per
aprire un’altra porta” cioè quella della musicalità e dell’originalità. Questo riguarda
sia l’intero brano nel complesso (strofa – ritornello – bridge etc.) sia l’assolo di
batteria quando siamo soli. Per l’esempio del primo caso Dave Weckl ha suonato un
brano di D. Brown rispettando il tempo e il ritmo ma volutamente non è stato per
nulla musicale (colpiva a caso il charleston aperto e inseriva i crash dove non c’era
bisogno. Il risultato è stato pessimo anche se stava rispettando il tempo).
Per l’esempio del secondo caso ha fatto un assolo di batteria improvvisato su un
tempo di una canzone di Dean che era molto complesso (alla fine dell’assolo si è
anche scusato con noi perché non gli era piaciuto quello che aveva suonato). Ha
spiegato essenzialmente 3 fattori fondamentali per fare un assolo:
1) Seguire una scala ascendente e non giocarci tutte le carte che abbiamo forte e
subito. Cioè, partire dal rullante magari per poi aggiungere i tom e i timpani e
infine i piatti. E’ anche un gioco di tonalità ha spiegato. Nel senso che se si
parte dai piatti che hanno un suono forte, esplosivo e alto sarà più difficile
tornare ad abbassarsi nuovamente sui tamburi in maniera musicale. Molte
volte il risultato è pessimo, a meno che tutto il brano sia molto duro e
aggressivo e allora c’è bisogno di un assolo esplosivo che mantenga il tiro del
pezzo. L’assolo per Dave Weckl deve essere un crescendo e non una vomitata
improvvisa di tutto ciò che ci viene in mente così come viene. C’è da fare - ha
detto Weckl – un lavoro enorme sui piatti. Meritano un approfondimento a
parte (infatti colpiva i piatti in tutti modi possibili, anche di taglio con il bordo
della bacchetta e quando eseguiva il finale di un brano a volumi altissimi
colpiva i crash nella parte più lontana rispetto a dove si trovava lui e quindi
non nella parte anteriore con un semplice colpo frontale). Se non potete
permettervi dei piatti di prima qualità, come quando facevo le superiori e non
avevo molti soldi, inventatevi dei metodi creativi per far uscire suoni diversi.
Io ad esempio – ha detto ancora Weckl – attaccavo lo scotch sotto i piatti per
sfumature diverse.
2) Qui segue allora il secondo punto che riguarda il fattore musicalità –
originalità ancora una volta. Fare un buon assolo di batteria non significa fare
rudimenti e rulli a velocità esasperate e bisogna tenere in considerazione che
anche durante l’assolo noi non siamo mai del tutto soli. Dobbiamo sempre
tenere conto del genere che stiamo suonando, quindi se siamo ad una serata
jazz e devo fare l’assolo di batteria non posso (per lo meno non dovrei) fare
un assolo metal. Basta delle volte lavorare su un groove e farlo girare a nostro
piacimento, invertendo le parti e aggiungendo elementi diversi dell’intero set
che abbiamo a disposizione (il campanaccio ad esempio è sempre un’ottima
carta da giocare perché è molto musicale e ricreando anche dei semplici ritmi
latini, vengono fuori delle cose molto belle e ritmate). E’ un Jolly, insomma.
3) Il terzo punto che riguarda l’assolo è sostanzialmente la risposta che Dave
Weckl ha dato ad una domanda che gli è stata fatta. La domanda era: come fai
a rientrare a tempo quando fai gli assoli su basi così complesse (7/8 – 9/8 –
11/8 etc.)? Weckl ha risposto semplicemente che bisogna saper entrare in
sintonia con quello che si suona. Sentire la musica, attraversarla ed
immergercisi dentro. E’ una cosa che a lui viene naturale ma su cui bisogna
lavorare molto. Dave Weckl non conta il tempo! E’ difficile da spiegare ma
quando fa gli assoli non conta (tutto quello che diceva veniva sottolineato con
degli esempi inerenti all’argomento; c’è un pezzo fusion di Dean Brown in
tempi composti, una bomba ad orologeria. Dave ci ha chiesto: se voi doveste
scrivere la parte di batteria per un pezzo di chitarra così complesso che
fareste? Io di sicuro non avrei saputo farci niente.). Se ci mettiamo a contare
sempre uccidiamo l’anima del pezzo. Dobbiamo farci portare e saper portare.
E’ un meccanismo che viene fuori dopo anni di pratica e studio, e soprattutto
dopo che si è abituati a suonare in gruppo.
Dean Brown ha detto poi, sempre sugli assoli di batteria, che la cosa che odia di più
di un batterista è quella di fare gli assoli studiati a tavolino tutti uguali in ogni di
canzone. “Se avessi voluto in ogni mia canzone che suono dal vivo un assolo di
batteria identico a quello del brano precedente e di quello prima ancora avrei messo
un cd con il tuo assolo registrato invece di chiamarti a suonare con me”…
Chiuso il discorso degli assoli si è tornati sul groove nel suo complesso e ancora in
particolare sul tempo. Se non si rispetta il tempo, non si può essere musicali. Il
tempo è un elemento propedeutico affinché si possano rispettare correttamente
tutti gli altri. Weckl ritiene che se si deve suonare un brano che va al di sopra delle
nostre possibilità è meglio non suonarlo. Non essere in grado di rispettare il tempo
uccide la canzone e non c’è cosa peggiore per un musicista e per un batterista in
particolare suonare rigidi su melodie che non gli appartengono. Se ci viene
presentato un brano che non siamo in grado di suonare dobbiamo avere l’umiltà di
ammetterlo e di studiare, studiare e studiare per migliorare la nostra condizione
(Dave Weckl studia ancora a 57 anni ed è convinto di continuare a migliorare).
Poi si è parlato dell’importanza delle DINAMICHE ed è stato dimostrato con un
brano jazz fusion con dinamiche assurde. Riuscivano ad abbassarsi a volumi inferiori
al tono di voce in una normale conversazione, riuscendo a mantenere il tempo, il
ritmo e la musicalità, fino ad arrivare a volumi altissimi da far tremare i muri. Hanno
suonato un brano che senza dinamiche non avrebbe avuto senso.
Ora veniamo alla composizione per batteristi. Che cosa fa Dave Weckl quando gli
viene mandato un pezzo su cui deve lavorare riscrivendo la parte di batteria o
addirittura scriverla ex novo? La prima cosa da fare è CANTARE quello che abbiamo
in mente. Bisogna cantare la parte di batteria, cantare un beat che abbiamo in
mente sul quel brano e che potrebbe starci bene, sbattere le mani, provare a ballare
un po’. Dobbiamo scioglierci e abbandonarci alla musica. Una volta che abbiamo
capito cosa può starci bene, proviamo a suonare quello che abbiamo cantato e alla
fine scrivere qualcosa su un quaderno che magari potrebbe sfuggirci. Cantare la
parte di batteria è fondamentale! Detto questo, non è detto che i nostri gusti
musicali corrispondano a quelli del “titolare del brano” per il quale collaboriamo.
Dave Weckl perciò ogni volta che scrive una parte di batteria per qualcuno, registra
e invia sempre 3 opzioni con groove diversi che potrà scegliere chi ha scritto la
canzone e lo ha contattato per questo (è un modo di lavorare estremamente
professionale che hanno gli americani in particolar modo). Per Dave Weckl il
compositore di parti per batteria migliore al mondo è Steve Gadd. Quello che suona
Steve Gadd è così completo e musicale da essere insostituibile, ogni aggiunta o
taglio risulterebbe inadeguato.
Poi ha preso la parola Dean Brown e ha detto alcune cose fondamentali che devono
essere rispettate quando si suona insieme (Armonia e Sinfonia). Innanzitutto “Non si
suona da soli se si è in un gruppo”, lui ha voluto collaborare con Dave e Maurizio
perché prima di essere un batterista e un bassista sono due musicisti. Bisogna
rispettare le parti e non sovrastare gli altri. D.B. ha detto delle cose non scritte ma
che nella musica sono oggettivamente vere. Quando il chitarrista fa l’assolo, gli altri
musicisti devono guardarlo. Il linguaggio del corpo e le espressioni del viso
tradiscono e sottolineano quello che un musicista richiede in quel preciso momento.
Se non ci si guarda non ci si accorge dell’intenzione precisa che il tuo compagno ha
in quel momento. Deve crearsi un feeling intenso che va a di là dello spartito. Se per
esempio io sto facendo l’assolo, voglio continuare e ti dico “one more time” ma sullo
spartito quel giro in più non è scritto, devi venirmi dietro comunque. Questo è solo
uno dei tantissimi esempi che si possono fare. Il succo del discorso è che bisogna
sporcarsi le mani.
Poi è intervenuto anche Maurizio a proposito e ha spiegato un aspetto molto
importante. <Noi musicisti italiani, che magari veniamo dalle scuole classiche di jazz
e pop e dai conservatori, non abbiamo niente da invidiare agli stranieri, americani in
particolar modo. Siamo preparati sotto ogni punto di vista e sappiamo essere a volte
anche molto più precisi di loro, nel modo di lavorare, nella tecnica, nello studio,
nella didattica. La cosa però che ci manca è l’attitudine rock and roll. E’ una
questione di attitudine. Io da bassista ad esempio sono abituato a rispettare le note
dello spartito e quello è il mio compito. Quando però ho deciso di collaborare con
Dean e con Dave ero un po’ spaventato perché quando si suonano questi generi e
con artisti di questo livello, subentrano delle regole che non sono scritte e che a
differenza loro noi non conosciamo. In contesti del genere bisogna entrare in un
meccanismo che va al di fuori di ogni schema prestabilito e ordinato. E’ difficile da
spiegare, non sto inneggiando al caos o ad un lavoro fatto con superficialità, sto
parlando del ruolo da assumere e del portamento da avere. Seguire solo ed
esclusivamente uno spartito a volte può essere limitante in questi contesti (infatti né
Maurizio né Dean leggevano) perché ci chiude nel nostro guscio e non ci permette di
essere sintonizzati a pieno con gli altri. A noi italiani questo aspetto manca
parecchio. Qui bisogna essere svegli, essere furbi (saper anticipare, seguire ed
assecondare quello che il nostro compagno musicista ci sta dicendo in quel
momento), essere immersi nel brano, essere concentrati senza diventare rigidi e
troppo composti, sapersi lanciare e avere coraggio. Bisogna metterci l’anima e il
cuore. E’ un discorso spirituale da affrontare, naturale, energico e un po’ folle a
volte. Noi dovremmo essere in grado di trasmettere emozioni, che penso sia il
compito più difficile per un musicista. Se però rimaniamo focalizzati solo sulla nostra
parte da eseguire, sul nostro compito solo ed esclusivamente pratico insomma,
rischiamo di essere come una Ferrari da gara costretta ad andare a 90 km/h.>
Alla fine, Dave Weckl ha chiesto: “quanti musicisti/batteristi ci sono tra voi che
vorrebbero diventare professionisti?” In molti hanno alzato la mano e lui ha
risposto:” quello che mi ha permesso di campare, e bene anche, di musica negli
ultimi 45 anni è stata la mia versatilità. Io so suonare tutto. Jazz, rock, blues, funky,
fusion, pop, latin, etc. Allora io ho alzato la mano e gli ho fatto una domanda che
non potevo non fargli. “Secondo te, è meglio specializzarsi in uno o due generi, o
saperne suonare dieci in maniera discreta e a volte mediocre? Insomma, non è
scontato che tutti sappiano suonare tutto.”
La risposta è stata molto complessa e molto lunga. “La musica è un elemento
spirituale che prima di tutto deve farci stare bene, con la mente e con il corpo.
Quindi bisogna suonare quello che si vuole suonare perché fare un genere contro
voglia non ha senso. Ora è chiaro che meno cose si suonano e meno possibilità ci
sono di sfondare, o semplicemente di lavorarci anche. E comunque se io dovessi
suonare solo rock o metal che sono generi che richiedono una certa fisicità, nulla mi
impedisce di ascoltare anche altre cose, di farne tesoro e di riportarle nel nostro
mondo. Dean Brown si è immesso nel discorso e ha detto:” non si può saper suonare
tutto, certo però tendere le orecchie a tutto non è affatto una cosa sbagliata”.
Bisogna essere aperti a 360° e in grado di apprezzare tutto. Dave Weckl ha detto che
vede spesso i suoi allievi con i telefoni in mano e li ascolta farli fare dei metri di
paragone con gli altri. Il consiglio che ci ha dato è stato quello di suonare. Suonare,
suonare e suonare. Lasciare stare gli altri. Dean Brown ha detto poi che John
Bonham sarebbe voluto diventare come un batterista americano di cui non ricordo il
nome, stessa cosa per Mitch Mitchell ma sono diventati altro. Non importa cosa si
suona importa la musica che riusciamo a fare, la passione che ci mettiamo quando
suoniamo e l’originalità che creiamo.
(battuta finale di Dave Weckl; “solo Buddy Rich voleva diventare Buddy Rich… e ci è
riuscito). La cosa infine che mi ha sorpreso, è stata la meticolosa attenzione di Dave
per la sua batteria Yamaha a fine concerto: c’erano 3 roady a smontargli la batteria e
lui è rimasto lì a guardare che tutto procedesse per il meglio e le aste venissero
riposte bene in bagaglio.
Se ti può interessare, a titolo informativo e per curiosità, il set era questo:
- Cassa da 22 con doppio pedale
- 2 tom da 10 e 12
- 2 timpani da 14 e 16 (quello da sedici lo teneva alla sua sinistra, sotto il
charleston)
- 2 rullanti, di cui il secondo a destra dopo il timpano da 14.
- 3 crash belli grossi, (di cui uno speciale, non conosco il nome del piatto ma è
facilmente riconoscibile perché ha i fori su tutta la superficie).
- Un ride da 20
- 2 hi – hat uno a sinistra uno più piccolo a destra
- Un China
- 2 slpash da 10 e 12.
Tutti i piatti erano Sabian, la batteria era Yamaha made in Japan color marroncino
chiaro.

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