Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
GISEM
LIGUORI EDITORE
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo
degli ultimi Svevi*
di Pierluigi Castagneto
Nel saggio Pisa, Firenze, Impero al principio del 1300 e gli inizi della
signoria civile a Pisa Gioacchino Volpe' sosteneva che Pisa si trovò in
gravi difficoltà a causa dello straordinario slancio che nella seconda
metà del XIII secolo aveva preso Firenze, apparecchiatasi a raccogliere
l'eredità di Pisa e Siena ed a strappare loro lo scettro della Toscana2.
Tale confronto aveva le caratteristiche di una lotta per l'esistenza3 e
l'antica scelta di campo a favore dell'impero e del ghibellinismo in quel
particolare frangente significavano per Pisa opposizione a Firenze e a
chi seguiva le sue parti; e tanto più significavano questo, quanto meno
essa diventava capace di sostenersi da sola contro nemici crescenti4.
Il Popolus La morte di Federico II tolse a Pisa, e a tutte quelle realtà che avevano
pisanus dalla militato nelle file imperiali, la certezza d'intenti e la sicurezza di operare
discordia sotto la guida di una così alta e carismatica autorità. Alla notizia della
sardisca alla scomparsa del loro grande protettore i pisani ebbero subito la consapevo
guerra con lezza che d'ora in poi avrebbero agito basandosi solamente sulle proprie
Genova
forze. Papa Innocenzo IV in procinto di rientrare in Italia da Lione aveva
espresso la volontà di riconciliarsi con le città italiane che avevano
appoggiato l'Impero7, ma in tale azione riconciliatrice non era annoverata
Pisa. La stretta militanza della città toscana tra i ranghi imperiali da sola
non spiega l'atteggiamento ostile del rigido Sinibaldo Fieschi; altri — e
non irrilevanti — motivi sono individuabili nel contrasto di interessi tra
Pisa e Genova. L'origine genovese del papa e il forte sostegno che la
città ligure aveva dato in passato e continuava a dare al pontefice rende
evidente l'atteggiamento favorevole di quest'ultimo verso la politica della
sua città. I pisani già nei primi mesi del 1251 avevano contattato la città
ligure per giungere ad un accordo, ma i genovesi avevano anteposto alla
pace la restituzione di Lerici8; Innocenzo IV, confermando tale posizione.
totam riperiam subegerat et in pace quiete posuerat; tamen non respuebant pacem cum
ipsis nec cum aliqua alia persona, dum tamen castrum Illicis, quod Pisani iniuste tenebant,
communi Ianuc restitueretur.
' R. Davidsohn. Storia di Firenze, II, 1, Firenze, Sansoni, 1955, p. 531: la scomunica era
stata ìnflitta a Pisa da Gregorio IX sin dal 1241 quando presso l'isola del Giglio la flotta
pisana aveva catturato i cardinali che si stavano recando a Roma per celebrare il concilio
in cui avrebbe dovuto essere deposto l'imperatore Federico II. Cfr. Liber Iurium Reipu
blicae Genuensis, in Historiae Patriae Monumenta, Torino, 1854-57, I, col. 1077.
Les Registres d'Innocent IV, a cura di E. Bergcr, Parigi, n. 5334, p. 240.
11Caleffo Vecchio del Comune di Siena, II, a cura di G. Cecchini, Siena, Istituto
Comunale di Arte e Sloria, 1931, n. 544, pp, 735-740, (1252 giugno 19); si può sostenere
che l'iniziativa fu dei pisani in quanto quel 19 giugno 1251 presso Pontedera erano
presenti: Marzucco Scornigiani come procuratore del Podestà di Pisa, Iacopo Turchi come
procuratore di Ventrilio Matti di Guidone Ventrili di Pisa, Podestà di Siena, e Salomon
Rolandi de Pistorio procuratore di Gualterotti de Sancto Fasciano civis pisani Podestà
di Pistoia. A metà del 1251 quindi i pisani erano in grado di influenzare la politica di altre
due importanti città toscane.
12La prima spedizione fiorentina contro Pistoia risale già al luglio 1251, vedi David
sohn, Sloria di Firenze, cit. II, 1, cit., p. 546.
Liber Iurium, cit., I, coli. 1212-1215. Il comune di Firenze nel dicembre 1254 come
arbitro tra Genova e Pisa esige dai pisani la restituzione del castello di Lerici e conferma
sempre, a Genova i territori posti oltre il fiume Magra, e cioè su Portovenere, Levanto,
Monterosso, Vernazza, Corniglia, Celasco, Carpino e sul castello di Bonifacio in Corsica.
14 Liber Iurium, cit., 1, coli. 1109 e 1115, (1251 settembre 15 e ottobre 20).
76 Pierluigi Castagneto
15 Caleffo Vecchio del Comune di Siena, II, cit., n. 548, pp. 744-747; in uno degli accordi
della lega si stabiliva che supradicti omnes ghibellini non iuvent nec dent auxilium vel
favorem alicui parti de civitate Pisarum, ncc cos recipiat publice vel privatim contra
alteram partem de civitate predicta.
ASSi, Dipi. Riformagionì, 1253 marzo 28. Cfr. anche Petrucci, Re in Sardegna, cit., p.
58; Davidsohn, Storia di Firenze, cit., II, 1, cit., p. 558 e Ronzani, Pisa, cit., p. 188.
ASSi, Dipi. Riformagioni, 1253 marzo 28; il consiglio del senato di Pisa infatti poneva
in probum virum dominum Loderingum Senensium potestatem, presentem et suscipien-
tem, podestarie nomine, prò Comuni suo de Senis, et ipum Comune Senarum quamvis
absens omnem discordiam sardiscam et que occasione Sardinee in civitate Pisana et in
eius districtu est et viget in qua est et viget diffinienda ab ipsa potestate Senarum.
Codex Diplvmaticus Sardiniae, a cura di P. Tola, Torino, 1881, I, nn. LVII-LIX.
Ubaldo Visconti nel riavvicinarsi alla chiesa aveva dichiarato al legato papale se tenere
et possidere ab Ecclesia Romana iudicatum turritanum quem habebat prò domina
Adalasia uxore sua mentre per la Gallura non poteva dichiarare la stessa cosa in quanto
aveva fatto iuramentum fidelitatis Pisanis. Su questo vedi Petrucci. Re in Sardegna, cit.,
p. 49.
" ASPi, Dipi. Atti Pubblici, 1238 maggio 4; pubblicato in Cristiani, Nobiltà, cit., p.
500-506. Nel giudicato di Cagliari era giudice Ranieri di Bolgheri marito di Agnesc di
Massa ed esercitava assieme alla moglie la tutela del giudice de iure Guglielmo II figlio
della sorella Benedetta (Genealogie Medievali di Sardegna, Cagliari-Sassari, Due D
Editrice Mediterranea, 1984, p. 129); in Arborea era giudice Pietro II de Bas (Genealogie
Medievali, cit., p. 137) mentre, come abbiamo visto, il giudice di Gallura Ubaldo II di
Lamberto Visconti fu anche sul trono di Torres in quanto marito di Adelasia e su
mandato della Chiesa romana (vedi nota precedente e Genealogie Medievali, cit., pp. 84 e
106).
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevi 77
era accaduto prima. L'intento era quello di costringere alla resa la città
nemica senza essere costretti ad un assedio di lunga durata e dagli esiti
incerti41.
41La successione degli avvenimenti e l'uso delle devastazioni per costringere alla resa i
pisani si evince ancora dagli Annales Ianuenses.
42Ronzani, Pisa, cit., p. 191, cfr. AAPi, Mensa, n. 5, e. 56r. Che l'arcivescovo si sentisse
parte in causa nelle vicende cittadine e che favorisse una ricomposizione delle discordie è
documentato dalle lettere che scrisse ai reggitori del Comune nel luglio del 1255 di cui ci
occuperemo più avanti.
Annales Ianuenses, cit., p. 231.
44Per il capitano della lega vedi Caleffo vecchio, II, cit., n. 547 pp. 743-744; la sentenza
del vicario del Podestà fu resa possibile anche diligenti investigatione una cum notano
capitaneorum militum pisane civitatis, cfr. ASPi, Dipi Rondoni, 1253 agosto 21.
45Liber lurìum, cit., I, n. DCCCLVI, coli. 1186-1192, (1254 luglio 27 e 28).
Comune, Popolo e Arti u Pisa al tempo degli ultimi Svevi 81
44 ASLu, manoscritto 54, e. 61v col b, ed. in L. Orlandini, Cronaca del manoscritto 54,
cit., p. 120. L'iniziativa della pace come appare dal senso letterale del passo citato sembra
attribuita direttamente agli Anziani; in realtà questi non avevano la forza di intavolare le
trattative ma dettero un contributo decisivo alla pacificazione.
47Ronzani, Pisa, cit., p. 189. L'autore ha per primo messo in evidenza che la comparsa
dell'Anzianato è un fatto connesso con la crisi degli anni precedenti e con le sconfitte
militari subite in vai d'Era.
48Liber Iurium, cit., I, n. DCCCLVI, coli. 1186-1192, (12S4 luglio 27 e 28); i procuratori
designati dal consiglio maggiore furono Marzucco Scornigiani e Sigerio Conetti ma solo il
secondo si recò al tavolo delle trattative in quanto lo Scornigiani fu trattenuto a Pisa
perché malato.
"' Si veda il Consiglio Maggiore del novembre 1247, Dal Borgo, Raccolta di scelti
diplomi pisani, cit., p. 272.
82 Pierluigi Castagneto
luglio e agosto il Popolo non avesse ancora una struttura militare ben
definita.
L'appartenenza politica degli ambasciatori nominati il 27 luglio, il 4 e
il 13 agosto conferma un possibile accordo intercorso tra le varie fazioni;
il 27 luglio i procuratori del comune Sigerio Conetti e Marzucco Scorni-
giani erano legati alla nobiltà. Il 4 agosto il procuratore del Comune
Sigerio Conctti, gli ambasciatori Ventrilio del fu Guido Ventrilii della
famiglia dei Matti e Ranieri de Corte, erano tutti nobili. Il 13 agosto,
invece, Sigerio Conetti era affiancato da Gualterotto Sampante noto
esponente del Popolo, fn questo contesto non è quindi ragionevole
pensare ad una contrapposizione netta tra pars nobilium e pars populi, in
quanto, se dopo un ipotetico scontro avesse prevalso uno dei due partiti,
gli ambasciatori sarebbero stati espressi solo da quello vincente. Siccome
si giunse ad una spartizione dei posti è ragionevole pensare che la
composizione delle delegazioni sia stato il frutto di un accordo tra le
parti.
L'Anzianato come magistratura unitaria e posta al vertice del popolo
era una nuova istituzione, ma i personaggi che dal suo interno presero
parte alla vita politica cittadina non erano dei principianti e non si fecero
avanti soltanto nel 1254. Purtroppo non ci sono giunti i collegi degli
Anziani del 1254 e 1255 e il primo collegio risale al 30 maggio 125656. Se
ricerchiamo la presenza dei primi 38 Anziani, in carica negli anni 1256 e
1257, negli elenchi dei senatori, negli eletti al Consiglio Maggiore o più in
generale nei documenti riguardanti la vita politica cittadina anteriori al
13 agosto 1254, ci accorgiamo che circa il 50% di quegli Anziani aveva
ricoperto cariche politiche.
Gli esponenti del Popolo non erano in realtà nuovi alla partecipa
zione nei consigli cittadini e da tempo erano entrati a far parte delle
strutture del potere; presenza non sporadica e tale da suggerire come la
pressione popolare sulle strutture del potere, egemonizzata sino allora
dai milites, non si manifestò solo nel 1254, ma solamente in quell'anno,
viste le particolari condizioni politico-militari, ottenne i primi risultati
con la partecipazione degli Anziani al Consiglio Maggiore della città.
Le trattative con la lega guelfa continuarono nei mesi seguenti e il 10
ottobre venne intimato ai pisani di cedere Lerici ai genovesi57, anche se la
sentenza definitiva venne pronunciata in dicembre58; in essa si stabiliva
che i Pisani non avevano diritti oltre il fiume Magra e che dovevano
ASSi, Dipi. Riformagioni, 1257 maggio 30; il 1 ottobre 1256 è attestato un altro
collegio: cfr. ASFi, Capitoli, XXIX, cc. 241r-242r, ed. in Santini, Documenti sull'antica
costituzione del comune di Firenze, Firenze, 1955, p. 204 e ss.; e due nominativi senza dala
riportati dal Chronicon sempre per il 1256, cfr. Chronicon aliud Breve pisanum, cit., p.
109; per il 1257 altri due collegi; cfr. ASPi, Dipi Atti Pubblici, 1257 marzo 29 (in realtà 22
marzo) e ASVe, Pacta, 4, cc. 94-95; per quest'ultimo una copia in ASPi, Cane Bonaini, n.
6, 1258 agosto 17.
" Liber Iurìum, cit., I, n. DCCCLXI, coli. 1201-1202, (1254 ottobre 10).
'" Ivi, n. DCCCLXV1I. coli. 1212-1215, (1254 dicembre 11).
84 Pierluigi Castagneto
" I membri della delegazione dell'arcivescovo mostrano che vasto doveva essere il
consenso dei cittadini a tale impresa. Nel doc. II si legge: Nos enim sicut vos, domine
potestas, et ambaxiatorcs qui nobiscum crant, vidistis, (vedi ivi, p. 194); sono nominati
dominus Grassus cancellarius che individuerei in quel Grasso giudice anziano nel
febbraio del 1260 e Scorcialupus (quem) nobiscum habemus prò servitiis civitatis di cui
abbiamo un attestazione con Ranieri Scorcialupi notaio della Cancelleria del comune nel
1260, (cfr. ASSi, Dipi. Riformagioni, 1261 settembre 7).
76ASVe, Poeta n. 4, cc. 94-97 e copia in ASP, Carte Bottami n. 6, 1258 agosto 17; inoltre
vedi ASPi, Dipi. Alti Pubblici, 1257 agosto 19. Il Chronicon narra che de mense iulii
facta est societas inter Venetianos et Pisanos contra Ianuenses in termino decem anno-
rum; essa venne stipulata a Modena forse perché in quell'anno a Pisa era Capitana del
Popolo il modenese Bonifatio de Gorzano; cfr. Chronicon, cit., p. 109.
77Chronicon, cit., p. 109.
78ASPi, Dipi. Atti Pubblici, 1256 dicembre 31, ed. in Chartarum, II, Torino. 1853. n.
MDCCCCXXIX, coli. 1547-48.
7^ Petrucci, Re in Sardegna, cit., p. 61.
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevi 89
Petrucci, Re in Sardegna, cit., p. 68; su tutta la vicenda della conquista del cagliaritano
da parte di Pisa si veda tutto il capitolo II, pp. 57-71. Il primo documento in cui è
riportato il titolo e quello del 12 gennaio 1256, vedi sopra nota 80. Si noti che il titolo in
questione è riferito a tutti i personaggi delle famiglie che governavano l'isola; mi riferisco
ai giudici in carica, sia di origine indigena che pisana, e a coloro come i Gherardesca che
non controllavano nessun territorio isolano.
86Ivi, p. 69.
87Cfr. Liber lurium, cit., I, n. DCCCXCVIII, coli. 1257-60, 1257 luglio 26, XV, in S.
Gilla. Oddo Gualducci fu Anziano nel 1259, 1260, 1261, 1264, cfr. AAPi, Diplomatico,
1260novembre 12; ASPi, Dipi Coletti, 1261 marzo 29; ASFi, Dipi. Comunità di Volterra,
1261maggio 24; Chronicon, cit.. p. 113. Nel 1260 fu tra i savi, cfr. ASPi, Dipi. Primaziale.
febbraio 23, e morì in battaglia nel 1269, cfr. Cristiani, Gli avvenimenti pisani del periodo
ugoliniano in una cronaca inedita, in "Bollettino Storico Pisano", XXVI (1957-58), p. 66.
88Nell'assedio e conquista di Castel di Castro del settembre-ottobre 1257 Giovanni
aveva guidato la cavalleria pisana; vedi G. Caro, Genova e la supremazia sul Mediterraneo
(1257-1258), "Atti della Società ligure di Storia Patria", XIV (1974-75), I. p. 33.
'" Vedi ancora Liber lurium. cit., I, n. DCCCXCVIII, coli. 1257-60, (1257 luglio 26. S.
Gilla).
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevi 91
cui si giunse alla firma dimostrano che nell'estate del 1256 il Popolo stava
prevalendo in città. Il successo dei popolari, come abbiamo visto, venne
facilitato dall'appoggio che le grandi casate nobiliari, grazie all'azione di
conquista del cagliaritano, erano ora disposte a offrire al Comune.
L'accordo politico vigente in quegli anni di guerra tra i vari "partiti"
era ben congegnato; lo si vede anche nel trattato con Venezia dell'estate
1257 e in quello con Genova del 1258. Se infatti prendiamo in esame i
membri che fecero parte delle delegazioni ci si accorge ancora una volta
che costoro erano i rappresentanti delle diverse "fazioni" quasi a mo
strare, oltre l'immaginabile, una precisa spartizione dei posti. Negli
accordi con Venezia il Popolo venne rappresentato da Gualterotto Sam-
pante nelle funzioni di sindaco con il mandato di stipulare il trattato'4,
mentre alla ratifica a Venezia erano presenti Giovanni Gadubbi vicino ai
Visconti e Ranieri Gualterotto dei Sancasciano la cui famiglia era legata
alla nobiltà ghibellina95. La stessa divisione dei posti è riscontrabile nelle
trattative con Genova dell'anno successivo; erano presenti: Ranieri Gual
terotto, Marzucco Scornigiani vicino ai Visconti" e il popolano Ubaldo
Gessulini9'. Può sembrare strano che in questo complesso gioco politico-
diplomatico non compaiano direttamente i Gherardesca di Ugolino e i
Donoratico di Gherardo; in realtà costoro erano profondamente impe
gnati in Sardegna come ci attestano gli Annali genovesi che per il 1256
parlano di Pisanorum in Sardinea capitanei et maiores comites quorum
parentella appellabatur Girardescorum. qui tenebant prope dictum ca-
strum per miliaria quinque quondam villani munitam que Parma vocatur,
in qua se contraferebant98.
La guerra di Sardegna permise al nuovo regime di Popolo di consoli
darsi e ottenere le prime significative vittorie dopo anni di deludenti
sconfitte. A guerra finita i pisani si sentirono finalmente sicuri, cosa che
non accadeva dai tempi in cui godevano dell'appoggio di Federico II;
oltre ai grandi vantaggi acquisiti in Sardegna erano riusciti a ridimensio
nare la potenza genovese nel Tirreno e in Oriente e a raggiungere una
solida pace con Firenze.
" ASPi, Dipi Atti Pubblici, 1258 luglio 17; si tratta dell'accordo vero e proprio stipulato
a Modena. Gualterotto Sampante era accompagnato da un certo Bonanno de Tempio di
cui non sappiamo nulla.
" ASPi, Dipi Atti Pubblici, 1258 agosto 19; i Gadubbi erano tra i fideles della pars
Vicecomitum quando nel 1270 appoggiano Giovanni, cfr. Cristiani, Gli avvenimenti pisani
del periodo ugoliniano, cit., p. 67. Su Ranieri Gualterotto dei da Sancasciano si veda D.
Innocenti, La domus Lanfrancorum nel secolo XIII e. nella prima metà del secolo XIV, tesi
di Laurea, Università di Pisa-Dipartimento di Medievistica, a. a. 1975-76. rei. G. Rossetti,
pp. 73-82.
"* Sul legame degli Scornigiani con i Visconti si veda R. Piattoli, Scornigiani, in
Enciclopedia Dantesca, sub voce. Marzucco sposò poco prima del 1258 Teodora figlia di
Galgano Grosso Visconti e fu vicino ai Visconti sino alla metà degli anni '60 quando
divenne procuratore del giudice d'Arborea Mariano de Bas. Per le notizie specifiche su
Marzucco vedi Petrucci, Re in Sardegna, cit., pp. 88-89.
" Fu Anziano nel febbraio 1260; cfr. ASPi, Dipi Primaziale, 1260 febbraio 23.
Annales Ianuenses, cit., p. 235.
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevi 93
" ASSi, Dipi Rìformagioni, 1257 giugno 9. Non era propriamente una riunione plena
ria del Consiglio Maggiore ma quella di un Consiglio del Senato allargato. L'atto è rogato
a Vecchiano dove era situato l'accampamento dell'esercito nell'imminenza dello scontro
con il nemico.
100 ASVe, Pacta, 4, cc. 94-95 e copia in ASPi, Carte Bonaini, n. 6, 1258 agosto 17. In
questo caso abbiamo la presenza del Capitano del Popolo mentre questi è assente nel
maggio del 1256 alla nomina dei procuratori per la conferma dell'alleanza con Siena
(ASSi, Dipi. Rìformagioni, 1257 maggio 30) e al consiglio riunito i giorni prima della
battaglia di Vecchiano (ASSi, Dipi. Rìformagioni, 1257 giugno 9).
94 Pierluigi Castagneto
101 Quasi sicuramente questi appartenevano al Popolo, ma rimando con più precisione
al lavoro di L. Ticciati, L'Ordine dei Mercanti a Pisa nei secoli XII e XIII, tesi di
Dottorato di ricerca, Torino, 1987-90, 2 voli.
"" Cristiani, Nobiltà, cit., p. 188.
'"' II Cristiani sostiene che il collegio era formato da dodici persone senza segnalare che
nei primi anni il numero era solo di nove membri; cfr. ivi, p. 189. L'ultimo collegio di nove
membri è attestato il 17 agosto 1257 (documento citato a nota 100) mentre il primo in cui
compaiono 12 Anziani risale al 1258 (ASGe, Archivio Segreto, 1259 maggio 16).
"" Cristiani, Nobiltà, cit., pp. 188-231 e appendice Vili pp. 485-487; i collegi degli
Anziani sono editi in Breve Vetus seti Chronica Antkianorum civitatis Pisarum ab anno
Dominicae Incarnationis MCCLXXXIX ad annum MCCCCIX, a cura di F. Bonaini, in
"Archivio Storico Italiano", VI (1848), pp. 647-792.
"" ASVe, Pacta, 4, cc. 94-95 e copia in ASPi, Carte Bonaini, n. 6, 1258 agosto 17; sono
eletti un calzolaio e un cuoiaio.
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevi 95
glio della Credenza112. La rubrica LUI del Breve Populi'" parla di questi
consigli e stabilisce che fossero direttamente eletti dagli Anziani stessi. 11
Consiglio Minore era composto da 24 membri (6 per quartiere) scelti tra
gli uomini delle società del popolo, mentre quello Maggiore era compo
sto da 15 uomini per quartiere con modalità simili al consiglio più
ristretto. I membri di questi due organi consultivi non potevano entrare
contemporaneamente nel Consiglio del Senato, della Credenza, dei Do
dici del Popolo, e anzi, in modo più generale, l'elezione in tutti i consigli
era esclusiva così da garantire un numero effettivo di componenti e una
maggiore partecipazione che evitasse il cumulo delle cariche.
Il consiglio della Credenza, anche se citato sempre assieme al consi
glio del Senato, era separato da quest'ultimo; del consiglio del Senato
facevano parte 40 membri"4 mentre non conosciamo il numero degli
appartenenti alla Credenza. A differenza del Senato, la Credenza fu
organo di nuova istituzione i cui membri erano tenuti alla riservatezza
degli argomenti discussi in sede di consiglio ed ebbe esclusive compe
tenze dì governo come attestato nel Breve del Comune del 1287 in cui si
legge: habeant (consiliarios credentic), una cum consilio senatus, prò
comuni Pisano, totius plenitudinem potestatis sicut generale consilio
preter quam datam et prestantiam imponendi vel exercitus faciendi seu
guerram incipiendi1".
La presenza di un altro consiglio detto dei Dodici del Popolo è invece
documentata solo a partire dal 12601"'. Dei dodici del Popolo sì sa poco,
in quanto la relativa rubrica del Breve del Popolo"7 è generica e sembra
che sia stata profondamente corretta in epoca ugolimana; questo consì
glio che in certe occasioni appare assieme agli Anziani aveva come gli
altri funzioni consultive, anche se, essendo un organo organizzativo del
Popolo, è ipotizzabile che svolgesse compiti specificamente politici e
giudiztari"^.
Gli Anziani, i loro consigli Maggiore e Minore, i Dodici del Popolo, il
Consiglio della Credenza e quello del Senato, costituivano un complesso
di organi, tra loro coordinati, ai quali, assieme al Podestà, erano affidate
le competenze di governo. Tra essi vi era però un nucleo ristretto
costituito dagli Anziani, dal Senato e dalla Credenza a cui erano attri
buiti specifici compiti direttivi. Ovviamente anche il Podestà era coin
volto nel governo della città e a lui spettava il compito di convocare e
La relativa calma che si venne instaurando in Toscana a partire dal 1260 La riforma
fu probabilmente l'effetto della vittoria di Montaperti che sanzionò per corporativa
un settennio il predominio quasi incontrastato delle fazioni filoimperiali.
Per Pisa furono anche gli anni della grande rivincita su Lucca, rimasta
sola nella fedeltà alla Chiesa, anche se i legami tra la nostra città e la lega
ghibellina, così come si evince dalle pagine del Davidsohn122, non furono
strettissimi in quanto il fiorentino Guido Novello e i suoi seguaci erano
troppo sbilanciati a favore di Manfredi, mai visto con troppo favore dai
Pisani.
Fu proprio durante il periodo ghibellino che il nuovo ceto dirigente
pisano impresse un'ulteriore svolta agli ordinamenti del Comune coinvol
gendo questa volta le istituzioni corporative. Venne attuata quella che
noi oggi definiamo la riforma corporativa con cui fu modificato l'isti
tuto delle Quattro Arti che divenne delle Sette Arti con l'aggiunta di
tavernai, vinai e notai. Con la stessa riforma fu istituito ex novo il terzo
Ordine, la Universitus Artis Lanae, che si aggiunse all'Ordine del Mare e
all'Ordine dei Mercanti. Venne inoltre fondata la Societas Trium Ordi
nimi con compiti di coordinamento tra i tre Ordini mercantili. Della
riforma tuttavia non abbiamo una precisa attestazione cronologica, ma
soltanto il lasso di tempo in cui si realizzò. Ebbe luogo tra il 21 maggio
1266 e il gennaio 1267; siamo in grado di definire il periodo tramite
l'esame delle presenze dei rappresentanti delle Arti nel collegio degli
Anziani. Nel maggio 1266 abbiamo un collegio di Anziani in cui sono
annoverati tre artefici: un cuoiaio, un calzolaio e un pellicciaio, esponenti
delle vecchie Quattro Arti, mentre nel gennaio 1267 troviamo come
anziano artefice un notaio123, f notai erano una delle tre nuove Arti che
ottennero la rappresentanza politica e da quando vennero ammessi
nell'Anzianato non mancarono mai di avere un loro esponente124. L'orga
nigramma corporativo del Comune pisano dopo le modifiche del secondo
semestre 1266 aveva dunque tre nuovi istituti; il primo a comparire
dovette essere l'istituto delle Sette Arti, poi l'Arte della Lana e infine la
Società dei Tre Ordini: giungiamo a tale conclusione grazie alle indica
zioni contenute nella rubrica CLVII del I libro del Breve del Comune del
1286'".
132 Davidsohn, Storia di Firenze, cit., Il, 1, cit., pp. 717-719 e 782; Lucca fu costretta a
cedere alle pressioni della lega delle città ghibelline nell'agosto del 1264 ed espulse i guelfi
fiorentini fuoriusciti; ivi p. 761.
Chronicon, cit., p. 114. In riferimento alla nota successiva si deve precisare che i
notai dopo la loro ammissione nell'Anzianato non mancarono mai di essere rappresentati
in quella magistratura.
131 ASFi. Dipi. Comune Castelfranco di Sotto, 1267 maggio 21; come vedremo le arti
divennero sette: se nel maggio 1266 la riforma avesse già avuto luogo non è realistico
pensare che i tre seggi del consiglio fossero ancora occupati dalle quattro arti originarie;
visto che a quella data sono ancora rappresentate le Quattro Arti vuoi dire che la riforma
non era stata attuata. Al contrario, almeno una delle tre nuove arti avrebbe ovviamente
visto eleggere i propri rappresentanti nell'Anzianato se per quella data si fosse riorganiz
zato il sistema delle rappresentanze. A conferma di questa tesi sta il Breve Vetus
Antianorum che dal 1288 annovera tutti i collegi; in essi è sempre compreso uno o più
membri dei vinai, notai e tavernai, le tre nuove arti; cfr. Breve Vetus seti Chroniea
Anthianorum, cit., pp. 647 ss.
"' Bonaini, Statuti, cit.. I, BPC p. 288-291. Compare un elenco delle nuove istituzioni e
per primo sono citati l'Ordine del Mare e l'Ordine dei Mercanti poi le Sette Arti e di
seguito Consoli e Capitani dei Porti di Sardegna, Consoli e Capitani del Porto di Tunisi e
infine l'Arte della Lana. Dopo l'Ordine dei Mercanti vengono elencate le magistrature
Comune, Popolo e Arti a Pis^ al tempo degli ultimi Svevi 99
dirigente.
L'istituzione dell'Arte della Lana ebbe luogo nella seconda metà del
1266 con una genesi particolare; come abbiamo detto essa non era
annoverata tra le Quattro Arti e si hanno sue tracce come organizzazione
corporativa autonoma solo dal 1268"1.
La documentazione attesta la presenza di lanarii sino dagli anni '20
del XIII secolo"2, seppur rarissime sono le notizie sul loro inquadra
mento corporativo. Nel 1260 addirittura — pochi anni prima della ri
forma — compare ncll'Anzianato un certo Ottolino lanaiolo"3 di cui però
non si riesce a stabilire la corporazione di appartenenza. Non abbiamo
una prova diretta dell'appartenenza dei lanaioli ad una delle organizza
zioni mercantili in quanto, come detto, prima del 1268 non è pervenuto
alcun atto pubblico dei lanarii pisani. Se comunque esaminiamo le cate
gorie artigiane inserite w^WOrdo Maris. ci si accorge che i produttori di
panni avevano poco a che fare con barcaioli, hussaioli, calafati, canapa-
Isoppo. L'Ordine del mare, cit., pp. 126-145; e R. Trevisan. Per la storia dell'Orde)
Maris dì Pisa intomo alla metà del Duecento, il Registro Comune A 46, in Pisa e la
Toscana occidentale nel Medioevo, 1. a cura di G. Rossetti, Pisa, GISEM ETS Edìtrice,
1991, pp. 32S-367, in patticolare pp. 328- 329.
135 Bonaini, Statuti, cit., Ili, pp. 2-167.
Le prime redazioni dei Brevi dei tre ordini mercantili a noi pervenute risalgono al
1305, cfr. Bonaini, Statuti, cil.. Ili, pp. 1-760.
Cfr. la rubrica XLI11 "De faciendo mieti preconem ter ne quis faeiat pannum
falsum" del Breve dei Mercanti in Bonaini, Statuti, cit., Ili, p. 28. Essa vieta a chiunque di
produrre panni di lana scadenti e manipolati non permettendo che nella loro tessitura sia
utilizzata lana vecchia o fibre diverse da lana. Chi contravveniva a tale norma era
costretto a bruciare pubblicamente i panni "falsi" e a essere denunciato a) Podestà.
Sull'Ordine dei Mercanti si veda comunque il recente ed esaustivo lavoro di L.
Ticciati, L'Ordine dei Mercanti a Pisa nei secoli XII e XIÌI, cit.
'* Cfr. il Breve dei Mercanti e in particolare l'ultima sezione non rubricata dove sono
inclusi i brevi delle categorie sottomesse; Bonaini, Stututi, cit.. Ili, p. 89 e ss.
102 Pierluigi Castagneto
canti.
Parallelamente all'Arte della Lana venne istituita la Societas trium
Ordinum, una sorta di confederazione degli Ordini del Mare, dei Mer
canti e della Lana in honorem et augumentum Pisani communis, An-
thianorum et Populi et dictorum trium Ordinum141. I consoli dei Tre
Ordini si dovevano riunire ogni 15 giorni per provvedere alle necessità
delle rispettive corporazioni, promettevano di rinnovare ogni tre anni la
Società e di giurare all'atto della loro elezione i capitoli del Breve
inerenti alla società stessa. Le ultime due rubriche sanciscono l'elezione
di un priore da nominare a rotazione tra i consoli dei tre Ordini; sono
siglate B.S. così da far pensare allo Schaube che l'intero istituto, ed anzi
per estensione, l'intera riforma corporativa venisse attuata sotto la pode
steria di Bartolomeo de Soppo in carica per due mandati nel 1267 e 1268.
In realtà solo l'istituzione del Priore è da attribuirsi a questo magistrato
in quanto solo le due rubriche relative ad esso sono siglate.
La Società dei Tre Ordini, per quanto ci è dato di sapere, non andò
mai in funzione o probabilmente andò in crisi nel periodo immediata
mente successivo alla sua istituzione. Sono giunto a questa conclusione
perché non si è mai trovato un atto prodotto dalla Società o dal Priora-
400-402.
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevì 103
to'42, e poi per il fatto ancor più significativo che nella legislazione
comunale i riferimenti sono limitati.
Nel Breve del Comune e nel Breve del Popolo del 1287 non si trova
alcun accenno, mentre è diversa la posizione delle rubriche della Societas
all'interno dei singoli Statuti dei Tre Ordini Mercantili la cui redazione
risale al 1305. Nel Breve Curiae Maris i capitoli relativi alla Società dei
Tre Ordini rimangono rubricati dimostrando di non aver subito profonde
modifiche143; nel Breve Mercatorum furono stralciati dal testo rubricato,
e, profondamente modificati, furono inseriti in appendice assieme all'e
lenco delle commissioni dei correttori144. Nel Breve Artis lanae subirono
la stessa sorte; profondamente emendati, persero la rubricazione così da
apparire una continuazione della rubrica LXXI De lavatori de la lana e
de boldroni145.
L'azione politica del Popolo nel suo secondo decennio di governo del
Comune aveva portato alla modifica delle organizzazioni corporative
rivelando che gli equilibri interni della nuova aggregazione politica sta
vano mutando velocemente.
La cooptazione di altre arti, la formazione di un nuovo ordine
mercantile, l'istituzione di una "super curia" tra gli ordini mercantili,
indicano che all'interno del Popolus acquisivano maggior peso gli espo
nenti del mondo mercantile e industriale e cioè di coloro che erano
immatricolati nelle Sette Arti e nei Tre Ordini. In questo senso, e solo a
partire dalla riforma corporativa, si può affermare con il Cristiani che il
forte peso esercitato dagli Anziani sugli organi legislativi ed esecutivi del
Comune esprimeva principalmente gli orientamenti delle maggiori corpo
razioni mercantili essendo queste le categorie prevalenti nell'Anziana-
to144.
Se di fatto i membri dell'Anzianato provenivano in buona parte dalle
Artes e dagli Ordines, l'allargamento alle Sette Arti e ai Tre Ordini
aumentava sì la base sociale dell'Anzianato e del Comune, ma allo stesso
tempo definiva quali gruppi potessero aspirare alla direzione della città.
In pratica il ceto mercantile-imprenditoriale con la riforma corporativa
razionalizzò il sistema delle rappresentanze e nel serrare le file andò ad
escludere altre forze (altre Arti) che dal basso aspiravano ad entrare
nelle strutture del potere, attribuendosi l'esclusività del governo. Un ceto
che, avendo ottenuto negli anni '50 del Duecento il controllo di buona
parte delle istituzioni del Comune, negli anni '60 ridefinì la fisionomia
dell'ambito corporativo, suo antico spazio di azione politica ed econo
mica; la sua azione si indirizzò, verso il basso, assicurandosi il disciplina-
Cristiani parla di attestazioni saltuarie ma ne cita una sola; Cristiani, Nobiltà, cit., p.
226 n. 170.
"' Vedi nota 141.
'" Bonaini, Statuti, rii., Ili, pp. 148-149.
145Ivi, pp. 724-725.
146Cristiani, Nobiltà, cit., p. 224.
104 Pierluìgi Castagneto
147 Isoppo, L'Ordine del Mare, cit.; R. Trevisan, L'Ordine del Mare a Pisa dalle origini
alla metà del secolo XIII, tesi di Laurea, Università di Pisa - Dipartimento di Medievistica,
a.a. 1986-87, rei. G. Rossetti.
14S Per l'edizione si veda R. Trevisan, Per la storia dell'Orda Maris di Pisa, cit., pp.
325-367.
Comune, Popolo e Arti a Pisa al tempo degli ultimi Svevi 105
Cristiani, Gli avvenimenti pisani del periodo ugoliniano, cil., pp. 36-37.