Sei sulla pagina 1di 17

OGNI ESSERE VIVENTE HA DIRITTO A

VIVERE IL SUO SOGNO, MA…


Prefazione dell’autore

Questa fiaba è dedicata a tutti quei genitori, papà e


mamme, che ancora credono che nelle favole vi sia un
insegnamento, un valore che potrà tornare utile nel
corso della vita dei loro, ancora, piccoli figli.
E’ dedicata a loro, a coloro, che credono che ancora e
ancora la fiaba debba essere presente nell’infanzia dei
loro figli affinchè possano godere della meraviglia
della loro fantasia, dei loro sogni, ma soprattutto,
possano ancora godere della narrazione della fiaba da
parte dei loro genitori, i quali, potranno trasmettere
con linguaggio trasognante valori che altrimenti
verrebbero veicolati in modi e mezzi meno fantasiosi e
più accesi se non polemici. Ma prima che l’I-Phone sia
presente nelle mani dei piccoli a distruggere il
formarsi del pensiero fantasioso e del sogno.
La PRINCIPESSA e lo STALLIERE

C’era una volta un castello. Si trovava su


una soleggiata radura costeggiata da un
fitto e oscuro bosco. C’era anche il villaggio
dei villani, costruito a ridosso del maniero:
povere capanne di legno con tetto di paglia.
E chi vi abitava sembrava essere felice,
perché mai la guerra era arrivata presso il
castello. Vi abitavano i principi, padroni
delle terre e dei boschi; essi avevano una
figliola; bellissima si diceva in giro. Può
sembrare strano, ma l’unico cruccio che
avevano i villani era quello che non potevano
guardare in faccia i regnanti. Quando i
villani erano davanti al Principe, questi,
dovevano avere il capo chino: nessuno doveva
azzardarsi ad alzare lo sguardo verso le loro
persone!! Questa era la loro volontà da
sempre. Era vietato loro guardare in faccia
il principe, la Principessa e la loro figlia!
Il Castello, e il villaggio fatto di capanne di

legno con tetti di paglia ...


Tra questi
villani vi era
anche colui che
aveva il
compito di
curare le stalle
e gli animali
che vi
vivevano, come
i cavalli: il
garzone della
stalla.
Lo stalliere.
Costui ebbe la
ventura di vedere la Principessa, la figlia
dei regnanti, una volta, quando era bambino.
La regola di non guardare i principi per i
bambini era meno severa. Da dietro una
steccionata, nella corte interna al Castello,
lo stalliere, quando era ancora bambino,
ebbe modo di vederla e se ne innamorò. Da
bambina la Principessa aveva lunghi capelli
neri, un sorriso dolcissimo e luminosi occhi
verdi…
Poi, da grande, eccolo al servizio delle
stalle, ma non potè più guardale il viso. Non
gli rimase che sognarlo, vederlo nella sua
fantasia. E sognò, sognò…
Ascoltando la sua soavissima voce, mentre
ella

impartiva le sue disposizioni, lo stalliere


cercava di immaginare il suo volto di donna:
Aveva ancora i capelli neri lunghi come da
bambina? Il suo sorriso era ancora così
splendente come i suoi occhi? Allo stalliere
bastava ascoltare la sua voce per sentirla
vicina. Si accontentava della dolcezza con
cui le chiedeva di prepararle il suo destriero
bianco… Si accontentava di guardarla alle
spalle nell’allontanarsi verso la radura
immaginando il suo sorriso, come se andasse
incontro alla felicità…

Il sogno era l’unica via grazie al quale lo


stalliere continuava a immaginare, anzi, a
vedere la sua Principessa. Era la cosa più
bella in quell’angolo di mondo sperduto tra
boschi e verdi pascoli: poteva piovere,
diluviare, il vento poteva sradicare le piante
più robuste che, per lo stalliere, era sempre
primavera. Ma spesso le cose belle durano
poco; si infrangono come vetri contro la
dura pietra…
Un triste giorno, lo stalliere venne avvertito
che la Principessa era caduta da cavallo. Lo
stalliere corse a perdifiato verso il margine
del bosco e la trovo al suolo, pallida… troppo
pallida…
…una morsa di dolore gli strinse il cuore e
gli rapì la vita. Come poteva immaginare la
sua vita senza più ascoltare la soave voce
della sua principessa? Come poteva
continuare a godere delle giornate in cui
poteva ascoltare il rumore dei suoi passi sul
selciato della corte del castello? Non
sarebbe stata più vita... e la vita lo
abbandonò. Lo stalliere giacque a terra
assieme e vicino alla sua Principessa. Ma il
destino volle che la Principessa non fosse
morta; ella riprese conoscenza dopo qualche
giorno e seppe dello stalliere: di lui non
ricordava il volto. E fu sostituito con un
altro.
La Principessa non poteva sapere che ora lo
stalliere aveva raggiunto la sua più piena
felicità, perché ora viveva con il suo sogno
che nella sua realtà irreale era divenuto
realtà: i pianeti erano i loro giardini ove
riposare… …le stelle e i soli, le luminarie per
rischiarare il loro cammino. Le nebulose i
loro soffici rifugi… fino a quando quel sogno
durerà.

Qualcuno, nel castello, disse che era


apparsa una nuova costellazione nel cielo che
sembrava l’abbraccio di due innamorati.

Ogni essere vivente ha bisogno del suo


sogno; l’amore è il sogno che da senso alla
vita e una vita senza sogni e una vita vuota,
insipida.
Tutti debbono avere il diritto di sognare e
combattere contro chi vuole rubare loro i
sogni, ma…
Insegnamento:
Sappiano i bambini che debbono avere
garantito il diritto a sognare, a immaginare,
a rincorrere immagini che per gli adulti
possono apparire inutili e senza significato.
Ma sappiano gli adulti che il sognare è
sinonimo di sperare, voler realizzare, ma
sappiano anche che il mondo ha tanti
“principi” che impediscono ai loro sottomessi
di alzare il capo, obbligandoli a girare in
loro presenza a testa bassa. Questi
“principi” sono i regimi totalitari, sono i
governi corrotti, sono le persone, in alto in
grado nella scala sociale, arroganti, che si
fanno arbitri dei destini altrui. Sognare la
“bella principessa” equivale a sognare una
società veramente democratica dove tutti
debbono e possono avere le stesse
opportunità di crescita culturale, etica e
professionale. Non basta sognare, occorre
che il sognatore si decida ad alzare la testa
per vedere in faccia la sua “principessa”,
rincorrerla, afferrarla e realizzarla. Non
basta sognare, perchè spesso i sogni sono
illusioni e non si può spendere la cosa più
preziosa che si ha, ossia la vita, rincorrendo
illusioni. Dietro di esse spesso si celano la
menzogna, e le mezze verità. I genitori
facciano capire ai propri bambini che
sognare è bello, ma che prima o poi occorre
costruire i propri sogni con le proprie mani
guardandoli in faccia.
Note sull’autore:
Antonio Dal Muto è abilitato all’insegnamento del Disegno e della
Storia dell’Arte, ma non ha mai insegnato per ragioni di diverse
opportunità professionali. Ha conseguito a Roma la specializzazione
post diploma di Architetto Interior Designer. Attualmente si cimenta
nelle illustrazioni di fiabe e racconti; è autore di testi e immagini nei
fumetti dedicati alla storia delle città ( Storia di Cesena, Rimini,
Ravenna e Forlì; Storia di AriciAntica; Storia di Anzio; Storia di
Comacchio; Storia di Cervia; Storia di Sarsina; Storia di Castrocaro
e Terra del sole; La Romagna dell’800; Storia a fumetti della vita di
Giovan Battista Morgagni; Storia della Vita di Pellegrino Artusi. E’
anche autore del primo fumtto italiano che ha come protagonista la
Polizia di Stato e una location reale: Cesena e il suo territorio: “Le
inchieste del Commissario Montalti”. E’ saggista. Le vicende
costruttive della Basilica di San Pietro: da Costantino a Bernini... e
altri ancora che si possono reperire su SCRIBD e su AMAZON
KINDLE E-BOOK.

Come pittore è ritrattista e paesaggista; si


cimenta anche in murales esterni e quelli
interni dedicati alle camerette per bambini,
ricreando i personaggi della loro fantasia.

Vive a lavora a Cesena

a.dal.muto@alice.it
349-35.80.890

Potrebbero piacerti anche