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RELAZIONI ECONOMICHE
TRA EUROPA E MONDO ISLAMICO
SECC. XIII-XVIII
*
EUROPE’S ECONOMIC RELATIONS
WITH THE ISLAMIC WORLD
13TH - 18TH CENTURIES
*
Atti della “Trentottesima Settimana di Studi”
1-5 maggio 2006
ESTRATTO
Le Monnier
La Settimana di Studi è stata realizzata con il contributo di:
Nell’ambito delle
Manifestazioni in occasione degli 80 anni della Facoltà di Economia di Firenze
Socio benemerito:
ISBN 88-00-72239-3
La Tipografica Varese S.p.A.– Aprile 2007
Presidente della Fondazione: Pietro Vestri
Vice Presidente: Irene Sanesi
Segretario generale: Giampiero Nigro
Comitato scientifico:
Presidente:
Wim Blockmans
Vicepresidenti:
Michele Cassandro, Miguel Ángel Ladero Quesada
Direttore scientifico:
Giampiero Nigro
Giunta esecutiva:
Giorgio Borelli, Bruce M.S. Campbell, Murat Çizakça, Antonio Di Vittorio,
Laurence Fontaine, Alberto Grohmann, Adam Manikowski, Paola Massa,
John Munro, Michael North
Comitato d’Onore
Nel corso del lungo periodo durante il quale l’isola di Chio costituì l’estremo a-
vamposto cristiano in un Egeo ormai completamente controllato dall’Impero Otto-
mano, tanto il governo genovese quanto i reggitori della Maona che governava l’isola
furono impegnati in un complesso gioco politico e diplomatico con la Sublime Porta,
che li vide a volte concordi, a volte profondamente divisi. Se infatti Genova, pur te-
nendo ben presenti gli interessi di molti influenti membri della sua aristocrazia com-
merciale nell’isola egea, guardava alla situazione nel quadro di una strategia più ampia,
che vedeva da un lato la speranza di riuscire a “normalizzare” le relazioni diplomati-
che e commerciali con gli Ottomani e dall’altro la necessità, acuitasi dopo l’adesione
della Repubblica all’alleanza asburgica, di contenere militarmente il dilagare delle for-
ze turche nel bacino del Mediterraneo, i Maonesi dovevano invece tenere conto della
necessità di non urtare più del necessario la sospettosa sensibilità della Corte di Co-
stantinopoli, pur non rinnegando la fedeltà alla lontana madrepatria, per poter man-
tenere aperti i canali di relazioni economiche che legavano l’isola tanto alla capitale sul
Bosforo, quanto alle province balcaniche e anatoliche dell’Impero.
Il presente intervento si propone di riesaminare questa complessa situazione
concentrandosi in prevalenza su un periodo specifico, e cioè gli ultimi due decenni del
XV secolo e i primi due del secolo successivo, un periodo che è stato individuato sia
perché appare particolarmente significativo, sia perché la scansione temporale è stata
quasi naturalmente dettata dalla cronologia delle fonti archivistiche disponibili.
Come ho già avuto modo di sottolineare in altra sede1, la documentazione di-
plomatica genovese dei secoli XV-XVI, e soprattutto il fondo ancora in buona parte
inesplorato degli atti rogati dai notai genovesi a Chio, attualmente conservato presso
l’Archivio di Stato di Genova2, costituiscono una fonte in grado di fornire una più
1 E. BASSO, “L’ochio drito de la cità de Zenoa”. La difesa di Chio negli ultimi anni del dominio genovese, relazione
presentata al Congresso “Le armi del sovrano: armate e flotte nel mondo tra Lepanto e la Rivoluzione
francese, 1571-1789”, Roma 5-9 marzo 2001, atti in corso di stampa (il testo è consultabile in internet
all’indirizzo web: http://www.assostoria.it/Armisovrano/Basso.pdf).
2 Cfr. G.G. MUSSO, Nuovi documenti dell'Archivio di Stato di Genova sui Genovesi e il Levante nel secondo
Quattrocento, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, XXVII, 1967, 2-3, pp. 443-496, in particolare pp. 446-
447, 473-494; IDEM, I Genovesi e il Levante tra Medioevo ed Età moderna. Ricerche d'archivio, in Genova, la Liguria e
ENRICO BASSO
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chiara visione della situazione che venne a determinarsi nelle relazioni fra Genova, la
Maona e la Corte ottomana, consentendo dunque una ricerca che, una volta condotta
a termine, permetterebbe certamente di rivedere in termini più sereni il punto di vista
assai critico espresso in proposito nelle opere di Philip Pantaleon Argenti3 che, nono-
stante siano state in tempi più recenti affiancate dal lavoro di Geo Pistarino4 e presen-
tino alcune carenze ormai evidenti, rimangono comunque a tutt’oggi tra i principali
contributi scientifici sull’argomento5. In particolare, nella redazione di questo studio, ci
si avvarrà soprattutto dei dati desumibili dal prezioso registro copialettere degli ammini-
stratori della Maona residenti in Genova6 (un complesso di documenti già segnalato e
parzialmente utilizzato da vari studiosi nel corso del tempo)7 e dai rogiti di uno dei prin-
cipali notai genovesi attivi nell’isola egea in quel periodo, Niccolò Sanpietro, che copro-
no un arco di tempo che va dal settembre 1480 all’agosto 15228.
La scansione temporale delle fonti prese in considerazione coincide quindi quasi
esattamente con il periodo che va dalla morte di Maometto II (maggio 1481) alla
conquista di Rodi da parte degli eserciti di Solimano I (dicembre 1522), periodo che
rappresenta un momento molto particolare nella vicenda della fase finale della pre-
senza genovese, e più in generale “latina” nell’Egeo: dopo il fallimento degli attacchi
portati contro Rodi e Otranto nell’ultimo anno di regno di Maometto II9, e la guerra
l'Oltremare tra Medioevo ed Età moderna. Studi e ricerche d'archivio, II, Genova 1976, pp. 67-160; IDEM, Genovesi in
Levante nel secolo XVI: fonti archivistiche, in Atti del Congresso Internazionale di studi storici “Rapporti Genova –
Mediterraneo – Atlantico nell’Età Moderna”, a c. di R. BELVEDERI, Genova 1983, pp. 355-380. Il progetto di
edizione seriale degli atti dei notai genovesi attivi nell’isola egea fra il 1347 ed il 1566 si è purtroppo al
momento arrestato dopo l’edizione dei primi due volumi previsti: E. BASSO, Notai genovesi in Oltremare: atti
rogati a Chio da Giuliano de Canella (2 novembre 1380 - 31 marzo 1381), Atene 1993 (Collana storica di Fonti e
Studi italo-ellenica, serie fonti, 1); P. PIANA TONIOLO, Notai genovesi in Oltremare: atti rogati a Chio da Gregorio
Panissaro (1403 - 1405), Genova 1995 (Collana storica di Fonti e Studi italo-ellenica, serie fonti, 2).
3 PH.P. ARGENTI, Chius Vincta. The Turkish Occupation of Chios, 1566-1912, Cambridge 1941; IDEM, The
Occupation of Chios by the Genoese and their Administration of the Island, 1347-1566, I-III, Cambridge 1958.
4 G. PISTARINO, Chio dei Genovesi nel tempo di Cristoforo Colombo, Roma 1996 (Nuova Raccolta
Colombiana, 12).
5 Per una bibliografia degli studi medievistici sull’argomento, ibidem, pp. 75-78.
6 ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA (ASGE), Archivio Segreto (AS), 597, Diversorum et litterarum Mahone
Chyi. I documenti contenuti in questo registro coprono un arco di tempo che va dal 1473 al 1510.
7 Si veda, da ultima, L. BALLETTO, Tra Genova e Chio nel tempo di Cristoforo Colombo, in Chemins d’outre-
mer. Études d’histoire sur la Méditerranée médiévale offertes à Michel Balard, (Byzantina Sorbonensia, 20), 2 voll.,
Paris 2004, I, pp. 51-61, ivi, alle nn. 6-9, le indicazioni della precedente bibliografia.
8 ASGE, Notai Antichi (NA), 1689, notaio Niccolò Sanpietro; Notai Ignoti (NI), busta 63 (un attento
riscontro ha consentito di attribuire con buona probabilità alla mano del notaio Sanpietro anche gli atti
contenuti in questa filza). Una selezione di atti provenienti dalla filza 1689 è pubblicata in PH.P. ARGENTI,
The Occupation, cit., III, pp. 829-882. Per una panoramica generale sui notai attivi nella colonia nel Tardo
Medioevo, tra i quali si distinguono per la ricchezza delle silloge di atti conservati Lorenzo Villa e Agostino
de Via, cfr. G.G. MUSSO, Nuovi documenti, cit., pp. 473-494.
9 Cfr. G. GRASSO, Documenti riguardanti la costituzione di una lega contro il Turco nel 1481, in “Giornale
ligustico di archeologia, storia e belle arti”, VI, 1879, pp. 321-494, in particolare pp. 330-337; F. BABINGER,
Mehmed der Eroberer und seine Zeit. Weltenstürmer einer Zeitenwende, München 1953, trad. it. a c. di E. POLACCO,
Maometto il Conquistatore, Torino 1957, pp. 413-415, 423-435; G.G. MUSSO, Le ultime speranze dei Genovesi per il
Levante: ricerche d’archivio, in Genova, la Liguria e l’Oltremare tra Medioevo ed Età Moderna: studi e ricerche d’archivio,
Genova 1974, pp. 1-39.
LA MAONA DI CHIO
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civile seguita alla morte del Sultano, gli immediati successori del Conquistatore dovette-
ro rivolgere infatti la loro politica espansionistica prevalentemente verso l’Oriente, con-
tro la Persia, la Siria e l’Egitto10, lasciando un prolungato periodo di tregua alle superstiti
posizioni cristiane del Levante e permettendo tanto lo svilupparsi di una complessa atti-
vità diplomatica quanto una sia pur modesta ripresa dei traffici commerciali11.
Chio in particolare, e la Maona che la governava, poterono giovarsi di questa tre-
gua per riallacciare gli antichi collegamenti commerciali con l’area balcanica e i porti
dell’Anatolia occidentale, nonché per promuovere l’interscambio con le altre isole an-
cora in mano cristiana12; proprio per questa sia pur precaria tranquillità il periodo in
esame si distingue nettamente da quello successivo allorquando, dopo l’occupazione
ottomana di Rodi e delle altre isole soggette al governo dei Cavalieri dell’Ordine di S.
Giovanni13, Chio venne a trovarsi sempre più isolata in un Egeo divenuto un mare
ottomano, ormai destinazione remota rispetto agli scali veneziani di Nasso, Creta e
Cipro, posti molto più a meridione, e quindi destinata al definitivo declino della sua
residua importanza commerciale, anche se il suo ruolo di terminale orientale della
rotta commerciale che collegava il Levante con l’Inghilterra e le Fiandre, inaugurata
dai genovesi fin dall’ultimo quarto del XIII secolo, continuò a mantenersi ancora a
lungo, come dimostra la presenza di nomine di consoli dei mercanti inglesi residenti
nell’isola almeno fino al 154014.
Un’analisi della documentazione alla quale si è fatto prima riferimento consente
alcune interessanti conclusioni relativamente all’estensione della rete commerciale che
faceva capo a Chio durante l’arco di anni preso in esame: a parte l’ovvia presenza del-
la rotta di collegamento con la madrepatria, proprio la rotta diretta verso l’Inghilterra
costituisce una presenza costante tanto nei contratti commerciali quanto nel carteggio
diplomatico di tutto il periodo, mentre il rimanente complesso di rotte facenti capo al
porto dell’isola subisce significative modificazioni nel corso del tempo.
10 Cfr. H. INALCIK, The Ottoman Empire. The Classical Age, 1300-1600, London 2002², pp. 30-34.
11 Per un quadro del periodo immediatamente precedente e della bibliografia relativa, rinvio a E.
BASSO, From Cooperation to Clash of Interests: Genoa and the Turks in the Fourteenth and Fifteenth Centuries, in The
Turks, a c. di H.C. GÜZEL, K. ÇIÇEK, S. KOCA, I-VI, Ankara 2002, III, pp. 181-188.
12 Su questo periodo della storia di Chio, cfr. PH.P. ARGENTI, The Occupation, cit., I, pp. 329-369; G.
PISTARINO, Chio, cit., pp. 66-72, 509-569. Sulla situazione esistente nei piccoli stati insulari dell’Egeo, ed in
particolare nelle isole governate dai dinasti di origine veneziana, a cavallo tra XV e XVI secolo, cfr. W.
MILLER, Essays on the Latin Orient, Cambridge 1921 (rist. anastatica, Amsterdam 1964), pp. 170-173.
13 Cfr. J. VON HAMMER PURGSTALL, Geschichte des Osmanischen Reiches, I-X, Budapest 1827-1835,
traduzione francese a c. di J.J. HELLERT Histoire de l'Empire Ottoman, I-XVIII, Paris 1835-1843, V, pp. 26-44;
E. ROSSI, The Hospitallers at Rhodes, 1421-1523, in A History of the Crusades, III, The Fourteenth and Fifteenth
Centuries, a c. di K.M. SETTON, H.W. HAZARD, Madison (Wisconsin)-London 1975, pp. 314-339, in particolare
pp. 335-338 e la nota bibliografica a p. 315; S.C. SPITERI, Fortresses of the Knights, Malta 2001, pp. 42-47.
14 Sul commercio inglese a Chio, cfr. TH. RYMER, Foedera, Conventiones, Litterae et Acta Publica..., I-XIX,
London 1719-1738, XIII, pp. 353, 493; XIV, pp. 424, 704; G. PISTARINO, Genovesi d'Oriente, Genova 1990
(Civico Istituto Colombiano, Studi e Testi, 14), p. 259; E. BASSO, Genova: un impero sul mare, Cagliari 1994
(Collana di Studi italo-iberici, 20), pp. 185-196; IDem, I Genovesi in Inghilterra fra Tardo Medioevo e prima Età
Moderna, in Genova: una “porta” del Mediterraneo, a c. di L. GALLINARI, I-II, Cagliari 2005, I, pp. 523-547, in
particolare pp. 573, 573.
ENRICO BASSO
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Gli anni ’80 del XV secolo sono sicuramente, da questo punto di vista, uno dei
momenti più difficili in quanto, nonostante il mutato indirizzo generale della politica
seguita dalla Corte ottomana, le ansie ed i problemi del periodo immediatamente prece-
dente si riverberano ancora per lungo tempo sull’attività economica. Rispetto alla situa-
zione del decennio precedente, nel corso del quale, per utilizzare le parole di un
osservatore coevo, l’isola era un luogo dove “se fa piu merchancia che non se fa in Venecia”15,
la Chio degli anni ’80 appare raccolta in se stessa e il complesso delle rotte che toccano
il suo porto, dopo la scomparsa della grande rotta nord-sud che attraverso il suo snodo
collegava le perdute colonie genovesi del Mar Nero con il mercato egiziano16, risulta no-
tevolmente ridotto tanto in estensione quanto in frequentazione; una crisi commerciale
alla quale si accompagnava, già dalla fine degli anni ’70, una notevole instabilità monetaria,
alla quale la Maona da tempo cercava, con scarso successo, di porre rimedio17.
Le destinazioni più frequentemente attestate nei rogiti notarili disegnano una rete
di contatti che fa capo soprattutto alle altre isole ancora in mano cristiana (Rodi, Nas-
so, Mykonos, Creta), mentre per il territorio in mano ottomana compaiono prevalen-
temente gli scali di Skyros, Negroponte e Salonicco. Mentre alcuni di questi contatti si
riferiscono però a situazioni personali o a singole operazioni commerciali, come gli
interessi a Nasso di Guirardo Gentile18 e di Ambrogio di Ingono Giustiniani19, o
quelli a Mykonos di Giovanni Battista de Boiolo20 e di Antonio Lomellini21, la situazio-
ne per quanto riguarda Rodi e Creta e gli scali in territorio turco appare invece con-
nessa soprattutto alla necessità di approvvigionamento alimentare del mercato chiota
di derrate di primaria importanza come grano e vino.
Tenuto infatti conto della forte specializzazione della produzione agraria
dell’isola, votata nella parte meridionale alla monocultura del lentisco da cui veniva
tratto il prezioso mastice e per il resto a coltivazioni di tipo assai specializzato (orti,
oliveti, vigne, gelsi)22, essa non poteva essere autosufficiente da un punto di vista ali-
mentare; pertanto la necessità di approvvigionare la popolazione era una costante
preoccupazione dei suoi amministratori i quali, persa la possibilità di ricevere approv-
vigionamenti dall’area pontica, già dagli anni immediatamente successivi alla caduta di
Costantinopoli e degli Stretti in mano ottomana si erano orientati verso i grandi centri
di smistamento granario dell’area egea e della Penisola balcanica23.
15 Relazione del podestà di Chio Antonio Montaldo a Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano e
signore di Genova, ARCHIVIO DI STATO DI MILANO, Sforzesco, 646, doc. 21 aprile 1471.
16 Sul sistema delle rotte genovesi: M. BALARD, La Romanie génoise (XIIe-début du XVe siècle), in “Atti
della Società Ligure di Storia Patria” (“ASLi.”), n.s., XVIII, 1978, I-II, II, pp. 849-868, E. BASSO, Genova: un
impero, cit., pp. 187-189.
17 Cfr. i provvedimenti adottati per il riordino del corso delle monete adottati il 15 settembre 1479;
Tale orientamento trova puntuale riscontro nei contratti presenti fra i rogiti del
notaio Sanpietro, che confermano il ruolo fondamentale svolto da Salonicco quale
principale porto di esportazione dei prodotti della Penisola verso il resto del mondo
mediterraneo: con una sola eccezione documentata, relativa a un viaggio a Skyros e
Negroponte24, la metropoli egea è infatti la destinazione di molte delle navi in parten-
za o transito da Chio per l’acquisto di grano in questi anni, in particolare proprio ne-
gli anni ’80, come ad esempio quella di Battista de Pinu25 o le navi di Oliviero
Giustiniani e dei suoi congiunti. L’attività di queste ultime offre elementi di particola-
re interesse, in quanto in uno degli atti relativi ad esse Bernardo de Franchi viene
chiamato a rilasciare su richiesta di Biagio Giustiniani quondam Oliverii una testimo-
nianza ad eternam rei memoriam relativa agli eventi verificatisi quando il defunto Oliviero
Giustiniani li aveva inviati, nel settembre 1483, dalla sua nave all’ancora a Salonicco
fino alla località di Bercarum, sita evidentemente nell’entroterra, per presentare al loca-
le qadi una lettera recante il sigillo dell’Illustrem Dominum Turchorum, e sulle spese che
avevano dovuto sostenere a questo fine26. A tergo dello stesso documento viene regi-
strata invece la testimonianza ad eternam rei memoriam rilasciata da Paolo Battista Giu-
stinani di Baldassarre, nuovamente su richiesta di Biagio Giustiniani quondam Oliverii,
relativamente al carico di grano che quest’ultimo aveva effettuato nel 1484 in un cari-
catore del Golfo di Salonicco.
L’insieme di questi dati porta a considerare la possibilità di una frequentazione
abituale del porto di Salonicco e del suo entroterra da parte delle navi di questo ramo
della famiglia Giustiniani in virtù della concessione di qualche specifico salvacondotto
da parte del Sultano per favorire le loro attività commerciali, specificamente connesse
al mercato del grano. Del resto, Salonicco appare essere stata negli stessi anni il trami-
te anche per altri tipi di merci tradizionalmente associate al commercio genovese
nell’area, come gli schiavi. Dell’acquisto di schiave ci informano infatti due rogiti re-
datti a bordo di una nave all’ancora nel Golfo di Salonicco e a questo canale di ap-
provvigionamento si potrebbero far risalire probabilmente le presenze di schiave di
etnia bosniaca e albanese, solitamente di giovane età, che compaiono in più occasioni
negli atti del notaio27.
Se dunque gran parte del grano consumato sul mercato di Chio doveva provenire
dai Balcani ottomani attraverso il porto di Salonicco, l’approvvigionamento altrettan-
to fondamentale del vino seguiva invece itinerari collaudati da secoli, rivolgendosi,
spesso per il tramite di Rodi28, a una delle più importante zone di produzione vinicole
24 ASGE, NI, b. 63, docc. 92-94 (18-19/01/1485). Durante questo viaggio commerciale, verificatosi
nel 1484, si erano verificate, come risulta dalle testimonianze raccolte negli atti, delle controversie con
mercanti cretesi a causa delle decisioni adottate dal subasi locale.
25 Ibidem, docc. 61 (22/05/1484), 88 (22/12/1484).
26 Ibidem, doc. 100 (26/03/1485).
27 Ibidem, docc. 115-116 (2/03/1486), 122 (23/021487), 288 (26/02/1494).
28 A contatti con Rodi rinvia specificamente ad esempio un atto del luglio 1483; ibidem, doc. 25. Sulle
relazioni fra Genova e Rodi in questo periodo, cfr. C. JONA, Genova e Rodi agli albori del Rinascimento, in
“ASLi.”, LXIV (1935), pp. 67-154. Sono frequenti le attestazioni di vini cretesi imbarcati a Rodi su navi
genovesi per essere trasportati tanto verso Chio quanto verso l’Inghilterra; cfr. G. PISTARINO, G. OLGIATI,
ENRICO BASSO
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Tra Creta veneziana e Chio genovese nei secoli XIV e XV, in “Cretan Studies”, 2, 1990, pp. 197-219, in
particolare pp. 215-218.
29 ASGE, AS, 597, cc. 63v.-65r. (5/05/1483).
30 Cfr. H. INALCIK, The Ottoman Empire cit., p. 129.
31 Sull’apprezzamento generale di cui godevano i vini di Candia, cfr. F. THIRIET, La Romanie vénitienne
au Moyen Âge, Paris 1975, pp. 320, 415, 437; CH. HIGOUNET, Esquisse d’une géographie des vignobles européens à
la fin du Moyen Âge. Hommage à Federigo Melis, in F. MELIS, I vini italiani nel Medioevo, a c. di A. AFFORTUNATI
PARRINI, Firenze 1984 (Opere sparse di Federigo Melis, 7), pp. VII-XXII, in particolare pp. IX-X e
bibliografia ivi citata; A. CARRÉ, Wine and Maritime History, in “The Mariner’s Mirror”, 73, 1987, pp. 21-31;
E. BASSO, I Genovesi e il commercio del vino nel Tardo Medioevo, in La vite e il vino nella storia e nel diritto (secoli XI-
XIX), a c. di M. DA PASSANO, A. MATTONE, P.F. SIMBULA, I-II, Roma 2000, I, pp. 439-452, in particolare
p. 447.
32 Al contrabbando, attuato con la complicità di mercanti turchi, fa riferimento un provvedimento del
consegna di alcuni barili che aveva inviato da Chio ad Antonio de Morde a Tripoli di Barberia a bordo della
nave di Girolamo Fieschi.
34 Ibidem, doc. 128 (17/03/1487). Mariola, figlia di Raffaele di Molassana e vedova di Battista, si
accorda in questa occasione con Genesio di Chiavari quondam Bartholomei e Tommaso de Michele di Ragusa,
borghesi di Chio e creditori del marito, affinché Raffaele si rechi al più presto in Turchia a recuperare i beni
del genero in modo da poter pagare i debiti rimasti insoluti.
35 Ibidem, docc. 5 (17/12/1481), 10 (4/07/1482), 143 (5/01/1490). Nel secondo documento la
controparte di Raffaele Paterio nella vendita di una partita di 204 cantari e 97 rotoli di cotone è il mercante
turco Hasim Terexi. Va ricordato come le fonti attestino per questi anni la presenza di un certo numero di
mercanti genovesi attivi a Bursa e nell’Anatolia occidentale; cfr. G.G. MUSSO, Nuovi documenti, cit., pp. 482-486.
36 ASGE, AS, 597, cc. 82v.-83r.
37 Dalla datazione topica dei suoi rogiti è possibile desumere che Niccolò Sanpietro era rientrato a
Genova verso il 1490, per tornare poi a Chio, forse definitivamente, a partire dal 1507. Questo ritorno
LA MAONA DI CHIO
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nell’isola, anomalo per la prassi delle carriere notarili nella Genova del tempo, potrebbe forse essere connesso
ai turbinosi eventi delle rivolte anti-nobiliari e anti-francesi del 1506-1507, che nella loro prima fase avevano
annoverato tra i protagonisti membri della famiglia Giustiniani e personaggi loro strettamente associati, e
potrebbe quindi nascondere un risvolto politico. Sugli eventi storici menzionati, cfr. C. COSTANTINI, La
Repubblica di Genova nell’Età Moderna, Torino 1978 (Storia d’Italia diretta da G. Galasso, IX), pp. 9-13; A.
PACINI, La Repubblica di Genova nel secolo XVI, in Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, a c. di D.
PUNCUH, Genova 2003, pp. 325-390, in particolare pp. 333-336. Sulle carriere dei notai genovesi in
Oltremare, cfr. G. OLGIATI, Una diversa dimensione professionale: il notaio genovese nelle colonie tra XIV e XV secolo,
in Tra Siviglia e Genova: notaio, documento e commercio in età colombiana, a c. di V. PIERGIOVANNI, Milano 1994
(Consiglio Nazionale del Notariato: Per una Storia del Notariato nella civiltà europea, II), pp. 361-376.
38 Sul ritrovato dinamismo dell’economia di Chio G. PISTARINO, Chio, cit., pp. 513, 516-519.
39 ASGE, AS, 597, cc. 90v.-91r. (5/05/1492).
40 Sulla guerra del 1499-1502, risoltasi in una disastrosa sconfitta per Venezia, cfr. F.C. LANE, Naval
Actions and Fleet Organisation, 1499-1502, in Renaissance Venice, a c. di J.R. HALE, Winchester 1978, pp. 147-
173 (ripubblicato in versione italiana in IDEM, Le navi di Venezia, Torino 1983, pp. 251-283).
41 Cfr. A. GIUSTINIANI, Annali della Repubblica di Genova, ed. a c. di G.B. SPOTORNO, I-II, Genova
1854, II, pp. 600-602; E. PANDIANI, Storia di Genova da Carlo VIII ad Andrea Doria, Genova 1945, pp. 129-
130, IDEM, Genova e Andrea Doria nel primo quarto del Cinquecento, Genova 1949, pp. 16-17.
42 ASGE, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, doc. 151 (3/04/1516). Già negli anni precedenti
troviamo registrazioni che attestano una costanza di movimenti lungo questa rotta, come il noleggio della
nave di Oberto Peloso per un viaggio commerciale da Chio verso la Siria e l’Egitto, o l’invio di un carico di
panni al console genovese residente nella metropoli egiziana, Antonio de Franchi, ibidem, docc. 176
(10/05/1512), 169 (15/01/1515). Per un più ampio quadro dei contatti commerciali con l’Egitto
mamelucco, cfr. G.G. MUSSO, Nuovi documenti, cit., pp. 489-492; G. PETTI BALBI, Negoziare fuori Patria.
Nazioni e genovesi in età medievale, Bologna 2005 (Itinerari Medievali, 10), pp. 210-225. Sulle relazioni fra gli
Imperi ottomano e mamelucco dalla guerra del 1488-1491 fino alla conquista turca dell’Egitto nel 1517, cfr.
J. VON HAMMER-PURGSTALL, Histoire, cit., IV, pp. 24-32, 261-347.
43 Sul ruolo riguadagnato dai Genovesi nel commercio levantino in questi decenni, cfr. E. ASHTOR,
Levant Trade in the late Middle Ages, Princeton 1983, pp. 480-486, 510-511.
ENRICO BASSO
322
Particolarmente attiva appare la rotta diretta verso la Sicilia che, a giudicare dal
numero di registrazioni relative a navi inviate a caricare grano44, si avvia nei primi de-
cenni del XVI secolo ad affiancare (e forse a sostituire) nel ruolo di grande centro di
approvvigionamento alimentare le destinazioni più prossime a Chio, quali quelle di
Rodi, Salonicco e Negroponte, che pur mantengono ancora una considerevole im-
portanza45. Ciò, a dispetto della frammentarietà della documentazione e della necessi-
tà di più approfondite ricerche, permette di intravvedere il quadro di un progressivo
riorientamento delle rotte commerciali che fanno capo all’isola egea, un processo che,
nonostante alcuni episodi clamorosi, pare non risentire del clima di ostilità intercor-
rente tra il re di Francia, signore di Genova, e quello di Spagna, ostilità che del resto
non impediva la presenza di un’attiva comunità mercantile genovese nel sud della Pe-
nisola iberica46. Proprio ai contatti diretti con quest’area della Spagna rinvia l’atto di
nomina di procuratori che rappresentino i suoi interessi a Cadice da parte di Bernar-
do de Campis quondam Iohannis47, e il fatto che l’isola egea sia ancora una volta al centro
di una fitta trama di interessi economici e commerciali, che legano gli operatori geno-
vesi presenti nell’isola con i loro partners economici operanti in Spagna, a Genova, in
Sicilia, a Rodi e nel Levante (confermata dalla presenza nelle registrazioni di navi che
praticano la rotta Sicilia-Rodi e di operazioni di cambio sulle stesse tratte)48 trova ulte-
riore conferma nell’attiva presenza in loco in questi anni di grandi operatori economici
quali Adamo Centurione, futura “colonna portante” economica del regime di Andrea
Doria49.
44 ASGE, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, docc. 239 (1/04/1515), 276 (1/04/1516), 99
(1/04/1516), 207 (21/08/1520). L’ultimo doc. è edito in PH.P. ARGENTI, The Occupation, cit., III, p. 869.
45 Per alcuni esempi di navi inviate a caricare grano e sale in queste località dall’Officium Victualium
Chii, ASGE, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, docc. 157-158 (17/07/1514), sine numero (3/07/1515),
150 (12/11/1515), 274 (21/04/1516).
46 Già l’ambasceria che aveva trattato la sottomissione di Genova alla Francia nel 1499 aveva del resto
voluto che venisse inserito nel trattato uno specifico capitolo che esentava esplicitamente i Genovesi
dall’obbligo di combattere contro il re di Spagna; cfr. L.G. PÉLISSIER, Documents pour l’histoire de l’établissement
de la domination française à Gênes (1498-1500), “ASLi.”, XXIV/2 (1894), pp. 333-554, in particolare pp. 496-
497; E. PANDIANI, Genova e Andrea Doria, cit., pp. 11, 18-20.
47 ASGE, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, doc. 171 (6/02/1515).
48 Ibidem, docc. 207 (21/08/1520), 147 (24/10/1521). Il primo doc. è parzialmente edito in PH.P.
A. LERCARI, in Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova 1996, pp. 228-231.
50 ASGE, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, docc. 183 (27/06/1515), 94 (23/08/1521), 57
(3/10/1521), 143 (11/10/1521). Il secondo e il quarto docc. sono parzialmente editi in PH.P. ARGENTI,
The Occupation, cit., III, p. 878.
LA MAONA DI CHIO
323
compimento del destino di Rodi che, come si è detto, lascerà Chio ancor più isolata e
frenerà in modo inesorabile la ripresa che pur si era avviata.
Sembrava dunque a questo punto che fosse prossimo ad avverarsi l’incubo che
aveva tormentato i governi genovesi almeno a partire dal 1453 e che aveva spinto il
Comune a tentare già dal 1454 di ottenere attraverso la diplomazia la concessione dal-
la Sublime Porta di capitolazioni analoghe a quelle ottenute nel corso del tempo da
Venezia e da altre Potenze occidentali51. Tutti questi sforzi erano risultati vani, e i Ge-
novesi avevano dovuto aggrapparsi alla fragile tregua garantita dal firmano con il qua-
le, il 29 maggio 1453, Maometto II aveva accettato la resa e sottomissione della
colonia di Pera52, una tregua che non garantiva assolutamente la sicurezza delle loro
colonie, come avevano potuto dolorosamente sperimentare negli anni successivi53.
Solo Chio, alla fine, era riuscita a sopravvivere, e questo grazie al fatto che, in vir-
tù dei proventi del commercio del mastice e delle altre entrate garantite dalla posizio-
ne dell’isola, i Maonesi erano sempre riusciti, sia pure tra crescenti difficoltà, a
garantire il pagamento del kharag, salito nel corso del tempo fino all’importo di
12.000 ducati l’anno, e quindi a rendere economicamente interessante per la Corte
ottomana la sopravvivenza di questo insediamento “latino”.
Una simile situazione non era tuttavia compatibile con il tentativo di tutelare e svi-
luppare nuovamente gli interessi economici genovesi nell’area, e questo spiega i tentativi
messi in atto sia nel tardo XV secolo che nella prima metà del successivo per raggiunge-
re infine un accordo che garantisse maggiormente tanto gli interessi della madrepatria,
quanto quelli della Maona, un’esigenza che sarebbe divenuta assolutamente pressante
proprio dalla fine del terzo decennio del XVI secolo in conseguenza della svolta fon-
damentale impressa alla politica genovese dal passaggio dall’alleanza francese a quella
spagnola sanzionato dagli accordi fra Andrea Doria e Carlo V54.
Il cambiamento di campo operato da Genova, destinato a rilanciare potentemen-
te il ruolo della Repubblica a livello internazionale, avrebbe avuto infatti anche delle
conseguenze indesiderate, e fra queste sicuramente la più preoccupante sarebbe stata
quella dell’atteggiamento ottomano nei confronti di quella che rischiava di divenire
una posizione avanzata del loro più pericoloso rivale nella contesa per il controllo del
Mediterraneo, al quale si sarebbe sommata la volontà di rivalsa della Francia, fresca
alleata della Porta in chiave anti-asburgica, che tramite i propri emissari non avrebbe
mancato di aizzare il Gran Signore contro i “traditori” genovesi e il loro possedimen-
to più orientale55, possibile nido di spie pronte a riferire i movimenti della flotta ot-
tomana ai loro referenti a Genova e Madrid56.
51 Cfr. G. OLGIATI, Diplomatici ed ambasciatori della Repubblica nel Quattrocento, in La Storia dei Genovesi, XI,
Genova di Andrea Doria nell’Impero di Carlo V, Firenze 1999, pp. 35-52, 70-75, 271-288, 457-510. Sugli accordi
intercorsi tra Francesi e Turchi per azioni contro gli interessi genovesi, con particolare riferimento alla
ENRICO BASSO
324
situazione di Chio, e sui tentativi diplomatici genovesi di giungere ad un accordo di “neutralità” con la
Sublime Porta, cfr. C. MANFRONI, Le relazioni fra Genova, l’Impero Bizantino e i Turchi, in “ASLi.”, XXVIII/3
(1898), pp. 577-858, in particolare pp. 757-782, 809-856; R. DI TUCCI, Il soggiorno di Sampiero Corso a Scio, in
“Archivio Storico di Corsica”, IX, 1933, 3, pp. 416-421, in particolare p. 421; PH.P. ARGENTI, The Occupa-
tion, cit., I, pp. 343-345, 358-360.
56 E. BASSO, The Shadow of the Crescent: Christian Espionnage in the Turkish Territory after the Fall of Constan-
tinoples, in The Great Turkish-Ottoman Civilization, a c. di G. EREN, I-IV, Ankara 2000, I, pp. 164-170.
57 Si vedano i riferimenti a missioni diplomatiche e agli omaggi personali al Sultano e ai membri della
Corte in ASGE, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, docc. sine numero (8/06/1519), 111 (24/05/1521). Il
secondo documento è edito, con datazione erroneamente riportata al 1520, in PH.P. ARGENTI, The
Occupation, cit., III, p. 868.
58 In effetti, le autorità genovesi, ben consapevoli di questo aspetto, tentarono in ogni modo di
distaccare almeno formalmente le loro responsabilità di fronte alla Sublime Porta da quelle del “privato
cittadino” Andrea Doria, giungendo a chiedere a quest’ultimo di cedere nominalmente il comando della
sua squadra navale al nipote Gian Andrea, in modo da fornire più difficilmente esca alle pressioni dei
diplomatici francesi a Costantinopoli nei loro tentativi di aizzare il Sultano contro Genova e i suoi
possedimenti. Cfr. R. DI TUCCI, Il soggiorno, cit., p. 419.
59 Si consideri, a questo proposito, lo sforzo enorme che la Repubblica dovette sostenere nella guerra
di Corsica e nel contrasto della pirateria barbaresca; cfr. C. COSTANTINI, La Repubblica, cit., pp. 62-63.
60 Cfr. G. PISTARINO, Chio, cit., pp. 558-561.
INDICE
Relazioni
NENAD MOAČANIN, Demographical Trends in the Ottoman
Empire in Europe and their Impact on Economy: neither the West,
nor the East .................................................................................................. pag. 55
GIUSEPPE COSSUTO, Affinità e divergenze nel sistema di tassazione
ottomano applicato agli stati vassalli di Moldavia, Valacchia e Crimea
nei secoli XV-XVII ....................................................................................... » 75
Comunicazioni:
CONCEPCIÓN VILLANUEVA MORTE, El mundo mudéjar y el comercio
terrestre entre los reinos de Aragón y Valencia en el siglo XV............... » 97
CARMEN TRILLO SAN JOSÉ, Organización del espacio agrícolo
y del agua en la Granada nazarí (siglos XIII-XV)..................................... » 121
ROSER SALICRÚ I LLUCH , ¿Repensando Granada? Presencia y
penetración diferenzial cristiana en el sultanato nazarí en la Baja
Edad Media.................................................................................................... » 135
Relazioni
DAVID JACOBY, The Economic Function of the Crusader States of the
Levant: a New Approach ................................................................................ pag. 159
1052
Comunicazioni
ENRICO BASSO, La Maona di Chio, Genova e l’Impero Ottomano:
relazioni commerciali e intrecci diplomatici fra Tardo Medioevo
e prima Età moderna....................................................................................pag. 315
MANUEL RUZAFA GARCÍA, La morería de Valencia: centro
económico mudéjar en área de convergencia cristiana y musulmana
mediterránea (1370-1500) ............................................................................ » 325
MARIA FILOMENA LÓPES DE BARROS, The Portuguese Muslim Minority
and North Africa .......................................................................................... » 339
SVETLANA IVANOVA, Minorities All Around – And Merchants
All Around (towards the Social Status of the Merchant Estate
in Ottoman Overland Trade in the Balkans, 17th-18th cc.) ....................... » 351
UGO TUCCI, Mercanti veneziani e usi di piazza di Alessandria alla
fine del Quattrocento ................................................................................... » 365
Relazioni
MAYA SHATZMILLER, A Misconstrued Link: Europe and the
Economic History of Islamic Trade ..........................................................pag 387
1053
Comunicazioni
INGRID HOUSSAYE MICHIENZI, Les efforts des compagnies Datini
pour établir des relations avec les pays du Maghreb, fin XIVe-
debut XVe siècle............................................................................................pag. 569
PHILIPPE GOURDIN, Les pays du Maghreb et la rivalité entre
Catalans et Italiens pour dominer les routes commerciales de
Méditarranée occidentale (fin XIVe-début XVe siècle) ........................... » 595
MOMČILO SPREMIĆ, Relazioni economiche fra Dubrovnik (Ragusa)
e il mondo islamico dal XIII al XV secolo................................................ » 603
FRANCISCO J. APELLANIZ, Crise financière et rapports internationaux
en Méditerranée: La faillite des corporations européennes dans le
sultanat mamelouk (1450-1517)................................................................. » 617
PHOTIS BAROUTSOS, Population Mobility in Crete within the
Framework of Venetian-Turkish Relations (1470-1645) ......................... » 637
ANNE BROGINI, De l’île corsaire à l’île-rélais . Les échanges entre
Malte et la rive musulmane aux XVIe et XVIIe siècles............................. » 651
Relazioni
MURAT ÇIZAKÇA, Cross-cultural Borrowing and Comparative
Evolution of Institutions between Islamic World and the West ............pag. 671
EHUD R. TOLEDANO, The Shifting Patterns of Ottoman
Enslavement in the Early Modern Period: From European
to African-Caucasian .................................................................................... » 699
WILLIAM GERVASE CLARENCE-SMITH, Scientific and Technological
Interchanges between the Islamic World and Europe, c. 1450-c. 1800. » 719
RICARDO CORDOBA DE LA LLAVE,Industrial Techniques in al-Andalus:
a Long-lasting Legacy .................................................................................. » 739
ROSSITSA GRADEVA, On ‘Frenk’ Objects in Everyday Life in
Ottoman Balkans: the Case of Sofia, Mid-17th - mid-18th Centuries..... » 769
Comunicazioni
ALBERTO GARCÍA PORRAS, Transmisiones tecnológicas entre el área
islámica y cristiana en la Península Ibérica. El caso de la producción
cerámica esmaltada de lujo bajomedieval (ss. XIII-XV)..........................pag. 825
SALIM AYDÜZ, Firearm and Munitions Trade between the Ottoman
Empire and some European States. 1350-1600........................................ » 843
SADOK BOUBAKER, Usages de la lettre de change à Smyrne dans la
deuxième moitié du XVIIIe siècle : l’exemple de la maison Roux
de Marseille, 1759-1789................................................................................ » 863
Relazioni
ALAN M. STAHL, European Minting and the Balance of Payments
with the Islamic World in the Later Middle Ages.....................................pag. 889
JOHN MUNRO, South German Silver, European Textiles, and
Venetian Trade with the Levant and Ottoman Empire, c. 1370
to c. 1720: A Non-mercantilist Approach to the Balance of
Payments Problem ........................................................................................ » 905
BOGDAN MURGESCU, Balances of Trade and Payments between
the Ottoman Empire and Central Europe (16th-18th Centuries) ............ » 961
1055
Comunicazioni
ANGELA ORLANDI, Oro e monete da Costantinopoli a Firenze
in alcuni documenti toscani (secoli XV-XVI) ...........................................pag. 981
ANDREJ PONOMAREV, Silver In, Silver Out: Principles for
Calculating Outflow of a Medieval Currency ........................................... » 1005
MICHAŁ TYMOWSKI, Impact de la révolution des prix en Europe
du XVIe s. sur les transformations économiques à Tombouctou
et dans le bassin du Niger moyen .............................................................. » 1025