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 Le radici familiari della malattia

“E quando dico razzo, io non adopero nessun’altra parola. 
Vedi,   la   simbolica   del   razzo   è   di   essere   in   eterna 
evoluzione. Nella maggior parte dei casi, parte dalla terra 
per   andare   verso   l’infinito   e   questo   è   il   cammino 
Malattia: la soluzione perfetta 
dell’uomo. Del resto, l’unico dovere di un essere umano è 
del cervello 
di essere in evoluzione. Allo stadio fetale è solo nell’amore 
infinito della madre, riceve e non dà nulla. Egli è nell’Io. 
Ripeti dopo di me: ‘Io dico Io’. 
“Poi il suo ruolo è di essere nel gruppo,  in seno alla 
famiglia, nel Noi: ‘Io dico Noi’. 
La   mattina,   i  miei  preparativi   furono  grande   fonte   di 
“Poi deve evolversi verso gli altri: ‘Io dico Loro’.” 
divertimento.   È   vero,   avevo   l’abitudine   di   preparare 
Ripetevo ogni frase, ma l’ultima mi vibrò così forte che 
fogli, penne multicolori, un righello e una serie di og­
me la ripeté: “Dio” (Dio → Dieu → Dis Eux → dico loro). 
getti che non utilizzavo mai. 
“Anche a te ti è mancato molto quando eri piccolo.” 
“Vedi,   ogni   essere   ha   avuto   la   possibilità   di   vivere 
Poi tutto cominciò con una parodia di meditazione. 
questa trasformazione; qualunque sia il suo percorso è 
“Dato che non sono un guru e che non siamo una setta, 
là che si dirige, e ciò non implica un cammino di soffe­
mediteremo   tutti  e  tre   sulla  parola  donna.   E  dato  che 
renza. Perché dare farebbe soffrire? 
non siamo settari, ora pronunciamo la parola uomo.” 
“Riprendiamo l’esempio del razzo. Io distinguo la psiche 
Ildal   cervello
  modo   biologico,
  di   parlare   di   Joseph
perché  era nella   vita
  così   ogni   processo
  vaneggiante,   è 
  che 
biologico.   Il   pensiero,   la   psiche   sono
talvolta mi sembrava fosse sotto l’effetto di qualche droga;    un   senso,   ma   la 
biologia è un tutto. Per me è sempre il cervello biologico 
in realtà, la sua unica dipendenza era la ricerca e le sue 
che comanda; è come un computer  perfetto,  non sbaglia 
sole droghe l’umiltà e il senso dell’umorismo. 
mai. 
“Ogni   malattia
Insistendo   è   correlata
  sull’importanza   di  a   un   parola,
  ogni unico   conflitto
  mi   spiegòed  che 
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  è 
sotto la diretta sorveglianza della centrale di comando 
tutto è simbolico nell’universo e che nessun simbolo può 
essere cambiato. Per lui la lingua francese è portatrice del 
del cervello biologico.” 
verbo Sulla lavagna disegnò la triangolazione: 
 ed è così ricca che nel suo  discorso non si doveva 
cambiare nessuna parola: se volevo, mi avrebbe spiegato il 
perché andando avanti. 

Il suo corso era strutturato molto bene, ma era anche 

Conflitto: questo termine sarà utilizzato in tutto il libro con 
intensissimo.   Iniziò   spiegandomi   che   per   lui   l’essere 
il significato di aumento del livello di stress per un problema 
umano è un tutto, una specie di razzo a tre piani: corpo­
con  se   stessi,   un’altra  persona  o  una   situazione.  In  nessun 
psiche­cervello. 
caso si tratta di lite o di rivalità. 
Conflitto Malattia 

Cervello 

“Il termine conflitto non è perfetto, ma non ho ancora la parola 
esatta  per   spiegarti  che   si  tratta dell’aumento   del livello  di 
stress   di   un   individuo   rispetto   a   qualcuno,   a   qualcosa   o   a 
qualche   situazione   equivalente.   Appena   raggiungiamo   il 
limite, ci troviamo nella soglia di massimo stress, e il cervello 
può disconnettersi come un circuito elettrico oppure inviare 
un’altra soluzione. Questa soluzione estrema è la malattia, ed 
essa   risponde   perfettamente   alla   problematica   conflittuale 
stressante.   Quindi,   ogni   malattia   si   ordina   in   funzione   dei 
rapporti conflittuali di ogni individuo; il cervello, invece di 
morire di stress, preferisce inviare una risposta appropriata. 
Si tratta della voce reale, del­l’ultima istanza: la Malattia. 

“Questa   triangolazione   permette   una   nuova   inter­


pretazione   della   malattia,   non  psicosomatica,   ma   psicho­
cerebro­organica   o   biologica.   Il   tutto   avviene   con   preci­
sione già a livello delle cellule. Ogni cellula ha una fun­
zione   fisiologica   specifica   e   anche   una   sovra­fisiologica 
altrettanto  specifica;  infatti,  io  nego   qualsiasi  distinzione 
tra sano e patologico, organico e mentale. Tutto è sotto il 
controllo   del   cervello   biologico,   che   utilizza   la   malattia 
come un organo urgente per la vita. 
“Il cancro è un organo supplementare, utile unicamente 
in una proposta di vita urgente; quando il paziente ha 
compreso la sua utilità, sparisce. La malattia è un’opera 
d’arte,   una   creazione   del   cervello   che   appare   e 
scompare   sotto   il   suo   controllo.   ‘Everything   is   under  
control.’” 
Si buttò su di me, e con un coltello finto simulò un taglio sulla 
pelle. “Che cosa succederà fra qualche giorno, come diventerà 
questa   piaga?   Evidentemente   si   cicatrizzerà.”   Quando   mi 
chiese perché, non fui in grado di spiegarlo. In quanto medico 
avevo   ovviamente   delle   risposte   sul   come,   ma   ciò   che   gli 
interessava   era   il   perché.   Mi   stressò   fino   a   farmi   dire   che 
questo fenomeno è naturale e che è applicabile al corpo inte­
ro. Ogni cellula ha lo stesso potenziale; in presenza di questo 
tipo di stress fisico, appena è finito il conflitto, il cervello invia 
l’ordine di riparazione. Lo stesso vale per qualsiasi parte del 
corpo poiché, appena finisce  lo stress, il cervello gestisce la 
guarigione.   Dopo   questo   argomento   convincente,   mi   fece 
l’esempio di un animale, la volpe. 

“Interpreterai   il   ruolo   della   volpe   e   non   potrai   più 


ragionare col tuo pensiero.  Ora tu sei questo animale, il 
tuo pensiero e il tuo corpo sono quelli di un animale. Ma 
com’è il cervello di questa volpe? È biologico come il tuo e 
funziona allo stesso modo.” 
Per   più   di   mezz’ora   mi   raccontò   che   questo   animale, 
dopo   molte   peripezie,   si   trovò   in   un   vicolo   cieco   in­
credibile: aveva inghiottito una zampa di lepre che si 
era incastrata alla bocca del duodeno e non poteva più 
mangiare; non poteva nemmeno restare troppo tempo 
senza   alimentarsi,   né   espellere   il   boccone   e   neppure 
digerirlo. 
Dopo avere elaborato tutti questi dati, il computer 
cerebrale gli inviò una risposta perfetta ed esatta per 
quel problema: era necessario aumentare le secrezioni 
gastriche e moltiplicarle per agire più in fretta nel punto 
del blocco. Quindi cosa di più semplice della creazione 
di un nuovo organo? Un cancro non è nient’altro che 
una moltiplicazione cellulare che permette di agire più 
in fretta. Appena compiuta la dige
stione, il cervello deve solamente invertire il processo. 
Ciò che prima ha aggiunto ora deve essere corroso e, 
con una semplice inversione d’ordine, deve eliminare il 
tumore per vie naturali. Questo processo è naturale. 
Poiché l’animale opera solo nel principio della realtà, ha 
unicamente problemi di questo tipo. L’essere umano è 
invece molto più complesso, perché vive nel reale, 
nell’immaginario e nel simbolico. Così, quando un 
individuo non ha digerito un conflitto a causa di un 
elevato livello di stress, il cervello invia questa sovra­
fisiologia per far fronte all’indigestione psichica: il cancro, 
l’organo corrispondente. 
Joseph mi mostrò le correlazioni biologiche esistenti dalla 
bocca   fino   all’ano,   descrivendo   nel   dettaglio   ciascuna 
funzione   fisiologica   e   la   corrispondenza   conflittuale   e 
simbolica di ogni momento della digestione. Vedendomi 
un po’ incerto, iniziò a parlarmi di ricette, di buoni vini e 
mi   chiese   dei   miei   piatti   preferiti.   Molti   ricordi   culinari 
iniziarono ad affollare la mia mente; allora mi domandò: 
“Cosa sta succedendo nel tuo corpo a livello biologico?”. 

“Ho fame.” 
“No, questo è mentale. In biologia?” 
Non comprendevo ancora dove collocava la biologia, 
ma avevo visibilmente l’acquolina in bocca. 
“Eh sì, questa è una risposta biologica. Il tuo cervello ha 
inviato solo risposte di cucina virtuale, ma la saliva è 
reale   ed   è   così   per   tutte   le   nostre   patologie.   Vedi,   la 
triangolazione si articola così, di cellula in cellula, e il 
cervello presiede a tutto ciò che l’individuo fa, a tutto 
ciò che gli accade, a tutto ciò che pensa. Tu non pensi; 
sei   pensato  dal   tuo   cervello.   In  questi   termini,   questa 
trinità è di per sé l’operazione vitale dell’essere umano. 

“Non sono qui per dirti chi ha programmato così il 
cervello, quanto per spiegarti il suo funzionamento 
biologico. A ciascuno la propria libertà di integrare 
questo fatto a livello religioso, spirituale o agnostico; 
rimane il fatto che il cervello funziona così. 
“Sono con te solo sul cammino biologico, tu acquisirai 
la   tua   indipendenza   senza   dovermi   nulla,   senza 
sottomissione. Ciò che faccio lo faccio per me, è la mia 
missione. 
“Dopo queste giornate e dopo un grazie che scriverai nella 
mia mano saremo pari, ma l’unica cosa che avrai l’obbligo 
di   fare   una   volta   raggiunta   questa   conoscenza   è   di 
diffonderla al meglio che potrai. Allora, vuoi continuare?” 

Ero   ammirato   dalla   logica   della   natura.   Volevo   si­


curamente   sviluppare   quelle   tesi   e,   che   Joseph   avesse 
ragione   o   meno,   dovevo   approfondire   ciò   che   chiamava 
biologia e che poeticamente definiva “psichismo istintivo”. 

Proseguì nell’insegnamento con fatti molto concreti. Mi 
narrò di esperimenti fatti per sostenere e spiegare che è 
sempre   il   cervello   biologico   inconscio,   e   non   la 
psicologia cosciente, che crea le malattie. La malattia non  
viene dall’esterno come una nemica, ma proprio dal nostro  
interno, come reazione a una situazione che, se non risolta,  
diventa mortale. L’origine di quanto ci accade è in noi, ed è  
quindi all’interno di sé che vanno cercate le cause. 
Quando un essere umano non risolve un conflitto sul 
piano fisico o psichico, il cervello biologico crea e 
identifica una soluzione che chiamiamo “patologia”. 
Per Joseph era ciò che “il male ha detto”. Questa crea­
zione, come tutte le creazioni e come quella dell’uni­
verso stesso, avviene in un movimento a spirale, e dal 
conflitto psicologico acutissimo permanente nasce dal 
cervello una risposta: la malattia. Il giudizio umano 
vive questa necessità vitale in maniera negativa, men
tre nella realtà biologica è l’unica risposta di sopravvi­
venza, perché questo computer ha innanzitutto un 
programma prioritario di base: la sopravvivenza della 
specie, la sopravvivenza dell’individuo. La malattia 
avviene per salvarci momentaneamente la vita. Il tera­
peuta non deve quindi cambiare la malattia, ma l’at­
teggiamento del suo paziente nei confronti di essa. La 
malattia ha dunque una ragione d’essere: risolvere il 
conflitto. Più è grande il conflitto, più grandi sono le 
malattie. Esiste una corrispondenza perfetta tra ogni 
conflitto e ogni malattia da una parte, e tra l’intensità 
del conflitto e la gravità della malattia dall’altra. La 
biologia è logica e precisa addirittura a livello cellulare; 
è totale. 
Mi fece comprendere che non esiste nessuna differenza 
di   gravità   tra   le   malattie   e   mi   chiese   di   classificare 
almeno cinque o sei conflitti. Ovviamente misi al primo 
posto   quelli   che   mi   disturbavano   di   più.   Anche   suo 
figlio   fece   questo   piccolo   esercizio   e   la   sua   classifi­
cazione   fu   diversa,   dato   che   non   avevamo   gli   stessi 
conflitti. Joseph affermò che ogni conflitto ha la stessa 
importanza, e che per equivalenza matematica, in una 
biiezione conflitto → malattia, ogni malattia ha la stessa 
importanza. Un cancro non è più grave di un’influenza. 
La malattia non fa distinzione di gravità. La differenza 
tra   sano   e   patologico   era   così   dimostrata   e   Joseph 
poteva proseguire nelle sue spiegazioni. 
Il suo discorso era molto chiaro. Procedeva lentamente 
per farci assimilare e comprendere ogni aspetto, 
altrimenti il seguito del seminario sarebbe stato inutile. 
Addomesticata la paura, potei affrontare il cancro in 
modo diverso. Andando avanti, dimostrò che le 
metastasi non esistono. Conoscendo bene la medicina 
non poteva negare 1’esistenza di cancri secondari, ma la 
spiegazione dei meccanismi di diffusione 
era certamente diversa. Anche queste patologie secon­
darie derivano da stati conflittuali; infatti, l’annuncio di 
una malattia di questo tipo fa moltiplicare al 100% il 
livello di stress di un individuo. In base al risentito in­
dividuale a questo tipo di notizia, la natura crea nuo­
vamente la risposta adeguata. Mi elencò a memoria i 
diversi conflitti secondari che una persona può svilup­
pare. Tutto si coniugava alla perfezione. 
La paura di morire si biologizza in un cancro al polmone; 
1’individuo  che  si trova  nella  situazione  di  mancare  alla 
sua   famiglia,   risponde   nel   suo   corpo   con   un   cancro   al 
fegato. Una donna colpita da un cancro al seno perde, con 
le diverse operazioni chirurgiche, la sua fiducia di essere 
donna e la svalorizzazione può consumarle le ossa. 

Inoltre,   ogni   osso   ha   un   simbolismo   preciso   ed   esatto.   Mi 


permisi allora di interromperlo per conoscere il simbolismo 
del  radio.  Infatti,  nel febbraio   1995, sciando   mi  ero  rotto   il 
braccio; quel giorno avevo urtato un signore che si chiamava 
Monsieur Bancal, cosa che non mi ero di certo inventato e di 
cui avevo le prove nel verbale redatto dalla polizia della neve. 
All’epoca molte cose della mia vita erano sbilenche [bancales] 
e Joseph mi assestò un colpo traducendo il radio nell’osso del 
discernimento. 

Joseph arrivava al punto che secondo il genere, il luogo e il 
momento della malattia poteva dedurre il tipo, il luogo e il 
momento  del   conflitto.   Era   incredibilmente  preciso  e   mi 
raccontò   di   un   famoso   paziente   parigino   che   l’aveva 
chiamato   per   un   consulto   a   domicilio.   Mise   a   nudo 
quell’uomo del mondo dello spettacolo in così poco tempo 
che   egli   scelse   addirittura   di   rifiutare   di   proseguire   la 
terapia, perché l’aveva preso per un medium e non per un 
medico. 
Andavo incontro a un futuro bizzarro! 
A   Joseph   non   importava   avere   ragione,   non   voleva 
convincere, voleva parlarne e riservare ai grandi professori la 
dimostrazione delle sue teorie. Per quanto mi riguardava, io 
ricevetti questo messaggio come un insegnamento religioso; il 
mio viso s’illuminò, e con un sorriso gioioso i miei occhi si 
riempirono   di   lacrime.   Una   scintilla   si   era   accesa,   ma   le 
sorprese   non   erano   finite.   Lasciando   da   parte   le   grandi 
dimostrazioni   teoriche,   paragonò   lo   sviluppo   di   un   feto   a 
quello   di   un   cancro.   Commentò   il   parallelo   tra   la 
moltiplicazione   cellulare   dell’embrione,   che   arrivano   a 
diventare   delle   cellule   molto   differenziate,   con   la 
moltiplicazione cellulare del cancro in cui ogni cancro ha una 
funzione molto perfezionata. Com’è possibile che colui che è 
in   grado   di   creare   un   bambino,   con   un   concepimento   così 
magico,   possa   sbagliarsi   nella   nascita   di   un   cancro?   “La 
malattia non è un errore di programma, è nel programma.” 

Enunciando   questa  frase,   Joseph  voleva  farmi   reagire 


davanti all’ingiustizia dei fatti: perché alcuni individui 
sviluppano   solo   delle   patologie   benigne,   mentre   altri 
devono   sopportare   delle   patologie   maligne?   Con 
un’aria maliziosa, mi rispose che sarebbe stata la lezio­
ne del giorno dopo. 
lo invia la soluzione, pulendo questa relazione 
umana, con una bronchite. 
3) L’uomo può trovare indigesta questa situazione. Il 
miglior programma che la sua biologia riesce a inviargli 
Il risentito: programmazione 
è un apparato di enzimi per digerire quell’oggetto 
della malattia 
immaginario: il cervello tratta l’immaginario come fosse 
reale. Per questo Joseph mi chiese di pensare a tutti i 
miei 
piatti preferiti. Come risposta mentale, la mia prima 
idea fu la fame e la sola risposta biologica fu la saliva. 
Riservammo la giornata seguente a una tappa cruciale 
Solitamente il conflitto si manifesta in modo più sotti
della programmazione delle malattie: il risentito. 
le e complesso, ma la biologia è precisa alla cellula 
La codifica dei problemi è davvero esclusivamente legata 
alla   carica   emozionale.   Sul   piano   biologico   ogni   essere 
esatta. Joseph divise il conflitto in tre parti. A) Forma. Nel 
umano è unico, così come è unica è anche la sua reazione 
risentito di ognuno, il conflitto si manifesta in un gruppo di 
di fronte a quanto ha vissuto. Tale programma è attivo a 
organi piuttosto che in un altro e può essere vissuto in termini 
livello cellulare ed è pronto  a essere  liberato tramite un 
digestivi, locomotori, sensoriali, oppure può essere elaborato 
adeguato atto terapeutico. 
mentalmente con un attacco diretto al cervello. B) Frequenza. 
Per rendere più interessante il suo discorso, Joseph mi 
Corrisponde all’intensità con la quale il conflitto segna 
l’individuo, ossia la profondità dell’impatto conflittuale. 
calò   in   una   situazione   reale,   mettendomi   nella   si­
L’equivalente biologico dà la produzione di cellule sia di tipo be­
tuazione biologica del maschio che vede la sua donna 
nigno che cancerose; queste mutano in modo più marcato, ma il 
fare sesso con un altro. 
Nella storia umana è adulterio. Di fronte a questo stesso 
conflitto è lo stesso. Joseph non fa differenze tra benigno e 
maligno. C) Tonalità. È l’esattezza di un suono registrato at­
avvenimento   può   manifestarsi   una   serie   di   reazioni 
traverso l’udito. Per questo Joseph lavora molto sulla 
diverse. 
1) L’uomo tradito può vivere questa situazione come 
deprogrammazione attraverso il verbo e ripete senza sosta: “Se il 
verbo si è fatto carne, può anche disfare”. Quindi, in presenza di 
una   perdita   di   territorio,   proprio   come   il   vecchio 
intensità frequenti, se predo
cervo estromesso dal suo feudo, che muore per un 
infarto al miocardio (legato al conflitto di territorio). 

2) L’uomo può considerare questa situazione in 
termini di conflitto umano. Vive questa situazione 
drammatica con la problematica di “cosa diranno?”. 
Il programma biologico corrispondente riguarda i 
mina ad esempio la percezione di ignominia, quella 
bronchi. Questo reticolo polmonare è legato 
stessa persona può inviare enzimi ancora più potenti e 
all’espressione “mi togli l’aria” e il cervel
le cellule pancreatiche arrivano a produrre secrezioni 
in eccesso per eliminare quel risentito. 4) Lo stesso uomo 
può anche vivere l’evento come una svalorizzazione. Il 
programma corrispondente riguarda le ossa e andrà a 
manifestarsi, a seconda della tonalità del conflitto, 
sull’osso del­l’anca (svalorizzazione sessuale) piuttosto 
che sull’osso del braccio (che tipo d’uomo o di marito 
sono io?). 5) Per un altro uomo la sessualità è destinata 
all’unione dei due principi maschile e femminile. Questa 
funzione biologica rappresenta un ponte nell’unità e crea 
realmente la fusione con il partner. Allora se la propria 
metà se ne va, egli può vivere quel conflitto in termini di 
lacerazione e di sporcizia. Questo engramma è registrato 
a livello cellulare, e la risposta fisiologica è l’invio di un 
carapace. In risposta alla perdita di integrità, la 
soluzione è un melanoma. 6) Un individuo che pensa: 
“Io non voglio che mia moglie se ne vada” programma 
una sclerosi a placche per se stesso. Questo programma, 
il migliore, agisce su lui stesso dato che il cervello non 
può agire che sulle proprie cellule. Questo conflitto di 
spostamento può esprimersi fino a una paralisi. 7) In 
biologia l’uomo può vivere questo evento in termini di 
marcatura del territorio e, come un animale, utilizza la 
vescica quale luogo di espressione di questo conflitto. 
Non ha saputo marcare il suo territorio, perciò durante 
la fase attiva del conflitto, la vescica si scava a livello 
cellulare per aumentare la propria capacità, rispondendo 
così direttamente alla difficoltà di marcatura del 
territorio. 
8)   Allo   stesso   modo,   può   vivere   l’abbandono   con   un 
aumento di peso oppure con una magrezza estrema, sia 
che   lo   esprima   in   termini   biologici   maschili   con 
l’attacco, o che lo faccia in termini biologici femminili 
con la fuga. 
9)   A   seconda   delle   circostanze,   può   essere   addirittura 
soddisfatto   di   questo   evento,   poiché   lui   si   stava 
colpevolizzando   già   da   tempo   per   il   fatto   di   avere   un 
amante. Per lui tale avvenimento diventa liberatorio, non 
si   ammala   e,   anzi,   esce   dalla   sua   colpevolezza   e   quindi 
dalla sua depressione latente. È necessaria una precisione 
estrema per cogliere il risentito emozionale perché, nello 
stesso modo, un individuo può programmare alla cellula 
esatta tutte le malattie che corrispondono alla sua codifica 
biologica emozionale. 

Joseph   mi   fece   allora   un   esempio   concreto:   “Un   giorno, 


chiesi   a  una   giovane   donna   di   30   anni   che   cosa   volesse 
davvero   nel   suo   essere   più   profondo.   ‘Io   voglio   essere 
piena.’ Avevo sentito bene, ma risposi che, se lei dava quel 
tipo   d’ordine   concettuale   al   suo   cervello,   il   cervello   in 
risposta avrebbe potuto inviarle una bella aerofagia. 

‘In che momento della tua vita sarai piena?’ 
‘Quando sarò incinta.’ ‘Di che cosa hai bisogno per 
essere incinta?’ Nella 
sua problematica, lei non capiva. Io le ripetei la do
manda e all’improvviso la risposta fu chiara. ‘Di un 
uomo.’ ‘Allora inizia a chiedere un uomo al tuo 
cervello.’” 

“Dobbiamo abituarci a porre le domande corrette per 
ottenere le risposte giuste. Visto che per il nostro cer­
vello spazio e tempo sono legati, le cose vanno chieste 
da adulti nel momento del bisogno senza proiettare in 
modo immaturo le informazioni in anticipo. Invece è 
necessario far eseguire il programma corretto al nostro 
cervello­computer, utilizzando nozioni semplici e 
avendo cura di trasmettere informazioni concrete in 
vista di un risultato finale. Non si devono saltare le se­
quenze, e nemmeno intervenire sul risultato finale per 
riuscirci; l’inconscio non può essere limitato, lascia­molo 
agire. 
“Il nostro DNA materiale è codificato sequenzialmente 
e, se manca una sequenza, non si esprime più allo stesso 
modo. Sta a ognuno di noi dare il giusto programma. 

“Vi   è   una   grande   differenza   biologica   e   fisiologica   tra 


‘essere   piena’   e   chiedere   un   uomo   per   vivere   una 
gravidanza.   Per   il   cervello,   tutte   le   cose   non   capite 
vengono   trattate   allo  stesso   modo;   la  risposta   non   è  per 
forza sbagliata, ma corrisponde esattamente alla mancanza 
di informazioni. 
“Una volta che il paziente ha preso coscienza del suo 
conflitto e del fatto che può riconoscerlo e identificarlo 
del tutto, se ne ritrova immediatamente affrancato. 

“Bisogna scaricare la memoria emozionale, sia a livello del 
cervello che a quello cellulare, e sostituire con la coscienza 
il blocco di sequenza divenuto vuoto. In questo modo, la 
coscienza prende il sopravvento sulle emozioni. 

“La   coscienza   non   arreca   malattia   e   nemmeno   dise­


quilibrio;   è   energia   e   amore,   e   lavora   in   armonia   per 
mantenere la vita.” 
Joseph era meticoloso e molto preciso con le parole. Per 
questo volle spiegarmi la differenza tra sentimento e 
risentito. Si divertiva mettendo in luce le illusioni che il 
cervello dà a se stesso. Quest’organo percepisce 
come reali i dati falsi che esso stesso crea (per la sicu­
rezza della sua totalità); considera l’illusione come reale 
e dimentica la parte essenziale dell’essere. Per questo 
Joseph diceva “il sentimento mente”. Insisteva sul 
risentito, visto che il cervello analizza questa infor­
mazione una seconda volta: esso sente, si programma e 
risente. Questo vissuto lo rinvia forzatamente alla prima 
programmazione, quella che Joseph cercava si­
stematicamente con il paziente. 
Joseph   deprogrammava   sempre   l’emozione   nel   doppio 
tono della memoria, quella sentita e quella risentita. Joseph 
mi raccontò ancora alcune storie, ad esempio quella di una 
paziente che lo consultò per un cancro al seno sinistro. 

“Già dalle prime domande avevo il quadro complessivo 
della sua problematica. La sola cosa che mi chiedevo era 
con   quale   ritmo   potevo   inviarle   i   messaggi   che   le 
avrebbero permesso di prendere coscienza. 
“La   signora   Hibou (e   non   è   un’invenzione)   Marie­
15  

Joséphine, aveva lavorato per tutta la vita in un reparto di 
maternità dell’assistenza sociale. Era signorina, senza figli, 
e aveva la passione del canto che insegnava come secondo 
lavoro.   All’inizio,   le   feci   prendere   una   bambola   tra   le 
braccia chiedendole di mostrarmi il modo più sicuro per 
tenerla. Il suo riflesso da destrimane era tenerla sul seno 
sinistro. 
‘Il tuo seno sinistro simboleggia lo stress per il bam­
bino.’ 
‘Ma come faccio ad avere questa malattia se non ho mai 
avuto figli?’ 
“Dovevo  spiegarle  il progetto  inconscio parentale. 
Allora chiesi alla signora in quali circostanze fosse 
nata. 

15 
Gufo. 
‘Mia madre, Marie­Joséphe, proveniva da una fa­
miglia povera e aveva incontrato un uomo ricco. Si 
erano   amati,   ma   i   genitori   impedirono   il   loro 
matrimonio e io non ho mai conosciuto mio padre.’ 
“La interruppi per avere più dettagli. 
‘Mia   madre,   durante   i   primi   mesi   di   gravidanza, 
non   ha   mai   detto   di   essere   incinta.   Addirittura 
nascose a tutti la sua gravidanza. Ha partorito al 
consultorio pubblico, e mi ha allevata da sola per 
“Io   la   aiutai   a   comprendere   i   suoi   programmi 
tutta la vita.’ 
biologici: 
-matrimonio proibito, 
-focolare impossibile, 
-stress per la bambina che sarebbe cresciuta orfa
na di padre, 
-non bisognava parlarne. 
“Vedi allora, Marie­Joséphine, tutti questi stress vengono 
trasferiti   nei   tuoi   programmi,   e   tu   bambina   esegui   le 
problematiche inconsce familiari: sei signorina, dato che in 
questa genealogia il matrimonio è proibito e, inoltre, lavori 
in   un   reparto   dove   i   bambini   sono   orfani,   e   in   affinità 
biologica con la tua problematica: nell’assistenza sociale, in 
un servizio di maternità notturno. 

‘Ma io non ti avevo detto che lavoravo di notte.’ 
‘Per me è evidente, dato che tua madre ti ha nascosta 
durante   i   primi   mesi   di   gravidanza:   il   tuo   compor­
tamento bio­psicologico ti induce a nasconderti, e una 
di queste espressioni è lavorare di notte.’ 
“Feci una battuta umoristica per distendere l’atmosfera: 
‘Sai, quello che conta è l’inconscio. Nel tuo caso, è 
soprattutto quello di tua madre che ti programma. Tua 
madre avrebbe voluto senz’altro parlare della sua 
gravidanza ai suoi genitori, ai suoi amici e anche al suo 
amante, ma non ha potuto farlo. Il tuo modo di 
esprimerti: ‘Non lo posso dire, ma ho voglia di farlo’, è 
come non poter parlare ma voler cantare’. 
“Marie­Joséphine   era   stupefatta,   perché   questo   ri­
suonava fortemente in lei. Tutte le sue cellule vibrava­
no a quelle ingiunzioni parentali. 
‘Inoltre ti ricordo che ti chiami, fra tutte le alternative che 
potevano esserci, signora Hibou, è non è una cosa carina. 
Tua   madre,   durante   i   nove   mesi   di   gravidanza,   ha 
focalizzato tutte le sue problematiche su di te. ‘Mio Dio, 
mia   figlia   sarà   orfana.’   Questo   stress   per   il   bambino   lo 
manifesti nel fisico con un cancro al seno sinistro.’ 

“Continuiamo.   Con   lo   stesso   ritmo,   proseguii   nella 


storia inconscia della famiglia. 
‘Certo, tua madre ha accettato quella gravidanza, ma quale 
poteva essere la soluzione più semplice? Nessun bambino. 
Quindi, tu non hai neppure pensato di averne o, non so 
come, la tua mente ha trovato un buon motivo per eseguire 
quell’ordine biologico: nessun bambino.’ 

“Marie­Joséphine   era   molto   sorpresa   che   i   suoi   pensieri 


non   provenissero   da   sé,   ma   vivessero   attraverso   la 
genealogia.   Ma   qual   era   la   soluzione   perfetta?   Marie­
Joséphine   si   bloccò   un   attimo   e   io,   per   aiutarla,   ripetei 
urlando la domanda fino a farla esasperare. 
‘È di non fare l’amore! Ed è per questo che non hai mai 
conosciuto un uomo.’ 
“Marie­Joséphine aveva 67 anni ed era vergine. 
1) Matrimonio proibito. 
2) Non dirlo, ma cantarlo. 
3) Lavorare di notte. 
4) Focolare impossibile. 
5) Stress per il bambino. 
6) Nessun bambino, nessun amante. 
‘Tutto questo non ti appartiene.’ 
“Allora Marie­Joséphine scoppiò a piangere tra le mie 
braccia,   e   mi   fece   il   regalo   più   bello   che   mai   avessi 
ricevuto. Tra i singhiozzi mi sussurrò: ‘E io che credevo 
di essere spirituale’. 
“Io   le   risposi   che   questo   non   cambiava   nulla   della   sua 
bellezza interiore e della sua spiritualità. La sola cosa da 
fare era liberarsi da quelle memorie per poter realizzare il 
suo essere profondo. Lei singhiozzò di nuovo e dopo poco 
le posi  altre  domande  per mostrarle fino  a che  punto  la 
biologia si intreccia nella nostra vita. Lo scopo era ora di 
farle comprendere i conflitti secondari. 

‘È per questo che hai le emorroidi.’ 
“Aveva omesso di parlarmi di questo suo problema, ma la 
biologia è straordinaria. Chiaramente aveva un conflitto di 
identità dato  che  il nome,  di solito,  è  dato  dal  padre.   A 
questo conflitto corrisponde la patologia delle emorroidi, 
ma i suoi problemi di filiazione potevano anche portare a 
problemi scolastici in storia (materia per eccellenza della 
filiazione)   e   sicuramente   aveva   avuto   anche   qualche 
difficoltà in matematica durante le lezioni sugli insiemi. 

“Quanto   alle   sue   difficoltà   in   ortografia,   esse   erano 


legate alla sua problematica con il padre. 
‘L’ortografia   è   mettere   le   lettere   nell’ordine   giusto.   La 
simbolica dell’ordine è il padre, ma per te quell’uomo non 
è stato giusto con tua madre. Il tuo cervello allora integra 
tutti   i   dati   e   trova   la   soluzione.   Vedi,   Marie­Joséphine, 
ognuno   di   noi   si   esprime   esclusivamente   attraverso   i 
propri blocchi e non attraverso le proprie possibilità.’ 

“La presi ancora una volta tra le braccia e la ringraziai 
per aver tollerato quel consulto senza difese.” 

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