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“E quando dico razzo, io non adopero nessun’altra parola.
Vedi, la simbolica del razzo è di essere in eterna
evoluzione. Nella maggior parte dei casi, parte dalla terra
per andare verso l’infinito e questo è il cammino
Malattia: la soluzione perfetta
dell’uomo. Del resto, l’unico dovere di un essere umano è
del cervello
di essere in evoluzione. Allo stadio fetale è solo nell’amore
infinito della madre, riceve e non dà nulla. Egli è nell’Io.
Ripeti dopo di me: ‘Io dico Io’.
“Poi il suo ruolo è di essere nel gruppo, in seno alla
famiglia, nel Noi: ‘Io dico Noi’.
La mattina, i miei preparativi furono grande fonte di
“Poi deve evolversi verso gli altri: ‘Io dico Loro’.”
divertimento. È vero, avevo l’abitudine di preparare
Ripetevo ogni frase, ma l’ultima mi vibrò così forte che
fogli, penne multicolori, un righello e una serie di og
me la ripeté: “Dio” (Dio → Dieu → Dis Eux → dico loro).
getti che non utilizzavo mai.
“Anche a te ti è mancato molto quando eri piccolo.”
“Vedi, ogni essere ha avuto la possibilità di vivere
Poi tutto cominciò con una parodia di meditazione.
questa trasformazione; qualunque sia il suo percorso è
“Dato che non sono un guru e che non siamo una setta,
là che si dirige, e ciò non implica un cammino di soffe
mediteremo tutti e tre sulla parola donna. E dato che
renza. Perché dare farebbe soffrire?
non siamo settari, ora pronunciamo la parola uomo.”
“Riprendiamo l’esempio del razzo. Io distinguo la psiche
Ildal cervello
modo biologico,
di parlare di Joseph
perché era nella vita
così ogni processo
vaneggiante, è
che
biologico. Il pensiero, la psiche sono
talvolta mi sembrava fosse sotto l’effetto di qualche droga; un senso, ma la
biologia è un tutto. Per me è sempre il cervello biologico
in realtà, la sua unica dipendenza era la ricerca e le sue
che comanda; è come un computer perfetto, non sbaglia
sole droghe l’umiltà e il senso dell’umorismo.
mai.
“Ogni malattia
Insistendo è correlata
sull’importanza di a un parola,
ogni unico conflitto
mi spiegòed che
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è
sotto la diretta sorveglianza della centrale di comando
tutto è simbolico nell’universo e che nessun simbolo può
essere cambiato. Per lui la lingua francese è portatrice del
del cervello biologico.”
verbo Sulla lavagna disegnò la triangolazione:
ed è così ricca che nel suo discorso non si doveva
cambiare nessuna parola: se volevo, mi avrebbe spiegato il
perché andando avanti.
Il suo corso era strutturato molto bene, ma era anche
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Conflitto: questo termine sarà utilizzato in tutto il libro con
intensissimo. Iniziò spiegandomi che per lui l’essere
il significato di aumento del livello di stress per un problema
umano è un tutto, una specie di razzo a tre piani: corpo
con se stessi, un’altra persona o una situazione. In nessun
psichecervello.
caso si tratta di lite o di rivalità.
Conflitto Malattia
Cervello
“Il termine conflitto non è perfetto, ma non ho ancora la parola
esatta per spiegarti che si tratta dell’aumento del livello di
stress di un individuo rispetto a qualcuno, a qualcosa o a
qualche situazione equivalente. Appena raggiungiamo il
limite, ci troviamo nella soglia di massimo stress, e il cervello
può disconnettersi come un circuito elettrico oppure inviare
un’altra soluzione. Questa soluzione estrema è la malattia, ed
essa risponde perfettamente alla problematica conflittuale
stressante. Quindi, ogni malattia si ordina in funzione dei
rapporti conflittuali di ogni individuo; il cervello, invece di
morire di stress, preferisce inviare una risposta appropriata.
Si tratta della voce reale, dell’ultima istanza: la Malattia.
“Ho fame.”
“No, questo è mentale. In biologia?”
Non comprendevo ancora dove collocava la biologia,
ma avevo visibilmente l’acquolina in bocca.
“Eh sì, questa è una risposta biologica. Il tuo cervello ha
inviato solo risposte di cucina virtuale, ma la saliva è
reale ed è così per tutte le nostre patologie. Vedi, la
triangolazione si articola così, di cellula in cellula, e il
cervello presiede a tutto ciò che l’individuo fa, a tutto
ciò che gli accade, a tutto ciò che pensa. Tu non pensi;
sei pensato dal tuo cervello. In questi termini, questa
trinità è di per sé l’operazione vitale dell’essere umano.
“Non sono qui per dirti chi ha programmato così il
cervello, quanto per spiegarti il suo funzionamento
biologico. A ciascuno la propria libertà di integrare
questo fatto a livello religioso, spirituale o agnostico;
rimane il fatto che il cervello funziona così.
“Sono con te solo sul cammino biologico, tu acquisirai
la tua indipendenza senza dovermi nulla, senza
sottomissione. Ciò che faccio lo faccio per me, è la mia
missione.
“Dopo queste giornate e dopo un grazie che scriverai nella
mia mano saremo pari, ma l’unica cosa che avrai l’obbligo
di fare una volta raggiunta questa conoscenza è di
diffonderla al meglio che potrai. Allora, vuoi continuare?”
Proseguì nell’insegnamento con fatti molto concreti. Mi
narrò di esperimenti fatti per sostenere e spiegare che è
sempre il cervello biologico inconscio, e non la
psicologia cosciente, che crea le malattie. La malattia non
viene dall’esterno come una nemica, ma proprio dal nostro
interno, come reazione a una situazione che, se non risolta,
diventa mortale. L’origine di quanto ci accade è in noi, ed è
quindi all’interno di sé che vanno cercate le cause.
Quando un essere umano non risolve un conflitto sul
piano fisico o psichico, il cervello biologico crea e
identifica una soluzione che chiamiamo “patologia”.
Per Joseph era ciò che “il male ha detto”. Questa crea
zione, come tutte le creazioni e come quella dell’uni
verso stesso, avviene in un movimento a spirale, e dal
conflitto psicologico acutissimo permanente nasce dal
cervello una risposta: la malattia. Il giudizio umano
vive questa necessità vitale in maniera negativa, men
tre nella realtà biologica è l’unica risposta di sopravvi
venza, perché questo computer ha innanzitutto un
programma prioritario di base: la sopravvivenza della
specie, la sopravvivenza dell’individuo. La malattia
avviene per salvarci momentaneamente la vita. Il tera
peuta non deve quindi cambiare la malattia, ma l’at
teggiamento del suo paziente nei confronti di essa. La
malattia ha dunque una ragione d’essere: risolvere il
conflitto. Più è grande il conflitto, più grandi sono le
malattie. Esiste una corrispondenza perfetta tra ogni
conflitto e ogni malattia da una parte, e tra l’intensità
del conflitto e la gravità della malattia dall’altra. La
biologia è logica e precisa addirittura a livello cellulare;
è totale.
Mi fece comprendere che non esiste nessuna differenza
di gravità tra le malattie e mi chiese di classificare
almeno cinque o sei conflitti. Ovviamente misi al primo
posto quelli che mi disturbavano di più. Anche suo
figlio fece questo piccolo esercizio e la sua classifi
cazione fu diversa, dato che non avevamo gli stessi
conflitti. Joseph affermò che ogni conflitto ha la stessa
importanza, e che per equivalenza matematica, in una
biiezione conflitto → malattia, ogni malattia ha la stessa
importanza. Un cancro non è più grave di un’influenza.
La malattia non fa distinzione di gravità. La differenza
tra sano e patologico era così dimostrata e Joseph
poteva proseguire nelle sue spiegazioni.
Il suo discorso era molto chiaro. Procedeva lentamente
per farci assimilare e comprendere ogni aspetto,
altrimenti il seguito del seminario sarebbe stato inutile.
Addomesticata la paura, potei affrontare il cancro in
modo diverso. Andando avanti, dimostrò che le
metastasi non esistono. Conoscendo bene la medicina
non poteva negare 1’esistenza di cancri secondari, ma la
spiegazione dei meccanismi di diffusione
era certamente diversa. Anche queste patologie secon
darie derivano da stati conflittuali; infatti, l’annuncio di
una malattia di questo tipo fa moltiplicare al 100% il
livello di stress di un individuo. In base al risentito in
dividuale a questo tipo di notizia, la natura crea nuo
vamente la risposta adeguata. Mi elencò a memoria i
diversi conflitti secondari che una persona può svilup
pare. Tutto si coniugava alla perfezione.
La paura di morire si biologizza in un cancro al polmone;
1’individuo che si trova nella situazione di mancare alla
sua famiglia, risponde nel suo corpo con un cancro al
fegato. Una donna colpita da un cancro al seno perde, con
le diverse operazioni chirurgiche, la sua fiducia di essere
donna e la svalorizzazione può consumarle le ossa.
Joseph arrivava al punto che secondo il genere, il luogo e il
momento della malattia poteva dedurre il tipo, il luogo e il
momento del conflitto. Era incredibilmente preciso e mi
raccontò di un famoso paziente parigino che l’aveva
chiamato per un consulto a domicilio. Mise a nudo
quell’uomo del mondo dello spettacolo in così poco tempo
che egli scelse addirittura di rifiutare di proseguire la
terapia, perché l’aveva preso per un medium e non per un
medico.
Andavo incontro a un futuro bizzarro!
A Joseph non importava avere ragione, non voleva
convincere, voleva parlarne e riservare ai grandi professori la
dimostrazione delle sue teorie. Per quanto mi riguardava, io
ricevetti questo messaggio come un insegnamento religioso; il
mio viso s’illuminò, e con un sorriso gioioso i miei occhi si
riempirono di lacrime. Una scintilla si era accesa, ma le
sorprese non erano finite. Lasciando da parte le grandi
dimostrazioni teoriche, paragonò lo sviluppo di un feto a
quello di un cancro. Commentò il parallelo tra la
moltiplicazione cellulare dell’embrione, che arrivano a
diventare delle cellule molto differenziate, con la
moltiplicazione cellulare del cancro in cui ogni cancro ha una
funzione molto perfezionata. Com’è possibile che colui che è
in grado di creare un bambino, con un concepimento così
magico, possa sbagliarsi nella nascita di un cancro? “La
malattia non è un errore di programma, è nel programma.”
2) L’uomo può considerare questa situazione in
termini di conflitto umano. Vive questa situazione
drammatica con la problematica di “cosa diranno?”.
Il programma biologico corrispondente riguarda i
mina ad esempio la percezione di ignominia, quella
bronchi. Questo reticolo polmonare è legato
stessa persona può inviare enzimi ancora più potenti e
all’espressione “mi togli l’aria” e il cervel
le cellule pancreatiche arrivano a produrre secrezioni
in eccesso per eliminare quel risentito. 4) Lo stesso uomo
può anche vivere l’evento come una svalorizzazione. Il
programma corrispondente riguarda le ossa e andrà a
manifestarsi, a seconda della tonalità del conflitto,
sull’osso dell’anca (svalorizzazione sessuale) piuttosto
che sull’osso del braccio (che tipo d’uomo o di marito
sono io?). 5) Per un altro uomo la sessualità è destinata
all’unione dei due principi maschile e femminile. Questa
funzione biologica rappresenta un ponte nell’unità e crea
realmente la fusione con il partner. Allora se la propria
metà se ne va, egli può vivere quel conflitto in termini di
lacerazione e di sporcizia. Questo engramma è registrato
a livello cellulare, e la risposta fisiologica è l’invio di un
carapace. In risposta alla perdita di integrità, la
soluzione è un melanoma. 6) Un individuo che pensa:
“Io non voglio che mia moglie se ne vada” programma
una sclerosi a placche per se stesso. Questo programma,
il migliore, agisce su lui stesso dato che il cervello non
può agire che sulle proprie cellule. Questo conflitto di
spostamento può esprimersi fino a una paralisi. 7) In
biologia l’uomo può vivere questo evento in termini di
marcatura del territorio e, come un animale, utilizza la
vescica quale luogo di espressione di questo conflitto.
Non ha saputo marcare il suo territorio, perciò durante
la fase attiva del conflitto, la vescica si scava a livello
cellulare per aumentare la propria capacità, rispondendo
così direttamente alla difficoltà di marcatura del
territorio.
8) Allo stesso modo, può vivere l’abbandono con un
aumento di peso oppure con una magrezza estrema, sia
che lo esprima in termini biologici maschili con
l’attacco, o che lo faccia in termini biologici femminili
con la fuga.
9) A seconda delle circostanze, può essere addirittura
soddisfatto di questo evento, poiché lui si stava
colpevolizzando già da tempo per il fatto di avere un
amante. Per lui tale avvenimento diventa liberatorio, non
si ammala e, anzi, esce dalla sua colpevolezza e quindi
dalla sua depressione latente. È necessaria una precisione
estrema per cogliere il risentito emozionale perché, nello
stesso modo, un individuo può programmare alla cellula
esatta tutte le malattie che corrispondono alla sua codifica
biologica emozionale.
‘In che momento della tua vita sarai piena?’
‘Quando sarò incinta.’ ‘Di che cosa hai bisogno per
essere incinta?’ Nella
sua problematica, lei non capiva. Io le ripetei la do
manda e all’improvviso la risposta fu chiara. ‘Di un
uomo.’ ‘Allora inizia a chiedere un uomo al tuo
cervello.’”
“Dobbiamo abituarci a porre le domande corrette per
ottenere le risposte giuste. Visto che per il nostro cer
vello spazio e tempo sono legati, le cose vanno chieste
da adulti nel momento del bisogno senza proiettare in
modo immaturo le informazioni in anticipo. Invece è
necessario far eseguire il programma corretto al nostro
cervellocomputer, utilizzando nozioni semplici e
avendo cura di trasmettere informazioni concrete in
vista di un risultato finale. Non si devono saltare le se
quenze, e nemmeno intervenire sul risultato finale per
riuscirci; l’inconscio non può essere limitato, lasciamolo
agire.
“Il nostro DNA materiale è codificato sequenzialmente
e, se manca una sequenza, non si esprime più allo stesso
modo. Sta a ognuno di noi dare il giusto programma.
“Bisogna scaricare la memoria emozionale, sia a livello del
cervello che a quello cellulare, e sostituire con la coscienza
il blocco di sequenza divenuto vuoto. In questo modo, la
coscienza prende il sopravvento sulle emozioni.
“Già dalle prime domande avevo il quadro complessivo
della sua problematica. La sola cosa che mi chiedevo era
con quale ritmo potevo inviarle i messaggi che le
avrebbero permesso di prendere coscienza.
“La signora Hibou (e non è un’invenzione) Marie
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Joséphine, aveva lavorato per tutta la vita in un reparto di
maternità dell’assistenza sociale. Era signorina, senza figli,
e aveva la passione del canto che insegnava come secondo
lavoro. All’inizio, le feci prendere una bambola tra le
braccia chiedendole di mostrarmi il modo più sicuro per
tenerla. Il suo riflesso da destrimane era tenerla sul seno
sinistro.
‘Il tuo seno sinistro simboleggia lo stress per il bam
bino.’
‘Ma come faccio ad avere questa malattia se non ho mai
avuto figli?’
“Dovevo spiegarle il progetto inconscio parentale.
Allora chiesi alla signora in quali circostanze fosse
nata.
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Gufo.
‘Mia madre, MarieJoséphe, proveniva da una fa
miglia povera e aveva incontrato un uomo ricco. Si
erano amati, ma i genitori impedirono il loro
matrimonio e io non ho mai conosciuto mio padre.’
“La interruppi per avere più dettagli.
‘Mia madre, durante i primi mesi di gravidanza,
non ha mai detto di essere incinta. Addirittura
nascose a tutti la sua gravidanza. Ha partorito al
consultorio pubblico, e mi ha allevata da sola per
“Io la aiutai a comprendere i suoi programmi
tutta la vita.’
biologici:
-matrimonio proibito,
-focolare impossibile,
-stress per la bambina che sarebbe cresciuta orfa
na di padre,
-non bisognava parlarne.
“Vedi allora, MarieJoséphine, tutti questi stress vengono
trasferiti nei tuoi programmi, e tu bambina esegui le
problematiche inconsce familiari: sei signorina, dato che in
questa genealogia il matrimonio è proibito e, inoltre, lavori
in un reparto dove i bambini sono orfani, e in affinità
biologica con la tua problematica: nell’assistenza sociale, in
un servizio di maternità notturno.
‘Ma io non ti avevo detto che lavoravo di notte.’
‘Per me è evidente, dato che tua madre ti ha nascosta
durante i primi mesi di gravidanza: il tuo compor
tamento biopsicologico ti induce a nasconderti, e una
di queste espressioni è lavorare di notte.’
“Feci una battuta umoristica per distendere l’atmosfera:
‘Sai, quello che conta è l’inconscio. Nel tuo caso, è
soprattutto quello di tua madre che ti programma. Tua
madre avrebbe voluto senz’altro parlare della sua
gravidanza ai suoi genitori, ai suoi amici e anche al suo
amante, ma non ha potuto farlo. Il tuo modo di
esprimerti: ‘Non lo posso dire, ma ho voglia di farlo’, è
come non poter parlare ma voler cantare’.
“MarieJoséphine era stupefatta, perché questo ri
suonava fortemente in lei. Tutte le sue cellule vibrava
no a quelle ingiunzioni parentali.
‘Inoltre ti ricordo che ti chiami, fra tutte le alternative che
potevano esserci, signora Hibou, è non è una cosa carina.
Tua madre, durante i nove mesi di gravidanza, ha
focalizzato tutte le sue problematiche su di te. ‘Mio Dio,
mia figlia sarà orfana.’ Questo stress per il bambino lo
manifesti nel fisico con un cancro al seno sinistro.’
‘È per questo che hai le emorroidi.’
“Aveva omesso di parlarmi di questo suo problema, ma la
biologia è straordinaria. Chiaramente aveva un conflitto di
identità dato che il nome, di solito, è dato dal padre. A
questo conflitto corrisponde la patologia delle emorroidi,
ma i suoi problemi di filiazione potevano anche portare a
problemi scolastici in storia (materia per eccellenza della
filiazione) e sicuramente aveva avuto anche qualche
difficoltà in matematica durante le lezioni sugli insiemi.
“La presi ancora una volta tra le braccia e la ringraziai
per aver tollerato quel consulto senza difese.”