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2- IL PROGETTISTA
Alessandro Manetti (Firenze 1787-1865), figlio dellarchitetto Giuseppe,3 fu uno dei progettisti pi
interessanti del XIX sec. per la sua cultura contemporaneamente architettonica e tecnica, toscana e
internazionale. Studi allAccademia di Belle Arti di Firenze; nel 1809 fu ammesso, unico allievo
straniero, alla Scuola Imperiale di applicazione dei Ponti e Strade a Parigi.4
"L'Ecole des ponts et chausses" fondata nel 1747 da Jean-Rodolphe Perronet, formava i migliori
ingegneri di Francia; gli allievi (circa 60), seguivano i corsi tenuti da personalit come Monge e
Carnot ed in estate erano inviati in missione nei cantieri dellImpero. Manetti si distingue negli
studi ed ha modo di recarsi in Renania, in Olanda, in Provenza.5 Con la Restaurazione, torna a
Firenze nel 1814 con un modesto impiego nellAmministrazione statale; una rapida carriera, in
rivalit con Pasquale Poccianti, lo porta a progettare e dirigere, per 45 anni, le opere pi importanti
del Granducato. Nel 1934 direttore del Corpo degli ingegneri di Acque e Strade; nel 1850 e fino
alla cacciata dei Lorena nel 1859, direttore del Consiglio d'Arte. Si occupa della bonifica in
Valdichiana, nel padule di Fucecchio ed in Maremma oltre che di nuove strade di valico
sull'Appennino: la strada di Romagna per il passo del Muraglione,6 la strada della Cisa7, la strada
dei "due mari".
1 E. Repetti- Dizionario geografico fisico storico della Toscana - vol I - Firenze 1833
2 A. Manetti - Mio passatempo. Scritto postumo del Comm. A. Manetti, gi Direttore generale delle Acque e Strade
e delle Fabbriche civili in Toscana, Tipografia Carnesecchi, Firenze 1885
3 Giuseppe Manetti (1761-1817), personalit rilevante nel panorama artistico dellarchitettura neoclassica toscana (per
notizie vedi nota 5).
4 Occorre per dire che in quegli anni la Toscana faceva parte a pieno titolo dello stato francese. Allammissione di
Manetti contribu lingegnere Gury, giunto dalla Francia ad occupare il posto di amico personale di Giuseppe
Manetti.
5 AA.VV.- Alla scoperta della Toscana lorenese. Larchitettura di Giuseppe e Alessandro Manetti e Carlo
Reishammer - 1984, Firenze.
6 La localit deve il nome ad uninvenzione del Manetti: sul valico, un imponente muro divide le corsie, permettendo
cos alle vetture di scegliere la parte sottovento e sottrarsi alle forti folate.
7 Oggetto di difficili trattative con il ducato di Modena e l'Austria; Manetti dovette, su incarico del granduca, recarsi da
Metternich a Milano per illustrare il progetto. (vd. P.Bellucci, I Lorena in Toscana, 1984)
3 - LA FUNZIONE TERRITORIALE
Le relazioni tra Villa di Poggio a Caiano e Cascine avvenivano tramite antichi ponti esterni alla
tenuta e aperti al transito. La necessit di un collegamento interno porta, a fine '700, alla
costruzione di un "ponte nuovo" in asse con la villa, ricollegato con un viale rettilineo alle Cascine
e che compare in una pianta del 1793; probabilmente fu smantellato dopo poco a causa di lavori di
rettifica fluviale diretti dall'ing. Boscherini.
Intorno al 1811 Giuseppe Manetti predispone per la granduchessa Elisa Baciocchi, sorella di
Napoleone, un progetto per Poggio a Caiano, non realizzato dopo il ritorno dei Lorena. Un grande
giardino neoclassico8, con elementi simbolici, viali irregolari, ed un ponte in ferro sullOmbrone.
Dopo venti anni, il figlio avrebbe realizzato questo ponte, "meraviglia dell'arte fusoria".
4 - IL PRIMATO
Repetti sottolinea il primato del ponte nel Granducato, ma se esaminiamo le contemporanee
realizzazioni, la sua importanza aumenta.
Nei primi decenni del secolo in Francia e Gran Bretagna furono costruiti ponti con la tecnologia
delle catene o "galle", elementi metallici collegati come bielle. Brown e Telford portano a termine
le esperienze pi ardite del periodo. Il francese Marc Seguin, fu il primo ad utilizzare tra il 1823 ed
il 1825, il cavo a fili metallici per realizzazioni impegnative, ed a diffondere questa tecnica.
Il primo ponte sospeso in Italia il ponte "Ferdinandeo" del 1832, sul fiume Garigliano nel Regno
delle due Sicilie, recentemente restaurato. Nel 1933 il ponte del Manetti,9 posteriore di pochi mesi
al ponte calabrese, risulta il primo in Italia ad essere costruito non con catene ma con cavi sospesi,
tecnica utilizzata fino ai nostri giorni.
Ancora anteriori sono varie passerelle sperimentali di pochi metri10 non confrontabili con una
struttura carrabile con luce di 35 metri.
7 - LE FONDERIE DI FOLLONICA
Leopoldo II riformando lorganizzazione dell'attivit siderurgica aveva privilegiato Follonica, dove
le ferriere esistevano dal XVI sec., per la facilit di approvvigionamento di ottimo minerale
dall'Elba, aumentandone la produttivit, nonostante la malaria che condizionava l'attivit
lavorativa. Furono edificati nuovi impianti, operativi proprio negli anni di costruzione del ponte.
Sull'ingresso dello stabilimento il Granduca volle scritto: "Al ferro padre di tutte le industrie,
siccome tempio, Leopoldo II dava l'anno MDCCCXXXIV".
Il direttore artistico delle fonderie larchitetto Carlo Reishammer, (Firenze 1806-1883), genero e
strettissimo collaboratore di Manetti, interessantissima figura di progettista solo di recente messa in
luce.16 Tra le sue opere: la chiesa di S. Leopoldo a Follonica, caratterizzata dalluso della ghisa nel
portico, nel campanile, nei vari fregi ed addirittura negli interni; le porte doganali di Livorno, in
collaborazione con Manetti, la fontana in ghisa di Arcidosso e lo stesso ingresso alle fonderie di
Follonica; tutte caratterizzate dall'uso del ferro.17
8 - L'INDUSTRIA SIDERURGICA
9 ALTRI PONTI
La delusione del Manetti per il mancato incarico, deve essere stato grande. Del ponte di Poggio a
Caiano parler nellautobiografia, pubblicata postuma, in modo riduttivo e deluso, dispiacendosi
soprattutto della luce limitata che non ha permesso di dimostrare le potenzialit del sistema
costruttivo: "codesti ponti non debbono costruirsi se non con luci molto ampie che ne fanno
concepire all'occhio di primo aspetto, l'arditezza. L'Ombrone non ampio abbastanza per
applicarveli."20 Inoltre le realizzazioni pi recenti gli rendono evidente di aver sovradimensionato
gli appoggi: "Err il Navier nel ponte degli Invalidi per scarsit; errai io per soverchia
robustezza....Non voglio scusarmi, ma asserisco con persuasione piena che le nobili dame
specialmente, non sarebbero passate su certi trespoli che ho veduto allestero."
Al di l della divertente osservazione, il progettista era evidentemente scontento, a distanza di
decenni dalla realizzazione, del rapporto conflittuale tra elementi tecnologici ed elementi
tradizionali che invece rappresenta uno degli elementi di maggior interesse dellopera. Da notare
che nel 1831 il suo parere era diverso, tanto da scrivere che il collegamento tra i piloni doveva
essere realizzato con archi che hanno la figura di una potenza. Dopo trenta anni il mutato
linguaggio architettonico ed in progresso tecnico rendevano trascurabile il ponte sullOmbrone
perfino al suo progettista.
Comunque tra il 1834 e il 1835, Manetti insieme con Reishammer e Sivieri, progetta e realizza,
uno snello ponte a catene, finanziato da De Larderel, sul fiume Cecina,.21 Il ripiego sulle catene,
dovuto alla difficolt di produrre canapi abbastanza lunghi nella fonderia di Follonica che
produceva soprattutto ghisa.
Tra il 1840 e il 1844 progettano il prototipo per tre ponti sospesi da costruirsi "in eguali forme e
dimensioni" in tre diversi luoghi della Maremma. In questo progetto, anch'esso con catene, i piloni
si trasformano in esili cavalletti metallici, a cui le catene sono sospese e non appoggiate.22
Infine Reishammer firma nel 1844, il progetto di un ponte sospeso "a canapi di filo di ferro" sull
Ombrone maremmano23 "della luce di braccia 142" (circa 82 metri) e che rappresenta il vertice di
11 - DECADENZA E FINE
Il ponte, oggetto di interventi di manutenzione allimpalcato nel corso dell800, perse lagibilit nel
primo dopoguerra, pur non crollando, e fu necessario chiuderne laccesso prima con cancelli poi
con muri. La struttura lignea necessitava di una continua manutenzione e secondo un "Preventivo
di spesa"25 del 1940 andava sostituita. Per pi di un secolo il ponte aveva funzionato, rivelando
qualit nei materiali e nella progettazione. Quasi nessun ponte sospeso del XIX secolo rimasto in
piedi e quei pochi hanno subito la ricostruzione con elementi e tecnologie nuove.
Inagibile e tuttavia non ancora collassato, il ponte trov la sua fine definitiva nel 1944,26 quando i
tedeschi in ritirata lo minarono27 facendo saltare soltanto gli ancoraggi ovvero "massi di ritenuta"
23 Presso "la barca della Grancia"; il progetto risale agli anni tra il 1839 e il 1844
24 ASF - Acque e strade n. 1546
25 Preventivo per il Restauro delle strutture del ponte sospeso " Leopoldo II sul fiume Ombrone." 1940 -Archivio
Sovrintendenza Beni Ambientali e Architettonici di Firenze - pratica n A/962.
26 I tedeschi erano accampati alle Cascine, dove un grande deposito di carburante, tra gli alberi, fu bombardato dagli
alleati nel giugno e luglio 1944. Tra luglio e agosto furono minati tutti i ponti del pratese, oltre a varie strutture e
perfino alberi secolari delle Cascine (M. Di Sabato - La Guerra nel Pratese 1943-44). Il ponte fu fatto saltare
presumibilmente alla fine del mese di agosto 1944.
(detti anche pigne) sulla sponda destra e facendo venir meno il fragile equilibrio dei tiranti e
dell'impalcato.
27 Questa notizia ed altre testimonianze, si devono al sig. Giuseppe Lenzi che all'epoca abitava presso il ponte.
28 M. Dezzi Bardeschi - Lorenzo Nottolini Architetto a Lucca- 1970 - Lucca
29 P. Sampaolesi - Discorso sulla metodologia generale del restauro di monumenti - Firenze 1980
Sembra invece necessario recuperare in forme moderne la leggerezza strutturale e lo spirito di
sperimentazione che caratterizz la costruzione del ponte, lasciando i due possenti piloni alla loro
enigmatica ed archeologica esistenza e riproponendo il complesso rapporto tra la materialit
lapidea e limmaterialit metallica.
In questo caso la ricostruzione del ponte, dando vita ad un grande parco dalla citt alle colline,
rappresenterebbe non soltanto un collegamento nello spazio ma anche nel tempo e nella memoria.
IMMAGINI E DIDASCALIE
1. Particolare del sistema dancoraggio dei cavi sulle "pigne" della sponda destra, fatte brillare dai
tedeschi in ritirata. Quelle della sponda sinistra sono ancora integre comprese le asole di
ancoraggio in ferro forgiato che mostrano un materiale perfettamente integro dopo 160 anni di
esposizione alle intemperie.
2. Il ponte visto dalla sponda destra. Liscrizione in ghisa sul pilone sinistro VIS UNITA FORTIOR
allude al sistema costruttivo dei cavi formati da fili metallici avvolti a spirale a sostenere uniti la
trazione: Sullaltro pilone troviamo la scritta LEOPOLDUS SECUNDUS; sui lati esterni, sempre in
ghisa, ghirlande di alloro; sullintradosso degli archi la data 1833in numeri metallici in
rilievo.
3. Il ponte visto da valle. La documentazione fotografica inedita del periodo 1936-1938 che
accompagna larticolo proviene dallarchivio fotografico dellIstituto Agronomico per lOltremare
di Firenze (allepoca ente proprietario dellarea sulla sponda destra e del vicino bosco del Bargo
utilizzati per sperimentazioni agricole).