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PONTE SULL'OMBRONE

Poggio a Caiano -1833 - Alessandro MANETTI, ingegnere e architetto.

1- UN PONTE SOSPESO TRA PRESENTE E PASSATO.


Enigmatici come statue dellisola di Pasqua, due archi di pietra si fronteggiano sullOmbrone tra
Prato e Poggio a Caiano, resti di un ponte sospeso costruito nel 1933 come riporta lerudito Repetti
alla voce "Cajano " del suo Dizionario1 stampato nello stesso anno:
Sul fiume Ombrone che divide il parco delle R.R. Cascine a un quarto di miglio dalla
strada R. Pistoiese, stato innalzato, nel 1833, dal genio benefico di Leopoldo II, il primo
ponte sospeso che abbia visto la Toscana sopra uno dei suoi fiumi col disegno del cav.
Alessandro Manetti, diretto dal meccanico Raffaello Sivieri. E' una meraviglia dell'arte
fusoria nata e fatta adulta in un istante nei forni di Follonica per impulso dell'Augusto
Regnante, che volle offrire in quest'opera di squisito lavoro un bello esempio all'universale,
onde intraprenda a giovarsi di una nuova importantissima industria nazionale fatta col
ferro fuso dell'Elba superiormente preferibile a ogn'altro per duttilit.
Queste notizie quasi giornalistiche, mostrano, insieme alle testimonianze dirette del progettista2 e
nonostante la scarsit di fonti, come nellopera si intrecciano motivi che ne fanno un episodio
importante nella storia della tecnica e dei materiali oltre che monumento da tutelare e luogo da
riportare nel tempo presente, dall'aldil dei luoghi senza nome, rendendolo nuovamente
percorribile e attraversabile.

2- IL PROGETTISTA
Alessandro Manetti (Firenze 1787-1865), figlio dellarchitetto Giuseppe,3 fu uno dei progettisti pi
interessanti del XIX sec. per la sua cultura contemporaneamente architettonica e tecnica, toscana e
internazionale. Studi allAccademia di Belle Arti di Firenze; nel 1809 fu ammesso, unico allievo
straniero, alla Scuola Imperiale di applicazione dei Ponti e Strade a Parigi.4
"L'Ecole des ponts et chausses" fondata nel 1747 da Jean-Rodolphe Perronet, formava i migliori
ingegneri di Francia; gli allievi (circa 60), seguivano i corsi tenuti da personalit come Monge e
Carnot ed in estate erano inviati in missione nei cantieri dellImpero. Manetti si distingue negli
studi ed ha modo di recarsi in Renania, in Olanda, in Provenza.5 Con la Restaurazione, torna a
Firenze nel 1814 con un modesto impiego nellAmministrazione statale; una rapida carriera, in
rivalit con Pasquale Poccianti, lo porta a progettare e dirigere, per 45 anni, le opere pi importanti
del Granducato. Nel 1934 direttore del Corpo degli ingegneri di Acque e Strade; nel 1850 e fino
alla cacciata dei Lorena nel 1859, direttore del Consiglio d'Arte. Si occupa della bonifica in
Valdichiana, nel padule di Fucecchio ed in Maremma oltre che di nuove strade di valico
sull'Appennino: la strada di Romagna per il passo del Muraglione,6 la strada della Cisa7, la strada
dei "due mari".

1 E. Repetti- Dizionario geografico fisico storico della Toscana - vol I - Firenze 1833
2 A. Manetti - Mio passatempo. Scritto postumo del Comm. A. Manetti, gi Direttore generale delle Acque e Strade
e delle Fabbriche civili in Toscana, Tipografia Carnesecchi, Firenze 1885
3 Giuseppe Manetti (1761-1817), personalit rilevante nel panorama artistico dellarchitettura neoclassica toscana (per
notizie vedi nota 5).
4 Occorre per dire che in quegli anni la Toscana faceva parte a pieno titolo dello stato francese. Allammissione di
Manetti contribu lingegnere Gury, giunto dalla Francia ad occupare il posto di amico personale di Giuseppe
Manetti.
5 AA.VV.- Alla scoperta della Toscana lorenese. Larchitettura di Giuseppe e Alessandro Manetti e Carlo
Reishammer - 1984, Firenze.
6 La localit deve il nome ad uninvenzione del Manetti: sul valico, un imponente muro divide le corsie, permettendo
cos alle vetture di scegliere la parte sottovento e sottrarsi alle forti folate.
7 Oggetto di difficili trattative con il ducato di Modena e l'Austria; Manetti dovette, su incarico del granduca, recarsi da
Metternich a Milano per illustrare il progetto. (vd. P.Bellucci, I Lorena in Toscana, 1984)
3 - LA FUNZIONE TERRITORIALE
Le relazioni tra Villa di Poggio a Caiano e Cascine avvenivano tramite antichi ponti esterni alla
tenuta e aperti al transito. La necessit di un collegamento interno porta, a fine '700, alla
costruzione di un "ponte nuovo" in asse con la villa, ricollegato con un viale rettilineo alle Cascine
e che compare in una pianta del 1793; probabilmente fu smantellato dopo poco a causa di lavori di
rettifica fluviale diretti dall'ing. Boscherini.
Intorno al 1811 Giuseppe Manetti predispone per la granduchessa Elisa Baciocchi, sorella di
Napoleone, un progetto per Poggio a Caiano, non realizzato dopo il ritorno dei Lorena. Un grande
giardino neoclassico8, con elementi simbolici, viali irregolari, ed un ponte in ferro sullOmbrone.
Dopo venti anni, il figlio avrebbe realizzato questo ponte, "meraviglia dell'arte fusoria".

4 - IL PRIMATO
Repetti sottolinea il primato del ponte nel Granducato, ma se esaminiamo le contemporanee
realizzazioni, la sua importanza aumenta.
Nei primi decenni del secolo in Francia e Gran Bretagna furono costruiti ponti con la tecnologia
delle catene o "galle", elementi metallici collegati come bielle. Brown e Telford portano a termine
le esperienze pi ardite del periodo. Il francese Marc Seguin, fu il primo ad utilizzare tra il 1823 ed
il 1825, il cavo a fili metallici per realizzazioni impegnative, ed a diffondere questa tecnica.
Il primo ponte sospeso in Italia il ponte "Ferdinandeo" del 1832, sul fiume Garigliano nel Regno
delle due Sicilie, recentemente restaurato. Nel 1933 il ponte del Manetti,9 posteriore di pochi mesi
al ponte calabrese, risulta il primo in Italia ad essere costruito non con catene ma con cavi sospesi,
tecnica utilizzata fino ai nostri giorni.
Ancora anteriori sono varie passerelle sperimentali di pochi metri10 non confrontabili con una
struttura carrabile con luce di 35 metri.

5 SPERIMENTAZIONE, MATERIALI E TECNICA


Nel 1830 Manetti, a Parigi per conto del Granduca, espone in una Relazione11 tutte le novit
tecniche, descrivendo canali, strade, ferrovie e ponti sospesi. Leopoldo II, ultimo dei Lorena,
continuando la tradizione di buon governo dei predecessori, portava avanti un imponente piano di
opere pubbliche ed aveva in comune ai governanti europei linteresse per le novit tecnologiche in
quanto indispensabili allo sviluppo economico ed industriale. In particolare i ponti sospesi
sembravano, allinizio dell'Ottocento, una tecnologia idonea ad estendere le reti infrastrutturali.
Le caratteristiche costruttive del ponte seguono le sperimentazioni europee e trovano riscontro con
la Relazione al Granduca del 1831, nella quale si descrivono, tra laltro, i vantaggi dei ponti
sospesi (leggerezza, risparmio di materiale, celerit di costruzione, scarso spessore del calpestio,
minor impedimento alle piene). Manetti si sofferma in particolare sul "Pont des Invalides" a Parigi
costruito, con molte difficolt, da Navier12 e affronta aspetti tecnici, come il collegamento tra i

8 ASF-Possessioni pianta n.534


9 in: ZANGHERI-CRESTI, Architetti e ingegneri nella toscana dell'Ottocento - Firenze- troviamo un annotazione
secondo cui il progetto del ponte risale addirittura al 1811-12 , ma non viene citata la fonte.
10 Una passerella di questo genere sembra fosse stata costruita a poche centinaia di metri dal ponte di Poggio a Caiano
su un canale della Fattoria delle Cascine alcuni anni prima. (vedi AA.VV. "Le Cascine di Tavola a Prato" 1990)
11 La relazione si trova nellArchivio Manetti (presso lAccademia delle Arti del disegno)catalogata alla cart.F n.9
12 Louis-Marie Navier (1785- 1836), pioniere della scienza delle costruzioni (sua la formula sulla flessione ancora in
uso), allievo e insegnante della scuola di Ponti e strade. Scrisse nel 1826 "Sur le ponts sospendus", prima trattazione
scientifica del genere. Scettico nei confronti dei cavi, costru con catene, nel 1823, il "Pont des Invalides" sulla Senna,
uno dei primi inserito nellambiente urbano contribuendo a rendere evidenti le qualit formali e la suggestione
ambientale delle strutture metalliche. Comunque il ponte fu causa di amarezze, e fu abbattuto per difetti dopo poco.
piloni, la solidit degli ancoraggi, la protezione dei cavi, il collaudo dei materiali e la preferenza
per la struttura a funi della quale scrive: "il vantaggio stesso pel il filo di ferro preferibilmente alle
catene tanto per la economia che risulta da un minor peso a forza uguale, quanto per la celerit
nella esecuzione, ... e finalmente per il gusto e la bellezza, riuscendo meraviglioso l'effetto di un
ponte nel quale le curve sgombrate dalle articolazioni che ne interrompono la continuit,
compariscono semplici e pure all'occhio dell'osservatore".13
Il ponte fu realizzato con impalcato di quercia, a travi e tavolato per marciapiede e corsia carrabile.
Il sistema di sospensione era formato da sei copie di funi alle quali era sospeso limpalcato
mediante funi a due cavi.14
Manetti conosceva i tipici problemi delle eccessive oscillazioni verticali e orizzontali. Le prime,
dovute ai carichi mobili, sono particolarmente pericolose se ripetitive e ritmiche (nel 1850 il ponte
di Angers croll per il passaggio di truppe in marcia). Il problema stato risolto distribuendo i
carichi su sei diverse funi per lato che ricevono i carichi uno dopo l'altra in serie, impedendo cos
che i veicoli, facciano sommare tra di loro i movimenti in verticale. Le oscillazioni orizzontali,
dovute al vento, vennero ostacolate con incroci sotto l'impalcato ovvero con la rigidit della trave
di parapetto (teorizzata da M. Seguin), fatta da robusti elementi in legno giuntati con incastri e
perni metallici.

6 - IL DIRETTORE DEI LAVORI


Anche se Manetti avr seguito di persona i lavori, la realizzazione del ponte fu affidata alla
direzione del meccanico Raffaello Sivieri che era in realt il giovane e stimatissimo direttore
delle fonderie di Follonica.15 Nato a Pistoia nel 1801, muore di malaria nel 1839 lasciando un
vuoto tale che il Granduca pensa di alienare le fonderie. La sua presenza sul cantiere nel delicato
momento del montaggio dei cavi metallici giunti da Follonica, quando le imponenti opere murarie
erano compiute, dimostra l'importanza sperimentale del ponte. Ugualmente da Follonica saranno
giunti i fregi e le iscrizioni in ghisa che adornano i piloni.

7 - LE FONDERIE DI FOLLONICA
Leopoldo II riformando lorganizzazione dell'attivit siderurgica aveva privilegiato Follonica, dove
le ferriere esistevano dal XVI sec., per la facilit di approvvigionamento di ottimo minerale
dall'Elba, aumentandone la produttivit, nonostante la malaria che condizionava l'attivit
lavorativa. Furono edificati nuovi impianti, operativi proprio negli anni di costruzione del ponte.
Sull'ingresso dello stabilimento il Granduca volle scritto: "Al ferro padre di tutte le industrie,
siccome tempio, Leopoldo II dava l'anno MDCCCXXXIV".
Il direttore artistico delle fonderie larchitetto Carlo Reishammer, (Firenze 1806-1883), genero e
strettissimo collaboratore di Manetti, interessantissima figura di progettista solo di recente messa in
luce.16 Tra le sue opere: la chiesa di S. Leopoldo a Follonica, caratterizzata dalluso della ghisa nel
portico, nel campanile, nei vari fregi ed addirittura negli interni; le porte doganali di Livorno, in
collaborazione con Manetti, la fontana in ghisa di Arcidosso e lo stesso ingresso alle fonderie di
Follonica; tutte caratterizzate dall'uso del ferro.17

8 - L'INDUSTRIA SIDERURGICA

13 doc. cit. - Archivio Manetti cartella F n.9


14 A. Adilardi- Analisi storica e ricostruzione del ponte sospeso Leopoldo II a Poggio a Caiano, in Bollettino
Ingegneri n. 6/2003
15 Rombai Tognarini - Follonica e la sua industria del ferro- Firenze 1986
16 AA.VV.-Alla scoperta della Toscana lorenese, op. cit.
17 "L'Architettura" n.171-1970
Tra il1835 e il 1837 i fratelli Seguin costruivano a Firenze con materiale e tecnologia francese, due
ponti sospesi sullArno, di 90 metri di luce. Attualmente entrambi scomparsi, erano localizzati sul
posto dell'attuale ponte S. Niccol ("S. Ferdinando") e del ponte alla Vittoria ("S. Leopoldo").18
La societ di Marc e Jules Seguin, cui si devono ben 86 ponti, si occupava della progettazione e
della costruzione con schemi strutturali standardizzati assicurando qualit industriale in tempi
rapidi e senza oneri, visto che la remunerazione per la societ esecutrice era la concessione del
pedaggio per cento anni. Non sorprende che Leopoldo II, si sia loro rivolto pur disponendo del
Manetti che, chiamato a giudicare i progetti come massima autorit tecnica, non avanz alcuna
critica, stabilendo un collaudo con un carico di circa 200 Kg. al mq.19 Solo per il ponte S.
Ferdinando avanz il dubbio che la posizione dei pilastri facesse diga. In effetti il ponte fu spazzato
via dalla piena, ricostruito e poi definitivamente smontato. Nelle foto Alinari i due ponti, con la
loro leggerezza, risultano esteticamente ben inseriti nel paesaggio urbano.
La scelta granducale, pur giustificata, fu penalizzante per una realt industriale e tecnica che si era
rivelata, in grado di assolvere al compito. Si apr, in tutta Italia, un periodo di predominio straniero
nelle costruzioni metalliche, infrastrutture e ferrovie che ebbe effetti deprimenti sullindustria, ma
che comunque, avvi processi di ammodernamento. Per la siderurgia toscana lo sviluppo non fu di
lunga durata a causa di procedimenti obsoleti costosi e dellesaurimento del minerale elbano.

9 ALTRI PONTI
La delusione del Manetti per il mancato incarico, deve essere stato grande. Del ponte di Poggio a
Caiano parler nellautobiografia, pubblicata postuma, in modo riduttivo e deluso, dispiacendosi
soprattutto della luce limitata che non ha permesso di dimostrare le potenzialit del sistema
costruttivo: "codesti ponti non debbono costruirsi se non con luci molto ampie che ne fanno
concepire all'occhio di primo aspetto, l'arditezza. L'Ombrone non ampio abbastanza per
applicarveli."20 Inoltre le realizzazioni pi recenti gli rendono evidente di aver sovradimensionato
gli appoggi: "Err il Navier nel ponte degli Invalidi per scarsit; errai io per soverchia
robustezza....Non voglio scusarmi, ma asserisco con persuasione piena che le nobili dame
specialmente, non sarebbero passate su certi trespoli che ho veduto allestero."
Al di l della divertente osservazione, il progettista era evidentemente scontento, a distanza di
decenni dalla realizzazione, del rapporto conflittuale tra elementi tecnologici ed elementi
tradizionali che invece rappresenta uno degli elementi di maggior interesse dellopera. Da notare
che nel 1831 il suo parere era diverso, tanto da scrivere che il collegamento tra i piloni doveva
essere realizzato con archi che hanno la figura di una potenza. Dopo trenta anni il mutato
linguaggio architettonico ed in progresso tecnico rendevano trascurabile il ponte sullOmbrone
perfino al suo progettista.
Comunque tra il 1834 e il 1835, Manetti insieme con Reishammer e Sivieri, progetta e realizza,
uno snello ponte a catene, finanziato da De Larderel, sul fiume Cecina,.21 Il ripiego sulle catene,
dovuto alla difficolt di produrre canapi abbastanza lunghi nella fonderia di Follonica che
produceva soprattutto ghisa.
Tra il 1840 e il 1844 progettano il prototipo per tre ponti sospesi da costruirsi "in eguali forme e
dimensioni" in tre diversi luoghi della Maremma. In questo progetto, anch'esso con catene, i piloni
si trasformano in esili cavalletti metallici, a cui le catene sono sospese e non appoggiate.22
Infine Reishammer firma nel 1844, il progetto di un ponte sospeso "a canapi di filo di ferro" sull
Ombrone maremmano23 "della luce di braccia 142" (circa 82 metri) e che rappresenta il vertice di

18 G. Lensi Orlandi- Ferro e architettura a Firenze- 1978


19 Attualmente questo valore di carico sarebbe del tutto insufficiente, ma all'epoca era ritenuto tecnicamente valido;
presumibilmente lo stesso utilizzato per il collaudo del ponte di Poggio a Caiano.
20 A. Manetti, op. cit. , 1885
21 Messina, Paolini, Sestini, Primi esempi di ponti sospesi in Toscana, in Contributi alla storia della costruzione
metallica, 1982
22 Messina, Paolini, Sestini, op. cit.
questo iter progettuale. Ci restano bellissimi disegni24 con piloni estremamente esili in pietra e
ghisa ed eleganti particolari costruttivi che sembrano anticipare il liberty.

10- IL LINGUAGGIO ARCHITETTONICO


Rimane da considerare il linguaggio architettonico con cui il progettista ha tradotto i caratteri
tecnici d'avanguardia e colpisce in particolare la forma stessa delle strutture superstiti: i due
straordinari archi in pietra.
In realt Manetti non pu ridursi alla figura di espertissimo ingegnere. Gli studi accademici,
linfluenza del padre, la formazione parigina e i numerosi rapporti personali sono causa di una
complessit culturale, comune peraltro al neoclassicismo toscano: Giuseppe Manetti, Pasquale
Poccianti autore a Poggio a Caiano della Limonaia e della Conserva d'acqua e Lorenzo Nottolini,
sono figure di rilievo nell'architettura italiana e si muovono in un ambito culturale con numerosi
collegamenti alla cultura europea e francese che vede prevalere il nuovo linguaggio neoclassico
sulle regole accademiche e sullordine architettonico.
Dentro queste coordinate culturali, il ponte continua a presentarsi come un enigma: due piloni di
pietra si fronteggiano, senza che l'osservatore possa trovare nel catalogo della memoria, un luogo o
una presenza analoga. Larco estradossato rimanda pi allarcheologia di un rudere che alla
compiutezza di un monumento. I piloni nella loro nuda geometria, riducendo al minimo il
riferimento allordine classico, sembrano apparentarsi alla breve stagione degli architetti visionari
della rivoluzione Ledoux e Boull; unesperienza del linguaggio architettonico che attraversa come
una meteora la cultura europea tra i due secoli e che ancora non ha terminato di svelare il suo ruolo
storico. Un neoclassicismo geometrico, purista e irrazionale che in breve tempo sar sorpassato
dall'eclettismo e dal tecnicismo, in un epoca che vede il separarsi tra tecnica e arte del costruire.
Il ponte del Manetti vive in questa divaricazione tra la leggerezza strutturale del ferro e la sapienza
costruttiva della pietra tagliata in forme esatte. Non sembra una raffinata mediazione, ma piuttosto
linconsapevole rappresentazione di un contrasto; infatti, a posteriori, Manetti si dice scontento del
risultato formale per l'eccessivo peso visivo dei piloni e quindi per il rapporto conflittuale con la
struttura delle funi e dellimpalcato. Come nelle opere di tutta la scuola neoclassica toscana a
cominciare dal Poccianti, dal Nottolini, e dal Reishamer, il linguaggio classicista, a contatto con
elementi tecnici, diventa austero, i dettagli essenziali, la forma geometrica, ma la dialettica tra i
materiali rimane fatalmente irrisolta, nonostante leleganza dei fregi e iscrizioni in ghisa.

11 - DECADENZA E FINE
Il ponte, oggetto di interventi di manutenzione allimpalcato nel corso dell800, perse lagibilit nel
primo dopoguerra, pur non crollando, e fu necessario chiuderne laccesso prima con cancelli poi
con muri. La struttura lignea necessitava di una continua manutenzione e secondo un "Preventivo
di spesa"25 del 1940 andava sostituita. Per pi di un secolo il ponte aveva funzionato, rivelando
qualit nei materiali e nella progettazione. Quasi nessun ponte sospeso del XIX secolo rimasto in
piedi e quei pochi hanno subito la ricostruzione con elementi e tecnologie nuove.
Inagibile e tuttavia non ancora collassato, il ponte trov la sua fine definitiva nel 1944,26 quando i
tedeschi in ritirata lo minarono27 facendo saltare soltanto gli ancoraggi ovvero "massi di ritenuta"

23 Presso "la barca della Grancia"; il progetto risale agli anni tra il 1839 e il 1844
24 ASF - Acque e strade n. 1546
25 Preventivo per il Restauro delle strutture del ponte sospeso " Leopoldo II sul fiume Ombrone." 1940 -Archivio
Sovrintendenza Beni Ambientali e Architettonici di Firenze - pratica n A/962.
26 I tedeschi erano accampati alle Cascine, dove un grande deposito di carburante, tra gli alberi, fu bombardato dagli
alleati nel giugno e luglio 1944. Tra luglio e agosto furono minati tutti i ponti del pratese, oltre a varie strutture e
perfino alberi secolari delle Cascine (M. Di Sabato - La Guerra nel Pratese 1943-44). Il ponte fu fatto saltare
presumibilmente alla fine del mese di agosto 1944.
(detti anche pigne) sulla sponda destra e facendo venir meno il fragile equilibrio dei tiranti e
dell'impalcato.

12 - STATO ATTUALE E IPOTESI DI RICOSTRUZIONE


Delle strutture tese in ferro non vi nessuna traccia, e cos anche delle strutture inflesse in legno.
Le opere in pietra, compresse, invece risultano quasi integre. I piloni rappresentano un esempio
dellarte della costruzione in pietra da taglio senza utilizzo di malte o leganti, che nei primi anni
dellottocento raggiunge la perfezione prima di essere soppiantata dai nuovi materiali. Del resto la
"stereotomia" era un insegnamento fondamentale dell'Ecole des ponts et chausses, portata ad un
livello insuperato grazie a Perronet e al metodo di rappresentazione di Monge. Si pensa che i
blocchi lapidei siano collegati da perni metallici, come usava per opere cos impegnative. Sono
ancora presenti le eleganti iscrizioni e i fregi in ghisa sui piloni.
Il ponte del Manetti oggetto di una riscoperta e diverse tesi di laurea hanno affrontato con
entusiasmo lipotesi della ricostruzione pi o meno filologica, studiando nel dettaglio le modalit
costruttive originarie. Limportanza della ricostruzione del ponte come collegamento pedonale
evidente, in quanto potrebbe riallacciare i rapporti che hanno legato, in altre epoche, le sponde del
fiume, aiutando a rimettere insieme i frammenti sparsi di un sistema territoriale che aveva trovato
nel ponte compimento come ultimo ingranaggio di una complessa macchina che aveva il proprio
motore nella Villa.
Per poter analizzare la possibilit di una fedele ricostruzione si pu fare riferimento al
contemporaneo ponte realizzato nel 1839 dallarchitetto Nottolini28 sul fiume Lima a Fornoli di
Lucca e recentemente resturato. Questa struttura, anche se costruita con la pi convenzionale
tecnica delle catene, lascia immaginare il ponte del Manetti ancora in funzione, anche perch nel
disegno dei portali in pietra, Nottolini si lascia influenzare dal ponte di Poggio a Caiano ed in
particolare dallafigura di una potenza e dalla ricerca di una relazione della tecnologia con il
repertorio stilistico dell'architettura che si rivela conflittuale, pur utilizzando lo schema classico
dellarco di trionfo invece che il singolo arco estradossato. Nottolini si occupava a Lucca delle pi
diverse opere pubbliche, avendo cos modo di conoscere, per motivi istituzionali, il suo omologo
fiorentino Manetti. I due progettisti erano legati da stima reciproca e si ha notizia di sopralluoghi
fatti insieme, tra cui una visita al ponte medievale del Diavolo nella lucchesia
La somiglianza dei due ponti, della stessa luce, continua anche dopo la costruzione. Infatti anche il
ponte di Nottolini ha subito la rovina a causa della guerra, ma fu ricostruito nel dopoguerra con una
certa fedelt, dal prof. Sanpaolesi, il quale si dispiaceva di aver dovuto realizzare le catene, non in
ferro forgiato ma con acciaio industriale.29
Possiamo quindi chiederci se sia possibile ricostruire e far rivivere anche il ponte di Manetti. In
effetti il ponte sulla Lima trova un contesto immutato rispetto allepoca di costruzione, mentre il
ponte sullOmbrone, rimasto rovinato, si trova in un luogo profondamente trasformato, con argini
rialzati oltre un metro sopra la quota originaria del ponte. In queste condizioni risulta
improponibile una ricostruzione fedele che lo metterebbe sotto la linea di massima piena.
Ugualmente improponibile, rialzarlo di 150 cm. rispetto alloriginale, perch creerebbe un rapporto
deformato con i piloni e i viali di accesso e proporzioni e modalit duso inaccettabili. Inoltre la
ricostruzione fedele solo visivamente, non garantirebbe materiali e montaggio aderenti
alloriginale, visto che i requisiti oggi richiesti ad una semplice passerella sono incomparabili con
le sezioni strutturali originarie del ponte.

27 Questa notizia ed altre testimonianze, si devono al sig. Giuseppe Lenzi che all'epoca abitava presso il ponte.
28 M. Dezzi Bardeschi - Lorenzo Nottolini Architetto a Lucca- 1970 - Lucca
29 P. Sampaolesi - Discorso sulla metodologia generale del restauro di monumenti - Firenze 1980
Sembra invece necessario recuperare in forme moderne la leggerezza strutturale e lo spirito di
sperimentazione che caratterizz la costruzione del ponte, lasciando i due possenti piloni alla loro
enigmatica ed archeologica esistenza e riproponendo il complesso rapporto tra la materialit
lapidea e limmaterialit metallica.
In questo caso la ricostruzione del ponte, dando vita ad un grande parco dalla citt alle colline,
rappresenterebbe non soltanto un collegamento nello spazio ma anche nel tempo e nella memoria.

IMMAGINI E DIDASCALIE

1. Particolare del sistema dancoraggio dei cavi sulle "pigne" della sponda destra, fatte brillare dai
tedeschi in ritirata. Quelle della sponda sinistra sono ancora integre comprese le asole di
ancoraggio in ferro forgiato che mostrano un materiale perfettamente integro dopo 160 anni di
esposizione alle intemperie.
2. Il ponte visto dalla sponda destra. Liscrizione in ghisa sul pilone sinistro VIS UNITA FORTIOR
allude al sistema costruttivo dei cavi formati da fili metallici avvolti a spirale a sostenere uniti la
trazione: Sullaltro pilone troviamo la scritta LEOPOLDUS SECUNDUS; sui lati esterni, sempre in
ghisa, ghirlande di alloro; sullintradosso degli archi la data 1833in numeri metallici in
rilievo.
3. Il ponte visto da valle. La documentazione fotografica inedita del periodo 1936-1938 che
accompagna larticolo proviene dallarchivio fotografico dellIstituto Agronomico per lOltremare
di Firenze (allepoca ente proprietario dellarea sulla sponda destra e del vicino bosco del Bargo
utilizzati per sperimentazioni agricole).

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