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prof. ing.

Claudia Madiai
Corso di Ingegneria Geotecnica Sismica - CLM Civile

4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Occorre distinguere tra due situazioni limite:


 aree estese di cui è richiesta la zonazione per fini di
pianificazione urbanistica e difesa del territorio
In tal caso è opportuno utilizzare, oltre a criteri di tipo empirico,
le informazioni geotecniche esistenti più alcune indagini
integrative con finalità di controllo
 aree di limitata estensione destinate ad ospitare una
costruzione di rilevante importanza (un ospedale, un ponte, ecc.)
In tal caso dovranno essere programmate indagini specifiche e
finalizzate con prove dinamiche in sito e in laboratorio; potrebbe
essere richiesto un intervento di miglioramento del terreno

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

La liquefazione può essere prevista ricorrendo a tre


categorie di metodi:

 metodi empirici qualitativi o


semiquantitativi

 metodi semplificati ingegneristici


(semi-empirici)

 metodi di analisi dinamica avanzati

indicati nelle NTC 2018

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi empirici
 In genere considerano separatamente i fattori
‘predisponenti’ (caratteristiche del deposito) e i fattori
‘scatenanti’ (caratteristiche del terremoto).
Valutano solo la suscettibilità alla liquefazione dei depositi,
prescindendo dall’azione sismica attesa

 La suscettibilità alla liquefazione viene valutata sulla base di


osservazioni effettuate durante i terremoti passati e sulla
base di informazioni geologiche e geotecniche derivate
da prove indici e di tipo corrente secondo i seguenti criteri:
 1) criterio ‘storico’
 2) criterio ‘geologico’
 3) criterio di ‘composizione’
 4) criterio di ‘stato fisico’

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Criterio geologico, di composizione e di stato fisico


Criterio geologico
 età e origine del deposito
 profondità della falda
 morfologia
 spessore degli strati sovrastanti non liquefacibili
Criterio di composizione
 distribuzione granulometrica
 forma delle particelle
 diametro medio determinante
 percentuale di frazione argillosa
 plasticità della frazione argillosa

Criterio di ‘stato fisico’


 densità relativa
 pressione di confinamento media
 altri parametri indicativi del comportamento contrattivo e dilatante
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Criterio storico: la liquefazione tende a ripetersi nei siti dove si è già verificata

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Criterio geologico

Profondità della falda


Età del deposito
<9m 9  15 m > 15 m

Olocene recente Elevata Bassa Molto bassa

Alto Olocene Moderata Bassa Molto bassa

Pleistocene recente Bassa Bassa Molto bassa

Pleistocene antico Molto


Molto bassa Molto bassa
e depositi anteriori bassa

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Criterio geologico

Categoria Morfologia Liquefazione

A Letti di fiume, antichi e recenti, paludi, Probabile


terreni di bonifica, zone interdunari

B Conoidi, argini naturali, dune, pianure di Possibile


esondazione, spiagge

C Terrazzi, colline, montagne Improbabile

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Criterio di composizione

FC: Fine Content


wc: water content

Seed et al., 2003

Not Susceptible

Test
Susceptible
Bray e Sancho, 2004

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Metodo di Sherif e Ishibashi (1978) 4. Come si valuta il rischio di liquefazione

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Criterio di stato fisico


La suscettibilità alla liquefazione è influenzata:
 dallo stato di addensamento q
 dalla tensione media efficace iniziale ’

più in generale:
 dalla posizione del punto rappresentativo Stato x
dello stato fisico rispetto alla linea di stazionario x
stato critico (comportamento contrattivo x
o dilatante) e alla linea di fluidificazione A B C D E
1 e p’

3 comportamento dilatante
1-3

A B C D E
comportamento
Tx ciclica comportamento contrattivo contrattivo
comportamento
dilatante SSL

Deformazione assiale p’
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Si basano sul calcolo del fattore di sicurezza nei confronti della liquefazione:
FSL = CRR/CSR
dove
 CRR : resistenza alla liquefazione del terreno (normalizzata rispetto a ’v0)
ad una data profondità
 CSR : sforzo di taglio indotto dal terremoto (normalizzato rispetto a ’v0)
alla stessa profondità
CRR, CSR 1 FSL

CSR
ZONA DI
LIQUEFAZIONE
CRR

z z
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Fasi della procedura :
 fase 1: valutazione di CSR (Cyclic Stress Ratio) tramite correlazioni
empiriche o analisi della RSL
 fase 2: correzione/normalizzazione degli indici (R) di prove di
resistenza in sito (R  R1)

 fase 3: valutazione di CRR (Cyclic Resistance Ratio) tramite correlazioni


(abachi o formule) - CRR = f(R1) - (o prove di laboratorio)
CSR(CRR)

alle profondità per cui risulta


liquefazione
CSR > CRR
il terreno è considerato liquefacibile
non
liquefazione
R1 76
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Metodi semplificati - ABACHI DI LIQUEFAZIONE


Un abaco di liquefazione fornisce il limite ‘empirico’ di separazione tra
osservazioni di ‘casi reali’ di liquefazione e non liquefazione

CSR (o CRR)
curva di resistenza
a liquefazione, CRR
liquefazione (normalizzata)

sforzo di taglio indotto


0.2
dall’azione sismica
(normalizzato)
non
0.1 liquefazione

R1 (N60, qc , VS, ecc..)


parametro di resistenza misurato in sito
(corretto e normalizzato)
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Poiché gli abachi di liquefazione forniscono il valore di CRR con riferimento a:
• magnitudo M=7.5;
• valori limitati di pressione di confinamento (depositi superficiali - ’v< 1atm)
• assenza di sforzo statico iniziale (condizioni free-field e p.c. orizzontale - =0)
il fattore di sicurezza alla liquefazione è più precisamente definito nel
modo seguente:
CRR CRRM 7.5; v ' 1; 0
FSL    MSF  K  K
CSR CSR

CRRM 7.5; v ' 1; 0 : Rapporto di Resistenza Ciclica per M=7.5; ’v ≤1 atm; =0
MSF : Fattore di Scala della Magnitudo (Magnitude Scale Factor)
K : Fattore di correzione per la pressione di confinamento
(Overburden Correction Factor)
K : Fattore di correzione per lo sforzo statico iniziale
(Static Shear Stress Correction Factor)
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Metodi semplificati - Fase 1: Valutazione di CSR


L’espressione più utilizzata per CSR è la seguente (Seed & Idriss, 1971):
amax= accelerazione max in superficie
  eq   
CSR   '   0.65   amax     v 0   rd v0= tensione litostatica totale
   g   ' 
 v0      v0 
’v0= tensione litostatica efficace
rd= fattore di profondità

amax
equilibrio alla traslazione orizzontale:
Forza di taglio alla base = Forza inerzia
a(z) z z z
a (z)
    a ( z ) dz    dz
A 0 0
g
T =  (posto A=1)
a max
Terreno omogeneo, colonna rigida  a(z) = costante = amax   max, r   z
g
a max
Colonna deformabile  a(z) variabile  coefficiente riduttivo rd (z)   max, d  rd z
g
Azione irregolare  sforzo equivalente uniforme  eq   max generalmente si assume: =0.65
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Metodi semplificati - Fase 1: Valutazione di CSR


FATTORE DI PROFONDITÀ - rd

rd = 1 - 0.015z (z in m) Iwasaki et al. (1978)

 Formula A (Blake, 1996)


1  0.4113 z0.5  0.04052 z  0.001753 z1.5
rd  1
1  0.4177 z  0.05729 z  0.006205 z  0.001210 z
0.5 1.5 2

 Formula B (Golesorkhi, 1989)


rd  exp  z   z   M
 z 
 z   1.012  1.126  sen  5.133 
 11.73 
 z 
z   0.106  0.118  sen  5.142 
 11.28 

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Metodi semplificati - Fase 2: Correzione delle misure in situ


Per la valutazione della resistenza a liquefazione si usano i seguenti indicatori (R):
numero di colpi SPT, resistenza alla punta CPT, velocità delle onde di taglio VS
opportunamente normalizzati e corretti (R1)

 Il numero di colpi misurato Nm nella prova SPT va preventivamente


corretto con riferimento ad un’energia teorica di caduta libera ER=60%
Il valore corretto N60 si ottiene mediante la relazione:
ERm
N 60 = C E  N m   Nm
60
con ERm= rapporto di energia specificato nell’attrezzatura di prova

 Correzione generalizzata (NCEER, 1997): N60 = CE  CB  CR  CS  Nm


per tenere conto di:  energia rilasciata (CE = 0.5 ÷ 1.3)
 diametro foro (CB = 1.0 ÷ 1.15)
 lunghezza aste (CR = 0.75 ÷ 1.0 e oltre)
 tipo di fustella (CS = 1.0 ÷ 1.3)

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Metodi semplificati - Fase 2: Correzione delle misure in situ


 Per ricavare R1, le misure in situ (N60, qc , VS) vengono corrette per tener conto
della pressione efficace, eventualmente normalizzata alla pressione atmosferica

* ’vo in kg/cm2

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Metodi semplificati - Fase 3: Valutazione di CRR7.5 (da SPT)

abachi per M=7.5 (NCEER, 1997)


L’aumento di resistenza alla liquefazione
con l’aumento di frazione fine FC
(passante al setaccio 200 ASTM) può
essere tradotto in un incremento di (N1)60
mediante una delle seguenti relazioni:

 N 1 60 cs =1  0.025 FC  5  N 1 60


  
2
 N 1 60 cs = N 1 60  exp 1.63 

9 . 7

15 . 7
 
FC  FC  
 
N.B. Si deve usare:
 con valore corretto la curva FC ≤ 5
 con valore non corretto la curva del relativo FC

RAPPORTO DI RESISTENZA CICLICA


 ( N1) 2 3 4 
CRR7.5= exp  60cs   ( N1)60cs   ( N1)60cs   ( N1)60cs 
       2.8 
 14.1  126   23.6   25.4  
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Metodi semplificati - Fase 3: Valutazione di CRR7.5 (da CPT)


qc1N =……(v. DIA 82) per FC >5% : qc1Ncs  K c  qc1N oppure qc1N ,cs  qc1N  qc1N

Ad es. di Boulanger & idriss, 2014: Boulanger & Idriss, 2014


n
 p  q
qc1N   'a   c n si trova per via iterativa
  v 0  pa
n  1.338  0.249  qc1Ncs 
0.264

qc1Ncs  qc1N  qc1N

 qc1N   9.7  15.7  


2

qc1N  11.9    exp1.63  


 14.6   FC  2  FC  2  
FC = 80Ic -1.37 (in %)
RAPPORTO DI RESISTENZA CICLICA
Ic  log F  1.22 2
 log Q n  3.47 2
 qc1N 60 cs  qc1N 60 cs  2  qc1N 60 cs 3  qc1N 60 cs  4 
CRR7.5= exp     
    2 . 8 
fs n  113  1000   140   137  
F      
 100 Q n   c v 0    a 
q p
qc   v 0  p   ' 
 a   v0  84
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Metodi semplificati - Fase 3: Valutazione di CRR7.5 (da Vs)

abachi per M=7.5 Vs e CRR dipendono entrambe da:


(Andrus & Stokoe, 1997) indice dei vuoti, pressione di confinamento,
storia tensionale, età geologica;
CRR7.5 tuttavia fanno riferimento a livelli
deformativi molto diversi

Consigliabile per:
 terreni con frazione ghiaiosa
(prove penetrometriche non eseguibili)
 terreni con particelle fragili
(le prove penetrometriche possono
sottostimare la resistenza)
 terreni debolmente cementati
(il potenziale di liquefazione può essere
sottostimato; la cementazione è più
influente sulla rigidezza che sulla
resistenza)
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Metodi semplificati - Fase 3: Valutazione di CRR

FATTORE DI SCALA DELLA MAGNITUDO - MSF

Tutte le procedure basate sulle prove in sito si riferiscono a grafici ricavati per
terremoti di magnitudo M=7.5
Per portare a liquefazione terreni con lo stesso CRR7.5:
se M < 7.5 occorre un’accelerazione di picco maggiore rispetto a quella per M=7.5;
viceversa se M > 7.5 è sufficiente un’accelerazione di picco minore
In pratica si applica a CRR7.5 un fattore di scala MSF in modo che risulti:
 CRR > CRR7.5 per M < 7.5
 CRR < CRR7.5 per M > 7.5

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Metodi semplificati - Fase 3: Valutazione di CRR


FATTORE DI SCALA DELLA MAGNITUDO - MSF

 Formula A (Idriss, 1995)


qc1Ncs=175
2.24
10 (N1)60cs=30
MSF 
M2.56

 Formula B (Idriss, 1999)


qc1Ncs=84
 M (N1)60cs=10
MSF  6.9  exp    0.058  1.8
 4

 Formula C (Boulanger & Idriss, 2014)


  M 
MSF  1  ( MSFmax  1)   8.64  exp    1.325 
  4  
 
 1 60 cs 
N
3
q 
3

MSF max 1.09     2 .2 MSF max 1.09   c1Ncs   2.2


 31 . 5   180 
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Fattori di correzione K e K

I fattori di correzione per la pressione di confinamento (K ) e per lo


sforzo statico iniziale (K ) consentono rispettivamente di tener conto di:
• pressioni litostatiche efficaci elevate (’v>1 atm)
• presenza di uno sforzo statico iniziale

N.B.: l’impiego di questi fattori può essere utile in presenza di sovraccarichi e


piano di campagna inclinato, per i quali a rigore la verifica di liquefazione
dovrebbe essere affrontata con metodi avanzati

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Fattore di correzione per la pressione di confinamento (K )

 
K  1  C ln  v   1.1
 pa 
con:
1
C   0. 3 (per SPT)
18.9  2.55 N1 60
1
C   0.3 (per CPT)
37.3  8.27qc1N 
0.264

Essendo:

’v = tensione efficace verticale


pa = pressione atmosferica ( 100 kPa)

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4. Come si valuta il rischio di liquefazione


Metodi semplificati
Fattore di correzione per lo sforzo statico iniziale (K )
   R 
1

( N1 )60
(per SPT)
K  a  b exp R  con:  100 p'  46
 c  Q  ln  
 3 p a 

R 
1
 100 p' 
 0.478qc1N 
0.264

 1.063 (per CPT)
Q  ln  
 3 p a 

a  1267  636 2  634 exp(  )  632 exp(  )


b  exp  1 .11  12 .3 2  1 .31 ln   0 .0001  
c  0.138  0.126  2.52 3
 st

 v'
Q funzione della mineralogia (10 per quarzo e feldspati,
8 per calcare, 7 per antracite e 5.5 per gesso)
st = tensione tangenziale statica
P’ = tensione efficace media 90
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Metodi semplificati - Fase 3: Valutazione di CRR


(da prove di laboratorio)
CRR può essere ricavato anche dalla curva di resistenza alla
liquefazione di laboratorio (per il numero di cicli equivalente
del terremoto)

 taglio semplice ciclico


CRRsito=0.9 (c /’v)

CRR7.5
 triassiali cicliche

CRRsito=0.9 Cr (’d / 2’3)


Cr= fattore di correzione
(es. Finn et al., 1971): 15
- per K0= 0.4 Cr = 0.57
- per K0= 1 Cr = 1

NOTA: con il coefficiente 0.9 si tiene conto della multidirezionalità dello scuotimento in sito
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Rischio di liquefazione in corrispondenza di una verticale
Per valutare CRR le prove CPT sono preferibili per la migliore ripetibilità
delle misure e per la continuità dei profili penetrometrici
Calcolato il fattore di sicurezza FSL a varie profondità lungo una verticale è
opportuno quantificare il rischio di liquefazione per l’intera verticale
A tale scopo viene utilizzato un
INDICE DEL POTENZIALE DI LIQUEFAZIONE LPI

zcrit dove :
zcrit = profondità oltre la quale possono escludersi
LPI   F( z )  w( z )  dz fenomeni di liquefazione (15-20m)
0 200
1

F(z) : variabile che dipende da FSL


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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi semplificati
Rischio di liquefazione in corrispondenza di una verticale

F(z) = 0 per FSL  1.2


F(z)=0 per FSL >1 F(z) = 2∙106 exp(-18.427 FSL) per 1.2 > FSL > 0.95
F(z)= 1- FSL per FSL <1 F(z) = 1 – FSL per FSL ≤ 0.95

Rischio di LPI Rischio di liquefazione


LPI
liquefazione 0 Non liquefacibile (FSL≥1.2)
0 Molto basso 0<LPI≤2 Basso
0<LPI≤5 Basso 2<LPI≤5 Moderato
5<LPI≤15 Alto 5<LPI≤15 Alto
15<LPI Molto alto 15<LPI Molto alto
Iwasaki (1978) Sonmez (2003)

0 ≤ LPI ≤ 100
quantifica i possibili effetti tenendo conto di:
fattore di sicurezza, profondità e spessore degli strati liquefacibili
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Esempio (pessimo) di stima del rischio di liquefazione


Si mostra lo stralcio di una relazione ‘geologico-tecnica’.….in cui è stato utilizzato in maniera
sconsiderata e acritica un foglio di calcolo per la stima del rischio di liquefazione

=1.54 t/m3; sat=1.8 t/m3 ; falda a -1.5m)


=1.73 t/m3; sat=1.9 t/m3

!!!! !!!!

!!!!
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi avanzati

 Si basano su analisi 1-D o 2-D della Risposta Sismica Locale


 Determinano l’andamento degli sforzi e delle deformazioni di taglio
indotti dall’azione sismica di progetto all’interno del deposito
 I più evoluti tengono conto all’interno del deposito di:
- Accumulo delle pressioni interstiziali durante il terremoto
- Dissipazione delle pressioni interstiziali durante e dopo l’evento sismico

Richiedono pertanto:
 l’impiego di codici di calcolo numerico più o meno complessi
 l’esecuzione di specifiche prove dinamiche in sito e prove cicliche di
laboratorio per la definizione del modello geotecnico

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Metodi avanzati
Le analisi possono essere effettuate:
 in tensioni totali, con codici di calcolo tipo SHAKE, STRATA (modellazione
lineare equivalente) oppure con codici tipo NERA (modellazione non lineare)
Si tratta in pratica di metodi semplificati (seppure più complessi) in cui FSL è valutato
determinando CSR con un’analisi della RSL e CRR mediante prove cicliche di laboratorio
 in tensioni efficaci, con codici di calcolo tipo DESRA (modellazione non lineare)
In tal caso vengono determinati nel tempo sforzi e deformazioni indotti dal terremoto,
viene simulato l’accumulo di u e il conseguente decadimento della resistenza, ovvero
vengono valutati contemporaneamente il carico sismico (CSR) e la resistenza (CRR). La
sicurezza nei confronti della liquefazione può essere valutata anche in termini di u /’0
max max
u
0

lim lim

z z t

da analisi in T.T./T.E. solo da analisi in T.E.


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Metodi avanzati - Esempio di analisi in tensioni efficaci

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Metodi avanzati 2D
Le analisi sono generalmente condotte:
- in tensioni efficaci
- con metodi agli elementi finiti o alle differenze finite
- utilizzando legami costitutivi elasto-plastici
È necessario caratterizzare con elevata affidabilità:
- azione sismica di riferimento
- geometria del sottosuolo
- comportamento dei terreni attraverso prove in sito e laboratorio
Superficie piezometrica

Simulazione FEM della liquefazione della Diga di San Fernando durante il terremoto del 1971

Nella pratica l’impiego dei metodi avanzati in tensioni efficaci per le analisi di
liquefazione è di norma limitata al caso di opere importanti (es. dighe in terra)

Esempi di analisi con metodi avanzati 1D e 2D sono riportati nel sito: http://cyclic.ucsd.edu
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4. Come si valuta il rischio di liquefazione

Metodi per la stima del rischio di liquefazione

Criteri qualitativi o Metodi semplificati


Metodi avanzati
semiquantitativi FSL=CRR/CSR

storico SPT NSPT

geologico CPT  qc , fs in tensioni totali

di composizione DH, CH  Vs in tensioni efficaci

di stato fisico Prove di laboratorio


CRR =f (Nc)
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Il rischio di liquefazione può essere ridotto, sia nel caso di nuove


costruzioni (per le quali se possibile è opportuno evitare la
realizzazione su depositi liquefacibili, scegliendo altri siti), sia nel
caso di opere esistenti, mediante due strategie:

1) Progettare o adeguare le strutture di fondazione (e in elevazione)


in modo da minimizzare i danni conseguenti il fenomeno della
liquefazione
2) Migliorare le caratteristiche del sottosuolo incrementandone la
resistenza, la densità, le caratteristiche di drenaggio, in modo da
prevenire il fenomeno della liquefazione

In pratica si adotta spesso una combinazione delle due

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi strutturali
Gli interventi sono diversi per il caso di opere nuove o esistenti

 Nel caso di nuove opere si può studiare la possibilità di:


 Intervenire sulle strutture in elevazione per conferire loro la
capacità di assorbire i cedimenti differenziali e assoluti
 Adottare fondazioni continue o a piastra con piano di posa a
profondità opportuna
 Adottare fondazioni profonde attestate su strati non
liquefacibili facendo lavorare i pali solo di punta

 Nel caso di opere esistenti si possono studiare soluzioni di


sottofondazione con:
 Opere di irrobustimento delle fondazioni
 Realizzazione di pali e micropali
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi strutturali - Fondazioni superficiali

I vari elementi devono essere


collegati affinché il sistema fondale
si muova in modo uniforme per
contenere gli sforzi di taglio
trasmessi alla struttura sovrastante
Può essere usata una fondazione a
piastra molto rigida scegliendo
opportunamente la profondità del
piano di posa in modo da trasferire i
carichi alle zone meno liquefacibili Zona di possibile
liquefazione
Le condutture (idrauliche, del gas,
ecc.) devono essere collegate alla
struttura con elementi flessibili e
duttili per assorbire i cedimenti della
struttura
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi strutturali - Fondazioni su pali


 La liquefazione del terreno può indurre
elevati carichi laterali sui pali di fondazione,
che devono sopportare sforzi orizzontali e
momenti flettenti aggiuntivi indotti dai
movimenti laterali del terreno liquefatto con
una contemporanea riduzione della
capacità portante
 I pali devono essere collegati in modo
duttile alla piastra di collegamento in modo
che sia consentita la rotazione della
struttura senza il distacco dalla
connessione. Se la piastra di collegamento
non è in grado di contrastare il
ribaltamento della struttura in elevazione si
ha un incremento dei carichi verticali sui
pali che rimangono collegati con possibilità
di collasso di alcuni di essi
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi strutturali

diaframmi di nuovi pali


contenimento

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione


Interventi di miglioramento dei terreni

1. Miglioramento strati superficiali rulli, piastre vibranti, ecc..


meccanico vibroflottazione
strati profondi heavy tamping
precarico esplosivi
2. Miglioramento
idraulico drenaggi
elettro-osmosi
3. Modifica delle caratteristiche 4. Interventi di
fisiche e chimiche rinforzo
miscelatura di additivi
jet grouting terra armata

iniezioni terra rinforzata


stabilizzazione termica tiranti e ancoraggi 105
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Esplosioni

Principio: densificazione del terreno per effetto delle vibrazioni indotte


dalla detonazione di cariche esplosive in profondità: il rilascio immediato
e violento di energia genera delle onde sismiche che producono la
liquefazione del terreno a cui consegue una configurazione più addensata
e quindi più stabile dell’aggregato granulare
0.00

Tubo in PVC
Tubo
PVC
- 5.00 (4.5 kg)
8.00 m Riempimento con sabbia
Filo
esplosivo detonatore - 10.00 (5.5 kg)
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Esplosioni

 Profondità del trattamento: ?


 Terreni: terreni incoerenti sciolti saturi sotto falda
 Attrezzatura di cantiere: macchina perforatrice, tubazioni,
detonatori
 Materiale necessario: dinamite, tritolo, ammonite
 Costi: bassi
 Tempi: molto rapidi
 Svantaggi: non applicabile negli strati superficiali,
pericoloso, non utilizzabile in aree edificate

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Vibroflottazione

Principio: densificazione del terreno per effetto delle vibrazioni


indotte da una sonda vibrante a punta conica (vibroflot) e
compattazione mediante il riempimento del foro con materiale
granulare che viene addensato dal vibratore contro le pareti del foro

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Vibroflottazione

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Heavy tamping


Principio: applicazione ripetuta di impatti alla superficie del deposito ottenuti
mediante la percussione di una massa pesante lasciata cadere da diversi metri di
altezza. Nei terreni non saturi il meccanismo di densificazione è simile a quello della
prova Proctor; nei terreni granulari saturi provoca liquefazione

Altezza di caduta H=7-40m


Massa W=15-200 t
Profondità del trattamento
D= (0.65 0.80) (WH)0.5 (m)

La massa è costituita da un blocco di


calcestruzzo oppure da una serie di
piastre d’acciaio imbullonate tra loro
oppure da un contenitore di acciaio
riempito di calcestruzzo o di sabbia

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di
miglioramento dei
terreni - Heavy tamping

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Heavy tamping

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Jet grouting


Principio: Vengono iniettate ad alta velocità una o più miscele fluide che producono
un complesso fenomeno di rimaneggiamento, sostituzione e/o permeazione il cui
risultato finale è la cementazione del terreno

L’esecuzione comprende due fasi:

una batteria di aste cave viene


I. Perforazione
inserita per rotazione o
rotopercussione fino alla
profondità di trattamento
desiderato

si procede all’estrazione delle


II. Trattamento aste e all’iniezione dei fluidi da
uno o più ugelli in prossimità
della testa di perforazione

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Jet grouting

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei


terreni - Jet grouting

I procedimenti esecutivi possono


essere classificati in tre categorie:
I. MONOFLUIDO
II. BIFLUIDO
III. TRIFLUIDO

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Jet grouting


I. SISTEMA MONOFLUIDO: il trattamento avviene con l’iniezione di un
unico fluido (boiacca di cemento) con elevata energia cinetica che
assolve alle funzioni di rimaneggiamento del terreno, di permeazione
dello stesso e di cementazione del volume trattato

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Jet grouting


II. SISTEMA BIFLUIDO: da ciascun ugello viene iniettato un velo di aria
compressa che circonda completamente il getto di boiacca limitandone la
dispersione e la dissipazione di energia

Viene migliorata l’efficienza


idrodinamica del getto di boiacca

Con la tecnica bifluido è possibile


formare colonne anche in terreni
non adatti al trattamento monofluido

L’aria esercita anche un effetto benefico


sulla risalita dello spurgo verso il piano
campagna
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Jet grouting

III. SISTEMA TRIFLUIDO: vengono separate le azioni di:

disgregazione cementazione
L’azione disgregante viene la boiacca iniettata a
prodotta da getti coassiali di minore velocità tramite
acqua con elevata energia un ugello posto al di
cinetica e aria, attraverso sotto dei precedenti si
un doppio ugello miscela con il terreno
rimaneggiato e riempie
le eventuali cavità
prodotte dai getti di
Nell’impatto con il
acqua ed aria
terreno l’acqua provoca
il rimaneggiamento e la
parziale asportazione
del terreno attraverso
lo spurgo
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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Jet grouting

E’ una tecnica di consolidamento piuttosto


diffusa, adattabile a svariati impieghi, in
quanto consente di operare in spazi ridotti
o in luoghi impervi, sia a cielo aperto che
in sotterraneo

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni - Metodi statici

1. Applicazione di precarichi e sovraccarichi

2. Installazione di dreni

assestimetri piezometri

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5. Mitigazione del rischio di liquefazione

Interventi di miglioramento dei terreni -


Installazione di dreni

Principio: accelerare la
consolidazione
sfruttando la permeabilità nella
direzione orizzontale

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Conclusioni
 La ‘liquefazione’ dei terreni in condizioni sismiche è un fenomeno molto
studiato e attualmente ben conosciuto
 Con il termine ‘liquefazione’ si indicano differenti fenomeni fisici
(liquefazione ciclica, mobilità ciclica, fluidificazione) diversi tra loro che
danno luogo a diverse manifestazioni
 Il rischio di liquefazione può essere previsto utilizzando diversi metodi
(empirici, semplificati, avanzati) e quindi eliminato o mitigato
 Tuttavia anche se non si perviene alla liquefazione, nei terreni
suscettibili di liquefazione devono essere considerati gli effetti di
riconsolidazione del terreno
 Il pericolo di liquefazione in Italia è in genere circoscritto
 L’attuale normativa italiana (NTC 2018) prescrive che il sito di
costruzione sia esente dal pericolo di fenomeni di liquefazione e
stabilisce alcuni criteri di ‘esclusione a priori’
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