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Nell'antica Grecia nacque una materia, una scienza, che estraeva anch'essa quest

e ultime due, la matematica, che parte fondamentale della musica, come Pitagora
cap, per la relazione tra rapporti frazionari e suono.
Platone afferm che, come la ginnastica serviva ad irrobustire il corpo, la musica
doveva arricchire l'animo. Attribuiva alla musica una funzione educativa, come
la matematica: secondo lui bisognava saper scegliere fra tanto e poco, fra pi o m
eno, fra bene o male, per arrivare all'obiettivo finale.
La musica sacra[modifica | modifica wikitesto]
Nel Cristianesimo ebbe grande diffusione il canto, perch lo stesso "Cristo" veniv
a descritto come un cantore insieme ai suoi discepoli: "E dopo aver cantato l'in
no uscirono verso il monte degli Ulivi Mt 26,30. La musica nel cristianesimo si
svilupp molto nel luogo di culto, la chiesa: si trattava della musica che veniva
eseguita nella liturgia celebrativa della messa.
Si pu ipotizzare che la forma iniziale della musica liturgica fosse monodica (dal
la parola greca che significa una voce sola,cio veniva intonata la stessa melodia
da uno o pi cantori) e basata su variazioni d'intonazione attorno ad una nota fo
ndamentale (detta corda di recita), variazione che era dettata dalla prosodia (o
enfasi) delle parole del testo sacro, nello stile musicale detto sillabico. A q
uesto stile, che dominava la maggior parte della messa, si sovrappose col tempo
un secondo stile, riservato inizialmente ai momenti di maggiore enfasi quali l'o
ffertorio, in cui un solista intonava il testo facendo variare liberamente l'int
onazione all'interno di una stessa sillaba in uno stile detto melismatico.
La trasmissione della musica avveniva a questo punto per tradizione orale, e att
raverso scuole di canto, la cui presenza presso i maggiori centri di culto attes
tata fino dal IV secolo. Oltre alla scuola di provenienza, probabile che anche l
'improvvisazione e l'abilit del singolo cantore determinassero in larga parte la
musica d'uso liturgico.
Il canto gregoriano[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Canto gregoriano.
Agli inizi del VI secolo, esistevano in Occidente diverse aree liturgiche europe
e, ognuna con un proprio rito consolidato, associato ad uno specifico cantus pla
nus,ovvero un tipo di canto liturgico monodico (tra i principali, ricordiamo il
rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-mozarabico i
n Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia,
il rito Aquileiese nell'Italia orientale, il rito Beneventano nell'Italia merid
ionale). La tradizione vuole che alla fine di questo secolo, sotto il papato di
Gregorio Magno (590-604) si sia avuta la spinta decisiva all'unificazione dei ri
ti e della musica ad essi soggiacente.
In realt si ha motivo di credere che l'unificazione avvenisse quasi due secoli pi
tardi, ad opera di Carlo Magno e sotto l'impulso della unificazione politica che
port alla nascita del Sacro Romano Impero. L'attribuzione a Gregorio Magno sareb
be stata introdotta per superare le resistenze al cambiamento dei diversi ambien
ti ecclesiastici, costretti a rinunciare alle proprie tradizioni. Il prodotto de
ll'unificazione di due dei riti principali quello vetero-romano e quello gallica
no fu codificato nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i ca
nti ammessi nella liturgia unificata. Questa unificazione classific i brani di mu
sica sacra in uso secondo un sistema di modi, ispirati - almeno nei nomi - ai mo
di della tradizione greca (dorico, ipodorico, frigio, ipofrigio, lidio, ipolidio
, misolidio, ipomisolidio).
Il repertorio del canto gregoriano molto vasto e viene differenziato per epoca d
i composizione, regione di provenienza, forma e stile. Esso costituito dai canti
dell'Ufficio (la cosiddetta "Liturgia delle Ore" recitata quotidianamente dal c
lero) e dai canti della Messa.
Nei canti dell'Ufficio si riscontrano le seguenti forme liturgico-musicali: le A
ntifone, i Responsori (che possono essere brevi o prolissi) i "cantica"(di carat
tere pi lirico) e gli Inni ( recitati esclusivamente nei monasteri per la paura,
da parte della Chiesa, della diffusione di eresie, data la loro forte approvazio
ne e popolare)
Nei canti della Messa vi sono forme legate alle parti dell'Ordinario o Ordinariu
m Miss (cio i testi che non mutano mai: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei)
e del Proprio o Proprium Miss (cio i testi che variano secondo le diverse festivi
t: Introito, Graduale, Alleluia - sostituito dal Tratto nel tempo di Quaresima -,
Offertorio e Communio).
Sia nei canti dell'Ufficio come in quelli della Messa si riscontrano tutti i gen
eri-stili compositivi del repertorio gregoriano; essi si possono classificare in
tre grandi famiglie:
I canti di genere sillabico (quando ad ogni sillaba del testo corrisponde solita
mente una sola nota) come ad esempio le pi semplici Antifone dell'Ufficio, le mel
odie semplici dell'Ordinario e i recitativi del Celebrante;
I canti di genere semisillabico o neumatico (quando ad ogni singola sillaba del
testo corrispondono piccoli gruppi di note) come ad esempio gli Introiti e i Com
munio della Messa o alcune antifone pi ampie dell'Ufficio;
I canti di genere melismatico (quando ogni sillaba del testo fiorita da molte no
te) come ad esempio alcuni Graduali e Offertori o i responsori prolissi dell'Uff
icio O il pi importante lo jubilus dell'Alleluia.
La scrittura neumatica[modifica | modifica wikitesto]
Neuma plurisonico.
La riforma gregoriana sostitu lo studio dei testi alla trasmissione orale delle s
cuole di canto delle origini, sacrificando, oltre alle particolarit regionali (al
cune delle quali, specialmente quelle di derivazione mozarabica, particolarmente
ricche) e all'intonazione micro-tonale (che esisteva ancora nel rito vetero-rom
ano) anche il ruolo dell'improvvisazione. Allo stesso tempo si cre la necessit di
"annotare" i testi scritti in modo da aiutare i cantori ad eseguire le musiche s
empre nello stesso modo, con una linea melodica che indicava la sua direzione, a
scensionale o discensionale. Quest'esigenza fece nascere segni particolari (i ne
umi, pare nati dai gesti del direttore del coro) che, annotati tra le righe dei
codici, rappresentavano l'andamento della melodia, come gi detto, (ma lasciando l
iberi intonazione e ritmo).
La scrittura neumatica divenne cos la prima "notazione", da cui poi la parola "no
ta", musicale moderna.
La nascita della notazione[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Guido Monaco.
La scrittura neumatica lasciava molto all'immaginazione del lettore, e, proprio
per questo, era inadatta alla trascrizione di composizioni di maggiore complessi
t, che mettevano a dura prova la memoria dei cantori. Fu nell'opera di Guido d'Ar
ezzo (992 ca.-1050 ca.) che si afferm il primo sistema di scrittura diastematica,
una scrittura, cio, che permetteva di indicare le diverse altezze delle note da
intonare. Guido chiamava il suo sistema tetragramma perch inseriva dei segni (che
sarebbero poi diventati le moderne note) in una griglia costituita (spesso) da
quattro righe parallele. Fu questo l'inizio dell'uso delle note in cui la scritt
ura delle durate era ottenuta proporzionalmente (la durata di una nota era indic
ata in proporzione alle altre). Alle note che erano posizionate negli spazi e su
lle linee, Guido assegn nomi quasi tutti corrispondenti alle sillabe iniziali dei
primi sei versetti di un inno dedicato a San Giovanni Battista come memorandum
per gli allievi:
(LA)
Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes
(IT)
Affinch possano con libere
voci cantare
le meraviglie delle azioni
tue i (tuoi) servi,
cancella del contaminato
labbro il peccato,
o san Giovanni
(Inno a San Giovanni)
La vera innovazione di Guido fu che le prime sillabe dell'Inno non servirono sol
o per dare un nome alle note, ma anche a darne l'intonazione relativa. In questo
modo un cantore poteva intonare a prima vista un canto mai udito prima semplice
mente facendo riferimento alla sillaba dell'Inno con la stessa intonazione della
prima nota cui il canto iniziava per averne un'immediata idea della tonica. A q
uesto procedimento di memorizzazione Guido diede il nome di solmisazione. Negli
anni che seguirono il

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