Copyright 2004
Francesco Bevvino Editore
GOD
srl-
Milano
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piekwick. i L
TEATRI NO
ARATORE
DOMINIO
CAUDATARI
INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
guaggio prenatale, tale che i dispersi sulla faccia della terra, costret
ti dai diversi contesti in cui sono alle prese - baobab anzich quer
ce, tigri anzich elefanti, mari anzich fiumi - gli esseri umani si
sono dati designazioni diverse. Tuttavia, essi tendono a tornare
all'origine, cio a ricuperare una lingua universale con cui comuni
care a tutti i livelli e ovunque.
Parola Questo significa l'uniformit, l'omologazione, l'identifi
cazione. Un nome, un codice di riconoscimento per tutti, e depo
siti di conoscenze accessibili a tutti.
Discorso Ma dicendo "io", io sono in quanto io. A furia di ana
lizzare si scopriranno le strutture complesse, e in realt semplicissi
me, che stanno alla base del linguaggio naturale. Babele, insomma,
prima della discesa del dio geloso dell'umana unit, e che ha
distrutto uniformit e identit.
Il pensiero infatti ha un'esistenza reale anteriore o esteriore alle
parole.
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Parola Non ci sono oggetti che non siano stati prima denomi
risorgere il ricordo.
Parola La psicoanalisi classica (ormai superata) parte dal presup
posto che il tempo sia una realt concreta. Lo psicoanalista e pi
ancora lo psichiatra "classico" uno storico, cio un traduttore (per
lo pi pessimo, dal momento che pretende che il "matto" si espri
ma secondo i suoi clich psicotecnici) che aspira al letteralismo.
Discorso La storia serve a orizzontarci nel mondo, e lo storico
ricerca attendibili documenti, verbali o d'altro genere, e li presenta
parafrasandoli.
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PROLOGO
Il mitico e il parlante
Noi siamo Parola. Siamo nella Parola. Parola sono i nostri pen
sieri, che sono dialoghi con noi stessi; Parola i nostri gesti; Parola
tutte le nostre forme di comunicazione interiore (con le varie "per
sonalit" che ci compongono o scompongono) o esteriore; Parola le
figurazioni, i canti, le danze; Parola la scrittura: Parola verbale,
dipinta, recitata, eseguita, trasferita, cio tradotta, dal dialogo inter
no alla sua ripulitura, correzione, revisione, per essere messa in
commercio come rappresentazione figurata o gestuale oppure paro
la verbale, insomma presentata in maniera accettabile agli altri, a
loro volta maschere dell'Alterit.
Scongiuro. A giudizio dei semantologi la parola sempre usata.
Lantisemantologo si avvede di primo acchito (non per niente fabu
la, scrive, danza, dipinge, compone musica, trova fruttuoso quel
l'ininterrotto racconto che il sogno) che la parola a usare e che
sostenere il contrario attiene alla metafisica.
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ra, il l uogo del testo. Scrittura, cio jster Schrift, testo ovvero testi
mone saldo, incontrovertibile della verit, al quale non si sfugge,
diventato com' pietra, fatto oggetto. Citt, sede del letteralismo.
Citt che subito si sdoppia: una forma simbolica ma anche un
insieme di norme e regole, e si avvia subito a diventare organismo,
riferibile al biologico, e manufatto. da questa crisi originaria che
deriva l'occultamento e l'eclisse della citt come reticolo di desideri
mentre sul proscenio si fa, occupandolo in apparenza senza residui,
la citt macchina; ma solo un'illusione ottica. La citt non cessa
mai di essere un non-io che parla e decreta la crescita, che impone le
vicende storiche e l'estinzione di questa e altre citt.
Il potere ha un volto non poi tanto enigmatico. Ha tanti volti
quanti ne ha la citt. Ma nella sua molteplicit, la citt contiene in
s le ragioni dell'oblio. Al pari della moneta, dello scambio con un
mezzo calcolabile che posto in essere dalla citt, in origine forma
simbolica; al pari dell'oro, metafora della regalit, diventato metro
della ricchezza che tutto acquista, tutto pu far suo, tutto ridurre;
al pari della parola usata per comunicare, che si identifica allora col
mezzo di scambio, e poi col denaro, la citt dimentica le proprie
origini, che sono non solo quelle di luogo di raduno e facilitazione
degli scambi, ma anche e soprattutto di fungere da esorcismo con
tro la colpa commessa, colpa originaria e inevitabile, l'abbandono
della Madre o Antenata (Ituri, antenato/a, detta dai pigmei la
foresta) : esorcismo contro la selva, il luogo non soggiogabile, l'in
calcolabile che sfugge alla previsione. Per questo la citt si d mura,
non solo contro i nemici, venuti da altre citt, abituati anch'essi al
saccheggio del suolo - e perch non anche dei centri abitati? - ma
anzitutto per affermarsi quale luogo della salvezza dai terrori del
non cartografabile, mappa dei tentativi di non perdersi nel mondo.
Ma ecco che ci si perde nella citt. Vicoli, cunicoli, viali stermi
nati, luoghi malfamati e pericolosi, sentine del vizio, spazi deliran-
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PROLOGO
IL MITI CO E JL PARLANTE
di l della Parola. Ci si
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IL MITICO
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IL MITICO E IL PARLANTE
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IL MITICO E IL PARLANTE
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riti. Erano e sono dediti a sacrifici, sia cruenti, sia simbolici (messa
della religione cristiana) , non di rado umani , anche se per lo pi
animali (ancora oggi, nei templi della dea Kal in India). Agricoltori
e allevatori devono infatti "pagare" il loro stesso esistere agli di ai
quali si co nsiderano sottomessi, partendo dal p resupposto che dal
l'aldil vengono vita e morte, buoni raccolti o carestie, pioggia
abbondante o siccit... Anzi, si presume che nell'aldil si nasca, nel
l' aldiqua si viva e nell'aldil si muoia.
All'inizio, l'agricoltore ha concepito ancora il tempo come cicli
(eterno ritorno delle stagioni: non aveva una precisa visione "sto
rica", di destinazione e di causalit) , organizzando comunque le sue
attivit in base a un rigoroso calendario. La fertilit della terra gli
appariva simbolicamente solidale con quella della donna; la donna
fu considerata responsabile dell'abbondanza dei raccolti, poich
"conosceva" il "mistero" della creazione in quanto capace di parto
rire, e dunque di dare insieme vita e morte (il nuovo nato desti
nato comunque al decesso) e il nutrimento (latte, attivit domesti
che: la donna prepara da mangiare, custodisce la dispensa). Se in un
primo momento si credette che la terra si ingravidasse da sola, per
partenogenesi, con l'invenzione dell'aratro il lavoro agricolo venne
assimilato all'atto sessuale, e dunque alla fecondazione della terra a
opera di agenti esterni.
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spiegazioni della sua "ebbrezza", si voleva dar ragione della sua "fol
li'. Ecco, la fatica dello scrittore in quest'attesa, come dello
scultore nero africano o del boscimano del Kalahari.
Ci sono lingue in cui la differenza tra io (Ich) ed Es, meno sen
tita che in quelle occidentali: tanto per darne un esempio, quelle del
gruppo africano kwa della sottofamiglia detta sudanese occidentale
della famiglia linguistica nigero-congolese. Per gli Ewe, il soggetto,
l'Ich che va ad attingere l'acqua, non immobile. Gli Ewe non
sanno, ma sanno, che il soggetto una degradazione dell'oggetto.
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GUERRA
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POTERE
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lxchel, dea della luna nella mitologia maya, era temuta, insieme
al serpente del cielo, come responsabile di disastrose inondazioni e delle
tempeste tropicali. Pure, era considerata la protettrice delle donne
durante il parto e delle tessitrici. Era assai vicina a Ixtah, la dea del
suicidio, che pendeva da un albero in stato di parziale decomposizione.
Il suicidio era considerato un modo dignitoso di accedere alparadiso, e
Ixtah accompagnava le anime di coloro che morivano impiccati verso
l'eterno riposo sotto l'albero del mondo Yaxche, dove radunava anche le
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libert del privilegio ad essi accordata, egli legge una concreta pos
sibilit umana di cui si sente partecipe per interposta persona, l'as
soluta libert, e l'imprevedibilit del sacro; il membro della societ
primitiva si ritiene anch'egli in grado di istituire, grazie a tali inter
mediari, il colloquio con la divinit.
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DOMIN I O
Questa,
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<<E chi mai ti credi di essere tu, merda che non saresti neppure capa
ce di schiacciare, sedendotici sopra, un riccio?. I cosacchi zaparozhi al
sultano che pretendeva la loro sudditanza.
Il mobilitato, l'inquadrato, si lascia cos togliere di mano le sue
prerogative di suddito, in vista della lotta contro questo nemico: alla
discussione sostituisce l'obbedienza, all'autonomia la dipendenza,
alla protesta lo schiamazzo delle folle deliranti, allo scetticismo l' en
tusiasmo, all'opinione personale la fede, alla convinzione il fanati
smo, al dubbio l'incrollabile certezza, al rispetto per l'autorit la
conversione; egli indossa un'uniforme, e non accade pi che sia trop
po stretto lo stivale rifilatogli dal furiere: il suo piede che diven
tato troppo grande; l'appello alla ragione, fulcro della pedagogia
liberai-democratica, cede il posto a istanze assai pi primitive e
immediate: il cuore, che conta; la fede, ad avere il sopravvento.
I l mob ilitato l'uomo pronto a gettarsi nel fuoco per il suo
capo. Laddove il suddito si riserbava un'ultima istanza, all'inqua
drato rip ugna la semplice idea di fare di testa sua; per il suddito
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si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio ( Vangelo di
Luca 23,44) .
D'altronde, il bambino viene sempre da luoghi sconosciuti,
caverne, zone sotterranee, sorgenti, foreste . . . La madre si limita a
. riceverlo e portarlo, ma il figlio reca in s il segreto cosmo-biologi
, co inattingibile alla conoscenza: "carne" ed "cordone" (e quello
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dal momento che non in nostro potere risvegliare in noi stessi l'abban
dono. Non lo si produce: lo si lascia essere.
Martin Heidegger, Gelassenheit, Monaco, 1 937.
Il carattere di luogo di transito dell'utero rivelato dalla nascita
verginale. La divinit ha deposto il proprio seme in una matrice; e,
poich la terra assimilata alla madre, ecco che la matrice inesau-
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RELIGIONE POTUU
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Upanishad).
Il sacrificato si fa schiavo, cosa in balia della sterminata vita del
mondo. La Volutt va cercata in questa possibilit: e la volutt ero
tica ne solo una rappresentazione. Lumiliazione dell'essere, stra
ziato in cibo, lo universalizza. La negazione violenta, attraverso la
morte, del singolo come il mortale e il finito delle apparenze feno
meniche e frammentarie, la comunione. L atto cannibalico dun
que efferato. Visto dal di fuori, offende: giustifica l'intervento di
repressori, sovrani, funzionari coloniali, preti, conquistadores, legife
ratori. I quali sono costretti anche a reprimere l'altro aspetto sem
pre concomitante il rito cannibalico: l'orgia erotica.
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Ci spiega sia idee come quelle del vampirismo (il morto-morte che
si nutre del vivo), sia la figurazione della morte reperibile in molte cul
ture (in Occidente di solito, da qualche secolo in qua, con attributi
, come la falce).
Oltre che "aggredire" il disgusto, cio l'alone, l'atmosfera, lo
stato d'animo che nel cadavere sottolinea la morte, si pu costrin
gersi ad affrontarlo impavidamente, con pratiche volte a familiariz
zarsi con esso e quindi, si suppone, con la morte, con l"'anch'io mi
ridurr dunque cos". I Kwakiutl dell'America nordoccidentale usa
vano deporre le salme su una piattaforma elevata e si esponevano al
colare dei liquami. Ma gli atteggiamenti verso la morte, pur rispon
dendo a un comune denominatore, sono variabilissimi.
Lassociazione degli Hamatsa, diffusa un tempo nelle stesse
regioni americane nordoccidentali, imponeva al novizio di mangia
re carne umana; dopo essere stato afferrato e trascinato dallo spiri
: to di Alla-Kotla in aria o sottoterra, il novizio si sentiva ordinare da
lui di mordere i presenti nella casa delle danze, pena altrimenti di
essere divorato egli stesso. Sempre presso i Kwakiutl, lo hamatsa
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veniva rapito dallo spmto e restava per tre o quattro mesi nei
boschi. Al suo ritorno nel villaggio, assaliva quanti incontrava,
strappando loro a morsi brani di carne dalle braccia e dal petto; a
volte portava con s dalla foresta la salma di un parente defunto,
che proclamava essere il cibo ricevuto da Baxbakulana Xiwae,
modello e paradigma del cannibale. Un tempo gli si sacrificavano
schiavi, che il posseduto divorava: sulla roccia, nel luogo dove que
sto avveniva, si scolpiva il volto di Baxbakulana. Il posseduto era
reduce dal regno dei morti, tant' che si eccitava e cadeva in esta
si sentendo nominare o vedendo cose inerenti alla morte. Per pro
vocare lo stato di possessione, bastava spesso che lo hamatsa pensas
se concetti come "spirito", "salma", "cranio", "testa tagliat', "ver
me", "porta aperta" e simili.
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La religione una pianta sorta dalla radice del mito, per superan
dolo e negando/o, spesso condannandolo a ridursi a una dimensione
ctonica, esecranda.
per lo meno assai difficile stabilire un'attendibile correlazione tra
l'immaginata presenza di spiriti e divinit e le complessit di famiglie,
genealogie, attribuzione di jnzioni a divinit via via antropomorfiz
zate, raggruppate in siti specifici (olimpi, strutture templari), fatte
oggetto di rituali e, soprattutto, di sacrifici. Va comunque dato atto ai
teologi che sono dotati di notevole fantasia fiabesca.
Nelle societ, che sono gerarchiche, a contare il tempo crono
logico; il Grande Tempo si verifica, s, ma malgrado il potere costi
tuito che lo tiene prigioniero nei templi (i sancta sanctorum sono i
luoghi - la stanza segreta di Barbabl - da cui pu erompere o
infettare o glorificare chi vi mette piede. E chi lo fa, dev'essere ucci-
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Si impone cos l'idea del ciclo cosmico, che si presta a varie elabora
zioni. Per esempio, nell1ndia postvedica vennero formulate due dottri
ne, quella dei cicli (yuga) e quella della trasmigrazione delle anime
(samsara).
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Gi nel libro dell Esodo 22, 1 7 della Bibbia si trova una esplicita
prescrizione: "Non lascerai vivere colei che pratica la magi' . Si noti
il colei. Per chiarire la centralit della strega nella concezione occi
dentale della stregoneria, va tenuto presente che alla donna si sono
attribuite ampie valenze simboliche da epoche assai precedenti alla
visione ebraica della divinit, lo Jahv che vietava la magia e con
dannava senz'altro a morte la strega. Bisogna risalire al Neolitico, ad
almeno 1 2.000 anni fa, per individuare il punto di svolta della tra
duzione delle valenze simboliche attribuite alla donna in cose.
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degli eretici, vale a dire i cristiani che non fossero cattolici ortodos
si, e infine, e pi largamente, dei residui pagani. Le sacerdotesse dei
culti della fertilit, essendo per definizione pagane e, in quanto
eredi dei culti delle divinit della morte e della rinascita, oggetto di
timore reverenziale e santimonioso orrore, e oltretutto dispensatri
ci di rimedi in margine alla medicina ufficiale il cui patrono era il
Cristo medico, furono le donne alle quali tocc il peso maggiore
delle persecuzioni organizzate dall'Inquisizione. Ne furono travolte
levatrici, profetesse e guaritrici, cosa che comport disgregazione e
crisi di molte comunit agricole. Dal XIII al XVII secolo, le donne
mandate a morte con l'accusa di stregoneria furono circa otto
milioni. Inutile dire che l'Inquisizione impervers anche in tutte le
. regioni del mondo che vennero a mano a mano conquistate e colo
nizzate dagli europei.
In Mrica, in Asia, in America, come in Italia, in Francia, in
, Germania, in Polonia, in Russia, due furono i simboli contro i quali
si appunt la persecuzione cristiana: il demonio e il corpo della
donna. La fisionomia del primo fu definita gi nel 1 233 da papa
Gregorio IX con la bolla Vox in Rama, titolo desunto da Matteo,
2 , 1 8 . Nella bolla si legge: "Un grido stato udito in Rama...
Rachele, che l a Santa Madre Chiesa, l a Sposa del Cristo, piange i
suoi figli che il diavolo colpisce e distrugge". Il diavolo nella bolla
di Gregorio IX compare ai suoi adepti in figura di grosso gatto
nero, hispidus, ovvero coperto di pelo. Nella bolla il pontefice esor
tava i vescovi a tentativi di proselitismo come premessa alla conver
sione forzosa. Dalla Vox in Rama risulta evidente il nesso istituito
dalla
Chiesa tra i gatti e la stregoneria. Sono concezioni che hanno
,
tuttora larga parte in molte tradizioni popolari. Il gatto nero che
attraversa la strada porta sfortuna. Il culto di Bubastis, la dea-gatta
egizia, sopravvissuto a Yeper, l'attuale Ypres, in Belgio, fino al
1 000 d.C., e fino a tempi recentissimi, e forse ancora oggi, vi si
celebrava una "festa dei gatti" che venivano gettati dall'alto di cam-
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sovente di pensare che l'unica ragione per la quale noi tutti non
siamo stregoni che non siamo stati sottoposti a tortura.
Come si notato, l'altro simbolo-bersaglio della persecuzione
della stregoneria fu il corpo della donna. Bisognava sottomettere la
sua implicita, aprioristica incontrollabilit (corpo che non risponde
ai ritmi della temporalit razionale, il tempo degli orologi, dei ritmi
maschili produttivi), la sua malvagia impudicizia, la sua perniciosa
procacit, il suo erotismo presuntamente incontenibile. Il corpo
della donna, come s' detto, fin dal Neolitico era oggetto di timore
, reverenziale come simbolo della morte, ed probabile che gi al
Neolitico risalgano i pregiudizi sulla donna mestruata (ancora oggi
non deve fare la maionese: la farebbe "impazzire") e il suo frequen
te isolamento (ancora oggi, tra gli agricoltori Dogon del Mali, le
mestruanti sono relegate in apposite capanne ai margini del villag,
gio). Del resto il corpo della donna tuttora ritenuto peccaminoso
per definizione, e infatti l'oggetto elettivo della pornografia. Si
pensi poi allo sprezzante e umiliante trattamento troppo spesso
1 riservato dalla medicina ufficiale alle donne nella fase terapeutica e
soprattutto in quella diagnostica.
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norma, al decalogo.
Non "crede" chi si rifiuti di essere suddito.
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Tutto realmente possibile quaggi, dove gli antichi iddii dei pasto
ri, il caprone e l'agnello rituale, ripercorrono ogni giorno le note strade,
e non vi alcun limite sicuro a quello che umano verso il mondo
misterioso degli dei e dei mostri.
Carlo Levi, Cristo si formato a Eboli, 1 945
La chiesa perdona Galilei. Galileo ha dovuto subire varie riabi
litazioni. Monsignor Bernard Jacqueline ci dice che <<la memoria di
Galileo fu riabilitata nel 1 734. Le opere che patrocinavano le teo
ria copernicana, come il Dialogo, dovettero per aspettare un altro
poco, fino al 1 757, e l'autorizzazione ad accettare tale teoria fino al
1 822. Per limitarci solo al secolo XX, gi durante il Concilio
Vaticano I si lev qualche voce che proponeva un omaggio ripara
torio alla memoria di Galileo. Nel 1 968, il cardinale Konig parla
va esplicitamente di una riabilitazione di Galileo, ma l'atto di ria
bilitazione di Galileo, che in questi ultimi anni ha fatto periodica
mente la propria comparsa sui mezzi di comunicazione, si deve sol
tanto a Giovanni Paolo II. Nel 1 979, all'Accademia Pontificia delle
Scienze, Giovanni Paolo II diede inizio a una cinica manovra con la
quale invitava teologi, scienziati e storiografi a studiare a fondo il
caso Galileo. E in un riconoscimento leale degli errori, da qualsiasi
parte vengano, facciano scomparire le differenze derivanti da que
sto caso che ostacola ancora, in molti spiriti, una concordia frutti
fera tra scienza e fede . Si trattava, per Woityla, di giungere a una
soluzione onorevole, uno stato d'animo propizio alla soluzione
onesta e leale di vecchie contrapposizioni. Un punto di partenza
dal quale risultava con chiarezza che non si trattava semplicemente
di giudicare e valutare i propri errori. Dopo aver accennato all'ini
ziale amicizia di Galileo con i gesuiti, verso i quali sarebbe stato
tanto in debito, per esempio padre Wallace conclude: Anche qui,
come avrebbe messo in rilievo padre Grassi, inquisitore, dopo il
processo, la personalit di Galileo, per tacere del suo orgoglio e
della sua arroganza, contribu alla sua perdita.
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chances.
Se tra essenza e teoria (tra guerra assoluta e guerra reale) vi
dunque una distinzione, ne deriva che anche il rapporto tra politi
ca e guerra pu essere considerato alla stregua di un rapporto tra
concetti e tra manifestazioni reali. La guerra reale non uno sfor
zo del tutto conseguente, tendente ai suoi estremi, come dovrebbe
essere secondo il proprio concetto, ma alcunch di mitigato, una
' contraddizione in s>>. In altre parole: non esiste guerra senza rego
le. Come tale, la guerra dev'essere considerata parte di un tutto, che
, non solo la politica, ma l'intera struttura culturale; e della politi
ca, e di questa o quella particolare cultura, la guerra avr il caratte
re; se la politica politica di un grande stato, grande potr essere la
guerra, <<prossima ad assumere la propria forma assoluta. Anche la
politica, <<il cui concetto supremo domina quello di guerra>>, ha una
i sua ratio interna, la ratio dei conflitti nei rapporti umani; e anche la
politica ha una forma assoluta e una <<tendenza agli estremi>> : per cui
Napoleone poteva dire che le destin, c'est la politique.
Perch la guerra ci sia, occorre dunque che esista la fonte delle rego
le, cio la legge. Non si d guerra senza legge, senza ordinamenti mili
tari, senza divisione del territorio in distretti, senza designazioni di
gradi, fonzioni, scopi. . .
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La
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nel 1 947 non l'aveva certo Mao Zedong, eppure ha saputo condur
re ugualmente una guerra che ha visto il trionfo della sua concezio
ne politica. Un esercito poderoso, la Grande Armata napoleonica,
non ha avuto ragione della rivolta spagnola. I.:errore sta nel conce
pire un parallelismo tra guerra e politica, laddove Clausewitz pro
poneva un' integrazione, una mobile compenetrazione. A sua volta
tuttavia operando un riduzionismo, un assudditamento della guer
ra alla politica; dimenticando, dunque, che la politica una faccia
della cultura.
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[Gli uomini d'arme, cio i nobili cavalieri} che erano finiti a terra
[venivano storditi a colpi di mazza dagli arcieri usciti dallo schieramen
to inglese}. . . L'uomo d'arme era impotente: un colpo al viso, se portava
un bacinetto, o ancora attraverso il giaco di maglia all'ascella o all'in
guine, era sufficiente per spacciar/o o per fasciarlo morire dissanguato.
John Keegan, Azincourt, 25 ottobre 1 4 1 5, in Il volto della bat
taglia, Milano, 200 l .
Poich lo Storico sempre, e comunque, un religioso. Pratica, infot
ti, una scienza.
Beato lo Storico che sa quello che fa. Che sa quello che dice.
Beato lo Storico al quale sono stati svelati gli arcani; che anzi li
ha agguantati, sbattuti a terra, infranti e calpestati, ridotti in polve
re. Che tutto ha problematizzato.
Beato lo Storico perch non solo conosce il passato, ma il futu
ro gli si apre intatto davanti. Egli sa che passato e futuro esistono,
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EMILIO M OBILITATO
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non farli suoi. E c' l' Emilio esorbitante e assoluto; gi nel non
ribelle, nell'untuosa vittima, si nasconde l'assassino: Emilio il con
formista un possibile carnefice.
Se ora volessimo sviluppare appieno le potenzialit di Emilio, se
ci occorresse non solo adeguarlo e condizionarlo, tenerlo pronto
alla chiamata, ossequiente all'autorit, in modo da averlo sempre
sottomano, ma addirittura spedirlo al fronte, cangiarlo in carne da
cannone, come faremo? Ecco: insisteremo sul concetto che la guer
ra sublime, che essa costituisce la sommit dei servigi resi alla
Patria, dell'esser solidali con la comunit nazionale. Emilio abi
tuato a sentirselo dire; e noi sappiamo, col Capitano statunitense
John H. Burns, teorico della bella guerra, che uomini cresciuti
dall'infanzia con la convinzione che la guerra non possa mai giusti
ficarsi, non costituiranno mai un esercito; e perci abbiamo prov
veduto a convincere Emilio che la sua ultima istanza la Natura;
ora, evidente, e lo dicono perfino le favole dell'infanzia, che il
leone mangia la pecora, il gatto il sorcio, e i cani si mordono a
vicenda, e gli "uomini di natura", roteando gli occhi e le mazze, agi
tando scompostamente le !ance, si scagliano sulle carovane dei pio
nieri del West, bramosi di scalpi, animati dal desiderio di riempir di
frecce il giovane, tenero corpo della bionda e casta Jane O'Hara,
innocente vittima della barbarie. La guerra, dunque, la suprema,
estrema fase dell'evoluzione dell'umanit, come insegna la tedesca
Militarwissenschaftliche Revue del marzo del 1 936. E Mussolini
incalza: Noi suoniamo la lira su tutte le corde, da quella dell'arte a
quella della politica. Siamo politici e siamo guerrieri . Alle proprie
spalle, Emilio sentir fermentare la Nazione, avvertir la spinta irre
sistibile della solidariet nazionale: e gli diremo degli orrori che lo
attendono qualora fosse sconfitto, delle madri uccise coi teneri figli
al seno, degli ospedali devastati, delle citt in fiamme, e della salda
taglia nemica che, assaliti i conventi, stupra le monache, assetata di
sangue e di alcol, n manca di abbeverare i suoi cavalli nelle nostre
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PO I LH.L
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che ai ragazzi non si devono lasciare armi, che non dovrebbero gio
care con pistole e schioppetti di latta: ma nessuno ti parler di pace;
la vita un continuo duello, t'hanno detto, e tu ti sei agguerrito, il
tuo ideale l'uomo col pelo sullo stomaco; non si vuole la guerra
non ora, per lo meno -, ma la battaglia s: questa continua. Emilio
salvo solo se "arriva'', se conquista per lo meno i galloni di sergen
te. soldato nella vita civile: una vita militante, all'insegna del
lupo; soldato quanto avr la cartolina precetto. Emilio persuaso
che la concorrenza vitale scatenata, la lotta per l'esistenza, sia l'uni
ca regola delle societ. La guerra, se scoppia, il proseguimento di
un ordine originario, eterno. sempre andata cos, e sempre andr
cos, sostiene ormai Emilio: tutta una "naja'' , conclude rassegnato
e orgoglioso, con l'orgoglio del naufrago che tocca terra e ogni fine
del mese.
Se Emilio dunque si trasformer in guardiano di Buchenwald,
forse che noi ce ne meraviglieremo? Diremo che ha tralignato? Che
andato al di l del segno? In tutto quel che gli siamo andati inse
gnando, insita questa sua possibilit; Emilio carnefice, non un
mostro: il frutto dell'opera cui l'abbiamo sottoposto.
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CONCLUSIONE
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me stesso
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Ermafroditismo) .
Anima Nell'accezione comune odierna, il principio vitale del
l'uomo, localizzata nel corpo di cui costituisce la parte immateria-
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con il bersaglio. Un'arte che allo zen si ispiri, poesia, pittura o altro
che sia, a ben vedere non pu dirsi diversa da quell'attivit univer
salmente umana che ha luogo ovunque e che siamo soliti definire
"arte". Ciascun creatore, che la sua si chiami ispirazione o intuizio
ne dell'istante, deve "caricarsi", cio isolarsi dalle tentazioni del
discorso, per cedere alle esigenze paraoniriche, ludiche, dell'accosta
mento al "grado zero" del riconoscimento-invenzione dell'Alterit; e,
come il maestro zen, l'artista occidentale non potr che abbandonar
si all'immediatezza del ritmo. Lo zen, per concludere, una metafo
ra dell'universalit della Parola creatrice.
Una perfetta esemplificazione dello zen costituita dagli haiku,
sintetiche versificazioni di incredibile semplicit e potenza espressi
va, fatte di pure "cose", e che spalancano, per via intuitiva, un
mondo di sensazioni. Qui ci limitiamo a darne un esempio, alcuni
versi del poeta Basho ( 1 644- 1 694) : "Antico stagno/rana vi
salta/tonfo d' acqu'.
In Giappone, almeno fino a tempi recentissimi, la conoscenza
intuitiva, e le scelte che ne derivano, ha avuto largo corso anche in
campo economico. Il manager veniva accostato ai guerrieri della
tradizione, i samurai, e al loro modo di concepire lo scontro arma
to come atto appunto di "intuizione del momento" , quello in cui il
colpo di spada viene sferrato quando il guerriero si fa tutt'uno con
la lama che impugna.
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INDICE
Teatrino
Introduzione
19
59
101
151
Conclusione
1 73
Glossario
175
Bibliografia
1 89
rivo
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