Sei sulla pagina 1di 7

Defeudis

Gli impianti idraulici


Come sbagliato pensare che l'insula godesse di un impianto di riscaldamento centrale cos
falso credere che nelle case dei romani vi fosse la comodit di avere a propria disposizione l'acqua
corrente.
Non bisogna dimenticare infatti che la fornitura dell'acqua a spese dello stato era stata concepita
fin dall'inizio come un servizio pubblico, ad usum populi, a vantaggio della collettivit e non
dell'interesse privato.
Quattordici acquedotti che portavano all'Urbe un miliardo di litri d'acqua al giorno, 247 vasche di
decantazione (castella), le numerose fontane ornamentali, le grosse canalizzazioni delle case
private hanno fatto pensare che nella case romane vi fosse una distribuzione di acqua corrente.
Ma non era cos: anzitutto solo con il principato di Traiano l'acqua (aqua Traiana) di sorgente fu
portata sulla riva destra del Tevere dove la gente sino ad allora si era dovuta servire di quella dei
pozzi. Poi anche nella riva sinistra le derivazioni collegate ai castella, venivano concesse dietro
pagamento di un canone solo a titolo strettamente personale e per le terre agricole.
Vi era molto rigore nella concessione di questi attacchi costosissimi all'acquedotto tanto che dopo
poche ore dalla morte di chi ne usufruiva venivano immediatamente soppresse
dall'amministrazione.
Queste derivazioni poi riguardavano come al solito le case signorili della domus o dei pianterreni:
nessuna colonna portante che possa far pensare che l'acqua fosse portata ai piani superiori
stata mai trovata negli scavi archeologici. I testi antichi testimoniano questa situazione: nelle
commedie di Plauto il padrone di casa si preoccupa di avere sempre una riserva d'acqua [16].
Nelle Satire di Giovenale si indicano i portatori d'acqua (aquarii) come collocati all'ultimo gradino
della schiavit ma ritenuti cos necessari che la legge della successione stabiliva che essi, con i
portieri (ostiarii) e gli spazzini (zetarii), dovessero passare di propriet assieme all'edificio.[17]. I
vigili del fuoco poi imponevano ai padroni di casa di far trovare sempre delle riserve d'acqua pronte
per spegnere gli eventuali incendi, obbligo questo inutile se vi fosse stata l'acqua corrente nelle
insulae che proprio per questa mancanza, specie nei piani pi alti dove ce ne era pi bisogno,
difettavano della pulizia necessaria, complicata dalla mancanza di fognature.
Il sistema fognario

Gabinetti pubblici in Ostia antica


A tutti noto il mirabile sistema fognario romano con la famosa Cloaca Maxima, la pi antica delle
fogne romane iniziate a costruire nel VI secolo a.C. e continuamente estese sotto la Repubblica e
l'Impero. Il sistema fognario fu merito soprattutto di Agrippa che fece riversare nel sistema fognario
anche l'acqua in eccesso degli acquedotti e che lo rese cos spazioso che poteva essere percorso
in barca.
Purtroppo per i romani la utilizzarono non al massimo delle sue potenzialit servendosene solo
per eliminare i liquami delle abitazioni al pianterreno e delle latrine pubbliche. Mancano prove certe
dagli scavi archeologici che i piani alti delle insulae fossero collegate al sistema fognario e i pi

poveri dovevano necessariamente, pagando una modesta somma, far uso delle latrine pubbliche
gestite da appaltatori del fisco (conductores foricarum). Contrariamente a quello che si pu
pensare le latrine pubbliche erano dei locali arredati con una certa ricercatezza. Vi era un emiciclo
o un rettangolo attorno al quale scorreva acqua in continuazione in canali davanti ai quali erano
una ventina di sedili in marmo forniti di fori su cui si incastrava tra due braccioli raffiguranti dei
delfini la tavoletta adatta alla bisogna. L'ambiente era riscaldato e ornato persino con statue [18].
I pi poveri o avari si servivano invece degli orci sbeccati per l'uso e collocati davanti al laboratorio
di un gualchieraio che usava cos gratuitamente l'urina per il suo lavoro.
Poteva esserci poi un recipiente apposito, se il proprietario aveva dato il consenso, collocato nel
vano della scala, il dolium, dove inquilini potessero svuotare i loro vasi. Da Vespasiano in poi i
commercianti di concimi acquistarono il diritto di svuotarli periodicamente.
Nella Roma imperiale esistevano anche dei pozzi neri (lacus) che deturpavano la citt non solo per
gli evidenti motivi ma anche perch spesso le donne di malaffare vi gettavano o esponevano i loro
neonati. Non si riusc a liberarsi di questa sconcezza, se ancora sussisteva nella Roma del grande
imperatore Traiano.[19]
Per quelli poi che non volevano affaticarsi ad andare ai luoghi di scarico o fare le ripide scale della
loro insula, il metodo pi facile per sbarazzarsi delle loro deiezioni era quello di buttarle in strada
dalla finestra, con quale soddisfazione dei passanti facile immaginare. Ma nella Roma dei
giurisperiti si cerc in tutti i modi di cogliere questi sciagurati sul fatto organizzando delle
sorveglianze apposite e di punirli duramente con le leggi che, tanto il reato era sentito dall'opinione
pubblica, videro la dotta consulenza del grande giurista Ulpiano.
Illuminazione e riscaldamento
L'illuminazione della casa romana lasciava molto a desiderare non perch non vi fossero finestre
per illuminare e ventilare gli ambienti ma perch spesso le finestre delle case romane erano
sprovvisti di quel lapis specularis, sottile lastra di vetro o di mica, di cui non sono stati ritrovati
frammenti neppure nelle domus signorili di Ostia.[13] Il lapis specularis veniva usato per chiudere
una serra, o una sala da bagno o una portantina ma per le finestre delle case signorili si
utilizzavano tele o pelli che lasciavano passare il vento e la pioggia oppure battenti in legno che
riparavano meglio dal freddo o dal calore ma che non lasciavano pssare la luce. Plinio il Giovane
racconta come per ripararsi dal freddo era costretto a vivere allo scuro tanto che neppure si vedeva
il bagliore dei lampi.[14]
Cibi

I Romani assumevano cibo in tre momenti della giornata. Al mattino consumavano una frugale
colazione a base di pane e formaggio, preceduta da un bicchiere d'acqua (jentaculum). I medici
sconsigliavano espressamente una colazione abbondante. A mezzogiorno consumavano un
leggero pranzo con pane, carne fredda, frutta e vino, spesso in piedi (prandium). Il pasto
principale, anzi il vero e proprio pasto dei Romani, era la cena (cena), che iniziava fra le 15 e le 16
e, in occasione di particolari festeggiamenti, poteva protrarsi fino all'alba del giorno dopo.

Scavi delle terme di Iuliomagus con le vestigia dell'Ipocaustum (riscaldamento da pavimento)


Molto precaria era la condizione delle insulae per quanto riguarda il riscaldamento essendo
impossibile accendere un fuoco come facevano i contadini nelle loro capanne con un'apertura in
alto per far uscire il fumo e le scintille, n esisteva come si per molto tempo creduto che l'insula
avesse un riscaldamento centralizzato.
Gli impianti di riscaldamento romani erano costituiti dallipocausi, uno o due fornelli alimentati
secondo l'intensit o la durata della fiamma da legna, carbone vegetale o fascine e da un canale
attraverso il quale passava il calore assieme alla fuliggine e al fumo che arrivavano nell'ipocausto
adiacente, formato da piccole pile di mattoni (suspensurae) attraverso il quale circolava il calore
che scaldava il pavimento delle stanze sospese sopra lo stesso ipocausto.
Le suspensurae non ricoprivano mai l'intera superficie degli ipocausti per cui per scaldare il
pavimento di una stanza occorrevano pi ipocausi. Era quindi impossibile che questo sistema di
riscaldamento potesse essere applicato in modo centralizzato a edifici a diversi piani mentre
poteva essere utilizzato per riscaldare un vano unico e isolato come si vede nelle stanza da bagno
delle ville pompeiane o nel calidarium delle terme.
N esistevano camini nell'insula. A Pompei solo in due casi in negozi di fornai sono state trovate
qualcosa di simile alle nostre canne fumarie: una per era troncata e un'altra arrivava non al tetto
ma a una stufa di un vano superiore.
La mancanza di un sistema efficace di riscaldamento costringeva per riscaldarsi a usare bracieri
portatili o montati su ruote con il pericolo costante di asfissia per i gas di anidride carbonica.
La cena era preparata nei triclini (triclinia), stanze cos chiamate perch di solito ammobiliate con
tre divani, su ciascuno dei quali si accomodavano, sdraiate, tre persone. Al centro era posta la
tavola con le vivande. Il numero ideale dei commensali era quindi di nove e multipli di nove, fino a
trentasei. Le donne saranno ammesse ai pranzi con invitati solo in et imperiale. I ragazzi stavano
seduti su degli scranni. Gli schiavi di fiducia, quand'erano autorizzati a partecipare al pranzo
(soprattutto per servire il padrone e riaccompagnarlo a casa in stato di ubriachezza), sedevano per
terra, ai piedi del divano (pueri ad pedes).
Le donne
La donna romana cominciava dalla nascita ad affrontare mille difficolt per la sua sopravvivenza.
In et traianea in una citt le persone ammesse all'assistenza alimentare erano 179, di cui 145
maschi e solo 34 femmine. Il che dimostra quanto la condizione femminile fosse considerata al di
sotto di quella maschile, sia pur sempre migliore di quella greca, dove era alla stregua di una
schiava. La donna era considerata un essere inferiore, con pochissimi diritti e totalmente
sottomessa prima al padre e ai fratelli, poi al marito.

Quando vennero rapite le Sabine nel famoso ratto, le donne accettarono di andare spose solo a
certi patti che i Romani accettarono:
le sabine non avrebbero mai dovuto lavorare per i loro mariti, salvo filare la lana;
per la strada gli uomini dovranno cedere loro il passo;
nulla di sconveniente sar detto a loro o in loro presenza; nessun uomo potr mostrarsi nudo
davanti a loro;
i loro figli avranno una veste speciale (praetexta) e un ciondolo d'oro (bulla aurea).
I Romani promisero ma presto dimenticarono.
Ligiene

I lavacri avvenivano spesso nelle terme pubbliche ma i ricchi disponevano di terme private, dove si
immergevano in acqua calda, poi tiepida poi fredda dove erano immerse erbe aromatiche come
rosmarino e alloro.
Per i denti si usava un dentifricium, dentifricio, a base di soda e bicarbonato di sodio. Anche l'urina
era usata per sbiancare i denti. Oltre al dentifricio, di uso quotidiano, si usavano attrezzi come il
dentiscalpium, in osso, legno, piuma o metallo, una sorta di stuzzicadenti utilizzato per eliminare i
residui di cibo, ma pure come una specie di filo interdentale, infatti ce ne erano di sottilissimi e di
pi spessi. Si dice che Trimalcione ne possedesse uno in argento, spina argentea, ma ne
esistevano anche in oro.
Lauriscalpium invece era utilizzato per la pulizia delle orecchie. Nel set da toletta non potevano
mancare lo scalptorium, arnese per grattarsi la testa, il culter, coltellino per pulire le unghie e la
volsella, pinzetta per la depilazione. Presso le terme si trovava un servo appositamente addetto
alla depilazione, detto alipilus.
Giornali
Al tempo di Cicerone non esistevano i giornali, ossia quelli che noi siamo soliti chiamare quotidiani
e riviste.
Esistevano gli Acta Diurna.
Gli ACTA DIURNA (dal lt. acta atti o registrazioni pubbliche, e diurnus, quotidiano, da dies,
giorno), detti anche Acta Populi, Acta Publica e semplicemente Acta o Diurna, nell'antica Roma
erano una sorta di gazzetta quotidiana, contenente un racconto autorizzato ufficialmente di eventi
degni di nota avvenuti nell'Urbe.
I loro contenuti erano in parte di tenore ufficiale (atti di governo, notizie riguardanti gli avvenimenti
della citt e della corte imperiale, decreti dell'imperatore, del senato e dei magistrati, notizie
giudiziarie), ed in parte di tenore privato (notizie di nascite, di matrimoni, di decessi) e mondano (vi
venivano pure accolte le voci che andavano in giro - fabulae, rumores).
Essi venivano copiati, diffusi nelle province e portati anche alle pi lontane guarnigioni
dellesercito. Cos in certa misura essi tenevano il posto dei moderni giornali.
La loro origine viene attribuita a Giulio Cesare, che per primo nel 59 a. C. stabil di conservare e
pubblicare gli atti del popolo da parte di pubblici ufficiali.
Gli Acta erano redatti giorno per giorno, ed esposti in luogo pubblico su tavole imbiancate, che
dopo un certo tempo erano rimosse e conservate con altri ocumenti pubblici per essere disponibili
a scopo di ricerca.
Gli Acta differiscono dagli Annales, che ebbero termine nel 133 a. C., e in cui erano riportati
soltanto gli eventi pi importanti, mentre nei primi quelli di carattere minore.
La pubblicazione degli Acta dur fino a quando la sede imperiale pass a Costantinopoli.
Purtroppo di essi non ci pervenuto alcun frammento originale.
Divertimenti
Come diffuso dai libri di storia e dai racconti pi remoti, il momento pi atteso dagli
antichi romani era sicuramente quello della cena, in quanto il pasto che noi oggi
chiamiamo pranzo, era molto frugale e semplice. Spesso il divertimento nellantica
Roma, si concentrava sul momento della Cenatio, o banchetto, cio l'attuale cena
appunto, in quanto era unoccasione per stare insieme e, talvolta, per assistere a
spettacoli culturali o di altra natura. Naturalmente il tipo di passatempi o di
divertimenti cambiava a seconda della classe sociale delle persone; noti gli sfarzosi
banchetti degli imperatori, a differenza delle umili cene della gente comune, entrambe
le situazioni ricche per di chiacchiere e di buon vino, componenti fondamentali per il
divertimento nellantica Roma. Altro momento molto atteso nella vita degli antichi
Romani, era quello dedicato alle Terme, che spesso precedeva la cena. Era infatti nei
vari edifici termali, che i romani si incontravano per parlare e rilassarsi, dividendosi tra

uomini e donne. Per quanto riguarda questultime, oltre ad avere uno spazio termale
ad esse dedicato, sappiamo anche che erano ammesse al banchetto romano, ma fino
ad una certa ora, poich quando nei banchetti pi lussuriosi iniziavano gli spettacoli,
dovevano ritirarsi con i bambini. Ancor prima delle terme, i medici consigliavano di
fare attivit fisica nelle palestre di allora, o nei cos detti Spheristerium, adibiti al gioco
con la palla: resa pesante da un'imbottitura di stoffa, la palla veniva poi usata per
colpire lavversario, cogliendolo di sorpresa. Un altro gioco diffuso con la palla, era una
sorta di antenato del rugby attuale. E poi cera il teatro, elemento di svago e
divertimento per molti antichi romani, sia che si trattasse di farse o di satire, sia che lo
spettacolo fosse una commedia o una tragedia. Grazie alla sua variet, il teatro era
infatti un tipo di intrattenimento culturale che poteva attirare i pi sapienti e i non.
Molto in voga tra i divertimenti dellantica Roma, che ancora oggi sopravvivono, il
gioco a dadi, o il filetto, e poi la morra, tutto eseguito con rudimentali oggetti preparati
con i materiali disponibili. Tra i passatempi pi amati dagli uomini, grandi e piccoli, la
caccia, definito anche sport oltrech impegno fondamentale del padrone di casa, o dei
servi se si trattava di un imperatore o di un personaggio importante, poich era uno
dei pochi mezzi di sussistenza per nutrire le famiglie. Le fanciulle preferivano invece di
gran lunga la palla, difatti i giochi, come ovvio che sia, si dividevano tra quelli per
bambini, bambine e adulti. La tradizione non si persa del tutto, ma i divertimenti non
sono certo pi gli stessi!
Caccia allorso
Al tempo degli antichi romani lorso era un animale abbastanza diffuso nelle foreste
europee e in Italia se ne potevano incontrare diversi esemplari nelle zone della Puglia
e della Lucania, dove recava inevitabili problemi agli abitanti pastori, che a volte non
esitavano a ricorrere al veleno per eliminarli.
A differenza di quanto si potrebbe pensare in un primo momento, raramente gli orsi
venivano uccisi; esisteva un modo molto pi utile e redditizio di utilizzarli, ovvero
catturarli vivi e spedirli nella capitale dellImpero, dove venivano impiegati per i giochi
gladiatori.
Di certo catturare un orso non era impresa facilissima ed occorreva una trappola
intelligente per lo scopo, che di solito consisteva nello scavare una profonda e ampia
fossa circolare nel terreno, al cui centro si lasciava un piccolo rialzo su cui veniva posta
una pecora; il belato dellanimale finiva con lattirare lorso, che quindi cadeva nella
fossa e poteva essere preso senza troppi pericoli e difficolt.
I Ludi
I Ludi nella Roma antica erano un insieme di giochi gladiatorii, naumachie, spettacoli teatrali e gare
equestri, che si tenevano in particolari occasioni, religiose o politiche e che potevano avere
carattere privato o pubblico. Divennero essi stessi eventi religiosi, tanto che si ritrovano nel
calendario romano redatto nel IV secolo da Furio Dionisio Filocalo, calendario conosciuto con il
nome di Cronografo del 354.
Iludicircenses,(giochidelcirco)eranoipiantichiedavevanoloscopodipropiziarsilaraccolta.Essi
avvenivanonelcirco,uncampoaformadiUederanocostituitiquasiesclusivamentedacorsedicarri
trainatidacavalli.LanimalevincitorevenivasacrificatoaldioMarteedilsangue,raccoltodallevestali,era
conservatoeveneratocomeforzapropiziatricedellagenerazionedellaterra.Sipuinoltrenotareunacerta
somiglianzatralegaredicarridellaRomaanticaequellechesisvolgevanoinGrecia(nelleOlimpiadi,ad
esempio)enonsiescludechelaciviltellenicaabbiainfluenzatoquellaromanainquestogeneredigiochi.

Seleprimegare,probabilmente,svolgevanounafunzionereligiosaefacevanopartediritidedicatialdio
Marte,secolidopo,precisamentenelIIsec.a.C.,essedivenneromenolegateaicultiantichiepicareal
popolo.Anzi,iltifoelapassionechecominciadorganizzarsiintornoaicircenses,dandoalcunevoltevitaa
vereeproprietifoserietraisostenitoridellediversefazioni,liportarivestireunruoloimportantissimonel
periododelbassoimpero.

Lacorsadicarri,leggerievelocietrascinatidadue,treo,pispesso,quattrocavalli(quadrighe),eguidati
da aurighi in piedi con briglie avvolte intorno al corpo, consiste nel compiere per sette volte il giro
dellarena.Ilgiroerapercorsoinsensoantiorario,fiancheggiandola spina,lunga214m,edoppiandolain
corrispondenzadelle metae (duegruppiditrepilastriconicidibronzosubasecilindricasituatialledue
estremitdellaspinastessa).Durantelagara,ilguidatore,conilsuococchio,dovevagirareintornoallaspina
estavaallasuaabilitriuscireagirarefacendolacurvapistrettapossibile,superandolemetaesfiorandole
masenzaurtarle,perevitarecheilcarrosicapovolgesse.Perquestomotivo,leposizionifavoriteerano
quelle che si trovavano a sinistra, pi vicine alla spina. Durante la corsa erano ammessi, anzi,
particolarmentegraditi,ognigeneredicolpo,compresoquellodistringereilpipossibileicarridisinistra
mandandoliafracassarecontrolaspina.
Teatro
Il teatro dellantica Roma, dopo aver subito la logica influenza della cultura greca, in
special modo nei primi due secoli del suo manifestarsi, ebbe una sua fisionomia ed un
suo stile, sicuramente pi variegato e comunque pi incline alla commedia piuttosto
che alla tragedia. Anche gli edifici teatrali vennero costruiti e perfezionati secondo le
esigenze dello spettacolo, cosicch furono arricchiti di fregi, monumenti e colonne, con
gradinate sempre pi comode ed accoglienti in grado di ospitare, a secondo del ceto,
sedie, scranni ed anche triclini. Anche il palcoscenico era pi lungo, profondo e
sofisticato, aveva eliminato la greca orchestra e lazione si svolgeva in un ampio
palcoscenico rialzato che conteneva un edificio di grandezza pressoch naturale,
anche di tre piani! Molti teatri antico-romani sono rimasti in buono stato, alcuni intatti
e tuttora utilizzati.
Al teatro romano si deve anche lintroduzione del sipario, sconosciuto ai greci, ed
anche dei costumi di scena indicanti il ceto sociale dei personaggi. Infatti ci che ha
pi caratterizzato il teatro latino, sono state le commedie brillanti denominate
rispettivamente: Atellana(da Atella= veste popolana) commedia di gusto popolare,
Palliata(da pallium= mantello) commedia elegante e raffinata, ed infine la Togata(da
toga) commedia sofisticata e culturalmente pi elevata.
Bisogna altres sottolineare che il popolo romano non era cos appassionato di teatro
come quello greco, gli piaceva s, lo frequentava, ma aveva molte altre alternative di
svago e di spettacolo quali: le corse, le danze, i circhi, la lotta, i combattimenti di
gladiatori, le battaglie navali. Di conseguenza, il teatro dellantica Roma imperiale, nel
corso della sua plurisecolare storia, sempre pi degenerato verso il basso perch,
per attirare gli spettatori, proponeva commedie e farse dilarit grossolana, sempre
pi volgari, scollacciate e perfino sconce. Cos gli attori non godettero pi dello stesso
rispetto e considerazione da parte del pubblico come quello greco, anzi, spesso
venivano denigrati e paragonati a gente di malaffare.
Lavvento del Cristianesimo ne complet la decadenza, disapprovandone i contenuti e
considerando gravi peccatori sia gli attori sia gli spettatori. Quando poi limpero
romano cadde, i vari flussi barbarici che si alternarono, completarono la distruzione sia
delle vestigia sia del concetto di quello spettacolo inesorabilmente decaduto. Fu

cancellato, con profondo disprezzo, tutto ci che rimaneva di unarte che in passato
era stata di grande spessore creativo, culturale e umano.

Potrebbero piacerti anche