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Busi D Due parole sulla Cina

DUE PAROLE SULLA CINA


di Daniele Busi
03 set 2015

Non abbiamo fatto in tempo a pubblicare un articolo sul possibile apprezzamento delleuro che
gi arrivano altri segnali nella stessa direzione. La Cina svaluta lo yuan di quasi il 5% in tre giorni
e tutti in Europa si preoccupano per le sorti delle proprie esportazioni, che sono lultima
cannuccia di un sommozzatore, leurozona, a cui si inceppata la bombola in mare aperto
(sfortunata calamit altrimenti detta pareggio di bilancio). Soffermiamoci su ci che sta
accadendo in Cina, e sulle implicazioni che questo comporta.
Ci che abbiamo il primo esportatore e secondo
importatore a livello mondiale che negli ultimi anni ha
visto una netta inversione di tendenza per quanto
riguarda la consistenza delle proprie esportazioni nette,
dovuta in parte alla crisi globale di domanda e in parte
allapprezzamento dello yuan, cosa che ha avuto un
deciso contraccolpo sul PIL del paese, come osservabile
in figura.
Per rispondere al rallentamento di uneconomia votata
allexport, le autorit cinesi hanno deciso di abbassare
il tasso di cambio dello yuan, cosa che rende pi costosi
i beni esteri per i cinesi e meno costosi i beni cinesi
allestero. Il tutto per cercare di riportare al vigore di
un tempo la crescita del reddito nazionale.
Ci che la Cina sta facendo un autorevole esempio
di cosa non fare in caso di rallentamento
delleconomia. Ricordate il motivo per cui ci si scambia
beni e servizi? Il consumo degli stessi! Ora, se si vuole
garantire un soddisfacente standard di vita alla propria
popolazione a questo dovrebbe tendere un governo
responsabile - la prima cosa da fare sarebbe tutelare i
consumi interni con politiche volte al raggiungimento
della piena occupazione con stabilit dei prezzi.
Lultima cosa da fare accumulare esportazioni nette, dato che queste sono fatica, tempo e
risorse impiegate nella produzione di un bene nel mercato interno, poi venduto e consumato
allestero da altri. Produrre beni e poi mandarli via, per il gusto di vedere salire i profitti delle
compagnie esportatrici, non una scelta politica indirizzata al perseguimento dellinteresse
pubblico.
urgente inoltre chiarire quali siano le implicazioni reali di una svalutazione monetaria, magari
servendosi di un esempio. Svalutare significa far peggiorare i termini reali di scambio con il
settore estero, inevitabilmente. Se prima della svalutazione unautomobile cinese fosse costata
6000 yuan, e il cambio con il dollaro fosse stato 6:1, allora un americano aveva bisogno di 1000
dollari per acquistare lautomobile. Mille dollari potrebbe essere il prezzo di un buon computer
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prodotto in USA, quindi possiamo dire che un buon computer americano si sarebbe potuto
scambiare con unautomobile cinese a quel tasso di cambio. Se la Cina, svalutando, portasse poi
il cambio yuan/dollaro a 7:1, ci significherebbe che con 1000 dollari si potrebbero acquistare
7000 yuan, e quindi lo stesso buon computer americano potrebbe essere scambiato con
lautomobile (6000 yuan) pi un servizio di pentole (1000 yuan). Per la Cina nel suo complesso,
questa una perdita! Lunico a guadagnarci sarebbe lesportatore di automobili e servizi di
pentole, che probabilmente aumenterebbe le vendite.
Le esportazioni sono un costo reale per il settore privato nazionale; le importazioni sono un
beneficio reale poich parte del consumo. Lunico motivo per cui un Paese dovrebbe voler
esportare i propri beni laccumulazione di valuta straniera al fine di importare una quantit
di beni esteri di uguale valore monetario. Esportare e poi non importare un valore equivalente
(cio accumulare esportazioni nette) un costo non bilanciato dai benefici che esso potrebbe
potenzialmente garantire. In questottica la svalutazione, come evidenziato nellesempio sopra,
non fa altro che diminuire i beni importabili a parit di beni esportati, quindi diminuire i
benefici reali a parit di costi reali.

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