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GRAFICA DI COPERTINA
Serenella Bruni per Fotoset
PROGETTO GRAFICO
Fabrizio Bagatti
ISBN 88-901460-2-8
INDICE
Presentazione
Vera Marincioni
Prefazione
Roberto Mariottini e Maddalena Senesi
Introduzione
Giampiero Maracchi
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Presentazione
Domenico Massaro e Brunella Matarrese
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Un viaggio nel blu
Maria Inferrera e Andreina Crispoltoni
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Dalla scuola al territorio, la storia di
unesperienza didattica per un prodotto
innovativamente tradizionale
Francesca Camilli e Chiara Screti
62
Conoscere e comunicare il territorio
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La proposta di Valorizzazione del panno casentino
ai ragazzi dellITC
62
Mettersi nei panni dei ragazzi
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La proposta del tema di ricerca ai ragazzi dellISA
di Sansepolcro e lunione di intenti delle politiche
delle due Comunit Montane
64
Lorganizzazione delle attivit con la classe dellITC 64
Il percorso dei ragazzi della IVB. La realt storica
ed economica del tessile in Casentino
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La prova di colorazione a Sansepolcro
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I risultati della colorazione
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I prodotti
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Riessioni
71
Le possibilit future del prodotto
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Un evento espositivo a conclusione dei lavori
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Bibliograa
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PRESENTAZIONE
PREFAZIONE
Le aree del Casentino e della Valtiberina Toscana, individuate come distretto moda tessile della Provincia di
Arezzo, secondo lOsservatorio della moda - Sintesi del
rapporto 2003, appaiono pi un insieme di subsistemi
produttivi locali autonomi con specicit difcilmente
leggibili in un unico insieme unitario (poich fortemente
specializzati in produzioni di tipo tradizionale).
per questo che si deve fare in modo che le specicit
locali possano essere un punto di vantaggio.
In questo senso, dunque, necessario valorizzare e rafforzare lidentit del territorio, allo stesso tempo specializzandolo, attraverso sperimentazioni ed applicazioni
che concorrono a rendere pi forti i territori ed a creare
strategie ed obiettivi comuni in unottica distrettuale.
Se, come afferma il rapporto sopra citato, nel distretto
moda tessile aretino emerge la difcolt a sviluppare
una progettualit non solo, a livello di singola impresa
ma, soprattutto, a livello sovraordinato di complessivo
sistema locale, proprio nellindividuazione delle strategie e degli obiettivi comuni che pu essere trovata
una soluzione.
E, se ancora risulta insufciente il livello di innovazione,
ed, in particolare la persistente difcolt a far comunicare il sapere concreto detenuto dalle imprese con le
conoscenze scientiche astratte tipiche del mondo della
ricerca, questa esperienza che ha visto operare insieme
un ente di ricerca, listituzione scolastica e limpresa, ha
gettato il seme per la nascita di una progettualit che
come rappresentanti dagli enti locali sosteniamo fortemente con lauspicio che le imprese del Casentino e
della Valtiberina Toscana possano adottarla e svilupparla
rendendola uno strumento di crescita di insieme dei due
territori.
Roberto Mariottini
Presidente della Comunit Montana Casentino
Maddalena Senesi
Presidente della Comunit Montana Valtiberina Toscana
INTRODUZIONE
Linizio del terzo millennio si caratterizza per tre
aspetti totalmente nuovi che caratterizzeranno
tutto il secolo: la globalizzazione delleconomia,
limpatto delluomo sullambiente del pianeta, lo
spostamento di masse di emigranti portatori di
culture e di stili di vita profondamente diversi da
quelli dei paesi che li accolgono.
Gli schemi organizzativi, gli assetti sociali e politici,
le regole che si sono affermati dalla rivoluzione
francese in poi e che negli ultimi due secoli hanno
permesso un progresso economico e sociale dei
paesi industrializzati mai visto in precedenza, ne
usciranno profondamente modicati e con questi
probabilmente i valori che ne sono alla base.
In questo contesto necessario effettuare uno
sforzo di fantasia e di lungimiranza per prepararsi a
questi cambiamenti epocali ed evitare che quanto
di positivo stato acquisito nellultimo secolo in
termini di benessere e di coscienza individuale e
collettiva, venga rapidamente perso.
La globalizzazione economica comporta che la
produzione manifatturiera di prodotti di prima
necessit, di largo consumo e di bassa qualit come
abbigliamento, arredamento, prodotti alimentari,
oggetti di uso comune domestico, elettronica,
mezzi di trasporto, ecc., vada a collocarsi nelle aree
dove il costo della mano dopera minore.
Ci, peraltro, apre una prospettiva nuova sia per le
produzioni manifatturiere ed agricole di qualit e/o
di nicchia opportunamente controllate e certicate,
sia per la produzione dellartigianato artistico.
Si apre cos la prospettiva per un nuovo tipo
di manifatturiero non legato pi soltanto alla
produzione di grandi quantit ma, piuttosto, a
prodotti con particolari caratteristiche.
Tra questi, i prodotti come le bre ed i coloranti
naturali fanno parte di una politica di recupero
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parte prima
IL PANNO CASENTINO
Premessa
1. Particolare della formella relativa allarte della tessitura. Firenze, Campanile di Giotto
La lavorazione della lana in Casentino ha origini antichissime: documentata sin dal periodo romano come testimoniano i ritrovamenti di alcuni reperti (pesi per telaio
verticale, fuseruole e forbici) risalenti al I o II sec. d.C.,
rinvenuti dal Gruppo Archeologico Casentinese.
I prati, i boschi ed i torrenti, le principali risorse naturali
del Casentino, costituirono le premesse insostituibili per
la nascita e lo sviluppo della lavorazione laniera. Lacqua,
in particolare, era essenziale non solo per lavare e tingere i velli, ma per le varie fasi della lavorazione del lato.
Infatti, lenergia che alimentava le macchine per sodare
i panni e per la macinazione delle sostanze coloranti, era
di origine idraulica.
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IL PANNO CASENTINO
I principali stabilimenti lanieri nacquero e si svilupparono, quindi, lungo le valli trasversali allArno, caratterizzate
dalla presenza di torrenti con una portata dacqua piuttosto costante: in primo luogo le valli dello Staggia, del
Solano e dellArchiano.
Altro elemento importante alle origini dellattivit laniera
casentinese, fu la presenza dei monaci eremiti, organizzati
nei rispettivi complessi, che introdussero, per far fronte alla
rigidit del clima, lattivit dellintreccio, nel loro stile di vita.
Le prime notizie documentate relative allesistenza di unattivit laniera risalgono alla met del XIV secolo, e fanno riferimento allesistenza di gualchiere per purgare i panni, gi
esistenti da tempo ed ubicate nella valle del Solano. I primi
tentativi proto-imprenditoriali, invece, nalizzati alla creazione di lanici intesi come concentrazione di purghi,
gualchiere, macini per le galle e tinte risalgono ai primi del
XVI secolo, proprio in coincidenza con una crisi dellarte
della lana cittadina causata dalla mancanza di materia prima.
gualchierai e rinitori (a cui era concessa una partecipazione allamministrazione della Corporazione); i prestatori dopera (tessitori, scardassieri, latori, battilana,
lanini, stamini ) esclusi da ogni fase decisionale.
La sorveglianza delle corporazioni sugli afliativi e sui
manufatti prodotti era strettissima al ne di mantenere
alta la qualit e di impedire ogni forma di concorrenza.
Il Casentino, oltre agli inevitabili contatti commerciali
con i lanaioli orentini ha conosciuto il potere della
corporazione laniera attraverso due episodi signicativi per la storia della valle:
quali gestori della foresta dellOpera del Duomo
quali tutori presso il Santuario della Verna a anco
degli osservanti durante la diatriba tra le diverse
fazioni. La loro presenza tuttora documentata dai
caratteristici stemmi rafguranti lAgnus Dei.
Il medesimo stemma lo si ritrova in corrispondenza di
castelli e di palazzi casentinesi, fatto apporre dai vicari
inviati dal Governo Fiorentino appartenenti alla corporazione dellArte della Lana.
Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
Si poteva procedere a questo punto alla tintura del panno lana (qualora non fosse stato effettuato precedenIl ciclo della lana linsieme delle operazioni che dalla temente in occo o sul lato) servendosi per lo pi di
tosatura, attraverso vari passaggi, giunge no alla messa a sostanze tintorie di origine vegetale.
punto del panno-lana. In et pre-industriale, era un ciclo In seguito, per dare alla lana una rinitura pi morbida,
diffuso sul territorio, tale da coinvolgere luoghi e sa- lucente ed uniforme si passava alle operazioni di nissagpienze diverse riconnessi insieme come momenti di uno gio tra cui la garzatura e la cimatura.
stesso processo.
Il tessuto ancora umido, poi, veniva steso allaperto per
Ogni operazione assumeva un ruolo ben specico in rap- lasciugatura ai tiratoi; inne si procedeva alla pressatura
porto alle risorse (umane e naturali) presenti nel territo- ed al confezionamento del prodotto.
rio. Il ciclo della lana aveva inizio in alta quota, in montagna, Ripercorriamo da vicino i vari momenti del ciclo di ladove vi erano pascoli pi estesi e greggi pi numerose. Ogni vorazione.
primavera si procedeva alla tosatura delle pecore, da parte
degli stessi pastori o tramite opportune maestranze.
La tosatura
La lana veniva poi portata alla bottega del lanaiolo (o Con tale operazione, effettuata in primavera, in corrisponimpannatore) il centro organizzativo dellArte.
denza della stagione calda, viene asportato il vello di lana
Una volta giunta in bottega la lana, dopo essere stata dalla pecora. Un tempo il procedimento era effettuato per
lavata, era sottoposta alla cardatura in modo da disporre mezzo di grosse forbici dette anche cesoie e successivale bre in parallelo per renderle pi idonee alla opera- mente con le forbici a pettine manuali o elettriche.
zione successiva della latura.
I forbicioni in metallo dalla caratteristica forma arcaica
I mazzi erano consegnati a domicilio da apposite gure sono strumenti che con pochissime variazioni ritrovia(stamini per le bre di trama, lanini per le bre di ordito) mo dai Romani, al Medioevo sino ad oggi.
non solo nei borghi, ma anche nelle colline circostanti.
Il lavoro veniva svolto presso le vergherie dove si raduUna volta rientrato il lato nella bottega, sotto forma di navano i greggi durante la transumanza o presso gli ovili
matasse o cannelli, si procedeva alle operazioni prelimi- veri e propri.
nari alla tessitura: la preparazione dellordito e l avvolgi- Loperazione della tosatura era effettuato dai tosini, maemento del lo attorno al subbio, oltre alla predisposizio- stranze specializzate nellattivit della tosatura, che gene delle spolette per la trama.
neralmente operavano in squadre itineranti seguendo
La tessitura vera e propria si praticava soprattutto nei itinerari prestabiliti.
borghi e in alcuni casi nella bottega stessa.
Esistevano in passato intere frazioni specializzate in
Una volta pulito e rammendato, il tessuto era portato questo tipo di attivit. Fino a pochi anni fa erano presenti
presso le gualchiere per essere sottoposto alle operazio- squadre di tosini ancora attive nei paesi di Garliano, nel
ni di purgatura e sodatura con opportune sostanze sgras- comune di Castel San Niccol e di Pontenano nel cosanti, tra cui il ranno o la terra da purgo.
mune di Talla.
Il ciclo di lavorazione nel periodo preindustriale
IL PANNO CASENTINO
Il fenomeno della transumanza, lo spostamento stagionale delle greggi al mutare delle condizioni dei pascoli,
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Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
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IL PANNO CASENTINO
componeva di diversi alloggi organizzati gerarchicamente: allalloggio del vergaio, di solito circolare con
copertura conica allinterno del quale si effettuava la
lavorazione del latte, si afancavano quelle degli altri
pastori oltre ai vari ricoveri per gli animali.
da un pettine basculante, il cardatore. Le bre lunghe servivano per ottenere il lato dellordito, mentre le bre
corte venivano adoperate per ottenere il lo di trama.
La cardatura
Questa operazione serviva a districare la lana, in modo
che le bre risultassero parallele e facilitassero la successiva operazione della latura.
Una volta giunta nella bottega, la lana era sottoposta
ad un primo lavaggio. Dopo di ci era posta sopra un
graticcio dove con laiuto di bastoni veniva battuta per
aprirla; inne, veniva oliata. A questo punto si passava
alla cardatura dove le bre di lana per mezzo di tavolette
con denti metallici usati in coppia uno sopra laltro con
movimenti opposti, erano rese parallele.
Anticamente per tale operazione erano usati i cardi (da
qui la derivazione del nome) che furono ben presto sostituiti da pettini metallici, per le lane pi ni, e dagli scardassi per la manifattura delle bre ordinarie che potevano consistere in due semplici tavolette o in un cavalletto
munito di pettini ssi sui quali era fatto passare il pettine
manuale. Altri strumenti potevano essere caratterizzati
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La latura
Per mezzo della latura si torcevano le bre di lana per
ottenere un lo continuo ed omogeneo.
Attraverso luso delle mani e di strumenti appositi, quali
il fuso e la rocca o il latoio a pedale, si riduceva la lana
in lo avvolgendolo intorno al fuso o al rocchetto del
latoio. Ottenuto il lato si passava alla formazione delle
matasse; tale operazione era detta annaspatura, dal nome
dello strumento utilizzato detto aspo semplice o rotante. La latura veniva svolta per lo pi a domicilio, dalle
donne, presso i nuclei abitati ubicati nelle colline e nelle
montagne intorno alla bottega del lanaiolo.
Il compenso per il lavoro della latrice era molto basso,
spesso effettuato in natura. Le lavoratrici per rivalersi
degli abusi dei lanaioli frodavano e si appropriavano di
parte del lato, sostituendo il peso del lo sottratto, umidicando quello restituito.
Antiche iconograe ci documentano come loperazione
della latura fosse gi in uso nelle civilt precristiane,
dapprima attraverso lutilizzo delle mani e delle gambe,
poi attraverso lausilio di strumenti quali la rocca ed il
fuso, la cui forma rimasta immutata nel tempo.
Verso la ne del XIII secolo fu introdotta la prima meccanizzazione della latura, il mulinello: il fuso veniva fatto
ruotare per mezzo di una puleggia a corda mossa a mano,
in modo che si potesse avere la torsione e lavvolgimento
contemporaneamente. Nel XV secolo apparve il latoio
ad alette azionato con pedali o a mano che permetteva
un lavoro continuo.
Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
2. La latura con rocca e fuso ancora in uso in Casentino no ad alcuni decenni fa (foto
A. Rossi)
La tessitura
Loperazione del tessere, in maniera schematica, consiste
nellintrecciare una serie di li paralleli che costituiscono lordito, con un lo a questi perpendicolare, detto
trama.
Le matasse di lo ottenute con laspo, lavate ed asciugate
erano poste sullarcolaio, per la preparazione delle rocche
(orditura) e di piccoli fusi chiamati anche cannelli per la
spola del telaio (trama).
Una delle operazioni preliminari era anche lorditura attraverso la quale si avvolgevano i li intorno al subbio.
In seguito, si passava al processo della tessitura vera e
propria nel quale, attraverso il movimento dei licci abbassati e alzati alternativamente dopo il passaggio della
navetta recante il lo di trama, si arrivava alla denizione
del tessuto.
Per effettuare la tessitura, in Casentino, era usato il
telaio orizzontale di diverse dimensioni e, a seconda
3. La tessitura con antichi telai manuali praticata ancora nel comune di Poppi (foto A.
Rossi)
La sodatura
Il tessuto di lana, una volta tolto dal telaio, controllato
e riparato da eventuali difetti, veniva lavato, per eliminare le sostanze untuose usate per la latura e quelle
collose usate per la tessitura. La lavatura si effettuava in
acqua bollente e sapone, con laggiunta di urina fermentata e lisciva, poi immerso nellacqua fredda e strizzato.
Seguiva poi la purgatura vera e propria effettuata con
terra da purgo o da follare, chiamata argilla smectica, un
silicato di alluminio idrato pi alcali che aveva propriet
sgrassanti. Questa operazione veniva effettuata in genere insieme alla follatura o sodatura allinterno delle
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IL PANNO CASENTINO
4. Il percorso del Berignolo di Soci, con gli opici idraulici (Archivio di Stato di Arezzo,
Catasto Granducale, prima met del XIX secolo)
Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
Alla ne del XVII secolo due gualchiere risultano afttate dalla famiglia Grifagni che, insieme alla famiglia
Franceschi di Partina, si dedica allarte della lana no
alla met del XVIII secolo. La gualchiera ubicata pi a
monte rispetto al paese di Soci, trasformata in mulino
nel XIX secolo, conserva ancora il toponimo originario: Mulino delle Gualchiere. Alla met del XIX secolo
la famiglia Ricci di Stia compra denitivamente gli opici idraulici dalla Congregazione Camaldolese dando
una svolta alla produzione laniera locale, operazione
continuata anche dal nipote Sisto Bocci attraverso la
costruzione del Lanicio di Soci e della Fabbrichina di
Partina. In corrispondenza del paese di Rassina, inne,
la famiglia Rassinesi alla met del Settecento gestisce
quattro gualchiere. In seguito, lattivit laniera cede il
passo a quella della seta.
vimento prodotto da una ruota idraulica o dalla forza del vapore follano i tessuti dentro una
cassa.
La tintura
Attraverso questa operazione si interveniva sul colore
naturale del tessuto o del lato.
Prima della operazione di tintura vera e propria, il tessuto era sottoposto alla mordenzatura con cui si predisponeva la bra ad un miglior assorbimento del colore. La
sostanza pi adoperata, a questo proposito, era lallume
di potassio. Successivamente il tessuto veniva immerso con il colorante in vasche di rame chiamate vagelli.
Questi erano disposti sopra o dentro strutture di pietra
aventi apertura alla base, dove veniva acceso il fuoco per
poter far bollire la pezza nel colore (Fig. 5).
La bra veniva girata continuamente con bastoni, in
modo da rendere uniforme la tintura; tolto dal vagello, il tessuto veniva sciacquato con lacqua corrente dei
torrenti per eliminare il colore in eccesso. I coloranti
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IL PANNO CASENTINO
5. Vasca per tintura con sottostante fornello a legna. Ponte a Poppi, ex Lanicio Cecconi
naturali ed in particolare le sostanze coloranti di origine vegetale furono le uniche sostanze tintorie adoperate no
alla met del secolo scorso. Alcuni documenti riferiti al
territorio casentinese riportano la dicitura mulini da
galle, impianti destinati alla molitura delle escrescenze,
dette appunto galle, che si formano su alcune parti della
pianta, in seguito alla puntura che alcuni insetti vi fanno
per deporvi le uova. Le galle migliori per ottenere il colorante sono le galle di quercia che contengono unalta
percentuale di tannino. I colori che si ottengono sono il
grigio scuro e il nero.
La garzatura, la cimatura e lasciugatura ai tiratoi
La garzatura, chiamata anche cardatura (dal nome della
pianta utilizzata), era in uso anche presso i Romani che
adoperavano, a tale scopo, le pelli degli istrici. La difcolt
di reperire tali animali port alla creazione di pettini di
ferro. Le macchine per garzare vennero introdotte gi
nel XV secolo; le pi antiche illustrazioni di tali macchine,
sono rappresentate negli schizzi di Leonardo del 1490.
Queste macchine erano e sono tuttoggi costituite da
uno o pi rulli coperti di cardi sopra i quali veniva fatta
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Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
IL PANNO CASENTINO
striale che si and diffondendo e radicando sulle preesistenti tradizioni locali di Stia, in primo luogo, ma anche
di Bibbiena, Pratovecchio e Soci, dove un altro pioniere
dellindustria tessile casentinese, Giuseppe Bocci, ristruttur le vecchie gualchiere, gi propriet dei monaci Camaldolesi, per farne una fabbrica pi moderna.
Un contributo decisivo allo sviluppo dellarte della lana,
attraverso una riqualicazione delle razze ovine casentinesi, lo si deve a Carlo Siemoni amministratore e ispettore granducale delle Foreste Casentinesi.
Il Casentino, tuttavia, rimaneva ancora lontano dalle
grandi vie commerciali moderne, basti pensare che le
due grandi arterie verso Firenze attraverso la Consuma e verso Arezzo, furono realizzate solo verso la met
dellOttocento, e che i trasporti erano afdati esclusivamente ai barrocciai.
Tra la ne del XIX secolo e la Prima Guerra Mondiale
si assistette al periodo doro di tale attivit; nel 1888, fu
attivata la linea ferroviaria Arezzo-Stia, mentre il mercato nazionale in crescita e le esigenze della nazione da
poco riunita, rappresentarono un incentivo per i lanici casentinesi specializzati in panni-lana e forniture per
lesercito.
Dopo la crisi del primo Dopoguerra, il lanicio accentrato nel Casentino sembr riprendersi.
La politica del fascismo e le sue manie bellicistiche favorirono la ripresa dellindustria tessile casentinese la cui prosperit ci confermata dalla visita di alcuni uomini illustri.
La crisi del secondo Dopoguerra che colp tutto il settore laniero, ebbe effetti gravissimi anche in questa valle.
Molti degli antichi lanici della vallata dovettero chiudere
e molti casentinesi emigrarono verso le grandi citt in
cerca di migliori condizioni di vita.
Il ciclo di lavorazione nel periodo industriale
Per il periodo industriale il ciclo di lavorazione della lana
ripercorre, in sostanza, le medesime operazioni di quello
pre-industriale, pur con le evidenti differenze dal punto
di vista tecnico. Alla base del ciclo produttivo resta sem26
pre la fondamentale divisione delle lane merinos, incrociate e ordinarie che, in senso lato, vengono nellindustria
cos impiegate: le prime per la fabbricazione dei pettinati,
le seconde per pettinati o cardati e le terze per tappeti,
panni e materassi. Nellindustria laniera, in particolare
tessile, ci sono due procedimenti diversi e ben distinti
di lavorazione: il procedimento pettinato ed il procedimento cardato. La distinzione riguarda particolarmente
le operazioni che precedono la latura.
Il procedimento pettinato
Le operazioni sono le seguenti.
Lapertura: mediante una macchina detta lupo apritore
la lana viene leggermente sgrovigliata e liberata dalle impurit pi grossolane. La lavatura: la lana passa in quattro
vasche contenenti acqua calda con soda, potassa e sapone per la sgrassatura. La cardatura: attraverso le macchine
cardatrici la lana trasformata da occhi e nodi in velo,
quindi avvolta in grossi rotoli. La pettinatura: ha il compito
di liberare il nastro da tutte le impurit, dai grovigli. Stiro
e preparazione alla latura: mediante una lunga serie di
passaggi sugli stiratoi il nastro tirato, allungato e ridotto di diametro.
Il procedimento cardato
Per quanto riguarda il procedimento cardato le operazioni sono le seguenti.
La mischia: data la variet di lane impiegate, la preparazione delle mischie o impasti ha particolare importanza in
questo procedimento.
Il carbonizzo: le lane per cardato, sia vergini che rigenerate, ossia provenienti dagli stracci, sono talvolta cos impregnate di scorie vegetali che non solo possono compromettere la bont del manufatto, ma anche la stessa
lavorazione meccanica e la tintura: , pertanto, necessario eliminarle e ci si ottiene con un bagno di acido
solforico o cloridrico.
La cardatura: non fatta su una sola cardatrice ma viene
prolungata su tre carde per ottenere un maggior effetto di
miscela delle lane e di sgrovigliamento delle bre. In secon-
Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
IL PANNO CASENTINO
produzione del tessuto era inizialmente a livello familiare. Volendo fare un rapido excursus storico di questo
rinomato panno, possiamo partire dalla met del XVI
secolo, allorquando i lanaioli casentinesi riuscirono ad
aumentare la qualit dei loro panni, tanto da allarmare
la corporazione orentina. Questultima, afnch questi
non fossero scambiati per prodotti cittadini, impose che
vi fosse apposto un marchio ed una cordellina in modo da
rendere palese la loro provenienza.
Il 5 agosto del 1579 i Conservatori dellArte della Lana
di Firenze deliberarono: per lavvenire tutti i panni
(che) si lavoreranno in Casentino, di maggior valuta di
lire due per inno lire tre e soldi dieci il braccio, anche
(se) si mandassino fora di quel vicariato per il dominio
orentino com loro permesso fussin marchiati con
un marchio con linsegna della pecora da una banda, e
dallaltra un lione rampante sigillo di detto vicariato. Un
frammento di tale sigillo, rinvenuto durante dei restauri,
era conservato presso il castello di San Niccol prima
del suo furto nellestate del 97.
Da alcune inchieste promosse nel Settecento sappiamo
che la fabbricazione del Panno Casentino rappresentava
il 35% circa della produzione complessiva della vallata.
Carta didentit del tessuto casentino
Nascita: le sue origini risalgono al Medioevo. In questo periodo veniva prodotto un panno grosso e pesante, lo stesso
usato anche per i sai dei monaci. Dalla seconda met dellOttocento il panno si venne progressivamente denendo
con le caratteristiche ed i colori che vediamo oggi.
Aspetto: supercie caratterizzata da una rinitura a ricciolo data da un particolare trattamento detto ratinatura.
Alla scoperta dellarte della lana in Casentino.
Un itinerario tra archeologia industriale,
luoghi e testimonianze
La Valle dello Staggia
Litinerario ideale lungo la Valle dello Staggia parte da una
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Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
7-8. Due cappotti depoca in tessuto casentino conservati presso la Mostra permanente sullo storico lanicio di Stia
29
IL PANNO CASENTINO
Il lanicio di Stia
Il lanicio situato tra il torrente Staggia e la soprastante
S.S. 310 del Bidente, in una zona leggermente periferica
rispetto al paese di Stia.
un complesso di grandi dimensioni costituito da pi
edici a due e a tre piani in pietra con riniture in mattoni. Linsieme possiede caratteristiche e particolari
costruttivi piuttosto omogenei riferibili al contesto architettonico/produttivo ottocentesco ad eccezione della
parte pi a nord di pi recente realizzazione.
Il nucleo pi importante del complesso il fabbricato
di testata in via Giovanni Sartori che si allunga parallelamente allo Staggia, dal quale si diparte, ortogonalmente,
un altro edicio pi corto situato nello spiazzo dellansa dello Staggia realizzato verso la met del XIX secolo.
Dietro questo complesso situato un lungo fabbricato,
costruito a cavallo tra Ottocento e Novecento; la copertura a terrazza, era una volta usata per lasciugatura delle
pezze. Linterno formato da un unico spazio segnato al
centro da un allineamento di pilastrini in ghisa: la vecchia
ciminiera stata in parte ridotta.
Il complesso ha ospitato no a pochi anni fa lattivit del
lanicio di Stia, nato come societ anonima nel 1852 sot-
Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
IL PANNO CASENTINO
nel 1878 alla morte del Siemoni riorganizzandovi le lavorazioni per il nissaggio dei tessuti. Lopicio segue da
questo momento le vicende del lanicio e negli ultimi
anni del 1800 subisce degli adeguamenti con lallungamento del vecchio berignale della tintoria e la costruzione di nuovi fabbricati.
Fabbrichina di Papiano
Tornati sulla strada principale verso il Passo della Calla,
costeggiata prima a destra e poi a sinistra dallantico canale, giungiamo no alla localit di Casa Giani, nel paese
di Papiano, dove sono visibili i ruderi della Fabbrichina.
In questa localit tra il 1844 e il 1846 fu costruito da
Marco Ricci un opicio per sodare i panni, al ne di sostituire lattivit delle gualchiere ubicate pi a valle rese
inattive per i continui smottamenti del terreno. Nel 1858
descritto il complesso formato da una stanza ad uso
di gualchiera, con bottaccio, un fabbricato per il deposito della cenere (per il ranno) ed un magazzino per il
legname. Sempre nel 1858 il fabbricato fu comprato da
una famiglia austriaca che, a sua volta, lo aftt ai Bocci, imprenditori lanieri di Soci. Nel 1881 la Fabbrichina
torn propriet dei Ricci. Adamo Ricci organizz una
societ operaia tra i lavoratori del paese di Papiano, alla
quale nel 1882 fu assegnata la medaglia di bronzo durante
lEsposizione Industriale di Arezzo. In seguito, lopicio fu
trasformato in magazzino per la cernita e la stracciatura
dellindumento di lana usato per realizzare la cos detta
lana meccanica o rigenerata. Nel 1849 pass alla societ
omonima del lanicio di Stia e nel 1901 ai Batisti, proprietari della cartiera di Papiano. Nel 1906 il luogo fu denitivamente abbandonato come sede di attivit produttiva.
Poco sopra seguendo la gora, visibile il complesso della
cartiera, oggi ristrutturato. Litinerario si pu concludere
poco pi a monte con le opere di presa dal torrente realizzate per addurre lacqua verso gli opici ubicati pi a valle.
La Valle del Solano
Lungo il torrente Solano, grazie allabbondante portata
dacqua, furono realizzati a partire dal Medioevo, nume-
Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
si mantenne sempre a carattere artigianale. La produzione era caratterizzata dallutilizzo esclusivo di lane nuove.
I panni prodotti erano destinati in primo luogo a conventi e complessi religiosi. Durante la Seconda Guerra
Mondiale il lanicio venne in parte distrutto e quindi ricostruito con alcune modiche e ampliamenti; nel 1975
cessa lattivit e vengono venduti i macchinari.
Lungo le acque dellArno. Il Lanicio Berti
Il complesso ubicato nei pressi del centro storico del
paese di Pratovecchio, lungo lantica via Fiorentina, in vicinanza del ponte sullArno e dellantico monastero delle
monache camaldolesi. un complesso di medie dimensioni con pianta ad U irregolare, il lato pi lungo che
si protende oltre il corpo principale si attesta su Via Fiorentina. Il corpo di fabbrica principale una costruzione
ad un piano in corrispondenza del piazzale interno e a
due piani lungo lArno, con la parte inferiore semi-interrata caratterizzata da una interessante copertura con
volta in muratura.
Il complesso ha un piazzale di sua pertinenza dove anticamente erano ubicati i tiratoi per lasciugatura dei panni
lana. Come in molti edici industriali del periodo ci sono
aperture archivoltate con archi a sesto ribassato e cornici in mattoni che riquadrano porte e nestre.
Degno di nota lantico berignolo in muratura, in buono stato di conservazione, che corre parallelo alla torre
Nardi Berti prima ed al muro del convento camaldolese
poi, no alla pescaia sullArno. Attualmente il vecchio lanicio stato ristrutturato internamente per accogliere
alcune attivit produttive.
Il lanicio venne costruito nel 1916 da Adriano Berti che
aveva gi unattivit laniera a Pratovecchio nel Casone
Rontani, tuttora presente sul lato opposto di Via Fiorentina. Lacquisto di nuovi macchinari impose la costruzione di un nuovo lanicio (nei pressi del Casone) con una
tipologia architettonica e spazi di lavoro pi consoni. La
gestione dellattivit continu con i gli di Adriano Berti
che iniziarono una produzione pi qualicata specializzata in panni blu e carta zucchero per laviazione e lati
33
IL PANNO CASENTINO
vit laniera, in seguito ampliata ed ammodernata dal nipote Giuseppe Bocci. Questi nel 1882, per razionalizzare
la produzione di panni, costruisce la Fabbrichina di Partina,
per la purgatura e la follatura dei panni che, no ad allora,
venivano effettuate nella Fabbrichina di Papiano. Altri ampliamenti vengono effettuati dallo stesso glio Sisto Bocci, il quale trasform il lanicio in uno degli stabilimenti
pi competitivi a livello nazionale. Dopo la sua morte, in
seguito ad un incendio alcuni edici vengono distrutti.
Nel 1918 viene rilevato da Giovan Battista Bianchi che
La valle dellArchiano
apport nuove modiche e ammodernamenti. In seguito
Litinerario sul lo di lana lungo la valle dellArchiano, alla crisi del 1929, lo stabile viene messo in liquidazioinizia nei pressi di Soci con il complesso del Lanicio, per ne per poi passare in gestione alla Societ Lanicio del
poi continuare, approssimativamente lungo il percorso Casentino che aggiorna il macchinario e la presa dacdellantico berignolo attraverso il Mulino delle Gualchiere, qua alla centrale idroelettrica. Attualmente, alcuni stabili
il palazzo fattoria della Mausolea, no alle opere di presa dellantico complesso sono ancora destinati ad attivit
nei pressi di Partina e alle centrali elettriche ubicate pi tessili.
a monte.
Mulino delle Gualchiere
Lanicio di Soci
Il mulino delle Gualchiere ubicato nei pressi del paese
Il complesso ubicato lungo la S.R. Umbro-Casentinese, di Soci, nel comune di Bibbiena, poco distante dal palaznei pressi del centro storico del paese di Soci, nel comu- zo-fattoria della Mausolea, propriet della Congregazione di Bibbiena. Recentemente, in seguito a lavori di re- ne Camaldolese a cui lo stesso mulino appartiene.
cupero, sono stati ristrutturati alcuni edici, attualmente Limpianto annesso al podere omonimo, nominato nei
destinati ad usi commerciali e produttivi, che hanno tut- documenti anche con il toponimo di Poggiale o Gualtiere,
tavia conservato molte delle caratteristiche originarie. propriet dei monaci camaldolesi almeno dal XVI secolo.
Infatti, sono ancora presenti esternamente i marcapia- La localit deriva il suo nome dalla presenza di un opicio
ni, le cornici, le riniture in cotto e le ampie nestre, per la follatura della lana, documentato dalla ne del XVII
mentre internamente stata rispettata la distribuzione secolo. Allo stesso secolo risale, tra laltro, uno stemma
degli ambienti insieme alla salvaguardia di alcuni elementi con lEmblema Camaldolese, ubicato sopra il portone di
strutturali.
ingresso. Nel Libro dEstimo di Soci del 1709 troviamo:
Le origini della lavorazione laniera a Soci sono da at- uno stanzone per uso di gualtiera con due pile e tutti i
tribuire alla presenza della Congregazione dei monaci suoi fornimenti per gualcare .
camaldolesi che sin dal XIV secolo avevano impiantato La stessa destinazione la troviamo nel Catasto granducale
delle gualchiere derivando lacqua dallArchiano.
del 1833. Nei cinquanta anni successivi avvenne la deniAgli inizi del XIX secolo Pietro Ricci, proprietario del la- tiva trasformazione in mulino, come ci testimonia la Carta
nicio di Stia, si trasferisce a Soci dove aftta dai monaci Idrograca del 1883. Il mulino, dotato di ben quattro imle due gualchiere del Molino di Soci. Nel 1844, Paolo Ric- pianti di molitura (tuttora presenti) era alimentato dalle
ci, glio di Pietro, acquista gualchiera, casa, tiratoio e acque del Berignale di Soci, le cui opere di intercettazione
tintoria di Soci per 1600 scudi riorganizzando latti- erano ubicate nei pressi di Partina. rimasto attivo no
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Cenni storici, luoghi e testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino
ai primi anni Settanta. Successivamente, la portata dacqua stata utilizzata per alimentare una turbina idraulica
per la produzione di energia elettrica tuttora presente.
A monte dellabitato di Partina, sono ancora in buono
stato di conservazione due opici idraulici che oggi accolgono due centrali idroelettriche, un tempo rispettivamente adibiti alla follatura dei panni e alla produzione
di energia. Furono realizzati tra la ne del XIX e gli inizi
del XX secolo per far fronte alle necessit della orente
industria laniera.
Centrale idroelettrica La Fabbrichina
Ledicio ubicato a monte del paese di Partina, tra la
strada diretta al Passo dei Mandrioli ed il torrente Archiano.
Ledicio si sviluppa su due piani: quello inferiore che accoglie i macchinari della centrale e quello superiore adibito ad abitazione. La Fabbrichina venne costruita nel
1882 da Sisto Bocci, come ci conferma una data ancora
presente, per la purgatura e follatura dei panni lana del
Lanicio di Soci. Prima della sua costruzione i panni venivano trasportati alla Fabbrichina di Papiano nel comune
di Stia per essere sottoposti alle medesime operazioni.
Questa costruzione doveva rappresentare il primo nucleo del nuovo lanicio che nelle intenzioni del Bocci
avrebbe cos sostituito quello nei pressi del paese di Soci.
Le difcolt nelle acquisizioni dei terreni in tale zona, lo
fecero in seguito persistere nelle trattative con i monaci
camaldolesi.
In questo opicio, azionate per mezzo di una ruota Girard, furono installate quattro folle, purgapanni, spremitori e due slacciatrici per la trasformazione degli stracci in
lana meccanica. In seguito, nel 1925, con lo sviluppo del
complesso laniero di Soci, la Fabbrichina venne trasformata in centrale idroelettrica. Nel 1932 il nuovo proprietario del lanicio costru una nuova presa dacqua per
aumentare la portata del berignolo. Nel 1944 fu danneggiata dai soldati tedeschi e ristrutturata nel 1948 con il
posizionamento di una nuova turbina idraulica Kaplan.
35
IL PANNO CASENTINO
Glossario
Armatura: modo in cui in un tessuto i li dellordito si incrociano con quelli della trama. Le armature fondamentali sono: la
tela, la saia, il raso.
Aspo o Annaspo: attrezzo formato da un bastone sul quale si
inseriscono due corti legni trasversali usato per confezionare
le matasse.
Cannelli: piccole sezioni di canna palustre, cave internamente,
intorno alle quali veniva avvolto il lato.
Fuseruola: anelli in cotto inseriti in bastoni di legno a formare
rudimentali strumenti utilizzati nelle operazioni di latura della lana nel periodo romano.
Fuso: attrezzo in legno usato per le operazioni di latura della
lana o di altre bre tessili.
Liccio: elemento del telaio che serve ad alzare ed abbassare alternativamente i li di ordito per formare i passi in cui inserire
i li di trama.
Bibliograa
Testi di carattere generale
Il costume al tempo di Pico e Lorenzo il Magnico, Milano, 1994
D. DIDEROT-J. LE ROND DALEMBERT, LEncyclopedie, Parigi, 1751-81
Cultura e strumenti del lavoro. La ruota idraulica. I pestelli, Brescia, 1989
P. SCHEUERMIER, Il lavoro dei contadini, Milano, 1980
Testi di interesse locale
Calendario Casentinese per lanno 1837, AREZZO, 1837
Calendario Casentinese per lanno 1838, Arezzo, 1838
Calendario Casentinese per lanno 1839, Firenze, 1839
Calendario Casentinese per lanno 1840, Arezzo, 1840
Calendario Casentinese per lanno 1841, Arezzo, 1841
P. L. DELLA BORDELLA, LArte della lana in Casentino, Cortona,
1984
GRUPPO ARCHEOLOGICO CASENTINESE (a cura di), Prolo di una
valle attraverso larcheologia, Poppi, 1999
36
Macini per galle: mulini addetti alla macinatura di sostanze coloranti quali le galle di quercia.
Mordenzatura: operazione effettuata in corrispondenza della
tintura per facilitare lassorbimento e la permanenza del colore sul tessuto.
Navetta: accessorio del telaio che ha il compito di introdurre
la trama (avvolta intorno ad un cannello inserito nella stessa)
tra i li di ordito.
Ordito: li longitudinali di un tessuto che in un telaio sono tesi
tra i due subbi.
Orditura: operazione propedeutica alla tessitura.
Rocca o Canocchia: bastone in legno con particolari asticelle in
legno (stegole) poste su una estremit, atte a contenere il
vello di lana da sottoporre alla latura.
Subbio: cilindro su cui si avvolge lordito (subbio posteriore) o
il tessuto (subbio anteriore).
Trama: li trasversali di un tessuto che vengono introdotti con
una navetta tra i li di ordito durante la tessitura.
parte seconda
LA PIANTA BLU
Presentazione
39
LA PIANTA BLU
Il guado:
antica coltura della Valtiberina
Dizionario classico di storia naturale,Venezia, Girolamo Tasso Ed., 1836, vol.VIII, p. 391.
40
La macina
La ruota della macina raggiungeva lo spessore di 40-50
cm, il diametro di 2 metri ed il peso di 30 quintali circa.
Il mulino del guado era composto da una base ssa
o letto ricavata da un solo masso di pietra canalizzata a raggiera rozzamente sbozzata e da una macina in
piedi o ruotante, anchessa monolitica con scanalature
parallele, che girava attorno ad unasta a bandiera e
prendeva la forza di rotazione da un animale alla stanga.
Le macine da guado potevano essere poste ovunque
41
LA PIANTA BLU
In epoca successiva, verso lanno Mille, vari fattori contribuirono ad accelerare in modo rilevante la produzione
di guado e la diffusione della coltivazione. Fra questi motivi sono da citare un signicativo sviluppo demograco
che determin lespansione agricola con lampliamento
dellarea coltivata ed i progressi apportati nelle tecniche
di coltivazione con lintroduzione della pratica della rotazione, nonch i miglioramenti signicativi applicati agli
strumenti agricoli, in particolare, allaratro.
Ulteriore importante riscoperta fu il mulino, meccanismo
gi conosciuto in epoca romana ma mai messo totalmente a frutto per la facile disponibilit di manodopera a
La tintura nel passato
basso costo rappresentata dagli schiavi. Fu soprattutto
il mulino ad acqua che svolse un ruolo di primo piano
Va ricordato che n dallantichit luomo ha usato per nella trasformazione dei modi di produzione, in quanto
tingere tessuti, sostanze naturali che riusciva ad estrar- la sua forza poteva tradursi in altri tipi di moto tali da
re da animali e piante e che, no alla seconda met del consentire molte utilizzazioni.
secolo XIX queste sono state le uniche sostanze adat- Il mulino fu usato nella lavorazione del ferro, in quelte allo scopo: di difcile estrazione e lavorazione, infatti, la del legname da costruzione, nella nascente industria
erano ritenute pertanto assai rare e preziose.
della carta e in una delle pi importanti operazioni della
Lindaco naturale, termine con cui anche denito il gua- industria tessile, come ad esempio la follatura (battitura
do, un colorante pregiato detto al tino recipiente nel del panno) che conferiva al tessuto compattezza, morbiquale si effettuava loperazione della tintura.
dezza ed uniformit.
Il contenuto di indigotina nella pianta di guado risultava Tale innovazione contribu, in modo assai rilevante, allo
relativamente scarso e, quindi, a partire dal XVI secolo, sviluppo del settore tessile che da allora ebbe un ruolo
il guado stato sempre pi sostituito dallindaco prove- di guida nellindustria europea anche per lintroduzione
niente dallIndia.
di migliorie apportate nelle precedenti operazioni, quali
Il guado, coltivato nellantico Egitto, in Mesopotamia, in Pa- lapplicazione nel telaio del pedale e laggiunta della ruolestina, in Siria, era utilizzato non solo come colorante per ta per la latura, migliorie che resero pi rapide le due
i tessuti ma anche come cosmetico per il corpo. Reperti operazioni facilitando la lavorazione. Lindustria tessile si
archeologici del I secolo a.C. riguardanti il guado sono stati diffuse rapidamente in gran parte delle regioni europee
rinvenuti presso il popolo germanico. Semi di guado sono e con essa anche la coltivazione del guado la cui produstati trovati nella nave sepolcro di Oseberg in Norvegia 2 zione ebbe un notevole e rapido incremento. Vaste aree
e testimoniano, oltre ad una diffusione piuttosto rilevante, coltivate a guado erano presenti in Turingia, nel basso
che il guado fosse allepoca merce di scambio.
Reno, in Normandia, nella Linguadoca.
Nel 1904 fu scoperto nel ordo di Oslo un gran tumulo funerario costituente il sepolcro della regina Asa vissuta fra l800 e
850 d.C. I ricchi doni rinvenuti vicino alla regina (fusi, paioli, semi
di piante coloranti come il guado e la robbia) testimoniano le
2
42
occupazioni regali. Fra i compiti della regina rientravano la fabbricazione dei tessuti, dalla latura della lana, che veniva poi tinta
alla tessitura (G. SCHNEIDER, Tingere con la natura, Milano, Ottaviano
ed., 1981, p. 16).
4. Il sarchiatore di guado
Il XIX e il XX secolo
5. Tintori di guado
Negli statuti municipali di Sansepolcro si parla pi volte di tessitori, di lanaioli, di guadaioli, della loro attivit e del modo di svolgerla
quasi sulla linea di un codice comportamentale. Il legislatore sottolinea sempre lobbligo di fornire un prodotto che offra le migliori
garanzie e per questo enuncia tutta una serie di provvedimenti disciplinari che prevedono anche lapplicazione di pene corporali per
quei guadaioli che panicano il guado avanzato dellanno preceden3
43
LA PIANTA BLU
stante la pianta avesse continuato a crescere spontaneamente ai margini dei campi, inselvatichita e dimenticata
dalla gente del luogo interessata ad altre colture, in particolare a quella del tabacco introdotta nel Cinquecento
e felicemente praticata allinizio del XX secolo.
Un nuovo interesse nei confronti del guado si registrato negli ultimi anni a causa della crisi dellindustria che
ha creato un folto numero di disoccupati i quali hanno
tentato varie attivit cercando anche di recuperare ci
che la tradizione ancora offre.
Il guado in epoca napoleonica
Una temporanea ripresa della coltura del guado si
ebbe in epoca napoleonica, quando per il blocco continentale contro lInghilterra vennero a mancare nel
commercio tutte le materie esotiche e fra queste anche lIndigofera tinctoria o Indaco. Il governo francese
fu costretto a procurarsi in loco i vari prodotti di cui
era rimasto privo. Attraverso le risposte che i Maire avevano fornito ai questionnaire della Prefettura
sullagricoltura della Valle, si venne a sapere che la coltura del guado a Sansepolcro era antichissima quindi
risultava coltura sperimentata e consolidata. Sulla base
di queste indicazioni, il decreto imperiale del 25 marzo 1811, che istituiva in tutto limpero quattro scuole
sperimentali, ne localizzava una in Valtiberina, a Sansepolcro. Il ministro francese delle manifatture afd alle
cure del prefetto dellArno la sorveglianza sulla stessa istituzione seguendone limpianto e le varie fasi di
sviluppo e non lesinandone i mezzi per la dotazione
della scuola posta nei locali dellex convento di San
Francesco: in questi locali oggi posto lIstituto Statale dArte G. Giovagnoli di Sansepolcro. Lorto del
convento doveva servire da campo sperimentale per
le esercitazioni pratiche onde consentire agli alunni
di osservare da vicino le varie fasi della coltivazione.
La direzione della scuola sperimentale venne afdata
al dottor Gaetano Cioni, professore di chimica speri-
44
Comuni, Comunit Montane, Province, appoggiano questi tentativi di recupero della tradizione e propongono
progetti allo scopo di incrementare alcune attivit e di
creare nuovi posti di lavoro facendo leva sulle risorse del
luogo e del territorio.
Il guado, elemento importante e specifico dellalta
valle del Tevere, in passato il prodotto pi rilevante
nello sviluppo commerciale e nellattivit manifatturiera del territorio, torna ad essere, dunque, al centro dellinteresse di enti pubblici e privati e potrebbe
mentale nellUniversit di Pisa ed esperto ricercatore.
In seguito le scuole sperimentali vennero trasformate
in indigoterie (Laboratori di estrazione del materiale
corrente) e quella di Sansepolcro fu trasferita a Firenze, dove si riun con lofcina per lestrazione dellindaco con la denizione di Indigoteria imperiale, cos come
quella di Tolosa e Torino. Dobbiamo per dire che il
procedimento per lestrazione dellindaco dal guado,
effettuato nella scuola di Sansepolcro, si differenziava
totalmente dal quattrocentesco procedimento tintorio, essendo trascorsi ben quattro secoli di progresso
scientico e tecnologico: le foglie ad esempio, si facevano fermentare nellacqua e non erano pi triturate;
dalla fermentazione di un quintale di foglie si potevano
estrarre no a sei chili di indaco. Si pensava gi di istituire a Sansepolcro una grandiosa fabbrica; alcuni proprietari terrieri avevano messo a disposizione le loro
terre per la coltura del guado e il prefetto dellArno
avrebbe dovuto dare inizio ai lavori della strada per
Arezzo attraverso la valle del Cerfone, come stabiliva
il decreto imperiale del 4 gennaio 1809, per agevolare le comunicazioni fra il Mediterraneo e lAdriatico,
quando la caduta di Napoleone travolse il suo Impero
e questo progetto. La scuola di guado di Sansepolcro fu
chiusa e la produzione dellindaco divenne un discorso superato, mentre ancora oggi si lavora al progetto
della strada sul torrente Cerfone, per unire il Tirreno
allAdriatico.
45
Blu pastello:
jeans e altro
In un momento che ancora non lasciava presagire un ritorno del jeans nel mondo della moda, abbiamo pensato,
Succede che chi si interessa di moda come noi, a livello dunque, ad una nostra collezione, di capi in jeans e altri
amatoriale, senza scopo di lucro o di fama, ma solo per da realizzarsi con tessuti e lati tinti a guado, e poich
didattica, dopo una ventennale esperienza nel settore, Sansepolcro la patria di Piero della Francesca (glio di
riesca a sentire e a prevedere gli spostamenti di gusto e un grosso commerciante di guado), perch non ispirarsi
gli indirizzi della moda: il trend.
alle sue opere?
Quando alcuni anni fa la Comunit Montana Valtiberina Ci sembrato interessante, dunque, rimettere insieme
Toscana, ha proposto allIstituto dArte di Sansepolcro, di tre elementi fondamentali della storia locale e nazionale
partecipare al progetto Leader 2, con la sezione di Tes- del guado: Piero-guado-jeans.
situra e Stampa serigraca, abbiamo pensato, come inse- Questi elementi di grande valore culturale formano la
gnanti della sezione, che lidea migliore per rivalutare il triade che ha consentito un grande gioco di squadra.
guado come colorante, fosse quello di ritornare alle sue Ne nata una collezione, che man mano che progrediva,
origini e alle sue applicazioni pi famose nel corso della sorprendeva per il suo risultato nale.
storia: tra queste emerge la nascita del denim o jeans.
Le origini e la progettualit
Blu e jeans
Il jeans o denim nasce dallincontro tra un tessuto, nello specico una saia di cotone ed un colore: il guado
o lindaco. La saia di cotone, quasi sempre di colore
bianco o candeggiato, tessuto destinato ad una clientela popolare perch conveniente, diviene, quindi, di
largo uso quotidiano.
Il bianco per una tinta che si sporca con facilit, e
poich la tintura in genere comporta una spesa in pi,
nel corso dei secoli si vericato lutilizzo di beige e
bruni naturali, verdastri, grigio fango e giallini, che i tintori, soprattutto del Settecento, estraevano con facilit
da piante comuni, economizzando sulle tinture.
46
degli azzurri pallidi che corrispondono a tutte le moderne sfumature del jeans stone-washed e alato (tipo
di lavaggio sfumato)/super-lavato.
Solo dopo il 1510, a seguito delle grandi scoperte e dellinstaurarsi degli imperi coloniali da parte delle grandi potenze occidentali, lindaco arriva in Europa ad un
costo pi basso ed in quantit tali da soppiantare quasi
completamente luso del guado indigeno. Quando nel
1869 Schutzenberger rivoluziona la tintura allindaco
naturale con il tino allidrosolto di soda e con la soda
caustica ed, a ne secolo, viene adottato lindaco sintetico, si sviluppa a livello industriale quellenorme produzione di tessuto azzurro da cui si imporr in modo
vero e proprio il jeans. Luso del jeans rappresenter
nel tempo un fenomeno di massa e soprattutto, un importante fenomeno di contestazione e rottura nei confronti della societ, della cultura e quindi anche della
moda diventando simbolo e personicazione di unera.
I jeans sono realizzati in denim, un tessuto in saia 2:2,
con un intreccio incrociato obliquo. La saia era uno dei
tessuti pi popolari destinati a molteplici usi.
Lorigine vera e propria del denim a Nimes, citt dalla
quale il tessuto partiva per essere commerciato anche attraverso Genova, come tessuto destinato alla costruzione
di vele per navi e di teloni di copertura per carri, o ad altri
scopi, poich era molto resistente ed economico.
dalla citt italiana che nasce il nome di tela di Genes, che in francese signica Genova e che con un
adattamento fonetico in America diventa jeans.
Si hanno notizie, addirittura, di pezze di questa tela
comprate a New York verso i primi dellOttocento
periodo in cui Lvi-Strauss inizia ad utilizzare proprio
questo tessuto. Egli, infatti, esaurite le scorte di teli da
carro o da vela color marrone per la produzione di
pantaloni, comincia a far rifornimento di denim ed, alla
ne dellOttocento, il tessuto jeans grazie alle sue caratteristiche di resistenza ed al costo ridotto, diventa
in America sinonimo di pantalone.
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LA PIANTA BLU
48
corpo sottostante e in alcuni casi di apportare delle modiche, migliorando laspetto di chi lo indossa.
Puntuale a questo proposito, la denizione che ne da
Richard Hamilton nel 1957: Popolare efmero facile
da buttare di basso costo prodotto di massa rivolto ai
giovani spiritoso sexy appariscente clamoroso grosso
affare, mentre Camilla Cederna sullEspresso commenta: Una cosa certa, sui jeans non tramonter
mai il sole.
Negli ultimi ventanni, il jeans ha perso la sua caratteristica di antimoda, molti sono gli stilisti o le grandi
rme che lo hanno incluso a pieno titolo nelle loro
collezioni, facendone un capo di stile classico, non pi
un casual, comera di moda negli anni Settanta.
Ultimamente, il jeans non aveva suscitato grandi clamori, viveva ai margini delle collezioni; ma nel carosello dei
revival, sta ritrovando una sua collocazione.
Il jeans non sar pi rigorosamente blu,in tinta unita e
andr a costruire capi dalle molteplici forme; rimarr
lidea del jeans come linea, ma i tessuti non saranno
sempre e solo tele o saie.
49
LA PIANTA BLU
10-11. Bozzetti per la realizzazione di abiti, Mostra Blu pastello. Jeans e altro
LA PIANTA BLU
Trattamento di tintura
I tessuti, i foulard e le maglie esposti nella mostra Blu
pastello: jeans e altro ... sono stati realizzati col metodo
del maltinto, una sorta di Batik primitivo, che consiste
nella realizzazione di strani motivi decorativi da comporre
attraverso diversi tipi di legature effettuate con lo spago.
I lati tinti a guado sono stati usati per orditi montati
su macchine tralicci per la realizzazione di scozzesi
nelle varie sfumature di guado, dal blu al celeste; su telai jacquard 200/400 per la realizzazione di tessuti con
la tecnica del broccato per trama con motivi decorativi ispirati al Rinascimento e a Piero della Francesca,
tra i quali spicca il motivo a melograna della mani53
LA PIANTA BLU
54
Appendice
Dalle foglie del guado (Isatis tinctoria) allindaco (indigotina)
Le prove di estrazione dellindigotina dalle foglie di diverse variet di guado (Isatis tinctoria) rientrano nellambito
del progetto Leader II, intervento n 20 Valle ecologica
Centri di diffusione per tecniche di coltivazione biologica. Tale intervento ha portato allo sviluppo del progetto
Guado, coinvolgendo, oltre alla Comunit Montana, il
Comune di Monterchi, lAgenzia Regionale ARSIA, lUniversit degli Studi di Pisa, lIPSAA A.M. Camaiti di Pieve
Santo Stefano e lISA G. Giovagnoli di Sansepolcro.
Le prove, effettuate tra luglio e novembre 2000 nella sede
distaccata della Comunit Montana Valtiberina Toscana di
Pieve Santo Stefano, fanno seguito alle esperienze fatte
nel periodo agosto-ottobre 1999 da unoperatrice sempre per conto della stessa Comunit Montana, e documentate con relazione.
Nel secondo anno di sperimentazione si inteso lavorare su quantit maggiori di materia prima (provenienti
da coltivazioni fatte da privati della zona e dallIPSAA di
Pieve Santo Stefano) e standardizzare le operazioni, in
modo da rendere il ciclo di lavorazione facilmente riproducibile, senza luso di attrezzature particolari; inoltre
si ipotizzato di confrontare la resa in pigmento delle
diverse variet coltivate. Sono state fatte anche due prove per valutare la possibilit di separare il prodotto per
centrifugazione. Contatti avuti con il professor Francesco Chimienti, docente di Chimica dellITIS G. Galilei di
Arezzo, hanno permesso di effettuare lanalisi qualitativa
e quantitativa, per via spettrofotometrica dei campioni
estratti nellanno 2000.
Negli anni successivi la sperimentazione proseguita
con lutilizzazione di quantit maggiori di guado coltivato
da agricoltori della Valtiberina coinvolti nel progetto.
LA PIANTA BLU
Materiale occorrente
contenitore di acciaio inox o di acciaio smaltato
piastra elettrica riscaldante
bilancia con sensibilit dellordine di 0,1 gr
spatola di acciaio con cucchiaio
2 bacchette di vetro
1 o pi mestoli di legno
2 o 3 becher graduati
termometro a mercurio
ditionito (o idrosolto) di sodio
soda caustica commerciale
indaco in polvere
ti nel volume La tintura naturale di Maria Elda Salice ed utiLidrogeno atomico riduce i carbonili (C=O) presenti lizzando lindaco estratto nelle sperimentazioni effettuate
nella molecola dellindigotina a funzioni alcoliche (COH); per la Comunit Montana negli anni 1999 e 2000.
queste, in presenza di NaOH, danno i corrispondenti sali sodici: Secondo questo metodo lindigotina viene ridotta a sale
sodico del leucoindaco usando ditionito di sodio (Na2S2O4)
2 >C=O + 2H > 2 >COH
in ambiente nettamente basico, mantenendo il bagno tra i
2 >COH + 2NaOH > 2 >CO-Na+ + H2O.
60 C e i 70 C (non si devono mai superare i 75 C).
In ambiente basico lidrogenosolto, a sua volta, si tra- La ricetta sopra citata prevede luso di indaco, soda causforma in solto di sodio, Na2SO3.
stica e ditionito nel rapporto (in peso) 1:2:4; il pigmento
In base a quanto detto, il rapporto stechiometrico di rea- in polvere (proveniente da estrazione ed essiccamento)
zione in massa tra ditionito e indaco vale circa 1,3:1 gr/gr. viene pesato, trasferito in un recipiente di acciaio inox
In realt si impiegano quantit di ditionito maggiori (nella (o di acciaio smaltato) e stemperato con un po di acqua
ricetta di riferimento si prevede un rapporto ditionito/ calda, mescolando con una bacchetta di vetro; ottenuindaco 4:1 gr/gr), perch unalta percentuale di ditionito ta una pasta densa, si aggiunge met della soluzione di
viene distrutta dalla decomposizione termica e dallazione NaOH preparata a parte (circa 1 grammo di soda ogni
ossidante dellossigeno atmosferico. per questo motivo 10 cc), si mescola adagio, si aggiunge la met del ditionito
che il bagno di tintura deve essere agitato il meno possibi- necessario e si diluisce con acqua calda (il volume ragle e la temperatura non deve essere troppo elevata.
giunto dovr essere di 1 litro ogni 15 grammi di pigmento); si scalda moderatamente, facendo attenzione a non
Aspetti sperimentali
superare i 75 C.
Nel laboratorio di tintura e stampa dellISA di Sansepolcro Per reazione con il riducente, la sospensione blu si de(anche in occasione delle mostre realizzate nel settembre colora, trasformandosi in una miscela giallastra (se il pig2000 a Sansepolcro e nel novembre 2000 a Citt di Ca- mento non stato sottoposto a lavaggio per allontanare
stello) sono state fatte, con laiuto delle insegnanti di Pro- i pigmenti fogliari idrosolubili, la soluzione verdastra).
gettazione e di Laboratorio della sezione Tessitura, prove Si lascia riposare il tutto per circa 20 minuti, quindi si
dimostrative e tinture di lati e di tessuti (lino, cotone, lana aggiunge il resto del ditionito mescolando adagio e cone seta), seguendo una ricetta ed un procedimento riporta- trollando la temperatura del liquido.
56
La mostra Blu pastello: jeans e altro stata realizzata su progetto della Sezione Arte e Restauro del Tessuto e del Ricamo dellIstituto Statale dArte G. Giovagnoli di Sansepolcro
prof. Maria Inferrera, prof. Andreina Crispoltoni, prof. Giorgio Cestelli, prof. Miriam Ricci, ass. tecnico Antonella Valeri
Presidenza: prof. Benito Carletti; Segreteria: Lucilla Santi
Classe 4BT: Anna Alberi, Sara Buschi, Daila Castellani, Debora
Chiapponi, Erica Falcinelli,Valentina Fiori,Alice Galli, Martina Giu-
Bibliograa
57
parte terza
IL PANNO BLU
Presentazione
Brunella Matarrese,
l binomio panno-guado sviluppato nellambito del progetto Nuove forme di occupazione e orientamento
nei territori rurali si rivelato in tutta il suo signicato
dando vita ad una moderna rivisitazione e utilizzo, nel
campo della moda e dellarredamento, di un prodotto
dalla forte valenza espressiva, da un lato, e dalla notevole
possibilit commerciale, dallaltro.
Due importanti manifestazioni sono state il risultato
tangibile di tutto il percorso lavorativo del progetto, la
prima a Firenze nellambito della Mostra Internazionale dellArtigianato, e la seconda a Poppi che ha visto la
preziosa collaborazione di una ditta tessile di Stia che
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2. Campionario
indubbio, quindi, che tali difcolt abbiano rappresentato una sda al nostro lavoro e, di certo, una provocazione comunque positiva, che ci ha spinto a cercare
soluzioni e metodi alternativi per far avvicinare i ragazzi al tema.
Mettersi nei panni dei ragazzi
Cos, dopo una breve esposizione di informazioni generali sul panno, si cercato di capire che cosa potesse rappresentare linnovazione di un tessuto nellimmaginario
dei ragazzi. Ovviamente, questo non poteva comportare
il dover inventare qualcosa di fantasioso e di completamente estraneo alla realt e agli interessi economici dei
territorio.
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IL PANNO BLU
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visita della classe IVB ITC allISA per prova colorazione guado;
indagine telefonica della IVB ITC;
realizzazione e raccolta di materiale iconograco;
analisi economica: distribuzione e commercializzazione, promozione e comunicazione del panno del
Casentino;
punti di forza e di debolezza della produzione, della
promozione e della commercializzazione;
proposte innovazione del prodotto panno del Casentino;
proposte e idee per comunicare e valorizzare il
prodotto nel territorio;
proposte e idee per comunicare il prodotto al di
fuori del territorio.
3. Torrente
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IL PANNO BLU
Dal XIV secolo in poi la lavorazione della lana rappresent in Casentino una delle attivit primarie a giudicare dai
documenti pervenutici e dal progressivo interesse mostrato dalla potente corporazione dellArte della Lana di
Firenze per i produttori locali.
Le prime forme organizzate di produzione risalgono al
XVI secolo, allorquando si trovano citati nei documenti
concentrazioni di purghi, gualchiere, macini per le galle
e tinte, cio di attrezzature e maestranze in grado di
gestire lintero ciclo lavorativo.
Nel XIX secolo si assiste ad un notevole sviluppo del
settore tanto da diventare attivit primaria per alcune
Il percorso dei ragazzi della IVB
localit della valle. I lanici di Stia e Soci, ad esempio,
La realt storica ed economica del tessile in Casentino
rappresentarono importanti occasioni di sviluppo economico e sociale.
Lo sviluppo dellArte della lana in Casentino fu favo- Proprio in questo periodo fu messo a punto il tessuto
rito dalle caratteristiche naturali e ambientali della casentino divenuto, in seguito, lemblema stesso della
vallata come: labbondanza di acque che, oltre a facili- produzione tessile casentinese.
tare alcune fasi della lavorazione (lavaggio, purgatura, Una data importantissima nello sviluppo di Stia senza
tintura), rappresentava una preziosa fonte di energia dubbio rappresentata dal 1840, anno in cui il paese inizi
per alimentare le macchine tessili (gualchiere in pri- una grandissima fase di sviluppo dovuta alla lavorazione
mo luogo); la facilit di approvvigionamento del legname della lana.
usato come combustibile nelle fasi di tintura e per la Tale lavorazione port il comune ad essere centro propreparazione di alcune sostanze come il ranno usa- duttivo del settore, in particolare grazie al famoso e coto per la purgatura della lana; la presenza di numerose loratissimo panno casentino, garantendo cos benessegreggi che offrivano una notevole quantit di lana che, re, e soprattutto un futuro ai suoi abitanti. Agli inizi del
se pur ordinaria e scadente, era reperibile in loco a Novecento il lanicio di Stia gi vantava quasi 500 tra
prezzi modici.
operai ed impiegati.
Gi le popolazioni etrusche, come testimoniano alcuni Nel 1956 anno in cui i Lombard vendettero lazienda ai
documenti, si dedicavano alla pastorizia attraverso la pra- pratesi, si contavano 375 operai oltre a tutto lindotto
tica della transumanza. Il periodo romano, invece, do- esterno formato da persone che eseguivano a casa gran
cumentato dal ritrovamento di alcuni reperti quali pesi parte delle fasi di lavorazione.
in cotto appartenenti ad un telaio verticale, girelli per Nella Tabella 1 sono riportate le variazioni dal 1961 al
fusi e forbici usate molto probabilmente per la tosatura 2001 del numero delle industrie tessili e del numero di
delle pecore.
addetti a Stia.
Nel Medioevo la tecnica dellintreccio e della tessitura
ricevette un particolare impulso grazie anche alle comunit di religiosi che n dai primi anni dellXI secolo
popolarono le montagne casentinesi.
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38
5
Unit locali
Totale
N
Addetti
42
172
5
23
17
14
STIA 1961
STIA 1971
Industrie tessili
STIA 1981
Industrie tessili
Imprese
25
Unit locali
Totale
UL
Addetti
54
191
Di cui artigiane
UL
Addetti
52
107
26
Unit locali
Totale
UL
Addetti
29
126
Di cui artigiane
UL
Addetti
22
34
UL
10
Addetti
37
UL
Addetti
Imprese
54
Imprese
STIA 1991
Industrie tessili
STIA 2001
Industrie tessili
Negli anni Novanta in Casentino, nonostante un sostanziale calo nel numero degli addetti (e ci in presenza di
una situazione italiana generalizzata di crisi con evidenti
indicazioni di declino del settore) il tessile riuscito a
conservare una posizione preminente.
Ci stato favorito anche dalla continuazione del processo di ristrutturazione del settore che ha visto attivare strategie di innovazione tecnologica e modernizzazione della produzione, in primis, nellimpresa di maggior
rilievo, la cooperativa tessile di Soci fondata nel 1848 da
Giuseppe Bocci.
IL PANNO BLU
Idrosolto;
Soda caustica;
Cristalli di guado.
I tre composti sono stati accuratamente pesati e mescolati insieme per ottenere ununica miscela.
Lindaco in polvere viene impastato con poca acqua, diluito con una soluzione di soda caustica e fatto reagire
riscaldando leggermente con una soluzione acquosa di
idrosolto di sodio, nch da azzurro scuro diventa giallastro.
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IL PANNO BLU
13. Pezze di tessuto casentino tinte con due diversi bagni, dopo la fase di ossidazione
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necessario, per, che siano realizzate altre prove e siano studiati altri metodi che riescano a ssare il colore in
maniera denitiva.
I prodotti
Con il panno tinto con il guado gli studenti dellIstituto dArte G. Giovagnoli di Sansepolcro
hanno progettato e realizzato alcune creazioni
(Figg. 16-18).
Riessioni
Una sintesi delle informazioni ricavate dalle interviste a due aziende del Casentino produttrici
di panno casentino permettono di denire un
quadro generale, seppur non completo e dettagliato, delle reali potenzialit di sviluppo di questo
tessuto.
16-18. Manufatti di tessuto casentino realizzati dagli studenti dellIstituto Statale dArte G. Giovagnoli di Sansepolcro
71
IL PANNO BLU
A questo proposito, si indagato sulla possibilit di rivolgersi ad unulteriore nicchia di mercato attento a
tessuti ed indumenti anallergici ed stato affermato
dagli imprenditori intervistati di non aver mai considerato tale possibilit. Sperimentare una tinta naturale,
dunque, andrebbe incontro anche alla possibilit di soddisfare le richieste di un mercato attento al benessere
della persona.
Infatti, il panno casentino, stoffa calda, di pura lana, sofce
e vaporosa famosa per i suoi riccioli che formano un
doppio strato e permettono al tessuto un perfetto isola-
Questa alta percentuale di vendita in loco induce a riettere (nel caso della ditta in questione) sul signicato di
territorio come valore aggiunto. Che la gran parte della vendita venga mantenuta in loco , di fatto, un fattore
importante per non allontanare il prodotto dal suo territorio di origine e non renderlo estraneo al tessuto
sociale e culturale in cui nasce. Ci tanto pi importante nella misura in cui si considera che ci potrebbe
concorrere alla perdita dellidentit locale.
Peraltro, questa azienda manifesta una forte dedizione
alla cura degli aspetti storico-culturali e ambientali del
territorio: questi costituiscono, infatti, lidentit del prodotto e ne deniscono anche la forza di unimmagine
determinante nella fase di vendita.
Le particolari attivit di recupero e studio di materiale
storico sullimpianto industriale del lanicio, raccolto ed
allestito in un museo privato creato presso alcuni locali
della ditta, costituisce, indubbiamente, un punto di forza
ed un valore aggiunto sia al prodotto che al territorio,
tanto che il museo verr a far parte della rete territoriale del progetto Ecomuseo coordinato dalla Comunit
20. Panno casentino tinto col guado
Montana del Casentino.
Allo stesso modo, da evidenziare il legame della strutmento termico ed una efciente impermeabilit (mante- tura aziendale con gli elementi della natura che la circonnendo per al tempo stesso la traspirazione della pelle), da. Ne un esempio la presenza dellacqua del torrente
ha tutte le carte in regola per poter attrarre lattenzione Staggia sfruttata come potenza idraulica e utilizzata nella
di una fascia di potenziali clienti per i quali la funzionalit lavorazione del tessuto. Dunque, la felice collocazione
dei tessuti, legata alle esigenze del benessere della perso- storica e geograca delledicio dovrebbe essere utina, pu diventare una scelta prioritaria di acquisto.
lizzata nel migliore dei modi per creare una cornice che
Per quanto riguarda la pubblicit dei prodotti, questa renda le condizioni di vendita al pubblico ancora pi graavviene per passaparola, ma altri canali usati sono quo- devoli e attraenti.
tidiani, riviste e guide. La vendita di tessuti e confezioni
(soprattutto la vendita diretta) attuata anche presso Le possibilit future del prodotto
mostre di settore e manifestazioni.
Le due imprese intervistate puntano allinnovazione a Tingere il panno con un blu antico le cui nuance possalivello di produzione, amministrazione ed immagine del no illuminare e impreziosire il tessuto casentino, sembra
prodotto.
suscitare una notevole curiosit ed interesse nel pubbliPer quanto riguarda la vendita, nel caso di una delle due co e negli imprenditori.
ditte, l80% avviene a Stia ed il 20% presso negozi o su Ne stata prova la realizzazione di alcuni manufatti e
internet.
pezze tinte col guado esposti alla mostra dellartigiana73
IL PANNO BLU
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IL PANNO BLU
Tale occasione che ha visti riuniti insegnanti delle scuole, studenti, famiglie e rappresentanti degli enti locali, ha
reso evidente la necessit di proseguire questa opera di
conoscenza con la quale i giovani, attivamente coinvolti,
si sentono parte integrante della vita del territorio e delle iniziative in esso promosse.
Non automatico pensare o prevedere che il successo di questa attivit orienti i ragazzi al termine del
loro percorso scolastico, verso quelle forme di occupazione che riguardano cos da vicino un ambiente
rurale.
Un evento espositivo a conclusione dei lavori
Crediamo, tuttavia, in maniera molto semplice, che questa esperienza breve ma ricca di riessi signicativi per
Il lavoro svolto dagli studenti stato presentato duran- il Casentino e la Valtiberina Toscana, abbia accompagnato
te levento che ha avuto luogo il 21 maggio 2005 pres- un gruppo di ragazzi in un percorso di acquisizione di
so lIstituto Tecnico Commerciale L. Einaudi a Poppi, sapere e di consapevolezza della realt storica ed econonellambito delliniziativa Conoscere&Comunicare il mica della loro terra tale che essi possono, al termine di
territorio nella quale sono stati illustrati vari lavori sui questo lavoro, vedere, toccare, assaporare, criticare con
mestieri ed i prodotti del territorio.
un senso di partecipazione e di attenzione diverso da
Due poster sono stati dedicati al lavoro sul panno e alla quellatteggiamento di dubbio ed incertezza mostrato
prova di colorazione col guado.
allinizio del lavoro.
24. Esposizione dei poster e dei lavori realizzati dagli studenti dellIstituto Tecnico per il Commercio L. Einaudi di Poppi e dellIstituto Statale dArte
G. Giovagnoli di Sansepolcro, Poppi 21 maggio 2005
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Confortati, dunque, dallinteresse che i docenti e gli stu- fertile alla creazione di quei presupposti culturali che,
denti hanno mostrato nei confronti di questa iniziativa, orientando verso nuove forme di occupazione, rendano
auspichiamo sinceramente, insieme al loro sostegno e vivi i territori rurali.
a quello degli enti preposti, il proseguimento di questo
genere di attivit che concorrono a costruire un humus
Francesca Camilli e Chiara Screti
CNR - Ibimet
Bibliograa
F. NICCOLINI, Sviluppo dellattivit laniera a Soci, edizione
Frusta, s.l., 1995
P.L. DELLA BORDELLA, Larte della lana in Casentino. Storia
dei lanici, Grache Calosci, Cortona, 1996
A.ROSSI-COMUNIT MONTANA DEL CASENTINO-SERVIZIO CREDPROGETTO ECOMUSEO DEL CASENTINO, Cenni storici, luoghi e
testimonianze intorno alla lavorazione della lana in Casentino,
Comunit Montana del Casentino, Poppi, 2001
lIstituto Tecnico Commerciale L. Einaudi; Cinzia Bergamaschi e Maria Antonietta Falco del Liceo Scientico
G. Galilei di Poppi.
I prof. Benito Carletti, Maria Inferrera, Andreina Crispoltoni, Giorgio Cestelli, Miriam Ricci dellIstituto Statale dArte G. Giovagnoli di Sansepolcro.
Andrea Rossi CRED, Comunit Montana Casentino
Carlo Ligi, Comunit Montana Valtiberina Toscana
Maria Luisa Maffucci, Comunit Montana Valtiberina Toscana
Gabriele e Claudio Grisolini
Massimo Savelli e Paolo Ugolini
Le prove di tintura sono state realizzate con tessuto
gentilmente offerto dalla ditta Tessilnova di Stia.
Un ringraziamento particolare a Luciano Massetti per
la realizzazione delle foto del panno blu pubblicate in
questo capitolo.
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