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Democrazia
e socialismo
La guerra
terrorismo
di Lucio Magri
di Claudio Grassi
Caro direttore,
purtroppo il sopravvenire di due problemi
privati, non gravi ma ineludibili, mi impedisce di essere presente al vostro seminario.
Me ne scuso e me ne dispiaccio, perch
mi interessava ascoltare e anche intervenire.
I tre nodi problematici che mettete in discussione sono indubbiamente connessi
tra loro, ma mi parrebbe anche utile considerare distintamente questioni quali: rivoluzione e lotta armata, non violenza non
come principio e testimonianza ma come
obiettivo politico per cui battersi in un
contesto dato.
Democrazia e socialismo hanno per decenni attraversato e tormentato la storia
della mia vita, sia sul piano teorico che su
quello pratico. Su di essi ho cercato e ancora credo di aver qualcosa da dire di non
troppo banale. E anche diritto di parola.
Anche quando fui infatti radiato dal PCI,
soprattutto perch dopo Praga mi pareva
che fosse gi in corso una degenerazione
del socialismo reale destinato alla sconfitta, non ho mai considerato tale degenerazione un approdo gi tutto iscritto
nella Rivoluzione dOttobre, nel leninismo e tantomeno nel pensiero di Gramsci
o nella politica del comunismo italiano.
Sono stato partecipe alla nuova sinistra del
68 e del post 68 e fortemente critico della
politica di unit nazionale, ma ho contrastato senza incertezze culture e pratiche orientate alla violenza, non solo
nella forma estrema del terrorismo, ma
anche nella cultura e nelle pratiche che
lavevano mimato e poi giustificato, a differenza di tanti che oggi mi ritrovo nel saio
segue a pag. 2
segue a pag. 4
Democrazia e socialismo
SOMMARIO
Dien Bien Phu!
11
S. Ricaldone
America Latina
14
G. Min
Antifascismo
17
I nemici dellumanit
21
25
T. DellOlio
28
J. Catalinotto
Dopo il 20 marzo
35
S. Cararo
39
A. Falomi
41
M. Zipponi
43
P. P. Leonardi
45
R. Cambuti
47
R. Picarelli
54
B. Saleh
60
E. Vigna
67
M. Gemma
72
S. Amin, F. Giannini
78
F. Sorini
82
M. Tronti
85
M. Del Toso
88
L. Livio e A. Petrini
91
E. Zinato
Vittorio Vidali
L. G. Sema
94
mente;
2) che non si attribuisca ai comunisti una responsabilit, quasi prevalente, nellaver messo ai margini il
tema della pace. Un tema sul quale,
seppure con qualche deviazione
momentanea, i comunisti hanno
molte pi ragioni di essere orgogliosi che non sul tema dellorganizzazione del potere dopo la presa
del potere. I comunisti, in generale,
sono nati contro i crediti di guerra,
non hanno mai pensato ad esportare un modello sociale in altri paesi
con le armate, e quelli italiani non
sono vissuti in attesa di unora X per
linsurrezione, ma sono cresciuti
nella ricerca del consenso, nella costruzione di una egemonia, nella
conquista di casematte, e specificamente hanno dato, nellepoca
dellatomica, una centralit nuova
alla questione della pace in generale (non solo come difesa dellURSS) fino al rischio del parlamentarismo e del legalitarismo;
3) che non si astragga la questione
della non violenza da un lungo processo storico che, contraddittoriamente e lentamente, lha resa perseguibile, n dai contesti in cui si
colloca e che la qualificano. Penso
alla nascita di stati nazionali che
hanno fatto molte guerre ma anche
cominciato a regolare la violenza
col diritto; alla nascita delle Costituzioni che limitarono larbitrio
dellassolutismo; alla lenta conquista del suffragio universale, e infine
allorganizzazione di partiti e sindacati che garantivano certi diritti e
trasformavano la coscienza di massa
oltre il ribellismo. Su queste premesse sono nati materialmente e
soggettivamente il movimento operaio e quello democratico; sono cresciuti movimenti di liberazione anticolonialisti autonomi, ma non a
caso, a quel tempo, immuni dal fondamentalismio etnico e religioso. In
essa hanno operato per secoli anche minoranze e culture che la non
violenza consideravano un valore
assoluto, con radici religiose: sono
state premonitrici e preziose nel
contestare la violenza con cui i successivi sistemi di dominio e di classe
Democrazia e socialismo
Errata Corrige
Nello scorso numero vi stato un errore di trascrizione che vorremmo segnalare ai nostri lettori e del quale ci scusiamo. Lerrore vi stato nellarticolo di Bianca Bracci Torsi
e Guido Cappelloni (Il Partito comunista e la rivoluzione, da pagina 15 a pagina
17). A pagina 16, seconda colonna, quarta riga, si dice, appunto erroneamente: la
nostra mozione capeggiata da Armando Cossutta e Sergio Garavini.
La giusta dicitura la seguente: quella dellopposizione, frutto della fusione tra la
mozione Ingrao e la mozione Cossutta.
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26 aprile 2004
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3
Editoriale
Laden, le fantomatiche armi di distruzione di massa. Non dimenticheremo gli orrori ai quali assistiamo quotidianamente, n le vere
ragioni dellaggressione anglo-americana allIraq, di cui lItalia di
Berlusconi si resa complice.
Queste ragioni sono le straordinarie ricchezze naturali irachene (petrolio e gas), indispensabili per lo
sviluppo di altre potenze economiche (a cominciare dalla Cina e
dallUnione Europea); lautonomia di Baghdad dai d i k t a t d i
Washington (da ultimo Saddam
aveva deciso di accettare il pagamento in euro del petrolio iracheno); limportanza geopolitica
dellIraq nellarea del Golfo (tanto
pi cruciale dopo la perdita del con-
LA
FONTE DI TERRORISMO .
trollo dellIran e la crisi dei rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita); la scelta di sostenere la destra
israeliana in un folle disegno espansionista che minaccia di condurre al
genocidio del popolo palestinese;
da ultimo ma non per importanza
la crisi economica statunitense,
causata da un deficit commerciale
fuori controllo, che minaccia il
ruolo del dollaro come valuta di riferimento nel commercio mondiale.
Non si tratta di novit. una storia
che va avanti da quindici anni a questa parte, da quando, con la scomparsa dellUrss, venuto meno lordine bipolare uscito dalla Seconda
guerra mondiale. Finita la Guerra
fredda, il mondo avrebbe potuto
imboccare la strada della pace, ma
gli Stati Uniti hanno voluto altrimenti. Tutte le guerre verificatesi
TERRORISMO
A L L E N N E S I M A P O T E N Z A
A unaggressione illegittima ha
fatto seguito unoccupazione altrettanto illegittima. Quanto avvenuto
enorme. Uno Stato ha stracciato
tutti i trattati, tutte le convenzioni,
ha distrutto i fondamenti stessi del
diritto internazionale. Ha irriso le
richieste della comunit internazionale scatenando una guerra devastante e occupando un altro Stato
sovrano. E ora opera, seminando
ancora morte e terrore, per insediarvi un governo fantoccio, come
ha gi fatto in Afghanistan, e per
condurre a termine legalmente il
saccheggio compiuto sino ad oggi
senzaltra copertura che quella fornita dai mortai e dai carri armati.
Tutto a cominciare dal petrolio
viene privatizzato. Tutto trasferito
nel patrimonio delle imprese titolari degli appalti della ricostruzione: imprese in massima parte
americane e finanziatrici delle campagne elettorali dei Bush; ma anche
inglesi, anche italiane. Una guerra
di r a p i n a, come raramente in et
moderna era stata pianificata e realizzata. E una guerra terroristica, in
senso proprio, nella quale modernissimi eserciti (costituiti in gran
parte da mercenari, ormai la seconda forza sul terreno) minacciano di morte unintera popolazione per impossessarsi di tutto quel
che possiede. E dunque, tra tanto
discorrere di terrorismo, domandiamo: di quale altro terrorismo ha
senso parlare, se non si parte da questa evidenza?
Lo diciamo senza mezzi termini,
consapevoli del fatto che anche a sinistra si tende a sostenere tesi differenti. La guerra non solo fonte di
terrorismo: , essa stessa, essa per
prima, terrorismo allennesima potenza. Se non si prendono le mosse
da qui, tutte le analisi sono monche
e subalterne. Questo il punto essenziale dal quale cominciare ogni
discussione: i governi guidati da
Bush, Blair e Sharon attuano una
politica di guerra e di terrorismo.
Questa la vera centrale del terrore,
sulla quale la Corte Penale Internazionale dovrebbe appuntare le
proprie attenzioni.
L I N F O R M A Z I O N E
DI GUERRA
LA
GUERRA RAZZISMO
Editoriale
Repubblica del 16 aprile 2004) e offriamo ai pi bassi istinti della nostra gente uno specchio nel quale rimirarsi con soddisfazione, dimenticando i motivi per cui gli italiani
stanno in Iraq e i crimini di cui si
rendono complici.
La guerra anche razzismo. Persino
gli ufficiali inglesi poco inclini, per
tradizione e cultura, a commuoversi
per le sofferenze dei popoli delle colonie hanno dichiarato di provare
imbarazzo dinanzi alle manifestazioni di disprezzo da parte delle
truppe americane nei confronti
della popolazione civile irachena.
Hanno detto di non condividere lopinione diffusa tra i marines secondo cui gli iracheni sono, testualmente, degli Untermenschen, dei
sotto-uomini, come dicevano i nazisti parlando degli ebrei. E hanno
aggiunto di non apprezzare i safari
che le truppe americane e mercenarie organizzano nelle citt irachene a caccia dei bad guys, i ragazzi
cattivi con la pelle scura da mandare allegramente allaltro mondo,
e vediamo stasera chi ne fa fuori di
pi.
Non c solo questo razzismo, per
dir cos conclamato. C anche il
razzismo implicito, che si nasconde
dietro la ragionevolezza di chi,
pure, ammette che la guerra era
sbagliata, ma poi subito aggiunge
che tuttavia non ci si pu ritirare
dallIraq perch non si possono abbandonare gli iracheni a se stessi.
Quanta supponenza, quanta superbia colonialista sottende queste dichiarazioni, rilasciate anche da
molti uomini politici di sinistra! Si
sono descritti scenari di guerra civile, e in effetti si fatto di tutto
perch una guerra civile scoppiasse.
Si predicato in lungo e in largo che
la guerriglia non ha progetto e
che, ove fosse lasciata arbitra delle
sue sorti, getterebbe il paese nel
caos. Gli osservatori imparziali riportano resoconti diversi, dai quali
emerge che il caos quello provocato dalle truppe di occupazione.
Raccontano di citt lasciate in preda
allo sciacallaggio. Parlano di un
fronte comune tra sciiti e sunniti,
di una coesione nazionale tra le maggiori componenti della popolazione irachena. Descrivono un
paese che reagisce, resistendo alloccupazione con dignit.
I N IR A Q
OPERA UNA RESISTENZA,
CONSEGUENZA DI UNA GUERRA
E D I U N O C C U PA Z I O N E
ILLEGITTIME
Editoriale
RIFLETTERE
SULLA NOSTRA STORIA, S
L IQUIDARLA,
NO.
Editoriale
Editoriale
suade lapproccio per cos dire metafisico che tende a ispirarla. E non
ci trovano concordi nemmeno i riferimenti storici che talvolta laccompagnano.
Si sostiene che il potere in quanto
t a l e genererebbe oppressione.
questa una impostazione classicamente anarchica, che non ci appartiene. Consideriamo il potere un
mezzo. E poich siamo ben consapevoli che sussiste inevitabilmente
uno stretto rapporto tra mezzi e fini,
riteniamo che la natura del potere
sia in larga misura determinata dagli obiettivi che si cerca di perseguire: cio dallidea di societ che si
vuole costruire. I comunisti si battono per una societ senza sfruttamento delluomo da parte di altri
uomini, senza dinamiche di dominio e di sopraffazione, per una societ che rispetti il diritto di ciascuno di vivere libero, cio disponendo dei mezzi necessari per soddisfare i propri bisogni e per realizzare le proprie aspirazioni. Serve un
potere per riuscire a cambiare la
forma di societ esistente con quella
alla quale aspiriamo? E serve un potere perch la nuova societ una
volta costituita possa svilupparsi
respingendo lattacco delle forze
che lavversano? Rispondiamo di s,
ad entrambe queste domande.
Proprio perch siamo convinti che
la societ capitalistica sia fondata
sulla sopraffazione, sappiamo che le
classi che oggi godono di questa organizzazione sociale non si lascerebbero sottrarre senza colpo ferire
i vantaggi di cui fruiscono. E non si
rassegnerebbero facilmente ad esserne deprivate.
Per questo ci pare del tutto incomprensibile questa posizione secondo la quale i comunisti non dovrebbero lottare per conquistare il
potere.Una critica indiscriminata
del potere porta con s gravi rischi
di subalternit. Non c mai, nella
realt, un vuoto di potere. Non ci
sono relazioni sociali, economiche,
politiche (e il femminismo ci ha insegnato: nemmeno relazioni personali, familiari, amorose) scevre da
LA
NONVIOLENZA
C O M E S C E LTA P O L I T I C A
QUI ED ORA
Editoriale
QUALE
PROGRAMMA
PER CACCIARE
BERLUSCONI
Editoriale
con molte altre recenti prese di posizione (dalla pseudo-manifestazione bipartisan al Campidoglio, allinvocazione di unit nazionale
da parte del presidente della
Commissione europea in margine
alla vicenda degli ostaggi italiani) e
del tutto in linea con le opzioni di
politica internazionale dei governi
ulivisti, dal vertice Nato di
Washington del 99 (che sanc la trasformazione in chiave offensiva dellalleanza atlantica) alla partecipazione italiana ai bombardamenti
umanitari sul Kosovo, poi rivendicati dal Manifesto per lEuropa di
Romano Prodi e celebrati dallon.
DAlema come la pagina pi bella
della storia italiana contemporanea. Dello stesso presidente dei Ds
ricordiamo una dichiarazione di
qualche mese fa. Nel corso di una
intervista rilasciata al Corriere della
Sera poco dopo la svolta di Rifondazione comunista, che ha riaperto la
prospettiva di un accordo delle opposizioni contro Berlusconi DAlema afferm di considerare non
negoziabile la politica estera dellUlivo. Bene. Vorremmo ora commentare queste sue parole, alla luce
degli ulteriori sviluppi della situazione internazionale e delle recenti
prese di posizione dei Ds e del
Triciclo.
Come abbiamo scritto, noi consideriamo la guerra contro lIraq uno
spartiacque. Riteniamo quindi pregiudiziale, in vista della ricerca di accordi di governo tra lUlivo e
Rifondazione comunista, che tutte
le forze del centrosinistra abbandonino ogni ambiguit ed esprimano
la pi ferma denuncia della illegittimit dellaggressione anglo-americana e della partecipazione italiana a questa guerra. Quanto allinsieme della politica estera, con-
10
di Sergio Ricaldone
11
potente grazie alla loro ferma determinazione di combattere e vincere per conquistare lindipendenza nazionale, perch fosse assegnata la terra ai contadini, per la
pace ed il socialismo.
La guerra di popolo condotta da un
esercito popolare pu essere considerata come una conquista decisiva,
pi importante di qualsiasi arma,
per i paesi dAsia, Africa e
dellAmerica Latina. Il popolo vietnamita, liberandosi, fiero di aver
contribuito alla liberazione dei popoli fratelli.
Sono certo che nella nostra epoca
nessun esercito imperialista, anche
il pi potente, nessun generale imperialista, anche il pi esperto, pu
vincere un popolo, seppure debole,
che sappia ergersi risolutamente e
lottare unito sulla base di una giusta linea politica e militare (.. )
Non bisogna lasciarsi impressionare dalla comparsa di armi moderne: il valore degli uomini che
in definitiva decide della vittoria.
Lo spirito che emerge da queste parole di Giap non certo quello di
chi, pur costretto a combattere una
guerra giusta, punta allannientamento del nemico. Al contrario.
Ne ho riparlato tanti anni dopo, seduti su una panchina dei giardini
del Louvre, con Henry Martin.
Il cielo di Parigi era grigio e laria
fredda ma al vecchio Henry brillavano gli occhi riparla ndo del
Vietnam.
Fu lui il coraggioso soldato francese
che, con il suo rifiuto nonviolento
di partecipare alla guerra coloniale,
aveva scatenato la furibonda reazione dello stato maggiore
dellArme e della destra colonialista francese.
Finito davanti alla corte marziale,
solo lui sa quanto gli sia costato quel
rifiuto e laccusa di diserzione.
Eppure quel suo gesto di disobbedienza temeraria contribu non
poco a sollevare il velo di mistero
che avvolgeva la spietata guerra in
corso nella giungla indocinese ed a
rendere ancora pi popolare la
lotta di massa in Francia ed in
Europa contro la salle guerre, la
12
cese a Valmy, sconfiggendo la disciplinata fanteria prussiana comandata dal duca di Brunsvick.
E stato cos, in quella spartana saletta dellaeroporto di Tan Son
Nuth, ancor semidistrutto dalla
guerra, che ci siamo accorti di condividere entrambi, lui ex legionario, io comunista non pentito del
novecento, un sentimento di
grande simpatia ed autentica ammirazione verso un paese che in
quel momento era, purtroppo, ancora vittima di un feroce embargo
economico, ultima spietata vendetta dellimperialismo americano,
il grande Golia, che malgrado il suo
gigantesco potenziale militare e tecnologico non era riuscito a piegare,
con la forza, la resistenza del piccolo
Davide vietnamita. Poi lembargo
USA finito ma quella infame aggressione ha lasciato un segno profondo nella stessa societ americana, assai difficile da metabolizzare in un paese cos poco propenso
ad accettare sconfitte.
Il malessere oscuro che lAmerica
ha introiettato stato chiamato sindrome vietnamita. Pi volte recidivo, riemerge in quel di Washington nei momenti in cui la soverchiante potenza distruttiva degli
Stati Uniti si dimostra impotente a
piegare la resistenza dei popoli aggrediti.
Bench costretto a misurarsi in
guerre cruente contro le pi grandi
potenze imperialiste ed a subire un
carico di violenze e di orrori, persino difficili da quantificare, credo
che il Vietnam sia uno dei pochi
13
L Utopia disarmata
di Jorge Castaeda
e linsurrezione armata
dei dannati della terra
America Latina:
violenze
e sfruttamento
di Gianni Min
14
15
16
Antifascismo
di Giorgio Bocca
17
Antifascismo
nizzare.
Rispetto al tentativo di conciliazione nazionale sul tema della resistenza e dellantifascismo bisogna
chiarire: se si parla di conciliazione
tra relazioni umane, questa avvenne
gi il 25 aprile del 45. La conciliazione fra idee moralmente e politicamente cos lontane, invece, non
potr mai avvenire.
Lultimo sdoganamento di An lesempio massimo del trasformismo
italiano elevato a sistema di vita, perch Fini pu anche fare i suoi calcoli di potere, ma un insulto che
stampa e opinione pubblica italiana
abbiano accettato senza protestare
un trasformismo di questo genere.
E un insulto non solo alla ragione
ma anche alla comune decenza che
questi nipotini di Sal neofascisti dicano che il fascismo stato il male
peggiore. Il terreno era stato preparato da parole come quelle di
Violante sul valore morale dei re-
18
* da un incontro/conversazione che il
giornalista e compagno Niccol Volpati,
per lernesto, ha avuto lo scorso 25
marzo con Giorgio Bocca
Antifascismo
Il tempo
del revisionismo
di Enzo Collotti
Storico
LE FOIBE E LA
ome spesso avviene nelle polemiche sul passato quando alla presunta o reale rimozione di unaltra
epoca si vuole imporre la scoperta
di una storia dimenticata, il rischio dellenfatizzazione unilaterale costantemente in agguato. La
questione delle foibe quasi inopinatamente esplosa nelle ultime settimane dopo un decennio buono di
martellamento pi o meno propagandistico una di queste.
Dobbiamo ancora cercare di capire
perch riscuotano tanto successo
un libro dedicato al sangue dei
vinti o levocazione della memoria
delle foibe, episodi di per s assai
diversi e tuttavia rapportabili entrambi a quel cambiamento di memoria che oggi in atto nel nostro
paese e che, come tutti i fenomeni
collettivi di questa natura, non un
prodotto totalmente spontaneo ma
il frutto dellincontro di pi circostanze e della strumentalizzazione
da parte di determinate forze politiche. Nessuno ha mai negato lesistenza delle foibe. Il punto non
questo: il problema sempre stato
quello di dare a questo terribile
evento una collocazione nella storia di quegli anni lungo il confine
orientale, di definirne le dimensioni, di valutare se fosse o no accettabile che fascisti, neofascisti e
postfascisti ne facessero il simbolo
della storia della Venezia Giulia, e
19
Antifascismo
20
Imperialismo USA:
un pericolo
per lumanit
partire dalla Kirghisia, minacciando cos direttamente non solamente Pechino, ma anche Mosca.
Quanto allEuropa, per il momento
non costituisce elemento di grande
preoccupazione per gli Usa, anche
se, in prospettiva, potrebbe divenire
un alleato recalcitrante.
Andiamo con ordine. Il tuo giudizio
sull11 settembre estre m a m e n t e
duro
Ti voglio raccontare un aneddoto.
In un saggio del 1997 (attenzione
alle date) Gore Vidal ricostruisce un
dialogo realmente avvenuto nel
1948, ormai in piena Guerra
Fredda, tra il Presidente Truman ed
il suo Segretario di Stato Acheson.
Questultimo, tentando di rispondere al cruccio del presidente sulle
modalit di armare il paese senza incorrere in grandi proteste di massa,
teorizz semplicemente che il solo
sistema possibile era quello di terrorizzare
la
popolazione.
Cinquantanni dopo, nel 1998, gli
analisti neoconservatori consideravano con preoccupazione la lentezza con la quale procedevano le
trasformazioni rivoluzionarie del
quadro internazionale, con una
sola incognita auspicabile: solamente un evento simile a Pearl
Harbor avrebbe potuto velocizzarle
L11 settembre servito da pretesto
per un impressionante progetto di
riarmo da parte degli Stati Uniti,
che destinato ad accrescere ulteriormente la risposta coercitiva alla
crisi della globalizzazione ed a produrre ulteriori effetti negativi e distorsioni tanto sulleconomia statunitense quanto su quella globale.
Afghanistan ed Iraq, due territori occupati dopo guerre illegittime da tutti
i punti di vista. Quale la situazione in
entrambi?
In Afghanistan, gli Stati Uniti
hanno potuto contare su un esercito bene equipaggiato che lavorava
per loro, i tagiki, e su un governo,
quello dei Talebani, che godeva ormai di un consenso bassissimo da
parte della popolazione. Lattuale
parlamento, la Lloya Jirga, stato
22
La gente ha compreso
molto in anticipo
sui propri rappresentanti
nelle istituzioni che la guerra
uno strumento obsoleto
Iraq:
contro i popoli
e contro Dio
ensavamo che la data del 15 febbraio 2003 sarebbe rimasta indelebilmente scolpita nella coscienza
della gente che ama la pace in questo Paese e nel mondo come la giornata del risveglio e della ribellione,
della resistenza contro la guerra e
della mobilitazione, attiva quanto
mai, contro un governo in procinto
di far scendere in campo le proprie
guarnigioni in spregio del diritto internazionale a fianco di un esercito
invasore. Pensavamo tutti (ma nessuno aveva lardire di dirlo ad alta
voce) che quellevento fosse eccezionale e che avesse segnato un momento apice nella storia delle manifestazioni in Italia (e nel mondo).
Lo pensavamo non soltanto per il
numero di persone che avevano
partecipato alla manifestazione romana, ma anche per lintensit di
quella partecipazione, il coinvolgimento emotivo, la condivisione
della riflessione e la corresponsabilit palpabile di fronte al rischio
della guerra. Finch vivo non potr
cancellare dalla mia memoria il
volto di Pietro Ingrao che sul palco,
subito dopo aver mostrato alla folla
la bandiera arcobaleno tenuta con
Oscar Scalfaro, voltandosi mi regala
un abbraccio e piangendo mi singhiozza: Sono anziano al punto
daver visto tante cose e daver organizzato e partecipato a tante ma-
25
26
27
Il movimento degli
USA contro le
guerre e le politiche
imperialiste
di John Catalinotto*
New York
on le manifestazioni unitarie svoltesi in oltre 250 citt, lo scorso 20
marzo il movimento contro la
guerra degli Stati Uniti ha mostrato
non solo la propria vitalit, ma anche la propria crescente consapevolezza nella sfida per porre fine alloccupazione dellIraq.
Il numero dei partecipanti che sono
scesi in piazza ha superato ogni
aspettativa degli organizzatori:
100.000 a New York, 50.000 a San
Francisco, 20.000 a Los Angeles,
10.000 a Chicago, altre migliaia e
centinaia in decine e decine di citt
e numeri inferiori nel resto delle
citt in cui si manifestato. Forse i
manifestanti sono stati 250.000300-000 in tutto.
Sebbene le manifestazioni non
siano state imponenti come quelle
che lanno scorso chiedevano di fermare la guerra, il loro esito stato
sorprendentemente forte per uniniziativa in opposizione alloccupazione.
Vi sono inoltre stati promettenti sviluppi, come liniziativa dei portuali
della baia di San Francisco che il 20
marzo hanno bloccato il porto di
Oakland/San Francisco, la manifestazione delle famiglie dei militari a
Fort Bragg e la partecipazione alle
manifestazioni di militari in servizio
e della riserva.
28
LA
MACCHINA
D E L L A P R O PA G A N D A
La pi grande macchina di propaganda che il mondo abbia mai conosciuto, lapparato mediatico dominante negli USA, in un duplice
senso menzognera. Mente e distorce gli eventi mondiali, al fine di
giustificare la politica USA. Inoltre
presenta la popolazione americana
come se allunanimit appoggiasse
la politica estera di Bush. A causa di
queste distorsioni, anche persone
progressiste e politicamente consapevoli, tanto negli Stati Uniti che allestero, possono seriamente sottovalutare il potenziale di resistenza
alla politica USA da parte della popolazione degli Stati Uniti.
Tuttavia, malgrado il basso livello dicoscienza di classe e politica della
popolazione, malgrado la crescente
intimidazione e repressione attraverso il Patriot Act, un movimento
di massa sorto, prima contro la
guerra USA e ora contro loccupazione dellIraq. Questo articolo
vuole cercare di spiegare come ci
possa essere accaduto, introducendo alle differenti tendenze presenti negli Stati Uniti nel movimento contro la guerra, alle que-
S O D AT I
USA
RIFIUTERANNO DI COMMETTERE
CRIMINI DI GUERRA ?
29
30
messo in piedi una piccola dimostrazione nel locale centro commerciale WalMart. Anche l, in
mezzo alla cittaella militare, essi
hanno trovato molti pollici alzati da
parte di sostenitori come pure gesti
osceni da parte di oppositori.
Contemporaneamente alla visita e
alla manifestazione, alcuni altri attivisti hanno proiettato nel college
della comunit locale un video-film,
Metal of Dishonor, a un gruppo
composto soprattutto di militari. Si
tratta di un ilm sullutilizzo da parte
del Pentagono di armi ad uranio impoverito e del pericolo per chiunque vi rimanga esposto, militari
compresi. La proiezione ha suscitato grande interesse fra i marines
presenti, preoccupati del fatto che
essi e il loro equipaggiamento non
fossero contaminati da uranio impoverito.4
Chiunnque ne abbia esperienza sin
dal tempo della guerra in Vietnam,
sa come sia difficile trovare appoggio in questa base. Il tipo di risposte
riscontrate a Jacksonville un segno
importante del crescente scontento
fra i militari. Attua lmente il
Pentagono ha posto 60,000 membri
della Riserva in attesa di chiamata.
Questi militari della Riserva sono solitamente pi anziani di quelli in
servizio attivo, hanno famiglia e
professioni civili, e possono trovare
davvero spiacevole questa richiesta
di nuovi sacrifici. Essi possono essere inviati in Iraq per sostituire
troppe che sono state l negli ultimi
sei-nove mesi e destinate al ritorno.
I militari sostituiti, non pi a lungo
soggetti ad una situazione di disciplina di guerra, possono essere incontrati per poter iniziare a parlare
francamente delloccupazione.
In occasione della protesta del 25
Ottobre scorso, ANSWER ha pubblicato un tabloid di quattro pagine
contenente le argomentazioni del
proprio slogan Portiamo a casa le
truppe, subito, materiale organizzativo per i sostenitori e articoli per
presentare le posizioni di ANSWER
su altri rilevanti argomenti. Fra questi vi lappoggio di ANSWER alla
liberazione del popolo Palestinese,
LA
STORIA DI
ANSWER
PA L E S T I N A
LIBERA !
31
LA
CLASSE DIRIGENTE
USA
APPOGGIA LA GUERRA
AL
100
PERCENTO
32
York Times del 23 Novembre intitolato: LF.B.I. esamina a fondo le riunioni contro la guerra Posizioni
ufficiali sugli sforzi per individuare
gli elementi estremisti. Larticolo
cita un m em orandum interno
allFBI circolato dieci gorni prima
della ma nifestazione dei 25
Ottobre. La campagna di ANSWER
finalizzata alla raccolta di firme in
difesa dei diritti dei dimostranti.10
IL
D I B AT T I T O S U L R U O L O
DELLE
NAZIONI UNITE
33
Note
1 Washington Post, 25.10. 2 003.
http://www.internationalanswer.org/news
/update/102603o25wpost.html
2 Documento unitario di UfPJ e ANSWER
per la manifestazione del 25 Ottobre 2003.
http://www.internationalanswer.org/news
/update/090503o25unity.html
3 Lo sciopero dei lavoratori dei supermercati
34
* Biografia dellautore.
John Catalinotto editore delegato del giornale Workers World, coordina la corrispondenza internazionale pe lIntern a t i o n a l
Action Center. Durante la guerra in Vietnam
ha aiutato ad organizzare l A m e r i c a n
Servicemen's Union, una organizzazione di
soldati che promuoveva i diritti per i soldati
USA, incluso il diritto a rifiutare lobbedienza
in una guerra illegale. co-editore del libro
del IAC Metal of Dishonor, riguardante
luranio impoverito e tradotto in italiano, e
del libro Hidden Agenda: the U.S./NATO
Takeover of Yugoslavia.
Aspettative e realt
del movimento
contro la guerra
di Sergio Cararo
direttore di Contropiano
IN AGENDA
guente campagna di massa che rovesci contro la maggioranza parlamentare che ha voluto mantenere
le truppe in Iraq la maggioranza sociale che chiede il ritiro del contingente militare italiano, ed una diversa politica internazionale verso il
Medio Oriente (incluso lo scenario
palestinese). E questo passaggio va
fatto entro quella data del 30 giugno che segna ormai una scadenza
su cui il movimento non pu far
finta di niente, se non vuole annullare i risultati della manifestazione
del 20 marzo.
b) In secondo luogo, doveroso segnalare come i governi italiani negli ultimi dieci anni abbiano sistematicamente trincerato la propria
subalternit e le loro ambizioni geopolitiche nei Balcani e in Iraq dietro gli automatismi dei trattati internazionali (vedi la NATO o lalleanza storica con gli Stati Uniti).
successo cos che le basi militari, i
corridoi di sorvolo, i porti e gli aeroporti siano stati resi funzionali
alla guerra senza alcun mandato. Lo
stesso Parlamento ne ha potuto discutere a cose fatte. accaduto nel
1995 per i bombardamenti NATO
sulla Bosnia che partivano da
Aviano, accaduto nel 1999 per laggressione NATO contro la Jugoslavia con la piena corresponsabilit del governo DAlema, si ripetuto negli ultimi tre anni con il
35
governo Berlusconi.
Si ripone dunque con forza la questione dello smantellamento delle
basi militari straniere in Italia. Gli
Stati Uniti e la NATO stanno allargando le basi militari della Maddalena, di Camp Darby, stanno costruendo nuove basi militari a Taranto, Malpensa e Brindisi, stanno
stoccando segretamente le scorie
nucleari in diversi siti. decisivo coordinare le realt locali che si battono contro le basi militari al movimento per la pace a livello nazionale, e coordinarlo con la rete internazionale contro le basi statunitensi che si costituita al Forum
Sociale Mondiale di Mumbay.
c) In terzo luogo, il contesto internazionale vede avviarsi una corsa al
riarmo a livello globale. Le spese militari stanno ormai aumentando
non solo negli Stati Uniti o in Asia,
ma anche in Europa. Le richieste di
scorporo delle spese per la difesa dai
vincoli del Patto di Stabilit europeo avanzate da Francia e Germania
ma anche dal Ministro della Difesa
italiano Martino, sono indicativi di
questa tendenza.
Le risorse sottratte alle spese sociali
servono a finanziare leconomia di
guerra e lapparato militare statunitense, ma non possiamo nasconderci che servono anche a finanziare il progetto di esercito europeo, la cui attuale dottrina militare
si ispira alla medesima logica della
guerra e della proiezione offensiva
sui teatri di crisi. Cos come non
possiamo nasconderci che insieme
alle spese militari stanno aumentando le spese per la sicurezza,
una categoria intesa ormai come
fronte interno della guerra preventiva, che tende a rafforzare la repressione dei movimenti sociali e la
militarizzazione della societ .
Coinvolgere su questo il movimento
sindacale ed i movimenti sociali, significa aprire una vertenza di paradigma contro il sistema di guerra
che va ormai permeando ogni ambito istituzionale, politico ed economico. C da lavorare molto nel
sindacato, perch se il No alla guerra era tra i punti della piattaforma
36
dello sciopero generale dei sindacati di base, questo era del tutto assente in quella dello sciopero generale dei sindacati confederali.
Per porre con forza la discussione e
lazione su questi contenuti siamo
stati in piazza unitariamente il 20
marzo, ma abbiamo anche rilanciato la discussione ed alcune proposte nella assemblea nazionale, unitaria e di movimento, di domenica
21 marzo che aveva lobiettivo di
dare continuit alla mobilitazione
contro la guerra. La guerra non finita. Questa volta la mobilitazione
non deve finire il 20 marzo.
DELLO
LA RIMOZIONE
S P I R I T O D I M U M B AY
La scarsa pubblicit e la ridotta enfasi intorno al Forum Sociale Mondiale di Mumbay rispetto a quelli tenutisi a Porto Alegre, suscita e deve
suscitare una profonda riflessione
dentro il movimento che si
espresso in questi anni sul paradigma minimo del no alla guerra e
al liberismo.
Colpisce che i numeri di febbraio e
marzo di Le Monde Diplomatique, che
pure tra gli animatori principali di
Porto Alegre, non abbiano trovato
il tempo e lo spazio per un minimo
di resoconto e riflessione sul Forum
Sociale Mondiale di Mumbay.
LIndia era forse troppo distante dai
centri dellelaborazione politica e
teorica del movimento no global?
Eppure, in termini di distanze e di
ore di volo, Mumbay pi vicino
allEuropa di Porto Alegre. Le ragioni dunque devono essere altre.
I resoconti e le testimonianze di chi
ha partecipato al Forum di Mumbay
concordano su un aspetto: leurocentrismo, male antico e incurato
della sinistra europea, uscito demolito dalla edizione indiana del
Forum Sociale Mondiale. I pi furbi, i pi disattenti, i pi superficiali
hanno visto questa contraddizione
solo nellentrata in campo prorompente di soggetti sociali distanti
anni luce dalla composizione di
classe che siamo abituati a conoscere: i dalit, le donne, gli effetti dellorganizzazione della societ in caste, i conflitti etnici e religiosi, i quali
hanno imposto una loro obiettiva
priorit allagenda delle discussioni
a Mumbay. Limpatto con le contraddizioni di un altro universo sociale, ha indubbiamente messo a
dura prova le categorie maneggiate
dalla sinistra europea che, nel migliore dei casi, era riuscita ad appassionarsi in questi ultimi dieci
anni alla questione indigena in
America Latina.
Ma leurocentrismo stato messo
alla gogna non solo sul piano della
oggettivit ma anche su quello della
soggettivit.
Le categorie della lotta politica
usate ed abusate in Europa, negli
Stati Uniti e in alcuni ambiti dell
America Latina pi integrati nella
sinistra europea, sono state messe
alla gogna dalla realt sociale e politica in cui operano e vivono i due
terzi dellumanit. Lantiliberismo
leggero della sinistra europea ha
potuto misurare con mano il peso
politico di chi come recitava una
scritta sui muri di Mumbay, ogni
mattina si sveglia dal lato sbagliato
del capitalismo- o che si oppone al
liberismo non nel cuore ma alla periferia dellimperialismo.
In situazioni come quelle di un
paese/continente come lIndia o
come lAsia nel suo insieme, le giaculatorie sulla non violenza, il terrorismo o sulla religione, sulla governance come sintesi ideale tra
crisi e conflitti sociali che qui in
Europa sembrano appassionare
tanto, scivolano via senza lasciare
traccia, incluso il maldestro tentativo di rielaborazione europea dellesperienza gandhiana che proprio
una realt come quella dellIndia ha
ormai abbondantemente rimosso.
L A S S E M B L E A
E I L 20
DI
BOLOGNA
MARZO:
I L D I B AT T I T O N E L M O V I M E N T O
ad una spirale tra guerra e terrorismo. Questa lettura ormai fuorviante, diseducativa e del tutto inadeguata ad affrontare le conseguenze della competizione globale
in corso tra i poli imperialisti e tra
questi e i movimenti popolari nella
periferia, incluso il terrorismo globale utilizzato apertamente e pesantemente da una delle frazioni
impegnate in questa competizione
(la nuova borghesia islamica che
sottende ad Al Qaeda).
Aver rimosso nellultimo ventennio
lanalisi dei processi reali, ha portato la sinistra europea a confondere continuamente lalbero con la
foresta e, in finale, ad adagiarsi su
una sistema di pensiero subalterno
a quello dominante.
La rottura della concertazione
mondiale avvenuta a Seattle, a
Durban e a Genova, hanno trovato
nel Forum Sociale Mondiale di
Mumbay una sintesi quasi naturale,
destinata ad ingombrare lo scenario
politico dei prossimi anni. E una sintesi resa forte dai fatti (la guerra, la
crisi economica, la competizione interimperialista), ed i fatti come noto
hanno la testa dura. Ci spiega la rimozione del FSM di Mumbay negli
ambiti tradizionali del movimento e della sinistra europea, ma
rende visibile anche la crescente sintonia tra le forze sociali reali in
campo a livello globale e la sinistra
di classe in Europa.
Ritengo inutile soffermarsi sulla
questione relativa alla contestazione avvenuta nella manifestazione del 20 marzo a Fassino. Il dubbio sulla strumentalit dellaccadimento resta tuttora forte. In realt
c una questione pi complessa
che viene avanzando.
Il 24 marzo stato il quinto anniversario della pagina pi vergognosa della storia recente del centro-sinistra in Italia: linizio dei bombardamenti della NATO su Belgrado e la Jugoslavia nel 1999. Al governo allora cera Massimo DAlema, e le bugie di guerra date in pasto allopinione pubblica cinque
anni fa, non erano le armi di distruzione di massa mai trovate in
37
38
Contro la guerra
e per lalternativa
di Antonello Falomi
ono trascorsi due mesi dalla mia decisione di non rinnovare per il 2004
la tessera di iscrizione ai DS e di dimettermi dall'incarico di vicepresidente del gruppo dei Senatori DS
oltre che dal gruppo stesso.
I fatti successivi, cio il voto di astensione dei DS sul rifinanziamento
della missione militare italiana in
Iraq sia al Senato che alla Camera
dei deputati e il varo ufficiale della
Lista DS, Margherita e SDI, hanno
reso ancor pi convinta la mia scelta
di interrompere una lunga militanza politica prima nel PCI, poi nel
PDS e infine nei DS.
Quanto sta accadendo in questi
giorni in Iraq, una vera e propria resistenza di sciiti e sunniti contro le
truppe occupanti, dimostra l'erroneit del giudizio che, tra molti
equilibrismi verbali, aveva portato i
DS a sostenere la necessit della permanenza delle nostre truppe in
Iraq.
Non vero, come invece stato autorevolmente sostenuto dai DS, che
la guerra in Iraq sia finita. La presa
in ostaggio di quattro italiani e l'uccisione di uno di loro sta l a dimostrarci il contrario
N sostenibile, dopo la sparatoria
di Nassyria con il suo pesante carico
di civili uccisi dalle nostre truppe,
che si possa ancora parlare di missione umanitaria.
L'Italia, in violazione dell'articolo
39
40
Lavoro
Alternativa
e diritti
dei lavoratori
di Maurizio Zipponi
segretario generale Fiom Milano
loro leader.
Con entrambi indispensabile fare
i conti. Dovrebbe averlo capito chi,
dopo aver proposto una manifestazione di unit nazionale contro il
terrorismo e in contrapposizione allappuntamento del 20 marzo a
Roma, si ritrovato circondato solo
da cronisti il 18 pomeriggio in
piazza del Campidoglio.
Evidentemente anche nel nostro
paese, come in Spagna, cresce il numero delle donne e degli uomini
che non accettano pi di farsi prendere in giro.
Cos sulla questione grande del rifiuto della guerra, cos anche sulla
questione grande del lavoro.
Come si spiega, altrimenti, la cocciutaggine con cui i lavoratori metalmeccanici hanno continuato a
scioperare, a manifestare, ad opporsi allaccordo sul contratto nazionale che la Fiom non ha siglato?
Come si spiega, altrimenti, il prolungarsi nel tempo di un conflitto
che ruota attorno al rifiuto della
precariet, alla richiesta di un salario dignitoso e della possibilit di
esercitare compiutamente la democrazia nei luoghi di lavoro?
Perch la maggioranza dei lavoratori metalmeccanici da oltre due
anni accoglie le proposte della Fiom
e si mobilita pure in assenza di risultati eclatanti?
Perch la Fiom chiede che il loro
FIOM E
41
Lavoro
E, ancora: lunit sindacale un valore a prescindere, oppure i rapporti tra le confederazioni devono
essere fondati su precise regole democratiche?
Il voto dei lavoratori deve essere vincolante sulle piattaforme e sugli accordi, oppure si possono siglare intese come quelle degli autoferrotramvieri senza il pronunciamento
di tutti i diretti interessati?
Il conflitto sociale un fastidioso fenomeno da sedare, oppure la leva
di rivendicazioni e azioni che portino a risultati positivi?
Ecco le domande su cui si concentra la riflessione allinterno del congresso della Fiom. Ma prima o poi
toccher allintera Cgil affrontare
questi nodi e decidere, scegliere
una linea piuttosto che unaltra.
Si tratta di una scelta che segner,
almeno per una lunga fase, la natura del sindacato e la realt del
mondo del lavoro.
per lalterna-
Quante Italie?
Temi e sviluppi della questione meridionale
Alberto Burgio
responsabile nazionale giustizia Prc
Luigi Cavallaro
magistrato
Francesco Garufi
CGIL
Salvatore Lupo
storico
Federico Martino
docente universitario
Armando Sorrentino
avvocato
coordina:
Salvatore Distefano
Comitato Politico Nazionale Prc
www.lernesto.it - redazione@lernesto.it
42
Lavoro
Attacco
alle pensioni:
cosa fa la sinistra?
43
Lavoro
44
Lavoro
Il nuovo
miracolo italiano
di Rosa Canbuti
PRECARIET, PRIVATIZZAZIONI
E NUOVE POVERT
45
Lavoro
46
Economia
Finanziaria ormai
in larga misura
la logica dominante
delle operazioni di acquisizione
e fusione di societ e gruppi
Crack:
non solo Parmalat
di Raffale Picarelli
economista
meno stabile veicolazione attraverso i fondi pensione ed altro dallambito della circolazione del reddito a quella della circolazione del
capitale. Strettamente connessi alla
finanziarizzazione sono lincremento esponenziale del capitale da prestito erogato da soggetti bancari e
non, e, di riflesso, il crescente utilizzo del capitale di terzi da parte dei
grandi gruppi industriali e commerciali e delle PMI industriali,
commerciali e artigiane per lattuazione della loro attivit produttiva e
distributiva (e quindi il loro crescente indebitamento). Lesposizione debitoria dei soggetti non capitalistici, anchessa crescente, ha natura molto varia a seconda dei
gruppi interessati; certamente riconducibile allimpoverimento relativo e assoluto lindebitamento
crescente di larghi strati della popolazione lavoratrice, dei salariati e
dei pensionati degli stessi paesi capitalistici avanzati.
Finanziaria ormai in larga misura
la logica dominante delle operazioni
di acquisizione e fusione di societ e
gruppi. Si tratta cio di operazioni
che avvengono in unottica di dismissione a breve (naturalmente sussistendone le condizioni) e con lo
scopo di realizzare rapidi guadagni:
tipica della specie in Italia la vicenda Telecom di Colaninno (il capitano coraggioso di DAlema).
47
Economia
48
stituito il calo dei profitti da investimento con la produzione e vendita di strumenti finanziari e con
lattivit oltremodo ampliatasi di allocazione di assets e, pi in generale, di merchant. Ci si reso possibile a seguito della liberalizzazione
del sistema bancario, conseguente
al processo di unificazione economica e monetaria europea, ed alla
conseguente nascita delle cosiddette banche universali. Dallaltro
lato, gli oligopoli industriali e commerciali hanno trovato soddisfazione al crescente fabbisogno finanziario sul mercato dei bonds, a
tassi convenienti e con operazioni
meno invasive per le gestioni
aziendali di quanto non lo siano, almeno in potenza, le operazioni di
aumento di capitale. Il mercato
era daltronde pronto a prestare
soldi, in considerazione del calo verticale dei rendimenti dei tradizionali titoli finanziari pubblici.
I gruppi sociali a carico dei quali si
operato questo rovesciamento
del rischio, e che hanno subto i
danni dei vari crack degli ultimi
anni, sono stati e sono soprattutto
i ceti portatori delle varie tipologie
di rendita (immobiliare, fondiaria
ecc.), i ceti professionistici e manageriali, segmenti di piccola e media
impresa commerciale, artigiana e
industriale, in particolare del nordest e del centro del paese (in misura
molto minore e frazionale lavoratori e pensionati); si tratta in larga
misura dei cosiddetti scudati, o
pirati della lira, cio dei beneficiari dei provvedimenti BerlusconiTremonti sul rientro con garanzia
di impunit e nellanonimato dei
capitali a suo tempo illecitamente
esportati allestero. Questi gruppi
sociali, con il loro malcontento per
gli affaires Cirio, Parmalat, Bipop,
Giacomelli ed altri, sono nel medesimo tempo il riferimento elettorale
soprattutto dei partiti della compagine governativa e la massa di manovra per le operazioni di ristrutturazione capitalistica in corso, di cui
meglio diremo dopo, operazioni
che hanno tratto una forte accelerazione dai crack citati. Questi
Economia
49
Economia
50
Economia
i risparmiatori. Apparentemente paladina dei risparmiatori la destra, mentre in trincea con i poteri forti c il centrosinistra. Ma stanno proprio cos le
cose? No: il Parmacrack per il governo
solo un diversivo per i fallimenti della
politica economica, mentre sul versante
opposto c la percezione che lattacco ai
poteri forti sia solo lultima spallata ai
p recari equilibri istituzionali che rappresentano la borderline tra democrazia e presidenzialismo autoritario[]12.
Il governo non ama la separazione dei
poteri, lindipendenza della magistratura, le autorit indipendenti. Daltra
parte il nostro ministro seguace di
Colbert, cio del controllo del monarca su
tutto il sistema economico13.
Come si vede ci troviamo di fronte
ad un approccio tutto politicistico
al fenomeno, che costringe a schierarsi con uno o laltro dei settori
economico-politici capitalistici in
contesa.
Il punto di vista comunista aiuta invece a collocare la questione allinterno dei processi di finanziarizzazione delleconomia capitalistica
nella fase dellimperialismo, allinterno dei processi contraddittori
della ristrutturazione capitalistica
nel percorso dellUnione Economica e Monetaria europea e allinterno della crisi capitalistica generale di cui la costruzione e distruzione delle forme antitetiche dellunit sociale un significativo riflesso.
Note
1 F. Tonna, ne Il Sole-24 Ore
dell8.1.2004.
2 Il Sole-24 Ore del 13.11.2003.
3 Dati elaborati da Mediobanca e riportati
su Il Sole-24 Ore del 10.12.2003.
4 Dati elaborati da Mediobanca e riportati
su Il Sole-24 Ore del 10.1.2004.
5 Le emissioni obbligazionarie Parmalat negli ultimi anni sono state 31 secondo il circuito Reuters, per un valore di emissione di
circa 8 miliardi di euro (di queste, solo tre risultano quotate nel mercato ufficiale MOT,
con prospetto Consob). Le societ emittenti
sono per lo pi situate nei centri offshore:
Parmalat Finance Corporation e Parmalat
Capital Netherlands in Olanda, Parmalat
S o p a rfi S.A. in Lussemburgo, Parm a l a t
Capital Finance a Malta; solo la Parmalat
Finanziaria s.p.a. ha sede in Italia.
6 Il Sole-24 Ore del 24.1.2004.
7 Il Sole-24 Ore del 10.1.2004.
8 Il Sole 24-Ore del 30.1.2004.
9 Lotta Comunista, gennaio 2004.
10 Accordi che entreranno in vigore allinizio del 2007 e che prevedono precisi rating
per lerogazione del credito dalle banche alle
imprese. Tremonti, ergendosi a paladino
della piccola e media impresa, a pi riprese
ha paventato il rischio di una restrizione del
credito.
11 il manifesto dell 8.1.2004.
12 Ivi, 14.1.2004.
13 Ivi, 16.1.2004.
51
Stato/Istituzioni
Costituzione
italiana:
lo stato
delle cose
52
Si ha parziale corrispondenza in
tutti quegli innumerevoli casi nei
quali possibile concludere che la
legislazione e tutte le altre attivit
giuridiche tengono conto delle regole e dei principi contenuti nella
Costituzione e cercano di attuarle in
una misura significativa, anche se
molto resta ancora da fare e molto
di pi si potrebbe fare (per questo
aspetto il giudizio pu essere molto
diverso secondo il periodo che esaminiamo: cos non c dubbio che
il tentativo di dare attuazione alla
Costituzione era forte e convinto
negli anni sessanta e settanta, diviene tiepido e incerto negli anni ottanta, si inverte, come vedremo, dagli anni novanta in poi).
Si ha totale non corrispondenza
quando alle parole del testo non
corrisponde assolutamente nulla
nella realt: cos, alle parole dellart.
39, dal secondo comma alla fine, secondo cui i contratti collettivi stipulati secondo le regole e le procedure genericamente indicate in
questo articolo avrebbero avuto valore erga omnes, non corrisponde
nulla, perch la legge di attuazione
non mai stata emanata, e tutti oggi
sono daccordo che non verr mai
emanata, ed ai contratti collettivi di
lavoro di diritto privato si applica la
disciplina del codice civile (con quegli accorgimenti basati su altre
norme costituzionali che hanno
Stato/Istituzioni
53
Stato/Istituzioni
54
Internazionale
Le porte
dellinferno
di Bassam Saleh`
Presidente della Comunit palestinese di Roma e del Lazio
fra la gente, e con una capacit militare capace di colpire anche dentro lo stesso stato dIsraele.
Gli assassinii dello sceicco Ahmad
Yassin e di Abdel Aziz Al Rantisi,
contrariamente alle intenzioni di
Sharon, hanno rafforzato lunit
del popolo palestinese nella sua
lotta contro loccupazione israeliana, ed hanno anche consolidato
un pensiero diffuso fra i palestinesi,
che essi sono tutti (laici, religiosi,
progressisti, moderati o estremisti)
nel mirino del esercito dIsraele.
Linterrogativo : quale sar la prossima mossa di Sharon e del suo governo? Assassinare Arafat? O trasferirlo insieme a tutta lANP fuori dai
territori occupati? I militari israeliani non commentano ma non
escludono che Arafat sia nel mirino,
visto anche che secondo i risultati
dellultimo sondaggio, il 60% degli
israeliani vorrebbero vederlo finire
come lo sceicco Yassin.
Trasferire Arafat a Gaza, dopo lo
smantellamento delle colonie e il
ritiro unilaterale israeliano, significa in questo momento consegnare
Gaza nelle mani dei gruppi islamici.
Questo piano stato abbandonato
o messo da parte da Sharon dopo
luccisione dello sceicco Ya s s i n .
Quale il ruolo che potrebbero giocare lEgitto e la Giordania? Il primo
potrebbe riprendere Gaza sotto il
suo mandato, come lo era prima del
55
Internazionale
"Un mattone
per una scuola cubana"
56
Viaggio a Cuba
Nellambito
del progetto di solidariet
"Un mattone
per una scuola cubana"
Il viaggio partir da Roma il 15 luglio durer 15
giorni (8 giorni di tour, 7 giorni di mare).
Nel tour si visiteranno le citt di L'Avana, Santa
Clara, Trinidad, Cienfuegos, Guam; il soggiorno al mare sar a Varadero.
Il costo di 1.400 euro
Associazione di volontariato
"VOLO Pontemammolo",
Via Rivisondoli 9, 00156 Roma
tel 06/86896112 - 3383317403
fax 06/9409835
email: umbrocca@tiscali.it
Internazionale
Comunisti in ripresa,
crisi delle formazioni
di nuova sinistra
Sulle elezioni
in Grecia,
Spagna e Francia
di F. S.
popolare e di classe, come testimoniano alcuni picchi significativi registrati nei quartieri popolari dei
maggiori centri urbani, ad Atene
(8,8%), al Pireo (11,1), a Salonicco
(6,7), con avanzamenti dell1-1,5
%. Il suo 12 deputato il Kke lo conquista proprio nei quartieri proletari del Pireo (il porto di Atene), sottraendolo al Synaspismos, che recupera il suo 6 in unaltra circoscrizione.
Il Kke presentava nelle sue liste il
20% di indipendenti, e tra questi
elegge uno dei suoi deputati, una
donna, che una ex esponente del
Pasok (socialisti); mentre i deputati
del Synaspismos fanno tutti parte
del partito, e ci ha determinato
dopo le elezioni una forte polemica con quei settori del movim ento no-global a cui il
Synaspismos aveva chiesto il voto,
presentando nelle sue liste alcuni
suoi esponenti, senza eleggerli.
Il Kke, partito che una certa pubblicistica presenta a volte in forma
caricaturale come ultra-settario e
stalinista, il pi lontano da pratiche e culture innovative, dimostra
in realt una capacit di espansione
e radicamento nel mondo del lavoro e tra i movimenti giovanili, in
una fase che non certo semplice
per lavanzata elettorale dei partiti
comunisti in generale. Inoltre, tra i
partiti del Gue (gruppo parlamen-
CR I S I
DI
IZQUIERDA UNIDA
57
Internazionale
58
LE
Analoghe conferme del ragionamento che siamo venuti fin qui sviluppando le ritroviamo nelle elezioni regionali francesi di fine
marzo. Dove, se non ci si accontenta
di un approccio superficiale, non
esatto dire che allorigine del successo del PCF vi sarebbe la linea
politica vincente della segretaria
Marie-George Buffet (che dopo
lultimo congresso gode del sostegno sia pur condizionato dei rifondatori francesi e di una maggioranza congressuale politicamente valutabile attorno al 55%).
Al primo turno delle regionali, il
Internazionale
gretaria, le forti perplessit e critiche del gruppo che fa capo allex segretario Robert Hue (che per esita
su questo punto a rompere con la
segretaria), e lopposizione aperta
di quel 45% del partito che al congresso si pronunciato sui due documenti di sinistra, che si rifanno
a posizioni neo-leniniste, antimperialiste e di classe. A fine aprile si
svolger nel PCF una consultazione
tra tutti gli iscritti sulladesione o
meno al partito europeo.
Vedremo. Ma nel contesto di un
breve commento sui risultati elettorali, va ricordato che il tema non
stato presente in alcun modo nel dibattito elettorale; e se esso lo sar
nella camp agna elettorale in
Francia per le elezioni europee, valuteremo la sua incidenza sulla base
dei fatti e dei risultati.
IL
VOTO
59
Internazionale
Da Kragujevac:
intervista a Ruzica Milosavljevic
e Cedomir Pajevic,
del Sindacato Samostalni
della Zastava
Serbia:
a 5 anni
dai bombardamenti
NATO
di Enrico Vigna
Presidente di SOS Jugoslavia
60
bollette a famiglie che, tra embarghi, sanzioni e conflitti, non avevano salari insufficienti per arrivare a fine mese.
Anche la scuola, in avanzato stato di
privatizzazione, sta diventando un
lusso, non avendo le famiglie soldi per
le tasse, il materiale scolastico e i trasporti quotidiani, che prima erano praticamente garantiti dallo stato o contenuti da programmi di difesa sociale. La
stessa universit ha ormai, a seconda
delle facolt, un costo che va dai 700 ai
1.500 euro.
I dati ufficiali sulloccupazione riferiti
allanno passato sono questi: su una popolazione di circa 10.000.000 di persone (non potendo calcolare il numero
dei profughi nel paese, che si aggira intorno al milione) 981.340 sono i disoccupati, 1.269.350 risultano occupati
con una media giornaliera di 3,5 ore e
mediamente oltre 200.000 lavoratori
non ricevono lo stipendio regolarmente.
I 2/3 della popolazione serba spende mediamente 1,5 euro al giorno pro-capite;
1/3 di questi spende 0,50 euro al giorno,
vivendo quindi in uno stato di povert
grave. Il 60% di questa spesa se ne va
per il cibo.
Su tali questioni abbiamo incontrato Cedomir Pajevic, vice segretario del Sindacato Samostalni della
Zastava e Ruzica Milosavljevic; che
dello stesso sindacato stata segretaria generale.
( E.V.)
Qual la situazione nel paese dal vostro punto di vista e dallinterno del movimento dei lavoratori e alla Zastava
in particolare?
R. M.: La coscienza tra i lavoratori,
ancora confusa e contraddittoria,
perch le privatizzazioni erano state
presentate dal nuovo governo,
dopo gli avvenimenti dellottobre
20001 come la soluzione ai problemi del dopo guerra e agli embarghi. Una massiccia campagna
mediatica aveva di fatto convinto e
illuso gran parte dei lavoratori che
lunica soluzione stava in questa riforma, e che pi profonda e spregiudicata fosse stata, tanto maggiormente avrebbe attirato gli investitori stranieri. Dopo dieci anni
di embarghi, sanzioni e guerre, le
condizioni di vita e morali dei lavoratori erano ormai allo stremo, e
questo discorso venne recepito
come speranza di un miglioramento, o perlomeno come un tentativo che li facesse uscire da un
lungo stato di difficolt.
Lo scorso anno la produzione industriale in Serbia ha subito un
crollo del 5%, quella agricola del
12%; il deficit del commercio estero
nei soli due anni tra il 2001 e il 2003
stato di 9.215 dollari, il debito pubblico a dicembre ha raggiunto i 19
miliardi di dollari. Siamo di fatto caduti in uno stato di schiavit da in-
Internazionale
61
Internazionale
62
Internazionale
R. M.: Per quanto riguarda i lavoratori Zastava vi erano una serie di diritti che contribuivano alla difesa
dei salari, per esempio un pasto gratuito al giorno, il 50% delle spese
dei trasporti erano rimborsate, i lavoratori che erano in ambiti di lavoro pi disagiati avevano diritto a
forniture di alimenti specifici contenenti vitamine e proteine, nel
contratto collettivo erano contemplati controlli sanitari periodici e si-
stematici da parte del presidio sanitario dellazienda. Inoltre nel periodo di malattia il lavoratore percepiva l80% del salario; ora il 60%,
ma praticamente nessuno si mette
in malattia per timore di essere licenziato. Ad ogni lavoratore assunto che proveniva da un'altra citt
veniva assegnato una sistemazione
nel quartiere delle case operaie
Zastava in legno, e ovviamente negli ultimi anni sempre pi disagiate,
in attesa di un alloggio in citt; ogni
lavoratore aveva diritto per lui e la
sua famiglia ha tutta una serie di attivit ricreative, sportive e culturali
aziendali praticamente gratuite. Di
tutto questo ora non resta pi nulla.
Per quanto riguarda misure pi generali e sociali come le mense popolari dove si poteva mangiare a costi simbolici, oggi non esistono pi.
Negli ultimi dieci anni le bollette
energetiche non erano state riscosse per non affossare le condizioni minime di vita del popolo; ora,
con le privatizzazioni, alle famiglie
stato imposto il pagamento di tutti
gli arretrati, pena la sospensione
delle erogazioni. Per cui le famiglie
si trovano senza salari e con debiti
pregressi da pagare in rate mensili
per gli anni futuri. Per quanto riguardava prezzi, affitti e sanit, il governo trattava con il Sindacato e stabiliva programmi sociali a costi calmierati contrattati tra le parti sociali. Ora tutto stato liberalizzato,
e non c pi nessun controllo o limite.
Com la situazione sanitaria tra i lavoratori?
R. M.: Purtroppo i bombardamenti
umanitari della Nato, oltre alla
miseria e al degrado umano e morale, ci hanno anche lasciato unaltra terribile conseguenza : i danni
causati dalle bombe alluranio impoverito sulle persone e nellambiente. Su questo argomento purtroppo i dati ufficiali e le documentazioni precise sono molto carenti se non assenti. Per vari e ovvi
motivi: in primo luogo perch a livello governativo e dei media non
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Internazionale
64
Internazionale
dalla terra cementata dai banditi neoliberisti, dallerba investita dalle radiazioni, dalla terra violentata dalle bombe
alluranio impoverito, i germogli della
speranza, della nuova vita, di nuove
lotte per una riconquistata dignit rompano tutti i reticolati in cui sono oggi
imprigionati, ed i lavoratori serbi riprendano in mano il loro destino ed il
loro futuro.
Fino a quel giorno anche noi abbiamo
un compito, quello di mantenere un informazione costante e di offrire una solidariet concreta, che non mostri solo la
nostra indignazione per i nostri governi
guerrafondai, ma porti segni tangibili
anche se modesti. Non risolveremo il problema, ma almeno non lasciano morire
la speranza e riproporremo una solidariet internazionalista capace di ricostruire ponti di amicizia e pace tra i popoli ed i lavoratori. Non lasciamoli soli,
e soprattutto non dimentichiamo che
sono in questa situazione perch hanno
cercato di resistere al FMI e alla Nato,
non per scherzi del destino.
La condizione in cui sono stati relegati
un monito per qualsiasi paese e popolo
che non accetti i diktat dellimperialismo
USA. Ed essere oggi a fianco del popolo
iracheno e palestinese nella loro lotta per
la sopravvivenza, essere impegnati nella
battaglia per la pace contro le guerre infinite, va fatto senza dimenticare il popolo serbo e jugoslavo colpevole di resistenza alle aggressioni e alle imposizioni e di dignit nazionale. Questo limpegno ed i compiti che la nostra
Associazione SOS Yugoslavia si data
insieme ad altre, e che da cinque anni
mantiene nella misura delle proprie forze
e possibilit.
Fai anche tu la tua parte:
contattaci al 338/1755563
oppure a posta@resistenze.org
Note
1. Data dellassalto al parlamento e della destituzione di fatto del precedente governo di
unit nazionale da parte delle forze di opposizione filo occidentali, della DOS. ndr
2. In sintesi successo che per ristrutturare
la Sartik sono stati spesi tre anni fa 2 mi-
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Internazionale
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mi ha affidato la lettera che riporto. Non servono altre parole nel rendere lidea della situazione. Ndr.
Lettera di una lavoratrice della Zastava
ho deciso di scrivere questa lettera
per raccontarle la mia vita. Sono una lavoratrice della Zastava automobili e
come invalida di 3 categoria lavoro nellofficina cosiddetta TER COM (Costituita per invalidi ).
Lavoro al ritocco dei particolari siccome
a causa della guerra non abbiamo lavorato per lungo tempo. Poi abbiamo cominciato a fare qualsiasi lavoro, anche
quelli che non competono agli invalidi.
Abbiamo ripulito i reparti bombardati,
e si sa benissimo che questi sono posti
radioattivi.
Mentre facevo questi lavori parecchie
volte ho avuto delle allergie e sono stata
sottoposta a terapie. Poi ho lavorato
dove vi il PCB-Piralene lasciato nellambiente dalle bombe, ed avevo problemi di respirazione. Sono andata dal
medico e mi ha trovato delle cisti in gola
e al seno.
Ma questo non stato sufficiente ai dirigenti, e per lennesima volta hanno
portato nel nostro reparto altre sostanze
chimiche per le lavorazioni. Mi hanno
poi portata due volte al Pronto soccorso,
e cos anche altre mie colleghe. Lultima
volta, nel mese di febbraio, mi hanno
salvato la vita per un soffio.
Adesso sono in malattia fino a fine mese,
poi dovr tornare al lavoro. Ma sono
molto preoccupata, perch so che un
Internazionale
Putin:
quasi un plebiscito
di Mauro Gemma
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Internazionale
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Internazionale
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Internazionale
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Internazionale
Note
1 Dmitrij Jakushev, Putin, limperialismo e
i comunisti http://www. k p rf . ru / a rt icles/21530.shtml
La traduzione del testo pressoch integrale
dellarticolo di Jakushev apparsa nel numero 73 di Nuove Resistenti (20 marzo
2004), giornale del sito www.resistenze.org
2 Aleksey Makarkin, Il plebiscito presiden-
portunit www.kprf.ru
71
I Comunisti e lEuropa/Dibattito
LUnione Europea
e il partenariato
Euro - Mediterraneo
di Samir Amin
72
LE
I Comunisti e lEuropa/Dibattito
confronti di Washington, permettendo cos il rinnovarsi di un eventuale progetto europeo. In tali condizioni lEuropa potrebbe e dovrebbe anche pure impegnarsi
sul piano internazionale, nelle sue
relazioni con lEst e il Sud, su una
via alternativa a quella tracciata
dalle esclusive esigenze dellimperialismo collettivo, dando cos avvio
alla sua partecipazione alla lunga
marcia oltre il capitalismo. In altre parole, o lEuropa sar di sinistra (il termine sinistra viene preso
qui sul serio), o non sar.
Conciliare ladesione al liberalismo
con laffermazione di unautonomia politica dellEuropa o degli stati
che la costituiscono, rimane lobiettivo di alcune componenti delle
classi politiche europee, preoccupate di mantenere le posizioni
esclusive del grande capitale.
Potranno riuscirci? Ne dubito assai.
Per contro, le classi popolari in
Europa, almeno qui e l, saranno capaci di superare la crisi che le affligge? Lo credo possibile.
Precisamente per le ragioni che
fanno s che, almeno in alcuni di dei
paesi europei, la cultura politica sia
differente da quella degli Stati
Uniti, e che potrebbero produrre
questa rinasita della sinistra. La condizione, evidentemente, che questultima si liberi dal virus del liberalissmo.
Il progetto europeo nato come il
commento europeo al progetto atlantista degli Stati Uniti, concepito
allindomani della seconda guerra
mondiale, nello spirito della
guerra fredda messa in opera da
Washington. Progetto al quale le
borghesie europee tanto indebolite quanto timorose nei confronti delle rispettive classi operaie hanno aderito praticamente
senza condizioni.
Tuttavia lo svilupparsi stesso di questo progetto forse a causa della
propria origine incerta ha progressivamente modificato dati importanti del problema e delle sfide.
LEuropa occidentale giunta a recuperare sul proprio ritardo economico e tecnologico in rapporto
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I Comunisti e lEuropa/Dibattito
74
Lalleanza fra gli insiemi della seconda e della terza opzione non
impossibile. Come del resto lo fu la
grande alleanza anti-nazista.
Se tale alleanza prende forma, dovr e potr operare allora esclusivamente nel quadro europeo, posto
che tutti gli europeisti sono incapaci
di rinunciare alla priorit data da
tale quadro?
Non lo credo, poich tale quadro,
tale qual e rester, non favorisce
sistematicamente che lopzione del
primo gruppo filo-americano.
Bisogner allora far esplodere
lEuropa e rinunciare dfinitivamente al suo progetto?
Io formulerei qui una priorit assoluta nella costruzione di una alleanza politica e strategica fra
Parigi-Berlino-Mosca, prolungata se
possibile fino a Pechino e Delhi.
Dico appositamente politica, con
lobiettivo di ripristinare tutte le
loro funzioni al pluralismo internazionale e allONU. E strategica: costruire insieme delle forze militari
allaltezza della sfida americana.
Queste tre o quattro potenze ne
hanno tutti i mezzi, tecnologici e finanziari, rafforzati dalle loro tradizioni di capacit militare, di fronte
alle quali gli Stati Uniti fanno una
pallida figura. La sfida americana e
le sue ambizioni criminali limpongono. Ma tali ambizioni sono smisurate. Bosogner provare. Costruire oggi un fronte anti-egemonico ,
come stata ieri la costruzione dellalleanza anti-nazista, la priorit assoluta.
Questa strategia riconcilierebbe i
filo-europeisti della seconda,
terza e quarta opzione e i non-europeisti di sinistra. Essa crerebbe
dunque le condizioni favorevoli per
una successiva ripresa di un progetto europeo, capaace probabilmente dintegrare pure una Gran
Bretagna liberata dalla sua sudditanza agli Stati Uniti e unEuropa
orientale che si sia sbarazzata dalla
sua cultura servile. Cerchiamo dessere pazienti, tutto ci prender
molto tempo.
I Comunisti e lEuropa/Dibattito
Un progetto
alternativo oltre
lUnione Europea
di Fosco Giannini
del lavoro;
- sul terreno politico-istituzionale :
la costruzione di un potere politico
sovranazionale, un semi-Stato di
tipo federale (con ipotesi federali
pi o meno accentuate), con una
sua formalizzazione costituzionale;
ovvero, un direttorio subordinato
al controllo dei gruppi economici e
finanziari e delle potenze imperialiste pi forti, in cui la sovranit degli Stati e dei Parlamenti nazionali
dei Paesi piccoli e medi sia ridimensionata, a favore di un nucleo
centrale di poteri forti che si strutturano su scala sovranazionale;
- sul terreno della difesa e della sicurezza : costruzione, nellambito
della solidariet atlantica, di un pilastro europeo della Nato, di un potere militare pi autonomo dagli
Usa, a sostegno di una politica
estera meno subalterna a quella
americana, con una capacit di
proiezione internazionale e di intervento militare fuori dai propri
confini, a difesa degli interessi del
capitalismo europeo, dei suoi
gruppi pi forti e aggressivi nella
competizione globale (vedi ad
esempio la competizione interimperialistica tra Francia e Usa in
Africa, o tra Germania e Usa nei
Balcani).
Questi capisaldi strategici sono sostanzialmente fatti propri sia dalle
75
I Comunisti e lEuropa/Dibattito
76
I Comunisti e lEuropa/Dibattito
Cina, lIndia; e con le forze pi avanzate e/o non allineate che si muovono in Africa, in Medio Oriente,
nel Mediterraneo, in America
Latina.
U N E U R O PA
E U R O - A S I AT I C A
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Theresis
Note sulla
transizione
al socialismo
di Fausto Sorini
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LE N I N
E LA
NEP
Theresis
D EMOCRAZIA
DI NUOVO TIPO
gresso, si pu leggere :
La costruzione di una societ socialista deve prevedere, data la struttura economica italiana, tanto la
protezione e lo sviluppo dellartigianato, quanto la collaborazione
con una piccola e media produzione che, non avendo carattere
monopolistico, pu trovare in un regime socialista condizioni di prosperit per lunghi periodi, prima
del passaggio a forme di produzione superiori, sempre sulla base
del vantaggio economico e del libero consenso.
Come si vede gli spunti non mancano, ma anche qui, per diverse ragioni(oggettive e soggettive), a partire dal condizionamento operato
dalla guerra fredda e dalle rigidit
politiche e ideologiche che essa
porta inevitabilmente con s, il tutto
non si trasforma in una riflessione
e soprattutto in una sperimentazione organica. E anche le nuove intuizioni riguardanti la transizione al
socialismo nelle democrazie popolari,
vengono riassorbite dentro lallineamento di campo al modello
sovietico e alla nuova militarizzazione delle relazioni internazionali,
imposta dallimperialismo e dalle
minacce di una nuova guerra (nucleare) contro lUnione sovietica e
il campo socialista.
6) L'originalit delle riflessioni che
si affermano nel Partito comunista
cinese nel 1978, dopo la morte di
Mao e la sconfitta della "banda dei
quattro", sta proprio - a mio avviso nella forte riproposizione, attualizzazione e sistematizzazione del temi
sollevati da Lenin nella Nep, sia
pure nell'ambito di una riflessione
che parte dal contesto cinese, senza
pretese generalizzatrici, senza la velleit di indicare un modello.
Sono riflessioni che vengono da lontano.
Il nuovo gruppo dirigente cinese riflette sul fallimento del "soggettivismo" e del "volontarismo" economico della Rivoluzione culturale,
ma ha ben presente anche la stagnazione economica che comincia
a caratterizzare il sistema sovietico.
79
Theresis
80
TEMPI
LUNGHI
Il processo di transizione al socialismo su scala mondiale si invece rivelato, alla luce dellesperienza storica, assai pi lungo e tortuoso di
quanto non fosse nelle concezioni
e previsioni dei fondatori del socialismo scientifico e dei maggiori
esponenti del movimento comunista del 900. I quali, tutti, pi o meno
esplicitamente e a partire da concezioni e strategie molto diverse (coesistenza pacifica, rivoluzione nel
terzo mondo, inevitabilit di una
terza guerra mondiale, ecc) ritennero che il 20 secolo avrebbe visto la crisi risolutiva del sistema capitalistico e la vittoria del socialismo
su scala mondiale (chi attraverso la
competizione pacifica, chi attraverso la rivoluzione del Te r z o
Mondo, chi attraverso un nuovo
conflitto mondiale): con una sottovalutazione, alla prova dei fatti,
delle potenzialit espansive, di sviluppo e di auto-regolazione del sistema capitalistico e una sopravvalutazione delle potenzialit delle
prime esperienze storiche di transizione.
La transizione va dunque intesa
come un lungo processo storico,
ricco di fasi intermedie di avanzata
e arretramento.
Va superata lidea di una societ socialista come cristallizzazione di una
fase intermedia ma conchiusa della
transizione, con proprie leggi generali staticamente intese, sempre
Theresis
ECONOMIA
M I S TA
E TA R N S I Z I O N E
81
Theresis
Sulla questione
della violenza
di Mario Tronti
o non ho capito perch si sia sollevato adesso questo discorso su violenza e non violenza allinterno
delle tradizioni e delle politiche
della sinistra. Non ne ho capito n
la necessit n lurgenza. Mi pare ci
siano cose ben pi importanti e
pressanti su cui confrontarsi e su cui
decidere. Ad esempio lanalisi della
fase che attraversa il capitalismo italiano, nellattuale orizzonte europeo e mondiale. E qui dentro, la ricerca delle forze soggettive in grado
di contestarne indirizzi e sviluppi,
derive e decadenze. E poi, lanalisi
del sistema politico italiano, istituzioni e partiti, fuori dellossessione
berlusconiana e pi addentro alle
contraddizioni strategiche della politica contemporanea: per offrire soluzioni ai problemi quotidiani e di
prospettiva della nostra gente e per
cambiare, dal fondo, la logica delle
cose presenti. Qui mi pare ci sia lurgenza e la necessit, e si parla invece
daltro, correndo dietro, in modo
subalterno, a temi mediatici di opinione.
Ma vediamolo ancora per un momento, e chiudiamolo, il problema
della violenza nella storia. Tra laltro, come dibattito, partito male.
Perch ha assunto subito limmagine dellennesima offerta di autocritica sul passato del movimento
operaio, soprattutto novecentesco,
che ormai ha una cos vasta lettera-
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della vita, alienazione della persona, discriminazione di razza, disparit di opportunit, subordinazione di genere. Il capitalismomondo, cio la cosiddetta mondializzazione, perpetua, stabilizza, aggrava questa scelta di violenza diffusa. Non c nessuna meraviglia in
questo. Se ne pu meravigliare soltanto chi crede che lattuale rapporto di produzione, di scambio, di
consumo, possa effettivamente armonizzarsi con una societ di individui liberi e di cittadini autonomi.
Il rapporto di capitale poggia su una
societ divisa, su inconciliabili interessi di parte, che non possono che
essere tra loro in conflitto. Come si
fa a parlare di violenza e non violenza a prescindere da questo contesto storico di fatto?
Il movimento operaio ha risposto
alle condizioni in cui si trovato ad
operare con una grande storia di
lotte e di organizzazione. Le forme
proposte, le forme scelte, sono state
al suo interno diverse. E anche su di
esse c stata inevitabile lotta. Io
penso che oggi bisognerebbe farsi
eredi di tutta intera questa storia.
Non ricomporre ci che stato separato, ma superare, andare oltre,
le rispettive tradizioni. Perch oggi
il pericolo maggiore con un intento pi o meno apertamente dichiarato di fuoriuscire da questa
storia, nel senso di abbatterla, di azzerarla, con varie mosse, o di archiviazione o di demonizzazione. Si ritorna allovile democratico-progressista, da cui, con lopera di Marx
e prima ancora, con le lotte sulla
giornata lavorativa, lesistenza proletaria era gi definitivamente
uscita. unoperazione di restaurazione, per una sorta di capitalismo
senza operai o, ed la stessa cosa,
con operai senza fabbrica. Fuori del
rapporto di capitale rimarrebbe
solo o la gente, mediaticamente
integrata, oppure la moltitudine
selvaggiamente in rivolta. Contro
tutto questo, si tratta, a mio parere,
di ricostruire il filo di una storia
lunga, quella delle classi subalterne,
con lirruzione in essa del soggetto
operaio, che rovescia la subalternit
Theresis
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Theresis
Ricordando Umberto
A un anno dalla sua morte, la redazione de lernesto ricorda con affetto fraterno Umberto Merchiori. A lui va il pensiero di tanti di noi che lo hanno conosciuto, hanno diviso con lui unamicizia solidale che il suo carattere sollecitava e
un impegno militante non comune, tratto identitario di quei comunisti che necessiterebbero di vite lunghissime ma che la
realt dellesistenza materiale non risparmia, neppure allet cos giovane di Umberto. Come succede troppo spesso, anche
lui stato privato, nel modo pi tragico e prematuro, della sua possibilit di farcela, di vedere realizzato il suo bel progetto di mondo diverso. Ma il suo progetto il nostro: lo terremo nel cuore e nella mente, come i tanti, donne e uomini,
giovani e vecchi, comunisti che non ci sono pi ma che ci accompagnano, nella lotta quotidiana che sappiamo indispensabile per chi verr dopo di noi.
Come un anno fa il nostro pugno chiuso si alza per te caro Umberto, con il dolore rinnovato dalla ricorrenza, ma con lo
stesso sorriso che non ci hai mai fatto mancare.
84
Theresis
La manifestazione, seguita
complessivamente da circa 400
tra compagne e compagni,
ha visto la partecipazione, in veste
di relatori, di figure di spicco della
cultura comunista, della sinistra critica,
dellarea cattolica e del movimento
Il potere,
la violenza,
la resistenza
MILANO
85
Theresis
86
Theresis
87
La cultura
Il compito della
critica nellepoca
contemporanea
e poche righe che seguono certo, poche per un argomento cos importante
non pretendono affatto di sviluppare
un pensiero compiuto.
Il loro compito solamente quello di impostare un discorso in un momento in
cui i fondamenti metodologici della critica risultano piuttosto impressionistici
e basati su un concetto di gusto ambiguo che Livio e Petrini si prefiggono
di sviluppare attraverso lanalisi critica concreta di quelle opere che si presenteranno allattenzione dei nostri
giorni. F.G.
88
La cultura
trebbe essere costituito dal cosiddetto pensiero debole. Lelaborazione di questo ha comportato un
apparente anticonformismo filosofico: il pensiero debole, opponendosi a qualsiasi costruzione metafisica, tende a distruggere tanto il
marxismo come la metafisica vera e
propria, come qualsiasi altro sistema filosofico a base forte; ma il
risultato poi, come sempre, costituito dal suo attacco al marxismo, liquidato tout-court come ineluttabile
stalinismo (in quanto costruzione
filosofica forte non potrebbe, secondo questi pensatori, non sfociare nellautoritarismo), dal momento che la religione (la metafisica vera e propria) si basa sulla fede
e la fede non teme lelaborazione filosofica, mentre il liberalismo trova
la sua realizzazione nellaccumulazione di denaro e pu tranquillamente fare a meno questa volta
non per ragioni spirituali (la fede)
ma per ragioni materiali (i soldi)della filosofia. Ecco cos che lapparente anticonformismo di quei pensatori si rivela come il suo contrario.
Il vero pensiero critico di necessit un esercizio crudele, anche perch nel sottointendere nelle proprie analisi sempre una societ liberata (liberata dallo sfruttamento
delluomo sulluomo e da tutto ci
che questo comporta) spinto da
una terribile sofferenza nel conoscere la societ cos com: la raccolta di pensieri filosofici di Adorno
che porta il titolo di Minima moralia
ha come sottotitolo Meditazioni della
vita offesa. Daltro canto questa meditazione crudele gi tutta contenuta nella famosa formula gramsciana che invita a guardare alla politica con il pessimismo dellintelligenza e lottimismo della volont.
Questa contrapposizione tra intelligenza e volont in qualche
modo disperante, anche se salva la
speranza affidandola a un atto di volizione: lintelligenza, infatti, ci
svela i mali del mondo in cui viviamo
e proprio la crudele disperazione di
questa rivelazione ci spinge a contraddire lesistente attraverso una
prassi politica basata, appunto, sulla
volont che, in un certo senso, si rivolta contro lintelligenza che sconsiglierebbe questo impeto di progettualit scagliato verso il futuro in
opposizione al presente.
La dannazione dellarte, infatti,
nella societ moderna quella di essere costretta, senza possibili alternative, a opporsi a quella che definiamo arte ufficiale, arte ufficiale
che di artistico ha ben poco. Si tratta
di quei movimenti che il potere usa
per veicolare la propria ideologia
che non pu non essere conciliante e rasserenante e, contemporaneamente, spuntare le armi
dellarte vera che , al contrario, inquietante e svelatrice dellideologia. Larte ufficiale, dunque, sotto
qualsiasi regime ha sempre il compito di velare l dove larte svela.
Adorno, nel suo Filosofia della musica
moderna, parlando dellarte ufficiale
ai tempi del nazismo, scrive: Hitler
e Rosenberg hanno deciso le contese culturali allinterno del partito a favore del sogno piccolo
borghese di colonnati, nobile semplicit e calma grandezza: come si
vede Adorno scava con crudelt allinterno di quelli che sono i gusti
dominanti perch ha la perfetta coscienza del fatto che il gusto dominante fino a ora uscito vincitore
dalla contesa con larte di contraddizione, contesa che questultima
potrebbe vincere soltanto grazie a
un ribaltamento della situazione socio-economica. Adorno inoltre, per
opposizione, ha ben presente il
fatto che larte vera contiene in s
una carica rivoluzionaria nello svelare le miserie del mondo in cui viviamo e nel prospettare, se pure in
negativo, una societ liberata.
Hitler, per rimanere a ci che successe allepoca del nazismo, definito da Brecht limbianchino, lo
sapeva molto bene, al punto da definire larte critica come arte degenerata. Le cose non sono cambiate se non, forse, in peggio. Tutto
il fermento artistico, che di solito si
suole definire come avanguardia,
non riuscito a intaccare il gusto dominante, se non offrendo spunti di
semplice ammodernamento attra-
89
La cultura
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La cultura
Leredit
di Paolo Volponi:
utopia industriale e
invenzione letteraria
di Emanuele Zinato
Curatore, per la casa editrice Einaudi,
dellopera completa di Paolo Volponi
composizione e deflagrazione.
Nel settembre 1943, ricevuta la cartolina del distretto militare di
Pesaro, prese la decisione di non
servire nellesercito della neonata
Repubblica Sociale Italiana e si allontan da Urbino con una improvvisata formazione partigiana
che si sband dopo il primo scontro
con le pattuglie nazifasciste. Il padre lo nascose nella casa dei nonni
materni a San Savino, da dove
Volponi scapp nel 1944 per raggiunse il fronte e unirsi ai reparti alleati, in compagnia dei quali fece ritorno a Urbino. Limmagine della
citt natale violata dai mezzi corazzati e dal miscuglio multietnico degli eserciti, rappresent il primo
rovesciamento del mondo, lemblema della fine di unepoca, il segno dellavvio di una modernizzazione liberatrice, leggendaria e inevitabile. Lepopea del dopoguerra
spinse Volponi fuori dalla citt natale. Nel momento di uscire da
Urbino, egli laureato in legge e
poeta si configura come unintellettuale del tutto atipico nel contesto culturale quarantottesco: nellItalia stretta dalla restaurazione
clericale e dello zdanovismo insegue una ricostruzione aderente ai
bisogni delluomo, sogna un rinnovamento che immetta in Italia la
spinta innovativa della modernit
industriale valorizzando al con-
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La cultura
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La cultura
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Memoria
Dove c da combattere
per la giustizia,
contro le illegalit,
per i diritti degli oppressi
e degli sfruttati, l Vidali.
un patriota di tutte le patrie
Nostra patria
il mondo intero
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Memoria
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Intifada dIraq*
Lautrice di No Logo a Sadr City, il sobborgo sciita.
Ecco il suo racconto di come il governatore Usa, Paul Bremer, ha causato la rivolta con i propri errori
Caduta nelle mani degli americani il 9 aprile del 2003, a un anno di distanza Baghdad sta insorgendo contro di loro. Secondo il ministro della
Difesa, Donald Rumsfeld, la resistenza sarebbe composta da un pugno di
criminali, banditi e terroristi. Ma una pericolosa illusione. La guerra
contro loccupazione viene oggi combattuta in campo aperto, da comuni
cittadini che difendono le loro case e i loro quartieri: scoccata lora dellintifada irachena.
Ci hanno rubato il posto per giocare, mi ha detto un ragazzino di otto
anni di Sadr City, indicando sei carri armati parcheggiati in un campo sportivo, accanto a un castello di tubi metallici arrugginiti dove si arrampicano
i bambini. Si tratta di un prezioso fazzoletto di verde in una periferia circondata da acque putride e cumuli dimmondizia.
Questo sobborgo di Baghdad ha beneficiato ben poco delle ingenti risorse
stanziate per la ricostruzione, il che spiega in parte come mai Moqtada
al Sadr e le sue milizie godano qui di molte simpatie. Prima che il proconsole americano, Paul Bremer, spingesse il leader sciita allo scontro armato chiudendo il suo giornale e arrestando e uccidendo i suoi luogotenenti, lesercito di Mahadi non combatteva contro le forze della coalizione,
ma le affiancava. Il governo provvisorio alleato, che controlla ormai da un
anno la capitale irachena, non ancora riuscito a far funzionare i semafori
n a garantire un minimo di sicurezza alla popolazione civile. Cos a Sadr
City, capita di assistere allo spettacolo delle milizie fuorilegge di
Moqtada impegnate in attivit sovversive quali dirigere il traffico e proteggere le fabbriche dai saccheggiatori. In un certo senso, lesercito di
Mahdi figlio di Bremer quanto di al-Sadr: il governatore americano ha
abbandonato la citt a se stessa, creando un vuoto che il leader sciita ha
semplicemente riempito.
Ma con lavvicinarsi del passaggio dei poteri agli iracheni, previsto per
fine giugno, Bremer vede al-Sadr e le sue milizie come nemici da schiacciare, insieme alle popolazioni che se ne fanno scudo. Ecco perch loccupazione dei campi di gioco stata solo linizio di quel che mi capitato
di vedere a Sadr City la settimana scorsa.
Allospedale di Al-Thawara, ho incontrato Read Daier, 36 anni, guidatore
di unautoambulanza colpito al basso addome da una delle dodici pallottole sparate contro la sua vettura da una jeep americana. Secondo le autorit sanitarie, quando stato attaccato, stava trasportando sei persone ferite dai soldati americani, fra le quali una donna incinta che era stata colpita allo stomaco e aveva perso il suo bambino.
Ho visto automobili carbonizzate che, secondo decine di testimoni oculari, erano state sventrate da missili Usa e i loro conducenti, stando alle
notizie confermate dagli ospedali locali, erano bruciati vivi. Ho visitato
inoltre lisolato numero 37 del distretto di Chuadir, a Sadr City: una fila
di case dove ogni porta, come hanno raccontato i residenti, era stata crivellata dai proiettili sparati dai carri armati americani che sfilavano lungo
la strada. Cinque persone sono rimaste uccise, fra le quali un bambino di
4 anni, Murtada Hammad.
Gioved, 8 aprile, ho notato qualcosa che mi ha fatto ancor pi spavento:
una copia del Corano forata da una pallottola. Giaceva fra le rovine dellex quartier generale di Moqtada a Sadr City. Poche ore prima, secondo
alcuni testimoni, due cingolati americani avevano abbattuto i muri delledificio mentre due missili telecomandati avevano sfondato il tetto, lasciando enormi crateri nel pavimento e un cumulo di macerie.
Ma i danni peggiori sono stati compiuti a mani nude. Stando al racconto
Prenota subito
le tue ferie
l Iernesto in festa
Cantiano (Pesaro - Urbino)
dal 20 al 25 luglio 2004
email: festaernesto@libero.it