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PENTATEUCO: LA STRADA VECCHIA E LA NUOVA

E. Cortese

Chiamiamo strada vecchia quella che stata chiamata nuova teoria documentaria e che sommariamente si fa risalire a J. Wellhausen. Col tempo, si sa, tutto invecchia. Ma non tutto ci che invecchia da buttare. Lo
diciamo subito, per giocare fin dallinizio, come si suol dire, a carte scoperte.
E stato De Wette a fornire il cosiddetto punto di Archimede, su cui far
leva per dare la definitiva datazione dei documenti scoperti nel Pentateuco.
Il punto di Archimede il Deuteronomio. Studiandone la legislazione e
confrontandola con le relative prassi cultuali descritte in JE e in P, si capovolto lordine cronologico dei documenti. La precedente teoria documentaria riteneva infatti P il pi antico; ma dopo De Wette si considerarono
come i pi antichi J ed E e come ultimo P. Il deuteronomico punto di
Archimede permetteva anche di datare JE come anteriori al 620, epoca
giosiana della scoperta di quello che si ritiene il primitivo Codice deut.
Ecco cos la nuova teoria documentaria.
Oggi molti la ritengono vecchia e da buttare e preferiscono nuove strade. Tra queste noi ne prendiamo in considerazione solo una, quella che sembra aver ottenuto pi successo negli ultimi anni e che fa capo a R. Rendtorff.
Le radici della sua teoria, che noi chiamiamo strada nuova, ci spingerebbero molto in s nel tempo. Noi ci limitiamo a ricordare H. Gunkel,
che, a fianco della ormai tradizionale critica letteraria, cominci a proporre
un nuovo metodo di studio del Pent.: quello della critica delle forme o storia delle forme. Questo nuovo metodo ha suscitato entusiasmo, perch
sembrava che offrisse la possibilit di risalire oltre la data dei documenti
del Pent., verso lepoca storica dei fatti ivi raccontati.
Effettivamente, se usato con equilibrio e non in contrapposizione al precedente, il metodo di Gunkel ci aiuta ad intravvedere qualcosa al di l dellepoca dei pi antichi documenti, che sono datati, tuttal pi, al tempo di
Davide e non prima. Ma se viene applicato sistematicamente e radicalmente, esso ottiene lo stesso deleterio risultato che ottiene un bambino quando
smonta un giocattolo e non pi capace di metterne assieme i pezzi 1.

1. E. Cortese, Il Pentateuco oggi: la teoria documentaria in crisi?, ScC 111 (1983) 83.

LA 43 (1993) 71-87

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G. von Rad, un esempio raro dellequilibrio necessario nellapplicare


i ricordati metodi scientifici. Nonostante le critiche ricevute, il suo Das
formgeschichtliche Problem des Hexateuch, del 1938, e la sua celebre
Teologia dellAT, comparsa quasi ventanni dopo, sono modelli da rivedere, s, ma sopratutto da apprezzare e da imitare.
Combinare assieme il metodo della critica letteraria e della critica delle
forme di fatto unimpresa difficile. E non sembra sia un merito da
ascriversi agli studiosi della nuova strada, tra i quali, in questo articolo,
intendiamo prendere il considerazione sopratutto E. Blum, discepolo di
Rendtorff, contrapponendo ai suoi recenti lavori quelli di K. Berge e di S.
Boorer, che possiamo catalogare, se essi non si offendono, tra i migliori
esponenti attuali del metodo della strada vecchia, da noi preferita.

1. La strada nuova: Blum2


Gi Gunkel aveva manifestato un po dimbarazzo di fronte allo
sdoppiamento3 dei metodi esegetici, quello della critica letteraria e quello
della storia della formazione o delle forme, come ricorda lo stesso Blum,
che si vanta di averlo superato. Come se il falegname, per il fatto che talvolta non sa se usare la pialla o lo scalpello, buttasse via definitivamente
uno dei due strumenti del suo lavoro per eliminare il problema.
Chi esaspera il dualismo dei metodi indicati sopratutto Rendtorff, che,
dopo uno studio specifico sullargomento4, arriva allormai famoso Das
berlieferungsgeschichtliche Problem des Penteuch5, il cui titolo sembra
manifestare lambizione di superare e rimpiazzare la citata opera di von
Rad.

Il metodo impazzito
Rendtorff ingigantisce a tal punto la difficolt di combinare assieme i nostri due metodi, da affermarne lincompatibilit. Di conseguenza rivendica
2. E. Blum, Die Komposition der Vtergeschichte (WMANT 57), Neukirchen-Vluyn 1984;

Idem, Studien zur Komposition des Pentateuch (BZAW 189), Berlin - New York 1990.
3. Verdoppelung: Blum, Die Komposition der Vtergeschichte, 464 e nota 6 ivi.
4. R. Rendtorff, Literarkritik und Traditionsgeschichte, EvTh 27 (1967) 138-153.
5. R. Rendtorff, Das berlieferungsgeschichtliche Problem des Penteuch (BZAW 147),
Berlin - New York 1977.

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la necessit di abbandonare quello della critica letteraria. Ma il metodo


della Formgeschichte ha anchesso i suoi limiti; che erano gi apparsi nella
applicazione tentata da M. Noth con la sua berlieferungsgeschichte des
Pentateuch del 1948.
Se infatti si isolano sistematicamente i singoli temi o saghe del Pent.,
affermando loriginaria indipendenza di ciascuno di essi, si finisce per
spappolarlo. Un patriarca non pi padrone di avere un figlio, perch questi fa parte dun altro ciclo di leggende, aventi altra origine e altra storia.
Cos pure il medesimo personaggio non pi padrone di spostarsi da un
punto ad un altro della Palestina, perch due distinte localit devono avere
ciascuna il proprio ciclo indipendente di leggende.
Nella seconda parte della sua storia delle tradizioni Rendtorff applica i
suoi principi metodologici nello studio particolare dei Patriarchi, partendo
dalla fine: Giuseppe, Giacobbe, Isacco e Abramo. Non ce la fa a smontare
la storia di Giuseppe e con quella di Isacco, costituita dal solo Gen 26, non
ritiene di dover tentare. Ma quella di Giacobbe viene suddivisa in due gruppi di leggende: Giacobbe-Esa e Giacobbe-Laban. Quella di Abramo ridotta anchessa a due gruppi o cicli: Abramo-Lot e Leggende del Negheb
(Gen 20ss), oltre ad alcuni gruppi minori (Gen 14;16;17;23! ed anche
12,10-20 e, forse, Gen 15) e pezzi a s stanti (Gen 24 e, probabilmente,
12,1-8).
Lunico legame che tiene assieme tanti pezzi eterogenei sarebbero le
frasi delle promesse patriarcali. Queste, a loro volta, vengono considerate
originariamente indipendenti, a seconda dei loro contenuti (figlio, prosperit e benedizione, protezione e guida, terra). Ovviamente, data la supposta
indipendenza originale dei singoli cicli di leggende o addirittura dei singoli temi, si ritiene impossibile che una stessa promessa sia fatta originariamente ad Abramo e a Giacobbe. Ecco perch, alla fine, la rete di promesse
che leggiamo nella storia dei Patriarchi e in tutto il Pent. viene considerata
tutta quanta redazionale e tardiva6.

La confusione deuteronomistica
Questi risultati trovano una spinta ed una conferma in quella che chiamiamo confusione deuteronomistica, cio nella tendenza a ritenere esilici nel
Pent. tutti quei fenomeni stilistico - letterari che si incontrano specialmente

6. Cortese, Il Pentateuco oggi, 82ss.

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nel Deut e nei successivi libri da Gs a Re e che vanno sotto il nome di letteratura deuteronomistica. A questa confusione si giunge sulla scia di
Noth, anche se non ne va addossata a lui tutta la colpa. Egli consider opera unitaria tutti i libri indicati, da Deut a Re, che costituirebbero lOpera
dtr, separata dal Tetrateuco 7. Siccome la storia narratavi termina appena
dopo la distruzione definitiva di Gerusalemme, si finisce per ritenere esilica
tutta la letteratura dtr. Questa la confusione deleteria di cui parlavamo,
che spinge molti esegeti di oggi a ritenere che anche i racconti non sacerdotali del Pent. siano composti non prima dellesilio.
Ormai sembra assodato che dellOpera dtr una prima edizione stata
fatta prima dellesilio, forse al tempo di Giosia, cos come al tempo di
Giosia si fa risalire una edizione del nucleo del Deut, edizione che, probabilmente, non neanche la prima 8. Sicch oggi bisognerebbe essere pi
cauti nel presentare come conferma della strada nuova negli studi del Pent.
la tesi della datazione esilica della letteratura dtr. Questo infatti potrebbe
essere semplicemente la somma di due errori: il sistema impazzito della
Formgeschichte e la confusione dtr. Se si tratti di somma di errori o di vera
scoperta lo si dovrebbe gi capire dai risultati.
Infatti la nuova moda degli studi sul Pentateuco diventata come una
marea o inondazione che sommerge tutto. Come un torrente uscito dagli
argini, essa ha provocato un allagamento, la redazione esilica dtr, da cui
emergono soltanto qua e l tetti o comignoli e qualche campanile o torre,
pezzi pre-esilici isolati. Si finisce per ritenere che prima dellesilio non ci
fossero racconti scritti. Non solo non cerano documenti storiografici, ma
neanche testi profetici consistenti, neanche i salmi e la prima fase della letteratura sapienziale. Lassurdo che questa moda ammette, bont sua, lesistenza di istituzioni pre-esiliche, quali la monarchia e il tempio; ma i
documenti che da esse dovrebbero essere logicamente scaturiti sarebbero
invece sorti quando le istituzioni non cerano pi o erano fortemente
debilitate!
Chi conosce la storia postesilica sa che solo con Neemia, nel 450, e
forse solo nel sec. 4, nel quale probabilmente va collocato Esdra, si pu
parlare duna qualche ripresa della vita del popolo superstite. Ma, stando a

7. M. Noth, berlieferungsgeschichtliche Studien, Tbingen 1943.


8. E. Cortese, Theories concerning Dtr: a Possible Rapprochement, in C. Brekelmans - J.

Lust (eds), Pentateuchal and Deuteronomistic Studies. Papers Read at the XIIIth IOSOT
Congress Leuven 1989 (BETL 94), Leuven 1990, 179-190. Si veda ora H. D. Preuss, Zum
deuteronomistichen Geschichtswerk, ThR58 (1993) 385-395, le pagine di bilancio finale
della lunga rassegna.

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questa moda, sia le grandi opere storiografiche e profetiche e sia i salmi e


la letteratura sapienziale sarebbero il prodotto del lavoro letterario forsennato di autori che si son messi allopera improvvisamente e tutti assieme
nello spazio duna cinquantina danni prima dellavvento dellellenismo, in
un periodo storico cio in cui i superstiti dellesilio babilonese e della
batosta che lha provocato, non dovevano avere molte possibilit e molta
voglia di inventare tutte queste cose della loro preistoria. Si tenga infatti
presente che il Pentateuco Samaritano, e poi i LXX, attestano un
Pentateuco gi fissato per lo meno alla fine del sec 4. Inoltre in tale periodo postesilico gli autori di opere letterarie avevano gi abbastanza da lavorare. Da una parte ce infatti la letteratura apocrifa e dallaltra tutto il
lavoro redazionale dei documenti antichi, lavoro da cui Esdra e la sua
quipe dovevano essere fin troppo occupati, anche solo per la redazione del
Pent.
Perch bisogna pur denunciare, tra le tante confusioni o equivoci, quella che oggi si fa sul termine redazione. Un redattore non un autore. In
un giornale di oggi non si confonde chi lautore dellarticolo e chi il
redattore. Il redattore mette assieme, eventualmente taglia i pezzi, ma non
il loro autore. Di questo ci si dovrebbe ricordare quando si parla di
Redaktionsgeschichte.

La composizione della storia dei Patriarchi


Ma veniamo alla prima opera di Blum. Essa divisa in tre parti. Nella prima (pp. 6-270) si studia la formazione della storia di Giacobbe: il nucleo
originale sarebbe Gen 28,11-13a alfa.16-19. Solo pi tardi vi si aggiungono i dati del pellegrinaggio o itinerario: 28,13ss e 20ss., che attestano gi
lesistenza di un racconto su Giacobbe. Con essi 35,1-7, il racconto del ritorno, non avrebbe niente a che fare; sarebbe aggiunto solo in una fase
molto tardiva. Questultima, che viene trattata a fondo pi tardi, sarebbe
dtr e farebbe parte di un complesso di collegamenti che unisce ormai tutto
il Pent. con Gios 24 (Gen 33,19; 50, 25; Es 13,19). Della seconda fase o
racconto su Giacobbe farebbero invece parte Gen 25B (cio 25,19-34) e 27,
il gi citato 28,20ss e 29,1-33,17 nella loro sostanza, detratti brani di ulteriori redazioni, e tra essi le promesse patriarcali; naturalmente vanno esclusi
anche i brani sacerdotali. La seconda fase viene datata al tempo di
Geroboamo I, immediatamente dopo lo scisma, e ambientata appunto nel
regno settentrionale. Questa composizione (meno male che Blum non la
chiama redazione!) subisce poi dei ritocchi, che vogliono mettere in luce

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i legami del regno del Nord con gli Aramei, e viene ampliata con Gen 34;
38; 49 e con tutta la storia di Giuseppe, per tacere di altre piccole aggiunte.
Data di questa ulteriore elaborazione linizio del sec. VIII.
Nella seconda parte (pp. 251-458) del voluminoso lavoro si descrivono
le due ultime fasi della formazione di quella che diventa finalmente la Storia dei Patriarchi, perch l che si aggiungono i racconti su Abramo e Lot
(Gen 18; 19; e 13. Non compare ancora Gen 12,1-8!). Ed l che compaiono le prime promesse: 28,14 a beta e 13,14-17. Questa prima fase della
formazione della storia dei Patriarchi tutti insieme sarebbe del periodo immediatamente successivo alla distruzione di Samaria, nel 721. Ma linflazione delle promesse della terra e della numerosa discendenza (12,1ss;
21,13.18; 26,1ss; 31,13...), Gen 16 e 26 nella loro sostanza, 12,10-20, lo
stesso sacrificio di Isacco (Gen 22) e le numerose notizie di pellegrinaggio
o itinerari le avremmo solo in unulteriore tappa, quella dtr esilica. Ma
questa non lultima fase dtr. Solo pi tardi infatti si opera redazionalmente
lulteriore e pi ampio collegamento della storia dei Patriarchi con Gen 111 (qui Blum segue Crsemannn) e con Es-Num! Giacch, a quanto pare,
il tema della promessa della terra e quello delluscita dallEgitto e della
marcia verso di essa non potevano ancora considerarsi collegati!
Cos coloro che deprecavano la moltiplicazione degli strati J o E o P
nel Pent. (e tra essi Rendtorff!) sono serviti. Noi non ci proviamo neppure
ad enumerare esattamente lelenco delle successive composizioni o redazioni di composizioni che in questo lavoro di Blum si vogliono evidenziare.
La terza parte (pp. 459-506) una specie di appendice. Egli vi mette,
in particolare, la discussione del criterio critico-letterario dei nomi divini,
su cui Rendtorff aveva prudentemente taciuto, e la negazione dunorigine
dei racconti patriarcali nellepoca anteriore alla monarchia, cosa che, invece, molti, e specialmente Noth e Westermann, hanno sostenuto e mostrato.

Il Pentateuco come tardiva introduzione dtr a Deut-2Re


Salutato come il nuovo Wellhausen 9, Blum presenta nel 1990 la sua seconda opera, che cercheremo di descrivere pi brevemente. Del resto essa non
fa che continuare in Es-Num quella lettura del Pent. che egli ha tentato
nella prima. In particolare Blum finisce per affermare che le parti dtr del
Pent. sono posteriori a quelle di Deut-2Re. Nella logica di quelli della nuo-

9. L. Ska, Un nouveau Wellhausen?, Bib 72 (1991) 253-263.

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va strada questo inevitabile. Se infatti ci sono in Deut-2Re dei riferimenti


a Gen-Num o bisogna dire che il Pent. nei suoi ritocchi o parti dtr anteriore e pre-esilico o bisogna cadere nellipotesi che il nostro autore ora difende. A meno di trovare delle scappatoie piuttosto ridicole, come quella
di affermare che i padri destinatari delle promesse, dei quali parla Deut, non
sono i Patriarchi del Pent., il che stato gi affermato 10, o che lesodo cui
fa riferimento Deut non quello del libro dellEs, tesi finora fortunatamente non sostenuta, ma che prima o poi dovr essere analogamente sviluppata
dai seguaci della nuova strada.
Il lavoro diviso in due parti, corrispondenti alle due grandi composizioni dtr e P, costituite luna da Es e Num e laltra da Es, Lev e Num.
Tenendo conto dei risultati che Blum ha ottenuto nella parte finale della
precedente opera, prendiamo atto del fatto che lui ora voglia dedicarsi soprattutto allo sforzo del suo compositore dtr per mettere insieme gli episodi di Es-Num.
Nella prima parte (pp. 7-207) di questa seconda opera, infatti, si fanno
sopratutto notare i collegamenti interni in Es 1-14(15) e 19-34 e quelli tra i
due blocchi. Ma si fa anche notare lidentit dellautore di tutti questi interventi colleganti il Pent. con Deut-2Re: p. es. in Es 14 e 1Sam 12. Anche
un testo come Es 13,3-16, legge sulla Pasqua di stile dtr parallela a quella
P di Es 12, sarebbe una creazione del nostro compositore esilico con cui
egli compatta tutta la storia dalle origini alla distruzione di Gerusalemme.
Blum non nega che nella nostra composizione siano incorporati o assimilati dei pezzi anteriori (vocazione di Mos, uscita dallEgitto, Codice dellalleanza al Sinai). Li mette anzi in rilievo diacronicamente (Diachrone
Reliefbeschreibung), ma danno limpressione di quei tetti o comignoli che
emergono dallallagamento dtr di cui si parlava nellintroduzione. Comunque, Blum nega recisamente che ci sia una storia J antica unitaria, dove
questi pezzi siano organicamente collegati. Solo a tratti troviamo ventilata
nel suo lavoro lipotesi duna base narrativa anteriore 11 e a denti stretti
ammette un pre-dtr Codice dellalleanza ambientato al Sinai e forse preceduto dal decalogo 12, ma di questa Erzhlberlieferung non si occupa
pi di tanto.

10. T. Rmer, Israels Vter. Untersuchungen zur Vterthematik im Deuteronomium und in

der deuteronomistichen Tradition (OBO 99), Gttingen 1990.


11. Blum, Studien zur Komposition, 180 e 216 nota 39.
12. Blum, Studien zur Komposition, 99.

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Della seconda parte (pp. 219-360) dellopera, lesame di KP, che per
noi il documento sacerdotale, diciamo soltanto che questo mantenuto
accuratamente distinto dalla composizione D. Daltra parte KP non sarebbe un documento indipendente. Non sarebbe neanche una nuova redazione
del tutto, ma, anchesso, una vera composizione: una tesi per noi enigmatica, che, probabilmente, solo i seguaci della strada nuova capiscono.
Egli fa notare anche qui i grandi difetti della teoria documentaria, come se
non fosse da essa che egli assume la distinzione tra le due composizioni
KD e KP. Alla fine delle due parti troviamo rispettivamente unappendice
(Nachtrag) e uno sguardo alle tappe o redazioni successive (Ausblick).
Nella prima (pp. 208-218) Blum fa una critica, ovviamente benevola, a
Rose 13 e a van Seters, due suoi compagni di viaggio nella nuova strada
degli studi sul Pent. Poi, dopo aver asserito ancora una volta e solennemente che il Quellenautor della teoria Documentaria tutta unaltra cosa rispetto al suo Kompositor, ipotizza che lopera di questultimo, gi datata
nel volume precedente appena dopo il 722, sia una vita di Mos; guai per
a chiamarla Redazione JE come faceva Wellhausen! Nello sguardo
prospettico finale, senza fortunatamente azzardarsi a metterle in evidenza,
Blum d un elenco non esaustivo di due tipi di aggiunte, di stile P e D rispettivamente, che sincontrano nel Pent. e che sono state fatte in molteplici tappe: tra quelle, molti testi che comunemente sono ritenuti molto
antichi, come Es 34, che per hanno coloriture dtr sospette e tuttavia non
ha potuto attribuire a KD.

I traguardi della nuova strada


Al termine di questa presentazione, opportuno fare una breve valutazione
globale sul metodo della nuova strada e sui risultati conseguiti, valutazione, che, a parte limpressione suscitata dalle critiche fatte sin qui, non
completamente negativa.
Le lacune del metodo della Formgeschichte, applicato nella forma impazzita di cui si parlato, le possiamo ridurre a due punti: vi si dimenticano i criteri classici della critica letteraria, sopratutto quello dei nomi divini
e dei doppioni, e si confondono i piani della storia narrata, della tradizione
e della composizione letteraria della narrazione.

13. M. Rose, Deuteronomist und Jahwist. Untersuchungen zu den Berhrungspunkten

beider Literaturwerke (AThANT 67), Zrich 1981.

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Blum in quella che abbiamo considerato unappendice della prima opera tratta ampiamente la questione dei nomi divini (pp. 471-475) e fa ogni
sforzo per annullare il valore di tale criterio letterario per la distinzione dei
documenti del Pent. E in tutto il corso del lavoro liquida largomento dei
differenti nomi divini in maniera a dir poco superficiale.
Che ci siano dei passi dove difficile applicare tale criterio fuori dubbio. Ma nella maggior parte dei casi, potremmo dire nell80 %, e collegandolo con quello dei doppioni, esso resta un criterio sicuro. Basti pensare
alla distinzione che Blum stesso e tutti quelli della strada nuova fanno tra
P e il resto del materiale del Pent. Non forse perch ci sono due racconti
paralleli o doppioni, p. es. quelli della creazione (in Gen 1s) e dellalleanza
con Abramo (Gen 15 e 17), nei quali si usano differenti nomi divini, che si
scoprono due storie parallele? Se si trattasse solo di due storie, J e P, il criterio sarebbe valido al 100 % ! Come mai nella scuola di Rendtorff ci si
dimentica di questo?
Ci si dimentica inoltre che nel Pent. abbiamo tre codici di leggi paralleli:
quello dellAlleanza in Es 20-24, di Santit in Lev 17-26 e quello di Deut.
Non si deve forse dedurre da ci lesistenza di documenti paralleli? Applicare la Formgeschichte in maniera giusta allo studio di questi codici non significa confonderli uno collaltro, come fossero tre opere duno stesso
autore, ma in ognuna di esse, accuratamente separata e diversamente datata
con i criteri letterari, significa tracciarne poi separatamente la storia della
formazione. La stessa cosa si deve fare con i documenti completi del Pent.
Che si debba poi separare il piano letterario da quello della tradizione
precedente lo hanno inconsciamente riconosciuto, ma solo nel trattamento
di P, anche i seguaci della strada nuova. Le dichiarazioni programmatiche
di Rendtorff, a proposito dello studio di P nel suo libro citato, facevano
temere il peggio e rizzare i capelli 14. Ma finora esso, sia che lo ritengano
documento a s stante e sia che lo ritengano ulteriore redazione del Pent.,
ha resistito allo spappolamento.
Come dunque nella stessa scuola di Rendtorff ci si limitati a studiare
la storia delle tradizioni a monte di P, cos sarebbe stato necessario che la
cercassero a monte dellaltra parallela storia del Pent. E deludente, invece, vedere come se la sbriga Blum a monte dei documenti del Pent., a proposito della storia pre-israelitica della formazione delle tradizioni: mezza
pagina in tutto, delle oltre 500 del suo studio! Un altro motivo che spinge
molti alla strada nuova e alle sue disastrose conseguenze la confusione o

14. Cortese, Il Pentateuco oggi, 84s.

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semplificazione dtr di cui abbiamo parlato all inizio. Ma la discussione di


questo punto la riprenderemo nella seconda parte.
Qui dobbiamo ancora accennare ad alcuni risultati positivi degli studi
di Blum. Essi, anzitutto, fanno parte di quel complesso di attacchi alla teoria documentaria che ha portato ad essere pi cauti nel tentativo di isolare un completo documento E nel Pent. Una tale cautela la troviamo per
gi in Wellhausen e Noth15. Ma a Blum, oltre il merito, gi ricordato, di
non essersi lanciato allassalto di P, nonostante il grido di battaglia del suo
maestro, dobbiamo anche riconoscere quello di un certo ripiegamento della linea bellica l dove mostra lesistenza duna storia pre-dtr dei Patriarchi (Vtergeschichte 1), da lui datata subito dopo il 721 a.C. Almeno nel
Gen, egli riconosce, cos, senza volerlo, lesistenza di quello che gi
Wellhausen chiamava RJ+E. Tenendo conto che Blum ammette inoltre un
documento anteriore, risalente agli inizi del sec 8, nella corte settentrionale, che chiama composizione della storia di Giacobbe16, potremmo dire
che si avvicina alla teoria documentaria anche per quanto riguarda il documento E.
Ma il punto dove Blum ci fa rimanere a bocca aperta dove parla delle
genealogie del Pent17. Riconosce, con Wellhausen, che esse sono il canovaccio che tiene assieme tutta la storia. Inoltre si oppone recisamente a
Noth, per il quale esse sono un prodotto letterario tardivo, costruito sulla
base del materiale narrativo delle storie patriarcali; esse sono invece anteriori alla composizione della storia di queste. Ma addirittura, dopo aver
mostrato limportanza delle genealogie nella tradizione orale dei gruppi
primitivi, Blum dice che gli schemi di pensiero genealogici del Gen dovrebbero essere nellIsraele pre-esilico uneredit della societ segmentaria
pre-monarchica18.
Aggiungiamo a queste ammissioni il fatto che nella sua seconda opera,
nonostante tutto, Blum prende in seria considerazione gli argomenti di
Kreuzer19 e respinge quello che nella sua stessa scuola si dice a proposito del
supposto silenzio sul Pent (Pentateuchschweigen) da parte dei profeti.

15. Cortese, Il Pentateuco oggi, 80.


16. Blum, Die Komposition der Vtergeschichte, 258.
17. Blum, Die Komposition der Vtergeschichte, 483-491.
18. Blum, Die Komposition der Vtergeschichte, 490.
19. S. Kreuzer, Die Frhgeschichte Israels in Bekenntnis und Verkndigung des AT (BZAW
178), Berlin - New York 1989, citato e accettato da Blum in Studien zur Komposition des
Pentateuch, 218, nota 44.

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Questi spiragli lasciano intravvedere in futuro un avvicinamento tra le


scuole o meglio un ritorno alla strada vecchia. A conferma dellantico adagio: chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa perde e non sa cosa
trova.

2. La strada vecchia: Boorer20


Le reazioni alle nuove mode degli studi sul Pent. non si sono fatte attendere. Ne abbiamo indicate alcune gi nel nostro studio citato del 1983. Ma
naturalmente si tratta quasi sempre o di osservazioni generali o di aspetti
parziali o di critiche particolari limitate allo spazio di un articolo. Tra le
opere pi sostanziose abbiamo ricordato quella di Berge, gi presentata nel
volume precedente di Liber Annuus 21.
Nella prima parte di tale opera si rif lesegesi accurata dei testi e si
ribadisce lesistenza dei documenti JE nelle storie patriarcali di Gen. Nella
seconda parte si esaminano quelle espressioni delle promesse e benedizioni
patriarcali che da quelli della strada nuova sono affrettatamente definite dtr.
La formula sar con te, seguendo la dimostrazione di Preuss22, confortata da molteplici testimonianze di studi posteriori, non arriva nel Pent.
soltanto in epoca esilica e ad opera del Dtr23. Altrettanto dimostra Berge a
proposito delle formule della benedizione. Alla stregua di Steck24 esse si
radicano nella monarchia davidica fin dalle sue origini, contro le opinioni
di H. H. Schmid e di van Seters25. E basta il confronto tra le formule usate
in Gen 12,1ss e 28 con quelle del Deut per vedere la differenza e
lirriducibilit di quelle a queste26.
C per nellopera di Berge un punto fondamentale che rimane
inesplorato: il tema del giuramento ai Padri. Effettivamente per chi si oc-

20. S. Boorer, The Promise of the Land as Oath. A Key to the Formation of the Pentateuch.
(BZAW 205), Berlin - New York 1992.
21. E. Cortese, Recensione di K. Berge, Die Zeit des Jahwisten. Ein Beitrag zur Datierung
jahwistischer Vtertexte (BZAW 186), Berlin - New York 1990, in LA 42 (1992) 411-413.
22. H. D. Preuss, Ich will mit dir sein!, ZAW 80 (1968) 139-173.
23. Berge, Die Zeit des Jahwisten, 203ss.
24. O. H. Steck, Gen 12,1-3 und die Urgeschichte des Jahwisten, in Probleme biblischer
Theologie. Fs. G. von Rad, Mnchen 1971, 525-554.
25. Berge, Die Zeit des Jahwisten, 259ss.
26. Berge, Die Zeit des Jahwisten, 286-310.

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cupa di J largomento non interessa. Ma se uno non lapprofondisce, rischia


di ritenerlo una caratteristica del Dtr esilico, come affermano quelli della
strada nuova. Ci finisce per far prendere delle posizioni sbagliate sulla
datazione di quella redazione e di quei testi del Tetrateuco che ne parlano.
E questa la lacuna dellopera di Berge che mostravamo nella citata recensione. Egli fornisce una datazione troppo tardiva ai rifacimenti dtr dei racconti del Pent.
Chi ora colma la lacuna S. Boorer. La tesi di questa studiosa ha la
fortuna di essere guidata da professori non solo colti ma anche equilibrati:
G. Tucker, A. Campbell e B. Childs. Potremmo dire che essa finalmente
risolve lenigma creato soprattutto e fin dal 1956 dallo studio di Hoftijzer
sulle promesse ai Patriarchi 27. A partire da quellepoca s cominciato a
prendere le formule del giuramento ai padri per la terra, per giunta datate
al tempo dellesilio, come criterio di datazione della redazione del Pent.,
arrivando alle conclusioni che abbiamo visto illustrate nella seconda opera
di Blum.
La Boorer, dunque, in una lunga introduzione (pp. 7-128) presenta
dapprima i principali metodi nello studio del Pent. e poi, in due tappe (da
Wellhausen al 1970 e dal 1970 in poi), fa la storia della interpretazione
delle promesse della terra, per arrivare a prendere di mira i testi del Pent.
che parlano delle promesse della terra usando il verbo niba. Si dedica
quindi, tra essi, ai pi importanti: Es 13,5.11; 32,13 e 33,1; Num 14,23a
e 32,11 e senza presupporre lesistenza di JE e di quei criteri critico-letterari che oggi, con la nuova moda, sarebbero giudicati pregiudizi sbagliati.
Il pregio e la novit principale del lavoro che si tratta duna considerazione sostanzialmente completa del problema, con un esame ed un raffronto non solo delle singole frasi indicate ma di tutto il contesto. Il
raffronto decisivo quello fatto con le frasi analoghe che troviamo nei brani paralleli del Deut e il relativo contesto.
Su questa strada lavevano preceduta altri autori. Ricordiamo p. es.
Lohfink, nello studio di Gen 1528 e Loza per lintercessione di Mos nella storia del vitello doro29. Ma quelli, in riferimento alla soluzione gene-

27. J. Hoftijzer, Die Verheissungen an die drei Erzvter, Leiden 1956.


28. N. Lohfink, Die Landverheissung als Eid. Eine Studie zu Gen 15 (SBS 28), Stuttgart
1967. Possiamo anche citare, p. es., D. E. Skweres, Die Rckverweise im Buch
Deuteronomium (AnBib 79), Rome 1979.
29. J. Loza, Exode XXXII et la Rdaction JE,VT 23 (1973) 38-45.

PENTATEUCO

83

rale del problema, si potevano considerare dei sondaggi, per quanto importanti30.
Cos nel cap. 2 (pp. 129-202) la Boorer esamina Es 13,3-16, legge su
pasqua, azzimi e primogeniti, dove i vv. 5 e 11 contengono la nostra formula di giuramento per la terra. Mette la pericope a confronto, da una parte con 12,29-39, il racconto pi antico su morte dei primogeniti, partenza
dallEgitto e azzimi, e dallaltra con 12,21-27, legge sulla pasqua posteriore ai due brani precedenti e, a sua volta, anteriore alla analoga legge di P
(12,1-20: legge su pasqua e azzimi: lordine ormai capovolto e la legge
dei primogeniti sparita con le sue relative notizie successive (12,28.40s).
Tra laltro si d anche la dimostrazione che P un documento indipendente e non una redazione del materiale o dei documenti precedenti. Con essi
P stato cucito assieme dopo; e le posteriori precisazioni sulla celebrazione della pasqua in 12,42-51 lo dimostrano.
Una volta stabilite le fasi della formazione di questi racconti, precisando pure che il vocabolario di Es 13, 3-16 non completamente dtr,
viene il confronto decisivo. Prima con Deut 6,8.10.20s, esortazione generale allosservanza dei comandamenti, amplificata rispetto a quella
particolare sulla pasqua, che abbiamo in Es 12,26. In Deut 6 essa
generica e perci posteriore anche a quella che abbiamo in 13,3-16. Poi
c il confronto con Deut 16,1-8, la vera legge dtr parallela su azzimi e
pasqua, che sembra parallela e contemporanea ai rifacimenti subiti in
Es 34 nei vv. 18-20 a proposito della stessa legge degli azzimi (quella
di pasqua l assente). Il confronto mostra che in Deut 16 che la
pasqua probabilmente attaccata agli azzimi, mentre quella dei primogeniti, rispetto a Es 34 staccata (anticipata: 15,19-23). Deut 16 rappresenta uno stadio in cui avvenuta una miglior fusione dei tre
elementi. Perci posteriore a Es 13,3-16.
Il confronto dei testi completato con la considerazione di altri (Lev
23,5-8 e Num 28,16-25; 3,11ss.40-51; 8,14.18; 18,15-18 e 2Cron 30 e 35,119), che per noi sono meno importanti, e con unappendice sulle opinioni
circa la storia della pasqua.
Il terzo capitolo (pp. 203-325), tra quelli dellanalisi, il pi lungo e
importante. E dedicato particolarmente alla preghiera dintercessione di

30. Come abbiamo detto sopra. Un altro lavoro che meriterebbe considerazione quello di
A. Schart, Mose und Israel im Konflikt. Eine redaktionsgeschichtliche Studie zu den
Wstenerzhlungen (OBO 98), Freiburg Schw. 1990, che Boorer non tiene ancora presente.

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E. CORTESE

Mos dopo il peccato del vitello doro, narrato in Es 32s. Di preghiere dintercessione ce ne sono almeno tre. La nostra formula contenuta nella prima (32,13) e nellordine successivo di partenza dal Sinai (33,1).
La prima preghiera, che abbiamo in Es 32,7-14, altro brano non completamente dtr, chiaramente posteriore al racconto primitivo (basic narrative). Questo costituito, salvo piccole modifiche, da Es 24,12-15a.18b;
31,18; 32,1-6.15-24.30-35; 34,1-8.10-28, dove in 32,31s abbiamo la primitiva preghiera dintercessione. La terza, che fa parte di pochi altri brani
probabilmente anteriori a 32,7ss (tra essi, p. es., lampliamento della
teofania antica in 34,6s), contenuta in 32,30-34 e precede la notizia del
castigo divino di 32,35, dopo la quale abbiamo lordine della ripresa della marcia. Nel racconto primitivo la rottura delle tavole da parte di Mos
non si compone bene con lordine divino di farne altre due e la preghiera
dintercessione non ha molto successo. E Jahweh che, quasi in opposizione a Mos, non vuol far naufragare la storia di salvezza del popolo.
La preghiera dintercessione inserita in 32,7-14 vuol spiegare meglio il
paradosso: la storia di salvezza si regge in piedi grazie al giuramento fatto
ai padri.
Ed eccoci al confronto con il testo parallelo di Deut 9,7-10,11, in cui, a
detta di molti autori e seguendo Lohfink, Boorer definisce tardivi 9,7s22ss
(oltre alle glosse 9,20;10,6s.8s); tali aggiunte infatti rivelano una visione
pi pessimistica e quindi la prospettiva dellesilio. Il confronto col testo
primitivo del Deut (pp. 307-320) mostra che la preghiera dintercessione
di Mos rievocata in Deut 9s dipende da Es 32ss, non solo dal testo base,
si noti bene, ma anche dalla nostra aggiunta 32,7-14 e 31,1-3. Non possiamo riportare qui in esteso limportante dimostrazione. Ricordiamo soltanto
che nel testo primitivo di Deut 9s compaiono cenni ciechi (blind motivs) i
quali senza i testi di Es 32s, testo base ed ampliamento, non si possono
spiegare. Le aggiunte in Deut 9s, poi, corrisponderebbero alle parti (dtr?)
del racconto della riforma di Giosia (2Re 23,6.12). Si stabilisce cos una
pi specifica scala cronologica, che ci permettiamo di precisare meglio rispetto al lavoro che stiamo esaminando: il testo primitivo di Deut 9s
giosiano (620 a.C.), Es 32,7-14 pre-giosiano e le aggiunte pessimistiche
in Deut 9s sono esiliche.
Lultimo cap. dellanalisi della Boorer, cio il cap. 4 (pp. 327-425),
dedicato a due brani differenti del libro dei Num, quello che narra il rifiuto
del dono della terra (Num 13s) e quello che tratta dellinsediamento in
Transgiordania di Ruben-Gad, con lobbligo per i loro guerrieri di partecipare alla conquista della Cisgiordania (Num 32). Nei due racconti abbiamo
ancora la nostra formula di giuramento: in 14,23a e 32,11.

PENTATEUCO

85

Se il primo brano non richiede tante pagine come quelle richieste per
Es 32,7-14 nel cap. precedente, il secondo ne richiederebbe forse di pi,
ma bisognava pur dare un taglio a tante diramazioni della ricerca. Con la
inevitabile conseguenza di rendere questo capitolo un po lacunoso. I suoi
risultati nella sostanza sono per sicuri come quelli dei capitoli precedenti.
E cio che la preghiera dintercessione di Mos dopo la colpa del rifiuto
della terra (Num 14,11b-23a), brano posteriore al racconto base, parallelo
a quello sacerdotale, sulla linea di quella fatta dopo la colpa del vitello
doro, sia nello stile che nel contenuto. Le differenze che Boorer vi riscontra (pp. 358-363) non sono per, a nostro avviso, cos grosse da far supporre due fasi redazionali differenti e si spiegano bene tenendo conto che
quella di Num posta come sviluppo della precedente, in una successiva
tappa del viaggio nel deserto e in circostanze differenti.
Anche il nuovo confronto con il testo primitivo e parallelo di Deut 9s
(pp. 363-367), se cos, risulta un po inutile. Comunque, questultimo testo si conferma posteriore.
Invece importante il raffronto con Deut 1,19-2,1 (pp. 386-397), che
con lepisodio di Num 13s veramente parallelo. Boorer ricorda che in
esso Deut 1,21.31a.37s (ivi compare Giosu come salvato dal castigo assieme a Caleb, in parallelismo al racconto sacerdotale di Num 13s) 39a e
46 sono comunemente ritenuti posteriori al testo base. E mostra che questo
dipende dal racconto pre-sacerdotale di Num 13s, non solo dal suo testo
base, ma anche dallamplificazione costituita dalla nostra preghiera dintercessione31. Un punto discutibile, qui, sembra quello di voler sottilizzare
sui rapporti tra lo strato tardivo di Deut 9s (9,23) e quello tardivo di Deut
132. Basta dire che sono esilici entrambi.
E allora, tenendo conto delle nostre osservazioni, il risultato raggiunto
che allorigine abbiamo sullo stesso piano cronologico e teologico Es
32,7-14 e Num 14,11b-23a, testi pre-dtr. Seguono Deut 9,12ss e 26-29 e, a
nostro parere sullo stesso piano, 1,19s.22-30.31b-36.39abb-45;2,1, testi dtr,
del tempo di Giosia. Infine abbiamo Deut 9,23 e assieme ad esso
1,21.31a.37s39a alfa.46, testi dtr esilici. Invece Boorer intravvede gi almeno 4 tappe33.

31. Boorer, The Promise of the Land as Oath, 386-398; alla fine c una critica severa alla

posizione di Rose, Deuteronomist und Jahwist.


32. Boorer, The Promise of the Land as Oath, 398s.
33. O meglio almeno 5, nelle pp. 400ss., a nostro parere da rivedere.

86

E. CORTESE

Ripetiamo che lo studio di Num 32 richiederebbe un capitolo a parte.


S. Boorer si limita ad esaminare lammonimento di Mos alle trib di
Ruben e Gad, cio Num 32,7-15, dopo il loro proposito di restare nella
Transgiordania, senza impegnarsi a stabilire la separazione e la data del rimanente materiale del capitolo. Questo del resto un problema ancora in
parte irrisolto, nonostante tutti i tentativi fatti dagli studiosi. Boorer mette
in risalto lo stile poco dtr del brano e la sua dipendenza anche dal materiale P di Num 13s e dai passi di Deut sopra citati: sia la loro forma primitiva
che la loro redazione tardiva.
Effettivamente il fatto che Mos metta latteggiamento di Ruben e Gad
sullo stesso piano di quello dei ribelli che hanno rifiutato la terra e affermi
che esso farebbe naufragare la sua conquista da parte degli altri non nella
logica dei fatti, n di quello ivi narrato, n dei precedenti cui in Num 32,715 si fa riferimento. Anzi, aggiungeremmo noi, contro lantica tradizione, che faceva ritenere terra dIsraele anche quella zona della Transgiordania! Anchessa dovrebbe essere considerata dono di Dio e volerci
restare non ribellarsi. E anche significativo che qui compaiano Caleb e
Giosu appaiati in 32,1234.
Perci, ripetendo nelle conclusioni (pp. 423ss) le correzioni fatte prima
e accettando sostanzialmente i risultati della Boorer, constatiamo che, dopo
le tre tappe indicate sopra, ne spunta ora una quarta, che sarebbe quella
della redazione che ha messo assieme i documenti anteriori e quello sacerdotale del Pent. e che, inoltre, ha messo assieme il Tetrateuco con lOpera
dtr. Per confermare questi risultati bisognerebbe tener conto anche di altri
testi dellOpera dtr, e specialmente di Gios35.
La conclusione (pp. 427-450), dopo la scala cronologica, che noi modificheremmo lievemente, come abbiam proposto nei capitoli precedenti,
riprende il pensiero degli autori con cui ci si confrontati nellintroduzione e in tutto il corso del lavoro: Van Seters, Rendtorff, Blum, che risultano
confutati dai risultati ottenuti, cosi come lo sono, in fondo, Schmid e
Hoftijzer. I modelli che dai risultati sono salvati, anche se necessitano di
quella revisione, che gi stata intrapresa p. es. da Brekelmans e Lohfink,
sono quelli di Noth e Wellhausen.

34. Sul quale versetto, dunque non si dovrebbero fare altre discussioni, come invece si fanno a p. 409ss. o 413, nota 130.
35. E di lavori come il nostro Josua 13-21. Ein priesterschriftlicher Abschnitt im
deuteronomistichen Geschichtswerk (OBO 94), Freiburg Schw. 1990, che si accorda perfettamente con i risultati di Boorer.

PENTATEUCO

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Oltre alle lievi correzioni proposte al lavoro di S. Boorer qui presentato, segnaleremmo alcuni errori per lo pi solo tipografici, che, se non andiamo errati, si riscontrano sopratutto nella parte finale, quella da noi
sottoposta a revisione.
A p. 233, allinizio e alla fine, leggere Es 24:12-15a e non 12,12-15a.
A p. 334, nella quartultima linea forse sarebbe meglio mettere 22-23a e
non solo 23a. A p. 45, II, B, 1 leggere forse: follow the... non: follow
re. A p. 360, nella nota 41, staccare le parole ebraiche di Es 34,6
lalpym ns. A p. 396, nota 99, leggere Literaturwerke e non Literaturwers.
A p. 405, alla linea 7 dal fondo (del testo, non delle note), leggere tribes,
non tribe. A p. 418, alla linea 9, mettere Deut 1:19-2:1, anzich Deut: 192:1. A p. 419, alla quintultima linea, noi metteremmo il verbo mss e non
msh. A proposito di Num 14,28a, citato a p. 420, facciamo notare che vi si
usa ns yad, non niba e che, viceversa, alla p. seguente, linea 15, niba
non andrebbe citato. Infine notiamo che M. Wst costantemente citato
Wuste.
Aggiungiamo che a p. 401 alle linee 7s dal fondo (del testo, non delle
note) noi avremmo aggiunto Deut 1,21.31a.37s.39aa e 46 e che nel titolo
messo a p. 291 sarebbe stato meglio e pi perspicuo mettere semplicemente i versetti tardivi: Deut 9,7s e 22ss e le glosse 9,20 e 10,6s.8s.
A parte queste pignolerie, che vogliono solo dimostrare lattenzione e
lapprezzamento con cui il lavoro stato esaminato e alloccorrenza riveduto, pensiamo daver gi detto quanto riteniamo sia importante per la ricerca sul Tetrateuco e sullOpera dtr.
Non resistiamo alla tentazione di concludere con le parole c.v.d. (come
volevasi dimostrare), sigla che usavamo sui banchi delle scuole medie concludendo i teoremi di geometria, e con un rinvio al nostro Da Mos a
Esdra: i libri storici dellantico Israele, del 1985. La linea ivi scelta risulterebbe pienamente confermata, sia per lo studio del Pent e sia per quello
dei libri storici successivi, dal libro di S. Boorer. Esso non , per noi, solo
interessante. Alle sue tesi siamo anche molto interessati.
Enzo Cortese
Professore invitato
Studium Biblicum Franciscanum, Jerusalem

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