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CRONOLOGIA
DA 20 MILIARDI
ALL' 1 A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI
BIANTE
BIANTE - Uno dei sette Savi della Grecia, nacque a Priene, citt della
Caria, e fior nel 566 avanti l'Era Volgare.
La sua reputazione fu assai grande e come ottimo cittadino e come profondo
filosofo; fu stimato il pi eloquente oratore del suo tempo, e tutti i suoi talenti
furono impiegati nel difendere i poveri e gli afflitti. Sopra queste due classi ancora
egli profuse le sue ricchezze, poich in quanto a s si content sempre del solo
necessario. Non intraprese mai una causa che egli non avesse gi riconosciuta per
giusta; per cui era nato il proverbio " una causa che si addosserebbe Biante" quando
voleva caratterizzarsi per giusta ed eccellente.
Egli si dilett molto della poesia; i suoi precetti di morale, e le sue istruzioni politiche
e guerriere furono scritte in versi, i quali secondo alcuni autori, furono oltre duemila;
ecco alcune delle sue massime:
" Procurate piacere a tutti: se voi vi riuscirete, troverete grandi soddisfazioni nel
corso della vita. Il fasto ed il disprezzo che si mostra per gli altri non ha prodotto
mai nulla di buono. Amate i vostri amici con discrezione; pensate che possono
diventare vostri nemici. Odiate i vostri nemici con moderazione; perch pu darsi
che un giorno divengano vostri amici.
" Scegliete con precauzione le persone che volete per amici; abbiate per essi
un'eguale affetto, ma distinguete il loro merito. Imitate coloro la cui scelta vi fa
onore, e siate persuasi che la virt dei vostri amici contribuir non poco alla vostra
reputazione. Non siate solleciti a parlare, poich dareste segni di pazzia. Procurate,
mentre siete giovani, di acquistare della sapienza; sar questa l'unica vostra
consolazione nella vecchiaia: voi non potete fare un migliore acquisto e questa
l'unica cosa il cui possesso sia certo, e che nessuno potr rapirvi.
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"La collera e la precipitazione sono due cose opposte alla prudenza. Gli uomini
probi sono assai rari, i cattivi e i pazzi sono infiniti. Non mancate mai di adempiere
quanto avete promesso. Parlate degli Dei in modo convenevole alla loro grandezza, e
rendete loro grazie di tutte le buone azioni che farete. Non siate importuni; meglio
che siate obbligati a ricevere, che obbligare gli altri a darvi. Non intraprendete nulla
inconsideratamente; ma quando avrete determinato di fare qualcosa, eseguitela con
calore. Vivete sempre come se foste all'ultimo istante dei vostri giorni, e, insieme,
come se doveste rimanere lungo tempo in vita. La buona salute un dono della
natura; le ricchezze generalmente sono effetto della sorte; ma la sapienza la sola
cosa che possa rendere un uomo utile.
La saggezza di Biante fu sempre conosciuta nei suoi discors, nei suoi scritti e nelle
sue determinazioni. Egli era solito dire che preferiva giudicare una questione fra due
suoi nemici, piuttosto che fra due suoi amici; ed eccone la ragione: nel primo caso,
diceva egli, posso riconciliarmi con quello dei due miei nemici al quale la decisione
sar stata favorevole; nel secondo caso, posso perdere l'amicizia di quel mio amico al
quale ho dovuto dar torto.
A questo proposito vien riferito, che un giorno si trov obbligato a giudicare uno dei
suoi amici al delitto del quale la legge infliggeva la pena di morte. Prima di proferire
la sentenza si mise a piangere davanti a tutto il Senato: perch piangete voi? gli disse
qualcuno; non dipende forse da voi il condannare o l'assolvere il colpevole? Piango,
replic Biante, perch la natura mi obbliga ad avere compassione degl'infelici; e
piango perch la legge mi obbliga a non aver riguardo ai moti della natura.
Le ricchezze, da Biante non erano annoverate nel numero dei veri beni; egli le
reputava superflue, e di cui si poteva fare a meno. Si trov in Priene, luogo, come gi
abbiamo osservato, della sua nascita, nel tempo che questa disgraziata citt fu presa
e saccheggiata; tutti i cittadini portavan via tutto ci che potevano, e fuggivano nei
luoghi creduti pi sicuri. Il solo Biante stava immobile, e sembrava guardare con
indifferenza il disastro che in quel momento soffriva la sua diletta patria. Qualche
suo concittadino si permise di domandargli perch ancor egli non pensava a salvare
qualche cosa, come facevano gli altri. Ma io lo sto facendo, rispose Biante, poich
tutto quello che ho io porto meco, "omnia bona mea mecum porto".
L'azione che determin la fine dei giorni di Biante non meno illustre del rimanente
della sua vita. Si era egli fatto portare nel Senato ove, con molto zelo, difendeva
l'interesse di uno dei suoi amici; il calore della disputa aggiunse stanchezza all'et
sua gi veneranda per cui egli appoggi la testa sul petto di un figlio della sua figlia
che ivi lo aveva accompagnato. Quando l'oratore del suo avversario ebbe terminato
il suo discorso, i giudici si pronunziarono in favore di Biante che spir in
quell'istante tra le braccia di suo nipote. Tutta la citt gli fece dei magnifici funerali,
e dimostr uno straordinario rammarico per la sua morte: gli fu eretta una decorosa
tomba sulla quale furono scolpite le seguenti parole: "Priene stata la patria di
Biante, che fu la gloria di tutta la Jonia, e che ha avuto dei pensieri pi elevati di
tutti gli altri filosofi." La sua memoria fu in si gran venerazione, che gli fu dedicato
un tempio nel quale i Prienesi gli rendevano onori straordinari.
CHILONE
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CHILONE - Molti uomini dotti della Grecia credettero, e con ragione, che il
viaggiare potesse contribuire all'acquisto delle cognizioni, ed essi stessi si
uniformarono a tale credenza. Chilone, uno dei sette Savi, la pensava diversamente,
poich secondo lui il tempo peggio impiegato era appunto quello speso nei viaggi.
D'altronde fu ammirato per il genere ritiratissimo di vita che osservava, per la sua
moderazione, e particolarmente per il silenzio dal quale rare volte si dispensava.
Egli l'autore di quella massima secondo la quale "in ogni cosa bisogna correre
lentamente" e su questa egli regolava la sua vita. Per giudizio unanime degli antichi
scrittori la sua vita era un modello di virt. Ma fra le virt si includeva anche la
superstizione. Egli, per esempio stimava che l'arte di indovinare non era impossibile
all'uomo, il cui spirito, secondo la filosofia, poteva conoscere molte cose future. Si
dice che una volta, dopo aver esattamente esaminata la qualit del terreno e la
situazione dell'isola di Citera, esclamsse alla presenza di tutti: "Ah! Piacesse agli Dei
che quest'isola non fosse mai esistita, o che il mare l'avesse sommersa sino da quando
comparve; perciocch io prevedo che ella sar la rovina del popolo di Lacedemone".
Egli non s'ingann; quell'isola fu presa qualche tempo dopo dagli Ateniesi, che la
sottrassero a Sparta.
Ecco alcune delle sue massime che pronunziava perch fossero osservate:
"Tre sono le cose difficili; custodire il segreto, soffrire le ingiurie, ed impiegare bene
il tempo. Non bisogna mai minacciar chicchessia, perch una debolezza da donna.
La maggior sapienza saper frenare la lingua nei banchetti. Non si deve mai sparlare
di nessuno; altrimenti siamo esposti a farci dei nemici e ad ascoltare cose spiacevoli.
Conviene visitare gli amici pi nel tempo in cui si trovano in disgrazia, che quando
vivono nella felicit. E' meglio perdere che fare un guadagno ingiusto. E' cosa
disdicevole il lusingare le persone che sono nell'avversit.
" Un uomo coraggioso deve sempre dimostrarsi affabile, e farsi piuttosto rispettare
che temere. Colla pietra di paragone si prova l'oro e l'argento; e coll'oro e l'argento
si prova il cuore degli uomini. Bisogna usare ogni cosa con moderazione, perch poi
la privazione non ci sia troppo dolorosa. L'amore e l'odio non durano eternamente.
Non bisogna desiderare le cose che sono troppo al disopra di noi; colui che
garantisce un altro perder sempre".
Quest'ultima sentenza sembr a Chilone di tale importanza che la fece scolpire a
lettere d'oro nel tempio di Apollo a Delfo. Chilone, sentendosi approssimare la
morte, guard i suoi amici radunati intorno a lui, e cos loro parl: miei amici, voi
sapete che io ho detto e fatto tante cose durante i miei molti anni di vita; io ho
ponderatamente esaminato ogni mia azione, e non trovo che abbia mai fatta cosa in
cui mi possa pentire, se non, forse, in quell'unico caso che ora vado ad esporvi e che
io sottopongo alla vostra decisione per sapere se ho bene o male agito. Mi sono
trovato un giorno a giudicare uno dei miei buoni amici, che secondo le leggi, doveva
essere punito di morte; io mi trovavo molto imbarazzato, poich bisognava o violare
la legge o far morire l'amico: Dopo avervi ben riflettuto trovai questo espediente:
esposi con tanta accortezza tutte le migliori ragioni dell'accusato, che i miei colleghi
non fecero ebbero difficolt ad assolverlo, ed io lo avevo condannato a morte senza
loro dir nulla. Ho soddisfatto ai doveri di giudice e di amico; nulladimeno sento
qualche cosa nella mia coscienza che mi fa dubitare se il mio consiglio non fosse
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CLEOBULO
CLEOBULO - La patria di Cleobulo fu Lindo, citt marittima dell'isola di Rodi. La
natura lo aveva dotato di un aspetto molto avvenente e di una presenza assai nobile.
Fu universalmente riconosciuto come uno dei setti Savi della Grecia, ma il meno
importante, poich tutta la sua sapienza si limit a dare alcune massime per ben
vivere. Eccone alcune:
" In ogni cosa bisogna avere ordine, tempo e misura. Non vi nulla al mondo di pi
comune che l'ignoranza e i parolai. Conviene nutrir sempre sentimenti elevati, e non
essere n ingrato n infedele. Prima di uscire di casa convien pensare a ci che si va a
fare; quando si rientra bisogna esaminare tutto ci che si fatto. Il parlar poco e
l'ascoltar molto una buona regola. Si deve consigliare sempre ci che la riflessione
ci ha persuaso essere la cosa pi ragionevole. E' necessario non abbandonarsi ai
piaceri.
La buona educazione dei figlioli cosa indispensabile. Quando la fortuna
favorevole non conviene insuperbirsi, n lasciarsi opprimere quando ci volta le
spalle. L'uomo deve scegliere una sposa della sua condizione; se una di nascita pi
ricca e distinta della sua, egli avr una padrona e altrettanti padroni quanti ne ha
essa.
Un uomo non deve mai lodare n rimproverare la sua moglie in presenza di altri: nel
primo caso vi della debolezza; nel secondo della pazzia".
Cleobulo impieg la sua giovent a viaggiare nell'Egitto ove apprese la filosofia,
secondo l'uso di quei tempi. Al suo ritorno si ammogli con una fanciulla
virtuosissima. Da questa unione nacque la celebre Cleobulina, che per la sua
applicazione allo studio e per gli eccellenti insegnamenti di suo padre divenne cos
sapiente da imbarazzare i pi abili filosofi di quei tempi, specialmente con gli enigmi.
Cleobulo acquist gran reputazione per la facilit con la quale proponeva e
scioglieva gli enigmi.
Egli introdusse nella Grecia l'uso degli enigmi che aveva imparati in Egitto; fra altri
l'autore del seguente: "sono un padre che ha dodici figliuoli, ciascuno dei quali ha
trenta figlie, ma di differente bellezza. Le une hanno la faccia bianca, le altre le
hanno assai nera. Esse sono tutte immortali ma mi muoiono tutti i giorni".
La soluzione : l'anno. Cleobulo seppe prudentemente trarre profitto da ogni sorta
di vantaggi in una condizione mediocre ed in una vita aliena dalle cure del mondo.
Buon marito, fortunato padre, fu inoltrre un cittadino molto stimato. Egli mor in
et di settanta anni, 564 avanti l' era volgare. I Lindiani, dispiaciuti di averlo
perduto, gli elevarono un magnifico sepolcro con un epitaffio, per onorare
eternamente la sua memoria.
PITTACO
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" una pazza, bisogna scusare la sua debolezza". Questa gran disunione che aveva
sempre regnato tra lui e sua moglie, gli aveva fatto concepire molta avversione per i
matrimoni male assortiti. Un giorno un uomo gli domand quale tra due donne
dovesse prendere per moglie, osservando che una di esse era di condizione quasi
uguale alla sua e l'altra assai superiore sia per le ricchezze che per la nascita. Pittaco,
alzando il bastone al quale era appoggiato gli indic un gruppo di fanciulli che si
disponevano a giocare, e gli disse "va' da loro e segui il consiglio che ti daranno".
Il giovane ubbid e, ascoltando ci che dicevano i ragazzi, intese che questi, prima di
iniziare una gara, cercavano di assortirsi per non essere n troppo deboli n troppo
forti e reciprocamente ripetevano "scegli il tuo uguale". Ci lo convinse a non pensar
pi alla donna ricca e nobile e a sposare invece quella di condizione quasi uguale alla
sua.
Pittaco fu assai sobrio, egli beveva quasi sempre dell'acqua, quantunque Mitilene
fosse ricca di vini eccellenti. I titoli delle sue opere sono stati conservati da Laerzio,
che enumer alcuni versi elegiaci, diverse leggi in prosa scritte per i suoi concittadini,
delle Epistole e dei precetti morali, conosciuti col nome di 'admena' (cose
dilettevoli). Egli mor all'et di 82 anni nel 570 circa avanti l'era volgare.
SOLONE
SOLONE - Quanto stato detto in pi momenti della storia intorno a Solone non
sufficiente per dare ai nostri lettori un quadro completo di tutto ci che lo riguarda e
che ci hanno tramandato i pi accreditati antichi scrittori. Questo illustre sapiente
della Grecia e benemerito Legislatore della sua patria ben degno di esser
conosciuto particolarmente. Solone celebrato soprattutto come il fondatore della
democrazia attica. Proibi la schiavit per debiti (cosa molto comune) abolendo
perfino i contratti stipulati prima della sua riforma. Fu lui a istituire, in aggiunta
all'Aeropago, il consiglio popolare formato da quattrocento membri. Solone nacque
in Salamina e fu educato in Atene e, per assersione di Filocle, fu figlio di Euforione,
contro l'opinione di quanti altri scrivono su Solone.
Molti asseriscono invece che egli fu figliuolo di Esecestide, il quale, essendo
originario di Codro, fu pi di ogni altro nella sua citt indicato come il pi nobile e
riverito cittadino.
La madre di Solone fu cugina di quella di Pisistrato, e per questo Solone am costui
come un fratello.
Avendo il padre, per essere stato troppo generoso, consumato tutto il patrimonio,
Solone fu obbligato a diventare mercante, bench lo facesse solo per fare esperienza
di molte cose nella vita, pi che per arricchire; ed essendosi dato poi alla filosofia,
soleva dire nella sua et avanzata che egli invecchiava imparando sempre cose
nuove.
Solone, dopo aver compiuti i suoi studi filosofici e politici, viaggi per la Grecia e
specialmente in Egitto, divenuto in quel tempo il luogo pi visitato da tutti i sapienti.
Col suo studio, con le sue meditazioni e con la sua esperienza egli divenne eccellente
oratore, poeta, legislatore ed anche buon guerriero. Come Talete, non si pose mai
sotto alcun maestro. Egli autore di quella bella e assai conosciuta massima:
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Dopo dieci anni di assenza, Solone ritorn in Atene ove con gran dolore trov i suoi
concittadini agitati da discordie intestine, e la pi gran parte delle sue leggi messe
fuori d'uso. Con uguale amarezza osserv l'usurpazione che aveva fatto Pisistrato
del supremo potere nella sua patria; perci non potendo egli rimanere pi a lungo
spettatore di tanti disastri, si ritir nell'isola di Cipro ove mor in et di 80 anni, nel
558 avanti l'era volgare.
Solone non fu nemico dei piaceri durante la sua vita. Amava i lauti conviti, la
musica, e quanto pu rendere la vita voluttuosa. Solamente aveva in odio quelle
rappresentazioni teatrali nelle quali si annunziavano delle cose inventate a piacere;
parlando di Tespi, che organizzava tali cose, si espresse in questo modo, con i suoi
concittadini per dissuaderli di assistere alle rappresentazioni di questo autore del
tragico cos tanto riverito: "Se noi onoriamo e applaudiamo negli spettacoli la
menzogna, la troveremo anche nelle nostre promesse pi sacre". Fu osservato che nel
suo codice non aveva parlato di parricidio; interrogato perch lo avesse omesso, egli
rispose "perch non ho creduto potervi essere delle persone tanto scellerate da
uccidere il loro padre e la loro madre".
Fra le sue massime ricordiamo la seguente: "Un uomo di 70 anni non deve temere
pi la morte, n deve pi lagnarsi delle sciagure della vita".
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