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30/7/2014

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CRONOLOGIA

FILOSOFIA - I SETTE SAVI - CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1 A.C.

1 D.C. AL 2000
ANNO x ANNO

PERIODI STORICI
E TEMATICI

PERSONAGGI
E PAESI

GRECIA - I SETTE SAVI (1)

BIANTE, CHILONE, CLEOBULO, PITTACO, SOLONE,


PERIANDRO, TALETE

BIANTE
BIANTE - Uno dei sette Savi della Grecia, nacque a Priene, citt della
Caria, e fior nel 566 avanti l'Era Volgare.
La sua reputazione fu assai grande e come ottimo cittadino e come profondo
filosofo; fu stimato il pi eloquente oratore del suo tempo, e tutti i suoi talenti
furono impiegati nel difendere i poveri e gli afflitti. Sopra queste due classi ancora
egli profuse le sue ricchezze, poich in quanto a s si content sempre del solo
necessario. Non intraprese mai una causa che egli non avesse gi riconosciuta per
giusta; per cui era nato il proverbio " una causa che si addosserebbe Biante" quando
voleva caratterizzarsi per giusta ed eccellente.
Egli si dilett molto della poesia; i suoi precetti di morale, e le sue istruzioni politiche
e guerriere furono scritte in versi, i quali secondo alcuni autori, furono oltre duemila;
ecco alcune delle sue massime:
" Procurate piacere a tutti: se voi vi riuscirete, troverete grandi soddisfazioni nel
corso della vita. Il fasto ed il disprezzo che si mostra per gli altri non ha prodotto
mai nulla di buono. Amate i vostri amici con discrezione; pensate che possono
diventare vostri nemici. Odiate i vostri nemici con moderazione; perch pu darsi
che un giorno divengano vostri amici.
" Scegliete con precauzione le persone che volete per amici; abbiate per essi
un'eguale affetto, ma distinguete il loro merito. Imitate coloro la cui scelta vi fa
onore, e siate persuasi che la virt dei vostri amici contribuir non poco alla vostra
reputazione. Non siate solleciti a parlare, poich dareste segni di pazzia. Procurate,
mentre siete giovani, di acquistare della sapienza; sar questa l'unica vostra
consolazione nella vecchiaia: voi non potete fare un migliore acquisto e questa
l'unica cosa il cui possesso sia certo, e che nessuno potr rapirvi.
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"La collera e la precipitazione sono due cose opposte alla prudenza. Gli uomini
probi sono assai rari, i cattivi e i pazzi sono infiniti. Non mancate mai di adempiere
quanto avete promesso. Parlate degli Dei in modo convenevole alla loro grandezza, e
rendete loro grazie di tutte le buone azioni che farete. Non siate importuni; meglio
che siate obbligati a ricevere, che obbligare gli altri a darvi. Non intraprendete nulla
inconsideratamente; ma quando avrete determinato di fare qualcosa, eseguitela con
calore. Vivete sempre come se foste all'ultimo istante dei vostri giorni, e, insieme,
come se doveste rimanere lungo tempo in vita. La buona salute un dono della
natura; le ricchezze generalmente sono effetto della sorte; ma la sapienza la sola
cosa che possa rendere un uomo utile.
La saggezza di Biante fu sempre conosciuta nei suoi discors, nei suoi scritti e nelle
sue determinazioni. Egli era solito dire che preferiva giudicare una questione fra due
suoi nemici, piuttosto che fra due suoi amici; ed eccone la ragione: nel primo caso,
diceva egli, posso riconciliarmi con quello dei due miei nemici al quale la decisione
sar stata favorevole; nel secondo caso, posso perdere l'amicizia di quel mio amico al
quale ho dovuto dar torto.
A questo proposito vien riferito, che un giorno si trov obbligato a giudicare uno dei
suoi amici al delitto del quale la legge infliggeva la pena di morte. Prima di proferire
la sentenza si mise a piangere davanti a tutto il Senato: perch piangete voi? gli disse
qualcuno; non dipende forse da voi il condannare o l'assolvere il colpevole? Piango,
replic Biante, perch la natura mi obbliga ad avere compassione degl'infelici; e
piango perch la legge mi obbliga a non aver riguardo ai moti della natura.
Le ricchezze, da Biante non erano annoverate nel numero dei veri beni; egli le
reputava superflue, e di cui si poteva fare a meno. Si trov in Priene, luogo, come gi
abbiamo osservato, della sua nascita, nel tempo che questa disgraziata citt fu presa
e saccheggiata; tutti i cittadini portavan via tutto ci che potevano, e fuggivano nei
luoghi creduti pi sicuri. Il solo Biante stava immobile, e sembrava guardare con
indifferenza il disastro che in quel momento soffriva la sua diletta patria. Qualche
suo concittadino si permise di domandargli perch ancor egli non pensava a salvare
qualche cosa, come facevano gli altri. Ma io lo sto facendo, rispose Biante, poich
tutto quello che ho io porto meco, "omnia bona mea mecum porto".
L'azione che determin la fine dei giorni di Biante non meno illustre del rimanente
della sua vita. Si era egli fatto portare nel Senato ove, con molto zelo, difendeva
l'interesse di uno dei suoi amici; il calore della disputa aggiunse stanchezza all'et
sua gi veneranda per cui egli appoggi la testa sul petto di un figlio della sua figlia
che ivi lo aveva accompagnato. Quando l'oratore del suo avversario ebbe terminato
il suo discorso, i giudici si pronunziarono in favore di Biante che spir in
quell'istante tra le braccia di suo nipote. Tutta la citt gli fece dei magnifici funerali,
e dimostr uno straordinario rammarico per la sua morte: gli fu eretta una decorosa
tomba sulla quale furono scolpite le seguenti parole: "Priene stata la patria di
Biante, che fu la gloria di tutta la Jonia, e che ha avuto dei pensieri pi elevati di
tutti gli altri filosofi." La sua memoria fu in si gran venerazione, che gli fu dedicato
un tempio nel quale i Prienesi gli rendevano onori straordinari.

CHILONE
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CHILONE - Molti uomini dotti della Grecia credettero, e con ragione, che il
viaggiare potesse contribuire all'acquisto delle cognizioni, ed essi stessi si
uniformarono a tale credenza. Chilone, uno dei sette Savi, la pensava diversamente,
poich secondo lui il tempo peggio impiegato era appunto quello speso nei viaggi.
D'altronde fu ammirato per il genere ritiratissimo di vita che osservava, per la sua
moderazione, e particolarmente per il silenzio dal quale rare volte si dispensava.
Egli l'autore di quella massima secondo la quale "in ogni cosa bisogna correre
lentamente" e su questa egli regolava la sua vita. Per giudizio unanime degli antichi
scrittori la sua vita era un modello di virt. Ma fra le virt si includeva anche la
superstizione. Egli, per esempio stimava che l'arte di indovinare non era impossibile
all'uomo, il cui spirito, secondo la filosofia, poteva conoscere molte cose future. Si
dice che una volta, dopo aver esattamente esaminata la qualit del terreno e la
situazione dell'isola di Citera, esclamsse alla presenza di tutti: "Ah! Piacesse agli Dei
che quest'isola non fosse mai esistita, o che il mare l'avesse sommersa sino da quando
comparve; perciocch io prevedo che ella sar la rovina del popolo di Lacedemone".
Egli non s'ingann; quell'isola fu presa qualche tempo dopo dagli Ateniesi, che la
sottrassero a Sparta.
Ecco alcune delle sue massime che pronunziava perch fossero osservate:
"Tre sono le cose difficili; custodire il segreto, soffrire le ingiurie, ed impiegare bene
il tempo. Non bisogna mai minacciar chicchessia, perch una debolezza da donna.
La maggior sapienza saper frenare la lingua nei banchetti. Non si deve mai sparlare
di nessuno; altrimenti siamo esposti a farci dei nemici e ad ascoltare cose spiacevoli.
Conviene visitare gli amici pi nel tempo in cui si trovano in disgrazia, che quando
vivono nella felicit. E' meglio perdere che fare un guadagno ingiusto. E' cosa
disdicevole il lusingare le persone che sono nell'avversit.
" Un uomo coraggioso deve sempre dimostrarsi affabile, e farsi piuttosto rispettare
che temere. Colla pietra di paragone si prova l'oro e l'argento; e coll'oro e l'argento
si prova il cuore degli uomini. Bisogna usare ogni cosa con moderazione, perch poi
la privazione non ci sia troppo dolorosa. L'amore e l'odio non durano eternamente.
Non bisogna desiderare le cose che sono troppo al disopra di noi; colui che
garantisce un altro perder sempre".
Quest'ultima sentenza sembr a Chilone di tale importanza che la fece scolpire a
lettere d'oro nel tempio di Apollo a Delfo. Chilone, sentendosi approssimare la
morte, guard i suoi amici radunati intorno a lui, e cos loro parl: miei amici, voi
sapete che io ho detto e fatto tante cose durante i miei molti anni di vita; io ho
ponderatamente esaminato ogni mia azione, e non trovo che abbia mai fatta cosa in
cui mi possa pentire, se non, forse, in quell'unico caso che ora vado ad esporvi e che
io sottopongo alla vostra decisione per sapere se ho bene o male agito. Mi sono
trovato un giorno a giudicare uno dei miei buoni amici, che secondo le leggi, doveva
essere punito di morte; io mi trovavo molto imbarazzato, poich bisognava o violare
la legge o far morire l'amico: Dopo avervi ben riflettuto trovai questo espediente:
esposi con tanta accortezza tutte le migliori ragioni dell'accusato, che i miei colleghi
non fecero ebbero difficolt ad assolverlo, ed io lo avevo condannato a morte senza
loro dir nulla. Ho soddisfatto ai doveri di giudice e di amico; nulladimeno sento
qualche cosa nella mia coscienza che mi fa dubitare se il mio consiglio non fosse
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condannabile. Chilone, infine, sommamente stimato ma oppresso dalla vecchiezza


mor a Pisa (citt greca) per un eccesso di gioia fra le braccia del suo figlio che
veniva allora coronato per aver vinto nei giochi olimpici, 597 anni avanti l'ora
volgare. Dopo la sua morte, i Lacedemoni gli eressero una statua.

CLEOBULO
CLEOBULO - La patria di Cleobulo fu Lindo, citt marittima dell'isola di Rodi. La
natura lo aveva dotato di un aspetto molto avvenente e di una presenza assai nobile.
Fu universalmente riconosciuto come uno dei setti Savi della Grecia, ma il meno
importante, poich tutta la sua sapienza si limit a dare alcune massime per ben
vivere. Eccone alcune:
" In ogni cosa bisogna avere ordine, tempo e misura. Non vi nulla al mondo di pi
comune che l'ignoranza e i parolai. Conviene nutrir sempre sentimenti elevati, e non
essere n ingrato n infedele. Prima di uscire di casa convien pensare a ci che si va a
fare; quando si rientra bisogna esaminare tutto ci che si fatto. Il parlar poco e
l'ascoltar molto una buona regola. Si deve consigliare sempre ci che la riflessione
ci ha persuaso essere la cosa pi ragionevole. E' necessario non abbandonarsi ai
piaceri.
La buona educazione dei figlioli cosa indispensabile. Quando la fortuna
favorevole non conviene insuperbirsi, n lasciarsi opprimere quando ci volta le
spalle. L'uomo deve scegliere una sposa della sua condizione; se una di nascita pi
ricca e distinta della sua, egli avr una padrona e altrettanti padroni quanti ne ha
essa.
Un uomo non deve mai lodare n rimproverare la sua moglie in presenza di altri: nel
primo caso vi della debolezza; nel secondo della pazzia".
Cleobulo impieg la sua giovent a viaggiare nell'Egitto ove apprese la filosofia,
secondo l'uso di quei tempi. Al suo ritorno si ammogli con una fanciulla
virtuosissima. Da questa unione nacque la celebre Cleobulina, che per la sua
applicazione allo studio e per gli eccellenti insegnamenti di suo padre divenne cos
sapiente da imbarazzare i pi abili filosofi di quei tempi, specialmente con gli enigmi.
Cleobulo acquist gran reputazione per la facilit con la quale proponeva e
scioglieva gli enigmi.
Egli introdusse nella Grecia l'uso degli enigmi che aveva imparati in Egitto; fra altri
l'autore del seguente: "sono un padre che ha dodici figliuoli, ciascuno dei quali ha
trenta figlie, ma di differente bellezza. Le une hanno la faccia bianca, le altre le
hanno assai nera. Esse sono tutte immortali ma mi muoiono tutti i giorni".
La soluzione : l'anno. Cleobulo seppe prudentemente trarre profitto da ogni sorta
di vantaggi in una condizione mediocre ed in una vita aliena dalle cure del mondo.
Buon marito, fortunato padre, fu inoltrre un cittadino molto stimato. Egli mor in
et di settanta anni, 564 avanti l' era volgare. I Lindiani, dispiaciuti di averlo
perduto, gli elevarono un magnifico sepolcro con un epitaffio, per onorare
eternamente la sua memoria.

PITTACO
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PITTACO - Nacque a Mitilene, citt dell'isola di Lesbo, e fu anche lui acclamato


come uno dei sette Savi della Grecia. Nella sua giovent fu molto coraggioso, bravo
soldato, gran capitano e sempre buon cittadino. Riteneva per massima che bisognava
adattarsi ai tempi e approfittare delle occasioni.
La sua prima impresa fu di far lega con il fratello di Alceo contro il tiranno
Melancro che, avendo usurpato il sovrano potere dell'isola di Lesbo, fu da Pittaco
sconfitto. Questo successo gli diede grande reputazione d'intrepidit. C'era da molto
tempo una crudele guerra tra gli abitanti di Mitilene e gli Ateniesi per il
possedimento di un territorio: l'Achillitide. I Mitilenesi scelsero Pittaco come
comandante delle loro truppe. Quando le due armate furono l'una di fronte all'altra
pronte a dar battaglia, Pittaco propose di terminare le ostilit con un combattimento
particolare: chiam a duello Trinone, generale degli Ateniesi che era sempre uscito
vittorioso da ogni sorta di combattimento e che era stato pi volte coronato ai giochi
olimpici. Trinone accett la sfida. Si decise che il vincitore serebbe rimasto, senza
contrasti, unico conquistatore del territorio in questione. I due contendenti
avanzarono soli in mezzo alle due armate; Pittaco aveva nascosto sotto il suo scudo
una rete e si valse tanto destramente dell'occasione che invilupp Trinone nel
momento in cui non si dubitava pi di nulla, e grid "non ho preso un uomo, un
pesce." Pittaco lo uccise alla presenza delle due armate e rest cos padrone del
territorio.
L'et poi cominci a moderare gradatamente l'ardore straordinario di Pittaco, che
inizi quindi a gustare la dolcezza della filosofia. I Mitilenesi, che nutrivano per lui
un rispetto particolare, gli diedero il principato della loro citt. Una lunga e faticosa
esperienza gli fece riguardare con intrepida fermezza i diversi aspetti della fortuna.
Dopo aver stabilito il miglior ordine nella Repubblica, rinunci volontariamente al
principato che da dieci anni teneva, e abbandon gli affari pubblici per ritirarsi a vita
privata.
Pittaco dimostr gran disprezzo per i beni di fortuna, dopo averli un tempo
desiderati. I Mitilenesi, per compensare i grandi servigi che a loro aveva resi, gli
offrirono un luogo ameno, circondato di boschi e di vigne e attraversato da diversi
ruscelli, oltre ai molti poderi le cui rendite sarebbero bastate a farlo vivere
splendidamente nel suo ritiro. Visit dunque il lugo prescelto per il dono e gli parve
eccessivo e anche troppo impegnativo. Egli quindi prese il suo dardo e, lanciatolo a
tutta forza, disse che si contentava dello spazio segnato dal punto in cui era giunto il
suo dardo. I magistrati meravigliati della sua moderazione lo pregarono che ne
dicesse il motivo; la risposta fu "Una parte pi vantaggiosa del tutto". Quella grande
avrebbe solo angosciato i suoi giorni.
Pittaco era di figura molto deforme: aveva sempre male agli occhi, era grasso, molto
trascurato nella persona e camminava male per le infermit che aveva ai piedi. La
sua consorte era figlia del legislatore Dracone; questa donna era di un'alterigia e di
un'insolenza insopportabile, disprezzava il marito a cagione delle sue deformit e
della sua inferiore condizione sociale.
Un giorno Pittaco aveva invitato a pranzo molti filosofi suoi amici; quando tutto fu
pronto, sua moglie, che era sempre di cattivo umore, and a rovesciare la tavola e
tutti i cibi che vi erano sopra. Pittaco, senza alterarsi, si content di dire ai convitati
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" una pazza, bisogna scusare la sua debolezza". Questa gran disunione che aveva
sempre regnato tra lui e sua moglie, gli aveva fatto concepire molta avversione per i
matrimoni male assortiti. Un giorno un uomo gli domand quale tra due donne
dovesse prendere per moglie, osservando che una di esse era di condizione quasi
uguale alla sua e l'altra assai superiore sia per le ricchezze che per la nascita. Pittaco,
alzando il bastone al quale era appoggiato gli indic un gruppo di fanciulli che si
disponevano a giocare, e gli disse "va' da loro e segui il consiglio che ti daranno".
Il giovane ubbid e, ascoltando ci che dicevano i ragazzi, intese che questi, prima di
iniziare una gara, cercavano di assortirsi per non essere n troppo deboli n troppo
forti e reciprocamente ripetevano "scegli il tuo uguale". Ci lo convinse a non pensar
pi alla donna ricca e nobile e a sposare invece quella di condizione quasi uguale alla
sua.
Pittaco fu assai sobrio, egli beveva quasi sempre dell'acqua, quantunque Mitilene
fosse ricca di vini eccellenti. I titoli delle sue opere sono stati conservati da Laerzio,
che enumer alcuni versi elegiaci, diverse leggi in prosa scritte per i suoi concittadini,
delle Epistole e dei precetti morali, conosciuti col nome di 'admena' (cose
dilettevoli). Egli mor all'et di 82 anni nel 570 circa avanti l'era volgare.

SOLONE
SOLONE - Quanto stato detto in pi momenti della storia intorno a Solone non
sufficiente per dare ai nostri lettori un quadro completo di tutto ci che lo riguarda e
che ci hanno tramandato i pi accreditati antichi scrittori. Questo illustre sapiente
della Grecia e benemerito Legislatore della sua patria ben degno di esser
conosciuto particolarmente. Solone celebrato soprattutto come il fondatore della
democrazia attica. Proibi la schiavit per debiti (cosa molto comune) abolendo
perfino i contratti stipulati prima della sua riforma. Fu lui a istituire, in aggiunta
all'Aeropago, il consiglio popolare formato da quattrocento membri. Solone nacque
in Salamina e fu educato in Atene e, per assersione di Filocle, fu figlio di Euforione,
contro l'opinione di quanti altri scrivono su Solone.
Molti asseriscono invece che egli fu figliuolo di Esecestide, il quale, essendo
originario di Codro, fu pi di ogni altro nella sua citt indicato come il pi nobile e
riverito cittadino.
La madre di Solone fu cugina di quella di Pisistrato, e per questo Solone am costui
come un fratello.
Avendo il padre, per essere stato troppo generoso, consumato tutto il patrimonio,
Solone fu obbligato a diventare mercante, bench lo facesse solo per fare esperienza
di molte cose nella vita, pi che per arricchire; ed essendosi dato poi alla filosofia,
soleva dire nella sua et avanzata che egli invecchiava imparando sempre cose
nuove.
Solone, dopo aver compiuti i suoi studi filosofici e politici, viaggi per la Grecia e
specialmente in Egitto, divenuto in quel tempo il luogo pi visitato da tutti i sapienti.
Col suo studio, con le sue meditazioni e con la sua esperienza egli divenne eccellente
oratore, poeta, legislatore ed anche buon guerriero. Come Talete, non si pose mai
sotto alcun maestro. Egli autore di quella bella e assai conosciuta massima:
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"Bisogna stare sul mediocre in ogni cosa".


Un giorno Solone si trovava a Mileto, ove la gran reputazione di Talete lo aveva
indotto a recarsi. Dopo essersi trattenuto per qualche tempo con questo filosofo, gli
disse: Io mi meraviglio, o Talete, che tu non abbia mai voluto ammogliarti; ora
avresti dei fanciulli che prenderesti piacere ad educare. Talete non diede alcuna
risposta sul momento. Alcuni giorni dopo incaric un uomo di fingere di essere
straniero e di venire a trovarli. Quest'uomo disse che veniva da Atene in
quell'istante. Ebbene, gli disse Solone, che cosa c' di nuovo col? Nulla, che io
sappia, rispose lo straniero, ma andato alla tomba un giovane ateniese, la cui
pompa funebre era accompagnata da tutta la citt a motivo della sua nascita distinta
e della reputazione di cui gode presso il popolo il padre di lui: quest'uomo, soggiunse
il forestiero, gi da qualche tempo assente da Atene; i suoi amici hanno intenzione
di dargliene la notizia con molto tatto per timore che il dolore non lo faccia morire.
"Oh sventurato padre! Esclam Solone. E come si chiama? L'ho ben inteso
nominare, rispose lo straniero ma non me ne ricordo; ma dicevano che fosse un
uomo di una profonda sapienza. Solone, la cui inquitudine aumentava ad ogni
istante, parve turbato; non pot trattenersi dal domandare se mai fosse costui
Solone. Lo straniero rispose subito: s, proprio questo il suo nome. Solone fu preso
da un'emozione cos forte, che cominci a lacerarsi gli abiti, a strapparsi i capelli e a
percuotersi il capo; infine si abbandon a quanto sogliono fare e dire le persone che
sono oppresse da un eccessivo dolore.
Perch piangere ed inquietarsi tanto, gli disse Talete, per una perdita che non pu
essere riparata da tutte le lacrime del mondo? Ahim! rispose Solone, questo per
l'appunto quello che mi fa piangere; piango un male che non ha rimedio. Alla fine
Talete si mise a ridere dei diversi atteggiamenti di Solone: O Solone, mio amico, gli
disse, ecco ci che mi ha fatto temere il matrimonio; ne temevo il giogo, e conosco
dal dolore del pi saggio degli uomini, che il cuore, anche il pi fermo non pu
sostenere le afflizioni che nascono dall'amore e dalla cura dei fanciulli. Non ti
inquietare; tutto ci che stato detto non che una favola inventata da noi".
Vi era stata per molto tempo tra Ateniesi e quelli di Megara una accesa disputa per
contendersi l'Isola di Salamina. Finalmente dopo molte stragi da ambe le parti, gli
Ateniesi che erano stati i perdenti dell'ultimo scontro, stanchi ormai di sparger
sangue, ordinarono una punizione di morte contro il primo che osasse proporre la
guerra per riconquistare Salamina, caduta in possesso dei Megaresi. Solone, non
potendo sopportare una tale infamia, e vedendo che molti giovani ardevano di zelo
guerriero per una tale impresa, ma che non ardivano dichiararlo per timore della
legge, si finse privo di senno, e per la citt gi si era propagata la notizia che egli
fosse impazzito.
Intanto, avendo egli stesso segretamente composti ed imparati a memoria dei versi
elegiaci, si present nella pubblica piazza vestito di un abito lacero, con la corda al
collo e con una berretta sudicia e logora sulla testa. Poi, montato sulla pietra del
banditore, recit, cantando i detti versi al popolo che era accorso in gran folla.
" Piacesse agli Dei, esclam egli, che Atene non fosse mai stata mia patria; ah! io
vorrei essere nato a Toleganda o a Sicina od in qualunque altro luogo pi orribile,
pi barbaro e infame di questo; almeno non avrei il dolore di vedermi sulla strada
mostrare a dito, dicendo: ecco un ateniese che si vergognosamente salvato a
Salamina. Vendichiamo tosto il ricevuto affronto, e riprendiamoci quello che tanto
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ingiustamente i nostri nemici ci hanno preso.


Queste parole fecero s forte impressione sull'animo degli Ateniesi, che essi
revocarono l'editto che avevano fatto; ripresero le armi, mossero guerra ai Megaresi,
e l'isola di Salamina fu riconquistata e poi nuovamente perduta per le discordie
cagionate ad Atene dagli opposti partiti di Cilone e Megacle, di cui seppero
approfittare i Megaresi.
Il senno di Solone seppe anche portare rimedio ai mali da cui era afflitta la patria
per tali divisioni, e li ricondusse alla calma, facendo esiliare da Atene il partito di
Megacle, un disturbatore della quiete pubblica. Solone divise i cittadini in quattro
diverse classi censuarie, secondo i beni che ciascuno in particolare allora possedeva.
Permise che tutto il popolo potesse prender parte negli affari pubblici, eccettuati i
soli artigiani che non potevano avere, secondo lui, sufficiente interesse per la patria,
impegnati com'erano solo a guadagnare. Questi erano esclusi quindi dalle cariche e
non godevano i medesimi privilegi degli altri del diritto elettorale.
Ordin poi che i principali magistrati fossero sempre scelti fra i cittadini del primo
ordine; che in una sedizione, colui che non avesse preso alcun partito fosse
macchiato di infamia (desiderava la partecipazione attiva di tutti, per il buon
governo); che se un uomo avesse sposata una donna di distinzione senza averne
ottenuta prole, ella potesse separarsi dal consorzio del matrimonio; che le mogli
portassero in dote ai loro consorti almeno tre vesti e alcuni necessari mobili anche di
poco valore; che si poteva uccidere impunemente un adultero quando veniva
sorpreso sul fatto: moder il lusso delle donne ed abol molte cerimonie che esse
solevano osservare; proib di dir male dei morti; permise a coloro che non avevano
figli di nominare gli eredi che volevano, purch non fossero fuori di senno al
momento del testamento; ed infine fece altri regolamenti di simile natura, che furono
riconosciuti tutti ottimi per il buon governo della patria, e cos validi che furono
incisi su tavole.
La fama di Solone si era sparsa dappertutto. Creso, re di Lidia, lo chiam a s, ed
egli ubbid. Traversando la Lidia incontrava una gran quantit di signori con la loro
corte, che spesso scambiava per il re medesimo. Finalmente si present a Creso che
lo aspettava assiso sul suo trono, e che si era espressamente ornato di quanto aveva
di pi prezioso. Solone non parve meravigliato di tanta magnificenza. Creso gli
disse: mio ospite, conosco la tua sapienza per fama: so che tu hai viaggiato molto;
dimmi, vedesti tu mai persona pi magnificamente vestita di me? Si, rispose Solone,
i fagiani, i galli e i pavoni hanno qualcosa di pi magnifico, poich quanto hanno di
splendido viene loro dalla natura, senza che si diano alcuna cura per adornarsi.
Una risposta cos inaspettata sorprese Creso ma non l'avvil; comand ai suoi
subalterni di mostrare a Solone tutti i suoi tesori, le sue preziose supellettili, ed infine
tutti gli oggetti della sua gi rinomata magnificenza e ricchezza: poi, fatto venire
nuovamente Solone avanti di s, gli disse: hai mai veduto un uomo pi felice di me?
S, gli rispose Solone, ho veduto Tello, cittadino di Atene, che visse da uomo
dabbene, lasci due figli molto stimati, con una sostanza proporzionata alla loro
sussistenza, ed infine ebbe la felicit di morire con le armi in mano, riportando una
vittoria per la sua patria. Gli Ateniesi gli hanno eretto una tomba nel luogo
medesimo ove perdette la vita, e gli hanno reso dei grandi onori pi che a un re.
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Dopo dieci anni di assenza, Solone ritorn in Atene ove con gran dolore trov i suoi
concittadini agitati da discordie intestine, e la pi gran parte delle sue leggi messe
fuori d'uso. Con uguale amarezza osserv l'usurpazione che aveva fatto Pisistrato
del supremo potere nella sua patria; perci non potendo egli rimanere pi a lungo
spettatore di tanti disastri, si ritir nell'isola di Cipro ove mor in et di 80 anni, nel
558 avanti l'era volgare.
Solone non fu nemico dei piaceri durante la sua vita. Amava i lauti conviti, la
musica, e quanto pu rendere la vita voluttuosa. Solamente aveva in odio quelle
rappresentazioni teatrali nelle quali si annunziavano delle cose inventate a piacere;
parlando di Tespi, che organizzava tali cose, si espresse in questo modo, con i suoi
concittadini per dissuaderli di assistere alle rappresentazioni di questo autore del
tragico cos tanto riverito: "Se noi onoriamo e applaudiamo negli spettacoli la
menzogna, la troveremo anche nelle nostre promesse pi sacre". Fu osservato che nel
suo codice non aveva parlato di parricidio; interrogato perch lo avesse omesso, egli
rispose "perch non ho creduto potervi essere delle persone tanto scellerate da
uccidere il loro padre e la loro madre".
Fra le sue massime ricordiamo la seguente: "Un uomo di 70 anni non deve temere
pi la morte, n deve pi lagnarsi delle sciagure della vita".

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