parte sud della Striscia di Gaza da marted notte; ieri i soldati eranopronti aentrarean- che al nord. Ci si aspettava unavanzata, ma i carri armati sono rimasti fermi per ordine del premier Ehud Olmert. Il ministro della Difesaisraeliano, Amir Peretz, cheavevaau- torizzato la terza fase delloperazione Piog- gia destate, ha rivelato che si potrebbe an- dare incontro, nelle prossime ore, a inaspet- tatesvoltediplomatiche. Stati Uniti, Francia, Egitto, Vaticano mediano per trovare una so- luzione per il rilascio del soldato ventenne sequestratodai palestinesi nellazioneincui sono stati uccisi altri due militari di T sahal. Il settler rapito domenica, EliahuAsheri stato trovato morto in Cisgiordania, ucciso conuncolpodi pisto- la alla nuca. Fatah, partito di Abu Ma- zen, ha accusato Ha- mas di essere re- sponsabile per aver imposto ai palestine- si lazioneisraeliana. Larresto dei tank, avvenuto ieri, sotto pressione del media- tore egiziano, ha fat- topensareallipotesi di una via negoziale. I bombardamenti so- no andati avanti nel- la notte tra merco- led e gioved, e du- rante la giornata di ieri, anche vicino alla citt di Gaza, raccontano fonti del Foglio. Nonci sono state vittime. Gli obiettivi delle- sercito sono stati ponti, una centrale elettri- ca, infrastrutture terroristiche e zone disabi- tate della Striscia. Nelle ultime ore gli aerei israeliani hanno lanciato volantini per chie- dere alla popolazione palestinese di evacua- releareeincui i militari stannopreparando attacchi, soprattutto le zone da cui partono i razzi Qassam palestinesi che da mesi colpi- scono in territorio israeliano. Israele ha aperto un altro fronte, in Cisgiordania, con larresto, nella notte tra mercoled e gioved, di 64 deputati di Hamas, e una ventina di esponenti del gruppo. I ministri degli Esteri del G8 da Mosca hanno criticato lazione, soltanto gli Stati Uniti hanno ricordato il diritto dIsraele a difendersi. Il G8 ha inoltre chiesto ai pale- stinesi limmediataliberazionedel soldatoe a Israele di esercitare il massimo della mo- derazione. La richiesta arriva dallintera co- munit internazionale, che sta gi ipotizzan- dounaggravarsi dellacrisi umanitariainse- guito allazione militare. Negli ultimi giorni i vertici di Hamas hanno fatto incetta di fi- nanziamenti esteri, entrati in modo illegale nei Territori palestinesi e raccolti grazie al- laiuto di paesi come Iran e Siria. Ora Ha- mas spera di sfruttare la situazione di crisi per ottenere unapertura da parte della co- munit internazionale, che finora ha rifiuta- todi dareaiuti diretti al governoaguidadel movimento islamista messo al bando in Eu- ropa e Stati Uniti. I primi segnali di un pos- sibile allentamento della linea dura si sono givisti ieri nelledichiarazioni del ministro degli Esteri italiano, Massimo DAlema. Provocazioni e finte aperture Negli ultimi tempi lastrategiapolitico-mi- litaredi Hamas si delineataconchiarezza: alle provocazioni verso Israele, capaci di ri- compattare il fronte interno come i tentati attacchi al di fuori dei Territori eil continuo lancio di razzi Qassam si sono susseguite cosmetiche aperture, mirate invece a edul- corare la posizione rigida assunta nei con- fronti dellorganizzazione dalla comunt in- ternazionale. Il culmine delle provocazioni arrivato con il sequestro del soldato, una dichiarazione di guerra a Israele. Pocodopo, AbuMazeneHamas hannoan- nunciatodi aver raggiuntounaccordosul do- cumento dei prigioneri palestinesi, un testo cheimplicitamenteconterrebbeil riconosci- mentodIsraele, ipotesi prontamentesmenti- tadal gruppoislamico. Lintesacancellail re- ferendumcheAbuMazenavevaimpostoefis- sato per il 26 luglio. Hamas ha delegittimato cos le velleit di controllo del rais, toglien- dogli larmadel referendum. MohammedYa- ghi, del quotidianoal Ayyam, hadefintoquel- ladi Hamas lastrategiadel vago per mette- re intrappola il rais. Senza il referendum, il presidentedellAnpsi trovaprivodi armi nel- lalottadi poterechevedeprotagonistelefa- zioni. Daaprile, pidi venti palestinesi sono rimasti uccisi in scontri intestini. La leader- ship dellAnp frazionata, ma i conflitti in- terni sembrano allentarsi soltanto contro le iniziativeisraeliane, comeinquesteore. La tattica di Hamas chiara. Con lattac- co e poi il sequestro del soldato e linevita- bile risposta militare di Gerusalemme, il gruppo ha ricompattato contro Israele il fronte interno palestinese, ha costretto il rais, che soltanto pochi giorni fa faceva co- lazione a Petra, in Giordania, con Olmert, a condannare Israele per loperazione milita- re. Hamas ha anche ottenuto larresto, per ora temporaneo, del progetto del primo mi- nistro israeliano di ritiro dalla Cisgiordania e ha vinto la battaglia mediatica: la comu- nitinternazionale, infatti, accusaIsraeledi aggravare, attraversolazionemilitare, lacri- si umanitaria. Il gruppo ha anche dimostra- to la debolezza del rais su cui tutti puntava- no: Abu Mazen non in grado di restituire a Israele il soldato rapito. Alla ricerca di un partner Israele si ritirato dalla Striscia di Gaza meno di un anno fa, sotto la guida dellex premier Ariel Sharon. Senzaunpartner con cui negoziare. Nei mesi immediatamente successivi i razzi Qassam non hanno smesso di colpire il territorio israeliano, da Gaza, ci sono stati attacchi suicidi contro civili e alle elezioni palestinesi ha vinto Hamas. Nono- stante tutto, Olmert ha detto che non rinun- cer a un secondo piano di ritiro da parte della Cisgiordania. Ha dichiarato che lope- razione in corso non ha come obiettivo la rioccupazione della Striscia, ma la libera- zione dellostaggio e lannientamento delle postazioni di lancio di razzi. Il disimpegno da Gaza era stato deciso da Sharon, che de- nunciava la mancanza di unpartner palesti- nese con cui poter tornare a negoziati di pa- ce, dopo il no palestinese di Camp David e lo scoppio della seconda Intifada. In se- guito al fallimento del processo di pace, gli attacchi suicidi contro Israele non sono mai diminuiti, se non dopo loperazione israe- liana Muro di difesa e la costruzione del- la barriera. Yasser Arafat cess a Camp Da- vid di essere un interlocutore e un partner credibile. Il suo successore, Abu Mazen, ap- poggiato dalla comunit internazionale, lo stato, a tempi alterni. Oggi le cancellerie oc- cidentali ealcuni paesi arabi EgittoeGior- dania in testa chiedono a Olmert di consi- derare ancora il rais un partner possibile. Il premier israeliano, per, non pu far altro cheseguirelastrategiaadottatadal suopre- decessore. Proprio domenica il governo avrebbe dovuto procedere con levacuazio- ne di alcuni insediamenti abusivi. Lo sgom- bero per ora rinviato. La comunit inter- nazionale ha chiesto di tentare anche la via negoziale. Non con Hamas, ma con Abu Ma- zen. Olmert, dopo un viaggio negli Stati Uni- ti euntour europeo, haincontratoil rais pa- lestinesepocheoreprimadel rapimentodel soldato israeliano, a Petra. Avevano fissato la data per un secondo incontro. Poi, un commando formato da tre gruppi, tra cui il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedi- ne al Qassam, ha ucciso due militari israe- liani e rapito il loro commilitone. IL FOGLIO ANNO XI NUMERO 153 DIRETTORE GIULIANO FERRARA VENERD 30 GIUGNO 2006 - 1 quotidiano Roma. Ha voglia il ministro degli Esteri, Massimo DAlema, a lanciare avvertimenti: E in gioco la credibilit di una maggio- ranza politica, che non pu che contare sul- la maggioranza parlamentare anche per le sue scelte di politica estera. Ha voglia il ministro della Difesa, Arturo Parisi, a lan- ciare il grido di dolore: Il problema di- venta serio, serissimo, in qualche passaggio anche drammatico. La sarabanda allin- terno dellUnione continua senza sosta. Gli otto senatori (dilibertiani oltranzisti, rifon- dazionisti critici, verdi spaesati) che hanno detto no, continuano a dire no. Per ora, almeno. Perch nel centrosinistra si assicura e lo fa il capogruppo berti- nottiano a Montecitorio, Gennaro Migliore che i senatori del Prc voteranno tutti insieme. Per adesso invece persino Parisi, persino Clemente Mastella arrivano a venti- lare la possibilit di un ritorno alle urne. Oggi il Consiglio dei ministri approver il decreto (e il disegno di legge) per rifinanziare la missione. I provvedimenti arriveranno in aula a met luglio. Da qui ad allora, nel centrosinistra pensano di poter sanare in qualche modo la faccenda, anche se per il momento nessuno, ma proprio nessuno, sa dire come. Tutta la maggioranza nelloc- chio del ciclone, ma allinterno della stessa lo sono particolarmente Franco Giordano, Oliviero Diliberto e Alfonso Pecoraro Sca- nio, i leader dei partiti dei senatori ribelli. Tre uomini in barca, sfotte un dirigente dei Ds. Per questioni loro, sono mesi che aizzano le posizioni pi estreme, anche al- linterno, e adesso non sanno pi come ge- stirle. Tre partiti della sinistra radicale che inoltre si azzannano tra di loro, si rin- facciano il comportamento opportunista, ri- lanciano e ritirano accuse. E la vicenda singarbuglia sempre pi. Noi siamo tran- quilli scantonano a via Nazionale gli uo- mini di Piero Fassino Il tema che oggetti- vamente preoccupa quello della compe- tizione tra di loro: Diliberto che vuole suc- chiare voti a Bertinotti e si fa sempre pi estremista. E se DAlema si spinge fino a giurare grande rispetto verso posizioni che nascono da ragioni di coscienza, il prodiano Franco Monaco taglia corto e fu- rioso dice: Il voto di coscienza sullAfgha- nistan sarebbe discutibile e tardivo. Scambio di accuse tra Prc e Pdci I leader di Rifondazione, V erdi e Pdci stanno cercando di riportare a pi miti con- sigli gli otto ribelli. Con proposte di ogni ti- po, un po vaghe e un po surreali: nessuno di loro n Giordano n Diliberto e figu- rarsi Pecoraro Scanio, che pure ministro se la sente di farsi stampare in fronte il marchio di traditore di Prodi. E infatti Prc e Pdci hanno passato lintera giornata a rin- facciarsi laccusa tra di loro. Migliore accu- sa i dilibertiani di tenere una posizione nelle riunioni e unaltra in pubblico, il suo collega del Pdci, Pino Sgobio, rilancia: Pensi ad alcuni dei suoi che in bella evi- denza annunciano il loro voto contrario a prescindere. Parte Liberazione, che accu- sa gli altri comunisti di questioni piccoli- ne, replica Jacopo Venier: Non accetta- bile che il Prc scarichi allesterno i propri problemi. Una baraonda senza capo n co- da, dove tutto si chiede, tutto si promette, tutto singarbuglia. Marco Rizzo del Pdci vuole disconti- nuit, il Prc toscano solidarizza con gli ot- to ribelli, il verde Bulgarelli (uno dei famo- si otto) dice ascoltate le Ong, il prc Salva- tore Cannav (area sinistra) pretende: Se- parare la missione a Kabul dalle altre. I Verdi in attesa della riunione di tutti gli eletti di marted fanno per il momento slalom spettacolari, mentre Paolo Cento chiede nientemeno: Il compromesso tra ala riformista e sinistra radicale deve esse- re pi alto di quello raggiunto dai capi- gruppo dellUnione al Senato. Voci, chiac- chiere, piccole furbizie. Dice il verde Giam- paolo Silvestri: Perch se i centristi non vogliono approvare le unioni di fatto nes- suno dice che in pericolo il governo?. Otto piccole bombe a orologeria. Tocca a Prodi, e ai loro leader renderle inoffensive da qui a tre settimane. Ai suoi, Giordano, nelle riunoni di segreteria e direzione dei prossimi giorni, far un discorso chiaro. Libert di dissenso, ma vincolo di manda- to spiega un dirigente La cosa si pu ti- rare fino alla dichiarazione di dissenso, ma al momento del voto. Rischiano lespul- sione? Per il momento come si fa a dirlo? Adesso cerchiamo di metterli nellangolo. E su Liberazione la carota, con Piero San- sonetti che domanda: Bisogna far cadere il governo?, e il prete ex Pax Christi che invita a cedere: Laccordo? E la riduzione del danno. Tu hai il prete? E gli altri sfog- giano Gino Strada, che ieri sceso al fian- co degli otto. Temperatura bollente fino a met luglio nellUnione. Non c Unione su Kabul La politica estera e la maggioranza in mano a otto senatori ribelli DAlema: In gioco la credibilit. Parisi e Mastella dicono la parola elezioni. Diliberto, Giordano, Pecoraro nei guai Si fa sentire pure Gino Strada Era struggente, ieri, lamico di Israele Ugo Intini che respin- geva con fastidio linvi- to di Haaretz ad appun- tarsi sulla giacca un fiocco blu fino a che il soldato israeliano rapi- to dal terrorismo palestinese non venga li- berato. Che scemenza, ha risposto, se mai bisognerebbe metterne uno nero tutti i gior- ni. Lei pone sullo stesso piano attacchi ter- roristici eomicidi mirati?, gli statochiesto. Ovviamente no stata la risposta per gli omicidi mirati aumentano la spirale del- lodio. Cio, ovviamente s. E si sparla og- gi di un Hamas terrorista come per anni si sparlato di Arafat. Cos, dopo aver trattato con sprezzante sufficienza il ritiro unilate- rale israeliano da Gaza, sempre meglio di nessun ritiro, il viceministro degli Affari esteri con delega al medio oriente si av- venturato nellelogio della superiorit del Muro di Berlino rispetto alla barriera an- tiattentati innalzata da Israele: Uno era al- meno al confine tra due stati, laltro co- struito in territorio altrui. E si capita l la lungimiranza di Michele Serra che lo chiam a suo tempo Ugo Palmiro Intini. Certo che Ugo Palmiro Y asser Intini sa- rebbe stato perfetto. Questo numero stato chiuso inredazione alle 20,15 ELIAHU ASHERI Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO Bologna citt chiusa Non Cofferati a essere diventato di destra, la citt rossa che mostra la sua pancia F acile dire Bologna citt aperta, be- viamo fino al barcollo, mangiamo a tarda notte pizza bisunta o kebab innaf- fiato di vodka, felici e stonati sullasfalto liquefatto. Quando poi la mattina ti alzi, e devi andare a lavorare o a comprare il giornale o magari anche soltanto a smal- tire la sbornia che hai preso a forza di vedere gli altri sbevazzare, ma ti tocca cambiare strada tre volte per non senti- re gli effluvi della signorile pip di un giovane che la sera prima non aveva vo- glia di andare a farla in uno dei troppi bar aperti, allora viene fuori la tua vera natura bolognese: non c sinistra che tenga, di fronte a tanta e tale folla di per- ditempo. Non c tolleranza teorica che tenga, una volta che si scenda dal pro- prio salotto progressista, non toc- cato da cacofonie e fetori stradali, per immergersi nel marasma di piazza Ver- di, ebbro di alcolici da asporto. A quel punto il bo- lognese progressista, dentro di s perch certo non pu dirlo alle cene di entourage Mulino, pena il rischio di fi- nire analizzato come dege- nerazione linguistica in un editoriale di Umberto Eco saluta con un evviva il proibizionismo del sinda- co Sergio Cofferati. Non il Cinese ad aver subito una mutazione genetica dai tempi in cui faceva il girotondino con Nanni Moretti. E Bologna che, grazie a unoperazione maieutica di Cofferati, riuscita a tirar fuori la sua vera pancia. Perch va bene essere diessini, ma qui in Emilia si lavora, si mette su famiglia, si mandano i figli allasilo comunale, si prenotano viaggi e si passa la domenica pomeriggio in una bella libreria Feltri- nelli. Non che si abbia poi tanta voglia di difendere il bengalese a cui Cofferati ordina di chiudere il negozio di panini alle nove di sera, perch tanto la gente va l solo per comprare bottiglie di rum. Che poi vero che la bottega del benga- lese fa comodo quando esci dallufficio e fa caldo e non ti va di cucinare, ma se il prezzo da pagare finire sommersi in un grande orinatoio costellato da bancarel- le che vendono le stesse cose da Stoccol- ma a Beirut, con quei borselli peruviani e quelle gonne indiane e quelle scarpet- te marocchine, allora no. Se il prezzo rinunciare alla placida, ordinata, ricca vita da regione rossa, proprio no. Ben venga la serrata, il recinto, lo sgombero, lordinanza. Via i punkabbestia, che tan- to li sopporta solo Romano Prodi, anche se vivono vicino a casa sua (perch c so- lo nel weekend). Abbasso la Rave para- de, luniversit e la marea dei fuoricorso, che se li vedessero i genitori sai quante botte. Diciamo pure Cofferati di de- stra, in nome dei diritti del rom e del la- vavetri ma poi, nellurna, votiamo lonta- no da chi difende lo schiamazzo targato Dams, cio Rifondazione. Via la Muraglia E infatti Bologna stava benissimo pu- re con Sergio Guazzaloca, sindaco di centrodestra. Cofferati ha fatto solo emergere tutta la (sana?) stanchezza per il bivacco a oltranza. Prima ha assorbi- to le battaglie antischiamazzi guazzalo- chiane, poi ha fatto sua unordinanza di- pietrista antialcol dellassessore Sil- vana Mura, ora deputata dellItalia dei Valori, a cui i centri sociali gi urlavano inferociti Via la Muraglia. E allora si capisce che un gioco di ruolo per ac- caparrarsi la vera pancia di Bologna. Che cosa ci fa ora con il Cofferati an- tikebab la signora Milli Virgilio, che ai tempi di Guazzaloca difendeva gli im- migrati? Che cosa ci fa la destra sociale accanto ai poveri bengalesi contro la borghesia dei pub, che, con gli appog- gi che hanno, continuano a chiudere tardissimo? Per quante lattine-sfott di birra Pern con la faccia del Cinese si producano, per quanti Rave si annunci- no, la citt rossa sinnamora pazzamen- te di chi coccola la legge e lordine. OGGI LERRORE A PAGINA TRE Allincontro del G8 a Mosca, solo Condi Rice sostiene Israele. Mosca ottiene ancora tempo per lIran Vertice di crisi Mosca. Ai ministri degli Esteri del G8 due ore di riunione e unora e mezzo di colazio- ne sono servite a mostrare ununit di fac- ciata. Ma sulla questione mediorientale le divergenze ci sono eccome. Gli Stati Uniti hanno analizzato liniziativa dellesercito israeliano a Gaza ricordando che Israele ha il diritto di difendersi. Il segretario di stato, Condoleezza Rice, ha lanciato un ap- pello per la liberazione del soldato israelia- noeavvertitochequesteazioni devonoces- sare. Per contro, la Russia vuole lo stop im- mediatodelleoperazioni militari israeliane, il ministro degli Esteri francese, Douste- Blazy, ha condannato tutte le violenze, in particolare quelle recenti e la solita Euro- pa si detta profondamente preoccupata della reazione militare di Israele. Risultato: il G8invitaHamas ametterefi- neallaviolenzaterroristica, maritieneche larrestodi ministri eparlamentari islamisti sia motivo di ulteriore preoccupazione ed esige la massima moderazione da Israele. La nuova equivicinanza italiana ha modi- ficatogli equilibri mediorientali del G8, con- tribuendo al cerchiobottismo della dichia- razione finale, come dimostrano le frasi del ministrodegli Esteri, MassimoDAlema, pi preoccupato dellemergenza umanitaria nei Territori che del soldato e del giovane set- tler ucciso dai terroristi con un colpo alla testa. In pi i suoi colleghi, salutando le- spansione a sud della missione Isaf per af- frontare le sfide della sicurezza in Afgha- nistan, hanno svuotato la soluzione tecni- ca ideata dal governo italiano. I ministri del G8 hanno anche lanciato un ultimatum allIran, che dovr dare una risposta chiara e concreta allofferta di in- centivi avanzata dalla comunit internazio- nale per porre fine al suo programma nu- cleare. Douste-Blazy, sostenuto dagli ame- ricani, avrebbe voluto una risposta entro il 15 luglio, data del vertice dei capi di sta- to e di governo a San Pietroburgo. Ma la Russia, che ha la presidenza del G8, ha pre- ferito usare toni pi moderati al fine di non irritare i mullah e preservare i propri inte- ressi. Cos a Teheran vagamente chiesto di rispondere il pi presto possibile, mentre il G8 si limita a sperare che il 15 luglio si metta termine a queste discussio- ni. Spazientiti anche per le dichiarazio- ni di DAlema sul diritto degli iraniani al nucleare civile gli Stati Uniti hanno con- vocato per il 12 luglio una riunione dei membri permanenti del Consiglio di sicu- rezza dellOnu pi la Germania. Ancora una volta il premier israeliano non ha interlocutori Cos Hamas ha spodestato Abu Mazen e ricompattato il fronte palestinese contro il dialogo avviato da Olmert Ucciso il giovane settler rapito domenica. Nessuna notizia del soldato sequestrato Dopo i raid, lesercito si ferma. Arrestati 64 deputati dellAnp La Giornata * * * In Italia Nel mondo CONTI PUBBLICI MALA TI, SUBITO UNAMANOVRADA7 MILIARDI DI EURO pari allo 0,5 per cento del pil. Lo ha riferi- to il ministro dellEconomia Padoa-Schiop- pa che ha aggiunto: Il governo sta prepa- rando un intervento complessivo di 3 punti del pil. La prima manovra sar varata il 7 luglio. Il resto nella prossima Finanziaria. Prodi: Il taglio del cuneo fiscale sar nel Dpef. Poi sulla Tav: Va fatta per onorare gli impegni internazionali. * * * In gioco la credibilit della maggioranza anche se c rispetto per posizioni che na- scono da ragioni di coscienza. E quanto detto da DAlema in merito allannunciato no degli otto senatori dellUnione sul rifi- nanziamento della missione italiana in Af- ghanistan. Lapertura di Berlusconi: Non abbandoneremo i nostri soldati. * * * Fini scettico sul partito unitario: Con il voto referendario si conclusa una fase po- litica. Costruiremo una nuova An. * * * Urge accordo su elezione membri Csm, il presidente della Repubblica lo ha scritto in una lettera inviata a Marini e Bertinotti. Ieri Napolitano hacompiuto 81 anni. * * * Kofi Annannomina de Mistura presidente della Commissione di ispezione dei Cpt, vo- luta dal ministro dellInterno Amato. * * * Processo al calcio rinviato aluned, per da- retempoai difensori di leggerelememorie. * * * Chiesaespostaal ventodelleideologie ha detto Benedetto XVI nellomelia della mes- sa per i santi Pietro e Paolo. * * * Amnestia e indulto Decisa la calendariz- zazione alla Camera per il 24 luglio. * * * Borsa di Milano. Mibtel a 27.575 (+1,35%). Leuro (1,2533) guadagna 0,0010 sul dollaro. UCCISO IL SETTLER RAPITO. ISRAE- LE ARRESTA LOPERAZIONE a nord di Gaza. Con una serie di blitz, lesercito ha fermato 64 deputati di Hamas, tra cui un vi- cepremier e il titolare delle Finanze, oltre ad altri esponenti del movimento (che ha parlato di dichiarazione di guerra aper- ta). Intanto, il ministro della Difesa Peretz ha fermato il proseguimento delloperazio- ne Pioggia estiva nel nord della Striscia di Gaza, avviata per liberare il soldato rapi- to. E stato ritrovato il cadavere di Eliahu Asheri, il settler rapito domenica, ucciso da un colpo di pistola alla nuca. * * * Balkenende annuncia le dimissioni. Il premier olandese lo dichiara dopo che il pi piccolo partito della sua coalizione, D66, ha lasciato lesecutivo in seguito alla controversia sul caso Hirshi Ali. Chiedeva le dimissioni del ministro dellImmigrazio- ne Verdonk, che aveva cercato di invalida- re la cittadinanza alla deputata somala. * * * LIran deve rispondere sul nucleare in manierachiaraeconcreta eil pirapida- mentepossibile, cioentroil 5luglio, quan- dolaltorappresentanteper laPoliticaeste- radellUe, Solana, incontreril negoziatore iraniano, Ali Larijani. Lohannochiestoi mi- nistri degli Esteri del G8. Il 12 luglio i re- sponsabili degli Esteri dei cinque membri del Consigliodi sicurezzapilaGermaniasi troverannoper discuterelarispostairania- na (il presidente Ahmadinejad aveva detto chenonsarebbegiuntaprimadel 22 agosto). * * * La Corte suprema americana dichiara i tri- bunali militari di Bush per giudicarei dete- nuti di Guantanamononconformi allalegge statunitenseeallaconvenzionedi Ginevra. * * * Zapateroannuncianegoziati conlEta dopo chetremesi fai separatisti baschi hannode- cretatouncessateil fuocopermanente. * * * La Fed ha alzato i tassi di 25 punti di base al 5,25 per cento negli Stati Uniti. Washington. Ieri la Corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che le commissioni militari istituite dallAmministrazione Bu- sh per processare i detenuti di Guantana- mo non sono conformi n al codice di giu- stizia militare americano n ai principi della Convenzione di Ginevra. La senten- za approvata con cinque voti favorevoli e tre contrari, il presidente John Roberts non si espresso perch ha fatto parte di una corte federale che, a luglio, si era gi occupata della questione riguarda il ca- so di Salim Ahmed Hamdan, lo yemenita che aveva lavorato come autista e guardia del corpo di Osama bin Laden, rinchiuso a Guantanamo dal 2002, e giudicato da una commissione militare, nellottobre 2004, o un membro o un affiliato di al Qaida. Hamdan ha fatto ricorso alle Corti ameri- cane sulla legittimit delle commissioni militari e nel novembre 2005 il caso ar- rivato allalta corte. Il giudice John Paul Stevens ha scritto la sentenza: La nostra conclusione che la commissione militare non ha il potere di andare avanti perch la sua struttura e le sue procedure violano sia la legge militare statunitense sia il trattato internazionale sui diritti dei prigionieri di guerra. In pi, i tribunali militari sollevano preoccupa- zioni sulla separazione dei poteri al pi al- to livello. I principi sono dunque due: da un lato i diritti dei nemici combattenti, dallaltro i poteri del presidente degli Stati Uniti, in quanto questi tribunali speciali presentano una commistione, giudicata il- legittima, tra il potere esecutivo dipendo- no dal ministero della Difesa e quindi sono legati al governo e il potere giudiziario. Non quindi in discussione n la chiu- sura del supercarcere n la liberazione dei detenuti. Bush ha detto che ascolter la Corte e che lavorer con il Congresso per risolvere il problema del processo ai ne- mici combattenti, ma che gli assassini non saranno lasciati liberi: Protegger gli americani e rispetter la sentenza. Il problema dei poteri del presidente Il problema sollevato dalla Corte supre- ma ha molto pi a che fare con i poteri del presidente in tempi di lotta al terrorismo che con lo status dei detenuti di Guantana- mo e sinnesta nelle polemiche sulle inter- cettazioni e sugli abusi di potere, come li hanno definiti i detrattori della politica an- titerrorismo dellAmministrazione, che so- no stati addebitati al governo dopo l11 set- tembre. Il giudice Anthony Kennedy, a fa- vore della sentenza, lo ha specificato nella sua opinione separata: La concentrazione dei poteri nella parte esecutiva lascia la li- bert personale esposta al pericolo di azio- ni arbitrarie dei funzionari, unincursione che il sistema costituzionale di divisione dei poteri deve evitare. Anche il giudice Stephen Breyer ha ricordato che il Con- gressononhadatoallesecutivounassegno in bianco su queste questioni, e anzi ha gi negato in passato al presidente di crea- re commissioni militari come quelle sotto il giudizio delle Corti. I tre giudici che hanno votato contro questa sentenza i conserva- tori Clarence Thomas, Samuel Alito e An- tonin Scalia sono stati molto duri nel sot- tolineare il loro dissenso, Thomas ha addi- rittura letto parte del suo parere dal suo banco, cosa che non accadeva da 15 anni. Ha detto che, con questa sentenza, la Corte vuole dolorosamente ostacolare la capa- cit del presidente di affrontare e sconfig- gere un nuovo e letale nemico. Come ha suggerito anche il giudice Breyer alla fine della sua opinione, Bush ora pu tornare al Congresso per definire una procedura di processo per i nemici combattenti che, avendo caratteristiche molto diverse rispetto ai prigionieri di guerradisciplinati dallaConvenzionedi Gi- nevra, non hanno uno status giuridico n un trattamento predefiniti. Per la Corte suprema i tribunali di Bush per i detenuti di Guantanamo sono illegali. La parola al Congresso Diritto e terrore Continua a esserci un convitato di pietra al tavolo della concertazione: la politica in- dustriale. Si dice che la questione delle questioni sia lo sviluppo, ma finora si parlato solo di finanza pubblica, mentre di grandi scelte per dare un progetto di cre- scita al paese non c neppure lombra. Al massimo il rifinanziamento di Anas e Fer- rovie, cose che dovrebbero essere sconta- te. Eppure la ridefinizione degli spazi e de- gli equilibri nel capitalismo mondiale, e di quello europeo in particolare, un pro- cesso gi in corso da tempo, e rischia di ultimarsi senza che lItalia si sia neppu- re accorta di nulla. Mentre noi stiamo ancora a discutere di quali politiche fattoriali possiamo mettereincampoper aiutare il nostro vetusto sistema di piccole e medie imprese e dibattiamo sul rapporto tra mer- cato e stato nodo sciolto in occidente da molto tempo con un pragmatico dosaggio di entrambi altrove ci si occupa di fusio- ni (ultima, Arcelor-Mittal), di grandi delo- calizzazioni di produzioni mature (Germa- nia), di mega accordi (Nokia e Siemens danno vita al terzo player mondiale nelle telecomunicazioni). Eppure anche in Italia ci sarebbe la possibilit di costruire alcu- ni grandi gruppi, senza i quali non si pu attivare la inderogabile trasformazione del nostro apparato produttivo e terziario. Alcuni casi sono a portata di mano. Il primo senzaltro quello relativo ad Auto- strade. Qualche settimana fa ho scritto in questa rubrica che lunico atteggiamento che il governo non avrebbe dovuto assu- mere era quello di tergiversare, abbaian- do senza mordere. O diceva subito no alla fusione con gli spagnoli, assumendosene la piena responsabilit politica (altro che pa- rere del Consiglio di stato), oppure biso- gnava aprire una trattativa con i Benetton (e gli altri soci di Schemaventotto), con Abertis e con il governo Zapatero per mas- simizzare i benefici ricavabili dal sistema- paese in cambio del via libera allopera- zione. Invece si perso tempo, e la cosa andata avanti (oggi ci sar lassemblea di Autostrade), come normale che sia trat- tandosi di societ private, accompagnata dal rumore di fondo del mugugno del mi- nistro Antonio Di Pietro e di qualche espo- nente del governo, rischiando di far scap- pare a gambe levate gli spagnoli. Ora, per come si sono messe le cose, di- re di no troppo tardi. Lunica via logica quella dellassenso, da parte del governo, ma sarebbe masochista arrivarci senza contropartite, specie sul fronte spagnolo. Dunque Romano Prodi prenda in mano il dossier, telefoni a Jos Luis Rodrguez Za- patero e chiuda al pi presto la partita. Co- s come, altrettanto rapidamente, deve de- cidere il futuro di Finmeccanica nellam- bito delle varie opzioni di alleanze inter- nazionali inducendola per altri versi a fa- vorire nuove aggregazioni sul fronte delle tecnologie civili (penso, per esempio, a El- sag-Finsiel) e di Alitalia (sono mesi che vanno chiuse le partite delloutsourcing e poi bisogna aprire una trattativa con Air France). Ma non sono da meno altre prio- rit: Enel in Francia, Eni sul fronte del gas, lipotesi della rete delle reti (T erna, SnamRetegas, Rai). Bankitalia troppo defilata E per le banche, c forse una qualche strategia o dobbiamo attendere la definiti- va colonizzazione del settore pi strategico di tutti? Bankitalia ha scelto la strada del lassez-fair comprensibile dopo quanto successo, ma troppo deresponsabilizzante pur sapendo che si sta giocando una par- tita di tutti contro tutti, tra e dentro gli isti- tuti, che coinvolge manager, azionisti e re- sidui di poteri forti, che non potr certo produrre un sistema pi avanzato. E gli strumenti pubblici, come Poste e Cassa de- positi e prestiti, che fanno, stanno a guar- dare? Possibile che nessuni pensi a favori- re la nascita di fondi di private equity na- zionali con obiettivi di tipo sistemico? Non potrebbero diventarlo le fondazioni ban- carie, togliendo loro non le partecipazioni bancarie come per fortuna si smesso di pretendere bens linutile orpello della beneficenza? E della partita Mediobanca- Generali c qualcuno che se ne sta occu- pando, dalle parti di Palazzo Chigi? Infine, non varrebbe la pena di convocare quei pochi grandi capitalisti privati, insieme al top management delle imprese pubbliche, che hanno molte risorse e stanno ottenen- do successi per una sorta di patto per lo sviluppo? Io credo che da Caltagirone agli stessi Benetton (si pensi alla straordinaria case history di Autogrill, la pi grande multinazionale italiana dopo lEni), dal gruppo De Agostini (fantastico il doppio colpo dellacquisto di Gtech con Lottoma- tica e della vendita della T oro) ai Rocca della Tenaris, ne sarebbero tutti ben felici. Cosa si aspetta? Enrico Cisnetto ANNO X NUMERO 153 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006 Roma. Votando no alla riforma costi- tuzionale, gli italiani hanno deciso, anco- ra una volta, di rimanere in balia del loro vizio pi grande, lingovernabilit. Cos ha scritto Rosemary Righter, sul Times di due giorni fa. Di pi. Gli italiani hanno scelto di affidarsi alla discreditata politica del- limmobilismo, parola, questultima, tal- mente peculiare allatteggiamento domi- nante del nostro sistema da essere espres- sa in italiano anche nel testo originale in- glese. Immobilismo: un autogol, unocca- sione mancata. Righter, nota columnist del quotidiano britannico, sottolinea che il mix tra unatavica incapacit di riformar- si e la paura di perdere poteri acquisiti ha fatto trionfare lillusione, quella alimen- tata dalla sinistra, che gli italiani potesse- ro votare no per avere una riforma mi- gliore, e quindi aspettare. La stampa straniera ha per lo pi trat- tato il voto referendario del 25-26 giugno PERCHE DA NOI L E RI F ORME NON S ONO GRADI T E come la conferma con incorporato e scon- tato sospiro di sollievo della definitiva fuoriuscita di Silvio Berlusconi dalla sce- na politica italiana. LItalia boccia ancora Berlusconi, titolava il Guardian, Finisce il sogno di un nord libero dellalleato di Berlusconi, ha scritto il Daily Telegraph. I quotidiani degli altri paesi europei han- no pi o meno spiegato la questione con lo stesso taglio, aggiungendo il facile com- mento sul calcio, con il sarcasmo sul rigo- re causato e non subito nel match contro gli australiani, il giorno prima del referen- dum. Soltanto il Financial Times ha sotto- lineato pi volte che con la vittoria del no la sinistra italiana si s consolidata, ma a discapito dellurgenza di riforma ri- conosciuta da tutti. Sullillusione di un do- mani-migliore-con-un-testo-costituzionale- migliore-e con-un-clima-politico-migliore cio la litania del governo di Romano Pro- di i commentatori internazionali hanno pensato fosse meglio sorvolare. Righter sul Times invece andata oltre il dato politico e ha tratteggiato con pun- tualit le mancanze del sistema italiano: il blocco sulla modifica costituzionale sin- tomo da un lato di una mancanza di comu- nicazione dalla leadership agli elettori, dallaltro dal timore stesso nei confronti del cambiamento. Pochi hanno capito che cosa significasse al fondo la proposta refe- rendaria Ci sono stati commenti fino al- la nausea, ma pochissimi riassunti neutra- li sui punti principali del nuovo testo che, comunque, secondo Righter , non esattamente una riforma draconiana, cio non che implicasse una trasformazione tanto radicale da giustificare tale spaven- to. Cos quello che stato venduto come uno strapotere del primo ministro, tanto strumentalizzato da rievocare Mussolini come uno spettro di nuovo possibile, era in realt un modo per far diventare il pre- mier un vero premier, secondo il modello britannico. Il Senato avrebbe dovuto asso- migliare al Bundesrat tedesco e le regioni avrebbero cominciato ad avere ambiti di CHE S UCCEDE I N CONF I NDUS T RI A DOPO V I CENZ A Lautodifesa degli imprenditori: la concertazione meglio di Prodi Milano. Il sistema di relazioni industriali esindacali segnatodallegemoniadellaCgil si sta lentamente sfaldando. Mentre fra gli imprenditori sembra crescere sottotraccia la sfiducia verso lattuale governo, signifi- cativamente condizionato dalla sua compo- nente pi radicale. Aevidenziarequesteduetendenze, una lettura critica dei risultati comparsi nellul- tima ricerca della Fondazione Nord Est. Lindagine, promossadal Sole24 Orecheie- ri ne ha dato ampio risalto evidenziando fin dalla titolazione la necessit tutta mon- tezemoliana di Ripartire da un nuovo dia- logo sociale stata effettuata su circa 1.600 aziende fra l8 e il 25 maggio, a un me- se dalle elezioni politiche vinte dal centro- sinistra. Lanalisi della Fondazione Nord Est si presenta come un piccolo rebus sul problema del consenso. In tema di lavoro, previdenza e stato sociale, infatti, per il 68,8 per cento degli intervistati il governo do- vrebbe innanzi tutto trovare laccordo con gli imprenditori e i sindacati e poi fare le riforme. Una posizione spiegata dal curato- re della ricerca, il sociologo del lavoro Da- niele Marini, con la necessit di ritrovare un clima pi disteso, dopo anni di conflitti. Nel nord-est, si scende di poco: il 63,5 per cento. Di primo acchito osserva Giuliano Cazzola si direbbecheil metododellacon- certazione ultrainclusiva, che non pu fare amenosempreecomunquedel consensodi tutti i sindacati, piaccia anche a quegli in- dustriali veneti che si sbucciarono le mani a Vicenza per applaudire il Cavaliere. Tut- tavia, dal momento che non si fidano del go- verno Prodi, troppo condizionato dalla sini- stra radicale, gli imprenditori non sono di- sposti ad accettare e a subire un decisioni- smo a loro ostile. Con la concertazione han- noalmenolasperanzadi avereunaqualche voce in capitolo. Insomma, una forma di autodifesa. Una valutazione condivisa da Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Wel- fare: Limprenditoredel dopoelezioni hail timore che venga toccata la Legge Biagi, la questione psicologicamente pi delicata. Preferisce un tavolo negoziale dove eserci- tare un veto alla controriforma ventilata da un esecutivo che rischia, ogni giorno di pi, di scivolare verso il massimalismo. Che la crisi di rappresentanza degli attuali vertici di viale dellAstronomia accesasi a Vicenza non si sia affatto spenta, dimostrato da un altro dato: il 28 per cento degli imprendito- ri ritengono che le loro associazioni do- vrebbero sostenere le esigenze delle im- prese senza cercare mediazioni con il sin- dacato: Una parte consistente del tessuto produttivo dice Sacconi rifugge dalla spinta consociativa. E che le classiche re- lazioni industriali, determinate dalla Cgil nelle loro versioni liturgicamente pi con- servatrici, stiano diventando anacronisti- che, sottolineatoanchedal severogiudizio sul ruolo svolto dal sindacato negli ultimi dieci anni. Per il 69 per cento degli impren- ditori stato, semplicemente, un ostacolo. Un ostacolo a cosa, per? Fmi e Bce ri- flette Sacconi indicano nel recupero della produttivit del lavoro la vera emergenza italiana. Per contrastare una caduta inizia- ta negli anni Settanta, serve un modello contrattualenuovoeunsindacatononideo- logico, che accetti la logica della complicit virtuosa, fatta per esempio dalla condivi- sione dei risultati attraverso il meccanismo dei premi vincolati agli utili. Treimprenditori suquattroritengonopoi che i sindacati debbano soltanto occuparsi delle rivendicazioni dei lavoratori e lascia- re ad altri la gestione dellazienda: due an- ni fa lo pensava uno su due. Mentre uno su cinque pensa che il sindacato debba parte- cipare ai Cda prendendo parte alle decisio- ni strategiche: nel 2005 quasi uno su due gli attribuiva queste facolt. Valutazioni cos dure osservaBenedettoDellaVedova, par- lamentare dei Riformatori Liberali eletto con Forza Italia sono forse anche una for- ma di rigetto al potere politico che il sinda- cato, in particolare la Cgil, ha sviluppato in questi ultimi anni trascendendo la propria funzione fisiologica e giungendo a occupar- si di qualunque cosa. S PUNT I DAL L E BI OGRAF I E DI NOI COET ANEI DI PAUL Mc CAR T NEY Ora gli anni Sessanta vengono sfregiati, eppure c stato del buono M a certo, la solita storia: sesso, droga & rockn roll. La triade beffarda/am- bigua degli anni Sessanta viene evocata e sfregiata, mentre fervono gli scaldaletti delle intercettazioni, dei bulli e delle pupe tv, dei principi del sangue (e dellindustria) subalpini. Per fortuna rinasce anche il rock, con lo spettacolo del Cirque du soleil dedicato ai Beatles e con le feste per sir Paul McCartney, che celebra il suo temu- tissimo compleanno (Mi vorrai ancora, quando ne avr 64?). Per tutti noi, coetanei di sir Paul, abba- stanza fastidioso ascoltare i belati e i ruggi- ti di chi nonhaconosciutogli anni Sessanta, o di chi li ha dimenticati. Per tanti nostalgi- ci, quella fu soltanto una stagione di nuove musiche, di nuovi colori, di nuovesostanzee di nuove libert. Per gli esperti di calunnie, invece, i contestatori produsserosoprattutto egualitarismi ottusi, violenze e terrorismi. Secondo me, la grande rivoluzione pacifica e libertaria degli anni Sessanta fin proprio nel 1968, quando nacquero i gruppetti marxisti-leninisti, autoritari, disciplinati e pi polizieschi della stessa polizia. Penso a tutto questo, mentre assisto alli- naugurazione di una piccola biblioteca nel- la periferia di Ponte di Nona (Roma). Non una cattedrale: , diciamo, una parrocchia laica dipinta di rosso, in un deserto che, a poco a poco, si popola di palazzi dallaspet- to elegante. Per ora prevale la polvere. Do- mani, speriamo, ci saranno i prati e gli albe- ri, intorno a questa bibliotechina, e le scuo- le, i negozi, i campetti sportivi. Perch sono qui, sotto questo sole feroce? Perch questa casetta, sponsorizzata (diciamo cos) dallas- sociazionecarcerariaPapillon, dedicataal mio amico Giulio Salierno, morto da pochi mesi. In mezzo ai libri c la sua foto in cor- nice, scattata lultima volta che lho visto, a casa sua, per una delle sue cene leggenda- rie, piene di professori universitari suoi col- leghi, e di magistrati, giornalisti, pi o meno reduci di una sinistra tuttaltro che al ca- viale. Da Giulio si mangiava cous cous, in ricordo del suo passato di legionario in nor- dafrica, mapurerigatoni epastaececi. Ci si nutriva anche di battibecchi incandescenti, come altrove non se ne fanno pi. Giulio Salierno, condannato per omici- dio (politico) ottenne la grazia dopo sedici anni di galera, per alti meriti culturali. Da ragazzo era un estremista di destra. In car- cere divent comunista e poi extraparla- mentare-terribilista. Questo percorso de- scritto nella sua Autobiografia di un pic- chiatore fascista, che Oriana Fallaci cele- br con una delle sue interviste. Salierno scrisse libri indispensabili sul sistema car- cerario, sulla violenza, sul sottoproletaria- to, sulla marginalit sociale. Usc dai can- celli proprio nel 1968, e us tutta la sua vi- ta di uomo libero per difendere i diritti di quelli che stavano peggio, delle spazzature sociali spesso ignorate/dimenticate dalla stessa sinistra dopposizione o di potere. Devo molto a Giulio Salierno, allex carce- rato, al professore, al mangiatore di cous cous e di peperoncino, perch, negli anni del terrorismo, mi ha aiutato a esplorare i labirinti mentali dei terroristi. Ma non per questo che lo ricordo, oggi. Lo ricordo perch ritengo che anche la sua piccola biblioteca di Ponte di Nona sia figlia, in qualche modo, degli anni Ses- santa, che non furono soltanto paciul, fu- mo, acido, fricchettoni, proibito proibire, disordine e festoso libertinaggio. E nem- meno soltanto incubatori di P38. No. Quel- la fu la stagione in cui ogni autorit ingiu- sta fu messa in discussione. Part allora il movimento per la liberazione delle donne. E per il trattamento umano dei matti. E per la difesa della sicurezza e della salute de- gli operai nelle fabbriche. E per la dignit di ogni cittadino sottoposto a umilianti ge- rarchie. Molti, moltissimi, oggi, sostengono che s esagerato. Ma costoro non ricorda- no, o fingono di dimenticare. Chi si lamen- ta perch i matti sono in (semi)libert non ha mai visitato un ripugnante manicomio degli anni Sessanta. Chi dice che le auto- rit, ormai, sono crudelmente misconosciu- te, ignora lantica arroganza degli inse- gnanti, dei sergenti, dei preti. Le cronache di questi giorni ci sbattono in faccia lintol- lerabile condizione dei lavoratori che con- tinuano a morire nei cantieri. E vero, una strage come questa non pu essere perdo- nata. Per bisogna ricordare che qualche miserabile progresso s fatto, se vero che allinizio degli anni Settanta, il numero del- le vittime del lavoro era (almeno) triplo, ri- spetto a quello di oggi. Non dobbiamo ac- contentarci, anzi: dobbiamo pretendere la totale sicurezza (sul lavoro e altrove), insie- me con la totale libert. Pretendiamo des- sere felici, come cinsegnarono i profeti de- gli anni Sessanta. A proposito: mentre scri- vo, rombano le grancasse di una festa a Piazza del Popolo (Roma). Quasi quasi scendo gi e vado a ballare. Siamo fatti co- s, noi coetanei di Paul McCartney. Giuliano Zincone CAR T OL I NA DA L AMPEDUS A Le tartarughe, le leggende e i clandestini di unisola clandestina H o trascorso una settima- na a Lampedusa. In va- canza, e dunque questa una carto- lina, non unin- chiesta. Che mi piacerebbe, essen- do indirizzata ad amici, fos- se piena di notizie futili e in- necessarie, e dunque molto importanti. Ad esempio che laltra notte una tartaruga ha deposto le sue uova sotto la sabbia della spiaggia dellisola dei conigli, e i volontari hanno prontamente recintato il luogo, per- ch nessuno, il mattino seguente, stendesse il suo asciugamano a far da covatore invo- lontario. C qualcosa di curioso nella de- posizione delle uova da parte delle tartaru- ghe, perch le femmine ritornano a depor- re sulla stessa spiaggia in cui sono nate, trenta o quarantanni dopo: let della ri- produzione, tarda come la loro vita. In Co- starica le uova di tartaruga sono ambite e mangiate, perch ritenute afrodisiache. Da noi sono ambite e protette, perch ormai ne depongono poche, e la specie caretta ca- retta in pericolo. La scorsa settimana ce- rano una dozzina di tartarughe ricoverate allospedale isolano del Wwf. Nessuna in rianimazione, ma diverse con problemi se- ri: con un amo nello stomaco, o con unoc- clusione procurata dallingestione di un sacchetto di plastica scambiato per una me- dusa. E il problema pi complesso, nella chirurgia della tartaruga, banale: come bypassare il carapace? Lha risolto, con una scoperta che sarebbe improprio definire delluovo di Colombo, un medico pugliese, che scende una volta ogni due settimane, e opera entrando dallascella della tartaruga. Andateci, se andate a Lampedusa, a visi- tare e finanziare lospedale. Poi fate le cose normali che si fanno al mare: mare, mare e mare. Se volete fare un giro dellisola in barca, ogni barca buona. Io lho fatto sulla Stella del mare, Il capitano simpatico, nonostante le canzoni che insiste a cantare, ma la vera attrazione suo padre, un no- vantenne e passa che ogni mattina alle 8 si fa trovare pronto sulla barca, anche se si parte dopo le dieci, e beve pi del figlio e canta meglio di lui, e non ha nulla dellim- mobilit pensosa del vecchio lupo di mare, nonostante sia ben disponibile a lasciarsi andare ai ricordi: balla con una sua grazia, e ha smesso da poco di fare i bagni in mare. Il periplo dellisola loccasione di vedere quello che non si pu vedere dalla piccola circonvallazione di terra venti chilometri quadrati, un girotondo sullo scoglio o dal- le piccole spiagge. Ad esempio vedere i re- sti di unsottomarinoaCapoPonente, anche se pochi ne ricordano la storia, e la bandie- ra, e non ho trovato chi mi confermasse le circostanze di un altro leggendario naufra- gio. Era la Seconda guerra mondiale e una nave italiana carica di vettovaglie venne affondata dagli inglesi: sulle spiagge si are- navano, come benvenute balene, i salami, e i pescatori pescavano pesce gi inscatolato. Il relitto della nave rest adagiato sui fon- dali bassi, con la prua sporgente come un monumento. Passarono gli anni, e un picco- lo aereo inglese, di ritorno dalla conferenza di Yalta, si trov in difficolt. Vennero acce- si dei fuochi ai bordi della pista, e laereo scese verso latterraggio di emergenza: ma la prua non era illuminata, n prevista, e laereo, urtandola, affond sopra la nave affondata, come per una vendetta. Di storie piena lisola, a saperle solle- citare ed ascoltare, ma spesso anche le sto- rie vecchie riconducono, come per una miopia, alla cronache del presente. Ad esempio se chiedi al vecchio lupo di mare cosa pensi degli sbarchi dei clandestini, ti racconta di quando venne fermato, con la barca, in Tunisia e di come venne trattato. S, da turista ho seguito con occhio distrat- to le cronache degli sbarchi (ci sono anche i turisti che sperano di imbattersi nei clan- destini come per un safari fotografico) e il loro contorno, cercando di capire se la con- fusione che regna sulla cosa abbia irrobu- stito il flusso. Non saprei dirlo: so dire che curioso sentire: Stasera alle nove, arri- vano e il giorno dopo sentire le lamentele perch sono arrivati alle due di notte. E cu- rioso sentire le storie dei clandestini del Marocco, cui la compagnia aerea libica fa pagare il biglietto aereo Casablanca-Tripo- li andata e ritorno, anche se tutti sanno che il ritorno non ci sar. O ascoltare, accanto agli esodi tremendi attraverso il deserto, le storie dei clandestini egiziani organizzati come da unagenzia turistica, con promessa di rimborso del biglietto della traversata mille euro se entro dieci giorni il clande- stino viene rimandato indietro. Sono stato a sentire un comizio contro lapertura di un centro pi grande per i clandestini, tenuto da un oratore formidabile, che si parago- nato a Ges Cristo il sindaco era Barabba, nella sua parabola e che ha rivendicato il diritto per tutti di avere una tomba senza favoritismi, nel cimitero posto sotto seque- stro, dimenticando di citare La livella di Tot. Poi sono andato a sentire un dibattito delle organizzazioni di volontariato che prestano soccorsi al momento dello sbarco, sul molo, e giustamente vorrebbero poter entrare nel centro. Lavoro generoso, ma idee confuse sulla natura del fenomeno. Nessuno che lamenti mai il fatto che il con- solato di Casablanca, per rilasciare un visto a un marocchino, pretende che dimostri di avere un lavoro stabile e ben retribuito in patria. O nessuno che dica che dietro mol- te migrazioni ci sono le costose barriere di protezione a favore degli agricoltori euro- pei. Per se uno vuole comprare le spugne, le trova da Giovannino, vicino alla guardia di finanza, e i prodotti ittici conservati, die- tro il supermercato del Porto Vecchio, da Famularo. Eavoler mangiarci sopra, cso- lo limbarazzo della scelta, per non far tor- to a nessuno. Toni Capuozzo competenza definiti, uscendo dalla riforma del centrosinistra del 2001 che, secondo Ri- ghter, aveva contribuito soltanto a creare nuova confusione. Il problema non dunque lentit della riforma, ma un popolo e una sua leader- ship refrattaria a ogni piccolo passo: Le riforme non sono quello che la maggior parte dei politici vogliono. Meglio sfode- rare larma della paura e mettere la que- stione del cambiamento sul piano del charachter assassination nei confronti di Berlusconi. A lungo andare, per, avvisa Righter, questa strategia potrebbe danneg- giare lo stesso governo, perch Prodi fini- rebbe per apparire sempre pi prigionie- ro dei radicali che, in modo fanatico, sop- pongono ai processi di riforma. Lillusio- ne, insomma, evaporer in fretta. E del dif- ficile cammino dellItalia verso un nuovo coraggio istituzionale rischia di rimanere soltanto il complesso bizantino di un si- stema disegnato per mantenere deboli e instabili i suoi governi. Cos il Times dipinge il complesso bizantino dellItalia immobile Politica industriale cercasi Palazzo Chigi batta un colpo Non si parli solo di finanza pubblica, ma anche di banche, energia, reti, tlc Tre palle, un soldo F a caldo e siamo intronati. Il raffreddo- re, le partite del Mondiale, i conti pub- blici. Lultima cosa che ci andrebbe di fare un commento economico. Meglio, molto meglio sarebbe andarsene al mare e l ab- bandonarsi a ci che Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea, disdegna: guardare lestensione del ma- re e commentare i movimenti delle onde e delle maree (da unintervista al Corriere della Sera del 27 giugno). Totalmente futile. Come commentare i movimenti giornalieri dei mercati azionari. Per questo Jean-Clau- de Trichet non lo fa. Ma ci che non con- cesso a un banchiere centrale del tutto ammissibile per gli estensori di un Diario. Come commentare le dichiarazioni di un banchiere centrale. Le quali, in un certo senso, assomigliano ai movimenti delle onde e delle maree. Inrealt, la comunicazione delle banche centrali divenuta untassello fondamenta- le della loro strategia complessiva e i mer- cati la prendono molto sul serio. La Fede- ral Reserve, sottolanuovaguidadi BenBer- nanke, ha puntato a una strategia di comu- nicazione sempre piesplicita, arrivando a fornire indicazioni inequivocabili, anche se non quantitative, sulla direzione futura dei tassi ufficiali in occasione delle periodiche riunioni monetarie. La Bce, viceversa, sta- ta molto picauta e si astenuta da valuta- zioni esplicite sul movimento a breve termi- ne dei tassi. La filosofia che ispira Jean- Claude Trichet il pragmatismo. Sotto la sua guida, la Banca centrale europea nonsi impegna ad attenersi incondizionatamente a una particolare linea di condotta qualsia- si cosa accada. Facciamo quello che ne- cessario quando necessario (sempre dal- la citata intervista). La missione di Jean- Claude Trichet garantire la stabilit dei prezzi ed essere credibile nel garantirla. Il processo decisionale si basa sudue pilastri. Linflazionegenerale, piuttostochequelladi fondo, per quanto riguarda il breve periodo e i movimenti degli indicatori monetari, fi- nanziari e creditizi per quanto riguarda le tendenze di medio periodo. La Bce ha co- minciato a rialzare il tasso dinteresse di ri- ferimento alla fine del 2005. Inquesta deci- sione ha sicuramente contato leccezionale dinamismo del settore immobiliare e degli aggregati monetari checorrispondonoal suo finanziamento. Tuttavia, nonostante due in- crementi che hanno condotto il tasso dinte- resse ufficiale al due e mezzo per cento, le condizioni monetarie nellarea delleuro re- stano espansive. Troppo, secondo alcuni os- servatori. Gli stessi che giudicano tardiva la decisione della Bce di abbandonare lindi- rizzo accomodante che aveva mantenuto il tasso ufficiale per due anni e mezzo al livel- lo storicamente basso del due per cento. E visto che gli squilibri finanziari a livello glo- bale restano e col passare del tempo diven- tano sempre pipericolosi, la stretta mone- taria dovrebbe essere pi risoluta. Ma poi- ch la realt complessa e la nostra cono- scenza resta inadeguata, possibile anche uninterpretazione diversa di quello che sta accadendo. Uninterpretazionecheconduce a una conclusione di policy esattamente ro- vesciata. Se gli squilibri hanno raggiunto unadimensionecos preoccupante, sarebbe preferibile una riposta pi misurata delle politichemonetarie, giacchunindirizzore- strittivo rischierebbe una correzione troppo drastica con ripercussioni negative su cre- scita e occupazione. Di fronte a contrasti in- terpretativi cos profondi, si pu capire il pragmatismodi Jean-ClaudeTrichet. Alui e in generale ai responsabili delle politiche economiche si prospetta unanno nonfacile. Una cosa sembra chiara: nonsi pu contare solo sul ruolo delle politiche monetarie, e sul loro eventuale coordinamento interna- zionale, per ridurre i rischi connessi a que- sti squilibri. Serve il contributo delle politi- che fiscali e di quelle strutturali. Per resta- re alle prime, ci sono pochi dubbi: dovreb- bero essere inasprite. Sul fatto che lesigen- za di rigore fiscale sia particolarmente acu- ta, oltre che negli Stati Uniti, in paesi alle prese con ampi squilibri del bilancio pub- blico come lItalia, non ha dubbi nemmeno Trichet. La sua logica stringente: le politi- che di bilancio sane favoriscono la crescita; la priorit il taglio della spesa pubblica e poi se necessario lincremento delle impo- ste. StaremoavederecomeProdi eil suogo- verno plurale affronteranno il problema. Ernesto Felli e Giovanni Tria Enigma Trichet Ha rialzato i tassi troppo tardi e troppo poco. Per forse la sua moderazione ci salver. O no? DIARIO DI DUE ECONOMISTI Trovo, infondoallapag. 29 di Re- pubblica emenomalecheal- menoqui c lanotiziadi cui ri- portolocchiello(Unextracomuni- tario a Torino, applicata la Fini-Giovanar- di) e titolo (A veva ceduto due spinelli condannatoaquattroanni). Il testospiega che un signore marocchino di 27 anni, mo- glieitalianaefigliopiccolo, avevacedutoa unaltra persona 0,7 grammi di hashish; e cheil tribunalehaapplicatolanuovalegge Fini-Giovanardi sulledroghe, elaexCiriel- li sulla recidiva. Di fronte a una simile mo- struosit, inclinando io pur sempre a una cauta fiducia nel genere umano, mi sono dettocheil giudicetorinesehaforsevoluto mostrare a che conseguenze arrivino certi arrembaggi legislativi, ripromettendosi, con unsimileesempio, di indurrei legislatori al ripensamento. Poi ci horipensato, emi sono detto che la notiziola passer inosservata, chemagari il giudiceerasemplicementedi- stratto, ocattivo, echecomunqueil giovane marocchinosi farlasuagalera, esclusoan- chedaqualchebeneficio alternativo, dal momentochelaCirielli, exono, prevededi perseguitare i disgraziati non solo al mo- mento della sentenza ma anche nel tempo della pena. La fiducia nel genere umano necessariainlineadi principio: altrimenti, comecontaresusestessi? Mainlineadi fat- to, allalarga, giovani marocchini, allalarga! PICCOLA POSTA di Adriano Sofri Uomodi pocafede, mi af- fanno dicendo Che cosa berr? Che cosa indosser? e non faccio altrochecompraremagnumecamicieche non so pi dove mettere. In questi giorni mi preoccupo ancor pi del futuro perch stoleggendoLinvidiaelasociet di Hel- mut Schoeck (Liberilibri). Il sociologo au- stro-tedesco spiega che linvidia freno e veleno di qualsiasi attivit, non solo eco- nomica ma anche culturale, e che soltanto la religione cristiana lha combattuta con qualche efficacia. Lattuale ritorno al pa- ganesimo ci riavvicina al tempo in cui, in certetribafricane, bastavarivestireil tet- to della propria capanna con un maggior numerodi foglieper meritaredi essereuc- cisi dallacomunitinvidiosa. Uomodi nes- sunafedenellagiustiziaumana, noncredo che basti opporre il belato del garantismo alle violente folate di invidia giudiziaria che sempre pi spesso spazzano la nazio- ne. Solo losservanza del comandamento Non desiderare potrebbe risparmiarci lespettacolari inquisizioni allacacciadel- la velina daltri. Tutto sommato penso che torneraconcentrarmi sullacquistodi ca- micie Borrelli modello Luxury V intage 1957 in cotone delavato. PREGHIERA di Camillo Langone OCCHIAIE DI RIGUARDO PRIMA PAGINA EDITORIALI ANNO XI NUMERO 153 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006 Citt del Messico. Lex sindaco, lex-mini- stro, lex-governatore; il pesce-lucertola, il fi- glio disobbediente, il tranvata. Sono tre i candidati a contendersi domenica la presi- denza del Messico. Tre i giorni che la legge elettorale lascia alla riflessione dopo aver chiuso la campagna, mercoled. Di poco in testa nei sondaggi Andrs Manuel Lpez Obrador, gi sindaco di Citt del Messico e uomo del Partito della rivoluzione demo- cratica (Prd), di sinistra. Lo chiamano el peje perch dicono che astuto come lo- monimo pesce con la testa di rettile. Tre co- se hanno detto di lui: che non mai stato al- lestero e non ha neanche il passaporto, che ci ha messo 14 anni a prendere la laurea, che un pupazzo di Ugo Chvez, il presi- dente del Venezuela. La prima riuscito a smentirla. La seconda vera: il fatto che le sue sette bocciature, tutte in materie con numeri di mezzo, stato visto dai maligni comespiegazioneper il pessimostatoincui ha lasciato le finanze della capitale. La ter- sempre sembrata allaltezza delle aspet- tative di rinnovamento aperte dal voto con cui, nel 2000, aveva mandato il Partito rivo- luzionario (Pri) allopposizione dopo 7 anni. Anche il Pri torna a sua volta al confron- to con Roberto Madrazo, conterraneo di L- pez Obrador e gi governatore dello stato del Tabasco, comera stato prima di lui suo padre. Fu eletto nel 1998 proprio contro L- pez Obrador, e fu il clamore suscitato dalle accuse di brogli di questultimo a proietta- re entrambi alla notoriet nazionale. Men- tre gli altri due oscillano tra il 31 e il 33 per cento delle intenzioni di voto, lui soltanto al 27. A parte la fama di dinosauri che i leader del Pri hanno, a handicapparlo an- che quel cognome, che nello spagnolo del Messico sta per impatto violento: qualco- sa come il romanesco tranvata. Il fatto che una popolare pubblicit propagandi un gel anti dolorifico al grido di No ms ma- drazo!, non pi sofferenza ma anche non pi Madrazo non lo ha certo aiuta- to. Al voto per il Congresso, per, la classifi- ca delle intenzioni esattamente opposta: primo il Pri, secondo il Pan, terzo il Prd. Poich si vota a turno unico dunque senza possibilit di costruire una legittimazione maggiore al secondo, attraverso alleanze il vincitore mancher di maggioranza par- lamentare, come oggi Fox. Sar forse per- ch chiunque sia eletto avr comunque bi- sogno di un buon aiuto dallalto che la cam- pagna elettorale stata inframmezzata da processioni: allinizio quella laica del Sub- comandante Marcos, che ha chiesto di non votare per nessuno, e meno che mai per luomo del Prd da lui definito assoluta- mente inutile; sabato scorso c stata inve- ce quella religiosa con migliaia di cattolici andati in pellegrinaggio alla V ergine di Guadalupe per chiederle che le elezioni si svolgano in pace. Abbastanza perch Lpez Obrador chiedessechelostatolaicofaccia il possibileper ridurrelinfluenzadellaMa- donna sulla vita nazionale. za accusa fa arrabbiare anche il presidente venezuelano, chehaminacciatoquerele. Ma dopo che lo spauracchio ha funzionato cos bene in Per contro Ollanta Humala, a van- taggio di un personaggio screditato come Alan Garca, diventato questo lasse della campagna elettorale di Felipe Caldern. Questi, subitodietroObrador, inveceil figlio disobbediente: perch dopo essere stato ministro dellEnergia del presidente uscente, Nestor Kirchner, e capogruppo al Congresso del suo Partito dazione naziona- le (Pan) si ribellato al delfino ufficiale, Santiago Creel, strappando la nomination. Lui dice che lo chiamava cos anche la mamma, dal personaggio di una canzone di nome Felipe. Cos ha ribattezzato sia il suo bus elettorale sia il suo libro-programma. Il figlio disobbediente, master a Harvard, appoggiato dai popolari spagnoli e ha scambiato con Obrador dure accuse di cor- ruzione. Ma ha tentato di prendere le di- stanze dallAmministrazione Fox che non dei palestinesi ad avere uno stato, ha detto ieri al Corriere della Sera. Intini, per, non ha trascurato una doverosa specifica sul ruolo di Hamas, riconosciu- to da Romano Prodi come interlocuto- re. Oggi si dice di Hamas quello che si detto per anni di Arafat: che era a capo dei terroristi e non voleva riconoscere Israele. Invece poi ci furono gli accordi di Oslo. La storia pu ripetersi, ha spie- gato il sottosegretario. Daltronde, si sa, il governo eserciter la sua influenza per far ripartire il negoziato secondo la logi- ca della equivicinanza. Anche Bobo Craxi, sottosegretario con delega per lA- merica del nord, che ama intrattenere i coerente nella difesa dei diritti umani ovunque, pi forte nel sollecitare la tu- tela dei diritti umani ai suoi interlocuto- ri. Se manca la coerenza, ha aggiunto, risulta pi facile all'interlocutore ri- spondere preoccupatevi di, e poi: Vi lascio immaginare le cose che pu avere detto Lavrov e di cui ci dobbiamo preoc- cupare io o gli americani. Le esternazioni di Intini Macho Max non solo a dettare la li- nea. Ugo Intini, sottosegretario con dele- ga al medio oriente, si espresso sul te- ma: La sicurezza di Israele non garan- tita senza il riconoscimento del diritto Roma. A Massimo DAlema, vicepre- mier e ministro degli Esteri, sembra che lItalia indubbiamente stia rilan- ciando una politica estera innovativa che dovrebbe essere apprezzata (Mes- saggero, 28 giugno 2006). Per capire me- glio in cosa consiste il nuovo corso della Farnesina abbiamo ritrovato alcune di- chiarazioni del ministro, dei suoi vice e dei suoi sottosegretari, riproponendole in un blob tematico. Nei rapporti con Teheran c un interesse italiano a rafforzare la gi eccellente collaborazio- ne bilaterale in un quadro di ritrovata fi- ducia internazionale () riconoscendo il diritto inalienabile dellIran ad accede- re allenergia nucleare a scopi pacifici (comunicato stampa della Farnesina, 21 giugno 2006). Daltronde DAlema aveva gi chiarito il suo pensiero il 26 maggio, in unintervista tv: L Iran non sembra prossimo a dotarsi dellarma nucleare. Non vorrei che ci montassimo come ac- cadde per lIraq, salvo poi scoprire che non cera nulla, aveva spiegato su La7. Nel frattempo lIran ha ribadito di non dover rispondere allEuropa sul nuclea- re prima dagosto attraverso il capo dei negoziati, Ali Larijani. La linea DAlema chiara anche sul conflitto israelo-palestinese, e ieri, da Mosca, lo ha ribadito esprimendo preoc- cupazione per unazione militare (israeliana) che finisca per colpire in mo- do indiscriminato la popolazione di Ga- za, privandola dei servizi essenziali e ag- gravandone la sofferenza. I timori sono anche per larresto di deputati, sindaci e ministri e questi hanno spinto DAle- ma a chiedere, con gli altri membri della comunit internazionale, moderazione al governo dIsraele, che per ha visto morire un giovane civile durante unag- gressione militare palestinese. Ma par- lando di diritti umani che ieri DAlema ha dato il meglio. Quando loccidente DAlema fa politica estera con battute equivicine (a se stesso) La pancia del pesce e la mente del tecnico si sfidano in Messico Mogadiscio. A cinque anni dalla caduta dellemirato dei talebani in Afghanistan, grazie allalleanza armata fra gli americani e i fieri clan locali, un nuovo, potente emi- rato islamista sta rispuntando in Somalia. La notizia comparsa sui giornali soltanto nel suomomentofinale. Induemesi gli isla- misti hanno sbaragliato senza sforzo le spa- rute milizie dei loro oppositori, con il largo favore della gente. Ma le immagini delle technicals quei vecchi gipponi armati di mitragliatrici che si rincorrono sulle piste somale sono soltanto la ratificazione ultima eviolentadi unprocessodi costruzionedel- lemiratochevaavanti daunaquindicinadi anni, lontano dallattenzione del mondo. E ci sono molte somiglianze con la paziente opera dinfiltrazione dellislam in corso da noi in Europa, a Oslo come a Londra, a Mi- lano come ad Amsterdam. InSomalia, gli appartenenti adal Ittihad, il movimento islamista pi intransigente, hanno prima cercato la tolleranza e la com- nistrazione i privati cittadini non potevano piportarearmi, i reati diminuivano, il con- sumo di droga e anche la coltivazione del tabacco erano proibiti e le associazioni umanitarie si sentivano pi sicure. A bam- bini eragazzi eraassicuratalistruzionegra- tuita, anche se la lingua dinsegnamento usata era larabo e limpostazione degli in- segnamenti profondamentereligiosa. Quan- doil potereamministrativodi al Ittihadrag- giunse le citt di confine di Dolow e Buulo Hawa, la vicina polizia kenyota fu impres- sionata dal miracoloso miglioramento della sicurezza locale. Per portare dalla loro par- teancorapisomali, quelli di al Ittihadnon lasciarono nulla dintentato. Penetrarono anche le loro numerosissime comunit di immigrati allestero, in Egitto, Svezia, Italia, CanadaeRegnoUnito, conlasperanza, non vana, che avrebbero sparso lattesa della nascita del nuovo emirato dellislam presso i parenti rimasti in patria, o lo avrebbero diffuso essi stessi al loro ritorno. Gli sgherri dei signori della guerra, co- stretti nelle ultime settimane a precipitose ritirate, hanno sperimentato sulla loro pel- le il buon lavoro di al Ittihad. Linstaurazio- ne delle corti coraniche in Somalia dimo- stra che il metodo pervasivo islamista piantare radici politiche e culturali nelle scuole, nella politica e nella popolazione funziona alla perfezione, e ha bisogno di es- sere soltanto innaffiato da un po di violen- za nella sua fase finale. Il vantaggio spa- ventoso che si concede agli islamisti trascu- rando questo tipo di conquiste sotterranee spiegato da loro stessi. Nel numero di giu- gno di Sada al Jihad leco del jihad, su In- ternet lideologo Abu Azzam al Ansari fe- steggia tutti i vantaggi che al Qaida godr dagli alleati africani. Reclute gi abituate alluso delle armi, risorse e materie prime, scarsa sorveglianza, protezione, armi a buon mercato. E annuncia che il trionfo in Somalia soltanto la prima fase di un vasto piano africano. plicit dei leader politici locali. Poi hanno saputo crescere in importanza e visibilit facendo proseliti nei licei, nei college e al- la Somali National University. Grazie al lo- ro sforzo sistematico, nei caff, nei corridoi e nelle pause tra le lezioni, sono riusciti a convertire anche leader dei movimenti stu- denteschi e professori. Hanno sfidato i fe- deli moderati, ridicolizzando la loro enfasi sul lato prettamente spirituale dellislam, e sono arrivati a emarginarli condannando le loropratichecomenon-islamiche. Si sono assicurati la benevolenza di sponsor esteri, tramite le ambigue organizzazioni di carit internazionali che sono il canale privilegia- to di finanziamento della causa dellislam. Nei luoghi i cui sono arrivati al potere, du- rante gli anni Novanta, hanno raccolto il malcontento locale, lo stesso che gonfia le periferie metropolitane europee, per ripor- tare ordine e disciplina. Un rapporto del- lInternational Crisis Group sugli islamisti in Somalia racconta che sotto la loro ammi- Il jihad dei corridoi ha consegnato la Somalia ad al Qaida suoi ospiti con discorsi di geopolitica, ha detto che trattare la complessa questio- ne mediorientale con il metro dei buo- ni e cattivi fuorviante. Una discussione che proprio non pu prescindere dalle testimonianze di ope- ratori (umanitari) invece quella sul- lAfghanistan. Lo sostiene la viceministra Patrizia Sentinelli che, sullUnit del 21 giugno, pensa ad esempio a Gino Strada per ottenere suggerimenti, poich spiega conosce molto bene la realt af- ghana. Sentinelli ribadisce il suo pen- siero riguardo alla presenza militare ita- liana a Kabul: Rifondazione ha sempre manifestato la propria contrariet alla presenza militare italiana in Afghani- stan. DAlema ha invece ribadito nelle ultime 48 ore che la missione sar rifi- nanziata: Non ce ne andiamo, laccordo c, ha risposto da Berlino ai giornalisti che chiedevano chiarimenti. Quella vecchia passione per i sandinisti Lesperienza e le vecchie passioni po- litiche caratterizzano invece Donato Di Santo, sottosegretario con delega per lAmerica Latina. In unintervista a Gen- te dItalia, Di Santo ha spiegato che Berlusconi in tutto il suo lungo governo non ha mai incontrato una sola volta un presidente del Sud America e che dun- que bisogna colmare questo vuoto. Si capisce anche in che modo Di Santo vuo- le contribuire per ripristinare tutta una serie di preziose relazioni internaziona- li. Come tanti della mia generazione, il sottosegretario spiega che questa sua passione nata dalla figura di Che Gue- vara, dai campi di lavoro nel Nicaragua sandinista. Non a caso il 20 giugno a Roma ha voluto incontrare un vecchio compagno, quel Samuel Santos, respon- sabile del Frente sandinista de Libera- cin nacional, il cui motto Patria libre o morir. PRIMO BLOB DEL MINISTRO MACHO E DEI SUOI VICE ATTENTI SOPRATTUTTO A DARE ADDOSSO AGLI AMERICANI E A ISRAELE Bastonare lopposizione S ilvio Berlusconi ha deciso che lin- teresse e il prestigio dellItalia vengono prima di ogni tattica politica e di ogni interesse di parte. Per questo la Casa delle libert, che si era assun- ta la responsabilit di inviare la mis- sione italiana in Afghanistan (col so- stegno di una parte larghissima del- lopposizione), voter a favore del rifi- nanziamento. La forma che assumer questo impegno dipende, naturalmen- te, dal modo in cui il governo impo- ster la questione. La soluzione pi ra- gionevole sarebbe quella di un dispo- sitivo di poche parole che permetta di raccogliere una stragrande maggioran- za in Parlamento. Questa infatti la realt politica: c un arco larghissimo che sostiene limpegno di pace che le nostre truppe stanno onorando in Af- ghanistan e sarebbe assurdo che, per il ricatto di una parte minima, la volont di tutti gli altri fosse annullata. Lobiettivo, del tutto legittimo per lopposizione, di mettere in luce le dif- ficolt della maggioranza, su un tema cos importante per laffidabilit inter- nazionale dellItalia, viene giustamente collocato in secondo piano rispetto a quello di evitare uno smacco che suo- nerebbe anche come unoffesa ai mili- tari impegnati sul campo. La politica in- ternazionale dellItalia, europeistica e atlantica, ha una sua continuit sostan- ziale che regge da molti decenni. Rom- pere questa continuit per dare retta a una minuscola minoranza pacifista una responsabilit che nessuno pu prendersi a cuor leggero. La partecipa- zione allazione internazionale che la Nato, nellambito di deliberazioni delle Nazioni Unite, svolge in Afghanistan il filo pi resistente di questa continuit e di questa sostanziale coerenza. Ora che Berlusconi lha riaffermata ufficial- mente, toccher ad altri arrampicarsi sugli specchi per spiegare che la conti- nuazione della missione abbastanza discontinua per soddisfare la confusa ideologia dei pacifisti. Alle forze po- litiche serie debbono interessare i fatti, che sono quelli sui quali lItalia viene considerata nel mondo. I governi si av- vicendano, linteresse nazionale, seppu- re interpretato in modi differenti, com nella natura del bipolarismo, resta. Daltra parte, anche sul piano degli in- teressi di parte, quel che conta per il centrodestra dimostrare di avere una visione di politica internazionale com- plessiva, ragionevole e coerente. Questo linteresse di fondo, che non sarebbe utile sacrificare a una presunta oppor- tunit momentanea. I l ministro dellEconomia sta prepa- rando una difficile manovra di rientro del deficit pubblico italiano, resa pi ar- dua dal fatto che la maggioranza poco propensa al contenimento delle pubbli- che spese. E una sua parte non nem- meno convinta che la proposta di una ri- duzione generalizzata di cinque punti del cosiddetto cuneo fiscale riguardante il costo del lavoro sia irrealizzabile se non si mette mano alla spesa, dati i li- miti esistenti nel reperimento di pub- bliche entrate. Le fantasticherie sul re- cupero di ingenti introiti dalla lotta al- levasione tributaria sono solo una (vec- chia) illusione dellepoca del centrosini- stra storico. Proprio per questo, mentre apprezzabile loperazione di chiarezza che Tommaso Padoa-Schioppa sta cer- cando di realizzare, non convince la pro- messa da lui fatta alle regioni che a cau- sa del disavanzo sanitario hanno appli- cato laumento dellIrap delluno per cento, di revocarlo non appena presen- tino un credibile piano di rientro dal de- ficit. Certo, imprese e professionisti so- no profondamente irritati per il fatto che, mentre si era promesso di ridurre o abrogare lIrap, caduta sotto i fulmini dellUnione europea e, oggettivamente, iniqua, le sue aliquote vengano aumen- tate in regioni come Lazio, Liguria, Cam- pania. Ed comprensibile che Padoa- Schioppa se ne preoccupi. Ma fra gli ar- mamentari che furono utilizzati allepo- ca del centrosinistra storico, per evitare di affrontare di petto le questioni del contenimento del deficit di bilancio oltre alle stime esagerate di ipotetici re- cuperi di gettito dallevasioni fiscale tra- mite maggiori attivit dellamministra- zione finanziaria vi erano i ripiani di perdite di enti vari, effettuati dallo sta- to sulla base di credibili piani di risa- namento da questi presentati. Gene- ralmente quei piani di risanamento, for- malmente credibili, non venivano rea- lizzati e le perdite si incancrenivano. Se Padoa-Schioppa non vuol cadere in trappola, non deve revocare lincre- mento delle aliquote Irap alla presen- tazione dei piani di risanamento delle gestioni sanitarie in grave deficit, ma so- lo dopo che tali piani siano eventual- mente entrati in vigore con lattuazione delle misure legislative e amministrati- ve regionali, posto che abbiano dato credibili effetti. A Gian Antonio Stella non andata gi la decisione con cui il centro- destra ha contrastato in Senato le due mozioni di fiducia presentate dal go- verno in un solo giorno. Non volendo sostenere la bizzarra interpretazione regolamentare del presidente Franco Marini che aboliva il voto sulle pregiu- diziali (al di l dei torti e delle ragioni sul rispetto delle regole al centro della rissa scrive salomonicamente), Stella si diverte a dileggiare il senatore di Forza Italia Lucio Malan, protagonista dello scontro vittorioso con Marini, ad- debitandogli persino un master conse- guito a Las V egas, come se lo avesse vinto alla roulette. A tanti fini umoristi, Stella non solo, manca la sensibilit elementare che li dovrebbe indurre a comprendere che c una profonda dif- ferenza tra la critica, la satira, persino il dileggio di chi detiene il potere e un atteggiamento di questo genere riser- vato esclusivamente allopposizione. Sono cos convinti di occupare un gra- dino superiore eticamente ed estetica- mente, da non rendersi conto che solo nei regimi autoritari la grande stampa si dedica metodicamente a indicare al pubblico ludibrio lopposizione. Non , naturalmente, una novit. Anche i martiri Enzo Biagi e Michele Santoro si erano esibiti, peraltro alla vigilia del voto del 2001 e in dispregio alle regole sulla propaganda elettorale, in attacchi contro lopposizione di allora. Quello che si cerca di creare un senso comu- ne che considera lecito tutto ci che va a danno del centrodestra, compresa la prepotenza e la forzatura delle regole parlamentari, perch la maggioranza sarebbe democratica e lopposizione no. Che a sostenere questo siano le stes- se persone che, fino a poche settimane fa, lamentavano la dittatura della mag- gioranza del centrodestra, apparireb- be ridicolo se non fosse preoccupante. Giornali e giornalisti, naturalmente, possono appoggiare e criticare chi vo- gliono. Ma chi si impanca a maestro di democrazia e correttezza dovrebbe sa- pere che la prima norma il rispetto delle minoranze, compresa quella par- lamentare. I piani sono credibili solo a conti fatti Berlusconi vota i crediti di guerra Perch TPS deve aspettare che i risparmi sanitari delle regioni diventino realt Se in gioco linteresse nazionale, i tatticismi sono fuori luogo. Bravo Cav. Lo sport in cui si distinsero Biagi e Santoro nel 2001 ha i suoi nuovi campioni I l titolo da fiaba e in qualche modo il libro lo , con castelli, re, il povero or- fanello raccolto dagli zingari che supera prove per conquistare la principessa dei suoi sogni, sfugge a incantesimi e sortile- gi. Ma le mirabolanti avventure si intrec- ciano con la Storia e capiamo molto di pi della Dieta di Boemia, della Guerra dei TrentAnni, degli ussiti, degli ebrei e de- gli zingari nel 1600 che dai testi scolastici. Alzamora un giovane poeta catalano al suo primo romanzo, usa bene tutti gli espedienti per mantenere alta la tensio- ne, calibrando mistero, amore, battaglie, misticismo, complotti con consumata pe- rizia. Come in Conrad, in Stevenson, si co- mincia col racconto di un vecchio in una bettola. Molti anni prima aveva perso una gamba nel crollo di una miniera. Appena ripresa conoscenza sera trovato davanti lavisionedi unadonnadolcissima. Avreb- be voluto strapparle i vestiti, ma era una dolce monaca, che laveva curato amoro- samente e gli aveva svelato che la sua gamba era stata venduta a Puppa, un mi- sterioso eremita che viveva nel bosco. Lo sciancato va da lui e lo vede, tra alambicchi fumanti, con la sua pelle con- ciata, che era diventata liscia e calda, co- me la pelle di una donna nello splendore della sua nudit, degna di rilegare un li- bro speciale, ricordo della sua amata. Co- s gli raccontalasuastoria. Daragazzose- ra azzuffato col capo degli zingari, lave- va battuto e sera trovato tra molti onori a letto con sua figlia Morella. A quanto pa- re lui era il predestinato che, secondo unantica profezia, avrebbe generato il fu- turo vendicatore degli Ussiti contro i per- fidi cristiani, lavevano infatti ribattezza- to Puppa, il progenitore. Ingravidata la fanciulla, era stato abbandonato a Praga. Correva lanno 1618 e la citt era in tu- multo. Travolto dalla folla, si ritrova ai piedi del castello, ricoperto da fantasti- che sculture di draghi e sirene, quando precipitano ai suoi piedi tre uomini in to- ga. Guarda i mostri in su, guarda i defe- nestrati in gi, i loro corpi spiattellati e percepivo una profonda allegria che mi rinfrancava lo spirito : sarebbe corso del sangue. E io avevo sete. Puppa si tro- va a menar le mani dalla parte giusta, cio della Dieta di Boemia, che rivendica la libert di scegliere la fede contro il de- spota Mattia e la Controriforma Cattolica, in difesa del legittimo re Federico V e so- prattutto per sua figlia, principessa Maria del Palatinato, incomparabile, perturban- te creatura, cui salva la vita. Ferito, viene curato al castello dal rabbino capo, entra nelle grazie del re, che preso solo dalle sue follie alchemiche e dai suoi amici Ar- cimboldo, Paracelso, Giordano Bruno. Di- venta amante della lasciva regina Giovan- na, di cui per non riesce a placare i fu- rori vaginali, perch al culmine compa- re sempre il Golem, la creatura mostruo- sa del rabbino, che lo protegge. Intanto Puppa riesce a congiungersi con lamata Maria nel Giardino Fosforescente. Uno spazio fuori dallo spazio e immune dalla tirannia del tempo, propizio alla disper- sione degli atomi alla concentrazione de- gli spiriti. Ed ecco il risultato. Un giardi- no di dimensioni incommensurabili, per- ch rispecchia le misure dellanima e dei desideri. Qui Maria gli dona il libro pi importante che sia mai stato scritto, lO- dissea, che racconta le peripezie di Ulis- se, che si scontr col mare e gli di per far ritorno a casa. E il libro della redenzio- ne e sotto il suo suggello i due possono unirsi. Poi Puppa viene mandato a com- battere nella battaglia della Montagna Bianca. E morente. Il viso di Maria si so- vrappone a quello della zingara Morella, le sue parole sono le stesse di quelle del- la dolce suora infermiera. Fratture tem- porali, distorsioni prospettiche lo travol- gono e si ritrova tra le mani col tredicesi- mo canto dellOdissea, quello del ritorno. Quello che sta rilegando con pelle umana. LIBRI Sebasti Alzamora LA PELLE E LA PRINCIPESSA 217 pp. Marcos y Marcos, euro 14 OGGI Nord: soleggiato con caldo mo- derato, pisopportabilerispettoai gior- ni precedenti; qualche nube bassa nel- le prime ore in pianura. Centro: soleg- giato, salvoqualchenubebassasullaco- sta sarda e toscana nelle prime ore del mattino. Sud: lieve instabilit con ri- schio di brevi acquazzoni nel corso del pomeriggio, sututtelealtreregioni per- sisteranno condizioni di tempo soleg- giatoecaldo. DOMANI Nord: qualche banco nuvo- loso basso qua e l sin dal mattino, nu- bi pi compatte a ridosso delle monta- gne. Centro: caldo nelle zone interne tirreniche e la Sardegna, molto mite ma ventilato sulle altre regioni. Sud: nubi sparse su costa campana e litora- le tirrenico. Altrove abbastanza soleg- giato e caldo. Ieri il sindaco di Roma, Walter Veltro- ni, ha stigmatizzato luccisione del di- ciottenne israeliano da parte di un com- mando palestinese formato da tre grup- pi (tra i quali le brigate Ezzedine al Qas- sam) e condannato il rapimento del ca- porale israeliano durante laggressione militare a Israele rivendicata dal brac- cio armato di Hamas. Massimo DAlema ha taciuto, come Romano Prodi. Peggio, DAlema ha chiamato Abu Mazen im- potente e incapace di gestire persino il suo governo ma si ben guardato dal- loffrire solidariet al premier israelia- no, Ehud Olmert. Anzi, si malignamen- te augurato che Israele non esageri nel- la sua reazione chiedendo modera- zione tenendo conto di questo ap- pello che viene dalla comunit interna- zionale. Il ministro DAlema ha scelto di fare scomparire lItalia dalla scena mediorientale, di non esercitare il pre- stigio di cui gode il nostro paese sulla Si- ria partner non troppo segreto dei mandanti dellazione militare antisrae- liana soltanto per non rischiare di aprire un altro fronte di polemiche con Pdci, Verdi e Rifondazione, che condan- nano Israele e ignorano la provocazione militare palestinese. Il ministro Massimo DAlema troppo impegnato nelle trattative con la sua maggioranza sullAfghanistan e da Mo- sca dunque sotto copertura della col- legialit del G8 il titolare della Farne- sina si anonimamente espresso sulla crisi solo con uno sterile comunicato di raccomandazione alla moderazione, stando sempre ben attento a mantenere un mediocre low profile. A peggiorare il danno venuta poi unintervista del viceministro, Ugo Intini, che dimostra di non aver compreso nulla di un movi- mento, Hamas, che teorizza un giudizio universale che avverr solo quando i musulmani avranno ucciso lultimo ebreo, di essere fermo con lanalisi a 30 anni fa e che si guarda bene dallespri- mere un sentimento di solidariet a Israele. Le raccomandazioni univoche di Max ANALISI ANNO XI NUMERO 153 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006 Al direttore - Magari uno scherzo ma la Rai ieri pomeriggio statasolennemente dichiarata, da una importante authority invia Capo le Ca- se, unazienda di servizio pubico. Gianni Boncompagni Al direttore - Anvedi come mena il Trujillo. Maurizio Crippa Al direttore - Noto con piacere che il Foglio del 29 giugno c.m. si accorto che lassociazio- ne Humanity tiene un seminario a Venezia sul temaCostruire lademocrazia: unprogetto me- diterraneo. Certo, delude, per un giornale con qualche pretesa culturale, che il Foglio non de- dichi alcuna attenzione ai contenuti sostanzia- li del seminario, per occuparsi solo di un fanto- matico incontro tra lonorevole Fassino (socio fondatore di Humanity) e Tariq Ramadan(lin- contro fantomatico perch Ramadan a Vene- zia non c, essendo impegnato in una missio- ne del Foreign Office inglese). Va detto che Ra- madan, lungi dallessere un terrorista e un cri- minale, un professore delluniversit svizzera, chiamato di recente a Oxford e consulente di Blair sui problemi islamici. Noi, che siamo li- berali, distinguiamo le opinioni dalle azioni, e lo abbiamo invitato per sapere cosa ne pensava di temi importanti per la nostra convivenza. E continueremo a farlo nel futuro, come abbiamo fatto a Venezia in questi giorni, con pensatori e letterati quali Adonis, Sadik Al Azm, Hassan Hanafi, Abdelwahab Meddeb e altri. Siamo in- fatti convinti che risalire direttamente al pen- siero e lopera dei pensatori islamici sia meglio che leggere esclusivamente i loro traduttori e commentatori italiani. Sebastiano Maffettone, presidente Humanity Fratelli liberali e Fratelli musulmani, ba- sta che siano professori, sono fatti per stare insieme, nonci avevamo pensato. Al direttore Legger con interesse il libro di Eric Voegelin Razza. Storia di unidea, grazie anche al bel saggio che Giorgio Israel vi hadedi- cato suquesto giornale. Il commento di Israel , come spesso gli capita, ricco di osservazioni e di giudizi che spingonoil lettore ariflettere e, nel mio caso, a documentarsi. E ci che far anche sul- laccostamento fattodaIsrael tralateorianeo- gnostica di Voegelin e la tesi della banalit del male di HannahArendt. Ambedue mi pare di capire sono considerate incapaci di spiegare la realtdel totalitarismo novecentesco, essendo po- co pi di uno slogan. Ricordo, tuttavia, che la Arendt polemizz aspramente proprio conVoege- linnel 1953, sulle pagine dellaReviewof Politics, accusandolo di avere una concezione metafisi- ca dellastoria, inbase allaquale il totalitarismo nonsarebbe stato altro che laconclusione della- scesa del settarismo immanentista del tardo medioevo. LaArendt, al contrario, rivendicavaor- gogliosamente di essere partita, nellanalisi del fe- nomeno totalitario, dai fatti e dagli avvenimenti, e non dalle essenze e dalle influenze spirituali. Pu darsi che lafilosofatedescanonsiariuscita, nellasuaopera, arestare fedele alle sue intenzio- ni antimetafisiche. Ma, dasuo vecchio fan, mi si lasci dire che labanalitdel male non poi co- s banale come alcuni sembrano credere. Michele Magno, Roma Al direttore - Ancoraunavoltail Fogliohara- gione: il centrodestranonpu nonvotare il rifi- nanziamentodelle missioni militari. Soloinque- sto modo potrdimostrare atutti quanto gran- de sia la propensione ottosettembrina della coalizione di maggioranza. La considerazione vale anche per il centrodestra. Votare no signifi- cherebbe che lastrategia(nonostante laserie di sconfitte subite) ancoraquelladellarivincitaa breve, mentre occorre prepararsi aunaltralun- gatraversatadel deserto dellopposizione. Con- divido anche la proposta di aprire ad Israele le porte dellaNato. Giuliano Cazzola, Bologna Professore non morde professore, se poi liberale sbaciucchia Ramadan Noi del ceto medio- alto talmente egoisti e nemici del welfa- re. Ho letto una di- chiarazione di Romano Prodi in cui anche lui dice di avercela a morte con la riduzio- nefiscaleoperatadaSilvioBerlusconi edi cui si avvalsero in modo particolare i ceti medio-alti. Dov andata a finire la solida- riet?, dice lattuale capo del governo, la- sciando intendere che dopo quella ridu- zione fiscale noi del ceto medio-alto con i soldi chenondiamopiallostatoabbiamo dato un colpo mortale al welfare. Natural- mente Prodi sa benissimo che le cose non stanno cos. Fa solo una tirata demagogica a vantaggio dellala sinistra della sua coa- lizione; fa legualitario con il culo degli altri. Se il budget pubblico italiano quel disastro che , non dipende certo dal fatto che noi del ceto medio-alto paghiamo po- che tasse. Succede ad esempio che ieri, un giorno di festa per noi che abitiamo a Ro- ma, io anzich andare a mangiare la por- chetta fuori porta ho lavorato regolarmen- te. Ebbene, prima della riduzione fiscale operata da Berlusconi e maledetta da Pro- di, sul reddito ricavato dalla mia presta- zione professionale avrei pagato il 51,10 per cento di prelievo fiscale. Dopo la ridu- zione, solo il 49,10 per cento. Non mi sembra cos poco n di essere uno che se nestrafottadei suoi concittadini menofor- tunati. Non vorrei insomma che la solida- riet per come la intendono Prodi e le sue truppe significhi perdere completa- mente di vista il fatto che ieri alcuni han- no lavorato e meritato (chiedo scusa della parolaccia), e altri sono andati a mangiar- si la porchetta. Tutto qui. UFFA! di Giampiero Mughini Una Rosa di guai Villetti (Sdi) si dimette da capogruppo e i radicali aprono la crisi di crescita Roma. Soltanto un mese fa, Roberto Vil- letti, capogruppoallaCameradellaRosanel pugno di provenienza Sdi, diceva che tra so- cialisti e radicali non cera difformit poli- tica. Ieri Villetti si dimesso dal suo inca- rico perch, ha detto, per ragioni politiche si determinata una paralisi persino nel- lattivit ordinaria del gruppo. Non mi na- scondo che questo stato di cose deriva da una crisi della Rosa nel pugno che, purtrop- po, da latente diventata evidente. Parali- si, cio impossibilit di svolgere le minime attivit parlamentari. La scintilla, ieri, sta- to un cavillo di metodo sui nomi Rnp per le commissioni parlamentari. Per i radicali, in particolare per Sergio DElia che una parte della base socialista non vede bene nellincarico di segretario di presidenza del- la Camera, dopo le polemiche sul suo passa- to durante gli anni di piombo la questione doveva essere risolta dalla segreteria della Rosa nel pugno. V illetti, invece, aveva gi pronto uno schema, contre commissioni con membri dello Sdi e tre con esponenti radi- cali. Ma il disaccordo aveva radici pi profonde di una lite sulla commissione In- fanzia. Tanto valeva tirar fuori tutto il disa- gio sommerso. In effetti, gi allindomani del 9 aprile, i problemi latenti parevanofintroppi per non scoppiare. La lottizzazione nelle liste elet- torali trasocialisti eradicali, accettabile, ap- punto, in fase di voto, diventata subito guerra di posizione. Emma Bonino mini- stro? Allora ai socialisti dovrebbe andare la guida del partito, aveva detto Enrico Buemi (Sdi), appellandosi alla maggior esperienza istituzionale del suopartito. Peggiochemai era andata in fase pre-amministrative: an- diamo insieme, andiamo divisi, chi diven- ter assessore? Dopo il voto, deludente nei risultati, si visto che gli assessori, guarda caso, erano socialisti, e che per giunta esplo- deva uninsofferenza Sdi verso la pannel- lizzazione della Rosa. Non era bastata, per riprendere slancio unitario, lidea di una Fiuggi 2 da convocare in luglio, una vera fase costituente del soggetto politico Rnp, laico, socialista, liberale e radicale. Non se n saputo pi nulla. Di fronte al panora- ma di piatti rotti, Marco Pannella, qualche giorno fa, ha inviato una lettera ai dirigenti della Rosa, per lamentare la poca operati- vit parlamentare del gruppo, preso da dis- sidi di poco conto rispetto ai nomi Blair, Za- patero e Fortuna, la chiave del progetto Rosa nel pugno. Turci laveva detto (e lo ripete) Ieri sera, dopo le dimissioni di Villetti, gli organi direttivi di Radicali italiani, Associa- zione Coscioni e i membri radicali della se- greteria nazionale e del gruppo parlamen- tare Rnp hanno diramato un comunicato di wishful thinking , un mantra di autocon- vincimento. Della serie: a questo punto ve- diamo il bicchiere mezzo pieno. La compo- nente radicale, dice infatti il comunicato, conferma la sua assoluta fiducia nella Rnp, nelle sue ragioni ideali e politiche, nel suo progetto. Lattuale, finalmente evidente, sua crisi potr e dovr convertirsi rapidamente in una grande crisi di crescita. La decisione di Roberto Villetti costituisce un serio con- tributo in tal senso. Di questo la Rnp deve essergli riconoscente. Seguiva preghiera al vicepresidente del gruppo parlamentare Lanfranco Turci (componente ex diessina della Rosa): meglio coprire lemergenza fi- no alle decisioni degli organi statutari della Rnp. Turci, ironia della sorte, uno degli uomini Cassandra, quelli che hanno denun- ciato preventivamente la sventura. Sabato, aveva scritto al Riformista una lettera in cui metteva in guardia i compagni dai rischi di esplosione. Ieri, interpellato dal Foglio, spiegava che la Rosa non ha un problema di profilo politico-culturale ma di modo di essere, un problema quasi esistenziale, ri- conducibile alla diversit antropologica tra socialisti eradicali. Osi faunosforzoper de- finire regole condivise o vinceranno la diffi- denza e la sfiducia. La bella famosa e formosa Gregoraci statavistadaPastis aNewYork. Nonerain compagnia di Flavio Briatore ma di unsimpaticoragazzoneyankee. Alta Societ Amburgo. La televisione ucraina lo man- da in onda dallo scorso autunno. Il giorno della qualificazione ai Mondiali qualcuno deve aver ripensato a quel dribbling, a quel gol che stup loccidente. E diventato un tormentone: un filmato in bianco e nero, una partita che ci rimanda a un calcio spa- rito. Oleg Blokhin che fa fuori in successio- ne Schwarzenbeck e Beckenbauer mica carneadi qualunque ma campioni del mon- do 74 e poi infila Sepp Maier. Cos il mon- do oltre la cortina di ferro conobbe sul se- rio quel casco di capelli biondastri con la frangia, quello sguardo di ghiaccio della freccia sovietica. Era la finale di Supercop- pa europea del 9 settembre 1975, andata a Monaco tra il Bayern dei trionfi e la Dina- mo Kiev: fin uno a zero e poi altri due gol di Blokhin al ritorno. Questa classe pu- ra, di livello mondiale, comment estasia- to il telecronista tedesco alla fine della ser- pentina vincente. La clip si chiude con le immagini di Blokhin trentanni dopo, por- tato in trionfo da tutta lUcraina sulle note di una canzone diventata ormai pi popola- re dellinno nazionale: Cera una volta un grandepaesecheamavaBlokhin, Blokhin, ma siccome questo paese non esiste pi una nuova nazione ha bisogno di avere una squadra come quella. Ecco, in pochi mesi il calciatore simbolo dellUnione Sovietica, maglia rossa con la scritta CCCP ricordate?, diventato licona della rinascita nazionale ucraina. Senza neppure volerlo. Senza aver preso parte al- la rivoluzione arancione che ha cambia- to la storia dellUcraina e fatto riemergere un sentimento patriottico. Il paradosso in- fatti che Blokhin e persino Andriy Shev- chenko, durante quel periodo travagliato delle elezioni presidenziali, si sono trovati dalla parte alla fine perdente, quella di Viktor Yanukovich e dellex presidente Ku- chma. C di pi. A quel vecchio mondo so- vietico ormai finito Blokhin sembra rima- sto molto legato: Quando giocavo ero gene- rale dellArmata rossa, ha ricordato laltro giorno prima di confondersi tra Lippi e Trapattoni. Ogni epoca ha i suoi lati posi- tivi, ricorda. Quando giocavo e cera lUrss potevo avere tutto quello che deside- ravo: guidare una macchina che al tempo era considerata una roba da superprivile- giati, una Volga bianca; e poi, tutte le don- ne che volevo. Ma il calcio cancella tutto, anche lessere stato un eroe sovietico. O aver nicchiato parecchio prima di aderire alla nuova federazione ucraina quando a Mosca e dintorni tutto croll velocemente. Un caso nazionale Le cose per Blokhin non sono state cos semplici. Tornato nel 1997 in Ucraina dopo aver allenato in Grecia, non pu nemmeno varcare il portone dello stadio di Kiev do- ve aveva vinto tutto. Prima di entrare de- ve passare sul mio cadavere, dice Grigori Surkis, il miliardario padrone della Dina- mo, fedelissimo dellallora presidente Ku- chma. Blokhin entra in Parlamento, cam- bia cinque volte gruppo passando anche per i comunisti ma finendo per allinearsi al partito di Kuchma. Le convinzioni poli- tiche contano poco: lex campione nomi- nato commissario tecnico della Nazionale pur essendo deputato. In Ucraina proibi- to mettere insieme due stipendi ma fino al- la rivoluzione del 2004 tutto fila liscio. Poi il clima cambia e il ct politico diventa un caso nazionale: interrogazioni parlamenta- ri, inchieste, iniziative dei partiti. Lui che si dimette da allenatore e poi una senten- za della corte suprema che lo rimette in sella. Logico: Blokhin aveva persino dedi- cato una delle vittorie del girone di quali- ficazione, quella per tre a zero contro la Turchia, allamico candidato Yanukovich. Con Shevchenko si era augurato la vittoria di Yanukovich per il bene dello sport in Ucraina. Ma lo sbarco in Germania e gli ottavi conquistati rendono Blokhin inattac- cabile: il calcio in Ucraina resta ancora le- gato alla scuola giovani della Dinamo e al vecchio potere. In tribuna donore, nelle partite importanti, ci sono sempre gli stes- si uomini di un tempo e non il presidente dellUcraina arancione. Al generale Oleg che ha dovuto superare questi marosi che cosa importa sapere chi il ct della squa- dra che deve affrontare oggi nei quarti di finale del Mondiale? Il busdecul di Lippi larte di saper leggere le partite studiate a tavolino e d vita a finali sorpren- denti. Ovviamente il pubblico che sa ricono- scereeapprezzaresubitolacreativit, il col- po di genio del singolo calciatore, fatica in- vece a capire e ad apprezzare nella giusta misura la grandezza di un allenatore che fa lamossagiustaal momentogiusto, cambian- do cos il corso degli eventi. Raramente i profeti del calcio totale, da Michels a Cruijff a Zeman allo stesso Sacchi, hanno dimostra- to di sapere leggere la partita. Per ragioni per cos direteorichehannosempreprivile- giato il collettivo, con lidea che i giocatori siano in fondo intercambiabili, che nessuno possaesseredasololacartavincente, chele partite si vincano o si perdano prima di es- sere giocate, in allenamento, sui banchi di scuola insomma. I grandi centrocampisti, che il campo ce lhanno scolpito in testa e vedono anche dietro le spalle, sono in gene- ralei meglioattrezzati per intervenireecor- reggere la partita in corso. In Italia non ne abbiamotanti maneabbiamo. Fraquesti c Marcello Lippi. Invece dicono che finora sia andato avanti a botte di busdecul. In tutta onest mai visto finora uno pi sfigato di cos. Se stellone c stato, stato semmai per decisioni arbitrali che poteva- no essere esiziali e invece non sono state prese. Ma a parte ci a chi capitato di ri- trovarsi con tre giocatori importanti fuori uso per infortunio o per dabbenaggine, di iniziare bene gli incontri per poi subire un rovescio per un momento di follia e ci no- nostante vincere lo stesso tre partite e pa- reggiare la quarta? Dicono che stia facendo le nozze con rape e fichi secchi, che abbia vinto con un tiro da fuori, due palle inattive, due gol di rapina da met campo e un rigo- re allultimo secondo che non cera. A parte che anche altri squadroni Germania, In- ghilterra e Brasile si sono giustamente ag- grappati a tutto per superare i momenti di difficolt, Lippi che ha compreso la nostra improvvisa debolezza e ha messo in campo al momento giusto i rapinatori, gli Iaquinta, gli Inzaghi o i freddi cecchini come Totti. E poi via lItalia aveva cominciato pi che be- ne, costruendo non poche occasioni e quasi tutte belle: non colpa di Lippi se gli attac- canti da sballo si sono incartati in un blues dellanima che per un uomo da gol il virus peggiore, vedi Ronaldo e Ronaldinho. LIta- lia potente e autorevole che volevamo s schiantata sulla traversa contro il Ghana nella partita dapertura del girone: immagi- niamo cosa sarebbe oggi Luca Toni se quel- la palla fosse entrata come meritava la gio- cata che pi la vedi e rivedi pi ti sembra strepitosa, altro che Rooney e V an Nistel- rooy. Invece anche i centimetri hanno com- plottato contro un ct che sta facendo di ne- cessit virt e a cui si pu rimproverare un soloerrore, aver usatotutti i cambi inItalia- Usa. Lippi non deve aver creduto che si po- tesse azzoppare qualcun altro: errore pi che da ct da giocatore di poker che non cre- de mai che lavversario possa avere un quarto asso coperto. Lanfranco Pace L aleggendavuolecheMichel Platini stes- se assistendo a una partita dei Mondiali di Francia98 chesi trascinavastancamente tra tatticismi e falli a met campo. A un cer- to punto salza e se ne va. Dice che per lui la partita non ha pi segreti. Sbruffone come pochi, aggiunge che avrebbe vinto la tale squadra con un cross dalla destra ribattuto in rete centralmente e che questo gol, deci- sivo, sarebbe arrivato pi o meno a met ri- presa. La leggenda vuole che le cose siano andate veramente cos. Questo leggere unapartita. Edcosanonfacile. Chenonha nulla a che vedere con le frecce e i cerchiet- ti che un presidente pure competente come Silvio Berlusconi pu disegnare suunpezzo di carta allintenzione del suo allenatore. O con le pagine e pagine di appunti che un tempo prendeva Van Gaal o oggi un presun- to santone come Mourinho. Nulla a che ve- dere nemmeno con la pedissequa sfilza di numeri, il cosiddetto modulo, che pare sia il primocompitinosvoltodai cronisti. Leggere una partita tiene invece alla comprensione critica di quello che appena accaduto, al- la previsione lucida di quello che potrebbe accadere se si fanno o no cambi e alla deci- sone arrischiata in merito. Significa non so- lo rispondere, ma anche prendere dantici- po, capire le tue linee di forza e la debolez- za dellavversario, vedere se c un difenso- re che ha difficolt a girarsi, se pu essere saltato pi agevolmente sul fianco destro o sinistro. E insomma cultura dellistinto, in- telligenza empirica del dettaglio. Nulla che possaesseredesumibiledaschemi egrafici, senn il calcio sarebbe una scienza quasi esattaenonlartesommacheinvece, nci sarebbe proprio come negli scacchi quel centro di partita che vanifica le aperture ANNO XI NUMERO 153 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006 Blokhin sovietico/1 Alla fine le vittorie salvano sempre il mister generale, deputato antirivoluzione arancione a Kiev I n un bar di Kirovograd, grigia cittadina mineraria. Sorbendounatazzinadi caff. Pochi istanti e la vita di Andriy Rusol cambiata radicalmente. Era assorto nella lettura dei giornali quando scopr che ce- ra il suo nome tra i giocatori convocati dal ct Blokhin per lamichevole di Skopje con- tro la Macedonia. Pens a uno scherzo. Al- lepoca Rusol era un onesto gregario di una piccola squadra di serie A, di quelle che lottanoconil coltellotrai denti per nonsci- volare nella serie cadetta. Una carriera de- corosa, dignitosa, ma distante dai grandi teatri del pallone. Eppure il nome che face- va bella mostra nella pagina era proprio il suo. A fianco di campioni acclamati come Shevchenko e Rebrov. Fino a quel momen- to Rusol aveva condiviso con Sheva il nome di battesimo. UnamagliainNazionalesem- brava un sogno. Tornando a casa, telefon prima alla redazione del giornale, per capi- re se si era trattato di un errore. In parte rassicurato, ma per nulla convinto, chiam la Federazione di Kiev scoprendo che avrebbe dovuto mettersi a disposizione di Blokhin entro poche ore. E nato cos il matrimonio tra Rusol e la Nazionale ucraina. Ed stato amore a pri- ma vista. Il giovane difensore centrale, che nella recente amichevole con gli azzurri a Losanna ha messo il guinzaglio a Luca T o- ni, una delle rivelazioni del Mondiale. Un protagonista inatteso che si sta ritagliando uno spazio importante e che al termine del- la Coppa del mondo lascer probabilmen- te il Dnipropetrovsk per trasferirsi nella Premier League inglese. Lantidivo diventato divo Rusol una creatura di Blokhin. Il ct ucraino ne intu le potenzialit in tempi non sospetti. Mentre giocava nellanonima- to totale. Scartato da Dinamo Kiev e Shakh- tar Donetsk, le squadre pi blasonate. Ru- sol non era neppure stato preso in conside- razione dallUnder 21. Chiuso da quei col- leghi di reparto che ora guardano il Mon- diale alla tv. E che magari provano un po di invidia per questo ragazzo di notevole stazza atletica che sopperisce con una de- terminazione inusuale agli evidenti limiti tecnici. Andriy sa di non essere un campio- ne, masi messoadisposizionedellasqua- dra con modestia. Questa sera prover an- cora ad addentare le caviglie di qualche at- taccante azzurro. Cercher di ripetere lim- presa di Losanna. Di inchiodare lItalia sul- lo 0 a 0 fino ai calci di rigore. Sperando poi nella freddezza di Sheva dal dischetto e nelle acrobazie di Shovkovskyi tra i pali. Non ha molte armi in pi questa Ucraina. Se si esclude lex attaccante del Milan e il cervello Kalinichenko, il gruppounelo- gio alla classe operaia, che non sempre va in paradiso. Ma in Ucraina sognano lim- presa e paragonano la Nazionale ai liqui- datori. Gli eroi senza nome che nell86 si mobilitarono per arginare le conseguenze dellesplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl e che paga- rono il loro gesto encomiabile con la vita. Rusol lantidivodiventatolidolodi una nazione. Il ragazzo della porta accanto che gioca a calcio in mondovisione. Il simbolo di unUcraina che tenta a fatica di uscire da una grave crisi economica. Con uno Yu- shchenko ridimensionato alle ultime ele- zioni, la crisi del gas e lo spettro del comu- nismo alle porte. Comunque andr, allAol Arena di Amburgo Rusol sar lultimo ad arrendersi. Forse anche per dimostrare che i tempi per un importante ingaggio al- lestero sono maturi. Dice di ispirarsi a John Terry, scorbutico centrale del Chel- sea. E non da scartare lipotesi che sia proprio il club londinese ad acquistarlo. L ritroverebbeSheva. Sperando, almenoque- sta volta, di non apprendere la notizia del suo trasferimento dai giornali. Luigi Guelpa Rusol dellavvenire/2 La sorpresa ucraina una creatura del ct. Quando lesse le convocazioni sul giornale, pens a uno scherzo UN FOGLIN MONDIALE In un quarto di finale ci stanno benissimo dentro anche gli altri tre go, lItalia e Napoli sarebbero stati nemici. Insomma, nella storia del Mondiale, Ger- mania-Argentina vale come una classicissi- ma e vedersela sprecata cos, ancora a 180 minuti dal ritodellaconsegnadel titolo, pro- fuma un po di spreco. E di correttezza. Da parte dei tedeschi che, al momento della composizione del calendario di questa edi- zionedel Mondiale, nonhannocercatoovo- lutocorsiepreferenziali. Altrocheimpicci tipo Argentina 78. Altro che gli arbitraggi per laCoreadel sud tutti afavore quattro anni fa. Qui si fasul serio. Dentroofuori. Jrgen Klinsmann dice che senza semifi- nali per la Germania sar un fallimento. E lo dice a tutti i network che seguono i bian- chi senza problemi. Collegamenti in diret- ta dal lussuosissimo hotel alla periferia ovest di Berlino a tutte le ore del giorno e della notte. Lionel Messi che a 19 anni ha gi scritto unimprobabile autobiografia e sui suoi scarpini ha fatto scrivere dallo sponsor: 86 mano de Dios, una dedica spe- cialissima al suo mentore Maradona so- stiene che stavolta saranno vendicate le la- crime di Diego allOlimpico sedici anni fa. Lo dice nelle pochissime conferenze stam- pa che gli argentini concedono alla ciurma di periodistas giunti dalla lontana Buenos Aires e non soltanto a loro. Per fortuna, al di l di queste sciocchez- ze dialettiche, c il campo e ci sono le tifo- serie pronte a festeggiare una gara specia- lissima. La Germania multietnica ha trova- to in questa nazionale un fedele specchio della propria societ. Le punte Klose e Po- dolski sono polacche, lala Odonkor origi- naria del Ghana e nessuno si sente autoriz- zato a criticare un citt che vive e ama Los Angeles, Klinsmann. Una squadra giovane, senza senatori ingombranti, dove anche la stella presunta, Michael Ballack, incassa i soldi delle sponsorizzazioni, ma ben lon- tano dal divenire almeno per ora la stel- la di questo Mondiale. E Maradona si prepara a fare il simbolo Gli fa buona compagnia, dallaltra parte del campo, un certo Riquelme, giocatore argentino di 28 anni, simbolo del Villareal, la formazione spagnola che ha eliminato lInter nellultima Champions, chiamato dal citt argentino Pekerman a fare da chioccia alla nidiata di talenti implumi della scuola argentina. Anche lui ha deluso. Fin qui. Il sito di Ole, una delle pi stimate testate cal- cistiche di tutta lArgentina, lo stronca pun- tualmente con pagelle da querela: fiocca- no i 4 sulle spalle di quella maglia numero 10 che, addosso a un altro, sembra sempre un sacrilegio nei confronti di Maradona. Ma per fortuna del biancoceleste c tanto nella rosa portata qui in Germania da Pekerman, soprattutto ragazzi e ragazzi. S, anche qui, via i senatori alla Veron, via anche Samuel che a dire la verit in difesa avrebbe fatto tanto comodo e avan- ti a ganar con Saviola e Aimar, con Tevez e Messi, con Maxi Rodriguez e Maschera- no. Non tutti hanno le stimmate del cam- pione, ma Maradona con la figlia in tribu- na, sagita come uno scalmanato. Lo far ancora a Berlino, stringendo falsamente la mano a Blatter e Beckenbauer , due degli uomini che nel calcio odia di pi assieme a Pel. E ricambiato in questo odio cordia- le. Diego non se ne cura. Qui per una tivv messicana commenti al vetriolo e 400 mi- la euro di compenso per tutto il Mondiale Maradona veste da calciatore, fuma haba- nos di marca, anche se allo stadio non si potrebbe, si coccola la guardia del corpo di colore lenergumeno con la bandana bianca in testa sempre alle sue spalle e attende fiducioso che venga vendicato quel giorno di luglio del 1990 quando allOlim- pico il mondo sportivo con una caviglia gonfia e troppa cocaina nel sangue gli croll addosso. Se vince lArgentina, di si- curo, le immagini dellesultanza di Diegui- to diventeranno una delle icone di questo Mondiale. Marco Cherubini Berlino. E un quarto di finale. Ma visti i valori in campo e il recente passato della storia della Coppa del mondo, ci stanno be- nissimo dentro anche gli altri tre quarti. Perch Germania-Argentina che si gioca a Berlino, allOlympiastadion guarda caso lo stesso della finalissima ha tutto per es- sere una sfida degna della Coppa. E degna del suo lignaggio. Fu cos nell86, a Citt del Messico. Il Ma- radona che pi bello e magro non si poteva, e la panzerdivision di Vller e Rummenig- ge. Fin 3 a 2. Diego alz la sua prima Cop- pa del mondo al cielo, la seconda per il suo paese, dopo quella triste e polemica in pie- no regime Videla. Quattro anni dopo la ri- vincita. Stadio Olimpico di Roma: i rigori di Napoli avevano condannato la sprecona e polla Italia di Vicini, quella delle notti magiche. Gara orribile, nemmeno un tiro in porta, poi rigore non proprio solare per la Germania a cinque dal termine. Andreas Brehme va sul dischetto e non sbaglia. Franz Beckenbauer vince la sua seconda coppa, stavolta come allenatore, Maradona piange disperato, parlando di Mano negra. S, la mafia della Fifa. Dalla mano di Dios, quella del gol agli inglesi quattro anni pri- ma proprio a Ciudad de Mexico, al pianto a dirotto nel tunnel dellOlimpico prima del mesto ritorno a Baires. Da allora, per Die- Perch i forzieri della Fifa sono belli pieni e quanto incassa chi vince marketing, 22 per cento del fatturato com- plessivo. Non c congiuntura internazio- nale negativa o scandalo pedatorio che possa mettere a repentaglio le ricchezze della Fifa, oltretutto i diritti legati alla Coppa del mondo sono commercializzati nei quattro anni precedenti levento e contabilizzati esercizio per esercizio. Tan- to per dare dei numeri. I ricavi nel 2003 erano di 455,68 milioni di euro, 473,60 nel 2004, 559,36 lanno scorso; lutile netto tre anni fa era di 90,24 milioni, 101,12 nel 2004, 136,96 nel 2005. Ma laumento pi vertiginoso quello del patrimonio netto a fine periodo: passato dai 60,16 milioni del 2003 ai 295,04 del 2005, nel 2004 era di 152,32 milioni di euro. Anche per il 2006 previsto un utile di bilancio e un aumen- to del patrimonio ad almeno 500 milioni di franchi svizzeri. T utti questi + con- sentono alla Fifa di pagare qualcosa come 193 milioni di euro, o se preferite 300 mi- lioni di franchi svizzeri, alle 32 finaliste di Germania 2006. Infatti, un milione di fran- chi svizzeri andato, nel 2005, a ogni na- zionale qualificatasi ai Mondiali. Per ogni partita giocata, minimo tre, vengono paga- ti due milioni di franchi svizzeri, quindi ogni federazione si gi portata a casa sei milioni di franchi. La nazionale che vince il Mondiale incasser qualcosa come 24,5 milioni di franchi svizzeri. Nel conto economico del 2005, quello preso in analisi, c un beneficio di 70 mi- lioni di franchi svizzeri, beneficio conta- bile dovuto al pi alto tasso di cambio tra dollaro e franco svizzero. Perch lenorme liquidit della Fifa, che nel 2005 ammon- tava a 680 milioni di franchi svizzeri, im- piegata in dollari, tanto che stata presa la decisione, a partire dal 2007, di adotta- re la contabilit direttamente in dollari, per evitare le fluttuazioni del cambio, gli umori del mercato. Ecco qualche curiosit tratta dalla voce spese, considerando che la media degli stipendi Fifa si aggira attorno ai 126.500 franchi svizzeri lanno. I dipendenti sono 251 per un monte stipendi di 31,76 milioni di franchi e sei milioni per il piano pen- sioni, cui si devono aggiungere 12,49 mi- lioni, sempre di franchi svizzeri, per un nuovo piano pensioni, quello dei 25 com- ponenti lesecutivo. E chi il garante dei conti della Fifa? Franco Carraro, dimissionario presidente della Figc, che ha lasciato la Federazione dopo lo scandalo che ha travolto il calcio italiano. Insieme con Joseph Blatter e Ju- lio Grondona, ha annunciato un budget per il quadriennio 2007-2010 di tre miliar- di di dollari di ricavi, 2,55 miliardi di spe- se e 450 milioni di accantonamento. Vi assicuro scrive Carraro in una re- lazione che i miei colleghi e io continue- remo a fare il massimo per lavorare al meglio della nostra conoscenza e a eserci- tare le nostre responsabilit per la vostra completa soddisfazione. E gi qualcuno parla di nuova triade del calcio mondiale, Blatter-Carraro-Grondona. Francesco Caremani Roma. La Fifa, il governo mondiale del calcio, una multinazionale, anche se, se- condo il codice civile svizzero, unasso- ciazione no profit e per questo nel 2005 ha pagato soltanto 993 mila franchi svizzeri di tasse. Perch soltanto? Perch nel 2005 (la fonte il Fifa Financial Report 2005) i ricavi della Fifa ammontano a 559,36 mi- lioni di euro, lutile netto a 136,96 milioni e il patrimonio netto a fine periodo a 295,04 milioni. Il calcio non un business solamente in Italia o in quei paesi dove il campionato pi forte e il meccanismo dei diritti tele- visivi e del merchandising pi strutturato. Il calcio, soprattutto con i Mondiali, mani- festazione organizzata dalla Fifa, rappre- senta un settore dellattuale economia, in- fluenzato e influenzabile, che a sua volta sa influenzare. Nel 2005 il 48 per cento dei ricavi rappresentato dai diritti televisi- vi per Germania 2006, 423 milioni di fran- chi svizzeri su un totale di 874 milioni, di questi 193 provengono dai diritti di LInghilterra ha due squadre sposate o fidanzate tra loro, lItalia no stituendosi da subito come un club compat- to e perfettamente integrato, per nulla com- plementare rispetto a quello costituito dai loro uomini. Anzi, succede spesso che esse rubino la scena ai loro uomini. Grazie alle memorabili scorribande nei locali notturni tedeschi, fra alcol, balli sui tavoli e conti da quattromila euro a serata; o alle leggenda- rie sessioni di shopping in cui gli scontrini delle Visa volano come kleenex. La leggen- da narra addirittura che la settimana scor- sa un gruppo di tifosi tedeschi abbia osato prendere in giro le Wags sedute ai tavoli al- laperto di un caff e sia stato poi costretto alla fuga tirandosi dietro insulti da camio- nisti. NellInghilterra calcistica, essere Wags ormai uno stile e averne una ac- cantostatus symbol. Loconfermalacurio- sa storia di Abigail Clancy: ventenne foto- modella ed ex cantante rock, fidanzata di Peter Crouch, lo sfigatissimo centravanti del Liverpool. Abigail sbucata dal nulla per aggregarsi alla trib Wags lo scorso 3 giugno a Manchester, in occasione dellami- chevole contro la Giamaica. Qualche giorno fa ha lasciato il gruppo per tornarsene a Li- verpool, infastidita dalle voci giornalistiche sulla sua dimestichezza con la cocaina. Ma intanto c chi continua a giurare che la sua relazione con Crouch fosse tutta una mon- tatura, una trovata pubblicitaria a benefi- cio di entrambi. Soprattutto di lui, che sen- za una wag al seguito in Germania avrebbe rischiato una figura da sfigato al quadrato. Comunque sia, la storia di Abigail testi- moniaquantoil gruppodellewags siaaper- to e democratico. Nessuna leadership, men che meno da parte della sempre pi dimes- sa Victoria Adams; un tempo Posh Spice, attualmente relegata al ruolo di signora Beckham troppo magra e costretta a indos- sare occhialoni alla Sandra Mondaini per non rischiare di passare inosservata. Al confronto delle Wags inglesi, quelle italiane hanno caratteristiche distinte. Non fanno gruppo, tranne che sugli spalti in occasione delle partite; assumono una condotta esclusivamente muliebre, da donne che sanno stare al loro posto e aspettare il loro turno (senza sottrarsi al- lintervista che consenta loro di recitare perfettamente questa parte, tuttavia); lad- dove necessario (come nel caso di Ilary Blasi e Alena Seredova) mettono in subor- dine la loro immagine da personaggi pub- blici apparendo soltanto come moglie o fi- danzata di. E per le wags italiane sono gi dei tipi sociali, pura carne da cannone mediatica. I quotidiani sportivi dedicano loro uno spazio crescente, mettendone in risalto lacrime e sorrisi. Qualcuno comin- cia a sostenere che portino fortuna come se non fosse mai accaduto in precedenza che le donne dei calciatori azzurri fossero presenti sul luogo dei mondiali. Allindo- mani della partita fra Italia e Repubblica ceca il Corriere dello Sport-Stadio dedic addirittura un articolo in cui venivano sti- lati giudizi e pagelle sul comportamento te- nuto dalle wags italiane sugli spalti dello stadio di Amburgo. E si ha quasi il sospet- to che sia il sistema italiano dellinforma- zione ad avere bisogno di un fenomeno wags, non viceversa. Pippo Russo A nche lItalia ha le sue wags. Una trib femminile in cui confluiscono gli esem- plari di un nuovo tipo sociale (quello delle wives and girlfriends dei calciatori) pro- dotto dal paventato e irrimediabile proces- so di narcisizzazione dello sport di cui scri- veva il sociologo americano Cristopher La- sch alla fine degli anni Settanta. Sono loro, mogli e fidanzate degli azzurri, le protago- niste di un Mondiale parallelo a quello dei loro eroi virili, in una perfetta divisione del lavoro e dei ruoli familiari che raccon- ta in versione postmoderna lindistruttibile radice familista della cultura italiana. Una presenza ancillare ma costante, quella delle wags italiane, in una nicchia mediatica che colora di rosa e incipria dinfotainment la grande manifestazione Mondiale del pallone. In questo senso, le mogli e fidanzate azzurre non sono anco- ra equiparabili per stile e gesta alle Wags inglesi. E forse mai lo saranno. Altro stile, altro istinto scenico. Le Wags inglesi han- no inventato questa particolare forma-trib e lhanno esportata in modo rumoroso, co- Il ct dellItalia, Marcello Lippi, durante una conferenza stampa (foto Tony Gentile/Reuters) GEOPOLITICA DEI RITIRI LA PALLA IL FOGLIO quotidiano ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA Direttore Responsabile: Giuliano Ferrara Vicedirettore Esecutivo: Ubaldo Casotto Vicedirettore: Daniele Bellasio Redazione: Annalena Benini, Maurizio Crippa Stefano Di Michele, Marco Ferrante, Alessandro Giuli Paola Peduzzi, Marianna Rizzini, Christian Rocca Nicoletta Tiliacos, Vincino. 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Il suo cavillismo consenteallamatismodi costituirsi partein causa, mentre leticismo luterano seduce lalibi della coscienza e linconsistente va- lorismo. La sua prosa spesso vaga e termi- nologica, da sociologo difetta del senso del- lassedio. Tremendamente tedesco, ha trat- ti insostenibilmente lukacsiani, puritani. Ma il custode della protesta francofortese un miraggio ogni volta che finisce nelle ma- ni dei riformisti della bioetica e dei gesuiti del male minore che vedono solo confini e mai scenari, limiti e non divieti, e che pre- scriverebbero tranquillanti a san Giovanni sullisola di Patmos. Per fortuna sua (e nostra) non un libera- le alla John Rawls, che considerava leuge- netica uno strumento di giustizia. Poste ac- canto alle lucide intransigenze ratzingeria- ne di Habermas, le relazioni sullootide dei nostri Giuliano Amato impallidiscono nella loro capziosit coercitiva: Non compati- bile con la dignit umana lessere generato con riserva e giudicato degno di vita e svi- luppo in base allesito di un test genetico, scrive Habermas, che ha avuto il merito di denunciare il futurismo naturalistico e lo shopping nel supermarket genetico. Lase- lezione preimpianto parte della prospetti- va di autostrumentalizzazione che luomo intraprende a partire dai fondamenti biolo- gici della sua esistenza. A giudicare dai problemi che Habermas potrebbe porre ai nominalisti dello zigote, c il rischio che dialogheranno con lui solo su egemonia yankee e tassi di disoccupazione, pane ama- ro dei tedeschi del dopoguerra che li rende tutti insopportabili. Il confine concettuale tra il prevenire la nascita di un figlio grave- mente malato e la decisione eugenetica di migliorare il patrimonio ereditario non pi tracciabile con chiarezza. Anche quan- do si addentra nella zona grigia, l dove si battezzano le idiozie scientificamente cor- rette e ci si assolve a vicenda, il medico e il cardinale, Habermas non ha niente da spar- tire con la leziosit dorotea di Stefano Ro- dot e il casuismo bizantino di Amato. Lallevamento razziale e selettivo Dallasuail filosofotedescohail pregiodi non essere un ruffiano dellottimismo, di enunciare poco e di evitare le etimologie di- speranti di Jacques Derrida. Ha denunciato il postumanesimo naturalisticamente de- clinato che strozza sul nascere il pi natu- rale dei diritti, quello a un patrimonio ge- netico non manipolato: Il tentativo di osta- colare con strumenti giuridici lo strisciante affermarsi della genetica liberale qualco- sa di diverso dallespressione di una reazio- naria resistenza antimodernistica. E anda- to vicinissimo alle altitudini di Benedetto XVI: La tentazione di far esperimenti con luomo, la tentazione di considerare luomo come rifiuto, immondizia, non unidea cer- vellotica di moralisti nemici del progresso. Secondo Habermas la vita prepersonale conserva sempre un valore pieno per la to- talit di ogni forma di vita eticamente costi- tuita. Questeffettomarettaforniril destro ai marinismi della terza via che si trincera- no dietro a regole, abc e non oltre che ven- gono, ogni volta, puntualmentedisattesi. Ha- bermas meravigliosamente antiriformista nel non cedere alluso sperimentale di em- brioni e alla diagnostica prenatale. Straor- dinariamenteantiamatianonellavessazione delle tecnologie che produrranno interfe- renze sconvolgenti nel nesso delle genera- zioni, che alimentano la discriminazione unilaterale e irreversibile tra ci che meri- ta vivere e ci che non merita vivere e vin- colanoil nuovonatoadundeterminatopia- no di vita che limita la libert di scelta. Pos- siamo forse affermare che la preferenza ac- cordataallasalutedel propriobambinocon- trobilanci la violazione della tutela embrio- naledellavita?. Per questocontrarioalle semenze malsane di una scienza che consi- dera lembrione un mucchietto di cellule. Ha capito che non importante che la ri- cerca utilizzi gli embrioni vecchi, i cosid- detti sovrannumerari, o che ne produca e frulli di nuovi. Neppure contro la speranza di poter scoprire nuovi procedimenti tera- peutici per gravi malattie genetiche noi sen- tiamo di poter mettere in gioco la vita uma- na. Il concentramento umano deve restare verboten, proibito. La gravit sassone di Ha- bermas salutare in questo allucinante mondo termostatico di coltivazione di tessu- ti che ci lasciano intravedere i sensitivi del- la compassione e i titolari delle cattedre di bioetica, un mondo che hanno costruito am- massando in modo informe regole sbiadite, eticheriformateemarchedabolleincollate su ogni manifesto che proclamasse, con suf- fragio rassicurante, il diritto umano a qual- siasi delitto contro luomo. Ci piace lHaber- mas che rischiara la prospettiva di alleva- mento razziale e selettivo delluomo, il filo- sofo laconico che dimostra di saper vedere dietro ai miraggi il pericolo di uno svili- mento degli uomini a buoi e galline. Contro gli estimatori ambiziosi cheal pigiudicano luomo una scimmia invecchiata. Giulio Meotti Roma. Era prevedibile che la battuta ri- lasciatadal cardinaleAlfonsoLpez Trujil- lo a Famiglia Cristiana sullestensione del- la scomunica anche agli scienziati che di- struggono gli embrioni avrebbe avuto am- pia eco sui mass media. E cos stato (an- chesesi fanotareil confinamentodellano- tizia in un box di due colonne a pag 12 del quotidiano cattolico Avvenire). Allo stesso modo era ampiamente prevedibile che lu- scitadel presidentedel pontificioconsiglio per la Famiglia avrebbe creato non poche perplessit nei palazzi vaticani, anche tra coloro che sono in prima fila nella difesa dellintangibilit dellembrione. Innanzi- tutto per una questione di opportunit. Largomento delicato. E per certi versi , come vedremo, ancora sub judice. E noto inoltre il fatto che al Papa non piacciano troppo i cardinali che su questo tipo di ar- gomenti si comportano pubblicamente co- medei battitori liberi, si chiaminoessi Car- lo Maria Martini o anche Lpez Trujillo. Per quanto riguarda il merito della que- stione nei palazzi vaticani si fa notare che Lpez T rujillo non un canonista, un esperto del diritto interno della chiesa, con laggiunta: E si vede. Nel Codice di diritto canonico in vigore, infatti, la sco- munica latae sententiae per laborto pro- curato espressamente prevista mentre non lo per lomicidio, ove si eccettui las- sassinio del Papa. Quindi sembra arbitra- rio estendere per analogia questa pena gra- vissima anche ad altre fattispecie di reato, come leliminazione dellembrione, che non sono previste. Ci spiega un canonista della Curia roma- na che le leggi penali della chiesa, proprio perch qualificate come odiose, non co- noscono lestensione per analogia e debbo- no essere invece sempre applicate in senso restrittivo. Quindi eventualmente ci potr essere scomunica per chi distrugge lem- brione solo quando questo verr espressa- mente previsto dal Codice di diritto cano- nico, il che presumibilmente potr avveni- re solo quando la chiesa avr solennemen- te e chiaramente definito lembrione come persona umana. Ed questo il punto. Finora questo pro- nunciamento definitivo non sembra esser- ci, ma largomento in discussione in modo riservato sia nel pontificio consiglio per la Famiglia sia, soprattutto, nella congrega- zione della Dottrina della fede, e le posi- zioni non sono unanimi. Quella di Lpez Trujillo, che pure il membro in servizio pi anziano dellex SantUffizio, chiara. Ma non trova molti seguaci. Sulla sua linea si trova ad esempio il teologo monsignor Li- no Ciccone (professore emerito di Teologia morale e di Bioetica nella Facolt teologi- ca di Lugano e nel Collegio Alberoni di Pia- cenza, nonch consultore del pontificio consiglio per la Famiglia), ma non ce ne so- no molti altri. Contrari a una totale equipa- razione giuridica tra embrione e persona umana che comunque non comporta dub- bi sulla sua intangibilit, come affermato nellenciclica Evangelium vitae sono infatti altri teologi e cardinali, anche tra co- loro che non possono essere qualificati co- me liberal o progressisti. Ad esempio il car- dinale Javier Lozano Barragn, presidente del pontificio consiglio per la Pastorale sa- nitaria, o anche teologi come monsignor Ignacio Carrasco, membro dellOpus Dei, cancelliere della pontificia Accademia per la vita, presieduta dal vescovo Elio Sgrec- cia (anche lui pi moderato del cardinale Lpez Trujillo). Comunque, su questi argomenti nella chiesa cattolica non si legifera a colpi di maggioranza, e alla fine il Papa che deci- de (o decide di non decidere). Fino a quel momento le dichiarazioni del cardinale Lpez Trujillo, fa notare il nostro interlo- cutore, hanno lautorevolezza di un mini- stro di un dicastero di seconda fascia del- la Curia romana. Non proprio lo stesso va- lore che potrebbero avere le dichiarazioni di un ministro senza portafoglio del gover- no Prodi come Rosy Bindi, ma il paragone rende lidea. P. S. Marted scorso la Repubblica ha ospitato una lettera del cardinale Lpez Trujillo in cui il porporato smentiva una ri- sposta della sua intervista al quotidiano ro- mano, laddove avrebbe affermato che an- che i cattolici che disattendono le norme [morali della chiesa, ndr] sono fuori della comunione ecclesiale, cio scomunicati. L a statistica non una scienza, un me- todo. Particolarmente adatta a valutare le probabilit in un gioco dazzardo, si pre- sta a identificare gli inganni della natura o il destino baro. Il nome nacque nel Seicen- to e sembra sia in rapporto con la ragion di stato. La statistica una scienza di sti- ma attraverso campione. Supponiamo di dovere valutare una popolazione di cui non sia possibile classificare tutti gli individui, per esempio le farfalle di una data specie in un certo bosco. Vogliamo sapere se i ma- schi e le femmine sono ugualmente fre- quenti (o se la natura bara). Si procede cos: si preleva a caso un campione rappre- sentativo della popolazione, si classifica il sesso degli esemplari prelevati e si calcola il rapporto tra loro, diciamo cinquecento- venti farfalle femmine e quattrocentoot- tanta maschi su un campione di mille. Vo- gliamo sapere se possiamo concludere che nella nostra popolazione ci sono in realt pi femmine che maschi. Con una partico- lare formula (nota come chi-quadrato) raf- frontiamo i nostri valori allipotesi cinque- cento femmine e cinquecento maschi. Una speciale tabella ci dice che c una proba- bilit su mille che la nostra differenza (lo scarto) siadovutaal purocaso. Dunquela differenza significativa, con il rischio di solo uno per mille che ci sia dovuto ai ca- pricci del caso. Ma come possiamo essere sicuri che il nostro campionamento sia stato fatto real- mente a caso? Potrebbero le farfalle fem- mine essere pi vanitose o meno furbe dei maschi. Potrebbe anche essere il nostro campionamento perfetto, ma essere poi sbagliata la classificazio- ne, alcuni maschi essendo un po femminei. Il lato debole della sta- tistica che noi non potremo mai sape- re se il nostro campiona- mento era casuale e lo scrutinio cor- retto. La stati- stica larte del sondaggio, e nulla pi arbitrario della casualit dun prelievo, se non si tratta di carte pe- scate da un mazzo ben mischiato o di nu- meri assortiti da una roulette impeccabile. Abbiamo visto, in occasione delle ultime elezioni politiche, quanto poco gli exit poll somigliassero alla realt e poco attendibili fossero le forchette del primo piatto. Ma neanche la lettura di tutte le schede votate garantisce i reali rapporti tra due coalizio- ni, perch un errore sistematico di classifi- cazione sempre possibile. I votanti verdi potrebbero, per esempio, essere pi im- preparati dei gialli e pi propensi a compi- lare schede nulle. O potrebbero essere i verdi, o i gialli, pi maestri nellimbroglio. Alla fine, una votazione elettorale ci infor- ma su una maggioranza e una minoranza, che sono tradotte in seggi attraverso mec- canismi che possono persino invertire le- sito del voto. Tant! Cos va avanti la storia in democrazia. Una civilt esito di due refusi molecolari Ma la statistica pu combinare ben altro. Supponiamo che un ricercatore voglia sta- bilire se sono pi intelligenti le femmine o i maschi. Egli pu pesare il cervello di un campione dei due sessi e fare poi una me- dia dei pesi dei cervelli di maschi e femmi- ne, calcolando anche lerrore standard e i limiti fiduciali. Dai calcoli risulta che i maschi sono significativamente pi intelli- genti. Le femmine potrebbero insorgere e notare che anche il loro peso corporeo in- feriore a quello dei maschi e ci che conta il peso relativo della sostanza grigia. Qualcuno potrebbe anche eccepire che le dimensioni cerebrali non sono per nulla un indice di intelligenza, che Anatole France aveva un cervello che pesava la met di quello di Turgeniev, e non risulta che fosse un imbecille. La statistica larte di arri- vare a conclusioni banali attraverso irre- prensibili trattamenti matematici. E diffu- so luso, presso alcuni ricercatori dotati di scarsa fantasia, di trarre conclusioni balor- de da campioni mal prelevati e accreditare il loro lavoro con elaborati test statistici. Questo genere di contributi scientifici sono stati qualificati con lespressione garbage in, garbage out (immondezza dentro, im- mondezza fuori): se metti robaccia nel tuo computer non illuderti che il trattamento statistico ne faccia qualcosa di meglio. Alcuni genetisti di Chicago hanno indivi- duato un gene che regola le dimensioni del cervello. Il suo mancato funzionamento produce la riduzione dellencefalo, da cui il nome dato al gene di microencefalina . Studiando questo gene in novanta individui gli americani hanno rilevato due mutazioni ricorrenti nel suo Dna. Hanno messo i loro dati nel computer, e, sulla base della fre- quenza delle due mutazioni, hanno calco- lato che queste avrebbero potuto affermar- si 37.000 e 5.800 anni fa. Queste date, hanno ragionato, coincidono con due tappe im- portanti della nostra evoluzione culturale: la nascita della cultura simbolica (!) e le- spandersi dellagricoltura. Conclusione, la nostra cultura deriva da due mutazioni suc- cessive nel gene microencefalina. Ecco la prima prova concreta che levoluzione biologica stata il motore della cultura!, dichiarano gli autori. La scoperta forse statisticamente significativa, ma intellet- tualmente deprimente. La nostra grande e misteriosa civilt sarebbe lesito di due re- fusi molecolari. Giuseppe Sermonti La chiesa (per ora) lo difende anche senza scomuniche Per la Fiv tre sono pochi? I dati mondiali dicono che ne basta uno gravidanze medio del 25,1 per cento e quello delle nascite del 18,5 per cento, con grandi differenze da paese a paese. Quello con la maggior percentuale di bambini nati da fecondazione assistita la Danimarca, con il 3,9 per cento. Il dato pi significativo, per, riguarda il numero degli embrioni trasferiti in utero, diminuito in molti paesi del mondo fra il 1998 e il 2002, con un conseguente calo del- le gravidanze multiple. Particolarmente in- teressante la situazione europea. In Svezia oggi nel 70 per cento dei casi si sceglie il SET, fatto che ha portato come risultato un declinodellenascitedi coppiedi gemelli fi- no al 5 per cento, il che sensazionale. Le trigemine (tre gemelli) in Europa sono vir- tualmente scomparse, ma ci sono ancora paesi dove la nascita di tre gemelli troppo frequente, ha dichiarato il relatore, pro- fessor Andersen. La scelta del SET di grandeimportanzasoloinFinlandia, Svezia e Belgio. Questi paesi hanno raggiunto lo- biettivo in modi diversi. In Finlandia, ac- caduto perch i pazienti e le cliniche lo hanno scelto. In Svezia ci si arrivati me- diante una regolamentazione, mentre in Belgio sono stati usati incentivi finanziari: lo stato paga i trattamenti di fecondazione assistita se i pazienti scelgono il SET. Secondo i relatori la diminuzione degli embrioni trasferiti non ha causato un calo di gravidanze, indicando che lefficacia del- le tecniche migliorata. Ma non viene for- nito il numero totale degli embrioni pro- dotti, quello dei difettosi, che sono stati scartati, cheandrebbeparagonatoconil nu- mero di embrioni impiantati e, infine, con quello dei bambini nati, con e senza pro- blemi di salute. Solo in questo modo si po- trebbe quantificare con precisione la reale efficacia delle tecniche. Quindi mentreloscorsoannoinItaliadu- rante la campagna referendaria per la leg- ge 40 si lanciava lallarme sul limite dei tre embrioni da impiantare da lasciare al giu- dizio del singolo medico, caso per caso, si diceva, perch non si pu regolare per leg- ge, e tre embrioni potrebbero essere pochi per donne non pi giovani nel resto del mondo gi da anni si cercava di ridurre al minimo fino a uno il numero di embrio- ni da trasferire in utero, procedendo anche con apposite leggi o addirittura con incenti- vi economici. Ladiffusionedei dati scorporati per i sin- goli stati ha provocato reazioni negative nei media inglesi: la Gran Bretagna quartul- tima in Europa, per numero di trattamenti rispetto alla popolazione. Da pi parti si chiede un intervento del governo, che pre- veda ad esempio il finanziamento di tre ci- cli di trattamento per le coppie infertili. Un gruppo di ricercatori guidato dal professor Ledger, dellUniversit di Sheffield, ha sta- bilito che promuovere la fecondazione assi- stita conveniente per leconomia britan- nica: fare un bambino usando la feconda- zione in vitro costa circa 13.000 sterline, ma una volta grande il suo contributo in tasse e assicurazioni alleconomia britannica sar di ben 147.000 sterline. Studiando fino a 19 anni e poi andando a lavorare, a 31 avr ri- pagato il costo dellintero trattamento di fe- condazione assistita grazie al quale nato. Chiss se hanno anche calcolato quanto converrebbe aiutare chi quei figli li fa veni- re al mondo gratis. Assuntina Morresi Roma. Le tecniche di riproduzione assi- stita (ART) sono sempre pi utilizzate nel mondo, con percentuali di successo varia- bili da paese a paese mediamente intorno al venti per cento e finora hanno fatto na- scere tre milioni di bambini. E netta e dif- fusa la diminuzione degli embrioni trasfe- riti in utero: la vera novit degli ultimi anni il successo del SET, Single embryo tran- sfer, cio il trasferimento di un solo em- brione. Sono questi i risultati riportati nel Rapporto mondiale sulle ART, presentato lo scorso 21 giugno al congresso annuale della European Society of Human Repro- duction and Embryology, a cura del Comita- to internazionale che monitora questo tipo di tecniche (International Committee for Monitoring Assisted Reproductive Techno- logies). I dati riguardano52 nazioni nel 2002, e coprono i due terzi dellattivit effettiva mondiale. I cicli di trattamento, considerando le di- versetecniche, cresconodi numeroogni an- no: nel 2002 se ne sono contati 600.000, un aumento del 20 per cento rispetto a due an- ni prima. Presentando i risultati, il dottor J. Mouzon ha dichiarato che, per estrapola- zione, nel 2002 il numero totale di cicli di ART nel mondo pu essere stimato intorno al milione, e il numero di bambini prodotti circaduecentomila, per untotaledi tremi- lioni di nati, concepiti inprovetta, dopoLui- seBrown, laprima, ventottoanni fa. Afar la parte del leone lEuropa: il 56 per cento dei trattamenti ARTavvienenel nostrocon- tinente, Danimarca in testa (2.031 cicli per milionedi abitanti), seguitadaBelgioeFin- landia, mentre nel mondo primeggia Israe- le con 3.260 cicli per milione di abitanti. Considerando solo le tecniche che usano embrioni freschi, per ogni ciclo il tasso di In Francia la legge dice che non si tocca, ma per cinque anni lascia fare tale, possono essere utilizzati a fini scienti- fici da centri di ricerca, sotto la supervisio- ne e il controllo dellAgence franaise de la biomdicine E infatti, solo la settimana scorsa, la di- rettrice generale dellAgence, Carine Camby, ha annunciato che sei centri di ri- cerca in strutture pubbliche sono stati au- torizzati a lavorare sulle staminali embrio- nali tratte dalla distruzione di embrioni concepiti in provetta e abbandonati: fra questi, lInserm e lInstitut Pasteur lavora- no su linee di staminali embrionali create allestero, mentre solo il gruppo di ricerca- tori diretto in comune da Marc Pechanski a Parigi e da Stphane Viville a Strasburgo stato autorizzato a creare in Francia linee di staminali da embrioni concepiti in vitro e affetti da malattie genetiche identificate nel corso della diagnosi preimpianto, in particolare la sindrome neurodegenerativa di Steinert e di Huntington. Linganno della speranza terapeutica Io non sono daccordo insiste Huriet ma quale che sia il valore delle mie con- vinzioni, trovo inammissibile addurre come unico argomento la speranza terapeutica legata allutilizzazione di staminali em- brionali. Andrebbe considerata anche la speranza di curare malattie attraverso le staminali adulte. V iceversa, chi sostiene luso delle staminali embrionali, contesta addirittura lesistenza stessa delle stami- nali adulte, insiste semmai nella possibilit di paragonare i due tipi di cellule. Mentre le potenzialit delle staminali adulte non solo non vengono considerate, ma vengano addirittura contrastate. Claude Huriet allude ad esempio alle staminali che si trovano nel sangue del cor- done ombelicale, un campo di ricerca mol- to promettente, come dimostrano in Fran- cia le ricerche di Eliane Gluckman allH- pital Saint Louis. Huriet dunque lamenta il partito preso di chi insiste nel magnificare le potenzialit delle staminali embrionali per la cura di malattie degenerative come lAlzheimer e il morbo di Parkinson, accu- sando chi contrario al loro uso scientifico di togliere ogni speranza ai malati. E una scorciatoia etica inaccettabile. I malati col- piti oggi da queste malattie non potrebbe- ro beneficiare delluso delle staminali em- brionali, a meno che in laboratorio non si compisse un miracolo. I tempi della ricer- ca sono lenti, e prima di arrivare a qualche risultato accettabile ci vorranno anni, ad- dirittura decenni. Anche il presidente dellInstitut Curie quindi ammette la trappola del dolorismo e il terrorismo della compassione che co- stringe a tacere la maggioranza silenziosa ostile alla ricerca sugli embrioni. Gli scienziati credono nella ricerca. Ma io non accetto che si possa far credere che i risul- tati siano a portata di mano. Lungo il cam- mino da compiere e il fatto di minimizzare le nuove prospettive terapeutiche aperte dalle staminali adulte mi sembra etica- mente contestabile. Certo, il dibattito spesso conflittuale. Pensiamo allo scalpore provocato dal caso del coreano W ang, su cui molti avevano scommesso salvo poi do- versi arrendere allevidenza della manipo- lazione. Noi pernonpossiamoaccettarelo stesso atteggiamento ideologico nei difen- sori delle staminali adulte. Dobbiamo se- guire un metodo scientifico, anche se io mi domando qual la posta in gioco di tutta questa discussione. La medicina rigenera- tiva rappresenta interessi colossali. Se ci si impegna su ununica strada, quella delle staminali embrionali, contestando quella delle staminali adulte sino a negarne lesi- stenza, non si segue un metodo scientifico. Eppure, difficilepensarechesiaunme- dico a voler porre limiti alla libert di ri- cerca: Compito naturale del ricercatore dice Huriet tenere alla sua libert, ma anche interrogarsi sul senso del suo opera- to. E proprio questo il ruolo che il Comita- to consultivo di etica deve svolgere nel plu- ralismo. Io per penso che a poter imporre dei limiti nonsiail Comitatodi etica. Solola legge pu stabilire cosa vietato e cosa non lo , perch solo la legge espressione del- lasocietedelleaspettativechepossonoes- sere anche contraddittorie. Il che spiega le contraddizioni della legge francese. Per quanto moderato, Huriet resta un uo- mo di scienza, preoccupato pi che impau- rito dallevoluzione delle conoscenze. Il progresso non si pu fermare. Ma col passa- re degli anni si pu assistere a una deriva. Dieci anni fa, abbiamo limitato la diagnosi preimpianto ad alcune malattie genetiche, come la mucoviscidosi. Oggi analizzando un embrione concepito in vitro possiamo cono- scere la predisposizione genetica del can- cro al seno, o di certi casi rari di diabeti. E molti si domandano se non sia giusto esten- dere la diagnosi anche a questi casi. Non parliamo poi dellecografia fetale, che oggi permette di diagnosticare encefalite, il lab- bro leporino, malformazioni congenite. Ognuna di queste tecniche pone in modo drammatico il problema dei limiti, ma non il legislatore a poterlo risolverlo, semmai la coscienza individuale. In Francia, poi au- mentanoogni annoi casi di figli concepiti in vitro per curare fratellini malati, e c per- sino chi come Bernard Debr teorizza la di- fesa delleugenismo individuale. Personal- mente la trovo una scelta orribile, la bana- lizzazione di una scelta che obbedisce al conformismo, allair du temps. Il fatto che il progresso nelle cosiddette scienze del vi- vente genera situazioni sempre nuove, sul- le quali riflettere. Sugli embrioni per esem- pio, orachelaleggevietalaricerca, malau- torizza con una deroga di cinque anni, di si- curo saprir un nuovo dibattito. Sento gi arrivare qualcuno che alzer il dito per di- re: se le staminali embrionali non sono pi considerate umane, in mancanza di un pro- getto parentale, allora perch dovremmo continuare a vietare la clonazione?. Marina Valensise Parigi. Claude Huriet il presidente del- lInstitut Curie e il vicepresidente del Cib, il Comitato internazionale di bioetica, unico organismo consultivo delle Nazioni Unite per la riflessione sulletica della ricerca scientifica. Specialistainnefrologia, senato- re onorario, membro del Comitato consulti- vo nazionale di etica, il suo nome inFrancia sinonimo della legge sulla protezione del- le persone che si prestano alle ricerche in campo biomedico. Nel 1994, con la prima legge sulla bioetica, ha contribuito a inqua- drare la diagnosi preimpianto, per contene- re i rischi di eugenismo. Camicia a quadri, sguardo sereno, modi colloquiali, siede da- vanti alla sua scrivania presidenziale, sotto lo sguardo cupo di Marie Curie. Oggi che la ricercasugli embrioni diventataundatodi fattoancheinFrancia, il professor Huriet ci tiene a dire che lui un medico, non un ri- cercatore, emettelemani avanti: Parloati- tolo personale, non come portavoce dellIn- stitut Curie, e nemmeno a nome dei suoi ri- cercatori. AllInstitut Curie che ha ancora sede nella rue dUlm, nel quartiere dellec- cellenza sulla collina Sainte Genevive die- tro il Pantheon, si fanno ricerche di avan- guardia nel campo della cura dei tumori, e terapie di punta, come quella ai protoni, ap- plicatainquesti giorni inanestesiatotalesu una bambina di sedici mesi affetta da un rabdomiosarcoma. Ma in tema di ricerca su- gli embrioni, Claude Huriet non fa conces - sioni: La legge francese vieta la ricerca su- gli embrioni umani, ma lautorizza a titolo derogatorio per cinque anni. Ora per me una contraddizione: quando una legge vieta certe pratiche non credo che possa transi- gere per cinque anni. La contraddizione il frutto di un cambio di maggioranza tra la sinistra favorevole alluso di staminali uma- ne a fini di ricerca, e la destra che essendo contraria lo viet, ma nel 2004 autorizz per cinqueanni unregimedi deroga, entratoso- lo adesso in fase operativa. Fino a un me- se fa, ricorda Huriet, la ricerca sugli em- brioni era completamente vietata. Da un mese a questa parte sono state emanate nuove disposizioni, ma non so come saran- no applicate. Limportante che oramai gli embrioni sovrannumerari abbandonati nei centri di crioconservazione, quelli cio che non sono pi oggetto di un progetto paren- ANNO XI NUMERO 153 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006 AmatizzareHabermas Usato come il prezzemolo, il filosofo tedesco non scade nella chiacchiera bioetica sulle zone grigie Larte delle banalit La statistica ha gi mostrato i suoi limiti con la politica, evitiamo di applicarla anche alla genetica DISAVVENTURE DI UN EMBRIONE LA DENUNCIA DI CLAUDE HURIET, PRESIDENTE DELLINSTITUT CURIE: UNA DEROGA CHE CI PORTER A FAR CADERE OGNI DIVIETO Diagnosi preimpianto per ridurre il ri- schio dellautismo. Un team di medici del- lUniversity College Hospital a Londra sta preparando una richiesta di screening em- brionale allautorit sanitaria, lHfea, dopo aver conosciuto coppie con storie di autismo in famiglia. Dellautismo non si conoscono le cause. Si sa per che i maschi hanno una probabilit quattro volte maggiore delle femmine di esserne colpiti. Quindi lquipe medica guidata dal dottor Joy Delhanty sta studiando un protocollo per cui, semplice- mente, si seleziona il sesso degli embrioni, garantendo la nascita solo di femmine. La coppia dovr chiaramente sottoporsi alla fe- condazione in vitro, anche se non inferti- le. Il dottor Delhanty ha dichiarato che il trattamento sar riservato solamente alle fa- miglie con almeno due ragazzi affetti da au- tismo, e che gi due famiglie con queste ca- ratteristiche, in passato, si sono rivolte a lui. Delhanty spera che le stesse regole che han- no permesso lo screening embrionale per selezionare gli embrioni senza rischio di sviluppare il cancro al seno, possano essere estese anche a questo caso. La selezione del sesso, per, attualmente non permessa in Gran Bretagna. Immediate le proteste dei gruppi di disa- bili. Molti studiosi per non considerano lautismo un handicap, perch spesso non sbocca in forme patologiche, ma connesso ad abilit particolari, creative, o di tipo lo- gico-matematico, che sfociano in evidenti genialit. Ma il dottor Delhanty lha mai vi- sto Rain Man? (am) Maschi a rischio se il fratello autistico