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Roma.

Lesercito israeliano fermo nella


parte sud della Striscia di Gaza da marted
notte; ieri i soldati eranopronti aentrarean-
che al nord. Ci si aspettava unavanzata, ma i
carri armati sono rimasti fermi per ordine
del premier Ehud Olmert. Il ministro della
Difesaisraeliano, Amir Peretz, cheavevaau-
torizzato la terza fase delloperazione Piog-
gia destate, ha rivelato che si potrebbe an-
dare incontro, nelle prossime ore, a inaspet-
tatesvoltediplomatiche. Stati Uniti, Francia,
Egitto, Vaticano mediano per trovare una so-
luzione per il rilascio del soldato ventenne
sequestratodai palestinesi nellazioneincui
sono stati uccisi altri due militari di T sahal.
Il settler rapito domenica, EliahuAsheri
stato trovato morto in Cisgiordania, ucciso
conuncolpodi pisto-
la alla nuca. Fatah,
partito di Abu Ma-
zen, ha accusato Ha-
mas di essere re-
sponsabile per aver
imposto ai palestine-
si lazioneisraeliana.
Larresto dei tank,
avvenuto ieri, sotto
pressione del media-
tore egiziano, ha fat-
topensareallipotesi
di una via negoziale.
I bombardamenti so-
no andati avanti nel-
la notte tra merco-
led e gioved, e du-
rante la giornata di ieri, anche vicino alla
citt di Gaza, raccontano fonti del Foglio.
Nonci sono state vittime. Gli obiettivi delle-
sercito sono stati ponti, una centrale elettri-
ca, infrastrutture terroristiche e zone disabi-
tate della Striscia. Nelle ultime ore gli aerei
israeliani hanno lanciato volantini per chie-
dere alla popolazione palestinese di evacua-
releareeincui i militari stannopreparando
attacchi, soprattutto le zone da cui partono i
razzi Qassam palestinesi che da mesi colpi-
scono in territorio israeliano. Israele ha
aperto un altro fronte, in Cisgiordania, con
larresto, nella notte tra mercoled e gioved,
di 64 deputati di Hamas, e una ventina di
esponenti del gruppo.
I ministri degli Esteri del G8 da Mosca
hanno criticato lazione, soltanto gli Stati
Uniti hanno ricordato il diritto dIsraele a
difendersi. Il G8 ha inoltre chiesto ai pale-
stinesi limmediataliberazionedel soldatoe
a Israele di esercitare il massimo della mo-
derazione. La richiesta arriva dallintera co-
munit internazionale, che sta gi ipotizzan-
dounaggravarsi dellacrisi umanitariainse-
guito allazione militare. Negli ultimi giorni
i vertici di Hamas hanno fatto incetta di fi-
nanziamenti esteri, entrati in modo illegale
nei Territori palestinesi e raccolti grazie al-
laiuto di paesi come Iran e Siria. Ora Ha-
mas spera di sfruttare la situazione di crisi
per ottenere unapertura da parte della co-
munit internazionale, che finora ha rifiuta-
todi dareaiuti diretti al governoaguidadel
movimento islamista messo al bando in Eu-
ropa e Stati Uniti. I primi segnali di un pos-
sibile allentamento della linea dura si sono
givisti ieri nelledichiarazioni del ministro
degli Esteri italiano, Massimo DAlema.
Provocazioni e finte aperture
Negli ultimi tempi lastrategiapolitico-mi-
litaredi Hamas si delineataconchiarezza:
alle provocazioni verso Israele, capaci di ri-
compattare il fronte interno come i tentati
attacchi al di fuori dei Territori eil continuo
lancio di razzi Qassam si sono susseguite
cosmetiche aperture, mirate invece a edul-
corare la posizione rigida assunta nei con-
fronti dellorganizzazione dalla comunt in-
ternazionale. Il culmine delle provocazioni
arrivato con il sequestro del soldato, una
dichiarazione di guerra a Israele.
Pocodopo, AbuMazeneHamas hannoan-
nunciatodi aver raggiuntounaccordosul do-
cumento dei prigioneri palestinesi, un testo
cheimplicitamenteconterrebbeil riconosci-
mentodIsraele, ipotesi prontamentesmenti-
tadal gruppoislamico. Lintesacancellail re-
ferendumcheAbuMazenavevaimpostoefis-
sato per il 26 luglio. Hamas ha delegittimato
cos le velleit di controllo del rais, toglien-
dogli larmadel referendum. MohammedYa-
ghi, del quotidianoal Ayyam, hadefintoquel-
ladi Hamas lastrategiadel vago per mette-
re intrappola il rais. Senza il referendum, il
presidentedellAnpsi trovaprivodi armi nel-
lalottadi poterechevedeprotagonistelefa-
zioni. Daaprile, pidi venti palestinesi sono
rimasti uccisi in scontri intestini. La leader-
ship dellAnp frazionata, ma i conflitti in-
terni sembrano allentarsi soltanto contro le
iniziativeisraeliane, comeinquesteore.
La tattica di Hamas chiara. Con lattac-
co e poi il sequestro del soldato e linevita-
bile risposta militare di Gerusalemme, il
gruppo ha ricompattato contro Israele il
fronte interno palestinese, ha costretto il
rais, che soltanto pochi giorni fa faceva co-
lazione a Petra, in Giordania, con Olmert, a
condannare Israele per loperazione milita-
re. Hamas ha anche ottenuto larresto, per
ora temporaneo, del progetto del primo mi-
nistro israeliano di ritiro dalla Cisgiordania
e ha vinto la battaglia mediatica: la comu-
nitinternazionale, infatti, accusaIsraeledi
aggravare, attraversolazionemilitare, lacri-
si umanitaria. Il gruppo ha anche dimostra-
to la debolezza del rais su cui tutti puntava-
no: Abu Mazen non in grado di restituire a
Israele il soldato rapito.
Alla ricerca di un partner
Israele si ritirato dalla Striscia di Gaza
meno di un anno fa, sotto la guida dellex
premier Ariel Sharon. Senzaunpartner con
cui negoziare. Nei mesi immediatamente
successivi i razzi Qassam non hanno smesso
di colpire il territorio israeliano, da Gaza, ci
sono stati attacchi suicidi contro civili e alle
elezioni palestinesi ha vinto Hamas. Nono-
stante tutto, Olmert ha detto che non rinun-
cer a un secondo piano di ritiro da parte
della Cisgiordania. Ha dichiarato che lope-
razione in corso non ha come obiettivo la
rioccupazione della Striscia, ma la libera-
zione dellostaggio e lannientamento delle
postazioni di lancio di razzi. Il disimpegno
da Gaza era stato deciso da Sharon, che de-
nunciava la mancanza di unpartner palesti-
nese con cui poter tornare a negoziati di pa-
ce, dopo il no palestinese di Camp David
e lo scoppio della seconda Intifada. In se-
guito al fallimento del processo di pace, gli
attacchi suicidi contro Israele non sono mai
diminuiti, se non dopo loperazione israe-
liana Muro di difesa e la costruzione del-
la barriera. Yasser Arafat cess a Camp Da-
vid di essere un interlocutore e un partner
credibile. Il suo successore, Abu Mazen, ap-
poggiato dalla comunit internazionale, lo
stato, a tempi alterni. Oggi le cancellerie oc-
cidentali ealcuni paesi arabi EgittoeGior-
dania in testa chiedono a Olmert di consi-
derare ancora il rais un partner possibile. Il
premier israeliano, per, non pu far altro
cheseguirelastrategiaadottatadal suopre-
decessore. Proprio domenica il governo
avrebbe dovuto procedere con levacuazio-
ne di alcuni insediamenti abusivi. Lo sgom-
bero per ora rinviato. La comunit inter-
nazionale ha chiesto di tentare anche la via
negoziale. Non con Hamas, ma con Abu Ma-
zen. Olmert, dopo un viaggio negli Stati Uni-
ti euntour europeo, haincontratoil rais pa-
lestinesepocheoreprimadel rapimentodel
soldato israeliano, a Petra. Avevano fissato
la data per un secondo incontro. Poi, un
commando formato da tre gruppi, tra cui il
braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedi-
ne al Qassam, ha ucciso due militari israe-
liani e rapito il loro commilitone.
IL FOGLIO
ANNO XI NUMERO 153 DIRETTORE GIULIANO FERRARA VENERD 30 GIUGNO 2006 - 1
quotidiano
Roma. Ha voglia il ministro degli Esteri,
Massimo DAlema, a lanciare avvertimenti:
E in gioco la credibilit di una maggio-
ranza politica, che non pu che contare sul-
la maggioranza parlamentare anche per le
sue scelte di politica estera. Ha voglia il
ministro della Difesa, Arturo Parisi, a lan-
ciare il grido di dolore: Il problema di-
venta serio, serissimo, in qualche passaggio
anche drammatico. La sarabanda allin-
terno dellUnione continua senza sosta. Gli
otto senatori (dilibertiani oltranzisti, rifon-
dazionisti critici, verdi spaesati) che
hanno detto no, continuano a dire
no. Per ora, almeno. Perch
nel centrosinistra si assicura
e lo fa il capogruppo berti-
nottiano a Montecitorio,
Gennaro Migliore che i
senatori del Prc voteranno
tutti insieme.
Per adesso invece persino
Parisi, persino Clemente
Mastella arrivano a venti-
lare la possibilit di un
ritorno alle urne. Oggi il
Consiglio dei ministri approver il decreto
(e il disegno di legge) per rifinanziare la
missione. I provvedimenti arriveranno in
aula a met luglio. Da qui ad allora, nel
centrosinistra pensano di poter sanare in
qualche modo la faccenda, anche se per il
momento nessuno, ma proprio nessuno, sa
dire come. Tutta la maggioranza nelloc-
chio del ciclone, ma allinterno della stessa
lo sono particolarmente Franco Giordano,
Oliviero Diliberto e Alfonso Pecoraro Sca-
nio, i leader dei partiti dei senatori ribelli.
Tre uomini in barca, sfotte un dirigente
dei Ds. Per questioni loro, sono mesi che
aizzano le posizioni pi estreme, anche al-
linterno, e adesso non sanno pi come ge-
stirle. Tre partiti della sinistra radicale
che inoltre si azzannano tra di loro, si rin-
facciano il comportamento opportunista, ri-
lanciano e ritirano accuse. E la vicenda
singarbuglia sempre pi. Noi siamo tran-
quilli scantonano a via Nazionale gli uo-
mini di Piero Fassino Il tema che oggetti-
vamente preoccupa quello della compe-
tizione tra di loro: Diliberto che vuole suc-
chiare voti a Bertinotti e si fa sempre pi
estremista. E se DAlema si spinge fino a
giurare grande rispetto verso posizioni
che nascono da ragioni di coscienza, il
prodiano Franco Monaco taglia corto e fu-
rioso dice: Il voto di coscienza sullAfgha-
nistan sarebbe discutibile e tardivo.
Scambio di accuse tra Prc e Pdci
I leader di Rifondazione, V erdi e Pdci
stanno cercando di riportare a pi miti con-
sigli gli otto ribelli. Con proposte di ogni ti-
po, un po vaghe e un po surreali: nessuno
di loro n Giordano n Diliberto e figu-
rarsi Pecoraro Scanio, che pure ministro
se la sente di farsi stampare in fronte il
marchio di traditore di Prodi. E infatti Prc
e Pdci hanno passato lintera giornata a rin-
facciarsi laccusa tra di loro. Migliore accu-
sa i dilibertiani di tenere una posizione
nelle riunioni e unaltra in pubblico, il suo
collega del Pdci, Pino Sgobio, rilancia:
Pensi ad alcuni dei suoi che in bella evi-
denza annunciano il loro voto contrario a
prescindere. Parte Liberazione, che accu-
sa gli altri comunisti di questioni piccoli-
ne, replica Jacopo Venier: Non accetta-
bile che il Prc scarichi allesterno i propri
problemi. Una baraonda senza capo n co-
da, dove tutto si chiede, tutto si promette,
tutto singarbuglia.
Marco Rizzo del Pdci vuole disconti-
nuit, il Prc toscano solidarizza con gli ot-
to ribelli, il verde Bulgarelli (uno dei famo-
si otto) dice ascoltate le Ong, il prc Salva-
tore Cannav (area sinistra) pretende: Se-
parare la missione a Kabul dalle altre. I
Verdi in attesa della riunione di tutti gli
eletti di marted fanno per il momento
slalom spettacolari, mentre Paolo Cento
chiede nientemeno: Il compromesso tra
ala riformista e sinistra radicale deve esse-
re pi alto di quello raggiunto dai capi-
gruppo dellUnione al Senato. Voci, chiac-
chiere, piccole furbizie. Dice il verde Giam-
paolo Silvestri: Perch se i centristi non
vogliono approvare le unioni di fatto nes-
suno dice che in pericolo il governo?.
Otto piccole bombe a orologeria. Tocca a
Prodi, e ai loro leader renderle inoffensive
da qui a tre settimane. Ai suoi, Giordano,
nelle riunoni di segreteria e direzione dei
prossimi giorni, far un discorso chiaro.
Libert di dissenso, ma vincolo di manda-
to spiega un dirigente La cosa si pu ti-
rare fino alla dichiarazione di dissenso, ma
al momento del voto. Rischiano lespul-
sione? Per il momento come si fa a dirlo?
Adesso cerchiamo di metterli nellangolo.
E su Liberazione la carota, con Piero San-
sonetti che domanda: Bisogna far cadere
il governo?, e il prete ex Pax Christi che
invita a cedere: Laccordo? E la riduzione
del danno. Tu hai il prete? E gli altri sfog-
giano Gino Strada, che ieri sceso al fian-
co degli otto. Temperatura bollente fino a
met luglio nellUnione.
Non c Unione su Kabul
La politica estera e
la maggioranza in mano
a otto senatori ribelli
DAlema: In gioco la credibilit. Parisi e
Mastella dicono la parola elezioni.
Diliberto, Giordano, Pecoraro nei guai
Si fa sentire pure Gino Strada
Era struggente, ieri,
lamico di Israele
Ugo Intini che respin-
geva con fastidio linvi-
to di Haaretz ad appun-
tarsi sulla giacca un
fiocco blu fino a che il
soldato israeliano rapi-
to dal terrorismo palestinese non venga li-
berato. Che scemenza, ha risposto, se mai
bisognerebbe metterne uno nero tutti i gior-
ni. Lei pone sullo stesso piano attacchi ter-
roristici eomicidi mirati?, gli statochiesto.
Ovviamente no stata la risposta per
gli omicidi mirati aumentano la spirale del-
lodio. Cio, ovviamente s. E si sparla og-
gi di un Hamas terrorista come per anni si
sparlato di Arafat. Cos, dopo aver trattato
con sprezzante sufficienza il ritiro unilate-
rale israeliano da Gaza, sempre meglio di
nessun ritiro, il viceministro degli Affari
esteri con delega al medio oriente si av-
venturato nellelogio della superiorit del
Muro di Berlino rispetto alla barriera an-
tiattentati innalzata da Israele: Uno era al-
meno al confine tra due stati, laltro co-
struito in territorio altrui. E si capita l la
lungimiranza di Michele Serra che lo
chiam a suo tempo Ugo Palmiro Intini.
Certo che Ugo Palmiro Y asser Intini sa-
rebbe stato perfetto.
Questo numero stato chiuso inredazione alle 20,15
ELIAHU ASHERI
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
Bologna citt chiusa
Non Cofferati a essere diventato
di destra, la citt rossa
che mostra la sua pancia
F
acile dire Bologna citt aperta, be-
viamo fino al barcollo, mangiamo a
tarda notte pizza bisunta o kebab innaf-
fiato di vodka, felici e stonati sullasfalto
liquefatto. Quando poi la mattina ti alzi,
e devi andare a lavorare o a comprare il
giornale o magari anche soltanto a smal-
tire la sbornia che hai preso a forza di
vedere gli altri sbevazzare, ma ti tocca
cambiare strada tre volte per non senti-
re gli effluvi della signorile pip di un
giovane che la sera prima non aveva vo-
glia di andare a farla in uno dei troppi
bar aperti, allora viene fuori la tua vera
natura bolognese: non c sinistra che
tenga, di fronte a tanta e tale folla di per-
ditempo. Non c tolleranza teorica che
tenga, una volta che si scenda dal pro-
prio salotto progressista, non toc-
cato da cacofonie e fetori
stradali, per immergersi
nel marasma di piazza Ver-
di, ebbro di alcolici da
asporto. A quel punto il bo-
lognese progressista, dentro
di s perch certo non pu
dirlo alle cene di entourage
Mulino, pena il rischio di fi-
nire analizzato come dege-
nerazione linguistica in un
editoriale di Umberto Eco saluta con
un evviva il proibizionismo del sinda-
co Sergio Cofferati. Non il Cinese ad
aver subito una mutazione genetica dai
tempi in cui faceva il girotondino con
Nanni Moretti. E Bologna che, grazie a
unoperazione maieutica di Cofferati,
riuscita a tirar fuori la sua vera pancia.
Perch va bene essere diessini, ma qui
in Emilia si lavora, si mette su famiglia,
si mandano i figli allasilo comunale, si
prenotano viaggi e si passa la domenica
pomeriggio in una bella libreria Feltri-
nelli. Non che si abbia poi tanta voglia
di difendere il bengalese a cui Cofferati
ordina di chiudere il negozio di panini
alle nove di sera, perch tanto la gente
va l solo per comprare bottiglie di rum.
Che poi vero che la bottega del benga-
lese fa comodo quando esci dallufficio e
fa caldo e non ti va di cucinare, ma se il
prezzo da pagare finire sommersi in un
grande orinatoio costellato da bancarel-
le che vendono le stesse cose da Stoccol-
ma a Beirut, con quei borselli peruviani
e quelle gonne indiane e quelle scarpet-
te marocchine, allora no. Se il prezzo
rinunciare alla placida, ordinata, ricca
vita da regione rossa, proprio no. Ben
venga la serrata, il recinto, lo sgombero,
lordinanza. Via i punkabbestia, che tan-
to li sopporta solo Romano Prodi, anche
se vivono vicino a casa sua (perch c so-
lo nel weekend). Abbasso la Rave para-
de, luniversit e la marea dei fuoricorso,
che se li vedessero i genitori sai quante
botte. Diciamo pure Cofferati di de-
stra, in nome dei diritti del rom e del la-
vavetri ma poi, nellurna, votiamo lonta-
no da chi difende lo schiamazzo targato
Dams, cio Rifondazione.
Via la Muraglia
E infatti Bologna stava benissimo pu-
re con Sergio Guazzaloca, sindaco di
centrodestra. Cofferati ha fatto solo
emergere tutta la (sana?) stanchezza per
il bivacco a oltranza. Prima ha assorbi-
to le battaglie antischiamazzi guazzalo-
chiane, poi ha fatto sua unordinanza di-
pietrista antialcol dellassessore Sil-
vana Mura, ora deputata dellItalia dei
Valori, a cui i centri sociali gi urlavano
inferociti Via la Muraglia. E allora si
capisce che un gioco di ruolo per ac-
caparrarsi la vera pancia di Bologna.
Che cosa ci fa ora con il Cofferati an-
tikebab la signora Milli Virgilio, che ai
tempi di Guazzaloca difendeva gli im-
migrati? Che cosa ci fa la destra sociale
accanto ai poveri bengalesi contro la
borghesia dei pub, che, con gli appog-
gi che hanno, continuano a chiudere
tardissimo? Per quante lattine-sfott di
birra Pern con la faccia del Cinese si
producano, per quanti Rave si annunci-
no, la citt rossa sinnamora pazzamen-
te di chi coccola la legge e lordine.
OGGI LERRORE A PAGINA TRE
Allincontro del G8 a Mosca, solo
Condi Rice sostiene Israele. Mosca
ottiene ancora tempo per lIran
Vertice di crisi
Mosca. Ai ministri degli Esteri del G8 due
ore di riunione e unora e mezzo di colazio-
ne sono servite a mostrare ununit di fac-
ciata. Ma sulla questione mediorientale le
divergenze ci sono eccome. Gli Stati Uniti
hanno analizzato liniziativa dellesercito
israeliano a Gaza ricordando che Israele
ha il diritto di difendersi. Il segretario di
stato, Condoleezza Rice, ha lanciato un ap-
pello per la liberazione del soldato israelia-
noeavvertitochequesteazioni devonoces-
sare. Per contro, la Russia vuole lo stop im-
mediatodelleoperazioni militari israeliane,
il ministro degli Esteri francese, Douste-
Blazy, ha condannato tutte le violenze, in
particolare quelle recenti e la solita Euro-
pa si detta profondamente preoccupata
della reazione militare di Israele.
Risultato: il G8invitaHamas ametterefi-
neallaviolenzaterroristica, maritieneche
larrestodi ministri eparlamentari islamisti
sia motivo di ulteriore preoccupazione ed
esige la massima moderazione da Israele.
La nuova equivicinanza italiana ha modi-
ficatogli equilibri mediorientali del G8, con-
tribuendo al cerchiobottismo della dichia-
razione finale, come dimostrano le frasi del
ministrodegli Esteri, MassimoDAlema, pi
preoccupato dellemergenza umanitaria nei
Territori che del soldato e del giovane set-
tler ucciso dai terroristi con un colpo alla
testa. In pi i suoi colleghi, salutando le-
spansione a sud della missione Isaf per af-
frontare le sfide della sicurezza in Afgha-
nistan, hanno svuotato la soluzione tecni-
ca ideata dal governo italiano.
I ministri del G8 hanno anche lanciato
un ultimatum allIran, che dovr dare una
risposta chiara e concreta allofferta di in-
centivi avanzata dalla comunit internazio-
nale per porre fine al suo programma nu-
cleare. Douste-Blazy, sostenuto dagli ame-
ricani, avrebbe voluto una risposta entro
il 15 luglio, data del vertice dei capi di sta-
to e di governo a San Pietroburgo. Ma la
Russia, che ha la presidenza del G8, ha pre-
ferito usare toni pi moderati al fine di non
irritare i mullah e preservare i propri inte-
ressi. Cos a Teheran vagamente chiesto
di rispondere il pi presto possibile,
mentre il G8 si limita a sperare che il 15
luglio si metta termine a queste discussio-
ni. Spazientiti anche per le dichiarazio-
ni di DAlema sul diritto degli iraniani al
nucleare civile gli Stati Uniti hanno con-
vocato per il 12 luglio una riunione dei
membri permanenti del Consiglio di sicu-
rezza dellOnu pi la Germania.
Ancora una volta il premier israeliano non ha interlocutori
Cos Hamas ha spodestato Abu Mazen e ricompattato
il fronte palestinese contro il dialogo avviato da Olmert
Ucciso il giovane settler rapito domenica. Nessuna notizia del soldato sequestrato
Dopo i raid, lesercito si ferma. Arrestati 64 deputati dellAnp
La Giornata
* * *
In Italia
Nel mondo
CONTI PUBBLICI MALA TI, SUBITO
UNAMANOVRADA7 MILIARDI DI EURO
pari allo 0,5 per cento del pil. Lo ha riferi-
to il ministro dellEconomia Padoa-Schiop-
pa che ha aggiunto: Il governo sta prepa-
rando un intervento complessivo di 3 punti
del pil. La prima manovra sar varata il 7
luglio. Il resto nella prossima Finanziaria.
Prodi: Il taglio del cuneo fiscale sar
nel Dpef. Poi sulla Tav: Va fatta per
onorare gli impegni internazionali.
* * *
In gioco la credibilit della maggioranza
anche se c rispetto per posizioni che na-
scono da ragioni di coscienza. E quanto
detto da DAlema in merito allannunciato
no degli otto senatori dellUnione sul rifi-
nanziamento della missione italiana in Af-
ghanistan. Lapertura di Berlusconi: Non
abbandoneremo i nostri soldati.
* * *
Fini scettico sul partito unitario: Con il
voto referendario si conclusa una fase po-
litica. Costruiremo una nuova An.
* * *
Urge accordo su elezione membri Csm,
il presidente della Repubblica lo ha scritto
in una lettera inviata a Marini e Bertinotti.
Ieri Napolitano hacompiuto 81 anni.
* * *
Kofi Annannomina de Mistura presidente
della Commissione di ispezione dei Cpt, vo-
luta dal ministro dellInterno Amato.
* * *
Processo al calcio rinviato aluned, per da-
retempoai difensori di leggerelememorie.
* * *
Chiesaespostaal ventodelleideologie ha
detto Benedetto XVI nellomelia della mes-
sa per i santi Pietro e Paolo.
* * *
Amnestia e indulto Decisa la calendariz-
zazione alla Camera per il 24 luglio.
* * *
Borsa di Milano. Mibtel a 27.575 (+1,35%).
Leuro (1,2533) guadagna 0,0010 sul dollaro.
UCCISO IL SETTLER RAPITO. ISRAE-
LE ARRESTA LOPERAZIONE a nord di
Gaza. Con una serie di blitz, lesercito ha
fermato 64 deputati di Hamas, tra cui un vi-
cepremier e il titolare delle Finanze, oltre
ad altri esponenti del movimento (che ha
parlato di dichiarazione di guerra aper-
ta). Intanto, il ministro della Difesa Peretz
ha fermato il proseguimento delloperazio-
ne Pioggia estiva nel nord della Striscia
di Gaza, avviata per liberare il soldato rapi-
to. E stato ritrovato il cadavere di Eliahu
Asheri, il settler rapito domenica, ucciso
da un colpo di pistola alla nuca.
* * *
Balkenende annuncia le dimissioni. Il
premier olandese lo dichiara dopo che il
pi piccolo partito della sua coalizione,
D66, ha lasciato lesecutivo in seguito alla
controversia sul caso Hirshi Ali. Chiedeva
le dimissioni del ministro dellImmigrazio-
ne Verdonk, che aveva cercato di invalida-
re la cittadinanza alla deputata somala.
* * *
LIran deve rispondere sul nucleare in
manierachiaraeconcreta eil pirapida-
mentepossibile, cioentroil 5luglio, quan-
dolaltorappresentanteper laPoliticaeste-
radellUe, Solana, incontreril negoziatore
iraniano, Ali Larijani. Lohannochiestoi mi-
nistri degli Esteri del G8. Il 12 luglio i re-
sponsabili degli Esteri dei cinque membri
del Consigliodi sicurezzapilaGermaniasi
troverannoper discuterelarispostairania-
na (il presidente Ahmadinejad aveva detto
chenonsarebbegiuntaprimadel 22 agosto).
* * *
La Corte suprema americana dichiara i tri-
bunali militari di Bush per giudicarei dete-
nuti di Guantanamononconformi allalegge
statunitenseeallaconvenzionedi Ginevra.
* * *
Zapateroannuncianegoziati conlEta dopo
chetremesi fai separatisti baschi hannode-
cretatouncessateil fuocopermanente.
* * *
La Fed ha alzato i tassi di 25 punti di base
al 5,25 per cento negli Stati Uniti.
Washington. Ieri la Corte suprema degli
Stati Uniti ha stabilito che le commissioni
militari istituite dallAmministrazione Bu-
sh per processare i detenuti di Guantana-
mo non sono conformi n al codice di giu-
stizia militare americano n ai principi
della Convenzione di Ginevra. La senten-
za approvata con cinque voti favorevoli e
tre contrari, il presidente John Roberts
non si espresso perch ha fatto parte di
una corte federale che, a luglio, si era gi
occupata della questione riguarda il ca-
so di Salim Ahmed Hamdan, lo yemenita
che aveva lavorato come autista e guardia
del corpo di Osama bin Laden, rinchiuso a
Guantanamo dal 2002, e giudicato da una
commissione militare, nellottobre 2004, o
un membro o un affiliato di al Qaida.
Hamdan ha fatto ricorso alle Corti ameri-
cane sulla legittimit delle commissioni
militari e nel novembre 2005 il caso ar-
rivato allalta corte.
Il giudice John Paul Stevens ha scritto la
sentenza: La nostra conclusione che la
commissione militare non ha il potere di
andare avanti perch la sua struttura e le
sue procedure violano sia la legge militare
statunitense sia il trattato internazionale
sui diritti dei prigionieri di guerra. In pi,
i tribunali militari sollevano preoccupa-
zioni sulla separazione dei poteri al pi al-
to livello. I principi sono dunque due: da
un lato i diritti dei nemici combattenti,
dallaltro i poteri del presidente degli Stati
Uniti, in quanto questi tribunali speciali
presentano una commistione, giudicata il-
legittima, tra il potere esecutivo dipendo-
no dal ministero della Difesa e quindi sono
legati al governo e il potere giudiziario.
Non quindi in discussione n la chiu-
sura del supercarcere n la liberazione dei
detenuti. Bush ha detto che ascolter la
Corte e che lavorer con il Congresso per
risolvere il problema del processo ai ne-
mici combattenti, ma che gli assassini
non saranno lasciati liberi: Protegger gli
americani e rispetter la sentenza.
Il problema dei poteri del presidente
Il problema sollevato dalla Corte supre-
ma ha molto pi a che fare con i poteri del
presidente in tempi di lotta al terrorismo
che con lo status dei detenuti di Guantana-
mo e sinnesta nelle polemiche sulle inter-
cettazioni e sugli abusi di potere, come li
hanno definiti i detrattori della politica an-
titerrorismo dellAmministrazione, che so-
no stati addebitati al governo dopo l11 set-
tembre. Il giudice Anthony Kennedy, a fa-
vore della sentenza, lo ha specificato nella
sua opinione separata: La concentrazione
dei poteri nella parte esecutiva lascia la li-
bert personale esposta al pericolo di azio-
ni arbitrarie dei funzionari, unincursione
che il sistema costituzionale di divisione
dei poteri deve evitare. Anche il giudice
Stephen Breyer ha ricordato che il Con-
gressononhadatoallesecutivounassegno
in bianco su queste questioni, e anzi ha
gi negato in passato al presidente di crea-
re commissioni militari come quelle sotto il
giudizio delle Corti. I tre giudici che hanno
votato contro questa sentenza i conserva-
tori Clarence Thomas, Samuel Alito e An-
tonin Scalia sono stati molto duri nel sot-
tolineare il loro dissenso, Thomas ha addi-
rittura letto parte del suo parere dal suo
banco, cosa che non accadeva da 15 anni.
Ha detto che, con questa sentenza, la Corte
vuole dolorosamente ostacolare la capa-
cit del presidente di affrontare e sconfig-
gere un nuovo e letale nemico.
Come ha suggerito anche il giudice
Breyer alla fine della sua opinione, Bush
ora pu tornare al Congresso per definire
una procedura di processo per i nemici
combattenti che, avendo caratteristiche
molto diverse rispetto ai prigionieri di
guerradisciplinati dallaConvenzionedi Gi-
nevra, non hanno uno status giuridico n
un trattamento predefiniti.
Per la Corte suprema i tribunali di
Bush per i detenuti di Guantanamo
sono illegali. La parola al Congresso
Diritto e terrore
Continua a esserci un convitato di pietra
al tavolo della concertazione: la politica in-
dustriale. Si dice che la questione delle
questioni sia lo sviluppo, ma finora si
parlato solo di finanza pubblica, mentre di
grandi scelte per dare un progetto di cre-
scita al paese non c neppure lombra. Al
massimo il rifinanziamento di Anas e Fer-
rovie, cose che dovrebbero essere sconta-
te. Eppure la ridefinizione degli spazi e de-
gli equilibri nel capitalismo mondiale, e di
quello europeo in particolare, un pro-
cesso gi in corso da
tempo, e rischia di
ultimarsi senza che
lItalia si sia neppu-
re accorta di nulla.
Mentre noi stiamo
ancora a discutere
di quali politiche
fattoriali possiamo
mettereincampoper
aiutare il nostro vetusto
sistema di piccole e medie
imprese e dibattiamo sul rapporto tra mer-
cato e stato nodo sciolto in occidente da
molto tempo con un pragmatico dosaggio
di entrambi altrove ci si occupa di fusio-
ni (ultima, Arcelor-Mittal), di grandi delo-
calizzazioni di produzioni mature (Germa-
nia), di mega accordi (Nokia e Siemens
danno vita al terzo player mondiale nelle
telecomunicazioni). Eppure anche in Italia
ci sarebbe la possibilit di costruire alcu-
ni grandi gruppi, senza i quali non si pu
attivare la inderogabile trasformazione del
nostro apparato produttivo e terziario.
Alcuni casi sono a portata di mano. Il
primo senzaltro quello relativo ad Auto-
strade. Qualche settimana fa ho scritto in
questa rubrica che lunico atteggiamento
che il governo non avrebbe dovuto assu-
mere era quello di tergiversare, abbaian-
do senza mordere. O diceva subito no alla
fusione con gli spagnoli, assumendosene la
piena responsabilit politica (altro che pa-
rere del Consiglio di stato), oppure biso-
gnava aprire una trattativa con i Benetton
(e gli altri soci di Schemaventotto), con
Abertis e con il governo Zapatero per mas-
simizzare i benefici ricavabili dal sistema-
paese in cambio del via libera allopera-
zione. Invece si perso tempo, e la cosa
andata avanti (oggi ci sar lassemblea di
Autostrade), come normale che sia trat-
tandosi di societ private, accompagnata
dal rumore di fondo del mugugno del mi-
nistro Antonio Di Pietro e di qualche espo-
nente del governo, rischiando di far scap-
pare a gambe levate gli spagnoli.
Ora, per come si sono messe le cose, di-
re di no troppo tardi. Lunica via logica
quella dellassenso, da parte del governo,
ma sarebbe masochista arrivarci senza
contropartite, specie sul fronte spagnolo.
Dunque Romano Prodi prenda in mano il
dossier, telefoni a Jos Luis Rodrguez Za-
patero e chiuda al pi presto la partita. Co-
s come, altrettanto rapidamente, deve de-
cidere il futuro di Finmeccanica nellam-
bito delle varie opzioni di alleanze inter-
nazionali inducendola per altri versi a fa-
vorire nuove aggregazioni sul fronte delle
tecnologie civili (penso, per esempio, a El-
sag-Finsiel) e di Alitalia (sono mesi che
vanno chiuse le partite delloutsourcing e
poi bisogna aprire una trattativa con Air
France). Ma non sono da meno altre prio-
rit: Enel in Francia, Eni sul fronte del gas,
lipotesi della rete delle reti (T erna,
SnamRetegas, Rai).
Bankitalia troppo defilata
E per le banche, c forse una qualche
strategia o dobbiamo attendere la definiti-
va colonizzazione del settore pi strategico
di tutti? Bankitalia ha scelto la strada del
lassez-fair comprensibile dopo quanto
successo, ma troppo deresponsabilizzante
pur sapendo che si sta giocando una par-
tita di tutti contro tutti, tra e dentro gli isti-
tuti, che coinvolge manager, azionisti e re-
sidui di poteri forti, che non potr certo
produrre un sistema pi avanzato. E gli
strumenti pubblici, come Poste e Cassa de-
positi e prestiti, che fanno, stanno a guar-
dare? Possibile che nessuni pensi a favori-
re la nascita di fondi di private equity na-
zionali con obiettivi di tipo sistemico? Non
potrebbero diventarlo le fondazioni ban-
carie, togliendo loro non le partecipazioni
bancarie come per fortuna si smesso di
pretendere bens linutile orpello della
beneficenza? E della partita Mediobanca-
Generali c qualcuno che se ne sta occu-
pando, dalle parti di Palazzo Chigi? Infine,
non varrebbe la pena di convocare quei
pochi grandi capitalisti privati, insieme al
top management delle imprese pubbliche,
che hanno molte risorse e stanno ottenen-
do successi per una sorta di patto per lo
sviluppo? Io credo che da Caltagirone agli
stessi Benetton (si pensi alla straordinaria
case history di Autogrill, la pi grande
multinazionale italiana dopo lEni), dal
gruppo De Agostini (fantastico il doppio
colpo dellacquisto di Gtech con Lottoma-
tica e della vendita della T oro) ai Rocca
della Tenaris, ne sarebbero tutti ben felici.
Cosa si aspetta?
Enrico Cisnetto
ANNO X NUMERO 153 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006
Roma. Votando no alla riforma costi-
tuzionale, gli italiani hanno deciso, anco-
ra una volta, di rimanere in balia del loro
vizio pi grande, lingovernabilit. Cos ha
scritto Rosemary Righter, sul Times di due
giorni fa. Di pi. Gli italiani hanno scelto
di affidarsi alla discreditata politica del-
limmobilismo, parola, questultima, tal-
mente peculiare allatteggiamento domi-
nante del nostro sistema da essere espres-
sa in italiano anche nel testo originale in-
glese. Immobilismo: un autogol, unocca-
sione mancata. Righter, nota columnist del
quotidiano britannico, sottolinea che il
mix tra unatavica incapacit di riformar-
si e la paura di perdere poteri acquisiti ha
fatto trionfare lillusione, quella alimen-
tata dalla sinistra, che gli italiani potesse-
ro votare no per avere una riforma mi-
gliore, e quindi aspettare.
La stampa straniera ha per lo pi trat-
tato il voto referendario del 25-26 giugno
PERCHE DA NOI L E RI F ORME NON S ONO GRADI T E
come la conferma con incorporato e scon-
tato sospiro di sollievo della definitiva
fuoriuscita di Silvio Berlusconi dalla sce-
na politica italiana. LItalia boccia ancora
Berlusconi, titolava il Guardian, Finisce
il sogno di un nord libero dellalleato di
Berlusconi, ha scritto il Daily Telegraph.
I quotidiani degli altri paesi europei han-
no pi o meno spiegato la questione con lo
stesso taglio, aggiungendo il facile com-
mento sul calcio, con il sarcasmo sul rigo-
re causato e non subito nel match contro
gli australiani, il giorno prima del referen-
dum. Soltanto il Financial Times ha sotto-
lineato pi volte che con la vittoria del
no la sinistra italiana si s consolidata,
ma a discapito dellurgenza di riforma ri-
conosciuta da tutti. Sullillusione di un do-
mani-migliore-con-un-testo-costituzionale-
migliore-e con-un-clima-politico-migliore
cio la litania del governo di Romano Pro-
di i commentatori internazionali hanno
pensato fosse meglio sorvolare.
Righter sul Times invece andata oltre
il dato politico e ha tratteggiato con pun-
tualit le mancanze del sistema italiano: il
blocco sulla modifica costituzionale sin-
tomo da un lato di una mancanza di comu-
nicazione dalla leadership agli elettori,
dallaltro dal timore stesso nei confronti
del cambiamento. Pochi hanno capito che
cosa significasse al fondo la proposta refe-
rendaria Ci sono stati commenti fino al-
la nausea, ma pochissimi riassunti neutra-
li sui punti principali del nuovo testo
che, comunque, secondo Righter , non
esattamente una riforma draconiana, cio
non che implicasse una trasformazione
tanto radicale da giustificare tale spaven-
to. Cos quello che stato venduto come
uno strapotere del primo ministro, tanto
strumentalizzato da rievocare Mussolini
come uno spettro di nuovo possibile, era in
realt un modo per far diventare il pre-
mier un vero premier, secondo il modello
britannico. Il Senato avrebbe dovuto asso-
migliare al Bundesrat tedesco e le regioni
avrebbero cominciato ad avere ambiti di
CHE S UCCEDE I N CONF I NDUS T RI A DOPO V I CENZ A
Lautodifesa degli imprenditori: la concertazione meglio di Prodi
Milano. Il sistema di relazioni industriali
esindacali segnatodallegemoniadellaCgil
si sta lentamente sfaldando. Mentre fra gli
imprenditori sembra crescere sottotraccia
la sfiducia verso lattuale governo, signifi-
cativamente condizionato dalla sua compo-
nente pi radicale.
Aevidenziarequesteduetendenze, una
lettura critica dei risultati comparsi nellul-
tima ricerca della Fondazione Nord Est.
Lindagine, promossadal Sole24 Orecheie-
ri ne ha dato ampio risalto evidenziando
fin dalla titolazione la necessit tutta mon-
tezemoliana di Ripartire da un nuovo dia-
logo sociale stata effettuata su circa
1.600 aziende fra l8 e il 25 maggio, a un me-
se dalle elezioni politiche vinte dal centro-
sinistra. Lanalisi della Fondazione Nord
Est si presenta come un piccolo rebus sul
problema del consenso. In tema di lavoro,
previdenza e stato sociale, infatti, per il 68,8
per cento degli intervistati il governo do-
vrebbe innanzi tutto trovare laccordo con
gli imprenditori e i sindacati e poi fare le
riforme. Una posizione spiegata dal curato-
re della ricerca, il sociologo del lavoro Da-
niele Marini, con la necessit di ritrovare
un clima pi disteso, dopo anni di conflitti.
Nel nord-est, si scende di poco: il 63,5 per
cento. Di primo acchito osserva Giuliano
Cazzola si direbbecheil metododellacon-
certazione ultrainclusiva, che non pu fare
amenosempreecomunquedel consensodi
tutti i sindacati, piaccia anche a quegli in-
dustriali veneti che si sbucciarono le mani
a Vicenza per applaudire il Cavaliere. Tut-
tavia, dal momento che non si fidano del go-
verno Prodi, troppo condizionato dalla sini-
stra radicale, gli imprenditori non sono di-
sposti ad accettare e a subire un decisioni-
smo a loro ostile. Con la concertazione han-
noalmenolasperanzadi avereunaqualche
voce in capitolo. Insomma, una forma di
autodifesa. Una valutazione condivisa da
Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Wel-
fare: Limprenditoredel dopoelezioni hail
timore che venga toccata la Legge Biagi, la
questione psicologicamente pi delicata.
Preferisce un tavolo negoziale dove eserci-
tare un veto alla controriforma ventilata da
un esecutivo che rischia, ogni giorno di pi,
di scivolare verso il massimalismo. Che la
crisi di rappresentanza degli attuali vertici
di viale dellAstronomia accesasi a Vicenza
non si sia affatto spenta, dimostrato da un
altro dato: il 28 per cento degli imprendito-
ri ritengono che le loro associazioni do-
vrebbero sostenere le esigenze delle im-
prese senza cercare mediazioni con il sin-
dacato: Una parte consistente del tessuto
produttivo dice Sacconi rifugge dalla
spinta consociativa. E che le classiche re-
lazioni industriali, determinate dalla Cgil
nelle loro versioni liturgicamente pi con-
servatrici, stiano diventando anacronisti-
che, sottolineatoanchedal severogiudizio
sul ruolo svolto dal sindacato negli ultimi
dieci anni. Per il 69 per cento degli impren-
ditori stato, semplicemente, un ostacolo.
Un ostacolo a cosa, per? Fmi e Bce ri-
flette Sacconi indicano nel recupero della
produttivit del lavoro la vera emergenza
italiana. Per contrastare una caduta inizia-
ta negli anni Settanta, serve un modello
contrattualenuovoeunsindacatononideo-
logico, che accetti la logica della complicit
virtuosa, fatta per esempio dalla condivi-
sione dei risultati attraverso il meccanismo
dei premi vincolati agli utili.
Treimprenditori suquattroritengonopoi
che i sindacati debbano soltanto occuparsi
delle rivendicazioni dei lavoratori e lascia-
re ad altri la gestione dellazienda: due an-
ni fa lo pensava uno su due. Mentre uno su
cinque pensa che il sindacato debba parte-
cipare ai Cda prendendo parte alle decisio-
ni strategiche: nel 2005 quasi uno su due gli
attribuiva queste facolt. Valutazioni cos
dure osservaBenedettoDellaVedova, par-
lamentare dei Riformatori Liberali eletto
con Forza Italia sono forse anche una for-
ma di rigetto al potere politico che il sinda-
cato, in particolare la Cgil, ha sviluppato in
questi ultimi anni trascendendo la propria
funzione fisiologica e giungendo a occupar-
si di qualunque cosa.
S PUNT I DAL L E BI OGRAF I E DI NOI COET ANEI DI PAUL Mc CAR T NEY
Ora gli anni Sessanta vengono sfregiati, eppure c stato del buono
M
a certo, la solita storia: sesso, droga
& rockn roll. La triade beffarda/am-
bigua degli anni Sessanta viene evocata e
sfregiata, mentre fervono gli scaldaletti
delle intercettazioni, dei bulli e delle pupe
tv, dei principi del sangue (e dellindustria)
subalpini. Per fortuna rinasce anche il
rock, con lo spettacolo del Cirque du soleil
dedicato ai Beatles e con le feste per sir
Paul McCartney, che celebra il suo temu-
tissimo compleanno (Mi vorrai ancora,
quando ne avr 64?).
Per tutti noi, coetanei di sir Paul, abba-
stanza fastidioso ascoltare i belati e i ruggi-
ti di chi nonhaconosciutogli anni Sessanta,
o di chi li ha dimenticati. Per tanti nostalgi-
ci, quella fu soltanto una stagione di nuove
musiche, di nuovi colori, di nuovesostanzee
di nuove libert. Per gli esperti di calunnie,
invece, i contestatori produsserosoprattutto
egualitarismi ottusi, violenze e terrorismi.
Secondo me, la grande rivoluzione pacifica
e libertaria degli anni Sessanta fin proprio
nel 1968, quando nacquero i gruppetti
marxisti-leninisti, autoritari, disciplinati e
pi polizieschi della stessa polizia.
Penso a tutto questo, mentre assisto alli-
naugurazione di una piccola biblioteca nel-
la periferia di Ponte di Nona (Roma). Non
una cattedrale: , diciamo, una parrocchia
laica dipinta di rosso, in un deserto che, a
poco a poco, si popola di palazzi dallaspet-
to elegante. Per ora prevale la polvere. Do-
mani, speriamo, ci saranno i prati e gli albe-
ri, intorno a questa bibliotechina, e le scuo-
le, i negozi, i campetti sportivi. Perch sono
qui, sotto questo sole feroce? Perch questa
casetta, sponsorizzata (diciamo cos) dallas-
sociazionecarcerariaPapillon, dedicataal
mio amico Giulio Salierno, morto da pochi
mesi. In mezzo ai libri c la sua foto in cor-
nice, scattata lultima volta che lho visto, a
casa sua, per una delle sue cene leggenda-
rie, piene di professori universitari suoi col-
leghi, e di magistrati, giornalisti, pi o meno
reduci di una sinistra tuttaltro che al ca-
viale. Da Giulio si mangiava cous cous, in
ricordo del suo passato di legionario in nor-
dafrica, mapurerigatoni epastaececi. Ci si
nutriva anche di battibecchi incandescenti,
come altrove non se ne fanno pi.
Giulio Salierno, condannato per omici-
dio (politico) ottenne la grazia dopo sedici
anni di galera, per alti meriti culturali. Da
ragazzo era un estremista di destra. In car-
cere divent comunista e poi extraparla-
mentare-terribilista. Questo percorso de-
scritto nella sua Autobiografia di un pic-
chiatore fascista, che Oriana Fallaci cele-
br con una delle sue interviste. Salierno
scrisse libri indispensabili sul sistema car-
cerario, sulla violenza, sul sottoproletaria-
to, sulla marginalit sociale. Usc dai can-
celli proprio nel 1968, e us tutta la sua vi-
ta di uomo libero per difendere i diritti di
quelli che stavano peggio, delle spazzature
sociali spesso ignorate/dimenticate dalla
stessa sinistra dopposizione o di potere.
Devo molto a Giulio Salierno, allex carce-
rato, al professore, al mangiatore di cous
cous e di peperoncino, perch, negli anni
del terrorismo, mi ha aiutato a esplorare i
labirinti mentali dei terroristi. Ma non
per questo che lo ricordo, oggi.
Lo ricordo perch ritengo che anche la
sua piccola biblioteca di Ponte di Nona
sia figlia, in qualche modo, degli anni Ses-
santa, che non furono soltanto paciul, fu-
mo, acido, fricchettoni, proibito proibire,
disordine e festoso libertinaggio. E nem-
meno soltanto incubatori di P38. No. Quel-
la fu la stagione in cui ogni autorit ingiu-
sta fu messa in discussione. Part allora il
movimento per la liberazione delle donne.
E per il trattamento umano dei matti. E per
la difesa della sicurezza e della salute de-
gli operai nelle fabbriche. E per la dignit
di ogni cittadino sottoposto a umilianti ge-
rarchie. Molti, moltissimi, oggi, sostengono
che s esagerato. Ma costoro non ricorda-
no, o fingono di dimenticare. Chi si lamen-
ta perch i matti sono in (semi)libert non
ha mai visitato un ripugnante manicomio
degli anni Sessanta. Chi dice che le auto-
rit, ormai, sono crudelmente misconosciu-
te, ignora lantica arroganza degli inse-
gnanti, dei sergenti, dei preti. Le cronache
di questi giorni ci sbattono in faccia lintol-
lerabile condizione dei lavoratori che con-
tinuano a morire nei cantieri. E vero, una
strage come questa non pu essere perdo-
nata. Per bisogna ricordare che qualche
miserabile progresso s fatto, se vero che
allinizio degli anni Settanta, il numero del-
le vittime del lavoro era (almeno) triplo, ri-
spetto a quello di oggi. Non dobbiamo ac-
contentarci, anzi: dobbiamo pretendere la
totale sicurezza (sul lavoro e altrove), insie-
me con la totale libert. Pretendiamo des-
sere felici, come cinsegnarono i profeti de-
gli anni Sessanta. A proposito: mentre scri-
vo, rombano le grancasse di una festa a
Piazza del Popolo (Roma). Quasi quasi
scendo gi e vado a ballare. Siamo fatti co-
s, noi coetanei di Paul McCartney.
Giuliano Zincone
CAR T OL I NA DA L AMPEDUS A
Le tartarughe, le leggende e i clandestini di unisola clandestina
H
o trascorso una settima-
na a Lampedusa. In va-
canza, e dunque
questa una carto-
lina, non unin-
chiesta. Che mi
piacerebbe, essen-
do indirizzata ad amici, fos-
se piena di notizie futili e in-
necessarie, e dunque molto importanti. Ad
esempio che laltra notte una tartaruga ha
deposto le sue uova sotto la sabbia della
spiaggia dellisola dei conigli, e i volontari
hanno prontamente recintato il luogo, per-
ch nessuno, il mattino seguente, stendesse
il suo asciugamano a far da covatore invo-
lontario. C qualcosa di curioso nella de-
posizione delle uova da parte delle tartaru-
ghe, perch le femmine ritornano a depor-
re sulla stessa spiaggia in cui sono nate,
trenta o quarantanni dopo: let della ri-
produzione, tarda come la loro vita. In Co-
starica le uova di tartaruga sono ambite e
mangiate, perch ritenute afrodisiache. Da
noi sono ambite e protette, perch ormai ne
depongono poche, e la specie caretta ca-
retta in pericolo. La scorsa settimana ce-
rano una dozzina di tartarughe ricoverate
allospedale isolano del Wwf. Nessuna in
rianimazione, ma diverse con problemi se-
ri: con un amo nello stomaco, o con unoc-
clusione procurata dallingestione di un
sacchetto di plastica scambiato per una me-
dusa. E il problema pi complesso, nella
chirurgia della tartaruga, banale: come
bypassare il carapace? Lha risolto, con una
scoperta che sarebbe improprio definire
delluovo di Colombo, un medico pugliese,
che scende una volta ogni due settimane, e
opera entrando dallascella della tartaruga.
Andateci, se andate a Lampedusa, a visi-
tare e finanziare lospedale. Poi fate le cose
normali che si fanno al mare: mare, mare e
mare. Se volete fare un giro dellisola in
barca, ogni barca buona. Io lho fatto sulla
Stella del mare, Il capitano simpatico,
nonostante le canzoni che insiste a cantare,
ma la vera attrazione suo padre, un no-
vantenne e passa che ogni mattina alle 8 si
fa trovare pronto sulla barca, anche se si
parte dopo le dieci, e beve pi del figlio e
canta meglio di lui, e non ha nulla dellim-
mobilit pensosa del vecchio lupo di mare,
nonostante sia ben disponibile a lasciarsi
andare ai ricordi: balla con una sua grazia,
e ha smesso da poco di fare i bagni in mare.
Il periplo dellisola loccasione di vedere
quello che non si pu vedere dalla piccola
circonvallazione di terra venti chilometri
quadrati, un girotondo sullo scoglio o dal-
le piccole spiagge. Ad esempio vedere i re-
sti di unsottomarinoaCapoPonente, anche
se pochi ne ricordano la storia, e la bandie-
ra, e non ho trovato chi mi confermasse le
circostanze di un altro leggendario naufra-
gio. Era la Seconda guerra mondiale e una
nave italiana carica di vettovaglie venne
affondata dagli inglesi: sulle spiagge si are-
navano, come benvenute balene, i salami, e
i pescatori pescavano pesce gi inscatolato.
Il relitto della nave rest adagiato sui fon-
dali bassi, con la prua sporgente come un
monumento. Passarono gli anni, e un picco-
lo aereo inglese, di ritorno dalla conferenza
di Yalta, si trov in difficolt. Vennero acce-
si dei fuochi ai bordi della pista, e laereo
scese verso latterraggio di emergenza: ma
la prua non era illuminata, n prevista, e
laereo, urtandola, affond sopra la nave
affondata, come per una vendetta.
Di storie piena lisola, a saperle solle-
citare ed ascoltare, ma spesso anche le sto-
rie vecchie riconducono, come per una
miopia, alla cronache del presente. Ad
esempio se chiedi al vecchio lupo di mare
cosa pensi degli sbarchi dei clandestini, ti
racconta di quando venne fermato, con la
barca, in Tunisia e di come venne trattato.
S, da turista ho seguito con occhio distrat-
to le cronache degli sbarchi (ci sono anche
i turisti che sperano di imbattersi nei clan-
destini come per un safari fotografico) e il
loro contorno, cercando di capire se la con-
fusione che regna sulla cosa abbia irrobu-
stito il flusso. Non saprei dirlo: so dire che
curioso sentire: Stasera alle nove, arri-
vano e il giorno dopo sentire le lamentele
perch sono arrivati alle due di notte. E cu-
rioso sentire le storie dei clandestini del
Marocco, cui la compagnia aerea libica fa
pagare il biglietto aereo Casablanca-Tripo-
li andata e ritorno, anche se tutti sanno che
il ritorno non ci sar. O ascoltare, accanto
agli esodi tremendi attraverso il deserto, le
storie dei clandestini egiziani organizzati
come da unagenzia turistica, con promessa
di rimborso del biglietto della traversata
mille euro se entro dieci giorni il clande-
stino viene rimandato indietro. Sono stato
a sentire un comizio contro lapertura di un
centro pi grande per i clandestini, tenuto
da un oratore formidabile, che si parago-
nato a Ges Cristo il sindaco era Barabba,
nella sua parabola e che ha rivendicato il
diritto per tutti di avere una tomba senza
favoritismi, nel cimitero posto sotto seque-
stro, dimenticando di citare La livella di
Tot. Poi sono andato a sentire un dibattito
delle organizzazioni di volontariato che
prestano soccorsi al momento dello sbarco,
sul molo, e giustamente vorrebbero poter
entrare nel centro. Lavoro generoso, ma
idee confuse sulla natura del fenomeno.
Nessuno che lamenti mai il fatto che il con-
solato di Casablanca, per rilasciare un visto
a un marocchino, pretende che dimostri di
avere un lavoro stabile e ben retribuito in
patria. O nessuno che dica che dietro mol-
te migrazioni ci sono le costose barriere di
protezione a favore degli agricoltori euro-
pei. Per se uno vuole comprare le spugne,
le trova da Giovannino, vicino alla guardia
di finanza, e i prodotti ittici conservati, die-
tro il supermercato del Porto Vecchio, da
Famularo. Eavoler mangiarci sopra, cso-
lo limbarazzo della scelta, per non far tor-
to a nessuno.
Toni Capuozzo
competenza definiti, uscendo dalla riforma
del centrosinistra del 2001 che, secondo Ri-
ghter, aveva contribuito soltanto a creare
nuova confusione.
Il problema non dunque lentit della
riforma, ma un popolo e una sua leader-
ship refrattaria a ogni piccolo passo: Le
riforme non sono quello che la maggior
parte dei politici vogliono. Meglio sfode-
rare larma della paura e mettere la que-
stione del cambiamento sul piano del
charachter assassination nei confronti di
Berlusconi. A lungo andare, per, avvisa
Righter, questa strategia potrebbe danneg-
giare lo stesso governo, perch Prodi fini-
rebbe per apparire sempre pi prigionie-
ro dei radicali che, in modo fanatico, sop-
pongono ai processi di riforma. Lillusio-
ne, insomma, evaporer in fretta. E del dif-
ficile cammino dellItalia verso un nuovo
coraggio istituzionale rischia di rimanere
soltanto il complesso bizantino di un si-
stema disegnato per mantenere deboli e
instabili i suoi governi.
Cos il Times dipinge il complesso bizantino dellItalia immobile
Politica industriale cercasi
Palazzo Chigi batta un colpo
Non si parli solo di finanza pubblica,
ma anche di banche, energia, reti, tlc
Tre palle, un soldo
F
a caldo e siamo intronati. Il raffreddo-
re, le partite del Mondiale, i conti pub-
blici. Lultima cosa che ci andrebbe di fare
un commento economico. Meglio, molto
meglio sarebbe andarsene al mare e l ab-
bandonarsi a ci che Jean-Claude Trichet,
presidente della Banca centrale europea,
disdegna: guardare lestensione del ma-
re e commentare i movimenti delle onde e
delle maree (da unintervista al Corriere
della Sera del 27 giugno). Totalmente futile.
Come commentare i movimenti giornalieri
dei mercati azionari. Per questo Jean-Clau-
de Trichet non lo fa. Ma ci che non con-
cesso a un banchiere centrale del tutto
ammissibile per gli estensori di un Diario.
Come commentare le dichiarazioni di un
banchiere centrale. Le quali, in un certo
senso, assomigliano ai movimenti delle
onde e delle maree.
Inrealt, la comunicazione delle banche
centrali divenuta untassello fondamenta-
le della loro strategia complessiva e i mer-
cati la prendono molto sul serio. La Fede-
ral Reserve, sottolanuovaguidadi BenBer-
nanke, ha puntato a una strategia di comu-
nicazione sempre piesplicita, arrivando a
fornire indicazioni inequivocabili, anche se
non quantitative, sulla direzione futura dei
tassi ufficiali in occasione delle periodiche
riunioni monetarie. La Bce, viceversa, sta-
ta molto picauta e si astenuta da valuta-
zioni esplicite sul movimento a breve termi-
ne dei tassi. La filosofia che ispira Jean-
Claude Trichet il pragmatismo. Sotto la
sua guida, la Banca centrale europea nonsi
impegna ad attenersi incondizionatamente
a una particolare linea di condotta qualsia-
si cosa accada. Facciamo quello che ne-
cessario quando necessario (sempre dal-
la citata intervista). La missione di Jean-
Claude Trichet garantire la stabilit dei
prezzi ed essere credibile nel garantirla. Il
processo decisionale si basa sudue pilastri.
Linflazionegenerale, piuttostochequelladi
fondo, per quanto riguarda il breve periodo
e i movimenti degli indicatori monetari, fi-
nanziari e creditizi per quanto riguarda le
tendenze di medio periodo. La Bce ha co-
minciato a rialzare il tasso dinteresse di ri-
ferimento alla fine del 2005. Inquesta deci-
sione ha sicuramente contato leccezionale
dinamismo del settore immobiliare e degli
aggregati monetari checorrispondonoal suo
finanziamento. Tuttavia, nonostante due in-
crementi che hanno condotto il tasso dinte-
resse ufficiale al due e mezzo per cento, le
condizioni monetarie nellarea delleuro re-
stano espansive. Troppo, secondo alcuni os-
servatori. Gli stessi che giudicano tardiva la
decisione della Bce di abbandonare lindi-
rizzo accomodante che aveva mantenuto il
tasso ufficiale per due anni e mezzo al livel-
lo storicamente basso del due per cento. E
visto che gli squilibri finanziari a livello glo-
bale restano e col passare del tempo diven-
tano sempre pipericolosi, la stretta mone-
taria dovrebbe essere pi risoluta. Ma poi-
ch la realt complessa e la nostra cono-
scenza resta inadeguata, possibile anche
uninterpretazione diversa di quello che sta
accadendo. Uninterpretazionecheconduce
a una conclusione di policy esattamente ro-
vesciata. Se gli squilibri hanno raggiunto
unadimensionecos preoccupante, sarebbe
preferibile una riposta pi misurata delle
politichemonetarie, giacchunindirizzore-
strittivo rischierebbe una correzione troppo
drastica con ripercussioni negative su cre-
scita e occupazione. Di fronte a contrasti in-
terpretativi cos profondi, si pu capire il
pragmatismodi Jean-ClaudeTrichet. Alui e
in generale ai responsabili delle politiche
economiche si prospetta unanno nonfacile.
Una cosa sembra chiara: nonsi pu contare
solo sul ruolo delle politiche monetarie, e
sul loro eventuale coordinamento interna-
zionale, per ridurre i rischi connessi a que-
sti squilibri. Serve il contributo delle politi-
che fiscali e di quelle strutturali. Per resta-
re alle prime, ci sono pochi dubbi: dovreb-
bero essere inasprite. Sul fatto che lesigen-
za di rigore fiscale sia particolarmente acu-
ta, oltre che negli Stati Uniti, in paesi alle
prese con ampi squilibri del bilancio pub-
blico come lItalia, non ha dubbi nemmeno
Trichet. La sua logica stringente: le politi-
che di bilancio sane favoriscono la crescita;
la priorit il taglio della spesa pubblica e
poi se necessario lincremento delle impo-
ste. StaremoavederecomeProdi eil suogo-
verno plurale affronteranno il problema.
Ernesto Felli e Giovanni Tria
Enigma Trichet
Ha rialzato i tassi troppo tardi
e troppo poco. Per forse la sua
moderazione ci salver. O no?
DIARIO DI DUE ECONOMISTI
Trovo, infondoallapag. 29 di Re-
pubblica emenomalecheal-
menoqui c lanotiziadi cui ri-
portolocchiello(Unextracomuni-
tario a Torino, applicata la Fini-Giovanar-
di) e titolo (A veva ceduto due spinelli
condannatoaquattroanni). Il testospiega
che un signore marocchino di 27 anni, mo-
glieitalianaefigliopiccolo, avevacedutoa
unaltra persona 0,7 grammi di hashish; e
cheil tribunalehaapplicatolanuovalegge
Fini-Giovanardi sulledroghe, elaexCiriel-
li sulla recidiva. Di fronte a una simile mo-
struosit, inclinando io pur sempre a una
cauta fiducia nel genere umano, mi sono
dettocheil giudicetorinesehaforsevoluto
mostrare a che conseguenze arrivino certi
arrembaggi legislativi, ripromettendosi, con
unsimileesempio, di indurrei legislatori al
ripensamento. Poi ci horipensato, emi sono
detto che la notiziola passer inosservata,
chemagari il giudiceerasemplicementedi-
stratto, ocattivo, echecomunqueil giovane
marocchinosi farlasuagalera, esclusoan-
chedaqualchebeneficio alternativo, dal
momentochelaCirielli, exono, prevededi
perseguitare i disgraziati non solo al mo-
mento della sentenza ma anche nel tempo
della pena. La fiducia nel genere umano
necessariainlineadi principio: altrimenti,
comecontaresusestessi? Mainlineadi fat-
to, allalarga, giovani marocchini, allalarga!
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
Uomodi pocafede, mi af-
fanno dicendo Che cosa
berr? Che cosa indosser? e non faccio
altrochecompraremagnumecamicieche
non so pi dove mettere. In questi giorni
mi preoccupo ancor pi del futuro perch
stoleggendoLinvidiaelasociet di Hel-
mut Schoeck (Liberilibri). Il sociologo au-
stro-tedesco spiega che linvidia freno e
veleno di qualsiasi attivit, non solo eco-
nomica ma anche culturale, e che soltanto
la religione cristiana lha combattuta con
qualche efficacia. Lattuale ritorno al pa-
ganesimo ci riavvicina al tempo in cui, in
certetribafricane, bastavarivestireil tet-
to della propria capanna con un maggior
numerodi foglieper meritaredi essereuc-
cisi dallacomunitinvidiosa. Uomodi nes-
sunafedenellagiustiziaumana, noncredo
che basti opporre il belato del garantismo
alle violente folate di invidia giudiziaria
che sempre pi spesso spazzano la nazio-
ne. Solo losservanza del comandamento
Non desiderare potrebbe risparmiarci
lespettacolari inquisizioni allacacciadel-
la velina daltri. Tutto sommato penso che
torneraconcentrarmi sullacquistodi ca-
micie Borrelli modello Luxury V intage
1957 in cotone delavato.
PREGHIERA
di Camillo Langone
OCCHIAIE DI RIGUARDO
PRIMA PAGINA
EDITORIALI
ANNO XI NUMERO 153 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006
Citt del Messico. Lex sindaco, lex-mini-
stro, lex-governatore; il pesce-lucertola, il fi-
glio disobbediente, il tranvata. Sono tre i
candidati a contendersi domenica la presi-
denza del Messico. Tre i giorni che la legge
elettorale lascia alla riflessione dopo aver
chiuso la campagna, mercoled. Di poco in
testa nei sondaggi Andrs Manuel Lpez
Obrador, gi sindaco di Citt del Messico e
uomo del Partito della rivoluzione demo-
cratica (Prd), di sinistra. Lo chiamano el
peje perch dicono che astuto come lo-
monimo pesce con la testa di rettile. Tre co-
se hanno detto di lui: che non mai stato al-
lestero e non ha neanche il passaporto, che
ci ha messo 14 anni a prendere la laurea,
che un pupazzo di Ugo Chvez, il presi-
dente del Venezuela. La prima riuscito a
smentirla. La seconda vera: il fatto che le
sue sette bocciature, tutte in materie con
numeri di mezzo, stato visto dai maligni
comespiegazioneper il pessimostatoincui
ha lasciato le finanze della capitale. La ter-
sempre sembrata allaltezza delle aspet-
tative di rinnovamento aperte dal voto con
cui, nel 2000, aveva mandato il Partito rivo-
luzionario (Pri) allopposizione dopo 7 anni.
Anche il Pri torna a sua volta al confron-
to con Roberto Madrazo, conterraneo di L-
pez Obrador e gi governatore dello stato
del Tabasco, comera stato prima di lui suo
padre. Fu eletto nel 1998 proprio contro L-
pez Obrador, e fu il clamore suscitato dalle
accuse di brogli di questultimo a proietta-
re entrambi alla notoriet nazionale. Men-
tre gli altri due oscillano tra il 31 e il 33 per
cento delle intenzioni di voto, lui soltanto
al 27. A parte la fama di dinosauri che i
leader del Pri hanno, a handicapparlo an-
che quel cognome, che nello spagnolo del
Messico sta per impatto violento: qualco-
sa come il romanesco tranvata. Il fatto
che una popolare pubblicit propagandi un
gel anti dolorifico al grido di No ms ma-
drazo!, non pi sofferenza ma anche
non pi Madrazo non lo ha certo aiuta-
to. Al voto per il Congresso, per, la classifi-
ca delle intenzioni esattamente opposta:
primo il Pri, secondo il Pan, terzo il Prd.
Poich si vota a turno unico dunque senza
possibilit di costruire una legittimazione
maggiore al secondo, attraverso alleanze
il vincitore mancher di maggioranza par-
lamentare, come oggi Fox. Sar forse per-
ch chiunque sia eletto avr comunque bi-
sogno di un buon aiuto dallalto che la cam-
pagna elettorale stata inframmezzata da
processioni: allinizio quella laica del Sub-
comandante Marcos, che ha chiesto di non
votare per nessuno, e meno che mai per
luomo del Prd da lui definito assoluta-
mente inutile; sabato scorso c stata inve-
ce quella religiosa con migliaia di cattolici
andati in pellegrinaggio alla V ergine di
Guadalupe per chiederle che le elezioni si
svolgano in pace. Abbastanza perch Lpez
Obrador chiedessechelostatolaicofaccia
il possibileper ridurrelinfluenzadellaMa-
donna sulla vita nazionale.
za accusa fa arrabbiare anche il presidente
venezuelano, chehaminacciatoquerele. Ma
dopo che lo spauracchio ha funzionato cos
bene in Per contro Ollanta Humala, a van-
taggio di un personaggio screditato come
Alan Garca, diventato questo lasse della
campagna elettorale di Felipe Caldern.
Questi, subitodietroObrador, inveceil
figlio disobbediente: perch dopo essere
stato ministro dellEnergia del presidente
uscente, Nestor Kirchner, e capogruppo al
Congresso del suo Partito dazione naziona-
le (Pan) si ribellato al delfino ufficiale,
Santiago Creel, strappando la nomination.
Lui dice che lo chiamava cos anche la
mamma, dal personaggio di una canzone di
nome Felipe. Cos ha ribattezzato sia il suo
bus elettorale sia il suo libro-programma.
Il figlio disobbediente, master a Harvard,
appoggiato dai popolari spagnoli e ha
scambiato con Obrador dure accuse di cor-
ruzione. Ma ha tentato di prendere le di-
stanze dallAmministrazione Fox che non
dei palestinesi ad avere uno stato, ha
detto ieri al Corriere della Sera. Intini,
per, non ha trascurato una doverosa
specifica sul ruolo di Hamas, riconosciu-
to da Romano Prodi come interlocuto-
re. Oggi si dice di Hamas quello che si
detto per anni di Arafat: che era a capo
dei terroristi e non voleva riconoscere
Israele. Invece poi ci furono gli accordi
di Oslo. La storia pu ripetersi, ha spie-
gato il sottosegretario. Daltronde, si sa, il
governo eserciter la sua influenza per
far ripartire il negoziato secondo la logi-
ca della equivicinanza. Anche Bobo
Craxi, sottosegretario con delega per lA-
merica del nord, che ama intrattenere i
coerente nella difesa dei diritti umani
ovunque, pi forte nel sollecitare la tu-
tela dei diritti umani ai suoi interlocuto-
ri. Se manca la coerenza, ha aggiunto,
risulta pi facile all'interlocutore ri-
spondere preoccupatevi di, e poi: Vi
lascio immaginare le cose che pu avere
detto Lavrov e di cui ci dobbiamo preoc-
cupare io o gli americani.
Le esternazioni di Intini
Macho Max non solo a dettare la li-
nea. Ugo Intini, sottosegretario con dele-
ga al medio oriente, si espresso sul te-
ma: La sicurezza di Israele non garan-
tita senza il riconoscimento del diritto
Roma. A Massimo DAlema, vicepre-
mier e ministro degli Esteri, sembra
che lItalia indubbiamente stia rilan-
ciando una politica estera innovativa
che dovrebbe essere apprezzata (Mes-
saggero, 28 giugno 2006). Per capire me-
glio in cosa consiste il nuovo corso della
Farnesina abbiamo ritrovato alcune di-
chiarazioni del ministro, dei suoi vice e
dei suoi sottosegretari, riproponendole
in un blob tematico. Nei rapporti con
Teheran c un interesse italiano a
rafforzare la gi eccellente collaborazio-
ne bilaterale in un quadro di ritrovata fi-
ducia internazionale () riconoscendo il
diritto inalienabile dellIran ad accede-
re allenergia nucleare a scopi pacifici
(comunicato stampa della Farnesina, 21
giugno 2006). Daltronde DAlema aveva
gi chiarito il suo pensiero il 26 maggio,
in unintervista tv: L Iran non sembra
prossimo a dotarsi dellarma nucleare.
Non vorrei che ci montassimo come ac-
cadde per lIraq, salvo poi scoprire che
non cera nulla, aveva spiegato su La7.
Nel frattempo lIran ha ribadito di non
dover rispondere allEuropa sul nuclea-
re prima dagosto attraverso il capo dei
negoziati, Ali Larijani.
La linea DAlema chiara anche sul
conflitto israelo-palestinese, e ieri, da
Mosca, lo ha ribadito esprimendo preoc-
cupazione per unazione militare
(israeliana) che finisca per colpire in mo-
do indiscriminato la popolazione di Ga-
za, privandola dei servizi essenziali e ag-
gravandone la sofferenza. I timori sono
anche per larresto di deputati, sindaci
e ministri e questi hanno spinto DAle-
ma a chiedere, con gli altri membri della
comunit internazionale, moderazione
al governo dIsraele, che per ha visto
morire un giovane civile durante unag-
gressione militare palestinese. Ma par-
lando di diritti umani che ieri DAlema
ha dato il meglio. Quando loccidente
DAlema fa politica estera con battute equivicine (a se stesso)
La pancia del pesce e la mente del tecnico si sfidano in Messico
Mogadiscio. A cinque anni dalla caduta
dellemirato dei talebani in Afghanistan,
grazie allalleanza armata fra gli americani
e i fieri clan locali, un nuovo, potente emi-
rato islamista sta rispuntando in Somalia.
La notizia comparsa sui giornali soltanto
nel suomomentofinale. Induemesi gli isla-
misti hanno sbaragliato senza sforzo le spa-
rute milizie dei loro oppositori, con il largo
favore della gente. Ma le immagini delle
technicals quei vecchi gipponi armati di
mitragliatrici che si rincorrono sulle piste
somale sono soltanto la ratificazione ultima
eviolentadi unprocessodi costruzionedel-
lemiratochevaavanti daunaquindicinadi
anni, lontano dallattenzione del mondo. E
ci sono molte somiglianze con la paziente
opera dinfiltrazione dellislam in corso da
noi in Europa, a Oslo come a Londra, a Mi-
lano come ad Amsterdam.
InSomalia, gli appartenenti adal Ittihad,
il movimento islamista pi intransigente,
hanno prima cercato la tolleranza e la com-
nistrazione i privati cittadini non potevano
piportarearmi, i reati diminuivano, il con-
sumo di droga e anche la coltivazione del
tabacco erano proibiti e le associazioni
umanitarie si sentivano pi sicure. A bam-
bini eragazzi eraassicuratalistruzionegra-
tuita, anche se la lingua dinsegnamento
usata era larabo e limpostazione degli in-
segnamenti profondamentereligiosa. Quan-
doil potereamministrativodi al Ittihadrag-
giunse le citt di confine di Dolow e Buulo
Hawa, la vicina polizia kenyota fu impres-
sionata dal miracoloso miglioramento della
sicurezza locale. Per portare dalla loro par-
teancorapisomali, quelli di al Ittihadnon
lasciarono nulla dintentato. Penetrarono
anche le loro numerosissime comunit di
immigrati allestero, in Egitto, Svezia, Italia,
CanadaeRegnoUnito, conlasperanza, non
vana, che avrebbero sparso lattesa della
nascita del nuovo emirato dellislam presso
i parenti rimasti in patria, o lo avrebbero
diffuso essi stessi al loro ritorno.
Gli sgherri dei signori della guerra, co-
stretti nelle ultime settimane a precipitose
ritirate, hanno sperimentato sulla loro pel-
le il buon lavoro di al Ittihad. Linstaurazio-
ne delle corti coraniche in Somalia dimo-
stra che il metodo pervasivo islamista
piantare radici politiche e culturali nelle
scuole, nella politica e nella popolazione
funziona alla perfezione, e ha bisogno di es-
sere soltanto innaffiato da un po di violen-
za nella sua fase finale. Il vantaggio spa-
ventoso che si concede agli islamisti trascu-
rando questo tipo di conquiste sotterranee
spiegato da loro stessi. Nel numero di giu-
gno di Sada al Jihad leco del jihad, su In-
ternet lideologo Abu Azzam al Ansari fe-
steggia tutti i vantaggi che al Qaida godr
dagli alleati africani. Reclute gi abituate
alluso delle armi, risorse e materie prime,
scarsa sorveglianza, protezione, armi a
buon mercato. E annuncia che il trionfo in
Somalia soltanto la prima fase di un vasto
piano africano.
plicit dei leader politici locali. Poi hanno
saputo crescere in importanza e visibilit
facendo proseliti nei licei, nei college e al-
la Somali National University. Grazie al lo-
ro sforzo sistematico, nei caff, nei corridoi
e nelle pause tra le lezioni, sono riusciti a
convertire anche leader dei movimenti stu-
denteschi e professori. Hanno sfidato i fe-
deli moderati, ridicolizzando la loro enfasi
sul lato prettamente spirituale dellislam, e
sono arrivati a emarginarli condannando le
loropratichecomenon-islamiche. Si sono
assicurati la benevolenza di sponsor esteri,
tramite le ambigue organizzazioni di carit
internazionali che sono il canale privilegia-
to di finanziamento della causa dellislam.
Nei luoghi i cui sono arrivati al potere, du-
rante gli anni Novanta, hanno raccolto il
malcontento locale, lo stesso che gonfia le
periferie metropolitane europee, per ripor-
tare ordine e disciplina. Un rapporto del-
lInternational Crisis Group sugli islamisti
in Somalia racconta che sotto la loro ammi-
Il jihad dei corridoi ha consegnato la Somalia ad al Qaida
suoi ospiti con discorsi di geopolitica, ha
detto che trattare la complessa questio-
ne mediorientale con il metro dei buo-
ni e cattivi fuorviante.
Una discussione che proprio non pu
prescindere dalle testimonianze di ope-
ratori (umanitari) invece quella sul-
lAfghanistan. Lo sostiene la viceministra
Patrizia Sentinelli che, sullUnit del 21
giugno, pensa ad esempio a Gino Strada
per ottenere suggerimenti, poich
spiega conosce molto bene la realt af-
ghana. Sentinelli ribadisce il suo pen-
siero riguardo alla presenza militare ita-
liana a Kabul: Rifondazione ha sempre
manifestato la propria contrariet alla
presenza militare italiana in Afghani-
stan. DAlema ha invece ribadito nelle
ultime 48 ore che la missione sar rifi-
nanziata: Non ce ne andiamo, laccordo
c, ha risposto da Berlino ai giornalisti
che chiedevano chiarimenti.
Quella vecchia passione per i sandinisti
Lesperienza e le vecchie passioni po-
litiche caratterizzano invece Donato Di
Santo, sottosegretario con delega per
lAmerica Latina. In unintervista a Gen-
te dItalia, Di Santo ha spiegato che
Berlusconi in tutto il suo lungo governo
non ha mai incontrato una sola volta un
presidente del Sud America e che dun-
que bisogna colmare questo vuoto. Si
capisce anche in che modo Di Santo vuo-
le contribuire per ripristinare tutta una
serie di preziose relazioni internaziona-
li. Come tanti della mia generazione,
il sottosegretario spiega che questa sua
passione nata dalla figura di Che Gue-
vara, dai campi di lavoro nel Nicaragua
sandinista. Non a caso il 20 giugno a
Roma ha voluto incontrare un vecchio
compagno, quel Samuel Santos, respon-
sabile del Frente sandinista de Libera-
cin nacional, il cui motto Patria libre
o morir.
PRIMO BLOB DEL MINISTRO MACHO E DEI SUOI VICE ATTENTI SOPRATTUTTO A DARE ADDOSSO AGLI AMERICANI E A ISRAELE
Bastonare lopposizione
S
ilvio Berlusconi ha deciso che lin-
teresse e il prestigio dellItalia
vengono prima di ogni tattica politica e
di ogni interesse di parte. Per questo
la Casa delle libert, che si era assun-
ta la responsabilit di inviare la mis-
sione italiana in Afghanistan (col so-
stegno di una parte larghissima del-
lopposizione), voter a favore del rifi-
nanziamento. La forma che assumer
questo impegno dipende, naturalmen-
te, dal modo in cui il governo impo-
ster la questione. La soluzione pi ra-
gionevole sarebbe quella di un dispo-
sitivo di poche parole che permetta di
raccogliere una stragrande maggioran-
za in Parlamento. Questa infatti la
realt politica: c un arco larghissimo
che sostiene limpegno di pace che le
nostre truppe stanno onorando in Af-
ghanistan e sarebbe assurdo che, per il
ricatto di una parte minima, la volont
di tutti gli altri fosse annullata.
Lobiettivo, del tutto legittimo per
lopposizione, di mettere in luce le dif-
ficolt della maggioranza, su un tema
cos importante per laffidabilit inter-
nazionale dellItalia, viene giustamente
collocato in secondo piano rispetto a
quello di evitare uno smacco che suo-
nerebbe anche come unoffesa ai mili-
tari impegnati sul campo. La politica in-
ternazionale dellItalia, europeistica e
atlantica, ha una sua continuit sostan-
ziale che regge da molti decenni. Rom-
pere questa continuit per dare retta a
una minuscola minoranza pacifista
una responsabilit che nessuno pu
prendersi a cuor leggero. La partecipa-
zione allazione internazionale che la
Nato, nellambito di deliberazioni delle
Nazioni Unite, svolge in Afghanistan
il filo pi resistente di questa continuit
e di questa sostanziale coerenza. Ora
che Berlusconi lha riaffermata ufficial-
mente, toccher ad altri arrampicarsi
sugli specchi per spiegare che la conti-
nuazione della missione abbastanza
discontinua per soddisfare la confusa
ideologia dei pacifisti. Alle forze po-
litiche serie debbono interessare i fatti,
che sono quelli sui quali lItalia viene
considerata nel mondo. I governi si av-
vicendano, linteresse nazionale, seppu-
re interpretato in modi differenti, com
nella natura del bipolarismo, resta.
Daltra parte, anche sul piano degli in-
teressi di parte, quel che conta per il
centrodestra dimostrare di avere una
visione di politica internazionale com-
plessiva, ragionevole e coerente. Questo
linteresse di fondo, che non sarebbe
utile sacrificare a una presunta oppor-
tunit momentanea.
I
l ministro dellEconomia sta prepa-
rando una difficile manovra di rientro
del deficit pubblico italiano, resa pi ar-
dua dal fatto che la maggioranza poco
propensa al contenimento delle pubbli-
che spese. E una sua parte non nem-
meno convinta che la proposta di una ri-
duzione generalizzata di cinque punti
del cosiddetto cuneo fiscale riguardante
il costo del lavoro sia irrealizzabile se
non si mette mano alla spesa, dati i li-
miti esistenti nel reperimento di pub-
bliche entrate. Le fantasticherie sul re-
cupero di ingenti introiti dalla lotta al-
levasione tributaria sono solo una (vec-
chia) illusione dellepoca del centrosini-
stra storico. Proprio per questo, mentre
apprezzabile loperazione di chiarezza
che Tommaso Padoa-Schioppa sta cer-
cando di realizzare, non convince la pro-
messa da lui fatta alle regioni che a cau-
sa del disavanzo sanitario hanno appli-
cato laumento dellIrap delluno per
cento, di revocarlo non appena presen-
tino un credibile piano di rientro dal de-
ficit. Certo, imprese e professionisti so-
no profondamente irritati per il fatto
che, mentre si era promesso di ridurre o
abrogare lIrap, caduta sotto i fulmini
dellUnione europea e, oggettivamente,
iniqua, le sue aliquote vengano aumen-
tate in regioni come Lazio, Liguria, Cam-
pania. Ed comprensibile che Padoa-
Schioppa se ne preoccupi. Ma fra gli ar-
mamentari che furono utilizzati allepo-
ca del centrosinistra storico, per evitare
di affrontare di petto le questioni del
contenimento del deficit di bilancio
oltre alle stime esagerate di ipotetici re-
cuperi di gettito dallevasioni fiscale tra-
mite maggiori attivit dellamministra-
zione finanziaria vi erano i ripiani di
perdite di enti vari, effettuati dallo sta-
to sulla base di credibili piani di risa-
namento da questi presentati. Gene-
ralmente quei piani di risanamento, for-
malmente credibili, non venivano rea-
lizzati e le perdite si incancrenivano. Se
Padoa-Schioppa non vuol cadere in
trappola, non deve revocare lincre-
mento delle aliquote Irap alla presen-
tazione dei piani di risanamento delle
gestioni sanitarie in grave deficit, ma so-
lo dopo che tali piani siano eventual-
mente entrati in vigore con lattuazione
delle misure legislative e amministrati-
ve regionali, posto che abbiano dato
credibili effetti.
A
Gian Antonio Stella non andata
gi la decisione con cui il centro-
destra ha contrastato in Senato le due
mozioni di fiducia presentate dal go-
verno in un solo giorno. Non volendo
sostenere la bizzarra interpretazione
regolamentare del presidente Franco
Marini che aboliva il voto sulle pregiu-
diziali (al di l dei torti e delle ragioni
sul rispetto delle regole al centro della
rissa scrive salomonicamente), Stella
si diverte a dileggiare il senatore di
Forza Italia Lucio Malan, protagonista
dello scontro vittorioso con Marini, ad-
debitandogli persino un master conse-
guito a Las V egas, come se lo avesse
vinto alla roulette. A tanti fini umoristi,
Stella non solo, manca la sensibilit
elementare che li dovrebbe indurre a
comprendere che c una profonda dif-
ferenza tra la critica, la satira, persino
il dileggio di chi detiene il potere e un
atteggiamento di questo genere riser-
vato esclusivamente allopposizione.
Sono cos convinti di occupare un gra-
dino superiore eticamente ed estetica-
mente, da non rendersi conto che solo
nei regimi autoritari la grande stampa
si dedica metodicamente a indicare al
pubblico ludibrio lopposizione. Non ,
naturalmente, una novit. Anche i
martiri Enzo Biagi e Michele Santoro
si erano esibiti, peraltro alla vigilia del
voto del 2001 e in dispregio alle regole
sulla propaganda elettorale, in attacchi
contro lopposizione di allora. Quello
che si cerca di creare un senso comu-
ne che considera lecito tutto ci che va
a danno del centrodestra, compresa la
prepotenza e la forzatura delle regole
parlamentari, perch la maggioranza
sarebbe democratica e lopposizione
no. Che a sostenere questo siano le stes-
se persone che, fino a poche settimane
fa, lamentavano la dittatura della mag-
gioranza del centrodestra, apparireb-
be ridicolo se non fosse preoccupante.
Giornali e giornalisti, naturalmente,
possono appoggiare e criticare chi vo-
gliono. Ma chi si impanca a maestro di
democrazia e correttezza dovrebbe sa-
pere che la prima norma il rispetto
delle minoranze, compresa quella par-
lamentare.
I piani sono credibili solo a conti fatti
Berlusconi vota i crediti di guerra
Perch TPS deve aspettare che i risparmi sanitari delle regioni diventino realt
Se in gioco linteresse nazionale, i tatticismi sono fuori luogo. Bravo Cav.
Lo sport in cui si distinsero Biagi e Santoro nel 2001 ha i suoi nuovi campioni
I
l titolo da fiaba e in qualche modo il
libro lo , con castelli, re, il povero or-
fanello raccolto dagli zingari che supera
prove per conquistare la principessa dei
suoi sogni, sfugge a incantesimi e sortile-
gi. Ma le mirabolanti avventure si intrec-
ciano con la Storia e capiamo molto di pi
della Dieta di Boemia, della Guerra dei
TrentAnni, degli ussiti, degli ebrei e de-
gli zingari nel 1600 che dai testi scolastici.
Alzamora un giovane poeta catalano al
suo primo romanzo, usa bene tutti gli
espedienti per mantenere alta la tensio-
ne, calibrando mistero, amore, battaglie,
misticismo, complotti con consumata pe-
rizia. Come in Conrad, in Stevenson, si co-
mincia col racconto di un vecchio in una
bettola. Molti anni prima aveva perso una
gamba nel crollo di una miniera. Appena
ripresa conoscenza sera trovato davanti
lavisionedi unadonnadolcissima. Avreb-
be voluto strapparle i vestiti, ma era una
dolce monaca, che laveva curato amoro-
samente e gli aveva svelato che la sua
gamba era stata venduta a Puppa, un mi-
sterioso eremita che viveva nel bosco.
Lo sciancato va da lui e lo vede, tra
alambicchi fumanti, con la sua pelle con-
ciata, che era diventata liscia e calda, co-
me la pelle di una donna nello splendore
della sua nudit, degna di rilegare un li-
bro speciale, ricordo della sua amata. Co-
s gli raccontalasuastoria. Daragazzose-
ra azzuffato col capo degli zingari, lave-
va battuto e sera trovato tra molti onori a
letto con sua figlia Morella. A quanto pa-
re lui era il predestinato che, secondo
unantica profezia, avrebbe generato il fu-
turo vendicatore degli Ussiti contro i per-
fidi cristiani, lavevano infatti ribattezza-
to Puppa, il progenitore. Ingravidata la
fanciulla, era stato abbandonato a Praga.
Correva lanno 1618 e la citt era in tu-
multo. Travolto dalla folla, si ritrova ai
piedi del castello, ricoperto da fantasti-
che sculture di draghi e sirene, quando
precipitano ai suoi piedi tre uomini in to-
ga. Guarda i mostri in su, guarda i defe-
nestrati in gi, i loro corpi spiattellati e
percepivo una profonda allegria che mi
rinfrancava lo spirito : sarebbe corso
del sangue. E io avevo sete. Puppa si tro-
va a menar le mani dalla parte giusta,
cio della Dieta di Boemia, che rivendica
la libert di scegliere la fede contro il de-
spota Mattia e la Controriforma Cattolica,
in difesa del legittimo re Federico V e so-
prattutto per sua figlia, principessa Maria
del Palatinato, incomparabile, perturban-
te creatura, cui salva la vita. Ferito, viene
curato al castello dal rabbino capo, entra
nelle grazie del re, che preso solo dalle
sue follie alchemiche e dai suoi amici Ar-
cimboldo, Paracelso, Giordano Bruno. Di-
venta amante della lasciva regina Giovan-
na, di cui per non riesce a placare i fu-
rori vaginali, perch al culmine compa-
re sempre il Golem, la creatura mostruo-
sa del rabbino, che lo protegge. Intanto
Puppa riesce a congiungersi con lamata
Maria nel Giardino Fosforescente. Uno
spazio fuori dallo spazio e immune dalla
tirannia del tempo, propizio alla disper-
sione degli atomi alla concentrazione de-
gli spiriti. Ed ecco il risultato. Un giardi-
no di dimensioni incommensurabili, per-
ch rispecchia le misure dellanima e dei
desideri. Qui Maria gli dona il libro pi
importante che sia mai stato scritto, lO-
dissea, che racconta le peripezie di Ulis-
se, che si scontr col mare e gli di per far
ritorno a casa. E il libro della redenzio-
ne e sotto il suo suggello i due possono
unirsi. Poi Puppa viene mandato a com-
battere nella battaglia della Montagna
Bianca. E morente. Il viso di Maria si so-
vrappone a quello della zingara Morella,
le sue parole sono le stesse di quelle del-
la dolce suora infermiera. Fratture tem-
porali, distorsioni prospettiche lo travol-
gono e si ritrova tra le mani col tredicesi-
mo canto dellOdissea, quello del ritorno.
Quello che sta rilegando con pelle umana.
LIBRI
Sebasti Alzamora
LA PELLE E LA PRINCIPESSA
217 pp. Marcos y Marcos, euro 14
OGGI Nord: soleggiato con caldo mo-
derato, pisopportabilerispettoai gior-
ni precedenti; qualche nube bassa nel-
le prime ore in pianura. Centro: soleg-
giato, salvoqualchenubebassasullaco-
sta sarda e toscana nelle prime ore del
mattino. Sud: lieve instabilit con ri-
schio di brevi acquazzoni nel corso del
pomeriggio, sututtelealtreregioni per-
sisteranno condizioni di tempo soleg-
giatoecaldo.
DOMANI Nord: qualche banco nuvo-
loso basso qua e l sin dal mattino, nu-
bi pi compatte a ridosso delle monta-
gne. Centro: caldo nelle zone interne
tirreniche e la Sardegna, molto mite
ma ventilato sulle altre regioni. Sud:
nubi sparse su costa campana e litora-
le tirrenico. Altrove abbastanza soleg-
giato e caldo.
Ieri il sindaco di Roma, Walter Veltro-
ni, ha stigmatizzato luccisione del di-
ciottenne israeliano da parte di un com-
mando palestinese formato da tre grup-
pi (tra i quali le brigate Ezzedine al Qas-
sam) e condannato il rapimento del ca-
porale israeliano durante laggressione
militare a Israele rivendicata dal brac-
cio armato di Hamas. Massimo DAlema
ha taciuto, come Romano Prodi. Peggio,
DAlema ha chiamato Abu Mazen im-
potente e incapace di gestire persino il
suo governo ma si ben guardato dal-
loffrire solidariet al premier israelia-
no, Ehud Olmert. Anzi, si malignamen-
te augurato che Israele non esageri nel-
la sua reazione chiedendo modera-
zione tenendo conto di questo ap-
pello che viene dalla comunit interna-
zionale. Il ministro DAlema ha scelto
di fare scomparire lItalia dalla scena
mediorientale, di non esercitare il pre-
stigio di cui gode il nostro paese sulla Si-
ria partner non troppo segreto dei
mandanti dellazione militare antisrae-
liana soltanto per non rischiare di
aprire un altro fronte di polemiche con
Pdci, Verdi e Rifondazione, che condan-
nano Israele e ignorano la provocazione
militare palestinese.
Il ministro Massimo DAlema troppo
impegnato nelle trattative con la sua
maggioranza sullAfghanistan e da Mo-
sca dunque sotto copertura della col-
legialit del G8 il titolare della Farne-
sina si anonimamente espresso sulla
crisi solo con uno sterile comunicato di
raccomandazione alla moderazione,
stando sempre ben attento a mantenere
un mediocre low profile. A peggiorare
il danno venuta poi unintervista del
viceministro, Ugo Intini, che dimostra di
non aver compreso nulla di un movi-
mento, Hamas, che teorizza un giudizio
universale che avverr solo quando i
musulmani avranno ucciso lultimo
ebreo, di essere fermo con lanalisi a 30
anni fa e che si guarda bene dallespri-
mere un sentimento di solidariet a
Israele.
Le raccomandazioni univoche di Max
ANALISI
ANNO XI NUMERO 153 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006
Al direttore - Magari uno scherzo ma la Rai
ieri pomeriggio statasolennemente dichiarata,
da una importante authority invia Capo le Ca-
se, unazienda di servizio pubico.
Gianni Boncompagni
Al direttore - Anvedi come mena il Trujillo.
Maurizio Crippa
Al direttore - Noto con piacere che il Foglio
del 29 giugno c.m. si accorto che lassociazio-
ne Humanity tiene un seminario a Venezia sul
temaCostruire lademocrazia: unprogetto me-
diterraneo. Certo, delude, per un giornale con
qualche pretesa culturale, che il Foglio non de-
dichi alcuna attenzione ai contenuti sostanzia-
li del seminario, per occuparsi solo di un fanto-
matico incontro tra lonorevole Fassino (socio
fondatore di Humanity) e Tariq Ramadan(lin-
contro fantomatico perch Ramadan a Vene-
zia non c, essendo impegnato in una missio-
ne del Foreign Office inglese). Va detto che Ra-
madan, lungi dallessere un terrorista e un cri-
minale, un professore delluniversit svizzera,
chiamato di recente a Oxford e consulente di
Blair sui problemi islamici. Noi, che siamo li-
berali, distinguiamo le opinioni dalle azioni, e
lo abbiamo invitato per sapere cosa ne pensava
di temi importanti per la nostra convivenza. E
continueremo a farlo nel futuro, come abbiamo
fatto a Venezia in questi giorni, con pensatori e
letterati quali Adonis, Sadik Al Azm, Hassan
Hanafi, Abdelwahab Meddeb e altri. Siamo in-
fatti convinti che risalire direttamente al pen-
siero e lopera dei pensatori islamici sia meglio
che leggere esclusivamente i loro traduttori e
commentatori italiani.
Sebastiano Maffettone, presidente Humanity
Fratelli liberali e Fratelli musulmani, ba-
sta che siano professori, sono fatti per stare
insieme, nonci avevamo pensato.
Al direttore Legger con interesse il libro di
Eric Voegelin Razza. Storia di unidea, grazie
anche al bel saggio che Giorgio Israel vi hadedi-
cato suquesto giornale. Il commento di Israel ,
come spesso gli capita, ricco di osservazioni e di
giudizi che spingonoil lettore ariflettere e, nel mio
caso, a documentarsi. E ci che far anche sul-
laccostamento fattodaIsrael tralateorianeo-
gnostica di Voegelin e la tesi della banalit del
male di HannahArendt. Ambedue mi pare di
capire sono considerate incapaci di spiegare la
realtdel totalitarismo novecentesco, essendo po-
co pi di uno slogan. Ricordo, tuttavia, che la
Arendt polemizz aspramente proprio conVoege-
linnel 1953, sulle pagine dellaReviewof Politics,
accusandolo di avere una concezione metafisi-
ca dellastoria, inbase allaquale il totalitarismo
nonsarebbe stato altro che laconclusione della-
scesa del settarismo immanentista del tardo
medioevo. LaArendt, al contrario, rivendicavaor-
gogliosamente di essere partita, nellanalisi del fe-
nomeno totalitario, dai fatti e dagli avvenimenti,
e non dalle essenze e dalle influenze spirituali.
Pu darsi che lafilosofatedescanonsiariuscita,
nellasuaopera, arestare fedele alle sue intenzio-
ni antimetafisiche. Ma, dasuo vecchio fan, mi si
lasci dire che labanalitdel male non poi co-
s banale come alcuni sembrano credere.
Michele Magno, Roma
Al direttore - Ancoraunavoltail Fogliohara-
gione: il centrodestranonpu nonvotare il rifi-
nanziamentodelle missioni militari. Soloinque-
sto modo potrdimostrare atutti quanto gran-
de sia la propensione ottosettembrina della
coalizione di maggioranza. La considerazione
vale anche per il centrodestra. Votare no signifi-
cherebbe che lastrategia(nonostante laserie di
sconfitte subite) ancoraquelladellarivincitaa
breve, mentre occorre prepararsi aunaltralun-
gatraversatadel deserto dellopposizione. Con-
divido anche la proposta di aprire ad Israele le
porte dellaNato.
Giuliano Cazzola, Bologna
Professore non morde professore, se poi liberale sbaciucchia Ramadan
Noi del ceto medio-
alto talmente egoisti
e nemici del welfa-
re. Ho letto una di-
chiarazione di Romano Prodi in cui anche
lui dice di avercela a morte con la riduzio-
nefiscaleoperatadaSilvioBerlusconi edi
cui si avvalsero in modo particolare i ceti
medio-alti. Dov andata a finire la solida-
riet?, dice lattuale capo del governo, la-
sciando intendere che dopo quella ridu-
zione fiscale noi del ceto medio-alto con i
soldi chenondiamopiallostatoabbiamo
dato un colpo mortale al welfare. Natural-
mente Prodi sa benissimo che le cose non
stanno cos. Fa solo una tirata demagogica
a vantaggio dellala sinistra della sua coa-
lizione; fa legualitario con il culo degli
altri. Se il budget pubblico italiano quel
disastro che , non dipende certo dal fatto
che noi del ceto medio-alto paghiamo po-
che tasse. Succede ad esempio che ieri, un
giorno di festa per noi che abitiamo a Ro-
ma, io anzich andare a mangiare la por-
chetta fuori porta ho lavorato regolarmen-
te. Ebbene, prima della riduzione fiscale
operata da Berlusconi e maledetta da Pro-
di, sul reddito ricavato dalla mia presta-
zione professionale avrei pagato il 51,10
per cento di prelievo fiscale. Dopo la ridu-
zione, solo il 49,10 per cento. Non mi
sembra cos poco n di essere uno che se
nestrafottadei suoi concittadini menofor-
tunati. Non vorrei insomma che la solida-
riet per come la intendono Prodi e le
sue truppe significhi perdere completa-
mente di vista il fatto che ieri alcuni han-
no lavorato e meritato (chiedo scusa della
parolaccia), e altri sono andati a mangiar-
si la porchetta. Tutto qui.
UFFA!
di Giampiero Mughini
Una Rosa di guai
Villetti (Sdi) si dimette
da capogruppo e i radicali aprono
la crisi di crescita
Roma. Soltanto un mese fa, Roberto Vil-
letti, capogruppoallaCameradellaRosanel
pugno di provenienza Sdi, diceva che tra so-
cialisti e radicali non cera difformit poli-
tica. Ieri Villetti si dimesso dal suo inca-
rico perch, ha detto, per ragioni politiche
si determinata una paralisi persino nel-
lattivit ordinaria del gruppo. Non mi na-
scondo che questo stato di cose deriva da
una crisi della Rosa nel pugno che, purtrop-
po, da latente diventata evidente. Parali-
si, cio impossibilit di svolgere le minime
attivit parlamentari. La scintilla, ieri, sta-
to un cavillo di metodo sui nomi Rnp per
le commissioni parlamentari. Per i radicali,
in particolare per Sergio DElia che una
parte della base socialista non vede bene
nellincarico di segretario di presidenza del-
la Camera, dopo le polemiche sul suo passa-
to durante gli anni di piombo la questione
doveva essere risolta dalla segreteria della
Rosa nel pugno. V illetti, invece, aveva gi
pronto uno schema, contre commissioni con
membri dello Sdi e tre con esponenti radi-
cali. Ma il disaccordo aveva radici pi
profonde di una lite sulla commissione In-
fanzia. Tanto valeva tirar fuori tutto il disa-
gio sommerso.
In effetti, gi allindomani del 9 aprile, i
problemi latenti parevanofintroppi per non
scoppiare. La lottizzazione nelle liste elet-
torali trasocialisti eradicali, accettabile, ap-
punto, in fase di voto, diventata subito
guerra di posizione. Emma Bonino mini-
stro? Allora ai socialisti dovrebbe andare la
guida del partito, aveva detto Enrico Buemi
(Sdi), appellandosi alla maggior esperienza
istituzionale del suopartito. Peggiochemai
era andata in fase pre-amministrative: an-
diamo insieme, andiamo divisi, chi diven-
ter assessore? Dopo il voto, deludente nei
risultati, si visto che gli assessori, guarda
caso, erano socialisti, e che per giunta esplo-
deva uninsofferenza Sdi verso la pannel-
lizzazione della Rosa. Non era bastata, per
riprendere slancio unitario, lidea di una
Fiuggi 2 da convocare in luglio, una vera
fase costituente del soggetto politico Rnp,
laico, socialista, liberale e radicale. Non
se n saputo pi nulla. Di fronte al panora-
ma di piatti rotti, Marco Pannella, qualche
giorno fa, ha inviato una lettera ai dirigenti
della Rosa, per lamentare la poca operati-
vit parlamentare del gruppo, preso da dis-
sidi di poco conto rispetto ai nomi Blair, Za-
patero e Fortuna, la chiave del progetto
Rosa nel pugno.
Turci laveva detto (e lo ripete)
Ieri sera, dopo le dimissioni di Villetti, gli
organi direttivi di Radicali italiani, Associa-
zione Coscioni e i membri radicali della se-
greteria nazionale e del gruppo parlamen-
tare Rnp hanno diramato un comunicato di
wishful thinking , un mantra di autocon-
vincimento. Della serie: a questo punto ve-
diamo il bicchiere mezzo pieno. La compo-
nente radicale, dice infatti il comunicato,
conferma la sua assoluta fiducia nella Rnp,
nelle sue ragioni ideali e politiche, nel suo
progetto. Lattuale, finalmente evidente, sua
crisi potr e dovr convertirsi rapidamente
in una grande crisi di crescita. La decisione
di Roberto Villetti costituisce un serio con-
tributo in tal senso. Di questo la Rnp deve
essergli riconoscente. Seguiva preghiera
al vicepresidente del gruppo parlamentare
Lanfranco Turci (componente ex diessina
della Rosa): meglio coprire lemergenza fi-
no alle decisioni degli organi statutari della
Rnp. Turci, ironia della sorte, uno degli
uomini Cassandra, quelli che hanno denun-
ciato preventivamente la sventura. Sabato,
aveva scritto al Riformista una lettera in cui
metteva in guardia i compagni dai rischi di
esplosione. Ieri, interpellato dal Foglio,
spiegava che la Rosa non ha un problema
di profilo politico-culturale ma di modo di
essere, un problema quasi esistenziale, ri-
conducibile alla diversit antropologica tra
socialisti eradicali. Osi faunosforzoper de-
finire regole condivise o vinceranno la diffi-
denza e la sfiducia.
La bella famosa e formosa Gregoraci
statavistadaPastis aNewYork. Nonerain
compagnia di Flavio Briatore ma di
unsimpaticoragazzoneyankee.
Alta Societ
Amburgo. La televisione ucraina lo man-
da in onda dallo scorso autunno. Il giorno
della qualificazione ai Mondiali qualcuno
deve aver ripensato a quel dribbling, a
quel gol che stup loccidente. E diventato
un tormentone: un filmato in bianco e nero,
una partita che ci rimanda a un calcio spa-
rito. Oleg Blokhin che fa fuori in successio-
ne Schwarzenbeck e Beckenbauer mica
carneadi qualunque ma campioni del mon-
do 74 e poi infila Sepp Maier. Cos il mon-
do oltre la cortina di ferro conobbe sul se-
rio quel casco di capelli biondastri con la
frangia, quello sguardo di ghiaccio della
freccia sovietica. Era la finale di Supercop-
pa europea del 9 settembre 1975, andata a
Monaco tra il Bayern dei trionfi e la Dina-
mo Kiev: fin uno a zero e poi altri due gol
di Blokhin al ritorno. Questa classe pu-
ra, di livello mondiale, comment estasia-
to il telecronista tedesco alla fine della ser-
pentina vincente. La clip si chiude con le
immagini di Blokhin trentanni dopo, por-
tato in trionfo da tutta lUcraina sulle note
di una canzone diventata ormai pi popola-
re dellinno nazionale: Cera una volta un
grandepaesecheamavaBlokhin, Blokhin,
ma siccome questo paese non esiste pi
una nuova nazione ha bisogno di avere
una squadra come quella.
Ecco, in pochi mesi il calciatore simbolo
dellUnione Sovietica, maglia rossa con la
scritta CCCP ricordate?, diventato licona
della rinascita nazionale ucraina. Senza
neppure volerlo. Senza aver preso parte al-
la rivoluzione arancione che ha cambia-
to la storia dellUcraina e fatto riemergere
un sentimento patriottico. Il paradosso in-
fatti che Blokhin e persino Andriy Shev-
chenko, durante quel periodo travagliato
delle elezioni presidenziali, si sono trovati
dalla parte alla fine perdente, quella di
Viktor Yanukovich e dellex presidente Ku-
chma. C di pi. A quel vecchio mondo so-
vietico ormai finito Blokhin sembra rima-
sto molto legato: Quando giocavo ero gene-
rale dellArmata rossa, ha ricordato laltro
giorno prima di confondersi tra Lippi e
Trapattoni. Ogni epoca ha i suoi lati posi-
tivi, ricorda. Quando giocavo e cera
lUrss potevo avere tutto quello che deside-
ravo: guidare una macchina che al tempo
era considerata una roba da superprivile-
giati, una Volga bianca; e poi, tutte le don-
ne che volevo. Ma il calcio cancella tutto,
anche lessere stato un eroe sovietico. O
aver nicchiato parecchio prima di aderire
alla nuova federazione ucraina quando a
Mosca e dintorni tutto croll velocemente.
Un caso nazionale
Le cose per Blokhin non sono state cos
semplici. Tornato nel 1997 in Ucraina dopo
aver allenato in Grecia, non pu nemmeno
varcare il portone dello stadio di Kiev do-
ve aveva vinto tutto. Prima di entrare de-
ve passare sul mio cadavere, dice Grigori
Surkis, il miliardario padrone della Dina-
mo, fedelissimo dellallora presidente Ku-
chma. Blokhin entra in Parlamento, cam-
bia cinque volte gruppo passando anche
per i comunisti ma finendo per allinearsi
al partito di Kuchma. Le convinzioni poli-
tiche contano poco: lex campione nomi-
nato commissario tecnico della Nazionale
pur essendo deputato. In Ucraina proibi-
to mettere insieme due stipendi ma fino al-
la rivoluzione del 2004 tutto fila liscio. Poi
il clima cambia e il ct politico diventa un
caso nazionale: interrogazioni parlamenta-
ri, inchieste, iniziative dei partiti. Lui che
si dimette da allenatore e poi una senten-
za della corte suprema che lo rimette in
sella. Logico: Blokhin aveva persino dedi-
cato una delle vittorie del girone di quali-
ficazione, quella per tre a zero contro la
Turchia, allamico candidato Yanukovich.
Con Shevchenko si era augurato la vittoria
di Yanukovich per il bene dello sport in
Ucraina. Ma lo sbarco in Germania e gli
ottavi conquistati rendono Blokhin inattac-
cabile: il calcio in Ucraina resta ancora le-
gato alla scuola giovani della Dinamo e al
vecchio potere. In tribuna donore, nelle
partite importanti, ci sono sempre gli stes-
si uomini di un tempo e non il presidente
dellUcraina arancione. Al generale Oleg
che ha dovuto superare questi marosi che
cosa importa sapere chi il ct della squa-
dra che deve affrontare oggi nei quarti di
finale del Mondiale?
Il busdecul di Lippi larte di saper leggere le partite
studiate a tavolino e d vita a finali sorpren-
denti. Ovviamente il pubblico che sa ricono-
scereeapprezzaresubitolacreativit, il col-
po di genio del singolo calciatore, fatica in-
vece a capire e ad apprezzare nella giusta
misura la grandezza di un allenatore che fa
lamossagiustaal momentogiusto, cambian-
do cos il corso degli eventi. Raramente i
profeti del calcio totale, da Michels a Cruijff
a Zeman allo stesso Sacchi, hanno dimostra-
to di sapere leggere la partita. Per ragioni
per cos direteorichehannosempreprivile-
giato il collettivo, con lidea che i giocatori
siano in fondo intercambiabili, che nessuno
possaesseredasololacartavincente, chele
partite si vincano o si perdano prima di es-
sere giocate, in allenamento, sui banchi di
scuola insomma. I grandi centrocampisti,
che il campo ce lhanno scolpito in testa e
vedono anche dietro le spalle, sono in gene-
ralei meglioattrezzati per intervenireecor-
reggere la partita in corso. In Italia non ne
abbiamotanti maneabbiamo. Fraquesti c
Marcello Lippi. Invece dicono che finora sia
andato avanti a botte di busdecul.
In tutta onest mai visto finora uno pi
sfigato di cos. Se stellone c stato, stato
semmai per decisioni arbitrali che poteva-
no essere esiziali e invece non sono state
prese. Ma a parte ci a chi capitato di ri-
trovarsi con tre giocatori importanti fuori
uso per infortunio o per dabbenaggine, di
iniziare bene gli incontri per poi subire un
rovescio per un momento di follia e ci no-
nostante vincere lo stesso tre partite e pa-
reggiare la quarta? Dicono che stia facendo
le nozze con rape e fichi secchi, che abbia
vinto con un tiro da fuori, due palle inattive,
due gol di rapina da met campo e un rigo-
re allultimo secondo che non cera. A parte
che anche altri squadroni Germania, In-
ghilterra e Brasile si sono giustamente ag-
grappati a tutto per superare i momenti di
difficolt, Lippi che ha compreso la nostra
improvvisa debolezza e ha messo in campo
al momento giusto i rapinatori, gli Iaquinta,
gli Inzaghi o i freddi cecchini come Totti. E
poi via lItalia aveva cominciato pi che be-
ne, costruendo non poche occasioni e quasi
tutte belle: non colpa di Lippi se gli attac-
canti da sballo si sono incartati in un blues
dellanima che per un uomo da gol il virus
peggiore, vedi Ronaldo e Ronaldinho. LIta-
lia potente e autorevole che volevamo s
schiantata sulla traversa contro il Ghana
nella partita dapertura del girone: immagi-
niamo cosa sarebbe oggi Luca Toni se quel-
la palla fosse entrata come meritava la gio-
cata che pi la vedi e rivedi pi ti sembra
strepitosa, altro che Rooney e V an Nistel-
rooy. Invece anche i centimetri hanno com-
plottato contro un ct che sta facendo di ne-
cessit virt e a cui si pu rimproverare un
soloerrore, aver usatotutti i cambi inItalia-
Usa. Lippi non deve aver creduto che si po-
tesse azzoppare qualcun altro: errore pi
che da ct da giocatore di poker che non cre-
de mai che lavversario possa avere un
quarto asso coperto.
Lanfranco Pace
L
aleggendavuolecheMichel Platini stes-
se assistendo a una partita dei Mondiali
di Francia98 chesi trascinavastancamente
tra tatticismi e falli a met campo. A un cer-
to punto salza e se ne va. Dice che per lui la
partita non ha pi segreti. Sbruffone come
pochi, aggiunge che avrebbe vinto la tale
squadra con un cross dalla destra ribattuto
in rete centralmente e che questo gol, deci-
sivo, sarebbe arrivato pi o meno a met ri-
presa. La leggenda vuole che le cose siano
andate veramente cos. Questo leggere
unapartita. Edcosanonfacile. Chenonha
nulla a che vedere con le frecce e i cerchiet-
ti che un presidente pure competente come
Silvio Berlusconi pu disegnare suunpezzo
di carta allintenzione del suo allenatore. O
con le pagine e pagine di appunti che un
tempo prendeva Van Gaal o oggi un presun-
to santone come Mourinho. Nulla a che ve-
dere nemmeno con la pedissequa sfilza di
numeri, il cosiddetto modulo, che pare sia il
primocompitinosvoltodai cronisti. Leggere
una partita tiene invece alla comprensione
critica di quello che appena accaduto, al-
la previsione lucida di quello che potrebbe
accadere se si fanno o no cambi e alla deci-
sone arrischiata in merito. Significa non so-
lo rispondere, ma anche prendere dantici-
po, capire le tue linee di forza e la debolez-
za dellavversario, vedere se c un difenso-
re che ha difficolt a girarsi, se pu essere
saltato pi agevolmente sul fianco destro o
sinistro. E insomma cultura dellistinto, in-
telligenza empirica del dettaglio. Nulla che
possaesseredesumibiledaschemi egrafici,
senn il calcio sarebbe una scienza quasi
esattaenonlartesommacheinvece, nci
sarebbe proprio come negli scacchi quel
centro di partita che vanifica le aperture
ANNO XI NUMERO 153 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006
Blokhin sovietico/1
Alla fine le vittorie salvano sempre
il mister generale, deputato
antirivoluzione arancione a Kiev
I
n un bar di Kirovograd, grigia cittadina
mineraria. Sorbendounatazzinadi caff.
Pochi istanti e la vita di Andriy Rusol
cambiata radicalmente. Era assorto nella
lettura dei giornali quando scopr che ce-
ra il suo nome tra i giocatori convocati dal
ct Blokhin per lamichevole di Skopje con-
tro la Macedonia. Pens a uno scherzo. Al-
lepoca Rusol era un onesto gregario di una
piccola squadra di serie A, di quelle che
lottanoconil coltellotrai denti per nonsci-
volare nella serie cadetta. Una carriera de-
corosa, dignitosa, ma distante dai grandi
teatri del pallone. Eppure il nome che face-
va bella mostra nella pagina era proprio il
suo. A fianco di campioni acclamati come
Shevchenko e Rebrov. Fino a quel momen-
to Rusol aveva condiviso con Sheva il nome
di battesimo. UnamagliainNazionalesem-
brava un sogno. Tornando a casa, telefon
prima alla redazione del giornale, per capi-
re se si era trattato di un errore. In parte
rassicurato, ma per nulla convinto, chiam
la Federazione di Kiev scoprendo che
avrebbe dovuto mettersi a disposizione di
Blokhin entro poche ore.
E nato cos il matrimonio tra Rusol e la
Nazionale ucraina. Ed stato amore a pri-
ma vista. Il giovane difensore centrale, che
nella recente amichevole con gli azzurri a
Losanna ha messo il guinzaglio a Luca T o-
ni, una delle rivelazioni del Mondiale. Un
protagonista inatteso che si sta ritagliando
uno spazio importante e che al termine del-
la Coppa del mondo lascer probabilmen-
te il Dnipropetrovsk per trasferirsi nella
Premier League inglese.
Lantidivo diventato divo
Rusol una creatura di Blokhin. Il ct
ucraino ne intu le potenzialit in tempi
non sospetti. Mentre giocava nellanonima-
to totale. Scartato da Dinamo Kiev e Shakh-
tar Donetsk, le squadre pi blasonate. Ru-
sol non era neppure stato preso in conside-
razione dallUnder 21. Chiuso da quei col-
leghi di reparto che ora guardano il Mon-
diale alla tv. E che magari provano un po
di invidia per questo ragazzo di notevole
stazza atletica che sopperisce con una de-
terminazione inusuale agli evidenti limiti
tecnici. Andriy sa di non essere un campio-
ne, masi messoadisposizionedellasqua-
dra con modestia. Questa sera prover an-
cora ad addentare le caviglie di qualche at-
taccante azzurro. Cercher di ripetere lim-
presa di Losanna. Di inchiodare lItalia sul-
lo 0 a 0 fino ai calci di rigore. Sperando poi
nella freddezza di Sheva dal dischetto e
nelle acrobazie di Shovkovskyi tra i pali.
Non ha molte armi in pi questa Ucraina.
Se si esclude lex attaccante del Milan e il
cervello Kalinichenko, il gruppounelo-
gio alla classe operaia, che non sempre va
in paradiso. Ma in Ucraina sognano lim-
presa e paragonano la Nazionale ai liqui-
datori. Gli eroi senza nome che nell86 si
mobilitarono per arginare le conseguenze
dellesplosione del reattore numero 4 della
centrale nucleare di Chernobyl e che paga-
rono il loro gesto encomiabile con la vita.
Rusol lantidivodiventatolidolodi una
nazione. Il ragazzo della porta accanto che
gioca a calcio in mondovisione. Il simbolo
di unUcraina che tenta a fatica di uscire
da una grave crisi economica. Con uno Yu-
shchenko ridimensionato alle ultime ele-
zioni, la crisi del gas e lo spettro del comu-
nismo alle porte. Comunque andr, allAol
Arena di Amburgo Rusol sar lultimo ad
arrendersi. Forse anche per dimostrare
che i tempi per un importante ingaggio al-
lestero sono maturi. Dice di ispirarsi a
John Terry, scorbutico centrale del Chel-
sea. E non da scartare lipotesi che sia
proprio il club londinese ad acquistarlo. L
ritroverebbeSheva. Sperando, almenoque-
sta volta, di non apprendere la notizia del
suo trasferimento dai giornali.
Luigi Guelpa
Rusol dellavvenire/2
La sorpresa ucraina una creatura
del ct. Quando lesse le convocazioni
sul giornale, pens a uno scherzo
UN FOGLIN MONDIALE
In un quarto di finale ci stanno benissimo dentro anche gli altri tre
go, lItalia e Napoli sarebbero stati nemici.
Insomma, nella storia del Mondiale, Ger-
mania-Argentina vale come una classicissi-
ma e vedersela sprecata cos, ancora a 180
minuti dal ritodellaconsegnadel titolo, pro-
fuma un po di spreco. E di correttezza. Da
parte dei tedeschi che, al momento della
composizione del calendario di questa edi-
zionedel Mondiale, nonhannocercatoovo-
lutocorsiepreferenziali. Altrocheimpicci
tipo Argentina 78. Altro che gli arbitraggi
per laCoreadel sud tutti afavore quattro
anni fa. Qui si fasul serio. Dentroofuori.
Jrgen Klinsmann dice che senza semifi-
nali per la Germania sar un fallimento. E
lo dice a tutti i network che seguono i bian-
chi senza problemi. Collegamenti in diret-
ta dal lussuosissimo hotel alla periferia
ovest di Berlino a tutte le ore del giorno e
della notte. Lionel Messi che a 19 anni ha
gi scritto unimprobabile autobiografia e
sui suoi scarpini ha fatto scrivere dallo
sponsor: 86 mano de Dios, una dedica spe-
cialissima al suo mentore Maradona so-
stiene che stavolta saranno vendicate le la-
crime di Diego allOlimpico sedici anni fa.
Lo dice nelle pochissime conferenze stam-
pa che gli argentini concedono alla ciurma
di periodistas giunti dalla lontana Buenos
Aires e non soltanto a loro.
Per fortuna, al di l di queste sciocchez-
ze dialettiche, c il campo e ci sono le tifo-
serie pronte a festeggiare una gara specia-
lissima. La Germania multietnica ha trova-
to in questa nazionale un fedele specchio
della propria societ. Le punte Klose e Po-
dolski sono polacche, lala Odonkor origi-
naria del Ghana e nessuno si sente autoriz-
zato a criticare un citt che vive e ama Los
Angeles, Klinsmann. Una squadra giovane,
senza senatori ingombranti, dove anche la
stella presunta, Michael Ballack, incassa i
soldi delle sponsorizzazioni, ma ben lon-
tano dal divenire almeno per ora la stel-
la di questo Mondiale.
E Maradona si prepara a fare il simbolo
Gli fa buona compagnia, dallaltra parte
del campo, un certo Riquelme, giocatore
argentino di 28 anni, simbolo del Villareal,
la formazione spagnola che ha eliminato
lInter nellultima Champions, chiamato dal
citt argentino Pekerman a fare da chioccia
alla nidiata di talenti implumi della scuola
argentina. Anche lui ha deluso. Fin qui. Il
sito di Ole, una delle pi stimate testate cal-
cistiche di tutta lArgentina, lo stronca pun-
tualmente con pagelle da querela: fiocca-
no i 4 sulle spalle di quella maglia numero
10 che, addosso a un altro, sembra sempre
un sacrilegio nei confronti di Maradona.
Ma per fortuna del biancoceleste c tanto
nella rosa portata qui in Germania da
Pekerman, soprattutto ragazzi e ragazzi.
S, anche qui, via i senatori alla Veron,
via anche Samuel che a dire la verit in
difesa avrebbe fatto tanto comodo e avan-
ti a ganar con Saviola e Aimar, con Tevez
e Messi, con Maxi Rodriguez e Maschera-
no. Non tutti hanno le stimmate del cam-
pione, ma Maradona con la figlia in tribu-
na, sagita come uno scalmanato. Lo far
ancora a Berlino, stringendo falsamente la
mano a Blatter e Beckenbauer , due degli
uomini che nel calcio odia di pi assieme
a Pel. E ricambiato in questo odio cordia-
le. Diego non se ne cura. Qui per una tivv
messicana commenti al vetriolo e 400 mi-
la euro di compenso per tutto il Mondiale
Maradona veste da calciatore, fuma haba-
nos di marca, anche se allo stadio non si
potrebbe, si coccola la guardia del corpo di
colore lenergumeno con la bandana
bianca in testa sempre alle sue spalle e
attende fiducioso che venga vendicato quel
giorno di luglio del 1990 quando allOlim-
pico il mondo sportivo con una caviglia
gonfia e troppa cocaina nel sangue gli
croll addosso. Se vince lArgentina, di si-
curo, le immagini dellesultanza di Diegui-
to diventeranno una delle icone di questo
Mondiale.
Marco Cherubini
Berlino. E un quarto di finale. Ma visti i
valori in campo e il recente passato della
storia della Coppa del mondo, ci stanno be-
nissimo dentro anche gli altri tre quarti.
Perch Germania-Argentina che si gioca a
Berlino, allOlympiastadion guarda caso
lo stesso della finalissima ha tutto per es-
sere una sfida degna della Coppa. E degna
del suo lignaggio.
Fu cos nell86, a Citt del Messico. Il Ma-
radona che pi bello e magro non si poteva,
e la panzerdivision di Vller e Rummenig-
ge. Fin 3 a 2. Diego alz la sua prima Cop-
pa del mondo al cielo, la seconda per il suo
paese, dopo quella triste e polemica in pie-
no regime Videla. Quattro anni dopo la ri-
vincita. Stadio Olimpico di Roma: i rigori di
Napoli avevano condannato la sprecona e
polla Italia di Vicini, quella delle notti
magiche. Gara orribile, nemmeno un tiro in
porta, poi rigore non proprio solare per la
Germania a cinque dal termine. Andreas
Brehme va sul dischetto e non sbaglia.
Franz Beckenbauer vince la sua seconda
coppa, stavolta come allenatore, Maradona
piange disperato, parlando di Mano negra.
S, la mafia della Fifa. Dalla mano di Dios,
quella del gol agli inglesi quattro anni pri-
ma proprio a Ciudad de Mexico, al pianto a
dirotto nel tunnel dellOlimpico prima del
mesto ritorno a Baires. Da allora, per Die-
Perch i forzieri della Fifa sono belli pieni e quanto incassa chi vince
marketing, 22 per cento del fatturato com-
plessivo. Non c congiuntura internazio-
nale negativa o scandalo pedatorio che
possa mettere a repentaglio le ricchezze
della Fifa, oltretutto i diritti legati alla
Coppa del mondo sono commercializzati
nei quattro anni precedenti levento e
contabilizzati esercizio per esercizio. Tan-
to per dare dei numeri. I ricavi nel 2003
erano di 455,68 milioni di euro, 473,60 nel
2004, 559,36 lanno scorso; lutile netto tre
anni fa era di 90,24 milioni, 101,12 nel
2004, 136,96 nel 2005. Ma laumento pi
vertiginoso quello del patrimonio netto
a fine periodo: passato dai 60,16 milioni
del 2003 ai 295,04 del 2005, nel 2004 era di
152,32 milioni di euro. Anche per il 2006
previsto un utile di bilancio e un aumen-
to del patrimonio ad almeno 500 milioni
di franchi svizzeri. T utti questi + con-
sentono alla Fifa di pagare qualcosa come
193 milioni di euro, o se preferite 300 mi-
lioni di franchi svizzeri, alle 32 finaliste di
Germania 2006. Infatti, un milione di fran-
chi svizzeri andato, nel 2005, a ogni na-
zionale qualificatasi ai Mondiali. Per ogni
partita giocata, minimo tre, vengono paga-
ti due milioni di franchi svizzeri, quindi
ogni federazione si gi portata a casa sei
milioni di franchi. La nazionale che vince
il Mondiale incasser qualcosa come 24,5
milioni di franchi svizzeri.
Nel conto economico del 2005, quello
preso in analisi, c un beneficio di 70 mi-
lioni di franchi svizzeri, beneficio conta-
bile dovuto al pi alto tasso di cambio tra
dollaro e franco svizzero. Perch lenorme
liquidit della Fifa, che nel 2005 ammon-
tava a 680 milioni di franchi svizzeri, im-
piegata in dollari, tanto che stata presa
la decisione, a partire dal 2007, di adotta-
re la contabilit direttamente in dollari,
per evitare le fluttuazioni del cambio, gli
umori del mercato.
Ecco qualche curiosit tratta dalla voce
spese, considerando che la media degli
stipendi Fifa si aggira attorno ai 126.500
franchi svizzeri lanno. I dipendenti sono
251 per un monte stipendi di 31,76 milioni
di franchi e sei milioni per il piano pen-
sioni, cui si devono aggiungere 12,49 mi-
lioni, sempre di franchi svizzeri, per un
nuovo piano pensioni, quello dei 25 com-
ponenti lesecutivo.
E chi il garante dei conti della Fifa?
Franco Carraro, dimissionario presidente
della Figc, che ha lasciato la Federazione
dopo lo scandalo che ha travolto il calcio
italiano. Insieme con Joseph Blatter e Ju-
lio Grondona, ha annunciato un budget
per il quadriennio 2007-2010 di tre miliar-
di di dollari di ricavi, 2,55 miliardi di spe-
se e 450 milioni di accantonamento.
Vi assicuro scrive Carraro in una re-
lazione che i miei colleghi e io continue-
remo a fare il massimo per lavorare al
meglio della nostra conoscenza e a eserci-
tare le nostre responsabilit per la vostra
completa soddisfazione. E gi qualcuno
parla di nuova triade del calcio mondiale,
Blatter-Carraro-Grondona.
Francesco Caremani
Roma. La Fifa, il governo mondiale del
calcio, una multinazionale, anche se, se-
condo il codice civile svizzero, unasso-
ciazione no profit e per questo nel 2005 ha
pagato soltanto 993 mila franchi svizzeri
di tasse. Perch soltanto? Perch nel 2005
(la fonte il Fifa Financial Report 2005)
i ricavi della Fifa ammontano a 559,36 mi-
lioni di euro, lutile netto a 136,96 milioni
e il patrimonio netto a fine periodo a
295,04 milioni.
Il calcio non un business solamente in
Italia o in quei paesi dove il campionato
pi forte e il meccanismo dei diritti tele-
visivi e del merchandising pi strutturato.
Il calcio, soprattutto con i Mondiali, mani-
festazione organizzata dalla Fifa, rappre-
senta un settore dellattuale economia, in-
fluenzato e influenzabile, che a sua volta
sa influenzare. Nel 2005 il 48 per cento dei
ricavi rappresentato dai diritti televisi-
vi per Germania 2006, 423 milioni di fran-
chi svizzeri su un totale di 874 milioni, di
questi 193 provengono dai diritti di
LInghilterra ha due squadre sposate o fidanzate tra loro, lItalia no
stituendosi da subito come un club compat-
to e perfettamente integrato, per nulla com-
plementare rispetto a quello costituito dai
loro uomini. Anzi, succede spesso che esse
rubino la scena ai loro uomini. Grazie alle
memorabili scorribande nei locali notturni
tedeschi, fra alcol, balli sui tavoli e conti da
quattromila euro a serata; o alle leggenda-
rie sessioni di shopping in cui gli scontrini
delle Visa volano come kleenex. La leggen-
da narra addirittura che la settimana scor-
sa un gruppo di tifosi tedeschi abbia osato
prendere in giro le Wags sedute ai tavoli al-
laperto di un caff e sia stato poi costretto
alla fuga tirandosi dietro insulti da camio-
nisti. NellInghilterra calcistica, essere
Wags ormai uno stile e averne una ac-
cantostatus symbol. Loconfermalacurio-
sa storia di Abigail Clancy: ventenne foto-
modella ed ex cantante rock, fidanzata di
Peter Crouch, lo sfigatissimo centravanti
del Liverpool. Abigail sbucata dal nulla
per aggregarsi alla trib Wags lo scorso 3
giugno a Manchester, in occasione dellami-
chevole contro la Giamaica. Qualche giorno
fa ha lasciato il gruppo per tornarsene a Li-
verpool, infastidita dalle voci giornalistiche
sulla sua dimestichezza con la cocaina. Ma
intanto c chi continua a giurare che la sua
relazione con Crouch fosse tutta una mon-
tatura, una trovata pubblicitaria a benefi-
cio di entrambi. Soprattutto di lui, che sen-
za una wag al seguito in Germania avrebbe
rischiato una figura da sfigato al quadrato.
Comunque sia, la storia di Abigail testi-
moniaquantoil gruppodellewags siaaper-
to e democratico. Nessuna leadership, men
che meno da parte della sempre pi dimes-
sa Victoria Adams; un tempo Posh Spice,
attualmente relegata al ruolo di signora
Beckham troppo magra e costretta a indos-
sare occhialoni alla Sandra Mondaini per
non rischiare di passare inosservata.
Al confronto delle Wags inglesi, quelle
italiane hanno caratteristiche distinte.
Non fanno gruppo, tranne che sugli spalti
in occasione delle partite; assumono una
condotta esclusivamente muliebre, da
donne che sanno stare al loro posto e
aspettare il loro turno (senza sottrarsi al-
lintervista che consenta loro di recitare
perfettamente questa parte, tuttavia); lad-
dove necessario (come nel caso di Ilary
Blasi e Alena Seredova) mettono in subor-
dine la loro immagine da personaggi pub-
blici apparendo soltanto come moglie o fi-
danzata di. E per le wags italiane sono
gi dei tipi sociali, pura carne da cannone
mediatica. I quotidiani sportivi dedicano
loro uno spazio crescente, mettendone in
risalto lacrime e sorrisi. Qualcuno comin-
cia a sostenere che portino fortuna come
se non fosse mai accaduto in precedenza
che le donne dei calciatori azzurri fossero
presenti sul luogo dei mondiali. Allindo-
mani della partita fra Italia e Repubblica
ceca il Corriere dello Sport-Stadio dedic
addirittura un articolo in cui venivano sti-
lati giudizi e pagelle sul comportamento te-
nuto dalle wags italiane sugli spalti dello
stadio di Amburgo. E si ha quasi il sospet-
to che sia il sistema italiano dellinforma-
zione ad avere bisogno di un fenomeno
wags, non viceversa.
Pippo Russo
A
nche lItalia ha le sue wags. Una trib
femminile in cui confluiscono gli esem-
plari di un nuovo tipo sociale (quello delle
wives and girlfriends dei calciatori) pro-
dotto dal paventato e irrimediabile proces-
so di narcisizzazione dello sport di cui scri-
veva il sociologo americano Cristopher La-
sch alla fine degli anni Settanta. Sono loro,
mogli e fidanzate degli azzurri, le protago-
niste di un Mondiale parallelo a quello dei
loro eroi virili, in una perfetta divisione
del lavoro e dei ruoli familiari che raccon-
ta in versione postmoderna lindistruttibile
radice familista della cultura italiana.
Una presenza ancillare ma costante,
quella delle wags italiane, in una nicchia
mediatica che colora di rosa e incipria
dinfotainment la grande manifestazione
Mondiale del pallone. In questo senso, le
mogli e fidanzate azzurre non sono anco-
ra equiparabili per stile e gesta alle Wags
inglesi. E forse mai lo saranno. Altro stile,
altro istinto scenico. Le Wags inglesi han-
no inventato questa particolare forma-trib
e lhanno esportata in modo rumoroso, co-
Il ct dellItalia, Marcello Lippi, durante una conferenza stampa (foto Tony Gentile/Reuters)
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ISSN 1128 - 6164
www.ilfoglio.it e-mail: letter e@ilfoglio.it
J
rgen Habermas sar il prezzemolo del-
lanuovabioeticadi governo. Il suonome
sta tornando a circolare per assicurare ri-
spettabilitallefumisteriedellazonagrigia
di Marino, Amato, Rodoteviadicendo. Sul
Riformista Angelo Bolaffi ha aperto un di-
battitosullallievodi T.W. Adorno, acui han-
no risposto Chicco Testa, che pensa ancora
a Dolly mentre il suo progenitore ha gi
avallato la clonazione umana, e Anna Mel-
dolesi, alla quale Habermas potrebbe spie-
gare perch il proibizionismo cosa buona
e giusta se tutela dagli stregoni della pro-
vetta. I difetti di Habermas faranno la for-
tuna dei suoi ammiratori. Il suo cavillismo
consenteallamatismodi costituirsi partein
causa, mentre leticismo luterano seduce
lalibi della coscienza e linconsistente va-
lorismo. La sua prosa spesso vaga e termi-
nologica, da sociologo difetta del senso del-
lassedio. Tremendamente tedesco, ha trat-
ti insostenibilmente lukacsiani, puritani.
Ma il custode della protesta francofortese
un miraggio ogni volta che finisce nelle ma-
ni dei riformisti della bioetica e dei gesuiti
del male minore che vedono solo confini e
mai scenari, limiti e non divieti, e che pre-
scriverebbero tranquillanti a san Giovanni
sullisola di Patmos.
Per fortuna sua (e nostra) non un libera-
le alla John Rawls, che considerava leuge-
netica uno strumento di giustizia. Poste ac-
canto alle lucide intransigenze ratzingeria-
ne di Habermas, le relazioni sullootide dei
nostri Giuliano Amato impallidiscono nella
loro capziosit coercitiva: Non compati-
bile con la dignit umana lessere generato
con riserva e giudicato degno di vita e svi-
luppo in base allesito di un test genetico,
scrive Habermas, che ha avuto il merito di
denunciare il futurismo naturalistico e lo
shopping nel supermarket genetico. Lase-
lezione preimpianto parte della prospetti-
va di autostrumentalizzazione che luomo
intraprende a partire dai fondamenti biolo-
gici della sua esistenza. A giudicare dai
problemi che Habermas potrebbe porre ai
nominalisti dello zigote, c il rischio che
dialogheranno con lui solo su egemonia
yankee e tassi di disoccupazione, pane ama-
ro dei tedeschi del dopoguerra che li rende
tutti insopportabili. Il confine concettuale
tra il prevenire la nascita di un figlio grave-
mente malato e la decisione eugenetica di
migliorare il patrimonio ereditario non
pi tracciabile con chiarezza. Anche quan-
do si addentra nella zona grigia, l dove si
battezzano le idiozie scientificamente cor-
rette e ci si assolve a vicenda, il medico e il
cardinale, Habermas non ha niente da spar-
tire con la leziosit dorotea di Stefano Ro-
dot e il casuismo bizantino di Amato.
Lallevamento razziale e selettivo
Dallasuail filosofotedescohail pregiodi
non essere un ruffiano dellottimismo, di
enunciare poco e di evitare le etimologie di-
speranti di Jacques Derrida. Ha denunciato
il postumanesimo naturalisticamente de-
clinato che strozza sul nascere il pi natu-
rale dei diritti, quello a un patrimonio ge-
netico non manipolato: Il tentativo di osta-
colare con strumenti giuridici lo strisciante
affermarsi della genetica liberale qualco-
sa di diverso dallespressione di una reazio-
naria resistenza antimodernistica. E anda-
to vicinissimo alle altitudini di Benedetto
XVI: La tentazione di far esperimenti con
luomo, la tentazione di considerare luomo
come rifiuto, immondizia, non unidea cer-
vellotica di moralisti nemici del progresso.
Secondo Habermas la vita prepersonale
conserva sempre un valore pieno per la to-
talit di ogni forma di vita eticamente costi-
tuita. Questeffettomarettaforniril destro
ai marinismi della terza via che si trincera-
no dietro a regole, abc e non oltre che ven-
gono, ogni volta, puntualmentedisattesi. Ha-
bermas meravigliosamente antiriformista
nel non cedere alluso sperimentale di em-
brioni e alla diagnostica prenatale. Straor-
dinariamenteantiamatianonellavessazione
delle tecnologie che produrranno interfe-
renze sconvolgenti nel nesso delle genera-
zioni, che alimentano la discriminazione
unilaterale e irreversibile tra ci che meri-
ta vivere e ci che non merita vivere e vin-
colanoil nuovonatoadundeterminatopia-
no di vita che limita la libert di scelta. Pos-
siamo forse affermare che la preferenza ac-
cordataallasalutedel propriobambinocon-
trobilanci la violazione della tutela embrio-
naledellavita?. Per questocontrarioalle
semenze malsane di una scienza che consi-
dera lembrione un mucchietto di cellule.
Ha capito che non importante che la ri-
cerca utilizzi gli embrioni vecchi, i cosid-
detti sovrannumerari, o che ne produca e
frulli di nuovi. Neppure contro la speranza
di poter scoprire nuovi procedimenti tera-
peutici per gravi malattie genetiche noi sen-
tiamo di poter mettere in gioco la vita uma-
na. Il concentramento umano deve restare
verboten, proibito. La gravit sassone di Ha-
bermas salutare in questo allucinante
mondo termostatico di coltivazione di tessu-
ti che ci lasciano intravedere i sensitivi del-
la compassione e i titolari delle cattedre di
bioetica, un mondo che hanno costruito am-
massando in modo informe regole sbiadite,
eticheriformateemarchedabolleincollate
su ogni manifesto che proclamasse, con suf-
fragio rassicurante, il diritto umano a qual-
siasi delitto contro luomo. Ci piace lHaber-
mas che rischiara la prospettiva di alleva-
mento razziale e selettivo delluomo, il filo-
sofo laconico che dimostra di saper vedere
dietro ai miraggi il pericolo di uno svili-
mento degli uomini a buoi e galline. Contro
gli estimatori ambiziosi cheal pigiudicano
luomo una scimmia invecchiata.
Giulio Meotti
Roma. Era prevedibile che la battuta ri-
lasciatadal cardinaleAlfonsoLpez Trujil-
lo a Famiglia Cristiana sullestensione del-
la scomunica anche agli scienziati che di-
struggono gli embrioni avrebbe avuto am-
pia eco sui mass media. E cos stato (an-
chesesi fanotareil confinamentodellano-
tizia in un box di due colonne a pag 12 del
quotidiano cattolico Avvenire). Allo stesso
modo era ampiamente prevedibile che lu-
scitadel presidentedel pontificioconsiglio
per la Famiglia avrebbe creato non poche
perplessit nei palazzi vaticani, anche tra
coloro che sono in prima fila nella difesa
dellintangibilit dellembrione. Innanzi-
tutto per una questione di opportunit.
Largomento delicato. E per certi versi ,
come vedremo, ancora sub judice. E noto
inoltre il fatto che al Papa non piacciano
troppo i cardinali che su questo tipo di ar-
gomenti si comportano pubblicamente co-
medei battitori liberi, si chiaminoessi Car-
lo Maria Martini o anche Lpez Trujillo.
Per quanto riguarda il merito della que-
stione nei palazzi vaticani si fa notare che
Lpez T rujillo non un canonista, un
esperto del diritto interno della chiesa,
con laggiunta: E si vede. Nel Codice di
diritto canonico in vigore, infatti, la sco-
munica latae sententiae per laborto pro-
curato espressamente prevista mentre
non lo per lomicidio, ove si eccettui las-
sassinio del Papa. Quindi sembra arbitra-
rio estendere per analogia questa pena gra-
vissima anche ad altre fattispecie di reato,
come leliminazione dellembrione, che
non sono previste.
Ci spiega un canonista della Curia roma-
na che le leggi penali della chiesa, proprio
perch qualificate come odiose, non co-
noscono lestensione per analogia e debbo-
no essere invece sempre applicate in senso
restrittivo. Quindi eventualmente ci potr
essere scomunica per chi distrugge lem-
brione solo quando questo verr espressa-
mente previsto dal Codice di diritto cano-
nico, il che presumibilmente potr avveni-
re solo quando la chiesa avr solennemen-
te e chiaramente definito lembrione come
persona umana.
Ed questo il punto. Finora questo pro-
nunciamento definitivo non sembra esser-
ci, ma largomento in discussione in modo
riservato sia nel pontificio consiglio per la
Famiglia sia, soprattutto, nella congrega-
zione della Dottrina della fede, e le posi-
zioni non sono unanimi. Quella di Lpez
Trujillo, che pure il membro in servizio
pi anziano dellex SantUffizio, chiara.
Ma non trova molti seguaci. Sulla sua linea
si trova ad esempio il teologo monsignor Li-
no Ciccone (professore emerito di Teologia
morale e di Bioetica nella Facolt teologi-
ca di Lugano e nel Collegio Alberoni di Pia-
cenza, nonch consultore del pontificio
consiglio per la Famiglia), ma non ce ne so-
no molti altri. Contrari a una totale equipa-
razione giuridica tra embrione e persona
umana che comunque non comporta dub-
bi sulla sua intangibilit, come affermato
nellenciclica Evangelium vitae sono
infatti altri teologi e cardinali, anche tra co-
loro che non possono essere qualificati co-
me liberal o progressisti. Ad esempio il car-
dinale Javier Lozano Barragn, presidente
del pontificio consiglio per la Pastorale sa-
nitaria, o anche teologi come monsignor
Ignacio Carrasco, membro dellOpus Dei,
cancelliere della pontificia Accademia per
la vita, presieduta dal vescovo Elio Sgrec-
cia (anche lui pi moderato del cardinale
Lpez Trujillo).
Comunque, su questi argomenti nella
chiesa cattolica non si legifera a colpi di
maggioranza, e alla fine il Papa che deci-
de (o decide di non decidere). Fino a quel
momento le dichiarazioni del cardinale
Lpez Trujillo, fa notare il nostro interlo-
cutore, hanno lautorevolezza di un mini-
stro di un dicastero di seconda fascia del-
la Curia romana. Non proprio lo stesso va-
lore che potrebbero avere le dichiarazioni
di un ministro senza portafoglio del gover-
no Prodi come Rosy Bindi, ma il paragone
rende lidea.
P. S. Marted scorso la Repubblica ha
ospitato una lettera del cardinale Lpez
Trujillo in cui il porporato smentiva una ri-
sposta della sua intervista al quotidiano ro-
mano, laddove avrebbe affermato che an-
che i cattolici che disattendono le norme
[morali della chiesa, ndr] sono fuori della
comunione ecclesiale, cio scomunicati.
L
a statistica non una scienza, un me-
todo. Particolarmente adatta a valutare
le probabilit in un gioco dazzardo, si pre-
sta a identificare gli inganni della natura o
il destino baro. Il nome nacque nel Seicen-
to e sembra sia in rapporto con la ragion
di stato. La statistica una scienza di sti-
ma attraverso campione. Supponiamo di
dovere valutare una popolazione di cui non
sia possibile classificare tutti gli individui,
per esempio le farfalle di una data specie
in un certo bosco. Vogliamo sapere se i ma-
schi e le femmine sono ugualmente fre-
quenti (o se la natura bara). Si procede
cos: si preleva a caso un campione rappre-
sentativo della popolazione, si classifica il
sesso degli esemplari prelevati e si calcola
il rapporto tra loro, diciamo cinquecento-
venti farfalle femmine e quattrocentoot-
tanta maschi su un campione di mille. Vo-
gliamo sapere se possiamo concludere che
nella nostra popolazione ci sono in realt
pi femmine che maschi. Con una partico-
lare formula (nota come chi-quadrato) raf-
frontiamo i nostri valori allipotesi cinque-
cento femmine e cinquecento maschi. Una
speciale tabella ci dice che c una proba-
bilit su mille che la nostra differenza (lo
scarto) siadovutaal purocaso. Dunquela
differenza significativa, con il rischio di
solo uno per mille che ci sia dovuto ai ca-
pricci del caso.
Ma come possiamo essere sicuri che il
nostro campionamento sia stato fatto real-
mente a caso? Potrebbero le farfalle fem-
mine essere pi vanitose o meno furbe dei
maschi. Potrebbe anche essere il nostro
campionamento perfetto, ma essere poi
sbagliata la classificazio-
ne, alcuni maschi
essendo un po
femminei. Il lato
debole della sta-
tistica che noi
non potremo mai sape-
re se il nostro campiona-
mento era casuale e lo
scrutinio cor-
retto. La stati-
stica larte
del sondaggio, e nulla
pi arbitrario della casualit
dun prelievo, se non si tratta di carte pe-
scate da un mazzo ben mischiato o di nu-
meri assortiti da una roulette impeccabile.
Abbiamo visto, in occasione delle ultime
elezioni politiche, quanto poco gli exit poll
somigliassero alla realt e poco attendibili
fossero le forchette del primo piatto. Ma
neanche la lettura di tutte le schede votate
garantisce i reali rapporti tra due coalizio-
ni, perch un errore sistematico di classifi-
cazione sempre possibile. I votanti verdi
potrebbero, per esempio, essere pi im-
preparati dei gialli e pi propensi a compi-
lare schede nulle. O potrebbero essere i
verdi, o i gialli, pi maestri nellimbroglio.
Alla fine, una votazione elettorale ci infor-
ma su una maggioranza e una minoranza,
che sono tradotte in seggi attraverso mec-
canismi che possono persino invertire le-
sito del voto. Tant! Cos va avanti la storia
in democrazia.
Una civilt esito di due refusi molecolari
Ma la statistica pu combinare ben altro.
Supponiamo che un ricercatore voglia sta-
bilire se sono pi intelligenti le femmine o
i maschi. Egli pu pesare il cervello di un
campione dei due sessi e fare poi una me-
dia dei pesi dei cervelli di maschi e femmi-
ne, calcolando anche lerrore standard e
i limiti fiduciali. Dai calcoli risulta che i
maschi sono significativamente pi intelli-
genti. Le femmine potrebbero insorgere e
notare che anche il loro peso corporeo in-
feriore a quello dei maschi e ci che conta
il peso relativo della sostanza grigia.
Qualcuno potrebbe anche eccepire che le
dimensioni cerebrali non sono per nulla un
indice di intelligenza, che Anatole France
aveva un cervello che pesava la met di
quello di Turgeniev, e non risulta che fosse
un imbecille. La statistica larte di arri-
vare a conclusioni banali attraverso irre-
prensibili trattamenti matematici. E diffu-
so luso, presso alcuni ricercatori dotati di
scarsa fantasia, di trarre conclusioni balor-
de da campioni mal prelevati e accreditare
il loro lavoro con elaborati test statistici.
Questo genere di contributi scientifici sono
stati qualificati con lespressione garbage
in, garbage out (immondezza dentro, im-
mondezza fuori): se metti robaccia nel tuo
computer non illuderti che il trattamento
statistico ne faccia qualcosa di meglio.
Alcuni genetisti di Chicago hanno indivi-
duato un gene che regola le dimensioni del
cervello. Il suo mancato funzionamento
produce la riduzione dellencefalo, da cui
il nome dato al gene di microencefalina .
Studiando questo gene in novanta individui
gli americani hanno rilevato due mutazioni
ricorrenti nel suo Dna. Hanno messo i loro
dati nel computer, e, sulla base della fre-
quenza delle due mutazioni, hanno calco-
lato che queste avrebbero potuto affermar-
si 37.000 e 5.800 anni fa. Queste date, hanno
ragionato, coincidono con due tappe im-
portanti della nostra evoluzione culturale:
la nascita della cultura simbolica (!) e le-
spandersi dellagricoltura. Conclusione, la
nostra cultura deriva da due mutazioni suc-
cessive nel gene microencefalina. Ecco
la prima prova concreta che levoluzione
biologica stata il motore della cultura!,
dichiarano gli autori. La scoperta forse
statisticamente significativa, ma intellet-
tualmente deprimente. La nostra grande e
misteriosa civilt sarebbe lesito di due re-
fusi molecolari.
Giuseppe Sermonti
La chiesa (per ora) lo difende anche senza scomuniche
Per la Fiv tre sono pochi? I dati mondiali dicono che ne basta uno
gravidanze medio del 25,1 per cento e
quello delle nascite del 18,5 per cento, con
grandi differenze da paese a paese. Quello
con la maggior percentuale di bambini nati
da fecondazione assistita la Danimarca,
con il 3,9 per cento.
Il dato pi significativo, per, riguarda il
numero degli embrioni trasferiti in utero,
diminuito in molti paesi del mondo fra il
1998 e il 2002, con un conseguente calo del-
le gravidanze multiple. Particolarmente in-
teressante la situazione europea. In Svezia
oggi nel 70 per cento dei casi si sceglie il
SET, fatto che ha portato come risultato un
declinodellenascitedi coppiedi gemelli fi-
no al 5 per cento, il che sensazionale. Le
trigemine (tre gemelli) in Europa sono vir-
tualmente scomparse, ma ci sono ancora
paesi dove la nascita di tre gemelli troppo
frequente, ha dichiarato il relatore, pro-
fessor Andersen. La scelta del SET di
grandeimportanzasoloinFinlandia, Svezia
e Belgio. Questi paesi hanno raggiunto lo-
biettivo in modi diversi. In Finlandia, ac-
caduto perch i pazienti e le cliniche lo
hanno scelto. In Svezia ci si arrivati me-
diante una regolamentazione, mentre in
Belgio sono stati usati incentivi finanziari:
lo stato paga i trattamenti di fecondazione
assistita se i pazienti scelgono il SET.
Secondo i relatori la diminuzione degli
embrioni trasferiti non ha causato un calo
di gravidanze, indicando che lefficacia del-
le tecniche migliorata. Ma non viene for-
nito il numero totale degli embrioni pro-
dotti, quello dei difettosi, che sono stati
scartati, cheandrebbeparagonatoconil nu-
mero di embrioni impiantati e, infine, con
quello dei bambini nati, con e senza pro-
blemi di salute. Solo in questo modo si po-
trebbe quantificare con precisione la reale
efficacia delle tecniche.
Quindi mentreloscorsoannoinItaliadu-
rante la campagna referendaria per la leg-
ge 40 si lanciava lallarme sul limite dei tre
embrioni da impiantare da lasciare al giu-
dizio del singolo medico, caso per caso, si
diceva, perch non si pu regolare per leg-
ge, e tre embrioni potrebbero essere pochi
per donne non pi giovani nel resto del
mondo gi da anni si cercava di ridurre al
minimo fino a uno il numero di embrio-
ni da trasferire in utero, procedendo anche
con apposite leggi o addirittura con incenti-
vi economici.
Ladiffusionedei dati scorporati per i sin-
goli stati ha provocato reazioni negative nei
media inglesi: la Gran Bretagna quartul-
tima in Europa, per numero di trattamenti
rispetto alla popolazione. Da pi parti si
chiede un intervento del governo, che pre-
veda ad esempio il finanziamento di tre ci-
cli di trattamento per le coppie infertili. Un
gruppo di ricercatori guidato dal professor
Ledger, dellUniversit di Sheffield, ha sta-
bilito che promuovere la fecondazione assi-
stita conveniente per leconomia britan-
nica: fare un bambino usando la feconda-
zione in vitro costa circa 13.000 sterline, ma
una volta grande il suo contributo in tasse e
assicurazioni alleconomia britannica sar
di ben 147.000 sterline. Studiando fino a 19
anni e poi andando a lavorare, a 31 avr ri-
pagato il costo dellintero trattamento di fe-
condazione assistita grazie al quale nato.
Chiss se hanno anche calcolato quanto
converrebbe aiutare chi quei figli li fa veni-
re al mondo gratis.
Assuntina Morresi
Roma. Le tecniche di riproduzione assi-
stita (ART) sono sempre pi utilizzate nel
mondo, con percentuali di successo varia-
bili da paese a paese mediamente intorno
al venti per cento e finora hanno fatto na-
scere tre milioni di bambini. E netta e dif-
fusa la diminuzione degli embrioni trasfe-
riti in utero: la vera novit degli ultimi anni
il successo del SET, Single embryo tran-
sfer, cio il trasferimento di un solo em-
brione. Sono questi i risultati riportati nel
Rapporto mondiale sulle ART, presentato
lo scorso 21 giugno al congresso annuale
della European Society of Human Repro-
duction and Embryology, a cura del Comita-
to internazionale che monitora questo tipo
di tecniche (International Committee for
Monitoring Assisted Reproductive Techno-
logies). I dati riguardano52 nazioni nel 2002,
e coprono i due terzi dellattivit effettiva
mondiale.
I cicli di trattamento, considerando le di-
versetecniche, cresconodi numeroogni an-
no: nel 2002 se ne sono contati 600.000, un
aumento del 20 per cento rispetto a due an-
ni prima. Presentando i risultati, il dottor J.
Mouzon ha dichiarato che, per estrapola-
zione, nel 2002 il numero totale di cicli di
ART nel mondo pu essere stimato intorno
al milione, e il numero di bambini prodotti
circaduecentomila, per untotaledi tremi-
lioni di nati, concepiti inprovetta, dopoLui-
seBrown, laprima, ventottoanni fa. Afar la
parte del leone lEuropa: il 56 per cento
dei trattamenti ARTavvienenel nostrocon-
tinente, Danimarca in testa (2.031 cicli per
milionedi abitanti), seguitadaBelgioeFin-
landia, mentre nel mondo primeggia Israe-
le con 3.260 cicli per milione di abitanti.
Considerando solo le tecniche che usano
embrioni freschi, per ogni ciclo il tasso di
In Francia la legge dice che non si tocca, ma per cinque anni lascia fare
tale, possono essere utilizzati a fini scienti-
fici da centri di ricerca, sotto la supervisio-
ne e il controllo dellAgence franaise de la
biomdicine
E infatti, solo la settimana scorsa, la di-
rettrice generale dellAgence, Carine
Camby, ha annunciato che sei centri di ri-
cerca in strutture pubbliche sono stati au-
torizzati a lavorare sulle staminali embrio-
nali tratte dalla distruzione di embrioni
concepiti in provetta e abbandonati: fra
questi, lInserm e lInstitut Pasteur lavora-
no su linee di staminali embrionali create
allestero, mentre solo il gruppo di ricerca-
tori diretto in comune da Marc Pechanski a
Parigi e da Stphane Viville a Strasburgo
stato autorizzato a creare in Francia linee
di staminali da embrioni concepiti in vitro
e affetti da malattie genetiche identificate
nel corso della diagnosi preimpianto, in
particolare la sindrome neurodegenerativa
di Steinert e di Huntington.
Linganno della speranza terapeutica
Io non sono daccordo insiste Huriet
ma quale che sia il valore delle mie con-
vinzioni, trovo inammissibile addurre come
unico argomento la speranza terapeutica
legata allutilizzazione di staminali em-
brionali. Andrebbe considerata anche la
speranza di curare malattie attraverso le
staminali adulte. V iceversa, chi sostiene
luso delle staminali embrionali, contesta
addirittura lesistenza stessa delle stami-
nali adulte, insiste semmai nella possibilit
di paragonare i due tipi di cellule. Mentre
le potenzialit delle staminali adulte non
solo non vengono considerate, ma vengano
addirittura contrastate.
Claude Huriet allude ad esempio alle
staminali che si trovano nel sangue del cor-
done ombelicale, un campo di ricerca mol-
to promettente, come dimostrano in Fran-
cia le ricerche di Eliane Gluckman allH-
pital Saint Louis. Huriet dunque lamenta il
partito preso di chi insiste nel magnificare
le potenzialit delle staminali embrionali
per la cura di malattie degenerative come
lAlzheimer e il morbo di Parkinson, accu-
sando chi contrario al loro uso scientifico
di togliere ogni speranza ai malati. E una
scorciatoia etica inaccettabile. I malati col-
piti oggi da queste malattie non potrebbe-
ro beneficiare delluso delle staminali em-
brionali, a meno che in laboratorio non si
compisse un miracolo. I tempi della ricer-
ca sono lenti, e prima di arrivare a qualche
risultato accettabile ci vorranno anni, ad-
dirittura decenni.
Anche il presidente dellInstitut Curie
quindi ammette la trappola del dolorismo
e il terrorismo della compassione che co-
stringe a tacere la maggioranza silenziosa
ostile alla ricerca sugli embrioni. Gli
scienziati credono nella ricerca. Ma io non
accetto che si possa far credere che i risul-
tati siano a portata di mano. Lungo il cam-
mino da compiere e il fatto di minimizzare
le nuove prospettive terapeutiche aperte
dalle staminali adulte mi sembra etica-
mente contestabile. Certo, il dibattito
spesso conflittuale. Pensiamo allo scalpore
provocato dal caso del coreano W ang, su
cui molti avevano scommesso salvo poi do-
versi arrendere allevidenza della manipo-
lazione. Noi pernonpossiamoaccettarelo
stesso atteggiamento ideologico nei difen-
sori delle staminali adulte. Dobbiamo se-
guire un metodo scientifico, anche se io mi
domando qual la posta in gioco di tutta
questa discussione. La medicina rigenera-
tiva rappresenta interessi colossali. Se ci si
impegna su ununica strada, quella delle
staminali embrionali, contestando quella
delle staminali adulte sino a negarne lesi-
stenza, non si segue un metodo scientifico.
Eppure, difficilepensarechesiaunme-
dico a voler porre limiti alla libert di ri-
cerca: Compito naturale del ricercatore
dice Huriet tenere alla sua libert, ma
anche interrogarsi sul senso del suo opera-
to. E proprio questo il ruolo che il Comita-
to consultivo di etica deve svolgere nel plu-
ralismo. Io per penso che a poter imporre
dei limiti nonsiail Comitatodi etica. Solola
legge pu stabilire cosa vietato e cosa non
lo , perch solo la legge espressione del-
lasocietedelleaspettativechepossonoes-
sere anche contraddittorie. Il che spiega le
contraddizioni della legge francese.
Per quanto moderato, Huriet resta un uo-
mo di scienza, preoccupato pi che impau-
rito dallevoluzione delle conoscenze. Il
progresso non si pu fermare. Ma col passa-
re degli anni si pu assistere a una deriva.
Dieci anni fa, abbiamo limitato la diagnosi
preimpianto ad alcune malattie genetiche,
come la mucoviscidosi. Oggi analizzando un
embrione concepito in vitro possiamo cono-
scere la predisposizione genetica del can-
cro al seno, o di certi casi rari di diabeti. E
molti si domandano se non sia giusto esten-
dere la diagnosi anche a questi casi. Non
parliamo poi dellecografia fetale, che oggi
permette di diagnosticare encefalite, il lab-
bro leporino, malformazioni congenite.
Ognuna di queste tecniche pone in modo
drammatico il problema dei limiti, ma non
il legislatore a poterlo risolverlo, semmai
la coscienza individuale. In Francia, poi au-
mentanoogni annoi casi di figli concepiti in
vitro per curare fratellini malati, e c per-
sino chi come Bernard Debr teorizza la di-
fesa delleugenismo individuale. Personal-
mente la trovo una scelta orribile, la bana-
lizzazione di una scelta che obbedisce al
conformismo, allair du temps. Il fatto che
il progresso nelle cosiddette scienze del vi-
vente genera situazioni sempre nuove, sul-
le quali riflettere. Sugli embrioni per esem-
pio, orachelaleggevietalaricerca, malau-
torizza con una deroga di cinque anni, di si-
curo saprir un nuovo dibattito. Sento gi
arrivare qualcuno che alzer il dito per di-
re: se le staminali embrionali non sono pi
considerate umane, in mancanza di un pro-
getto parentale, allora perch dovremmo
continuare a vietare la clonazione?.
Marina Valensise
Parigi. Claude Huriet il presidente del-
lInstitut Curie e il vicepresidente del Cib, il
Comitato internazionale di bioetica, unico
organismo consultivo delle Nazioni Unite
per la riflessione sulletica della ricerca
scientifica. Specialistainnefrologia, senato-
re onorario, membro del Comitato consulti-
vo nazionale di etica, il suo nome inFrancia
sinonimo della legge sulla protezione del-
le persone che si prestano alle ricerche in
campo biomedico. Nel 1994, con la prima
legge sulla bioetica, ha contribuito a inqua-
drare la diagnosi preimpianto, per contene-
re i rischi di eugenismo. Camicia a quadri,
sguardo sereno, modi colloquiali, siede da-
vanti alla sua scrivania presidenziale, sotto
lo sguardo cupo di Marie Curie. Oggi che la
ricercasugli embrioni diventataundatodi
fattoancheinFrancia, il professor Huriet ci
tiene a dire che lui un medico, non un ri-
cercatore, emettelemani avanti: Parloati-
tolo personale, non come portavoce dellIn-
stitut Curie, e nemmeno a nome dei suoi ri-
cercatori. AllInstitut Curie che ha ancora
sede nella rue dUlm, nel quartiere dellec-
cellenza sulla collina Sainte Genevive die-
tro il Pantheon, si fanno ricerche di avan-
guardia nel campo della cura dei tumori, e
terapie di punta, come quella ai protoni, ap-
plicatainquesti giorni inanestesiatotalesu
una bambina di sedici mesi affetta da un
rabdomiosarcoma. Ma in tema di ricerca su-
gli embrioni, Claude Huriet non fa conces -
sioni: La legge francese vieta la ricerca su-
gli embrioni umani, ma lautorizza a titolo
derogatorio per cinque anni. Ora per me
una contraddizione: quando una legge vieta
certe pratiche non credo che possa transi-
gere per cinque anni. La contraddizione
il frutto di un cambio di maggioranza tra la
sinistra favorevole alluso di staminali uma-
ne a fini di ricerca, e la destra che essendo
contraria lo viet, ma nel 2004 autorizz per
cinqueanni unregimedi deroga, entratoso-
lo adesso in fase operativa. Fino a un me-
se fa, ricorda Huriet, la ricerca sugli em-
brioni era completamente vietata. Da un
mese a questa parte sono state emanate
nuove disposizioni, ma non so come saran-
no applicate. Limportante che oramai gli
embrioni sovrannumerari abbandonati nei
centri di crioconservazione, quelli cio che
non sono pi oggetto di un progetto paren-
ANNO XI NUMERO 153 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 30 GIUGNO 2006
AmatizzareHabermas
Usato come il prezzemolo, il filosofo
tedesco non scade nella chiacchiera
bioetica sulle zone grigie
Larte delle banalit
La statistica ha gi mostrato i suoi
limiti con la politica, evitiamo
di applicarla anche alla genetica
DISAVVENTURE DI UN EMBRIONE
LA DENUNCIA DI CLAUDE HURIET, PRESIDENTE DELLINSTITUT CURIE: UNA DEROGA CHE CI PORTER A FAR CADERE OGNI DIVIETO
Diagnosi preimpianto per ridurre il ri-
schio dellautismo. Un team di medici del-
lUniversity College Hospital a Londra sta
preparando una richiesta di screening em-
brionale allautorit sanitaria, lHfea, dopo
aver conosciuto coppie con storie di autismo
in famiglia. Dellautismo non si conoscono
le cause. Si sa per che i maschi hanno una
probabilit quattro volte maggiore delle
femmine di esserne colpiti. Quindi lquipe
medica guidata dal dottor Joy Delhanty sta
studiando un protocollo per cui, semplice-
mente, si seleziona il sesso degli embrioni,
garantendo la nascita solo di femmine. La
coppia dovr chiaramente sottoporsi alla fe-
condazione in vitro, anche se non inferti-
le. Il dottor Delhanty ha dichiarato che il
trattamento sar riservato solamente alle fa-
miglie con almeno due ragazzi affetti da au-
tismo, e che gi due famiglie con queste ca-
ratteristiche, in passato, si sono rivolte a lui.
Delhanty spera che le stesse regole che han-
no permesso lo screening embrionale per
selezionare gli embrioni senza rischio di
sviluppare il cancro al seno, possano essere
estese anche a questo caso. La selezione del
sesso, per, attualmente non permessa in
Gran Bretagna.
Immediate le proteste dei gruppi di disa-
bili. Molti studiosi per non considerano
lautismo un handicap, perch spesso non
sbocca in forme patologiche, ma connesso
ad abilit particolari, creative, o di tipo lo-
gico-matematico, che sfociano in evidenti
genialit. Ma il dottor Delhanty lha mai vi-
sto Rain Man? (am)
Maschi a rischio se il fratello autistico

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