Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Edizioni di riferimento elettroniche Liz, Letteratura Italiana Zanichelli a stampa Torquato Tasso, Dialoghi, a cura di E. Raimondi, Firenze, Sansoni, 1958 Design Graphiti, Firenze Impaginazione Thsis, Firenze-Milano 3 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore La Molza overo de lamore Interlocutore: Forestiero Napolitano. Io aveva gi pagato il nuovo debito dunantica servit, quantunque la tardanza avesse accresciuto lobligo e peraventura diminuita la sodisfazione: e mi ritrovava a la presenza de la illustrissima ed eccelentissima signora donna Marfisa dEste, signora di lodevoli maniere e dalto intendimento e di molta bellezza e di molta onest, dove maveva condotto il signore Ippolito Gianluca per vincere in questa parte con la sua molta cortesia la mia con- traria fortuna. E quantunque la signora donna Marfisa mavesse raccolto cos domesticamente chio poteva depor ogni temenza, nondimeno tra la riverenza e lumilt, doppo le prime parole, che furono assai brevi e sempli- ci, non ardiva di parlar di cosa alcuna; laonde la signora Tarquinia Molza, che le sedeva a destra, perch da laltra mano era la signora Ginevra Marcia, mi disse chio ragionassi dalcuna cosa: e io risposi che le presenti mi porge- vano maggior occasione di parlar che ciascunaltra chio avessi veduto o udito molti anni sono, ma tutta volta il soggetto avanzava troppo le mie forze. E replicando ella medesima, o pur la signora donna Marfisa, chio dicessi qualche nuova diffinizione damore, mi fu portato da sedere a lin- contro e mi fu imposto chio accettassi quel favore: perch io vergognosa- mente il faceva per rispetto dalcune damigelle le quali erano in piedi; e dapoi chio sedei, come volle chi poteva commandare, dissi: Nuova diffinizione di quel che sia lamore, difficilmente si pu aspettare da vec- chio amante, il quale non sia invecchiato ne lamore ma ne fastidi; nondi- meno io far prova se cos a limproviso mene potesse sovvenire alcuna degna de laudienza, ma non so certo se mi verr fatto di ritrovarla, perch non ci ho prima pensato, e non ci ho pensato di molto tempo: laonde que primi pensieri hanno ceduto a nuovi e si sono quasi dileguati. Fate, disse la signora Tarquinia, prova di richiamargli; e io gli risposi: Mi sforzer, signora, ma voi aiutate il mio sforzo con darmi qualche tem- po; e accioch non vincresca lindugio, user un artificio che potrei tener occulto, ma ve lo voglio scoprire con la solita semplicit. E qual artificio questo? dimand la Molza. Quello, dissio, che sogliono usare in corte ne le feste, ne le quali le vecchie molte fiate sono le prime a baciarsi, mentre le giovinette sadornano: perch, quantunque sia passato quel tempo in cui molte di loro arrivavano nel mezzo o inanzi al fine, non perduta nondi- meno la memoria. 4 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore E in qual parte, mi richiese di nuovo la signora Tarquinia, questo artificio somigliante al vostro? In questo, dissi, che, mentre vo ricercando alcuna nuova diffinizione damore, addurr prima quelle che sono state da gli altri ritrovate,le quali paragoner a la mia, quasi giovenetta donna con lattempate: perci vorrei che avesse quel privilegio che si suol concedere a let giovenile, in cui tutti i diffetti si comportano pi facilmente e si loda- no spesse volte. Senza dubbio, disse la signora Ginevra, per questa cagione sar pi volentieri ascoltata. Allora io rincominciai: Se voglio prendere il principio da le opinioni pi antiche, dir chamor sia un gran dio, come gi disse Orfeo, o grandis- simo, come scrisse Euripide, e antichissimo oltre tutti gli altri; e se vorr parlarne con felicissimi poeti, dir chamore giovenissimo e tenero e deli- cato molto, ma voglio seguir lautorit dErisimaco, il quale afferm che lamor buono sia la concordia e l reo la discordia; se con Empedocle, dir chegli e la discordia siano princip; se con altri medici, conchiuder che sia una sorte di malatia, la quale si pu curare come laltre, e col digiuno e con lubbriachezza o co l trar del sangue fu da altri medicata. Ma sio matte- nessi a lopinione dalcuni filosofi naturali, direi che lamore prima affe- zione de la materia, la quale, essendo imperfetta ed informe, desidera la perfezione e la forma. Se narrer lopinione di Fedro, dir chegli degno di somma riverenza e giova molto a la virt; se le favole dAristofane volessi raccontare, direi che prima gli uomini erano congiunti, ma dapoi furono divisi per lira di Giove in guisa che ciascuno divenne il mezzo il quale a laltro suo mezzo cerca di unirsi; ma sio mappigliassi a quello che Socrate apprese da la sua maestra Diotima, direi che lamore pi tosto un gran demone chun gran dio: egli non bello come sono gli iddii, n eterno, ma mezzo fra le cose belle e le brutte e fra le mortali e le immortali: onde potrei diffinirlo desiderio di bellezza; e perciochogni desiderio presuppone priva- zione, finalmente direi chegli fosse privo de le cose belle. Ma sio numerassi con laltre opinioni quella di Lucrezio, io direi che lamore desiderio di trasportamento: perch lamante par che desideri di trapassar ne lamata. Se quella di Ieroteo fra queste mescolassi, intendereste che lamore una certa virt inestata, per la quale le cose superiori hanno la providenza de le infe- riori e linferiori si volgono a le superiori e leguali si congiungono. Ma sa queste aggiungessi la diffinizione dAurelio, lamor sarebbe un distendimento, per il qual la volont si distende verso la cosa desiderata; o pur direi chamor quella prima piacenza o quel primo piacere che abbiamo quando la cosa 5 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore desiderabile ci occorre a la vista e ci diletta. Se doppo questa adducessi lopinione di Plotino, si conoscerebbe che lamore un atto de lanima che desidera il bene; se ultimamente recassi quella di Dante, udireste Ch amore e l cor gentile sono una cosa. E tutte queste diffinizioni sono talmente antiche che la pi nuova nacque inanzi laccrescimento di questa lingua con la qual favelliamo, quando la poesia toscana era ancora giovinetta. Ma secondo quella del Bembo assai pi moderna, Amore graziosa e dolce voglia; n dopo questa naddurr alcuna altra. Allora disse la signora Ginevra: Sono tante che possono far una festa, come avete detto; ma qual vi piace pi de laltre? Perch dovreste aver giudicio de le vecchie ancora, non solo de le giovane, massimamente quando son belle come son queste. E io risposi: Ne far giudice la signora Tarquinia, ch fornita di sottile avvedimento e ornata di molte lettere e di molta dot- trina, e voi medesima, quantunque vi reputi anzi nemiche damore chamiche. E la signora Tarquinia replic: Noi non vogliamo giudicare se non sentiamo prima le ragioni de le parti, perch non paia che giudichiamo a passione: ditecile dunque. Chi le sa meglio di voi, dissio, la qual avete lette tutte le cose e tutte ve le ricordate? Ed ella soggiunse: Piacesse a Dio che cos fosse; ma come si sia, le ragioni sascoltano da giudici, non saddu- cono in favor a le parti, perch si dimostrarebbe listessa animosit. E io dissi: Poich volete pur ascoltar quello che meglio di me sapete, restringer in brevi parole quelle cose che mi paiono di maggior importanza. Dico dunque che sei generi sono i principali, i quali sono assignati ne la diffinizione damore: luno desiderio, la qual opinione seguita da Socrate nel Convito e da molti Socratici, quantunque peraventura la sua propria si manifesti nel Fedro, da Lucrezio e dal Bembo e da grandissimo numero de scrittori. Lal- tra, chella sia infirmit; la terza, che sia virt, come volle Ieroteo, che in ora ha pochi seguaci; la quarta pone che sia atto, e questa ancora non seguita da alcuno, chio sappia; la quinta dice ch distendimento dela volont; e la sesta che sia piacere o componimento, se pur questa diversa da la quarta, la quale ha per seguaci tutti i seguaci di san Tomaso oltre quelli di santAgostino. Ma dovendosi lamore ridurre ad alcuno di questi generi, parr forse pi convenevole che si riduca al pi nobile o pi eccelente. E a 6 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore voi che ne pare? Sio, rispose la Molza, dicessi a lincontro, oltre che contradirei a la dottrina dAristotele, mi dimostrarei troppo nemica damo- re: laonde il mio giudicio sarebbe sospetto. Dunque, dissio, non ridurremo lamore al genere del desiderio, il qual essendo una passione de lanima nostra, imperfettissima oltre tutte laltre, e molto meno a linfirmit; ma la ridurremo a luno de gli altri tre: o a la virt, come piacque a Ieroteo; o a latto, come volle Plotino; o a la piacenza, come stima san Tomaso. Ad uno di questi tre senza fallo, rispose la signora Tarquinia. Ma paragonando di nuovo, soggiunsio, queste tre opinioni tra loro, quale stimeremo pi perfetta? E1cci alcuna cosa, dissella, pi perfetta de la virt? La virt, risposi io, abito, e le cose che sono per abito, peraventura sono men perfette di quelle che sono in atto o sono atto: laonde per questa ragione sarebbe il genere de latto pi nobile. Sarebbe, rispose la signora Tarquinia, per questa ragione. Tuttavolta, soggiunsi, la virt de la quale parla Ieroteo non una de le nostre morali: la quale alcuna volta ne lozioso che non opera o impedito ne loperare, ma sempre in atto: e se pur abito, divino abito, il quale non disgiunto da loperazio- ne; tal che a lei non sagguaglia di perfezione latto de lanimo che desidera il bene, il quale non puro atto, ma atto che participa di potenza. Direm dunque chil genere posto da Ieroteo sia perfettissimo; e voi, come giudice giusta, confessarete chamore sia virt. Allor disse la signora Tarquinia: Quando io penso a lamor chio por- to a la signora donna Marfisa, non posso conchiudere altro, n credo chaltro conchiuderebbe la signora Ginevra. Ed ella rispose: Tutto quello ch in me di buono, se pur ce n alcuna parte, deriva da lamor a questa mia signora o da quello che ella porta a me, che le son umilissima serva. La benevolenza ch fra la signora Tarquinia e me nasce ancora da questa concordia: laonde mi pare molto vero quello che disse questo vostro filosofo. Fu santo, dissio, e teologo anzi che filosofo. Tanto meglio, rispose ella, perch per questa ragione dovr prestargli maggior credenza; ma dove la vostra nuova diffinizione? Mettetela al paragone di queste altre vecchie. Allora io soggiunsi: Io mi vergogno che fra lantiche opinioni, che sono cos belle, si mostri giovinetta di cos picciola belt; ma che posso altro che ubbidirvi? E dovrei servirvi, se ci fossi atto; ma voi non mi commandareste cosa a la quale io non fossi acconcio. Ed ella replic: Ors, dite. Dir, signora, risposi, ma siate contenta chio non la cavi fuori a limproviso. Come a limproviso? disse la signora Tarquinia; noi labbiamo tanto aspettata. Non vi spiaccia, 7 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore allora dissio, dattenderla ancora, perch lindugio non sar a fatto noioso. E che direte in questo mezzo? disse la signora Ginevra. Alcuna opinione de gli altri, soggiunsi io, presso le quali questa chio vapparecchio sar pi facilmente intesa. Dico adunque che san Tomaso ed Egidio e i seguaci de luno e de laltro pongono tre quasi gradi de gli affetti e de le passioni; e quantunque siano diversi, nondimeno in questa sono concordi; percioch subito che sappresenta loggetto amabile a lanima nostra, se ci piace, nasce lamore, il quale il primo compiacimento; ma se lanimo cerca di conseguir la cosa amata, ne desta il desiderio: e, giungendola, sha diletto di seguirla. Queste tre passioni adunque sono ne lanimo nostro per rispetto de lobietto ama- bile o del piacevole: luna il compiacimento, il quale amore; laltra il desiderio che segue lamore; e la terza il diletto nel quale sacqueta. E tre ne sono ancora, se si risguarda quel che dispiace e che sabborrisce: perch, se loggetto spiacevole sofferisce a lanimo, egli si ristringe in se stesso a somi- glianza del loto o daltra pianta, la quale spiega i fiori al sole e gli raccoglie nel suo partire: e in questo raccoglimento e, per cos dire, ristringimento de la volont riposto lodio, s come lamore ne lestensione. Ma se loggetto spiaciuto sappressa, lanimo il fugge: e questo affetto si dice fuga, ch contraposta al desiderio; e finalmente ne nasce il dolore, ch contrario al piacere. Vedete dunque che ne lanimo nostro sono da quella parte che si volge al piacere tre quasi termini o gradi, se pur non vogliamo chiamarli passioni con proprio nome, e tre da laltra da cui sofferisce quel che dispia- ce. Tanti sono veramente, rispose la signora Tarquinia. Allora soggiunsi io: Ma ne primi opposti gli scolastici pongono lamore e lodio, nel secondo il desiderio e la fuga: assai diversamente da Platonici, i quali volevano che lamore fosse desiderio. Ora, volendo io addurre la mia opinione, mi pare di riempire quel terzo grado e di porre lamore ne la quiete. Come, disse la signora Ginevra, lamore ne la quiete? Chi fu mai pi inquieto de gli amanti? Non mi date il torto cos tosto, dissio, ma ascoltate, se vi piace, la mia opinione. Lamore senza fallo contrario a lodio, ma lodio affetto invecchiato e ira invecchiata, come parve alcuna volta ad Aristotele; onde conviene che lamore ancor sinvecchi. Convien senza fallo, rispose la signora Tarquinia, per questa ragione; e io soggiunsi: Ma se lamor fosse il primo piacere, non sinvecchiarebbe giamai; anzi, subito nato il desiderio, egli si morrebbe, e l suo figliuolo sarebbe micidiale 8 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore del padre, come sono i figliuoli de la vipera. Cos averrebbe disse; e io replicai: Desiderio giamai non estinse amore, ma laccrebbe, s come fiam- ma non sestingue per fiamma, Ma sempre lun per laltro simil poggia. Dunque io direi pi tosto che lamore in fasce e quasi in culla fosse la prima piacenza, ma che, poi chegli, avendo bevuto il latte de la speranza, dive- nuto grande e ha messo lali e vola come augello, non pi quel primo piacere, ma l desiderio, con le cui saette egli ci trafigge volando: e segli tanto vola che giunga la cosa amata e la posseda, sacqueta nel piacevole; n per questo muore, altramente tutti gli amanti che hanno goduto de loro amori lascerebbono damare, ma perpetua nel godere e ne lamare parimente. Dunque que tre de quali abbiamo ragionato, il compiacimento, dico, il desiderio e l diletto, non sono altro che le tre diverse et de lamore: percioch ne la prima bambino, ne la seconda amore gi cresciuto per lo nascimento del fratello, detto Anterote, ne la terza amore invecchiato, come si cono- sce dal suo contrario, che sinvecchia similmente; anzi, sin alcuna et egli merita propriamente il nome damore, gli si conviene in questa terza per mio parere. Questo vostro amore, disse la signora Tarquinia, mi pare in parte simile a quel del Petrarca, in parte diverso: simile, perch sinvecchia come il suo; diverso, perch quello del quale egli ragiona fu Mansueto fanciullo e fiero vecchio; ma questo sar vecchio mansuetissimo. Io soggiunsi: Lamor che sinvec- chia senza conseguir il suo fine, diventa fiero per lunga passione e sincrudelisce, per cos dire, ne tormenti; ma quello il quale possessore de la cosa amata piacevolissimo oltre tutti gli altri, e non ucciso dal piacere, come alcuni credono, ma conservato il pi de le volte: perch troppo rea e maligna sarebbe la natura del diletto, sella uccidesse lamore. E se vogliam prendere la similitudine del fuoco, il quale pare che sassimigli a lamore pi di tutte laltre cose, noi veggiamo chegli si genera nel seno de la terra, e, levandosi in alto per sua natura, non sestingue, ma pi sinfiamma, e dapoi chegli nel suo proprio luogo, quantunque egli perda il primo moto, non rimane per desser fuoco, anzi divien perfetto e tanto acquista de la forma quanto de la perfezione; ma, essendo mosso con altro movimento, pare che in un certo modo sacqueti ne la sua sfera, ne la quale si conserva immorta- 9 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore le. Similmente lamore nasce ne lanimo ch desto dal piacevole, e verso lui si muove a guisa di fiamma, che per la sua forma atta a salire, desiderando di conseguire la posseduta bellezza; e dapoi chegli n fatto signore, non si muove pi con s fatto movimento, ma con un altro assai diverso, il quale non altro che desiderio di perpetuare ne la possessione, e non distrugge lamore e non impedisce la contentezza de lamante. Io aspettava, disse la signora Tarquinia, che voi diceste chegli sacquetasse nel moto come il cielo, o pur come lintelletto nostro ne lin- tendere, ch sua operazione. In questa guisa, dissio, sacquetano gli amori intellettuali; ma quelli i quali lasciano alcuna parte al senso e a le fiamme amorose, sono pi simili al fuoco, ch sotto il cielo de la luna. Comunque sia, io direi pi tosto che lamore fosse una quiete nel piacevole che un movimento verso il piacevole, come alcuni hanno detto, percioch il genere de la quiete pi nobile de laltro; laonde Senocrate, che diffin lanima un numero che si muove per se stesso, fu ripreso dAristotele, il qual disse che lanimo era uno stato, e, come lo stato listesso che la quiete o pur di natura molto somigliante, cos lamor e lanimo: per fu detto Amore e cor gentile sono una cosa. E dunque lamor quiete: e allora veramente amore chegli divenuto signor nel suo regno. E quale questo suo regno? disse la signora Ginevra. - Io porrei la sua reggia nel core, tutto che alcuni poeti, fra quali sono Omero e Sofocle, lalbergassero nel fegato e nel polmone. Questi, disse la signora Tarquinia, il fanno pi tosto bestiale che ragionevole, separandolo co l cinto ch detto septotransverso da la parte pi nobile e legandolo a guisa di cavallo o daltra bestia ne la stalla; ma, sionho inteso il vero, non parlano dogni amore, ma del sensuale solamente. Platone, dissi io, ragion de la parte concupiscibile, ne la quale alberga questo affetto, che merita pi tosto il nome di cupidigia che damore; ma concede lira al core, la qual forse si potrebbe chiamar la reggia di quello amore che signoreggia ne gli uomini. Voi contradicete a voi medesimo, disse la signora Tarquinia, perch in qualche vostra composizio- ne dite che l tempio damore nel vostro core, ma la reggia ne gli occhi de la vostra donna. E io risposi: Voi chiamate a sindicato gli scherzi di poeta. Le adulazioni pi tosto, disse la signora Ginevra, o le lusinghe che vogliate dire; e io replicai sorridendo: Niuna cosa ho detto che non sia ragionevole: percioch amore re somigliante a gli altri re, e particolarmen- te a quelli de Persiani, i quali cangiavano albergo secondo le stagioni de 10 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore lanno, e la state abitavano in Ecbatana di Media, dove laria fredissima, ma l verno dimoravano in Susa e in Babilonia e alcuna volta in Battro; laonde non sconvenevole che lamor abbia molti palagi e molti alberghi. E sio volessi ragionar di lui non come fece Diotima con Socrate, ma come ragiona Socrate con Fedro, io mi lasciarei rapir sin in cielo, dove veramente egli nacque e dove ci riconduce: n in alcun modo pi convenevole se ne pu ragionare a la presenza de la eccelentissima signora donna Marfisa, ch signora di tanto merito e di tanto valore; ma io non posso n purgare i pensieri n inalzar le parole quanto si converrebbe a la dignit del soggetto e a la nobilt de le ascoltatrici. Allora la signora donna Marfisa, levandosi, fu cagione chio sorgessi per onorarla; e dapoi di nuovo torn a sedere e, fattomi dare una sedia appresso un instromento di musica, mi disse chio scrivessi alcuna cosa damore. E io, prendendo la penna, feci alcuni versi, ne quali non com- piacqui a me stesso; laonde io le dissi: Eccelentissima signora, io son poco felice poeta, n posso comporre se non tardi e con molta difficolt. Seguite dunque, disse la signora Tarquinia, il vostro ragionamento. E io soggiunsi: Nulla mavanza che dire, avendo prima narrate lopinioni de gli altri e poi detta la mia; ma soltre le cose pensate ne debbo aggiunger alcunaltra, io cercher di prenderla da buon luogo, acciochella sia degna de laudienza. Dico dunque chamore quel chavete udito, e quale; ma de le sue qualit si potrebbono dir molte cose: perciochalcuni vogliono che da lamore di se stesso nascan tutti i mali; altri chamor sia semenza in noi dogni virtute e dogni operazione che meriti pena, e distingue quelle del purgatorio secon- do la qualit de peccati commessi de lamore: il quale, segli si volge a le cose create, erra o per troppo o per poco di vigore. Allora disse la signora Tarquinia: Poteva anco compartire i premi del paradiso e labitazioni de beati secondo le diverse virt de lamore: n so per qual cagione seguisse altra divisione. Non lo fece in guisa diversa, dissio, che non accenni che la carit quella la quale d i luoghi pi alti e pi bassi: e, come voi sapete, la carit lamore. E1 senza fallo, rispose, amor illumi- nato da Dio, il qual cagione de la vera beatitudine; ma questo, nel qual voi ponete la quiete, cagione di tutte quelle pene le quali si purgano nel purgatorio. E io soggiunsi: Questo torto che mi fate; ma pur, essendomi conceduto linterpretar la mia opinione, posso dir che la quiete nel piacevo- le si deve intendere di quella quiete ch veramente riposo e di quel piace- vole che non mescolato dalcuna amaritudine. 11 3 Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli Torquato Tasso La Molza overo de l'amore Ma la signora Marfisa, quasi volesse aiutarmi, soggiunse: Dichiarate la vostra intenzione con vostri versi medesimi, ne quali dite che la speranza e la fede non entrano nel cielo, ma solo a lamor conceduto dentrarvi: perch, segli entra nel cielo, conviene che l vero amore sia vera quiete. Questo aiuto, dissio allora, cos buono che niuno teologo lo potrebbe dar migliore; ma samore entra solo, direm che nel ritorno egli vada solo o pur a guisa di capitano vittorioso? Solo entra secondo voi, disse la signora Gine- vra; e io soggiunsi: Ma non parte solo; perch egli ha seco la fede e la speranza e tutte laltre virt parimente, come si legge nel Petrarca: Con molte sue virt in lei ristrette; perch tutte le ordina lamore in una bella schiera; anzi la virt medesima non altro che ordine damore. Maraviglioso ordine questo veramente, disse la signora Tarquinia; ma come e in qual guisa sono ordinate? E io rispo- si: Io non ho veduto chi le descriva; tutta volta Dante ce ne pu dar qualche luce, dicendo che lamor, il qual si volge al primo bene o ne secondi misuri se stesso, non possa esser cagione di mal diletto. Allora disse la signora Ginevra: Fate che questa luce vi illustri, overo che tutte cillumini. E io ripigliai il ragionamento in questo modo: Amor, volgendosi al primo bene, la carit, la quale ne gli altri modera se medesima: e questa la prima virt ne la schiera de le teologiche, ma non sola, perch accompagnata da la fede e da la speranza, le quali similmente nascono in questo rivolgimento de lanima a Dio.Ma se lamor si volge a le cose create, produce la prudenza, la giustizia, la temperanza e la fortezza, la liberalit, la mansuetudine, la modestia e laltre, le quali sono in guisa congiunte che luna non pu star senza laltra, percioch in ogni ordine c una communanza e quasi una congiunzione, la quale di- scende da la unit ne la moltitudine, e ogni moltitudine si riduce ne lunit. Se questo , disse la signora Marfisa, il Petrarca, quando descrisse il trionfo di Laura e la schiera de le sue belle virt, poteva fare chella trionfasse con Amo- re: tutta volta trionfava dAmore. Trionfava di quellAmor, dissio, il qual nutrito di pensieri dolorosi e lascivi, Fatto signore e dio di gente vana, a cui lungamente era stato soggetto. Ma l vero trionfo dAmore quello de la Divinit, co l qual nome egli per aventura volle velar gli occulti sensi del suo poema in quella guisa che alcuni solevano fare ne misteri. Laus Deo.