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ispose: - Sono... quattro. - Quattro! Che quattro! - esclam la duchessa; sono sette, e sono persino troppo p ochi!

Ebbene, nominameli. Il ragazzino riusc a nominarne sei, ma il settimo non c'era verso che se lo ricor dasse. - Ebbene - lo aiut la duchessa,- ti dimentichi il meglio: la gola! Tienilo bene i n mente questo peccato, e servitene quando puoi. Eccoti intanto uno scudo per co mprarti dei biscotti. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes): 1316. Avendo saputo che la duchessa era a Dieppe in vacanza, un contadino che vo leva presentarle una supplica entr nel recinto del castello, ma si perdette nel p arco. A un tratto vide una dama che passeggiava sotto gli alberi del boschetto. Le si avvicin per farsi indicare la strada; e la dama gli domand che cosa volesse, e quando seppe della supplica, gli disse: - Ebbene, datela a me, che la porter io alla duchessa. E voi, dite, la conoscete? - Non la conosco - rispose il contadino - ma dicono che molto brutta. Il giorno dopo il contadino venne ammesso in presenza della duchessa e potete im maginare la sua sorpresa quando vide che ella era la dama stessa che aveva incon trata il giorno prima nel parco. Vedendo il suo imbarazzo, la giorn gli sorrise benevola e gli disse: - Buon uomo, la vostra supplica stata accordata. Vedete che, se sono brutta, son o almeno buona. (GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). BERRY Carlo Ferdinando, duca di n. 1778 - m. 1820; secondo figlio di Carlo X e di Maria Teresa di Savoia; mor ass assinato. 1317. Durante l'emigrazione, accadde una volta al duca di Berry di trattar male, in presenza di altri, un ufficiale distintissimo. Subito dopo se ne pent e, chia mato in disparte l'ufficiale, gli disse: - Sono stato ingiusto e impulsivo con voi. Ho torto. Ma voi consideratemi come u n privato qualunque e non come un principe, e pertanto, se volete una riparazion e, sono pronto a darvela. (GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes).. 1318. Un giorno, trovandosi nella foresta di San Germano a caccia, il duca di Be rry fece chiamare una delle guardie della tenuta e gli disse: Lo so, tu l'hai con me, e hai ragione, perch in una delle mie ultime cacce sono s tato troppo vivace con te. Via, dammi la mano e non ne parliamo pi. Il guardiano restava confuso e si schermiva. Ma il duca volle a forza che, gli d esse la mano e, dopo che l'ebbe stretta in segno di amicizia, vi lasci parecchie monete d'oro, dicendo: - Va' l, che ti conosco, hai cinque figli. (GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 1319. Godeva di molta popolarit nell'esercito per il suo coraggio e per la sua bo nomia. Un giorno, passando una rivista, sent alcuni gridi di Viva l'Imperatore! - Amici miei, ora ricominceremo l'esercizio. Voi vi siete sbagliati, per una vec chia abitudine - disse, sorridendo, il principe. Ma pi lontano echeggiarono altre grida di Viva l'Imperatore! - Gli volete dunque tanto bene? - domand il duca. - S, monsignore, perch ci portava alla vittoria.. - Bello sforzo! - concluse il duca, abilmente - quando si hanno soldati come voi ! (FABRE, La duchesse de Berry). 1320. Un giorno il duca di Berry passava in rivista un reggimento. Un ufficiale usc dalle righe e domand la croce di San Luigi. E che cosa avete fatto per meritarla? - chiese il duca. - Ho servito trent'anni nell'esercito - rispose l'ufficiale. - Trent'anni di brigantaggio! - esclam il duca, alludendo alle guerre, napoleonic he. Ma il giorno dopo l'ufficiale ebbe la croce che desiderava. (LEON VALLE,, La Sara bande). 1321. Il povero duca di Berry, mentre era morente, chiese di poter vedere colui che lo aveva pugnalato. - Chi sa? - diceva - forse io, senza volerlo, l'ho offeso qualche volta.... Il c

onte d'Artois gli rispose: No, no. Voi non l'avete mai veduto. Ed egli non ha nessun odio particolarecontro di voi. - Allora un pazzo - esclam il duca. E si raccomand al re Luigi XVIII perch facesse grazia all'assassino. (FABRE, La du chesse de Berry). BERRY (Maria di Borbone poi duchessa di) nata a Caserta nel 1789, - morta nel 1870; sorella di Ferdinando re di Napoli, a nd sposa al principe Carlo Ferdinando duca di Berry, madre del pretendente Enrico V; la duchessa celebre per la sua resistenza a Luigi Filippo in, Vandea. 1322. Maria Carolina aveva appena sette anni ed era gi energica quale fu sempre. Un giorno a Napoli, una turba di malcontenti gridava per le vie: - Abbasso il re Nasone! Ora il re Nasone era il nonno della piccola principessa. Affacciandosi alla fine stra della sua camera, Maria Carolina vide un ufficiale delle guardie che se ne stava pacificamente affacciato al balcone e, non sapendo che attitudine prendere di fronte ai dimostranti, cercava di non farsi vedere. Allora la piccola chiam s ua sorella e le disse: - Isabella, andiamo dunque a buttare in strada quel vigliacco! (FABRE, La duches se de Berry). 1323. Quando and sposa al duca di Berry, a Marsiglia andarono ad accoglierla alti dignitari di Corte, i quali le rivolsero un saluto in italiano. Ma la principes sa interruppe l'oratore e gli disse: - Parlate in francese. Ormai sono una principessa francese e non conosco che que sta lingua. Veramente per la duchessa, anche dopo, parl un linguaggio misto, in cui al frances e si mescolava il dialetto napoletano. (FABRE, La duchesse de Berry). ' 1324. Andava spesso a Parigi, sola o col marito, a far visita alle esposizioni d'arte, e comprava anche quadri e sculture, pi che altro per venire cos in soccor so degli artisti bisognosi. Una volta, ad alcuni cortigiani che si maravigliavan o con lei perch aveva comprato delle tele di scarsissimo valore artistico, ella r ispose: - Povera gente! A chi dunque questi disgraziati dovrebbero vendere i loro brutti quadri, se non ci fossi io a comprarli? (FABRE, La duchesse de Berry). 1325. Quando fu fatta prigioniera, sbalord tutti per il coraggio e per la dignit c on cui sopport la sventura. Stava pranzando col generale Dermoncourt, a cui s'era arresa, quando nella sala entr il prefetto di polizia, Maurice Duval; il quale, senza togliersi di testa il cappello e senza badare menomamente alla principessa , si mise a cercare alcun che. La duchessa allora disse a Dermoncourt: - Generale, sapete per che ragione in questo momento rimpiango di non aver pi il potere che ho perduto? Perch, se avessi l'autorit di un tempo, potrei adesso coman dare a due uscieri di sbarazzarmi di quel maleducato l! (FABRE, La duchesse de Be rry). 1326. Quando le dissero che l'avrebbero portata prigioniera a Blaye, dove sarebb e stata custodita da tremila uomini, rispose: - Bene! A me piace trovarmi in numerosa compagnia. (FABRE, La duchesse de Berry) . BERRYER Pietro Nicola nato a Sainte Menehould nel 1757 - morto a Parigi nel 1841; uno dei pi grandi avv ocati francesi dell'epoca della Rivoluzione, dell'Impero e della Restaurazione. Lasci un interessante libro di Memorie. 1327. Quando fu messo sotto processo Luigi XVI, Berryer convoc alcuni suoi amici avvocati e, siccome in quei tempi orribili un avvocato pagava con la vita la difesa dei sospetti, l'adunanza stabil che, se la scelta del m cad esse sopra uno di loro, anche tutti gli altri si sarebbero associati alla difesa , e il difensore avrebbe cominciato la sua arringa dicendo: - Io porto alla Convenzione la verit e la mia testa: la Convenzione potr disporre della mia vita dopo che avr udito le mie parole. Nessuno di essi tuttavia fu scelto e l'adunanza resta solo quale indice dello sp irito dei tempi. (Le correspondant, 10 dicembre 1910).

BERRYER Pietro Antonio nato a Parigi il 4 gennaio 1790 morto il 29 novembre 1868; figlio del precedente , uno dei maggiori avvocati parigini, fu anche uomo politico e membro dell'Accad emia di Francia. 1328. Nella sua giovinezza era molto spensierato e, piuttosto che studiare i cod ici, preferiva darsi buon tempo con gli amici e con le amichette. Amava specialm ente il teatro, e tra i teatri preferiva quelli di variet. Una sera, che era a un 'operetta, in poltrona, colse per caso un discorso che due signori facevano dava nti a lui, vogliamo dire nelle poltrone della fila immediatamente precedente la sua. I due parlavano della decadenza del foro parigino. - Berryer padre - diceva uno dei due - vecchio e c' ormai poco da sperare da lui. In quanto al figlio... ah, meglio non parlarne! Non sar certo lui che prender il posto del padre. Non si occupa d'altro che di belle donnine e di canzonette. Queste parole gli diedero tale un segno di vergogna, che il giovane subito si al z dalla sua poltrona e corse a casa. E da quel giorno non frequent pi n teatri n catt ive compagnie e si diede tutto allo studio. (Russo, Oratori). 1329. Berryer difendeva spesso dei clienti poveri e non voleva essere pagato. Un a volta, avendo difeso alcuni tipografi, costoro, non riuscendo a fargli accetta re gli onorari, composero per lui una magnifica edizione in esemplare unico dei Discorsi funebri di Bossuet e gliene fecero omaggio. - un capolavoro dell'arte d ella stampa. Ma pi spesso difendeva per niente, senza la prospettiva di un dono. - Lo faccio - diceva - per non dover sperimentare l'ingratitudine dei miei difes i. Alcuni amici lo rimproveravano di questo suo eccessivo disinteresse. - E pensare - dicevano - che non avreste che ad abbassarvi per raccogliere denar i fin che ne volete. - S, - rispondeva - ma bisognerebbe che mi abbassassi! (Eloquenza). 1330. Era disinteressato e generoso. Un tal Dehors era stato condannato ai lavor i forzati come incendiario. Persuaso della sua innocenza, Berryer lo difese in a ppello, poi in cassazione, poi nel nuovo processo e finalmente riusc a strappar l a desiderata vittoria. Appena liberato, il grato Dehors vendette tutto ci che pos sedeva e si rec dall'avvocato coi suoi due figli, un maschio e una femmina, per r ingraziarlo e per portargli un fascio di biglietti di banca. Berryer li prese, l i divise in due parti, ne diede uno alla ragazza, dicendole: , Questi sono per la vostra dote. Poi diede l'altra parte al figlio di Dehors: - E questi a voi, per continuare i vostri studi. (Les nouvelles littraires, 18 ge nnaio 1930). 1331. Berryer fu senza alcun dubbio il maggior avvocato che ha avuto la Francia. Durante la discussione, in un processo in Corte d'Assise, aveva cos ben parlato, che, quando il presidente avrebbe dovuto secondo la procedura far a i giurati il riassunto della discussione, si scus dicendo di non poterlo fare. - Signori giurati, - disse - avrei dovuto prendere appunti mentre l'avvocato par lava, e invece... sono stato ad ascoltare anche io e ho pianto! (Les nouvelles l ittraires, 7 maggio 1927). 1332. Difendendo Cambronne, l'illustre soldato di Waterloo, grid: - Non conveniente che un re vada a raccogliere i feriti sui campi di battaglia p er portarli al patibolo. (FEROCI, Giustizia e grazia... 1333. Quando fu eletto la prima volta deputato, pronunci pochi giorni dopo un dis corso di tale importanza ed eloquenza che tutti ne furono maravigliati e Guizot non pot tenersi dall'esclamare: - Ecco un bell'ingegno! E il deputato Royer-Collard di rimando: - Dite addirittura che una formidabile potenza! (LAROUSSE). 1334. Guizot, che non era stato sempre fermo sulle sue idee politiche, diceva un giorno alla Camera: - Non conosco niente di pi ignobile del cinismo rivoluzionario. E Berryer pronto, interrompendolo: - S, c' il cinismo delle apostasie! (LAROUSSE).

1335. Era di opinioni legittimiste, ma deprec sempre e il governo della Restauraz ione, per i suoi eccessi reazionari e per la.sua politica di repressioni e di ve ndette, e difese la libert di stampa. Dicevano perci di lui: - Egli pi realista del re, ma pi liberale della libert. (LAROUSSE). 1336. Un marchese che, pur essendo legittimista, aveva fatto la corte a Luigi Fi lippo e poi a Napoleone III, incontr un giorno il celebre avvocato Berryer. _ Che pensate di quel che succede adesso in Francia? - gli domand il volubile mar chese. - Non sembra anche a voi che vi si stia preparando il letto per Enrico V? - Non so - rispose Berryer - se si stia preparando il letto a Enrico V; ma quest o so che, se Enrico V verr, anche se non trover il letto, non gli mancheranno cert o i pagliacci. (POUMIES, Souvenirs d'un mdecin). 1337. Nel 1832, il celebre avvocato Berryer fu arrestato sotto l'accusa di aver congiurato, insieme con la duchessa di Berry, per la restaurazione, in favore de l duca Enrico, figlio della duchessa. Il giorno del processo, in cui egli ,dovev a comparire dinanzi ai giurati della Loira, a Blois, la sala d'udienza era stipa ta di un pubblico eletto; e quando Berryer entr, tutti e anche i giurati si alzar ono in piedi per salutare il principe degli oratori. Gli avvocati che affollavan o il pretorio invasero il banco degli imputati e vi si installarono. - Quel posto - osserv il presidente - riservato agli accusati. Signori avvocati, siete pregati di lasciarlo libero. Si alz allora il presidente degli avvocati e, toltosi il tocco che aveva in testa , disse: - Signor presidente, il banco degli accusati oggi tanto onorato dalla presenza d ell'avvocato Berryer, che noi riteniamo di far onore a noi stessi rimanendo a qu esto posto. (Eloquenza). 1338. Quando l'avvocato Berryer fu eletto membro dell'Accademia Francese, avrebb e dovuto, secondo la consuetudine, leggere l'elogio del suo predecessore. Ma il grande oratore, abilissimo nell'improvvisare, non era altrettanto sicuro nello s crivere e nel leggere ci che aveva scritto. Cerc quindi di esimersi, dicendo argut amente: - Ma io non so n leggere ne scrivere! Per, dopo molti mesi, dovette obbedire al regolamento (- . MNIRE, Journal). 1339. Sua suocera, parlando di lui diceva: - Sono la pi felice delle madri: ho un genero di cui tutti parlano e una figlia d i cui nessuno ha mai parlato. (Giornale delle donne, 5 aprile 1887). BERTA DI SAVOIA Vissuta nell'XI sec. sposa dell'imperatore Enrico IV di Germania. 1340. Berta spos il famoso Enrico IV di Germania, quello che pi tardi si umili a Ca nossa. Questo imperatore era uno scapestrato e un libertino e tratt subito la spo sa con gran disprezzo. Tent di rompere il vincolo matrimoniale che lo legava a Be rta, inducendo un suo compagno di stravizi a corteggiare l'imperatrice e a otten erne un amoroso convegno. Berta capi che costui agiva d'accordo col marito e pen s di dargli una severa lezione. Finse di aderire alle proposte del suo corteggiat ore e gli diede un appuntamento di notte nel suo appartamento, se non che, quand o costui venne insieme con Enrico, Berta fece trovare tutte le sue ancelle, arma te di bastone, che al buio cominciarono a menar botte da orbo sull'imperatore e sul suo compagno. Le cose si sarebbero messe assai male per i due compari, se no n interveniva Berta, a cui Enrico, pentito, chiese perdono. (TENCAIOLI, Principe sse sabaude). 1341. Berta, quando il marito Enrico IV fu scomunicato e privato dei suoi Stati, venne a stabilirsi in Italia. Durante questo breve soggiorno, trovandosi ella a Montagnana presso Padova, una povera vecchia del popolo, volendo farle omaggio, le offr il suo fuso, dicendole: - Buona regina, io te l'offro; tutto quel che posseggo. Piacque l'atto all'imperatrice, che accett l'ingenuo dono e ordin che a spese sue fosse dato alla vecchierella un campo, i cui termini dovevano esser fissati dall a lunghezza del filo che era stato regalato insieme col fuso. La novella si sparse nei dintorni, e subito vecchie e giovani accorsero a offrir le chi il fuso, chi la rocca, chi il gomitolo; ma essa, porgendo a ognuna una mo neta, rifiut tutti i doni, dicendo:

- passato il tempo che Berta filava! Donde venuto il famoso proverbio. (TENCAIOLI, Principesse sabaude). BERTELLI Dante professore di anatomia all'Universit di Padova, vissuto fra la met dell'800 e i pr imi decenni del '900. 1342. Un giorno d'autunno Bertelli, professore di anatomia a Padova, .usciva dal la stazione con una grossa valigia. Il daziere, vedendolo passare, lo interpella : - Ohi! Signore! Niente di dazio? il Bertelli, con una grande aria: - Professore universitario che torna dalla campagna. Davanti ad una dichiarazione cos solenne, il daziere rimase confuso. E il Bertell i pass. (VINASSA, Aneddoti universitari). BERTOLAZZI Carlo nato a Rivolta d'Adda nel 1870 - morto a Milano nel 1916; poeta e commediografo italiano. 1343. Mentre faceva il primo corso di liceo, il Bertolazzi compose una poesia in titolata Primi versi, e la mand a Leone Fortis, che dirigeva allora Vita moderna, una rivista settimanale. Attese con ansia la domenica, sperando di vedere final mente il suo nome stampato e noto al mondo intero. Invece trov nella piccola post a questa battuta che lo riguardava: C. B. abbiamo letto i vostri Primi versi. Spe riamo che siano gli ultimi. (CARLO BERTOLAZZI Teatro). 1344. Carlo Bertolazzi - che divenne poi un grande commediografo - interrogato i n diritto romano all'Universit di Pavia, poich non seppe rispondere alle due prime domande, trasse l'orologio e disse con amabile dignit ai professori commissari: - La compagnia cara, la compagnia bella, ma io perdo il treno! si ritir con un inchino. 1345. La prima commedia, anzi dramma, fu composto dal Bertolazzi che aveva poco pi di venti anni. S'intitolava Monna Teresa e fu rappresentata da una compagnia d i filodrammatici. La rappresentazione ebbe luogo il 6 giugno 1888, e fu un trion fo; l'autore venne trascinato dai comici alla ribalta con tale impeto che gli si stacc una manica della giacca! L'entusiasmo-fu tale, che Bertolazzi, sebbene avesse in tasca appena una lira e venti centesimi, si credette in dovere d'invitare a cena, subito dopo il teatro, i filodrammatici, i sonatori che avevano sonato negli intervalli e molti improv visati amici dell'ultima ora. Insomma una cinquantina di persone, che -mangiaron o e bevvero allegramente sino all'alba, inneggiando all'arte. Ma il giorno dopo venne inesorabile il conto del trattore, e il povero Bertolazzi allib... ma allib di pi il padre, che dovette pagarlo! (BERTOLAZZI, Teatro). 1346. La sua Casa del sonno, dramma in quattro atti, si rappresent , con gran suc cesso a Milano nel 1902. Un giorno, mentre l'autore camminava per una strada sol itaria di Milano, fu avvicinato da uno sconosciuto che gli domand: - Scusi, lei per caso l'autore della Casa del sonno? E, alla risposta affermativa, lo ringrazi commosso. Il Bertolazzi non capiva. - Ma scusi, lei chi ? - Deve sapere, signore, - prosegu l'altro - che io sono uno che giocavo in Borsa, rovinando la mia famiglia; ma, sere or sono, ho visto il suo dramma, ho avuto o rrore del mio stato, che lei descrive tanto bene nelprotagonista del suo dramma, ed ho giurato di non giocar pi; anzi la mattina dopo ho liquidato subito ogni co sa dall'agente di cambio, e ora sono tornato al mio solito lavoro e alle gioie d ella mia famiglia. A lei devo la vita! Bertolazzi confess che quella volta s'era proprio commosso, e gli pareva di aver fatto una buona azione. (BERTOLAZZI, Teatro). BERTIN Luigi Francesco nato nel 1766 - morto nel 1841; giornalista francese, fond insieme col fratello, il Journal des Dbats. 1347. In pochi anni il Journal des Dbats, che i fratelli Bertin avevano fondato a Parigi dopo la rivoluzione del luglio, acquist una grande forza politica, grazie soprattutto all'onest dei direttori; e i governi che si succedettero in Francia

dovettero spesso considerare pericolosa la minaccia di un'opposizione da parte s ua. Il ministro Duchtel confidava a persona di sua fiducia che il governo corrisponde va al giornale dei Bertin, come ad altri giornali, un assegno annuo, come compen so dovuto per i rischi ch'esso correva sostenendo la politica del ministero, ma che, all'infuori di quell'assegno pattuito, i Bertin non avevano mai voluto acce ttare nulla dal governo. - Un giorno, - soggiungeva l'ex-ministro - dovendo lasciare il ministero, e non volendo consegnare al mio successore certi fondi segreti ch'egli avrebbe adopera ti contro di me, pregai il Bertin di accettare contoventimila franchi che trovai in cassa: ma esso rifiut ostinatamente di accettarli. Molti altri non avrebbero avuto tanti scrupoli (- . MNIRE, Journal). 1348. Il visconte Mol, Primo Ministro sotto Luigi Filippo, aveva sposato una figl ia del ricco ebreo Samuel Bernard e se ne vergognava. La stampa evitava perci qua lsiasi allusione al riguardo, e Luigi Bertin, vecchio ed esperto giornalista, di ceva ai suoi giovani redattori: - Figliuoli miei, se volete far carriera, ricordatevi di non nominare mai Samuel e Bernard, a causa del visconte di Mol, e di parlar sempre della contessa de Chat eaubriand, amante di Francesco I, per far piacere al nostro caro visconte, che n on discende affatto da quella signora, ma che lusingato dall'omonimia, perch la c ontessa di Chateubriand era 'sposa a un Mol. (- . M NIRE, Journal). BERTON Enrico nato a Parigi nel 1767 - morto nel 1844; uno dei maggiori musicisti francesi, au tore di molte opere, tra cui la principale Stefania e Montano. 1349. Berton, figlio di un musicista, a sei anni sonava gi il violino. E come son atore di violino fu, assai giovane, scritturato all'Opera. Se non che aveva l'am bizione di diventare compositore. Si present pertanto all'esame, per essere ammes so al Conservatorio, ma Rey, professore di composizione, dichiar che egli non ave va nessuna disposizione a comporre e non l'accett. Il. povero giovane si mise all ora a studiare alla meglio da s, e per esercizio, scrisse un'opera. Era sua vicin a di casa la signorina Maillard, cantante celebre dell'Opera. che, sentendo sona re tale musica al piano, se ne invagh e, conosciuto l'autore, lo present a. Sacchi ni, il quale apprezz molto le qualit del giovane e gli diede lezioni di contrappun to.. Anche Grtry stimava molto Berton; e un giorno che il poeta Dejaure gli port u n suo libretto, Stefania e Montano, gli disse: - Io sono ormai troppo vecchio. Qui ti ci vuole un maestro giovane e appassionat o. Portalo a Berton, e vedrai che te ne far un capolavoro. E cos fu. (LAROUSSE). 1350. Berton era allora gi ammogliato, ed, essendo povero, viveva in una soffitta molto modestamente. La moglie doveva andar a fare la spesa, e il giovane maestr o componeva Stefania e Montano senza perdere di vista la pentola, che bolliva in tanto sul fuoco e che la moglie gli aveva affidata. Dovette cercar di trattenere a mente il preludio dell'opera per pi di quindici gi orni, non avendo i denari occorrenti per comprare la carta da musica su cui scri verla. Pi tardi, diventato celebre e ricco, diceva a un giornalista che era andato a int ervistarlo e a cui aveva raccontato queste sue strettezze: - Raccontatelo sul vostro giornale. I giovani che cominciano vi troveranno mater ia per fortificarsi contro certi scoraggiamenti! (MAURICE, Histoire anecdotique du thatre). 1351. Quando Stefania e Montano fu rappresentata la prima volta all'Opra Comique, vi riport enorme successo. Ma subito dopo la rappresentazione, un rivoluzionario fanatico and a denunciare l'opera come aristocratica, perch uno dei personaggi de l melodramma era un prete che faceva nel dramma una buona figura. Infatti Berton venne chiamato dal capo della polizia. - Ma io credevo che bastasse far della buona musica... - si scusava Berton. - Qui invece il male! rispose il poliziotto. - Se il prete cantasse della musica orribile, nessuno ci baderebbe. Ma esso canta cos bene, che io stesso ho dovuto farmi forza dei miei buoni sentimenti repubblicani per non applaudirlo! E le rappresentazioni furono sospese. (LAROUSSE).

BERULLE Pietro n. 1575 - m. 1629; cardinale dottissimo, devoto, pieno di moderazione. 1352. Un giorno un giovanotto discuteva col cardinal di Berulle e voleva sostene re che il demonio non esiste, perch lui non l'aveva mai veduto. - Bravo! - esclam il cardinale, di buon umore - sarebbe come se io vi* stimassi u n imbecille e un ignorante, soltanto perch nei vostri discorsi non vedo nemmeno l 'ombra dell'ingegno e della cultura! (Diversits curieuses IV). BESNARD Alberto nato a Parigi nel 1849 - morto ivi nel 1934; -uno dei migliori pittori francesi contemporanei. 1353. Il gran pittore Besnard, nel momento di lasciare le Indie per imbarcarsi p er la Francia, vide sul molo un asino il cui manto aveva dei riflessi che lo ent usiasmarono. Non potendo, per dipingerlo, ritardare la partenza, stabil di compra rlo e portarlo con s in Francia. E cos fece, se non che, sotto il cielo grigio di Parigi, tutta la magia dei colori che aveva incantato il pittore dilegu, e quell' asino da Mille e una notte non fu pi altro che un povero asinello qualunque. Tutt avia Besnard volle tenerlo, e mostrandolo agli amici, diceva: - Ecco la bestia che mi ha tolto le ultime illusioni della vita! (Manuel gnral, 29 dicembre 1934). 1354. Alberto Besnard raccontava ridendo ai suoi amici che un giorno, mentre aff rescava i muri del Petit-Palais, gli si avvicin un monello di strada e, dopo aver guardato a lungo il lavoro del pittore, gli disse: - Dite, signore, per caso, a voi vi pagano per disegnare sui muri? - S, caro mio, - gli rispose il pittore - e anche piuttosto caro. E il ragazzo, con sguardo d'invidia: - Siete ben fortunato voi! Io, quando disegno sui muri, non piglio che delle gra ndi sculacciate. (Manuel gnral, 16 febbraio 1935). BEZENVAL (Pietro Vittorio, barone di) n. 1722 - m. 1791; generale e diplomatico francese. 1355. Il barone di Bezenval aveva al suo servizio un vecchio servitore che l'ave va visto nascere. Lo teneva perci molto caro, e gli dava delle incombenze leggere , pi che altro come pretesto, per non dire addirittura che non gli faceva fare pi nulla. Un giorno il povero vecchio ruppe un vaso di valore e ne fu cos mortificat o che voleva andarsene a tutti i costi. Il barone, che gli voleva bene, cercava di dissuaderlo; ma inutilmente. Allora, vedendolo ostinato nell'andarsene, gli d isse: - Eccoti la chiave del portone. Se proprio non dobbiamo stare pi insieme, tocca a me andarmene, perch tu sei pi vecchio di me nella casa. Il servo si commosse e voleva gettarsi in ginocchio innanzi a un padrone cos uman o. (BEZENVAL, Memoires). 1356. Il barone di Bezenval aveva condotto al fuoco la sua divisione, che era st ata terribilmente decimata dai nemici. Gli fu dato allora l'ordine di ritirarsi coi pochi superstiti; ed egli infatti si ritir. Ma, poco dopo, un generale incont r di nuovo Bezenval nel folto della mischia. - Che cosa fate qui, voi? - gli domand. - La vostra parte finita per oggi. - vero - rispose il prode; - ma che volete? come all'Opera: ci si annoia, ma, fi n che si sentono sonare i violini, si resta. (LEON VALLE, La Sarabande). BIANCHERI Giuseppe nato a Ventimiglia il 2 dicembre 1825 - morto a Torino il 26 ottobre 1908; uomo politico italiano e Presidente per molti anni della Camera dei Deputati. 1357. Biancheri fu un presidente faceto della Camera dei Deputati. C'erano allor a due deputati che avevano press'a poco lo stesso nome. Uno si chiamava Gallo Ma nna e l'altro Gallo Cassia. Un giorno Gallo Manna interrompeva troppo spesso gli oratori, e il presidente do vette richiamarlo all'ordine. - Onorevole Gallo Cassia, - gli disse - la prego di tacere. Gli altri deputati, che s'erano accorti dell'errore, corressero: - Signor presidente, Gallo Manna che interrompe e non Gallo Cassia. E Biancheri pronto, alludendo al fatto che tanto la manna quanto la cassia sono due generi di farmacia:

- Perbacco, ho sbagliato barattolo! (Minerva, 30 ottobre 1932). BIANCHI Mos nato a Monza nel 1840 - morto nel 1904; illustre pittore italiano. 1358. Un giovane pittore mostr a Mos Bianchi un suo quadro, chiedendogli qualche c onsiglio. E il grande pittore gliene diede infatti, additandogli alcuni difetti che dovevano esser corretti. - Lavorateci ancora, amico mio, correggetelo, finitelo. Ma evidentemente il giovane voleva solo degli elogi, perGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smJH

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