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E DIO VIDE CHE CIO' ERA BUONO Augusto Barbi Facolt Teologica del Triveneto La crisi ecologica una

a sfida che riguarda tutti gli uomini e chiama in causa la responsabilit di ciascuno, indipendentemente dalla fede, in vista di promuovere una politica e un'etica nuova. In quanto uomini credenti, per, il problema della salvaguardia del creato concerne di fatto anche la nostra fede e il modo con cui ci sfor iamo di capirla. !n imprescindibile punto di parten a per tale riflessione di fede " che deve tener conto del contesto di modernit in cui essa si produce " sono certamente i testi biblici che evocano la crea ione #il titolo stesso di questo intervento lo suggerisce$. !na loro sintetica rilettura non ci offrir di sicuro solu ioni immediate per i nostri problemi attuali. %ssa per ci render possibile, in negativo, il ridimensionamento di certi tipi di interpreta ione & oggi sotto accusa & che hanno enfati ato la sovranit dell'uomo sul creato, incoraggiando un suo dominio ad oltran a sul mondo, di cui vediamo oggi le perniciose conseguen e. In positivo, poi, ci permetter di delineare una visione dell'uomo inserito dentro quella costella ione di rela ioni #con la natura, con gli animali e con 'io$ che gli assicurano la possibilit di un'autentica reali a ione e al contempo di intravedere quali sono i pericoli che minacciano questo complesso equilibrio dinamico. (itornando sui testi biblici )delle origini* occorrer non ignorare un certo loro carattere mitico. +er questo loro carattere, essi non vanno compresi come un racconto dell'origine del mondo e dell'uomo intesa nel suo significato temporale. +iuttosto queste narra ioni condensano nel tempo primordiale quello che pu essere considerato universalmente e continuamente valido, esse presentano, perci, la complessit della vita e delle rela ioni in cui ciascuno di noi, in ogni epoca, si trova implicato. -l contempo, questi racconti, posti in continuit con la successiva storia di allean a, sono liberati dal carattere assoluto tipico del mito, che sacrali a e imprigiona la realt, per lasciare alla storia il suo valore di avventura rischiosa i cui esiti rimangono ancora e sempre aperti. .os/, attraverso questi racconti, ognuno pu avvertire di essere preso dentro e coinvolto in una realt complessa, sen a rimanere deterministicamente prigioniero di essa. 1. La creazione del mondo e dell'uomo in Gn 1,1 !,"a 0ffriamo qualche riflessione generale sul primo racconto della crea ione per arrivare alla fine a soffermarci pi1 specificamente sulla crea ione dell'umanit e sul compito singolare ad essa affidato. 1.1. La potenza discreta del Creatore L'a ione creatrice di 'io sembra esercitarsi su un )caos primordiale* #) la terra era tohubohu$ segnato dalle tenebre e dalle acque abissali dell'oceano originario, minaccioso simbolo di morte. %ssa appare, dunque, pi1 che una crea ione ex nihilo, una trasforma ione vittoriosa sul caos e, in un certo senso, un primo atto di salve a. - muoversi sulle acque primordiali c' la ruah di 'io, simbolo della sua poten a. 2a essa appare come una poten a mantenuta sotto controllo & non una poten a devastante &, pronta ad intervenire e ad essere investita nella )parola*, una parola che diventa cos/ potente e creatrice, Mediante la parola del Signore i cieli furono fatti e per mezzo della ruah della sua bocca tutto il loro esercito (Sal 33, !. %' infatti mediante le 34 parole proncunciate da 'io in questo racconto #" #io disse$$$$ che tutto viene all'essere. )La +arola prima delle cose...e gli essere cos/ creati appaiono essi stessi come parole"vicarie, delle parole divenute sostan e significanti* 3. Il 5al 36 esprime in termini lirici questa qualit di )segno parlante* che caratteri a le realt create, % cieli narrano la gloria di #io, l&opera delle sue mani annuncia il firmamento' %l giorno al giorno ne
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Cf. P. BEAUCHAMP, Au commencement, Dieu parle ou les sept jours de la cration Etudes !1"#$%, 1&' e 1&#.

in

affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia$ Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro (oce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio #vv. 7"8$. .os/ & come acutamente si esprime 9eauchamp " )creare, per 'io, non prima di tutto creare delle cose, ma creare del senso*7, un senso che l'uomo sar chiamato ad ascoltare e ad accogliere :uesta a ione creatrice di 'io, per me o della parola, a ione che separa e distingue, la luce dalle tenebre; le acque inferiori da quelle superiori mediante la volta celeste; la terra dai mari; i tempi, per me o degli astri; la terra produce vegetali di tre categorie #erbe, vegetali, alberi da frutto$; gli astri sono di tre generi; gli animali che popolano i mari e i cieli sono di tre tipi #mostri, pesci, uccelli$; gli esseri viventi che la terra produce sono pure di tre tipi #animali selvatici, bestiame, rettili$, e tutti gli animali sono secondo la loro specie. :uesta a ione separatrice instaura gli esseri nella loro alterit, li distingue collocandoli al proprio posto in un ordinato rapporto con l'insieme, affinch il mondo creato appaia )molto buono*. :uesto mondo il lettore lo coglie come il mondo nel quale egli vive e dal narratore & che per primo ha fatto questo processo & invitato a interpretarlo come )parola significante*, un mondo creato e sostenuto dalla poten a della parola di 'io. La poten a posta in atto da 'io nella parola creatrice una poten a che appare )discreta*. 9asta infatti la sua parola ad ordinare il mondo e a popolarlo di viventi. <on c' in questo racconto nessun indi io di quella lotta primordiale che caratteri ava qualche mito di crea ione del medio" oriente antico e le cui tracce si ritrovano ancora in alcuni testi biblici #cf. Is 83"6"34; =b 7>,37"3?; 5al @A,3?"3@; B6,34"37$. La poten a divina un dominio che si esercita sen a violen a e sen a distru ione degli elementi del caos primordiale, che essa si limita, a ordinare alternando la luce alle tenebre e contenendo le acque abissali dentro i confini del mare. -nche nella crea ione del mondo vegetale e dei viventi, la poten a di 'io agisce con discre ione, quasi ritraendosi, perch le piante sono dotate del seme con cui riprodursi; gli animali ricevono la benedi ione per una fecondit che non pi1 sotto il diretto controllo divino. Lo stesso ritornello, ripetuto @ volte, e #io (ide che ) buono* sembra una discreta presa di distan a di 'io rispetto alla sua opera, che %gli contempla ora nella sua alterit rispetto a Lui, e al contempo diventa un invito al lettore a condividere la sensa ione dell'ordine e dell'armonia insite nella realt da Lui creata. - conclusione, nel settimo giorno, quando 'io porta a compimento la sua opera e si riposa da essa, egli mette fine al dispiegamento della sua poten a creatrice e delega, in certo modo, il suo potere agli astri, preposti alla scansione del tempo, e agli umani chiamati a dominare la terra. In tal modo, il 'io creatore trattiene la propria for a e il proprio dominio, colorandoli di una dolce a ? che contraddice le nostre proie ioni di onnipoten aA, e prende le distan e per aprire alle creature uno spa io tutto loro e agli umani una responsabilit di cui occorre ora precisare i termini. 1.2. La creazione dell'uomo ad immagine di Dio La crea ione di ha&adam, l'umanit, presentata in modo singolare rispetto allo schema precedentemente ripetuto. =i la presen a di uno consiglio deliberativo # *acciamo l&uomo$$$$, con l'uso del plurale, appare strano e ha dato luogo ad una pluralit di interpreta ioni #allusione trinitaria, me o stilistico, residuo di un consiglio degli dei$. %sso potrebbe lasciar trasparire
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)edi art. cit., 1&". P. BEAUCHAMP, Testamento biblico, Ma+nano !B,% (&&', (1- Porre termine al proprio la.oro si+nifica essere pi/ forti del proprio la.oro, e cosa c01 di pi/ difficile2 3i+nifica essere forti della propria for4a, ed 1 ci5 c6e definisce la dolce44a di Dio....7e++e di dolce44a c6e corre++e le proie4ioni di un Dio superpotente, confuso con il nostro so+no di superpoten4a, .ale a dire un Dio a nostra imma+ine . 9uesta :ualit; della poten4a di.ina 1 <ene resa da 3ap 1(,1$=1#a- La tua forza principio della tua giustizia e il tuo dominio su tutti ti fa usare clemenza verso tutti. Dimostra la sua forza, colui il cui potere assoluto messo in dubbio []. a tu, domini la tua forza, e giudic!i con serenit" e ci governi con tanta clemenza#.

semplicemente la peculiarit degli umani nell'insieme della crea ione, in quanto frutto di una decisione divina8, ma potrebbe anche sottendere l'implica ione di un interlocutore, e cio quell'umanit che sta per essere creata e che viene cos/ invitata a cooperare all'agire creatore di 'io per portare a compimento il suo progetto>. 5ulla determina ione di creare l'uomo )ad immagine e somiglian a divina* si sono versati fiumi di inchiostro e le spiega ioni sono state nella storia dell'interpreta ione le pi1 diverse @. L'espressione rimane di fatto difficile da delimitare nel suo significato, perchC essa si presenta polivalente, complessa e quindi aperta. 'i sicuro essa esprime la singolarit dell'uomo rispetto al resto del cosmo, piante ed animali, che sono creati semplicemente )secondo la loro specie* #cf. 3,33"37.73.7A"78$, una singolarit in rela ione a 'io che emerge sottilmente nel momento in cui donando la benedi ione della fecondit, come agli animali #cf. v. 77$, 'io rivolge agli umani la parola ##io li benedisse e disse loro' ($ +,! quasi volesse ini iare con loro un dialogo che li responsabili a. .ertamente poi l'essere ad )immagine di 'io* ha a che fare con la successiva determina ione a )dominare su tutte le creature viventi*, sulla quale occorrer soffermarsi in modo particolare. 2a prima di affrontare questo elemento essen iale per la nostra riflessione, vorremmo riprendere qualche suggestione di DCnin che, in prospettiva narrativa, segnala e interpreta le differen e che intercorrono tra la delibera ione divina di creare l'uomo e il racconto della sua esecu ione. L'autore sostiene che i termini )immagine* e )somiglian a* non sono sinonimi. il primo concreto e rimanda ad una rappresenta ione plastica; il secondo astratto e indica una somiglian a tra due realt paragonabili nel loro aspetto. (ileva poi che nel racconto dell'esecu ione per due volte si ripete il termine )immagine*; congiunto al verbo )creare* #bara&!, ma scomparso il termine )somiglian a*, mentre viene aggiunto che 'io )li cre maschio e femmina*, un tratto che, lungi dall'avvicinare gli umani a 'io, sottolinea quello che essi hanno in comune con gli animali. Fa notare infine che manca il ritornello abituale #assente anche alla fine del secondo giorno in cui sono state divise le acque dalla volta celeste$, " #io (ide che era buono$ Tutto questo lo porta a concludere che l'umanit stato creata incompiuta, essa porta sicuramente in sC l'immagine di 'io, ma non gli ancora somigliante perch gli umani sono anche simili agli animali con i quali condividono una sessualit gre a #non ancora umani ata$. Tutto succede quindi come se l'umano fosse messo in una posi ione mediana tra la divinit, di cui immagine, e l'animalit, a cui pure simile. 5e l'umanit, dunque, esce incompiuta dalle mani di 'io, dovr essere stessa cooperare al progetto divino diventando )somigliante*, umani ando cio ci che accomuna l'umano all'animale. 'io nell'atto creatore ha fatto la sua parte, il plurale facciamo l&uomo costituirebbe l'invito agli umani perch portino a compimento con il loro agire creativo il progetto deliberato da 'ioB. L'essere ad immagine di 'io e il diventare a sua somiglian a si esplicita nella missione affidata da 'io agli umani, -iempite la terra e sottomettetela e dominate il pesce del mare e il (olatile del cielo e ogni (i(ente strisciante sulla terra (($ +,! . 5e i due grandi luminari #sole e luna$
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C. ?E3@EAMABB, $reazione, Brescia 1"'8, #'- 7a decisione di Dio, di creare l0uomo, indica la peculiarit; dell0esisten4a umana nell0insieme della crea4ione Cf. A. ?CB,B, Da %damo ad %bramo o l&errare dell&uomo. Lettura narrativa e antropologica della 'enesi ('en ),)*+,,-, Bolo+na (&&#, (#=(". )edi una sintetica elenca4ione delle solu4ioni proposte per il si+nificato di :uesta espressione in D. 7. 3EA, 7a crea4ione del mondo e la speran4a di Dio , in A. )alentini !a cura di%, .peranza. /no sguardo biblico, @odi !PF% (&&#- dalla distin4ione tra imma+ine !:ualit; naturali% e somi+lian4a !:ualit; soprannaturali%, caratteristica dei Padri e in particolare di ,reneoG all0identifica4ione con le :ualit; mentali e spirituali condi.ise almeno par4ialemente con Dio !ra+ione, intelli+en4a, coscien4a, .olont;, li<ert;%G all0aspetto corporeo intra.isto nella posi4ione eretta !FunHel, .on Aad, Hum<ert%G al ruolo di rappresentante di.ino sulla terra sulla scorta dell0idea del re come imma+ine fi Dio G alla sottolineatura dell0a+ire di.ino c6e pone l0uomo come possi<ile partner di Dio, capace di entrare in dialo+o con lui !?estermann%. Cf. Da %damo ad %bramo, (#s.

dovevano presiedere al cosmo, formando il grande orologio di un universo sottomesso alla legge del tempo, gli esseri umani sono chiamati ad esercitare la sovranit sulla terra e il dominio sugli esseri viventi. 'io, dunque, d all'umanit uno spa io vitale, che la terra, e all'umanit affida, come compito, il dominio sugli animali che la popolano. :uesti aspetti diventano evidenti nel 5 al , che si presenta come un eco del racconto della crea ione, .li hai dato il potere sulle opere delle tue mani/ tutto hai posto sotto i suoi piedi/ tutte le greggi e gli armenti, ed anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le (ie dei mari #vv. @" 6$$ Tale missione certamente sorprendente se la si mette a confronto con i racconti sumero" babilonesi sulla crea ione dell'uomo, dove questa finali ata al servi io degli dei e quindi essen ialmente al culto6. 2a questa singolarit della narra ione biblica apre alla domanda sul tipo di dominio che l'umanit chiamata ad esercitare sulla terra e in particolare sul mondo animale. .he questo dominio non debba essere dispotico e violento oggi riconosciuto da parecchi esegeti. 5i sottolinea come il verbo radah (dominare$ sia spesso usato per descrivere il potere regale #cf. ad es. 3(e 8,A.?4; Is 3A,>; % ?A,A; 5al @7,B; 334,7$ che non pu essere esercitato con violen a e aspre a sen a incorrere nella condanna divina #cf. % . ?A,A; Lv 78,A?.A>.8?$. L'eserci io di questo potere ha pertanto dei limiti che esso non pu oltrepassare 34. 5i ricorre inoltre, pi1 in generale, all'ideologia regale, secondo la quale il re, in quanto signore del regno affidatogli, non ne soltanto il responsabile, ma pure il garante e il mediatore della benedi ione riservata a questo regno, per concludere che, analogicamente, la sovranit dell'umanit sul mondo non pu essere arbitraria e dispotica e non va compresa come come possibilit di uno sfruttamento arbitrario delle energie della terra, a danno del terreno, delle piante, degli animali e dell'equilibrio ecologico che ne assicura la sopravviven a e la riprodu ione. In questa sovranit dell'uomo sulla terra ci sarebbe, pertanto, da riscoprire un equilibrio tra il compito di )dominare*, che deve servirsi dei progressi delle scien e naturali e della tecnica, e l'eserci io responsabile di tale sovranit in vista della salvaguardia dell'ambiente e di ogni essere vivente33. 5oprattutto viene richiamato il fatto che, l'umanit ad immagine di 'io, deve esercitare la sua poten a di dominio sul modello di quella mite a e dolce a che & come abbiamo visto sopra & hanno caratteri ato la potente a ione creatrice di 'io; hanno determinato il riconoscimento rispettoso dell'alterit del creato in quel (ide che era bene e si sono svelate, alla fine, nel riposo del settimo giorno, dove porre un termine al lavoro appare come l'essere pi1 forti della propria for a. .he l'eserci io del dominio degli umani, creati ad immagine di 'io, debba essere abitato dalla mite a, lo lascia intravedere l'ultima & e quindi altamente significativa & parola che il 'io creatore rivolge loro a riguardo dell'alimenta ione degli esseri viventi, #io disse' "cco, io (i do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttiferi che fa seme/ 0uesto (i ser(ir1 di nutrimento' A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ci2 che si muo(e sulla terra e ha in s3 un soffio di (ita, io do ogni erba (erde per nutrimento (.en 4,+5-36!$ 5econdo questo testo, tutti gli esseri che popolano la terra sono vegetariani. :uesto vegetarismo per non ha rilevan a diretta e non un valore intrinseco. %sso fun iona piuttosto come un segno. 5ignifica e rinvia, infatti, ad una rela ione dell'uomo nei confronti dell'animale che paradossale, perch pur esprimendosi in termini di dominio, essa si reali a mediante la dolce a degli umani che non vengono a costituire una minaccia per il mondo animale. 'i fatto la distin ione di due diversi tipi di cibo, per gli umani e per gli animali, comunque la si voglia intendere, ha, nel contesto, lo scopo di evitare concorren a, conflitti e quindi violen a. .i implica che, come il 'io creatore, anche gli umani sappiano darsi un limite, quello del rispetto della vita e del posto dell'animale; del rispetto di quello spa io in cui esso possa svilupparsi pienamente secondo la benedi ione divina. 2a attraverso la rela ione mite tra uomo e animale il rapporto tra uomo ed uomo che di
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Bell0epopea di AHatrasis l0assem<lea delle di.init; decide di creare l0uomo per s+ra.are +li dei inferiori dalla fatica del la.oro :uotidiano loro affidato e di cui essi si erano lamentati. CosI D. 7. 3EA, 7a crea4ione del mondo , 1" )edi ?E3@EAMABB, $reazione, "1="$.

vista. La dolce a dell'uomo verso l'animale, esigita dal regime alimentare, il segno dell'assen a della violen a e della guerra tra gli uomini. Il testo di =en 6,3"@ #sempre di scuola sacerdotale$ lo lascia chiaramente intravedere, ponendosi come una specie di commentario, o meglio, come una decripta ione di ci che in =n 3 era detto nascostamente. :ui diventa evidente che il regime alimentare vegetale non era in se stesso un valore e che esso voleva significare semplicemente un dominio mite nei confronti del mondo animale. La sua cessa ione, con la concessione in cibo all'uomo degli animali, #dovuta al tentativo di incanalare la violen a ormai presente sulla terra$ determina un cambiamento di regime, non alimentare, ma )politico* perch fa dell'uomo non pi1 il re pacifico degli animali, ma il un re temibile, ancorch gli sia impedito di diventare un tiranno nutrendosi del )sangue* sede della vita che appartiene solo a 'io. +roprio quest'ultima limita ione assume il valore di un segno, perch essa come duplicata da una parola che limita la violen a tra gli uomini #=n 6,8$. La posta in gioco di questa parola che limita la violen a delineata espressamente nel rispetto dell'immagine di 'io37. La crea ione dell'uomo ad immagine di 'io equivale quindi ad un appello all'esisten a di una umanit pacifica, un appello sospeso alla decima ed ultima parola del 'io creatore. 2a ci che, con la sua parola creatrice, 'io ha chiamato ad essere, non ancora. .i che non ancora, ci che da 'io desiderato e atteso. Il suo compimento si intravede il sogno dei profeti per il tempo escatologico, quando si reali er la pacifica ione del mondo animale e sar bandita la violen a dall'umanit #cf. Is 33,>"6; >8,78; vedi anche 0s 7,7B$. +er ora un'attua ione limitata affidata all'ascolto e all'obbedien a, da parte degli uomini, di quella legge di mite a con cui 'io chiede loro di esercitare il dominio sul creato. 5olo dopo quest'ultima parolaElegge di mite a che 'io offre agli umani, ) "gli (ide tutto ci2 che a(e(a fatto, ed ecco' era molto buono (($ 34!' !n'ultima nota viene a completare questo quadro. %' a caso che, la prima volta in cui delineata la voca ione dell'umanit, essa si specifichi come dominio mite sugli animaliF %' interessante il fatto che l'umanit, in questo testo, abbia varie caratteristiche che la accostano agli animali, creata lo stesso giorno delle bestie terrestri, riceve la stessa benedi ione di fecondit; sessuata e molteplice come il mondo animale #maschio e femmina li cre2!$ L'animalit non solo esterna all'uomo ma anche in lui. %ssa pu essere, sul piano individuale, legata alla for a vitale della sessualit e del desiderio e, pi1 in generale, a quelle pulsioni vitali, spesso oscure, che abitano l'umano. 2a questa animalit dell'uomo pu trovare espressione anche a livello collettivo in una volont di poten a sen a limite, in una bramosia di possesso che diventa distruttiva, in una violen a che non conosce argini. Il dominio mite, anche sull'animalit che nell'uomo, diventa cos/ un compito imprescindibile per reali are l'immagine di 'io, l'uomo chiamato infatti a divenire )pastore della propria animalit*, secondo una plastica espressione di 9eauchamp.. % questo dominio & sembra suggerire il testo & pu essere esercitato ad immagine del .reatore nella mite poten a della parola, che fa ordine nelle for e caotiche, che rispetta e riconosce l'alterit nel dialogo, che fa prevalere la for a dell'argomenta ione su quella della violen a3?. !. L'umani#$ e il %uo mondo &Gn !," ',!"( La seconda narra ione, quella del )giardino*, pur nella sua diversit letteraria e storica, non strettamente parlando, un altro racconto della .rea ione, ma uno studio pi1 attento dell'essere umano che stato creato, le sue origini, e i suoi rapporti fondamentali con 'io e con il mondo 3A. 'al punto di vista narratologico, c' una continuit con il primo racconto, una continuit che data dal motivo del dono del cibo con una ecce ione limitante #l, gli animali; qui l'albero della conoscen a$.% c' pure una progressione tra i due racconti, l'uomo creato come realt aperta e
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Per :uesta sintetica riflessione, cf. pi/ ampiamente P. BEAUCHAMP, Cration et fondation de la 7oi en Fn 1,1=(,8a. 7e don de la nourriture .+tale en Fn 1,("s , in La cr0ation dans le 1roc!e*2rient ancien !d. ACJEB%, Paris 1"#', 1>8=1$'. Cf. A. ?CB,B, Da %damo ad %bramo, *1=**. CosI D. P. JKEEE7MABB, $ome leggere un racconto biblico. 'uida pratica alla 3arrativa biblica, Bolo+na (&&*, 1*(.

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incompiuta successivamente sottoposto alla prova e alla crisi, La focali a ione, rispetto al primo racconto, si sposta ora, dal quadro cosmico, a quello del mondo abitato dagli umani. 5ulla seconda narra ione della crea ione, ci limitiamo a fare soltanto alcune annota ioni che riguardano pi1 da vicino il tema della nostra riflessione38. Il quadro ini iale quello di una terra desertica, dove non c' vegeta ione, perch manca l'acqua e non c' l'uomo a lavorarla. :ui la crea ione dell'uomo da parte di 'io #resa con l'immagine dell'artigiano che plasma la sua opera$ mostra il profondo legame che l'umanit intrattiene con il suolo #ha&adam polvere tratta fuori da ha&adamah' ($ 7$, con il mondo vegetale #fece spuntare fuori dall' ha&adamah ogni albero desiderabile, ($ 5$ e con il regno animale #plasm dall' ha&adamah ogni vivente dei campi e ogni volatile dei cieli, ($45$, con quest'ultimo l'uomo ha un legame singolare perch ambedue sono )plasmati* da 'io. La particolarit dell'uomo data dapprima dalla precisa ione che egli )polvere*, destinato a morire e forse unico ad aver coscien a del suo finire #a differen a degli animali che non sono definiti polvere$. 2a data soprattutto dal fatto che 'io )soffi2 nelle sue narici un alito di (ita e l&uomo di(enne essere (i(ente (($7! . .he cos' questo )respiro* di vita, simile alla ruah da cui 'io traeva la sua potente parola creatrice #cf. =en 3,?$, se non la condi ione che rende possibile la )parola* con la quale l'uomo dar il nome agli animali #cf. 7,74$ e mostrer cos/ il suo mite dominio su di loroF L'uomo, dunque, legato alla ha&adamah con tutte le sue fibre, partecipa mediante la parola a quella capacit di dominio che lo rende immagine di 'io. :uesta singolarit dell'uomo si eviden ia nel momento in cui 'io gli affida un compito, prese l&uomo e lo pose nel giardino di "den perch) lo colti(asse e custodisse (($ 48!$ !n tale compito viene a comprendere ogni attivit creatrice e conservatrice dell'ambiente vitale umano ed eviden ia tale attivit come un costitutivo essen iale dell'uomo3>. 2a questo compito conosce una modalit ed un limite. ).oltivare* #&a(ad$, infatti, significa anche )servire* una realt e )custodire* #shamar! significa anche )avere occhio su qualcosa*. La fun ione dell'uomo nei confronti del suo ambiente perci, non quella del proprietario assoluto e tanto meno dello sfruttatore sen a limiti, ma quella del servo e del custode premuroso che esercita su di esso quel dominio mite, di cui abbiamo parlato. -l compito assegnato all'uomo, segue il dono in cibo di tutti gli alberi (($ 4 ! graditi alla (ista e buoni da mangiare (($ 5!. 5i reali a cos/ una specie di scambio, l'uomo profonde le proprie energie a servi io del giardino e questi lo ripaga con i suoi frutti. %' uno scambio che sembra lasciar intravedere il sogno divino quasi di una allean a e certamente di una rela ione armoniosa tra l'uomo e la terra. 2a sul dono di poter godere di tutto si innesta un limite, giustificato dalla clausola per la quale il rifiuto di questo limite porta alla morte, dell&albero del conoscere bene e male non de(i mangiare, perch) nel giorno in cui ne mangerai, certamente morirai (($ 47!. .ome interpretare questo ordine divinoF .ome l'espressione di un 'io geloso che intende riservare a s l'esclusivit della conoscen aF :uesta sar l'interpreta ione ingannatrice che il serpente dar alla donna in =n ?,8. 2a il contesto sembra orientare diversamente, dal momento che la segnala ione di un limite fa semplicemente seguito ad un dono generoso del .reatore. 'io dona all'uomo tutti gli alberi la cui vista risveglia il desiderio #cf. +,5' desiderabili alla (ista e buoni da mangiare$ ma pone un limite che educa il desiderio, perch esso non sfoci in quella bramosia di possesso che induce all'accaparramento esclusivo, alla strumentali a ione di ogni cosa in vista del proprio dell'appagamento, alla rivalit che distrugge ogni rela ione autentica. Il limite che 'io pone un comandamento teso a preservare la vita umana, che deve essere segnata da un desiderio contenuto, capace di far spa io in modo rispettoso all'alterit di ogni essere e alla rela ionalit vera. La parolaEcomandamento di 'io sollecita la responsabilit e la libert dell'uomo e al contempo nasconde il desiderio divino per uno sviluppo autenticamente umano. (ischier l'uomo l'obbedien a
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Per :ueste annota4ioni ci rifacciamo a A. ?CB,B, Da %damo ad %bramo, $'=#". CosI ?E3@EAMABB, $reazione, 1*>s.

a questa parola e la fiducia nella bont di colui che gli parlaF Il duplice ordine & dono e comadamento & dato da 'io diventa di fatto un dispositivo sul quale l'uomo messo alla prova e testato. Lasciando da parte la crea ione della donna, ci concentriamo sulla crisi che si verifica con l'appari ione del serpente )il pi9 astuto degli animali sel(atici (3,4!$ <ella domanda che esso pone alla donna, si eviden ia uno stravolgimento della parola pronunciata da 'io e una deforma ione della sua immagine. -ttribuendo, infatti, a 'io l'espressione :on mangerete di ogni albero del giardino( ($ 4!, il serpente pone unicamente l'accento sul limite, tralasciando del tutto la dimensione del dono divino$ !na parola che diventa solo divieto non suscita fiducia. !n 'io che pone solo limiti non pu essere un 'io a favore della vita dell'uomo e non pu essere dunque un 'io affidabile. La risposta della donna lascia intravedere che essa gi entrata nell'ottica del serpente, #el frutto degli alberi del giardino, noi mangiamo, ma del frutto dell&albero che ) in mezzo al giardino, #io ha detto &:on ne mangerete e non lo toccherete nel timore che moriate& ((($ +-3! . 'alle sue parole gi scomparsa la dimensione del dono e il godimento dei frutti del giardino solo un dato di fatto, mentre al centro del giardino non c' pi1 per lei l'albero della vita & dono divino ", ma soltanto l'albero del divieto che occupa ora tutta la sua atten ione e fa sentire tutta la sua pesante a (non lo toccherete neppure!. L'immagine di 'io che si insinuata ormai quella di un concorrente e di un avversario dell'umanit, che sul divieto fa pesare la minaccia della morte. 5u questa visione, ormai incrinata, della donna si innesta la replica del serpente che presenta un 'io men ognero, l'apparente rassicura ione non morirete* di fatto insinua che la parola di 'io falsa. 'io men ognero perchC geloso del proprio privilegio e guidato dalla bramosia di conservarlo, )poich3 #io sa che il giorno in cui (oi ne mangiaste, si aprirebbero i (ostri occhie sareste come degli dei che conoscono bene e male ((($ ;-8! . 5ottilmente il serpente incita la donna a diventare )ad immagine* del dio che esso ha proiettato, un dio pieno di bramosia, che, per gelosia, non vuole condividere ci che possiede; che vede nell'altro un avversario e non un alleato; che usa la men ogna per difendersi dall'altro e proteggere la propria superiorit. .os/, mentre fa balenare alla donna una felicit sen a ombre e sen a limiti, il serpente precipita l'umanit in una sventura generata dalla bramosia. %' infatti la bramosia che orienta lo sguardo della donna, (ide che l&albero era buono per mangiare, desiderio per gli occhi e bramato, l&albero, per di(entare intelligenti * (($ !. Il suo atto di mangiare, a cui si associa sen a resisten a l'uomo, diventa rifiuto del limite, espressione di una bramosia della totalit e di una vita accaparrata solo per se stessi. Il risultato esi iale di questo percorso denunciato, dopo la confessione dei colpevoli, dalla senten a del giudice divino, avvertito ormai come tale dagli uomini che di lui hanno paura. Golendo essere tutto e accaparrarsi il tutto l'essere umano distrugge ogni rela ione armoniosa. 'apprima la maledi ione si abbatte sul serpente & figura simbolica della bramosia " che viene smascherato come latore di morte, destinato a quella polvere che della morte simbolo. +oi sono eviden iate le rela ioni ormai segnate dalla violen a e dal possesso, sar lotta violenta tra gli animali e gli umani #=n ?,38$, il rapporto uomo"donna sar segnato dalla sedu ione e dal dominio #=n ?,3>$; l'uomo dovr lottare con il suolo per estrarne la propria sussisten a #?,3B"36$. La denuncia divina smaschera la men ogna del serpente e l'errore a cui essa ha indotto gli umani , quello di vedere un 'io geloso e rivale dell'uomo e, conseguentemente, quello di non accettare il limite come possibilit di vita, come condi ione per far spa io all'altro e alla sua differen a; quello di accaparrarsi tutto quanto stato donato e tenerlo per sC, an ichC riceverlo con riconoscen a per essere pronti a condividerlo. In controluce, la denuncia divina, svela la possibilit di un cammino di vita, di umani a ione e di crescita spirituale, :uesto cammino, possibile solo nell'ori onte di un 'io amoroso e donatore di vita, in cerca un libero alleato capace di fiducia, consiste nella accetta ione della finitudine e del limite; nell'accoglien a della differen a come possibilit di rela ioni autentiche e pacifiche; nel rifiuto di una bramosia del tutto e della totalit '

della vita per accedere al riconoscimento e alla riconoscen a per il dono ricevuto e alla condivisione di esso3@.

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CosI A. ?CB,B, L&uomo biblico. Letture nel 1rimo Testamento, Bolo+na (&&>, 8(=8*.

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