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Non dimentichiamo
Il memoriale interattivo sul sito del nostro giornale
di Antonio Ramenghi
La diga del Vajont ancora l, inutilizzata, cinquantanni dopo lolocausto consumatosi in quattro minuti. La diga resse quando venne scavalcata da unonda di cento metri pi alta provocata dalla frana immensa, lunga due chilometri, staccatasi dal monte Toc la sera del 9 ottobre del 1963. Londa, come e peggio di uno tsunami, cancell il comune di Longarone e devast alcune frazioni dei comuni di Erto e Casso e Castellavazzo. 1910 furono i morti, intere famiglie cancellate dalla faccia della terra, case e fienili e officine e chiese ridotti a poltiglia. Quella diga rester un monumento a vergogna perenne della scienza e della politica: cos Tina Merlin iniziava il suo libro Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont, pubblicato ventanni dopo. Non fu una tragica fatalit come scrissero molti giornali lindomani, quando come sempre accade in questi casi furono schierati il Generale Cordoglio e il Maggiore Impegno. Fu lepilogo di una trama che vide intrecciati gli interessi privati vuole essere innanzi tutto un omaggio perenne, sulla rete, alle vittime, ai sopravvissuti e alle loro famiglie e a quella terra. Il memoriale ripercorre con foto, filmati, documenti, testimonianze le tappe della costruzione della diga, rivive il giorno della tragedia, racconta i primi soccorsi, la ricostruzione e resoconta i processi che seguirono per stabilire colpe e connivenze. Il nostro memoriale un libro aperto ai ricordi, alle riflessioni, ai documenti che i superstiti, i famigliari delle vittime, i soccorritori e i cittadini tutti potranno aggiungere inviandoci testi, foto, filmati. Ma anche una risorsa a disposizione della comunit: secondo la filosofia dei "dati aperti", ciascuno pu scaricare i dati e riutilizzarli per meglio conoscere e meglio far conoscere. Conoscere e ricordare oggi lolocausto del Vajont non solo un omaggio a chi ne ha patito sulla pelle viva. E la necessit di coltivare nelle nostre coscienze e nel nostro agire il rifiuto di quelle logiche perverse, economiche e politiche, che troppo spesso ancora oggi prevalgono nelle scelte che coinvolgono le nostre comunit.
In alto e sotto due immagini dellottobre 1963 (foto di Bepi Zanfron). Sopra la homepage del memoriale. Nel grafico, i numeri della tragedia e larea devastata dallondata provocata dal crollo del monte Toc
della societ Sade, e poi dellEnel, con quelli della politica, e con la scienza asservita a quegli interessi. Tutti, proprio tutti, sordi agli allarmi che la popolazione di quelle montagne aveva ripetutamente e inutilmente lanciato sul pericolo imminente. Tutti sordi anche ai boati premonitori, agli smottamenti sempre pi frequenti, sordi alla denuncia
di chi aveva dato voce a quanti avvertivano che quellopera che doveva essere un orgoglio dellItalia di allora (La diga pi grande del mondo) stava diventando una terribile minaccia. Questo memoriale Vajont, realizzato dal Corriere delle Alpi insieme agli altri quotidiani veneti del gruppo Finegil nel cinquantesimo dellolocausto,
(Paola Cipriani)
Le ragioni economiche
Le responsabilit
Raccontare il Vajont, oggi, significa ascoltare la sua gente. Tornare, con chi ancora li ricorda, tra i vecchi palazzi di Longarone. Rivivere gli ultimi minuti della vita prima del disastro, guardare la diga con gli occhi dei sopravvissuti, ripercorrere la strada di casa con gli emigrati di allora.
Quella del Vajont anche una storia di interessi economici. Di risorse scippate, emigrazione, progetti audaci e rischiosi. L'impero idroelettrico della Sade scelse con cura la valle dove costruire la sua diga gioiello. E non lasci che niente e nessuno intralciasse i suoi piani.
Il Vajont non fu una sorpresa. Non per tutti, perlomeno: c'era chi sapeva. La frana che il 9 ottobre 1963 sconvolse le valli di Erto e Longarone e uccise quasi duemila persone era prevedibile. Ma chi poteva evitare il disastro prefer fingere di non vedere. E rischiare.
Se non ci fosse stata Tina Merlin, del Vajont sapremmo ben poco. Partigiana, comunista e soprattutto giornalista, Merlin ha raccontato la storia vera del Vajont prima ancora che accedesse. E se qualcuno l'avesse ascoltata, non ci sarebbe oggi nessun 50 da commemorare.
Gli altri scoprirono il Vajont il giorno dopo il disastro. Migliaia di ragazzi lo vissero in prima persona, scavando per giorni nel fango di una valle sconosciuta. Gli italiani ne lessero allora sulle pagine dei giornali, ma lo hanno scoperto davvero solo molti anni dopo. Grazie al teatro.
I LUOGHI
La diga perfetta
il racconto di Paolini
Due mondi diversi condividono da 50 anni il trauma del Vajont. L'ondata che ha cancellato Longarone dalla faccia della terra ha solo sfiorato Erto e Casso, ma li ha comunque distrutti. Chi oggi torna nei luoghi del Vajont se ne accorge, se fa un minimo di attenzione: le ferite sono ancora tutte l.
Doveva essere l'orgoglio dell'Italia del boom economico, la diga del Vajont. diventata un'opera perfetta che ha causato quasi duemila morti. E oggi, paradossalmente, tra le poche cose di Longarone rimaste cos com'erano 50 anni fa, prima del disastro.
Tutti conoscono la tragica storia di Longarone, scomparsa in quattro minuti una notte di 50 anni fa. La storia vera del Vajont, per, comincia prima, in una valle isolata a due passi dal Piave. la storia di Erto e dei suoi abitanti, costretti a farsi prima ribelli, poi profughi, infine clandestini.
Per raccontare il Vajont, basterebbero le parole di Tina Merlin, che per anni ha scritto delle frane, delle proteste dei contadini, degli allarmi inascoltati, della rabbia di chi sopravvisse. E di tutti gli altri Vajont che hanno tradito il nostro Paese, accaduti mai per caso prima e dopo il 1963.
Senza Marco Paolini, probabilmente, l'Italia avrebbe continuato a dimenticarsi del Vajont. Invece lo ha riscoperto, grazie a uno spettacolo teatrale che un'orazione. Le parole di Paolini non hanno solo restituito il Vajont alla storia nazionale: lo hanno restituito agli stessi sopravvissuti.
Una veduta del centro di Longarone come oggi dopo la ricostruzione vista dal tetto della chiesa arcipretale
zione. Alle 21 al centro Parri esibizione della banda del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Domenica raduno dei soccorritori del Vajont, con la partecipazione del ministro Andrea Orlando. Dalle 9 ammassamento al municipio, alle 9.30 la sfilata fino al palazzetto dello Sport, alle 10.45 messa, alle 11.30 interventi delle autorit. Alle 16 alla diga concerto dedicato al Vajont da parte del compositore e musicista Remo Anzovino. Venerd 27, sabato 28 e domenica 29 settembre. Vener-
d e sabato torneo di calcio veterani. Sabato alle 20.30 a Moliesa in comune di Erto Casso, Il canto e la memoria e Vajont: la tragedia dellinsensatezza cinica, concerto e rappresentazione teatrale con la partecipazione del Coro Col di Lana e di Teatro Orazero di Vittorio Veneto. Domenica ottava edizione della pedonata I percorsi della memoria, con la partecipazione del ministro Maria Chiara Carrozza, con partenza dal centro di Longarone alle 9, premiazioni alle 15.30. Venerd 4 ottobre. Sala Po-
poli dEuropa alle 18 Francesco Piero Franchi parla del tema Gli alfabeti della consolazione: letteratura bellunese del Vajont. Sabato 5 ottobre. Alle 10 nella sala consigliare del comune di Longarone, assemblea regionale Anci Veneto con il presidente nazionale Piero Fassino. Alle 18.30 nella sala consigliare inaugurazione della mostra fotografica sulla tragedia del Frejus. Domenica 6 e luned 7 ottobre. Convegno internazionale di geologia. Domenica alle 9.30 al centro culturale Parri
inizia il convegno, alle 12.15 presentazione del libro 9 Ottobre 1963 - che Dio ce la mandi buona - la frana del Vajont di Valdinucci e Menotti. Luned dalle 9 escursione tecnico scientifica sulla frana e sul bacino del Vajont. Domenica Giornata del superstite organizzata dallAssociazione Superstiti: alle 10.30 la messa nella chiesa arcipretale, alle 11.30 deposizione di zolle nellaiuola monumento della solidariet. Domenica nella chiesa arcipretale alle 18.30 messa di requiem di Giuseppe Verdi, con
in edicola con il nostro giornale tre volumi e un dvd per non dimenticare Paolo Guarnieri TINA merlin Andrea Prandstraller Stefano gambarotto
Il soccorritore
Domani 14 settembre, in edicola con il nostro giornale il volume Vajont oltre il muro scritto da Paolo Guarnieri, il vigile del fuoco padovano che fu tra i primi soccorritori giunti sul luogo della tragedia assieme ai suoi compagni allalba del 10 ottobre 1963. Guarnieri che noto per essere uno scrittore delle meraviglie del mare e di viaggi nel Borneo, nel sinai, nel Sahara, con questo libro ha voluto lasciare la memoria di quelle terribili giornate vissute 50 anni fa, come omaggio alle vittime. Il volume ha la prefazione di Micaela Coletti, presidente del comitato per i sopravvissuti del Vajont.