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23 MAGGIO 2023

GUERRE, MEMORIE E PRATICHE DEL RICORDO

Tema dell’oblio: sociologia della dimenticanza. Rimozione a lvl pubblico del passato.

Ricoeur: dimenticanza forma attiva e passiva.

Forme attive: pratiche della memoria a lvl istituzionale in cui avviene una rimozione (es. da libri di storia
eventi controversi, storici revisionisti durante 2ww).

Forme passive: frutto di processi anche autodifensivi, che si manifestano in una sorte di fuga da eventi
traumatici, accezione più diffusa di oblio.

Tota: dimenticanza è un processo corrosivo, non passivo, qualcosa che consuma e che fa sparire.

IL RICORDO DEI SOPRAVVISSUTI

Luoghi di eccidi nazisti, lapide Marzabotto 1944, manifesto della strage di Sant’Anna di Stazzema 12 agosto
1944.

Pensando all’oblio di queste stragi, costituiscono casi studio interessanti. Anni finali 2ww 43-45 anni
drammatici. Sono anche forse anni in cui prevale una narrazione controversa di determinati eventi. In Italia
guerra civile contro i fascisti e poi guerra mondiale. Visioni contrastanti sul ruolo della resistenza contro i
fascisti, poi visione internazionale in cui viene minimizzato il ruolo della resistenza come ruolo attivo con tro
l’occupazione, viene ignorato spesso il prezzo elevato che i partigiani hanno pagato rispetto a quanti morti ci
sono stati nella popolazione civile.

Questa prevalenza di narrazioni controverse, che abbiamo visto più volte e abbiamo richiamato
recentemente su cos’è stata la resistenza.

In Italia non c’è stato un processo di Norimberga, per fare chiarezza su fatti controversi ma anche per evitare
che si diffondesse la consapevolezza di quello che era stato verso audiences sempre più ampie (spirale di
significazione Alexander).

Non c’è stata una trattazione nell’arena giudiziaria, in misura importantissima avrebbero dovuto trovare
riconoscimento. Marzabotto è il più grave eccidio avvenuto in Europa durante 2ww, uccise 1830 persone in
una settimana ottobre 1944. Altra strage dimenticata Sant’Anna di Stazzema, furono uccisi oltre 500 civili dai
tedeschi ma molti di questi crimini sono rimasti avvolti dall’oblio per moltissimi anni. Nonostante a lvl locale
le comunità che vivevano in queste aree continuassero a tenere viva la memoria di quello che era stato,
vittime civili che vivevano in quelle zone, famiglie, concittadini sopravvissuti. Unica forma di contrasto
all’oblio per anni condotta da comunità locali che praticavano anche forme di memorializzazione ma a lvl
circoscritto.

1994: inaspettatamente a Roma in edificio che ospitava procura generale militare viene trovato armadio,
armadio della vergogna, con ante rivolte verso il muro, era girato, durante ristrutturazione e lavori condotti
in questo edificio viene spostato e aperto e all’interno compare un numero assurdo di faldoni che
documentavano tutti i crimini di guerra commessi dalla popolazione tedesca fino alla fine dell’Armistizio.
Questi faldoni, quasi 700, redatti da carabinieri, forze di polizia, servizi segreti britannici, tra questi faldoni
diversi riguardavano le stragi ed eccidi avvenuto in Italia in particolar modo su queste due stragi.

Passati tantissimi anni senza riconoscimento pubblico, si riaprono le indagini della procura militare per
crimini di guerra, procura di Sarzana riapre le indagini, giunge a riconoscere la strage come atto di
terrorismo contro civili, condanna ed ergastolo di 10 ex soldati tedeschi, 8 dei quali ancora in vita.
Video: Mario Marsili il bambino di Vaccareccia, superstite della strage di Sant’Anna di Stazzema. Importanza
di riconnettere le violenze delle guerre, partendo da Sant’Anna necessità di connettere le violenze di tutte le
guerre.

Video: Ennio Mancini, sopravvissuto alla strage di Sant’Anna di Stazzema. La giustizia è un diritto: messa a
fuoco chiaro di un diritto affinché vi sia riconoscimento pubblico di giustizia.

Si concludono molti processi, materiali assunto da camera dei deputati, archivio storico camera deputati,
fatta da presidente della camera Boldrini, resi consultabili anche per gli studiosi.

Film: Miracolo a Sant’Anna, Spyke Lee. L’uomo che verrà. Parlano di questi episodi cercando di dare il diritto
delle vittime di essere ricordati. Impegno ad andare nelle scuole affinché la memoria venga tramandata e
ricostruita. Non intendono costituire fonti di verità, si tratta di opere artistiche che però lo fanno col proprio
linguaggio, linguaggio diverso per non far cadere l’oblio sulle vittime.

Luoghi come Sant’Anna e Marzabotto sono stati palcoscenici tragici per tanto tempo, dove il passato negato
rimosso è stato così ingombrante per tanto tempo, ricordo delle stragi congelato solo nelle memorie delle
vittime. Oggi sono diventati luoghi visitati da giovani, realizzati progetti, un lavoro durissimo che dobbiamo
ai sopravvissuti.

Si crea un limbo tra ricordare e dimenticare. Tra queste due azioni limbo perché ricordo esiste nella
memoria dei sopravvissuti ma la dimenticanza ammanta lo stato, per le vittime ricordare è doloroso. Solo la
riconciliazione pubblica a lvl sociale e perdono a lvl individuale e soggettivo potrebbero sanare questo
limbo. Sono due scelte diverse, come ci dice Tota, se per le vittime dimenticare è un diritto per la comunità
ricordare è un dovere.

Guerra in Iraq, 1990-91: prima guerra mediatizzata.

Corpo delle donne diventano campi di battaglia, fenomeni di stupri. Non c’erano i social, si viveva in maniera
distante questi eventi.

Ritorno della guerra in Europa, la guerra in Ucraina. Discontinuità rispetto a quanto eravamo portati a
pensare in tema di guerra e pace.

GUERRA E MEMORIA

Guerra è sempre discontinuità, una frattura nella dimensione storica del tempo, segna in maniera
inequivocabile un prima e un dopo. Succede anche per le catastrofi, eventi traumatici che segnano
discontinuità.

Impongono cambiamenti repentini alle persone.

Molte analogie tra conflitto in Ucraina calato profondamente nella contemporaneità e i conflitti passati.
Guerra ha sempre logica che tende a ripetere, le vittime civili sono sempre coinvolte, non c’è mai guerra
precisa, i cosiddetti effetti collaterali. Le memorie eroiche di personaggi, che alimentano logica guerresca
poi memorie della povera gente, chi la subisce quotidianamente, lontana dalla narrazione eroica. La censura
oggi come ieri: guerra in Ucraina, apparato di controinformazione russo ma anche ucraino, da parte dei
giornalisti per offrire un racconto degli eventi il più possibile fedele. Uso strumentale del terrore, strumento
di annichilimento della popolazione civile, volto a terrorizzare le popolazioni, come i raid aerei continui sulle
città, le sirene, rumori assordanti, il cosiddetto collasso morale della nazione.

Troviamo dissonanze tra memorie nazionali, che si fanno portatori attori istituzionali e memorie individuali,
famiglie civili soldati. Sono memorie dicotomiche, danno narrazione opposte degli stessi eventi:
occupanti/liberatori, vincitori/vinti…
Forme di negazionismo: tema cruciale per la memoria. Manipolazione delle fonti, dei documenti, delle
prove che testimoniano migliaia crimini di guerra consumati in Ucraina accertati da commissione delle NU.

Es. Bucha in Ucraina, Armata Rossa nella ex DDR… narrazione mai uniforme, ci sono buchi, macchie
indelebili.

Film: La Ciociara, Roma Città Aperta.

Gribaudi: lotta delle madri per la difesa dei figli. Ruolo delle donne cruciale, resistenza, capacità di
reinventare la vita quotidiana.

Cavalli: guerra crea un muro anche nella memoria. Muro funzionale anche alla difesa dell’identità nell’ottica
amico- nemico. Frutto di operazione artificiale.

Si rafforza la memoria dei torti subiti, delle ingiustizie. Possibilità di dimenticare e ricordare, molto forte.

Guerra segna discontinuità e impone la necessità di fare i conti a lvl pubblico di memorie divise, conflittuali
(es. sulla resistenza in Italia). Dopo la fine della guerra chi aveva collaborato con Repubblica di Salò non
vengono processati.

A cosa si deve questo cambiamento di prospettiva? Armadio della vergogna ad esempio. La fine della guerra
fredda o caduta dei blocchi ha creato clima accogliente nei confronti di queste memorie divise che prima
stentavano a trovare spazio pubblico, riconoscerle avrebbe comportato presa di coscienza critica che non ci
si poteva permettere.

Memorie divise riemergono in questi luoghi.

Es. caso via Rasella a Roma, ritorsione contro popolazione dai tedeschi a seguito dell’attentato partigiano.

Possibilità di processo di rimemorializzazione è stato reso possibile dalla fine guerra fredda ma farsi strada
di generazione distante dagli eventi. Generazione immediata ha fatto fatica a fare i conti con il passato, i
nipoti più propensi.

Accanto a questi processi di rimemorializzazione di eventi dimenticati, avvengono anche forme di


revisionismo della memoria. Libro che ha fatto scalpore durante primo governo Berlusconi è Il sangue dei
vinti di Pansa, sui delitti commessi dai partigiani.

Oggi? Fase di revisione della memoria? No, abbiamo più anticorpi che ci fanno tenere dritto timone, il ruolo
della generazione giovane che si fanno portatori delle memorie.

Le dinamiche delle memorie sociali non sono immuni dall’influenza delle dinamiche di potere (Cavalli). Non
a seconda del governo, vale per sempre.

Importante capire come porci davanti a una serie di lati oscuri riguardo memorie così divise. Possibilità di
riconciliazione di memorie così divise? C’è letteratura scientifica su come riconciliare. Oblio torti subiti deve
scontrarsi con il riconoscimento ma anche sulle ammissioni delle colpe. Come riconciliare collettività che
vive sullo stesso territorio? Attraverso riconoscimento torti subiti e ammissione delle colpe da parte dei
carnefici altrimenti non si va avanti. Sia vinti che vincitori devono ammettere di essere stati colpiti dagli
eventi.

Non più vincitori e vinti: difficile conquistare questa reciprocità perfetta tra ex contendenti.

Riconciliazione, riconoscimento reciproco e ricomposizione memorie divise. Non signfiica cogliere memoria
di uno a scapito dell’altro ma ricomposizione in quadro articolato in cui a tutti viene riconosciuto il diritto di
esistere ed esprimersi. Memorie che mantengono diversità ma si riconnettono in questa ricomposizione di
memorie.
Non è una condivisione forzata ma nuova forme di memoria che viene dalla ricomposizione di memorie
diverse.

25 MAGGIO 2023

COLONIALISMO E RITORNI DI MEMORIA NELL’EUROPA POST-COLONIALE

Video: oltremare, Loredana Bianconi. Colonie fasciste in Africa con prospettiva diversa rispetto a quella a cui
siamo abituati. Lettera di un colono, sogno di un posto al sole, dare ai contadini lavoro o fonte di guadagno,
rendere accessibile questo sogno di successo e ricchezza, le terre d’oltremare presentate come occasione di
riscatto.

Colonialismo italiano inizia prima del fascismo, 1880, epoca liberale. Sicuramente l’esperienza imperiale,
progetto promosso da Mussolini ha costituito intrapresa che ha elementi su cui oggi rifletteremo, che si
proiettano in maniera inquietante nel presente.

1934: Libia Italiana creata. 1935-6: conquista dell’Etiopia da parte dell’Italia, conquista condotta con
l’utilizzo massiccio di armi chimiche, poi Etiopia viene unita all’Eritrea componendo territorio noto come
Africa Orientale Italiana.

Avventura coloniale italiana dura fino alla fine della 2ww, 1947 con trattato di pace della 2ww perde le
colonie e questi territori raggiungono indipendenza dopo, Somalia solo negli anni 60.

Eventi storici in maniera succinta con riferimento a colonialismo italiano perché questo avveniva nei territori
oltremare ma in Italia qualche anno dopo nel 1938 entrano in vigore le leggi razziali che in realtà furono
anticipate nelle colonie già dal 1936 da una serie di provvedimenti legislativi segregazionisti e discriminatori
verso la popolazione coloniale che venne fatta oggetto di azioni di internamento soprattutto in Libia,
costruiti centri di detenzione dove era già avviata nell’epoca liberale per recludere coloro che erano
minaccia politica, ribelli attivisti etc… durante fascismo pratica viene condotta con sistematicità per
stroncare la resistenza.

Campi di detenzione: tecnologia burocratica che prevedeva registri aggiornati sugli ingressi e uscite, stima
nei primi anni 30 internate 120k persone, ne escono 80k, 40k scomparse, forme di annientamento,
organizzazione campi rievoca organizzazione dei campi di concentramento europei durante 2ww.

Immagini rievocano italianizzazione di questi luoghi, toponomastica anche delle città ispirata alla storia
italiana, negozi italiani, c’era grande propaganda bambini che fanno saluto romano, propaganda forzata per
valori e pratiche del fascismo, realizzate con la popolazione locale.

Documentario: sogno destinato a fallire, italiani migranti spinti dalla necessità verso questi luoghi si trovano
poi a vivere una grande disillusione, posto al sole non viene conquistato, in molti casi (regista ripercorre vita
di suo zio) questi coloni tornano nei loro paesini di origine perdenti, senza aver raggiunto quel sogno di
gloria che il fascismo aveva cercato di dare.

Si interroga sulla Storia, la grande storia, fenomeni sociali pol ed eco, che costituiscono fase importante del
nostro passato ma si interpella su questa Storia a partire da storie minori, le storie di povera gente,
contadini, mezzadri, che seguirono questo sogno. Proprio dalla raccolta dell’istituto luce, grande archivio,
coglie una serie di aspetti legati a vita quotidiana colonie, relazioni tra popolazioni colonizzate e
colonizzatori, anche la rappresentazione che i coloni avevano delle persone colonizzate, spesso era
rappresentazione fortemente influenzata quasi dal mito del selvaggio, considerati atavici, legati a stato di
sviluppo incommensurabile e incomparabile con l’Occidente. Ci sono collezioni di cartoline coloniali che
ritraggono donne locali seminude, spesso erano donne costrette a denudarsi ad uso e consumo dello
sguardo occidentale.
Anche sogno militare, cartoline militari, propaganda fascista verso i giovani militari mandati a morire in
queste intraprese, propaganda insisteva sul mito delle donne che si sarebbero rivelate sessualmente
disponibili. Sempre abiti selvaggi come fossero tribù. Razzismo genetico e biologico. Questo doppio
standard, comportamenti che sarebbero stati visti come inaccettabili rispetto agli standard dei generi e
moralità vengono meno nei territori coloniali.

Rimozione della memoria: sconfitta bellica; fine del fascismo con 2ww, perdita delle colonie dopo il trattato
di pace; sanatoria ben voluta da molti partiti anche il PCI Togliatti, sui crimini di guerra compiuti anche
oltremare, la guerra civile in Italia con resistenza aveva fatto sì che alla fine della guerra fosse stato
alimentato dibattito sui crimini commessi dai partigiani, necessità di ricostruire paese dilaniato da guerra
anche interna piuttosto che avviare opera di elaborazione critica nelle aule di giustizia (es. Norimberga), in
Italia c’è sanatoria, amnistia, non ci sono condanne di questi crimini.

Es. Rodolfo Graziani, dichiarato criminale di guerra dalle NU, pochi mesi di detenzione poi si ritira ad Affile
che gli riconosce anche un monumento.

Altri fattori che alimentano rimozione è il nazionalismo della società italiana, che non consentiva si facesse
strada facilmente una dimensione autocritica e soprattutto scarsa adesione al processo di decolonizzazione
della classe dirigente, impedisce una presa a cuore della questione.

In Italia c’era troppa fretta di voltare pagina, di sanare ferita aperta e annullare il ricordo del passato
(Triulzi). Colonialismo non affrontato prima della 2ww dopo diventa un grande rimosso della nostra cultura.

A lvl scientifico e storiografico porta effetti concreti: anche archivi da cui attingere una serie di documenti,
prove non legate alla storia coloniale fu impedita. Anche una serie di approfondimenti non solo su storia pol
coloniale ma anche eco, rapporti colonizzati-coloni, confronti con differenze culturali religiose ed etniche.
Stessi africanisti storici hanno affrontato questo terreno senza disporre delle fonti necessarie.

Intervista ad Angelo del Boca, ci dice clima pol e culturale fino agli anni 70 inoltrati in Italia sul colonialismo,
grandi difficoltà con cui lui stesso si confronta nell’accedere a fonti che erano custodite nell’archivio storico
centrale che avrebbero offerto conferme già prima della 2ww di crimini gravissimi di cui si sono macchiati gli
Italiani.

Quando voleva accedere agli archivi non gli rispondevano, nel 77 viene fatto direttore centrale degli archivi
un ex partigiano che era stato compagno di del Boca.

Libri: Italiani brava gente.

Si è voluto rovesciare e manipolare la realtà, nascondendo quello che era stato fatto, offrendo narrazione
volta a banalizzare questi episodi.

Vi è stato o meno processo seppur tardivo di riscoperta, recupero ed elaborazione del passato coloniale
italiano? Va allargato lo sguardo, trattiamo soprattutto l’Italia. L’elaborazione di questa memoria a lvl
collettivo ed assunzione responsabilità rispetto ai crimini sinceramente sono stati non così ampli, sono stati
limitati anche nel contesto europeo, non solo peculiarità italiana.

Memoria collettiva e assunzione di responsabilità rispetto al passato dell’Europa: inconscio coloniale


destinato a manifestarsi attraverso dei segnali nel nostro presente, elemento ancora vitale nel nostro
presente. A lvl collettivo abbiamo relegato memoria in inconscio collettivo che si manifesta anche nel
presente attraverso il sistema percettivo razzista, rapporto con gli stranieri/migranti, che favorisce
affermazione del sistema percettivo razzista: in auto accesa che anche se spenta continua a fare ronzio,
quasi impercettibile ma che c’è. È quel ronzio: qualcosa che c’è magari non lo percepiamo in maniera
esplicita ma si riattiva quando avvengono determinati eventi.
Più che sulla memoria del passato coloniale dobbiamo chiederci di questa amnesia coloniale, la memoria è
stata recuperata con studi ma le ragioni dell’amnesia coloniale? Piuttosto che memoria si afferma una non-
memoria, mix perverso tra senso di colpa e nostalgia un po’ romantica.

Intervista a Indro Montanelli: intervistato perché partito come volontario in guerra Etiopia, racconta sua
esperienza secondo quel registro di visione romantica, intrapresa giovanile, spirito fascista, coraggio e
temerarietà. In questo spezzone ci racconta del rapporto con le donne locali. Importanza di come
intellettuali che hanno visione critica si rapportano alle donne etiopi.

Giornalista, origine etiope. Mette in evidenza, si contraddice Montanelli dicendo che l’aveva sposata ma poi
dice comprata, madamato è una gestione della sessualità per evitare rapporti pericolosi nei bordelli, militari
potevano avere pseudo moglie che accompagnava, sessualità molto codificata, non implicava nessun
obbligo dal pov legale, in molti casi avevano mogli e figli in Italia ma autorizzati da legge speciale. Con leggi
razziali nel 38 il madamato proibito per non inquinare la razza ariana.

Polemica Del Boca e Montanelli: prima che pubblicasse i suoi libri con le prove anche sull’uso dei gas,
Montanelli negava continuamente questa narrazione, sostenendo che lui che era stato in Etiopia più di
chiunque altro potesse essere testimone degli eventi autentici. Nel 1996, Montanelli si scusa quando Del
Boca dimostra l’uso dei gas.

Statua di Montanelli, furia iconoclasta. Primo imbrattamento 2012, 2019 e giugno 2020 con la scritta
razzista stupratore, durante le proteste del black lives matter all’indomani della morte di Floyd

Teoria del trauma culturale: tre grandi forme di totalitarismo che interessano 900, nazifascismo stalinismo,
ci sono stati processi di rielaborazione di queste memorie, nel caso dell’imperialismo coloniale sono poche
le forme di autocritica con riferimento a questi eventi in grado di portare alla costituzione di un trauma
culturale. Siebert: costruire una memoria europea significa fare i conti con il lascito negativo della propria
storia.

Namer: memoria negativa, consiste in una memoria che mette sistematicamente in discussione il proprio
passato.

Un evento per diventare trauma deve essere rappresentato in quanto tale. Non vi è stata quella spirale di
significazione, non si è attivata né tantomeno ci sono stati imprenditori della memoria in grado di essere
abbastanza influenti per far riconoscere questi eventi dolorosi al di là di una audience limitata.

Debito di memoria da parte di europei, non hanno consentito che questa memoria venisse onorata.

Importante per oggi: passato che non passa, inconscio coloniale, ruoli e modelli di relazione tra stranieri
autoctoni, tra governanti e governati riochiamo fortemente quei rapporti di potere, ferite inferte durante
colonialismo, quelle strutture cognitive del colonialismo riemergono anche oggi nella postcolonia.

Facciamo i conti con nuova generazione che con modalità diverse rispetto al passato ha deciso di
oltrepassare i confini e contestare quelle geografie coloniali di esclusione.

Contromemoria: contestazione di una memoria egemonica.

29 MAGGIO 2023

MIGRAZIONI MEDITERRANEE

Viaggi tortuosi e costosi. A seguito del progressivo restringimento delle politiche europee ma anche a lvl
nazionale in materia di diritto di migrare. Il restringimento delle politiche, possibilità di migrare legalmente
fa sì che i viaggi diventano tortuosi per evitare di essere intercettati da forze di polizia e di frontiera,
attraversamento lunghi tratti frontiera a piedi, diventando difficili sono diventati pericolosi. Tasso di
mortalità è andato aumentando nel corso degli ultimi anni.

Guardia costiera libica, creata grazie attività cooperazione bilaterale tra Libia e Italia. Creata pochi anni fa
che da tempo oggetto di denuncia in molti rapporti delle NU, consiglio sicurezza onu, amnesty… perché
l’operato con cui intercettano sono violente, la loro attività consiste nell’intercettare i barconi/gommoni
nelle acque territoriali libiche, bloccare migranti e riportarli in Libia. Situazione Libia estremamente difficile,
a seguito dell’esplosione delle primavere arabe nel 2011, colonnello Gheddafi, assiste a una rivoluzione,
inizialmente conclusa con la morte dello stesso Gheddafi. La situazione nel paese non è migliorata, anzi
conflitti tra milizie che non sono eserciti regolari, espressioni di gruppi etnici in cui Libia è divisa. Due
autorità governative contrapposte.

Nonostante questo caos totale la comunità int ha assegnato alla Libia ruolo fondamentale nel controllo
frontiere esterne dell’UE, si trova a essere l’ultimo avamposto prima del mediterraneo. Ue e Italia hanno
avviato politica di cooperazione con Libia, approvazione trattato di cooperazione italo-libico, denunciato per
violazione di diritti umani, ha consentito creazione corpo di law enforcement che non dà garanzie di rispetto
diritti umani. Situazione libica oggi drammatica perché conflitto che vede contrapposte milizie paramilitari
che controllano intere regioni ha fatto sì che si creasse economia redditizia che consiste nella creazione di
centri di detenzione di migranti, molti sono illegali, gestiti da miliziani dove i migranti in transito in Libia
spesso detenuti torturati perché attraverso queste pratiche s cerca di estorcere alle famiglie dei migranti o
parenti per farsi mandare denaro per la liberazione.

Spettacolo dell’orrore e disegni di Piobbichi.

Ue quando firma accordi con paesi che non dà garanzie sul piano tutela diritti umani costituisce qualcosa di
grave che va considerato.

Diritto alla sepoltura, riconoscimento, viene negato. Avviene in questi cimiteri nel Mediterraneo, come
Lampedusa, seppelliti con una croce che segna la presenza nonostante molti non fossero cristiani, con
scritto “ignoto”.

Missing migrants project, IOM.

Principali rotte mediterraneo, quella centrale che dalla Libia arriva in Italia, occidentale dal Marocco alla
Spagna, orientale da Turchia alla Grecia.

Docufilm: Asmat-Nomi, migranti somali, se fossero giunti avrebbero potuto avere status di rifugiati,
muoiono lungo la strada.

Davanti allo stato di amnesia generalizzato, che sembra aver travolto molti governi europei come facciamo a
dare la colpa a chi? Gli scafisti sono ultimo tassello di viaggi lunghissimi.

Regista fa gesto rivoluzionario, che crea cortocircuito: piuttosto che mostrare quello che succede nel
Mediterraneo, i naufragi, lui decide di effettuare una performance con altri, gesto semplice e
apparentemente banale dall’impatto forte. Chiede alle persone che partecipano alla performance di
pronunciare i nomi di battesimo delle persone morte in questo naufragio, naufragio del 3 ottobre 2013 a
Lampedusa. Di solito ci mostra le persone come morte in masse in distinte, invece lui parte dai nomi,
simbolo dell’individualità e soggettività. Inizia un canto.

Siamo più visibili da morti che da vivi.

Una delle stragi più mortifere nel 2013, più di 300 morti, poi molte altre stragi. Dal 2016 il 3 ottobre giornata
nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, riconoscimento giornata che si celebra a Lampedusa,
partecipano scuole, associazioni, parenti delle vittime. Oggetto di fortissime proteste, contestazioni,
principale critica è che solo quel giorno c’è visibilità e nel resto dell’anno.

Nomi: gesto rivoluzionario di pronunciare nome e significato, rifiuto di essere consegnati all’oblio come
spesso avviene per queste stragi.

Fondo del mare, sensazione di oppressione, rievoca condizione di chi annega, ma anche luogo di
sedimentazione, non è ambientazione casuale, evoca significati forti.

Idea del documentario venuta visitando il cimitero di Lampedusa.

Assenza consapevolezza opinione pubblica che registra, migranti provenienti da tante zone di cui non
sappiamo nulla dei luoghi di provenienza. Nelle interviste sul campo invece loro sanno tutto di noi, studiano
e sanno tutto, noi non sappiamo nulla di loro.

Tributo silenzioso che disturba. Quasi un disturbo, noi siamo qui a reclamare non solo la nostra morte ma
innanzitutto la nostra vita che è stata negata, elemento di disturbo, dissonanza.

Gesto che disturba la coscienza, africana ed europea.

Corpo: acquisisce importanza centrale, diventa componente cruciale. Materialità del corpo la percepiamo,
vediamo alcune parti, il corpo torna ma fino ad allora erano solo nomi, la performance rende visibili i corpi.

Lutto: regista decide con documentario di esprimere diritto al lutto, lutto è atto di disobbedienza civile,
gesto di Antigone che rivendica diritto di piangere morta del fratello, le costa la morte, disobbedienza a
regime di invisibilità, censura a cui la storia sembra aver consegnato quei corpi e la loro identità.

Regista contesta le regole di ciò che va ricordato e dimenticato. Atto di accusa verso lo stato di amnesia,
amnesia che guarda agli eventi contemporanei che vengono relegati in piccoli spazi. Accusa contro inerzia,
chi è responsabile? Tragedie che si consumano regolarmente.

Ogni nome pronunciato come se fosse schiaffo alla nostra consapevolezza, alla nostra identità europea, se
pensiamo ai valori che segnano l’identità europea.

Restano solo questi lenzuoli come fantasmi, che infliggono colpo doloroso alla nostra vulnerabilità, memoria
dolorosa e disturbante. Disturbante perché indica allo spettatore ciò che sarebbe necessario ricordare e che
viene invece dimenticato. Come se rivolgesse allo spettatore questa richiesta, guardami, sono un essere
umano, esisto.

30 MAGGIO 2023

Caso studio si inserisce in lavoro di ricerca sul nesso tra violenza e memoria, progetto che inserito in un
ampio progetto europeo, Itaca, riguarda memorie traumatiche dei viaggi migranti attraverso Mediterraneo.

Conseguenze sotto il profilo epistemologico ed etico innescate dalle memorie traumatiche dei migranti sui
processi di costruzione della conoscenza. La storia di cui parleremo al di là dei fatti e degli eventi in realtà a
noi interessa come questa storia ci interpella dal pov dei processi di rielaborazione del trauma dei viaggi
attraverso il Mediterraneo.

Una riflessione sulle memorie del passato, sulle memorie del tempo presente e sulle memorie del futuro in
una chiave auto-critica.

Lost in a glass of water, Cinzia Sarto, video 2013.


Caso giudiziario, ha costituito caso importante dal pov giuridico, ha condotto per la prima volta tribunale
europeo, corte assisi Milano, sentenza di condanna all’ergastolo contro una persona giudicata colpevole di
atti di tortura nei centri di detenzione. Prima volta in assoluto che vengono riconosciute le torture.

Settembre 2016, via san Martini, vicino Centrale, 5 ragazzi somali, si trovano fuori dal giardinetto lì vicino,
aiuole, questo gruppo si trova lì e sembra avere una conversazione animata, con urli e agitazione. Questo
gruppetto posizione a cerchio e al centro un ragazzo con cui questi parlano in maniera animata.
Casualmente passa una volante della polizia, vedono la scena, convinti di trovarsi davanti all’ennesima rissa,
scendono e si dirigono verso i ragazzi somali e questi invece di disperdersi alla vista della polizia due di
questi si staccano dal gruppo e vanno verso i poliziotti e cercano di attirare l’attenzione. I ragazzi somali non
parlano italiano, poliziotti non parlano inglese, evidente non comprensione. Avviene poi scena
sconvolgente, i due ragazzi nell’impossibilità di spiegarsi con i poliziotti si denudano, tolgono maglietta, si
girano di spalle e mostrano le ferite delle torture che avevano ancora sul loro corpo. I poliziotti rimangono
atterriti, escono due operatori del centro di accoglienza e capiscono che questo ragazzo al centro del gruppo
era il torturatore che per mesi aveva esercitato violenza su di loro.

Diritto all’opacità: implica il fatto che, come ricercatori, cerchiamo di evitare di esporre i protagonisti di
storie come queste alla violenza ulteriore, davanti al dolore e disperazione. Noi sappiamo cosa succede in
questi contesti.

Torture a qualsiasi ora del giorno e notte, senza apparente motivo. Fatte anche delle registrazioni, spesso
inviate ai parenti. Obbligati a stare in posizioni umilianti. In questo campo di detenzione prevista camera di
torture che si chiamava Amalia, dove migranti a piccoli gruppi o singolarmente tenuti per ore subendo
violenza. Donne vittime principali durante la notte, anche minorenni, in Italia hanno denunciato Ismail
insieme ai compagni di detenzione.

Quando le vittime uscivano dalla stanza nessuno poteva andare in soccorso altrimenti subivano stessa sorte.
Mentre tutto ciò avveniva, Ismail soleva ripetere ossessivamente che lui era il loro padrone, il loro signore e
Dio e anche un domani li avrebbe comunque trovati.

Ismail ha avuto contrasti, inizialmente si sposta in altro campo di detenzione della stessa organizzazione ma
vedendo situazione negativa per lui decide di lasciare la Libia, va in gommone e arriva in Europa, in Italia.
Nel viaggio si imbarca con altri migranti regolari, alcuni migranti somali che viaggiavano lo hanno
riconosciuto, durante la traversata scattano fotografie e una volta sbarcati le mandano ai network della
diaspora somala in Europa per dire che era arrivato e che probabilmente sarebbe stato mandato in centro
via san martini.

Inizia perlustrazione quotidiana di alcuni ragazzi della zona. Si diffonde la voce che Ismail è lì, lo trovano
vicino panchina, prima nega la sua identità ma poi viene bloccato. Ismail difeso in tribunale ma poi corte
condanna ergastolo, confermata da corte assisi Milano e corte cassazione.

IMPLICAZIONI

Impatto profondo non tanto legato alla scoperta di info sconosciute, ci sono molti report e studi, ci sono
anche libri che documentano quello che avviene nei centri, condizioni conosciute.

Urgente necessità di riformulare radicalmente il mio approccio, maggiore riflessività sul piano teorico e
metodologico. Riconsiderare non solo le emozioni suscitate dalle memorie incorporate di dolore e
resistenza, ma anche le implicazioni più ampie sul piano pol e soc dei loro gesti e delle loro richieste.

Sovversione delle rappresentazioni più ricorrenti che enfatizzano lo status di vittima.

Vittimizzazione, criminalizzazione, alterizzazione vs risorse, strategie di resistenza e sopravvivenza dei


migranti.
Regressione negli standard minimi dei diritti umani, indifferenza rispetto ai valori e ai principi dichiarati
dell’UE, forme sistematiche di deumanizzazione.

Queste vicende non si trovano in un altrove distante. Migranti con le loro forme di mobilità sono portatori di
memoria, memoria incorporata, tortura è memoria incorporata.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

Atti di violenza inflitti in Libia, la sostanza oscura della nostra vergogna.

Amnesia, dimenticanza, oblio attivo, indifferenza generalizzata verso il dolore distante degli altri. Come in
passato verso i colonizzati. Indifferenza su quello che avviene sule altre sponde del Mediterraneo.

Ambiti di studio andrebbero de-migrantizzare, demigrantizzare la ricerca sulle migrazioni, illuminando nuovi
territori poco esplorati. Non devono essere patrimonio solo di ricercatori che studiano le migrazioni, sono di
ampio respiro, interpellano politologi, storici, sociologi, economisti. Per creare anche forme di
collaborazione in questo campo di ricerca.

Necessaria sensibilità e attenzione verso una politica della produzione di conoscenza.

La memoria incorporata della violenza subita, la sfera pubblica, la sfera politica, il bisogno di riparazione e di
cura. Loro esprimono le denunce, non esitano a riconoscere il proprio carnefice, vogliono giustizia, vogliono
riparazioni rispetto ai torti e violenze subiti. Nell’aula giudiziaria questo è avvenuto, testimonianze prese,
corpi diventano corpi pubblici. Talvolta si trovano segni di torture ma non vogliono essere riconosciuti, per
vergogna, fattori culturali e individuali, molto difficile riconoscere pubblicamente le forme di violenza.

Il corpo diventa un testo su cui noi leggiamo tante cose ma non è detto che la persona voglia verbalizzare.

Anche un futuro che rifiuta la resa, our lives matter.

31 MAGGIO 2023

INDICAZIONI PER PAPER FINALE

Entro 12 giugno: titolo via mail. Da gruppo di studio scelto ma anche di un altro.

Entro 22 giugno: paper da inviare per appello del 27 giugno, aula seminari via Livorno.

Entro 14 luglio: paper per appello 19 luglio.

Inviare per mail con oggetto “Paper corso Sociologia della memoria”.

01 GIUGNO 2023

Docufilm: tutti i nostri affanni. Realizzato attraverso metodo particolare, cinema partecipativo, in cui non
esiste una distinzione netta tra regista e protagonisti, protagonisti diventano coautori del film, regista ha
chiesto a un gruppo di ospiti di un progetto di social housing a San Salvario a Torino di filmarsi durante il
lockdown.

The world is tired.

Sfondo di condizione comune, vite ripetitive nello stesso edificio, a cui ci sono reazioni diverse, chi si
abbandona in depressione, chi sa come la madre che non può lasciarsi andare perché ha un bambino.
Sfondo comune ma storie diverse, universi atomizzati, scollegati, progetti bloccati, disagio esistenziale,
ironia, voglia di superare il momento. Queste connessioni a lvl transnazionale più facile che con i vicini,
connettori digitali ancora di salvezza. Dimensione sociale, condizione dei rider, lavoratori alcuni hanno avuto
smart working, altre categorie abbandonate a loro stessi, senza garanzie.
05 GIUGNO 2023

MEMORIE DEL TEMPO PRESENTE: COVID

06 GIUGNO 2023

SEMINARIO JEDLOWSKI

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