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CAMPIONATI EUROPEI DI KARATE KYOKUSHINKAI (Budapest, 2 giugno 2012)

Nove componenti della squadra italiana (manca Giuseppe Mancuso) con Shihan T. Wakiuchi, Sensei Salvatore Crucill e Sensei Carmelo La Rosa

- Sotto il sogno dellagonismo E una delegazione sportiva eterogenea, ma affiatata, quella che giunge a Budapest in occasione dei Campionati Europei di Karate Kyokushinkai di Kata e Kumite (a categoria di peso), una trentina di persone in tutto, fra atleti, tecnici del settore e una fedele rappresentanza di sostenitori. Dieci i karateka azzurri in gara, elementi di punta e talenti emergenti, tutti ugualmente motivati dal desiderio di realizzare un sogno vincente: Alberto Anzalone, Miryam Gentiluomo, Rosalba Locascio, Giuseppe Mancuso, Michele Runci, Igor Scaramuzza, Manlio Sorba, Joseph Sturiale, Adriano Tripoli e Salvatore Triscari. E il sogno personale di ogni partecipante ai Tornei, infatti, riuscire ad estrarre da lunghi periodi di severo e costante allenamento prestazioni di alto livello che, nellarco di pochi minuti, rivelino qualit fisiche e psichiche elevate alla massima potenza. Non sono professionisti i rappresentanti della squadra nazionale di Karate Kyokushinkai; sono persone comuni impegnate con normali progetti di vita. A differenza di altri Paesi europei ed extraeuropei dove il professionismo pu essere vissuto come una realt concreta, gli atleti dell'Italia non riescono ancora a dedicare allattivit sportiva tutto il tempo di cui dispongono. Sono costretti a dilatarlo, sottraendolo allo studio, al lavoro, finanche allo stesso riposo; imparano in fretta a ottimizzare la qualit degli allenamenti, coltivano la passione agonistica fra mille difficolt. Per questo, ogni minimo progresso compiuto acquista il doppio del valore di un normale risultato.

Occorrono mesi, anni, qualche volta anche decenni di intenso dialogo fra maestro ed allievo, affinch possa concretizzarsi quella sorta di processo liberatorio necessario a ogni buon karateka. Entrambi gli interlocutori, lavorando luno dallesterno laltro dallinterno, tentano di abbattere progressivamente le barriere originate dallinsicurezza, dallinesperienza, dalla non completa padronanza degli schemi motori, dalla discordanza fra corpo e mente, dal senso di frustrazione per ogni tentativo esitato nel nulla di fatto. E un impegno che si protrae in tempi mai perfettamente calcolabili, sempre influenzati dai ritmi di maturazione individuale, di cui lagonismo rappresenta solo la punta delliceberg, il momento di verifica. Un mezzo, non un fine.

Myriam, Michele e, di spalle, Rosalba

- Sviluppo della gara


La gara degli italiani ha inizio con Adriano Tripoli nella categoria -80 Kg. E molto pressante la sequenza di attacchi con la quale il diciottenne atleta nisseno riesce a stemperare le iniziative dellavversario ungherese Andras Moczo: dopo circa un minuto e trenta riporta una vittoria netta ed entusiasmante, suggellandola con uno splendido ippon (punto pieno che decreta la fine del combattimento). Indubbiamente un risultato benaugurale, i cui effetti positivi ricadono con immediatezza sul morale degli altri componenti della squadra, che attendono impazienti di essere convocati sul tatami.
Sensei Giovanni Mirasole con Adriano Tripoli

Adriano, divenuto uno degli elementi di spicco della societ Fight Club di Sensei Giovanni Mirasole , non nuovo a queste esplosive performance: nel 2009, a Parigi, ancora minorenne, esord nella divisione juniores dei Campionati Europei ottenendo un meritatissimo 6posto. Ritmo serrato e scambi tecnici di qualit caratterizzano anche il secondo incontro, il cui esito risulter tuttavia meno favorevole: il francese Antonio Tusseau risponde vigorosamente, colpo su colpo, non lasciandosi sorprendere o scalzare dalle dinamiche combinazioni di Adriano Tripoli. Non prevale, Adriano, ma pone unaltra felice premessa alla sua nuova carriera agonistica nel kumite serie A, apertasi - nella trascorsa stagione sportiva - con un titolo di campione nazionale, e un ulteriore terzo posto conquistato nella categoria Open.

A. Tripoli combatte con A. Tusseau

Dopo di lui, accedono al secondo turno Giuseppe Mancuso, Michele Runci e Joseph Sturiale. Lostacolo insormontabile del primo girone sembra essere soltanto un rarefatto ricordo del passato. E una figura di traino, Giuseppe Mancuso, per la societ A.s.d.Jonica Kyokushin di Sensei Vincenzo Riparare. Anche dalla sua caparbia linfa agonistica traggono nutrimento quei giovanissimi allievi che negli ultimi tempi, sempre pi frequentemente, arrivano a svettare in cima alle classifiche nazionali. E trascorso semplicemente un anno dalla sua prima partecipazione ai Campionati Europei, ma la differenza sostanziale si coglie nella forte determinazione con cui latleta siciliano riesce a risolvere, volgendolo a proprio favore, lincontro con lavversario ukraino Oleg Maxymov. D fondo a tutte le sue energie, Giuseppe Mancuso, per superare vittoriosamente il primo turno, e al secondo girone lotta con maggiore determinazione contro lantagonista Skander Youssfi (Tunisia). Non si uniforma al ritmo velocissimo del tunisino, non arretra, non lo teme, gli tiene testa. Cerca continui varchi per attaccare, inseguendolo pervicacemente come unombra, resistendo ai colpi pi insidiosi. Non vince, ma compie unesperienza importantissima.
Oleg Maxymov e Giuseppe Mancuso

Alla convocazione successiva, Skander Youssfi, che nella classifica finale di categoria otterr la medaglia di bronzo, sceglie di non combattere.

G. Mancuso e S. Youssfi

Tante e diverse, nellarco di un semestre, le preziose conoscenze confluite nella formazione del giovane Michele Runci (Honbu, Messina), esordiente dotato di uneccezionale forza di volont. Un breve ma accrescitivo viaggio distruzione nei dojo giapponesi, unassiduit negli allenamenti fuori dal comune, e la chiara consapevolezza che i risultati si ottengono solamente nella misura in cui ci si applica, a prescindere dal naturale talento di cui si dotati. Foggiatosi sul modello del tenace impegno, Michele ha compiuto molta strada in breve tempo, ma rimasto fedele a se stesso: moderato e profondamente rispettoso, unanimemente apprezzato dai compagni proprio per questa particolare indole.
M. Runci si prepara al primo incontro

Sfodera un piglio sicuro in gara, non lasciando trapelare in alcun modo che si tratti della sua prima prova a carattere internazionale. Un confronto decisamente vivace quello che si verr a determinare: il giovane allievo italiano libera sul tatami tutto lenorme potenziale di cui dispone. E intraprendenza e vigore allo stato puro, i suoi affondi non conoscono pause e lasciano sugli avversari segni visibili a occhio nudo. Vince il primo match contro latleta polacco Pawel Jarczyk. Perde il secondo incontro, ma non per arrendevolezza: il concorrente russo a prevalere, Denis Kukharev, 3 dan, con il pi corredato bagaglio di esperienza tecnica.
M. Runci contro D. Kukharev

Non ha potuto seguire la preparazione agonistica dei suoi compagni di squadra, Giuseppe Sturiale (Honbu, Messina). Altre figure significative, amici, lo hanno aiutato a perfezionare i colpi al cuscino o a tenere alta la motivazione quando gli allenamenti individuali crescevano esponenzialmente dintensit. Faticoso il ciclo di impegni al quale Joseph ha dovuto sottoporsi quotidianamente, non numerosi gli agonisti della stessa sua corporatura con i quali potersi confrontare. Sbalorditivo che in gara sia riuscito a mettere a segno proprio una delle tecniche meno collaudate ai colpitori, concludendo a tempo di record il match contro lungherese Abel Karagity. Poco importa che allincontro successivo, con il corpulento avversario serbo Radivoje Mirkovic, latleta siciliano abbia commesso qualche errore tattico. Leco della sua soddisfazione risuona in quei 33 magici istanti che hanno scandito la durata del primo combattimento, durante i quali il corpo ha saputo rispondere con prontezza ed efficacia.
Joseph Sturiale (fra gli spettatori, Sensei V. Riparare)

A distanza di una settimana dai Campionati Europei, Joseph Sturiale riprende gli allenamenti con una pi chiara coscienza delle sue potenzialit. Anzi, per lesattezza, afferma di non averli mai interrotti.

Nessuno dei quattro atleti italiani riesce a proseguire il percorso; pecche di strategia, in qualche caso differenze veramente marginali; alcuni riescono ad esprimere in gara il magnetismo di una carica non comune.

Giuseppe Sturiale mentre realizza lippon

C un altro lotto di partecipanti - non meno preparati per i quali la competizione si rivelata poco gratificante ai fini del risultato immediato, ma, forse, assai pi significativa sotto il profilo della crescita personale. Sono Myriam Gentiluomo, Igor Scaramuzza e Salvatore Triscari. Molto spesso, infatti, proprio la scintilla di malcontento ad alimentare la volont di autoaffermazione degli agonisti: energia rimasta inespressa in corpo che si carica di nuove aspettative, che cerca prepotentemente altri sbocchi, altre modalit per affiorare. Lo ha ben dimostrato questanno latleta polacca Agata Zjawinska. Esclusa nella fase semifinale degli scorsi Campionati Europei da uninarrestabile Myriam Gentiluomo, non ha accettato di uscire perdente dalla ribalta della scena agonistica internazionale. Ripresentatasi questanno sul tatami, decisamente rinvigorita nella determinazione, ha saputo riscattarsi - un incontro dopo laltro e appropriarsi meritoriamente del titolo di campionessa della divisione femminile 55 Kg. Rimane, invece, in sordina la prova della vicecampionessa europea delledizione 2011, Myriam Gentiluomo (Honbu, Messina). Uno sfavorevole sorteggio di gara la oppone - al primo girone - alla polacca Agneska Winiek, campionessa uscente. Quasi una volont di far s che le bravissime atlete, teste di serie, si neutralizzassero a vicenda (le due, proprio in Italia, a Padova, disputarono unavvincente finale). Cera, fisicamente, Myriam. Non ha tentennato, non ha risparmiato attacchi alla sua avversaria, non si lasciata intimorire. Non riuscita, forse, a Nellordine: Myriam Gentiluomo, dire qualcosa di nuovo. Rosalba Lo Cascio, Michele Runci e Non con quello stesso Giuseppe Mancuso singolare linguaggio energetico che lanno passato la consacr atleta rivelazione: prima partecipazione a una gara internazionale, prima medaglia dargento. In quella circostanza la giovane messinese ha saputo render manifesto il suo sorprendente talento in una fantastica serie di combattimenti, che ci hanno tenuto fino agli ultimi istanti con il fiato Agneska Winiek e Myriam Gentiluomo sospeso, uniti a sognare il titolo europeo. Diversi wazari e ippon guadagnati con tecniche di precisione chirurgica (shita-zuki, mae-geri), alcune delle quali hanno determinato la chiusura anticipata dellincontro. Non si trattato di un semplice colpo di fortuna, ma di una conquista pagata anticipatamente, con anni di preparazione meticolosa e sacrifici. Myriam, infatti, alla scuola di Shihan Wakiuchi, e solita rielaborare con umilt e fervore gli insegnamenti appresi, procedendo pazientemente e senza mai trascurare neppure il minimo dettaglio, come unautentica perfezionista.

Padova, Maggio 2011, Myriam Gentiluomo con Kancho Matsui, Presidente I.K.O:

Non il genere di persona che risparmia energie in corso di preparazione ad una gara, Igor Scaramuzza latleta di origini messinesi che da diversi anni si allena a Roma, presso la societ (Kyokuroma) di Sensei Carlo Passerini. Non ha mai deluso le attese nel corso delle varie competizioni nazionali: alla maggiore esperienza o prestanza fisica degli avversari ha sempre saputo replicare con eclettismo, velocit e abilit innovativa. Grazie ad un duro e perseverante allenamento, Igor e divenuto competitivo anche a livello internazionale. Principio di gara ottimale: con una rapida e coordinata serie di combinazioni tecniche, conduce vantaggiosamente il primo minuto di combattimento contro il polacco Konrad Will.
Igor Scaramuzza

Sulle prime lavversario sembra subire il ritmo veloce degli assalti di Igor; poi, recupera una frazione di secondo per svelare con pochi e precisi colpi tutta la sua risolutezza, senza concedere al giovane karateka italiano ulteriore tempo e modo di calibrare la sua imprevedibile tattica, quella che gli ha sempre procurato un ampio successo, rendendolo negli anni pi volte campione di categoria. Il concorrente dellEst dEuropa (salir sul terzo gradino del podio) costituisce per Igor Scaramuzza un inevitabile pietra dinciampo che lo obbliga a deviare forzatamente dalla meta desiderata, precludendogli la realizzazione di ogni pi ambiziosa aspettativa.
Igor Scaramuzza e (con il numero 7) Konrad Will

Si ripresenta direttamente sul circuito agonistico internazionale, il messinese Salvatore Triscari (Honbu, Messina). Il profilo del karateka ventiduenne sta definendosi lentamente, con la costante presenza sul tatami, con lintegrazione di sessioni di cultura fisica, con unattivit lavorativa che predispone a mantenere i nervi saldi e ad affrontare responsabilmente potenziali imprevisti. Non ha avuto modo, Salvatore Triscari, di verificare la validit delle proprie tattiche in unatmosfera carica di adrenalina. Solitamente, chi rimane a lungo lontano dallambito di gara necessita di pi tempo per acquisire la mappa personale dei punti di forza e di vulnerabilit. Latleta peloritano non sembra, tuttavia, averne risentito pi di tanto: considerevole anche la sua capacit di resistenza in fase di preparazione intensiva.
Fasi iniziali del combattimento

Appare fortemente determinato, Salvatore, quando sale sul tatami al cospetto di Mytko Yanev (team Kostov). Come sempre, sferra i suoi colpi allennesima potenza. Alla fine dellincontro, due giudici laterali attribuiscono il pareggio, gli altri due assegnano la vittoria allavversario. E il parere determinante del quinto arbitro, lo Shushin (arbitro centrale), che propende per il concorrente bulgaro, a impedirgli di coronare il suo desiderio di vittoria.
Mytko Yanev (con il numero 48) e Salvatore Triscari

Rimane senza esiti di classifica per lItalia la gara di kata, vissuta con grande senso di responsabilit dai due concorrenti Manlio Sorba ( A.s.d. Polisportiva Gymnasium Cagliari A.s.d. Musubi No Kay 2 Capoterra, Cagliari)e Rosalba Locascio (Fight Club, Caltanissetta). Doppietta polacca nella divisione maschile: anche questanno, infatti, si riconfermano, rispettivamente, sul primo e secondo gradino del podio, Bartolomiey Tissot e il connazionale Jan Gruba; terzo, il russo Denis Kukharev, in quarta posizione due ex aequo con Balazs Schaffer (Ungheria) e Guy Brodetzki (Israele).
Manlio Sorba

Rosalba Locascio

Non sono soltanto i giovanissimi a partecipare e a vincere in questa specialit di gara. E, questo, un dato molto apprezzabile. Possibile, infatti, mantenersi sulla cresta dellonda con un livello di preparazione inappuntabile fra i venti e i trentanni, quando il corpo brilla di luce propria perch le energie vitali raggiungono i massimi livelli. Forse, in prossimit dei 50, quando lorganismo deve essere indispensabilmente sostenuto da una volont coriacea, let diventa una sorta di valore aggiunto che impreziosisce il risultato. Che il karate non fosse soltanto un mezzo di perfezionamento tecnico, ma, soprattutto, di avanzamento morale, ce lo ha confermato ampiamente Sensei Manlio Sorba. Una menzione a parte merita la sua prova agonistica, disputata allinsegna della tacita sofferenza personale celata sotto il pi ferreo autocontrollo, per un problema di cui ha avuto notizia appena pochi minuti prima dellingresso in gara. Non ha lasciato traspirare alcuna nota di tristezza, Manlio. Non ha voluto gravare del proprio dolore latmosfera di gara, per non turbare il work in progress dei giovani compagni di squadra, visibilmente impegnati a fare del loro meglio. Ha raccolto le proprie energie, mescolate ad amarezza, disillusione e viva apprensione, le ha rigovernate ed salito sul tatami con grande compostezza, eseguendo il kata massimamente concentrato. Ventiquattrore dopo ha affrontato con esito positivo - anche gli esami per conseguire il grado superiore di cintura, il quarto dan, al termine di un vario e interessante seminario di aggiornamento condotto da Kancho Matsui e Shihan K. Gorai. Il test di verifica, oltre alle tecniche di Kihon e Hidokeiko, contemplava diverse prove di agilit e potenziamento. Manlio, adeguatamente preparato, si espresso con la sua tecnica impeccabile, destreggiandosi perfettamente anche nelle pi dinamiche fasi del Kumite. In vetta alla classifica della divisione femminile si ripropone, prevedibilmente, la pluricampionessa bulgara Gergana Kostova, seguita da due atlete russe, Maiia Bragina ed Evgeniya Lukyanenko, e dalla serba Marina Vukovic, che da anni tentano di insidiarle il titolo. Notevole prova di Senpai Rosalba Locascio, cuore pulsante del dojo di Caltanissetta, entrata nel vivo della kermesse sportiva con spiccata determinazione. Sapeva di prendere parte a una serrata sfida fra i pi bei nomi della rosa di atlete europee, ma non ha lasciato che la mancanza di esperienza condizionasse negativamente la sua prestazione. Era percettibilmente emozionata la nostra karateka, avvertiva, forse, anche lonere di essere lunica rappresentante italiana a gareggiare in questa specialit. Rosalba, che ha sostenuto esami di cintura nera soltanto un mese prima dellevento europeo, ha affrontato con maturit e fermezza il collaudo sul circuito agonistico internazionale. Saldamente ancorata sulle posizioni, si mantenuta lucida e controllata nella gestualit: nessuna trepidazione esagerata, nessuna dimenticanza. Una prova molto soddisfacente per essersi trattato di un esordio, considerando peraltro il breve spazio di tempo entro il quale lallieva di Sensei Giovanni Mirasole ha ultimato la sua preparazione, mai facendo venir meno il suo prezioso supporto allinterno del dojo nisseno.
Rosalba Locascio esegue il kata Gekisaisho

- Il successo di Alberto Anzalone Merita un capitolo a parte limpresa del giovane sancataldese Alberto Anzalone (Societ sportiva New Athletic Center, San Cataldo, Cl, di Sensei Salvatore Crucill). A distanza di tempo dalle precedenti affermazioni ai Campionati Europei di Luigi DAmico (Budapest, 1989), Ivan Sidoti, Adriana Arena (Szentes, 2001) lUngheria, ancora una volta, si consacra patria elettiva del successo degli atleti italiani. A brillare sul tatami di Budapest, inaugurando un nuovo fortunato ciclo in terra magiara, lo sfolgorante talento del pluricampione Alberto Anzalone e, alla sua sinistra, italiano Alberto Anzalone, che conquista a pieni meriti il suo primo Kancho Shokei Matsui riconoscimento europeo. Percorso assolutamente lineare, caratterizzato da grinta invidiabile: quattro incontri della fase di qualificazione vinti con netta superiorit tecnica; nessun errore tattico, nessuna fatale imprecisione dovuta ad eccessiva esuberanza, un sincronismo perfetto. E un atleta determinato a vincere i match, eludendo ogni possibile pareggio, linsidioso italiano che scorgiamo nellarea di gara. Non offre alcun varco di penetrabilit agli avversari che via via si susseguono: il francese Jordan Delamare, il polacco Michal Zysk, lungherese Zoltan Ujhelyi e il rumeno Antonio Grigorescu; attacca per primo e impone un ritmo, velocissimo, incalzante, e una tecnica implacabile. E si impone Anzalone massimamente concentrato nel suo blocco eliminatorio, sbarrando a inizio di gara caparbiamente il passo agli altri concorrenti. Non lesina energie, Alberto Anzalone, per arrivare in semifinale. Ci riesce, consapevole di aver combattuto in modo assolutamente straordinario. Alberto Anzalone contro Michal Zysk Ed gi fortemente appagato. Lo capisce anche il suo avversario. E lo ferma. Non senza qualche difficolt: Alberto, infatti, tenter sino alla fine di ribaltare a suo favore la situazione di svantaggio configuratasi in semifinale con lavversario ukraino Oleksander Kostenko. E soltanto una sconfitta relativa, che non intacca in alcuna misura la grande soddisfazione provata dagli italiani. Chi era presente allevento e ha vissuto attimo per attimo il crescendo di emozioni suscitate dagli incredibili combattimenti di cui Anzalone si reso sempre pi disinvoltamente protagonista, ha gi riconosciuto in lui la stoffa del grande campione. Non conta soltanto dove si giunge, ma, anche,come si giunge alla meta. Nella reale capacit di superamento dei propri limiti racchiuso lo speciale merito del giovane sancataldese. Un risultato davvero significativo, il suo, per tutto il Kyokushinkai italiano, esemplare per le generazioni nuove, ma anche per quelle passate, che ritrovano la grande lezione di Shihan Tsutomu Wakiuchi sui benefici della costanza. Un valido concetto che il maestro orientale, da circa un trentennio, con la sua assidua e convincente presenza sui tatami del nostro Paese, sta tentando di far circolare omogeneamente fra Istruttori e allievi, in un italiano semplice ed essenziale, ma denso di verit: Continuare. Sempre. Perch il talento si nutre di perseveranza e disciplina. E la continuit genera consapevolezza.

Alberto Anzalone in semifinale contro Oleksander Kostenko

Chi, individuando i propri sbagli, capace di confidare nella perfettibilit non devia, non si allontana da ci che ama, continua a ricercare dentro e fuori di s quelle risorse latenti che, come una verit ultima( questo il significato letterale del termine Kyokushinkai), consentono di rigenerarsi e di aprire lo sguardo su nuove prospettive.

Sembra un orientamento a scoprire la valenza educativa dellerrore, per raddrizzare il tiro e riprendere il cammino con maggiore autenticit. E il successo di Albertino maturato anche su di un cumulo di errori: personali e non. Negli anni precedenti, ben sei partecipazioni ai Campionati Europei e una a un Torneo Internazionale, mai coronate dai risultati sperati. Unica parentesi di respiro, nel 2010, la vittoria del torneo internazionale organizzato ad Oliveto Citra, da Senpai Domenico Prosapio, Responsabile per la provincia di Salerno. Non si lasciato condizionare o fuorviare da una visione ristretta delle cose, il giovane karateka; non si sentito adombrato dalla sua compagna di dojo, Cynthia Graci, che guadagnava per ben due volte la medaglia di bronzo agli Europei; non ha mai perso il rispetto di s e la fiducia nei propri punti di riferimento. Non si rassegnato fatalmente a uscire di scena come un perseguitato dalla cattiva sorte o come una vittima delle sviste arbitrali, che - sebbene sia dura da accettare - in tutti gli sport costituiscono una triste realt. Valutazioni, talvolta, molto soggettive o non perfettamente rispondenti, che ti lasciano addosso la sgradevole sensazione di essere stato derubato, specialmente se per quella trasferta e per quel sogno hai impiegato energie mentali, fisiche e materiali che nessuno ti rifonder. Lo ha sperimentato in passato qualche agonista italiano, ingiustamente sanzionato a un passo dalla conquista del podio in ambito internazionale. Non materia facile larbitraggio. Purtroppo. Alberto Anzalone Non trova mai risposte definitive che lascino tutti concordi, perch le variabili sono innumerevoli. Continuamente nascono fatti a confusione delle teorie: quando si crede di avere formulato i migliori criteri per prevenire un problema, se ne presentano cento altri nuovi. Gli Istruttori di maggiore esperienza, quelli che in passato hanno anche vissuto momenti di forte contrariet a causa della penalizzazione dei propri allievi, hanno scoperto, in seguito, laspetto positivo degli impedimenti alla vittoria (una sorta di risvolto della medaglia), la capacit di far emergere dal profondo la forza interiore, che si irrobustisce quando incontra una resistenza che la ostacola. Ha capito, Alberto, che per rinnovarsi urgeva lavorare principalmente sui propri punti di vulnerabilit e in meno di un anno ha rivitalizzato tutte le sue riposte energie. Si recato in Giappone, a Tokyo, per studiare dal vivo i Mondiali (affiancando anche il suo Maestro, Salvatore Crucill, che di quello stesso evento stato partecipante); si misurato con atleti di levatura internazionale, aderendo allimpegnativo seminario condotto a Shizuoka, da Shihan P. Chong, Shihan F. Filho e Shihan T. Wakiuchi; ha sostenuto, nel mese di maggio, esami per avanzare di grado (2dan); ha intensificato come non mai gli allenamenti, obbligando il suo corpo a ignorare sensibilmente la sensazione di fatica. Il tutto, sempre, con un solo e chiaro obiettivo in mente: classificarsi, riuscire a portare fuori il meglio di s, onorare una scuola di insegnamento, una tradizione nata e sviluppatasi in Italia grazie al lavoro edificante dei validi Istruttori presenti su scala nazionale, al brillante esempio dei tanti bravi atleti che si sono avvicendati, e alle pietre miliari poste ininterrottamente da Shihan Wakiuchi, sin dal lontano 1983.
Alberto Anzalone e Sensei Salvatore Crucill

Rimanendo nellautentica perseveranza dello spirito dellOsu e rielaborando le delusioni del passato, quelle delusioni cocenti che permettono di essere rifusi in nuove forme, Alberto riuscito ad assumere unidentit agonistica pi chiara, pi solida, pi confacente. E il magistrale lavoro di definizione della sua nuova fisionomia reca, ancora una volta, limpronta inconfondibile di Sensei Salvatore Crucill, Responsabile di San Cataldo (Cl), guida storica di Alberto da circa 24 anni (Alberto ha iniziato a praticare Kyokushinkai allet di 4 anni). Non nuovo a simili successi: impossibile dimenticare la pluricampionessa Cynthia Graci, altro suo capolavoro. Riversa diffusamente nel dojo di San Cataldo le sue grandi qualit Sensei Crucill controlla accuratamente umane, Sensei Crucill, tenendo coese diverse centinaia di persone gli schemi degli incontri come fossero membri di ununica grande famiglia. Lo scorso novembre, in meno di una settimana, ha raggiunto tre tappe consecutive: ha partecipato ai Campionati Mondiali - divisione over 40 - e allimpegnativo stage di aggiornamento tecnico, al termine del quale ha sostenuto, superandoli, gli esami per ottenere il quarto dan. Sono, queste, notizie che non suscitano clamore, che non vengono diffuse ad ampio raggio o alle quali non viene dato immediato risalto, ma che vanno sicuramente ad arricchire il profilo della persona, del gruppo al quale appartiene, dellOrganizzazione intera. Ai Campionati Europei di Budapest, Sensei Crucilla si e rivelato un coach molto competente e disponibile: un comune denominatore per la squadra, non divisa da settari sentimenti di appartenenza a differenti scuole di insegnamento o citt. Era minuziosamente informato sulle caratteristiche degli allievi, che ha assistito e poi spronato a dovere, incitandoli verbalmente con voce rassicurante e persuasiva. Non il solo, Sensei Salvatore, ad aver compreso limportanza del lavoro congiunto, della sinergia. Anche Sensei Giovanni Mirasole e Sensei Vincenzo Riparare hanno contribuito a supportare lquipe italiana. Se un atleta vince, il ritorno dimmagine e la soddisfazione sono per lintera collettivit, che ha lavorato consistentemente in ogni ambito. Lo sanno bene da lungo tempo anche i componenti del gruppo di arbitri italiani attivi allestero: Carmelo La Rosa, pioniere dei giudici di gara, Vincenzo Di Marco e Giuseppe Marchiafava, figure di riferimento dellarbitraggio internazionale, cui si sono recentemente aggiunti i neopromossi Salvatore Crucill, Antonio Mancuso e Roberto Cal. Operando con professionalit e trasparenza ciascuno rende merito al lavoro svolto dai tanti: dagli atleti, che lavorano sotto i riflettori conquistando la popolarit; da chi, al chiuso di un ufficio, stende per anni regolamenti che favoriscano unintesa comune o cura laspetto organizzativo sostenendo iniziative concrete, creando eventi, costruendo una salda ossatura di sostegno; dai molti che con tenace pazienza fanno crescere gradatamente piccoli gruppi, dai diversi altri che collaborano semplicemente, coscienti dellimportanza del proprio ruolo, mai minore, mai secondario. Unorganizzazione pu funzionare solo con il contributo di tutti. Nellinteresse di tutti
Tokyo, Novembre 2011

Per fare un campione, occorrono almeno cento uomini, diceva Sosai Mas Oyama. Molte grandi e belle personalit sono transitate, negli anni, lungo i circuiti nazionali ed internazionali del Kyokushinkai. Tanti continuano a muoversi entro lo stesso solco, altri hanno cercato realt pi congeniali, dopo aver vissuto periodi di intensa riflessione, perch non si identificavano pi con le caratteristiche della Organizzazione o non condividevano gli accordi vigenti al suo interno, per comprensibile desiderio di acquisire maggiori responsabilit o di cimentarsi su di un percorso autonomo, in totale libert. Con dispiacere si guarda a ogni distacco individuale, alla scissione dei vari gruppi. Forse, alcuni cicli sono inesorabilmente destinati ad esaurirsi. Rimane la consapevolezza che non il sorgere di nuove e insopprimibili esigenze, o le incomprensioni che accompagnano gli eventi, a poter vanificare il rispetto o i reciproci benefici derivati dalle trascorse collaborazioni.
Arbitri, Responsabili e atleti. Da sinistra: Sensei C. La Rosa, M.Gentiluomo, Sensei A. Mancuso, Shihan T. Wakiuchi, Shihan K. Gorai, Sensei S. Crucill, R. Cal, A. Anzalone, Sensei V. Di Marco e Kancho Matsui

NellAssociazione Italiana di Karate Kyokushinkai non puntualmente vengono evidenziati i sacrifici dei singoli, non esageratamente ne vengono elogiati gli sforzi. Non dire o dir poco non equivale, per, a disconoscere i meriti. Chi pratica arti marziali con aperta disposizione danimo affina lintuito e non compie fatica a percepire i significati celati dietro alla brevit o alla modestia di un linguaggio; sa cogliere in uno sguardo diretto la pi profonda intesa, la pi sincera considerazione. Non sempre le parole sono elementi indispensabili; la comunicazione che gratifica passa anche per altri canali. Ed durevole nel tempo. Basta averne memoria. Se il karate viene concepito come stile di vita non esistono strade alternative da percorrere:dedizione assoluta, abnegazione di s, presenza continuativa sul tatami. Si procede lungo un cammino evolutivo, si aderisce alla competizione in unottica positiva: la lotta finalizzata al raggiungimento di obiettivi e al potenziamento di qualit personali, mai allesclusiva sopraffazione degli avversari. Una volta appagati dai propri risultati, si partecipa spontaneamente anche alla realizzazione dei percorsi altrui. Con umilt, per una sincera forma di gratitudine, quasi una volont di restituzione dei benefici ricavati. Quando gli atleti pi anziani, i Senpai, coadiuvano il maestro mettendo il sapere appreso a disposizione delle giovani leve, la lezione originaria si arricchisce di nuovi apporti, la sua efficacia viene moltiplicata.
Da sinistra, Sensei S. Crucill, A. Anzalone e Shihan T. Wakiuchi

Molti allievi, nel tempo, sono divenuti stimati istruttori. Mossi dal vivo desiderio di trasferire ad altri la parte utile, la sintesi delle migliori esperienze personali, cooperano massimamente con lOrganizzazione, contribuendo in modo significativo al suo sviluppo. Ove sussistano volont di dialogo e capacit di confronto costruttivo, la forza dellaggregazione non pu che risultare vincente.

E i giochi rimangono aperti, e lItalia continua a sognare il titolo europeo nel kumite.

Fotografie scattate da Flavia Temperelli o liberamente tratte dalla pagina ufficiale Fb dellOrganizzatore dellevento: Sensei Robert Krn

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