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In questo numero
1. EDITORIALI
IL PUNTO
LE NOTE
REMINISCENZE E ATTUALITÀ
di Luigino Benetazzo
IL PUNTO
Di Alessandro Paccagnella
Il numero corrente dell’InformaDEI chiude la seconda annata della nostra newsletter con uno
sguardo duplice, che facendo perno sul presente si rivolge sia al nostro passato che al nostro
futuro.
Nella prima parte raccogliamo infatti le testimonianze su cinquant’anni di vita universitaria,
tratteggiate da due dei nostri “senatori”, Luigino Benetazzo e Luigi Mariani, che da inizio ottobre
sono in quiescenza. Ricordi di un’università in cui si è formato e definito il nucleo di conoscenze e
competenze su cui si è poi accresciuto il DEI, così come lo conosciamo oggi. Ma anche ricordi di
momenti di grande cambiamento, a partire dalle riforme didattiche di fine anni ’50 con
l’attivazione di nuovi indirizzi e corsi di laurea, di cui i nostri colleghi hanno la palma di primi
laureati: Mariani per l’indirizzo Correnti Deboli di Ingegneria Elettrotecnica, Benetazzo per
Ingegneria Elettronica tout court. E ricordi di periodi non agevoli, con lunghi periodi di precariato
prima dell’immissione in ruolo per i giovani assistenti.
E’ facile riconoscere in questi tratti una ciclicità vichiana della piccola storia dell’università, che ci
viene riproponendo, anche in questi momenti, ristrutturazioni forzose dei corsi di laurea e
cammini di inserimento non agevoli per le nuove leve dell’accademia. Così come i nostri colleghi
hanno affrontato e gestito prima di noi quei cambiamenti epocali, sono certo che riusciremo a
cogliere, fra le minacce di riforme mal congegnate, le opportunità di rinnovamento positivo e di
inserimento fruttuoso di giovani capaci e meritevoli.
L’apertura alle potenzialità applicative, frutto di idee promosse e sviluppate dai nostri giovani, è al
centro della seconda parte dell’InformaDEI. Idee che hanno ricevuto, come spesso è successo negli
scorsi anni, riconoscimenti non solo per i loro contributi all’avanzamento della scienza, ma anche
per le ricadute applicative che un dipartimento di ingegneria deve perseguire e curare. E così
anche quest’anno giovani ricercatori del DEI hanno mietuto successi alla tappa triveneta della
Startcup, in attesa (perché no?) di ulteriori successi nella finale del Premio Nazionale
dell’Innovazione a Palermo il 3/12.
Chiudere con una nota di apertura verso il futuro si conviene all’ultimo numero dell’anno, con
l’attesa ottimistica (che non sia solo della volontà) di un anno a venire meno travagliato e più
positivo, malgrado le scure nubi che la recente presentazione da parte del Magnifico Rettore del
Bilancio di Previsione 2011 dell’Ateneo ha prospettato. Ma la chiusa ci deve ricondurre alla prima
parte dell’InformaDEI: solo chi conosce il proprio passato può realizzare un futuro migliore. E
confidiamo che la storia, anche quella con la s minuscola del nostro mondo accademico e del
nostro dipartimento, sia una maestra di vita con ottimi allievi al DEI.
Non è certamente facile aderire al cortese invito del Direttore del DEI, Prof. Alessandro
Paccagnella, di esprimersi sulle “esperienze nel DEI e in Ateneo” al termine di quasi mezzo secolo
di vita (esattamente 48 anni) passati presso il nostro Ateneo, nell’Istituto di Elettrotecnica prima,
poi Istituto di Elettrotecnica ed Elettronica, poi Dipartimento di Elettronica ed Informatica e,
infine, Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.
Una cosa è certa. Sono stati anni d’impegno non sempre facile, ma anche di soddisfazioni sia
personali, sia d’ambiente. Prescindendo dalle vicende personali, credo sia più importante
considerare quelle che ho chiamato soddisfazioni d’ambiente, di quell’ambiente che ha avuto
come esito finale il DEI come lo conosciamo oggi.
Sin dagli inizi, quando dopo il biennio da studente si accedeva al triennio e si frequentava l’Istituto
di Elettrotecnica, l’atmosfera era diversa. Ogni studente veniva considerato come un discente e
non come una seccatura e il Direttore di allora, Prof. Giovanni Someda, intervistava ognuno
trascrivendone i dati personali e concludendo con la raccomandazione di tenerlo informato su
eventuali problemi derivanti dall’organizzazione e/o dai rapporti con gli altri docenti dell’Istituto.
Analogamente per i giovani laureati che cominciavano la loro attività presso l’Istituto vi era una
simile attenzione e considerazione e i quasi impossibili ritardi burocratici nell’aggiornare le
remunerazioni ad ogni variazione di carriera, venivano temporaneamente risolti con anticipi
erogati dalla amministrazione dell’Istituto. Così era usuale che, pur nei rispettivi ruoli, tutti o quasi
si riunissero spontaneamente per qualche ora al mattino delle domeniche per quello che oggi si
chiamerebbe brainstorming sulle attività da pianificare per la settimana entrante.
Questi aspetti sembrano una cosa normale ed invece all’epoca erano una cosa straordinaria. In
ogni caso essi danno subito l’idea dello “stile” e della “atmosfera” d’ambiente il cui retaggio si
ritrova tuttora presso il DEI e che si estrinseca nell’attenzione per i problemi della didattica e nella
disponibilità di tutti i colleghi a risolvere in maniera positiva e non conflittuale i numerosi
problemi di convivenza e di gestione. Problemi che sempre vi sono in una struttura delle
dimensioni del DEI per numerosità del personale, sia docente che tecnico amministrativo, e per
l’articolata complessità delle mansioni che vi sono espletate.
Tutto ciò ha contribuito sin dall’inizio della mia attività universitaria a darmi un senso di
appartenenza che orgogliosamente mi sono portato appresso sempre, anche quando ho ricoperto
incarichi “extra moenia” che avrebbero potuto essere un prestigioso riferimento per la mia
persona. Ed invece no, tutto il resto lo ho sempre considerato non solo transeunte, come è ovvio
che sia per ogni vicenda umana, ma anche solo aggiuntivo al mio essere un professore della
Università di Padova, attivo nella Facoltà di Ingegneria e proveniente dall’Istituto o dal
Dipartimento, nelle varie denominazioni che storicamente si sono succedute. Questo è stato
sempre il mio biglietto da visita e il mio vantato nonché riconosciuto pedigree.
Difficoltà ve ne sono state parecchie, non credano i più giovani colleghi che il precariato sia solo
dei tempi attuali. Per ben 15 anni sono stato “professore incaricato esterno”, con un, per così dire,
ingaggio annuale a svolgere il mio corso di Misure Elettroniche, facendo l’assistente di me stesso e
il responsabile del laboratorio didattico aperto ad un centinaio abbondante di studenti.
Il prossimo 15 novembre 2010 saranno 50 anni che sono entrato in Università. Il giorno dopo la
laurea, raggiunta a 23 anni e 4 mesi, accettando l’offerta del mio relatore, prof. Giuseppe Francini,
sono stato infatti nominato Assistente straordinario alla “cattedra” di “Servomeccanismi e
misuratori meccanici” (il nome più vicino al settore dei Controlli automatici allora inserito nello
statuto della Facoltà), iniziando una carriera in una disciplina allora in Italia inesistente. Occorre
ricordare che gli studi in ingegneria a quei tempi erano ancora organizzati solo sugli ultimi tre anni
(i primi due costituivano il ”biennio propedeutico”, inquadrato nella Facoltà di Scienze, dove
frequentavamo i corsi insieme agli studenti di matematica e fisica) e i Corsi di laurea erano solo
due, suddivisi ciascuno in tre sezione (Ingegneria civile con le sezioni Edile, Idraulica e Trasporti e
Ingegneria Industriale con le sezioni Chimica, Elettrotecnica e Meccanica). Anche i numeri erano
enormemente lontani dagli attuali: meno di 1700 studenti in tutta la Facoltà, compresi i numerosi
fuori corso, e 173 laureati in un anno, di cui 57, i più numerosi, nella sezione elettrotecnica. Ma
erano anche per l’Italia anni di forte sviluppo industriale, per cui i neo ingegneri erano
ricercatissimi; ancor prima della laurea eravamo tempestati da decine e decine di offerte di lavoro,
soprattutto dalle grandi aziende. L’A.A. 1959-60 fu anche l’ultimo completato sul vecchio
ordinamento; a fine 1960 entrava infatti in vigore la riforma che inquadrava la Facoltà su 5 anni e
istituiva la nuova laurea in Ingegneria Elettronica. In previsione di ciò, già nell’A.A. 1959-60 al V°
anno della sezione elettrotecnica venivano istituiti due indirizzi, affiancando a quello tradizionale,
denominato “correnti forti”, quello di “correnti deboli”, e sperimentando in esso alcuni nuovi
insegnamenti, tra cui “Servomeccanismi” e “Tecniche delle iperfrequenze”. Per questa ragione,
essendo stato il primo laureato in questo indirizzo, sono stato considerato il “proto elettronico”,
restando invece a Luigino Benetazzo il titolo di “primo elettronico”.
Il primo stipendio, come Assistente straordinario, era di 30.000 lire/mese, prontamente dimezzate
quando il prof. Francini mi obbligò ad andare insegnare 6 ore di “Elettronica” all’Istituto
professionale “G.Cini” all’Isola di San Giorgio a Venezia. Le mansioni in Istituto erano varie; dato
l’improvviso aumento di insegnamenti, nonostante l’ingresso di nuove forze (nel 1961 entrarono i
compagni di corso Cariolaro, Ciscato e Marchesini), eravamo chiamati a collaborare a numerosi
Due nostre PhD hanno vinto due dei setti Premi di Dottorato assegnati quest'anno dal Gruppo
Nazionale di Bioingegneria. Si tratta di Emanuela Formaggio (tutor Gianna Toffolo) ed Erica
Manesso (tutor: Chiara DallaMan).
CANAZZA, AVANZINI E MARCHETTO, DE TONI E SCARAMUZZA, TRIVELLIN E MENEGHINI VINCONO STARCUP 2010
Fenomenale tripletta del DEI alla finale StartCup 2010: primi, secondi e quarti (cinque i progetti
premiati), su quindici idee giunte in finale e premiate il 22 ottobre a Ca' Foscari, in una business
competition che ha coinvolto le università di Padova, Venezia e
Verona.
Di seguito la lunga lista dei vincitori da parte DEI:
Primo Premio:
SaMPL che ha proposto un software che estrae il segnale audio
dalla fotografia di un disco fonografico (10 kEuro premio). Il team è
composto da Sergio Canazza e Federico Avanzini (ricercatori del
gruppo Sound and Music Computing), ai quali si è successivamente
unito Enrico Marchetto (dottorando), il cui contributo è stato
fondamentale per la stesura del business plan.
Quarto premio: IDROLIFE (Trivellin, dottorando con tutor Meneghesso e Meneghini, assegnista di
ricerca del gruppo di Microelettronica, con Alessandro Barbato tutor Enrico Zanoni) che ha
proposto un sistema innovativo di disinfezione dell'acqua basato su diodi LED e porfirine (2 kEuro
premio).
Di seguito tre brevi abstract sui lavori dei gruppi SaMPL e IdroLife.
Il gruppo SaMPL (Sound and Music Processing Lab) ha presentato nella competizione
StartCup una linea di prodotti basati su una tecnologia innovativa finalizzata alla
ricostruzione digitale del suono inciso nei supporti fonografici a partire da fotografie della
superficie del disco. Tecniche di elaborazione dell'immagine, sviluppate dal team SaMPL,
permettono la conversione dell'immagine fotografica in segnale audio. Questo apre inediti
scenari di mercato:
Recupero del contenuto audio da dischi rotti o deformati
Automatizzazione dei processi di digitalizzazione dei documenti sonori
PMC Team
Di Alessandro De Toni
L'idea presentata dal PMC Team, di cui fanno parte Alessandro De Toni (assegnista
microelettronica ) e Matteo Scaramuzza (dottorando microelettronica) consiste in una
innovativa pinza bioptica finestrata e nel complessivo sistema di controllo hardware e
software in grado di velocizzare e migliorare gli esami di gastroscopia e colonscopia. La pinza
PMC consente di velocizzare la fase di prelievo semplificare la procedura di estrazione,
offrendo pertanto la possibilità di prelevare un numero maggiore di campioni, semplificare
l’attività manuale dell’equipe medica, permettere al personale di lavorare con maggior
tranquillità, automatizzare la raccolta dei campioni e ridurre i disagi dei pazienti.
La sua caratteristica principale è quella di poter veicolare all’esterno del corpo del paziente i
campioni bioptici prelevati senza bisogno di estrarre la pinza di taglio dall’endoscopio, e di
stoccarli in apposite provette intercambiabili esterne allo strumento. Questo è reso possibile
attraverso un sistema di cannule appositamente ingegnerizzate al fine di trasportare il
materiale biologico, monitorarne la posizione durante il prelievo e misurarne alcuni
parametri chimici e fisici di interesse clinico in tempo reale.
IdroLife
Di Nicola Trivellin
Il Senato Accademico nella sua seduta del 14 settembre, su proposta del Magnifico Rettore, ha
designato Gianfranco Bilardi a far parte del Consiglio direttivo della Scuola Galileiana per il triennio
accademico 2010/2013.
Claudio Cobelli è stato eletto nel College of Fellows of the American Institute for Medical and
Biological Engineering (AIMBE), che - come recita la lettera di nomina - "is comprised of some of
the most important leaders in science and engineering, the top 2% of medical and biological
engineers".
La rete della metropolitana di Math City conta nove stazioni (rappresentate dai punti disegnati sul
piano). Su ognuno dei nove tratti rettilinei che collegano tre stazioni, il rapporto tra la distanza
maggiore e quella minore è sempre lo stesso. L’area del triangolo equilatero più piccolo è di 1 km².