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2010 [INFORMADEI]

Newsletter del DEI


Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova
Numero 8 –Ottobre 2010
http://www.dei.unipd.it

In questo numero

1. EDITORIALI
IL PUNTO
LE NOTE
REMINISCENZE E ATTUALITÀ
di Luigino Benetazzo

50 ANNI IN UNIVERSITÀ E DINTORNI


di Luigi Mariani

2. PREMI, ONORIFICENZE E RICONOSCIMENTI


3. FIOCCHI ROSA E FIOCCHI AZZURRI
4. NONSOLORICERCA

Direttore: Alessandro Paccagnella


Vicedirettore: Andrea Pietracaprina
Segretaria di redazione: Sara Cavinato
Webmaster: Simone Friso
Impaginazione grafica: Paolo E. Mazzon
1. EDITORIALI

IL PUNTO
Di Alessandro Paccagnella

Il numero corrente dell’InformaDEI chiude la seconda annata della nostra newsletter con uno
sguardo duplice, che facendo perno sul presente si rivolge sia al nostro passato che al nostro
futuro.
Nella prima parte raccogliamo infatti le testimonianze su cinquant’anni di vita universitaria,
tratteggiate da due dei nostri “senatori”, Luigino Benetazzo e Luigi Mariani, che da inizio ottobre
sono in quiescenza. Ricordi di un’università in cui si è formato e definito il nucleo di conoscenze e
competenze su cui si è poi accresciuto il DEI, così come lo conosciamo oggi. Ma anche ricordi di
momenti di grande cambiamento, a partire dalle riforme didattiche di fine anni ’50 con
l’attivazione di nuovi indirizzi e corsi di laurea, di cui i nostri colleghi hanno la palma di primi
laureati: Mariani per l’indirizzo Correnti Deboli di Ingegneria Elettrotecnica, Benetazzo per
Ingegneria Elettronica tout court. E ricordi di periodi non agevoli, con lunghi periodi di precariato
prima dell’immissione in ruolo per i giovani assistenti.
E’ facile riconoscere in questi tratti una ciclicità vichiana della piccola storia dell’università, che ci
viene riproponendo, anche in questi momenti, ristrutturazioni forzose dei corsi di laurea e
cammini di inserimento non agevoli per le nuove leve dell’accademia. Così come i nostri colleghi
hanno affrontato e gestito prima di noi quei cambiamenti epocali, sono certo che riusciremo a
cogliere, fra le minacce di riforme mal congegnate, le opportunità di rinnovamento positivo e di
inserimento fruttuoso di giovani capaci e meritevoli.
L’apertura alle potenzialità applicative, frutto di idee promosse e sviluppate dai nostri giovani, è al
centro della seconda parte dell’InformaDEI. Idee che hanno ricevuto, come spesso è successo negli
scorsi anni, riconoscimenti non solo per i loro contributi all’avanzamento della scienza, ma anche
per le ricadute applicative che un dipartimento di ingegneria deve perseguire e curare. E così
anche quest’anno giovani ricercatori del DEI hanno mietuto successi alla tappa triveneta della
Startcup, in attesa (perché no?) di ulteriori successi nella finale del Premio Nazionale
dell’Innovazione a Palermo il 3/12.
Chiudere con una nota di apertura verso il futuro si conviene all’ultimo numero dell’anno, con
l’attesa ottimistica (che non sia solo della volontà) di un anno a venire meno travagliato e più
positivo, malgrado le scure nubi che la recente presentazione da parte del Magnifico Rettore del
Bilancio di Previsione 2011 dell’Ateneo ha prospettato. Ma la chiusa ci deve ricondurre alla prima
parte dell’InformaDEI: solo chi conosce il proprio passato può realizzare un futuro migliore. E
confidiamo che la storia, anche quella con la s minuscola del nostro mondo accademico e del
nostro dipartimento, sia una maestra di vita con ottimi allievi al DEI.

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LE NOTE
Reminiscenze e Attualità
Di Luigino Benetazzo

Non è certamente facile aderire al cortese invito del Direttore del DEI, Prof. Alessandro
Paccagnella, di esprimersi sulle “esperienze nel DEI e in Ateneo” al termine di quasi mezzo secolo
di vita (esattamente 48 anni) passati presso il nostro Ateneo, nell’Istituto di Elettrotecnica prima,
poi Istituto di Elettrotecnica ed Elettronica, poi Dipartimento di Elettronica ed Informatica e,
infine, Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.
Una cosa è certa. Sono stati anni d’impegno non sempre facile, ma anche di soddisfazioni sia
personali, sia d’ambiente. Prescindendo dalle vicende personali, credo sia più importante
considerare quelle che ho chiamato soddisfazioni d’ambiente, di quell’ambiente che ha avuto
come esito finale il DEI come lo conosciamo oggi.
Sin dagli inizi, quando dopo il biennio da studente si accedeva al triennio e si frequentava l’Istituto
di Elettrotecnica, l’atmosfera era diversa. Ogni studente veniva considerato come un discente e
non come una seccatura e il Direttore di allora, Prof. Giovanni Someda, intervistava ognuno
trascrivendone i dati personali e concludendo con la raccomandazione di tenerlo informato su
eventuali problemi derivanti dall’organizzazione e/o dai rapporti con gli altri docenti dell’Istituto.
Analogamente per i giovani laureati che cominciavano la loro attività presso l’Istituto vi era una
simile attenzione e considerazione e i quasi impossibili ritardi burocratici nell’aggiornare le
remunerazioni ad ogni variazione di carriera, venivano temporaneamente risolti con anticipi
erogati dalla amministrazione dell’Istituto. Così era usuale che, pur nei rispettivi ruoli, tutti o quasi
si riunissero spontaneamente per qualche ora al mattino delle domeniche per quello che oggi si
chiamerebbe brainstorming sulle attività da pianificare per la settimana entrante.
Questi aspetti sembrano una cosa normale ed invece all’epoca erano una cosa straordinaria. In
ogni caso essi danno subito l’idea dello “stile” e della “atmosfera” d’ambiente il cui retaggio si
ritrova tuttora presso il DEI e che si estrinseca nell’attenzione per i problemi della didattica e nella
disponibilità di tutti i colleghi a risolvere in maniera positiva e non conflittuale i numerosi
problemi di convivenza e di gestione. Problemi che sempre vi sono in una struttura delle
dimensioni del DEI per numerosità del personale, sia docente che tecnico amministrativo, e per
l’articolata complessità delle mansioni che vi sono espletate.
Tutto ciò ha contribuito sin dall’inizio della mia attività universitaria a darmi un senso di
appartenenza che orgogliosamente mi sono portato appresso sempre, anche quando ho ricoperto
incarichi “extra moenia” che avrebbero potuto essere un prestigioso riferimento per la mia
persona. Ed invece no, tutto il resto lo ho sempre considerato non solo transeunte, come è ovvio
che sia per ogni vicenda umana, ma anche solo aggiuntivo al mio essere un professore della
Università di Padova, attivo nella Facoltà di Ingegneria e proveniente dall’Istituto o dal
Dipartimento, nelle varie denominazioni che storicamente si sono succedute. Questo è stato
sempre il mio biglietto da visita e il mio vantato nonché riconosciuto pedigree.
Difficoltà ve ne sono state parecchie, non credano i più giovani colleghi che il precariato sia solo
dei tempi attuali. Per ben 15 anni sono stato “professore incaricato esterno”, con un, per così dire,
ingaggio annuale a svolgere il mio corso di Misure Elettroniche, facendo l’assistente di me stesso e
il responsabile del laboratorio didattico aperto ad un centinaio abbondante di studenti.

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Ma era in queste situazioni difficili che potevo trovare il sostegno di quello che all’inizio ho
chiamato ambiente, il mio ambiente.
Vi era sempre un collega anziano ed esperto, come ad esempio il compianto Prof. Antonio
Lepschy, che fungeva da ancora di salvezza e di sostegno nel rivedere le bozze delle pubblicazioni
scientifiche anche quando il “capo” di riferimento era impegnato o, talora, latitante. Le supplenze
o sostituzioni, nei casi di necessità, erano una prassi normale che poggiava sulla disponibilità di
qualche collega e permetteva quel minimo di flessibilità che consentiva a tutti di evitare eccessive
difficoltà “esistenziali”. Personalmente nutro fiducia che questa tradizione di disponibilità al
“mutuo soccorso” resti viva ed operante anche per il futuro.
Ho speso forse qualche parola di più per far capire come, almeno nel mio sentire, si sia formato
l’ambiente DEI e come le cose non accadano per caso, ma siano il frutto di un divenire che
accompagna tutta la nostra vita o ha accompagnato la vita di chi è venuto prima di noi e che,
giustamente, è opportuno che lasci il passo alle generazioni che seguono.
Un discorso di questo tipo sembra stonato in una realtà, quale quella di questi ultimissimi tempi,
sulla quale gravano opinioni e politiche di scarsa o nulla considerazione della realtà universitaria.
Ma più che Araba Fenice che risorge sempre, penso all’Università come un organismo vitale che sa
sempre generare gli anticorpi necessari per guarire dalle malattie che lo affliggono o per
temporanea debolezza propria o per attacchi da virus esterni, quali le riforme imposte senza una
adeguata competenza e polarizzate da interessi che nulla hanno a che vedere con la scienza e la
cultura.
Per quanto riguarda il mio insegnamento di fatto posso dire che vi è stata una considerazione
adeguata, pur nell’alternarsi di maggiori o minori attenzioni tra gli insegnamenti teorici e quelli
applicativi, come è fisiologico che succeda nel nostro ambiente. Non è stato infatti trascurabile il
verificarsi di sollecitazioni esterne derivanti vuoi da innovativi orientamenti tecnico scientifici della
comunità internazionale, vuoi da pressioni provenienti dal territorio di riferimento e dalle politiche
nazionali, riguardanti l’adeguatezza professionale degli ingegneri che prepariamo per operare nel
contesto socio economico del nostro paese.
Il gruppo di ricerca nell’ambito del quale ho operato ha vissuto momenti dolorosi per la perdita di
un suo validissimo componente, il Prof. Carlo Offelli cui mi legava un consolidato rapporto di
amicizia maturato a valle dell’essere stato relatore per la sua tesi di laurea. Vi sono però stati
anche momenti gioiosi quando Claudio Narduzzi e Matteo Bertocco hanno cominciato ad operare
come Professori Ordinari e quando la pattuglia di giovani ricercatori si è infoltita con l’arrivo
dell’ing. Giada Giorgi che si è affiancata all’ing. Alessandro Sona, il quale come ricercatore
confermato è una delle risorse ormai consolidate. Mi rammarica non esserne più un componente
attivo, ma mi consola il fatto che so di lasciare il testimone in mani sicure: una pattuglia coesa e
determinata con la quale ho combattuto molte battaglie, da sempre impegnata sul fronte di una
didattica non certo leggera con i suoi laboratori sperimentali e sul fronte di una ricerca che
alimenta la sua specificità con conoscenze estesamente interdisciplinari e perciò stesso
affascinante.
Vari ed impegnativi sono stati gli impegni derivanti da incarichi affidatemi dai Magnifici Rettori che
hanno retto l’Ateneo negli ultimi quindici anni (Muraro, Marchesini, Milanesi): tra i tanti ne cito
alcuni come le Presidenze del Centro di Calcolo di Ateneo prima e del Centro Multimediale di
Ateneo poi, i dodici anni di attività come delegato per la formazione a distanza, come
rappresentante di Padova nel C.d.A. del Consorzio Nettuno, nelle Task Force dell’Associazione
europea Coimbra e in vari organi del Consorzio CNIT. Orbene, posso affermare di aver ricevuto
come arricchimento personale di idee, competenze e riconoscimenti più di quello che ho dato in

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termini di fatica e preoccupazioni per i problemi da risolvere e questo è un messaggio che vorrei
lasciare ai colleghi oggi sulla breccia. Quando vi è la richiesta di una attenzione o di un contributo
nel contesto più generale di Ateneo, quello è il momento di ripagare per quanto si è ricevuto e di
seminare per quanto ci si aspetta nel futuro, un po’ come succede per ciascuno di noi nel
microcosmo famigliare.
La fine delle attività e degli impegni che per tanti decenni hanno caratterizzato “le esperienze nel
DEI e in Ateneo” è certamente un passo un po’ traumatico per chi va in pensione, ma similmente
al fatto che si cerca di insegnare agli studenti come si fa ad imparare, così penso che le esperienze
maturate insegnino come si debba procedere per un Reset e un Restart che eviti di danneggiare il
progetto, in questo caso di vita, che si è realizzato.
Se posso esprimere un augurio di successo, lo rivolgerei al DEI inteso come comunità di persone
che fruiscono di un patrimonio accumulato da chi ha operato nel passato, prossimo e remoto, e
che devono sentirsi impegnate ad accrescere questo stesso patrimonio scientifico e tecnico, ma
soprattutto umano di impegno e di positiva convivenza.

50 anni in Università e dintorni


Di Luigi Mariani

Il prossimo 15 novembre 2010 saranno 50 anni che sono entrato in Università. Il giorno dopo la
laurea, raggiunta a 23 anni e 4 mesi, accettando l’offerta del mio relatore, prof. Giuseppe Francini,
sono stato infatti nominato Assistente straordinario alla “cattedra” di “Servomeccanismi e
misuratori meccanici” (il nome più vicino al settore dei Controlli automatici allora inserito nello
statuto della Facoltà), iniziando una carriera in una disciplina allora in Italia inesistente. Occorre
ricordare che gli studi in ingegneria a quei tempi erano ancora organizzati solo sugli ultimi tre anni
(i primi due costituivano il ”biennio propedeutico”, inquadrato nella Facoltà di Scienze, dove
frequentavamo i corsi insieme agli studenti di matematica e fisica) e i Corsi di laurea erano solo
due, suddivisi ciascuno in tre sezione (Ingegneria civile con le sezioni Edile, Idraulica e Trasporti e
Ingegneria Industriale con le sezioni Chimica, Elettrotecnica e Meccanica). Anche i numeri erano
enormemente lontani dagli attuali: meno di 1700 studenti in tutta la Facoltà, compresi i numerosi
fuori corso, e 173 laureati in un anno, di cui 57, i più numerosi, nella sezione elettrotecnica. Ma
erano anche per l’Italia anni di forte sviluppo industriale, per cui i neo ingegneri erano
ricercatissimi; ancor prima della laurea eravamo tempestati da decine e decine di offerte di lavoro,
soprattutto dalle grandi aziende. L’A.A. 1959-60 fu anche l’ultimo completato sul vecchio
ordinamento; a fine 1960 entrava infatti in vigore la riforma che inquadrava la Facoltà su 5 anni e
istituiva la nuova laurea in Ingegneria Elettronica. In previsione di ciò, già nell’A.A. 1959-60 al V°
anno della sezione elettrotecnica venivano istituiti due indirizzi, affiancando a quello tradizionale,
denominato “correnti forti”, quello di “correnti deboli”, e sperimentando in esso alcuni nuovi
insegnamenti, tra cui “Servomeccanismi” e “Tecniche delle iperfrequenze”. Per questa ragione,
essendo stato il primo laureato in questo indirizzo, sono stato considerato il “proto elettronico”,
restando invece a Luigino Benetazzo il titolo di “primo elettronico”.
Il primo stipendio, come Assistente straordinario, era di 30.000 lire/mese, prontamente dimezzate
quando il prof. Francini mi obbligò ad andare insegnare 6 ore di “Elettronica” all’Istituto
professionale “G.Cini” all’Isola di San Giorgio a Venezia. Le mansioni in Istituto erano varie; dato
l’improvviso aumento di insegnamenti, nonostante l’ingresso di nuove forze (nel 1961 entrarono i
compagni di corso Cariolaro, Ciscato e Marchesini), eravamo chiamati a collaborare a numerosi

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corsi, sia per le esercitazioni che per gli esami (le Commissioni erano tassativamente di tre
docenti); a me toccò l’onore e l’onere, dopo un anno dalla laurea, di ricevere l’incarico
dell’insegnamento di “Controlli automatici” (obbligatorio per Ingegneria Elettronica e per
Ingegneria Elettrotecnica), oltre che svolgere le esercitazioni del corso di “Campi elettromagnetici
e circuiti” (prof. Ferdinando Gasparini) e partecipare agli esami di Elettrotecnica (con il prof.
Giovanni Someda per gli elettrotecnici e elettronici e il prof. Luciano Merigliano per i civili, chimici
e meccanici, i cosiddetti “trogloditi”).
Mi sono diffuso a descrivere i primi mesi di lavoro in Università, in quanto essi hanno determinato
il seguito: rapidità nella carriera economica (nel 1963 ero già assistente di ruolo di “Campi
elettromagnetici e circuiti”, trasferito poi nel 1967 su “Elettrotecnica”, oltre a mantenere
l’insegnamento di “Controlli automatici”, dopo 2 anni solo per elettrotecnici, avendo finalmente
Lepschy trovato il modo di accettare quello per gli elettronici), ma impegno prioritario nella
didattica e completa autonomia nella ricerca.
La vita accademica fu segnata anche dal mio interesse per gli aspetti organizzativi e gestionali
dell’Università e della ricerca; già da studente ero stato nell’ Assemblea e nel Consiglio di
Tribunato (denominazione padovana dell’organismo rappresentativo elettivo degli studenti); da
laureato fui cofondatore e secondo Presidente della CLEUP; da assistente feci presto parte del
Direttivo locale e nazionale dell’Unione Nazionale Assistenti Universitari (UNAU), trovandomi in
particolare a lottare per la riforma universitaria del ministro Gui (legge 2314), affossata invece dai
professori di ruolo. Nel biennio accademico 1968-70, su invito del Rettore Opocher, svolsi il ruolo
di Direttore del Collegio universitario Carlo Ederle.
Nel 1968 venni eletto, come rappresentante degli assistenti e professori incaricati, nel Comitato
Nazionale per le Scienze di Ingegneria e Architettura del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che
sovraintendeva agli Istituti e Laboratori propri e deliberava i finanziamenti (allora unica loro fonte)
agli Universitari. Fu un’esperienza molto importante, che mi fece conoscere tutti i docenti-
ricercatori del settore elettrotecnico ed elettronico, ma soprattutto apprezzare la dirittura morale
di Lorenzo Marenesi, padovano allora a Torino, che rappresentava in Comitato i professori di ruolo
del settore e che poi sarebbe tornato a Padova. Nel 1972 fui rieletto nel Comitato per un ulteriore
quadriennio (durante il quale fui anche Segretario e Presidente supplente), conclusosi peraltro per
me anticipatamente nel 1975 alla vincita del concorso a professore ordinario.
I frequenti viaggi a Roma per le riunioni del Comitato e delle numerose Commissioni del CNR mi
permisero peraltro di frequentare l’ing. Bernardo Nicoletti, napoletano che era venuto qualche
tempo a Padova per avviarsi nella ricerca nei controlli e che poi era andato a lavorare a Roma al
settore Ricerca Operativa dell’ALITALIA, mantenendo peraltro interessi e contatti con l’Università.
Furono gli anni (1969-79) delle ricerche nel settore della teoria dell’ottimizzazione e delle sue
applicazioni all’automatica e all’economia.
Il Comitato CNR, che avevo lasciato nel 1975, avendo Lepschy, da alcuni anni Direttore del
Laboratorio di Elettronica Industriale e Commissario di quello di Elettronica Biomedica, sempre del
CNR, con sede a Padova, rifiutato di proseguire nella direzione del Laboratorio per lo studio della
Dinamica dei Sistemi e la Bioingegneria (LADSEB), nato dalla fusione dei due e trasferito nella
nuova sede nell’area di ricerca in zona industriale, non trovò nulla di meglio che nominare me
Direttore. Fu questa l’occasione, durata sino al 1990, di aprirmi ad una nuova esperienza e
soprattutto al nuovo settore della bioingegneria, che mi portò poi a entrare anche in quelli, più
vasti, della Biologia e della Sanità.
Nati spesso come “succursali con sede propria” di gruppi di ricerca universitari, i Laboratori del
CNR si avviavano in quei tempi ad una loro sempre più accentuata autonomia, doverosa da una

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parte, ma pericolosa dall’altra, rischiando una perdita di contatti con centri di ricerca più vivi e
consolidati e soprattutto con i giovani. Per fortuna per diversi anni nel Ladseb, dove hanno
all’inizio lavorato i colleghi Cobelli, Di Masi, Pagello, Pavon, Picci e Romanin Jacur, riuscimmo a
mantenere i contatti con l’Università, ma anche questa rese poi sempre più difficile l’accettazione
di personale esterno, anche solo per docenza temporanea.
Come dicevo, la “contaminazione” con i bioingegneri mi portò da una parte a raccogliere la sfida
della biologa prof.ssa Lilia Alberghina, di Milano ma per qualche anno in cattedra a Padova, che
aveva chiesto la collaborazione del LADSEB per ricerche di modellistica e controllo di popolazioni
cellulari e di processi biotecnologici, e dall’altro a essere coinvolto nel CNR, nei Ministeri e
nell’Istituto Superiore di Sanità, in progetti nel settore delle tecnologie biomediche.
L’attività di ricerca in collaborazione con i biologi di Milano, durata dal 1978 al 1995, è stata
particolarmente stimolante e di grande soddisfazione, e fece approdare al LADSEB anche un mio
laureato (Lorenzo Cazzador) che si inserì con entusiasmo in questo settore.
Nel CNR feci parte (1976-87) del Comitato scientifico dei Progetti finalizzati Tecnologie Biomediche
e Sanitarie; dal 1990 al 2006 operai come esperto del MURST e dell’IMI per il 1° e 2° Programma
nazionale di ricerca “Tecnologie in cardiologia” e per il Fondo speciale Ricerca Applicata. Dal 1980
al 1992 fui uno dei rappresentati italiani in seno allo Standing Working Group of Biomedical
Engineering; per due periodi (1989-92 e 1995-99) membro del Comitato scientifico dell’Istituto
Superiore di Sanità e dal 1997 al 2000 componente della Commissione Ricerca sanitaria del
Ministero della Sanità.
Non mancavo comunque di far mancare la mia collaborazione alla Facoltà e all’Istituto (diventato
nel frattempo Istituto di Elettrotecnica e Elettronica e trasferito nel 1967 da via Marzolo a via
Gradenigo), in particolare come rappresentante della Facoltà nel Centro di calcolo e come
membro di varie Commissioni. Dal 1981 al 1984 fui eletto nel Comitato consultivo di Ingegneria
industriale del CUN che distribuiva i fondi del MIUR alle Università. Particolare fu il mio impegno
all’atto della formazione dei Dipartimenti, che vide dal 1982 in Facoltà ed in Ateneo un pluriennale
confronto tra una proposta a firma mia e del prof. Zingales a favore della nascita di due distinti
Dipartimenti (di Elettronica e Informatica e di Ingegneria elettrica) ed una dei proff. Fellin,
Malesani e Rostagni a favore di un unico Dipartimento (di Elettrotecnica ed Elettronica). Anche se
con molto ritardo, alla fine (1987) la nostra proposta fu finalmente accettata.
Nel luglio del 1984, succedendo a Marenesi, fui eletto alla Presidenza della Facoltà, alla quale fui
riconfermato altre due volte, restando quindi in carica sino all’ottobre del 1993. Furono quelli anni
di tempestosa crescita, sia per l’aumento degli studenti (le matricole passarono dalle 1400
dell’A.A. 1984-85 alle 2600 dell’A.A. 1990-91), sia per l’istituzione di nuovi Corsi di laurea
(Ingegneria Informatica nel 1989, Ingegneria Gestionale a Vicenza nel 1990, Ingegneria Edile nel
1992) e di diploma (nel 1992, Ingegneria Elettronica e Ingegneria Meccanica a Vicenza, e
Ingegneria Informatica a distanza, come trasformazione della Scuola diretta a fini speciali istituita
nel 1990, con sedi operative a Ceregnano (RO), Feltre (BL) e Treviso). Furono anni di apertura,
oltre che verso il territorio, anche verso le imprese, con la nascita nel 1988 del Consorzio Padova
Ricerche, di cui funsi prima da Vicepresidente e poi da Presidente del Comitato tecnico-scientifico.
A livello di Ateneo, fui inoltre coinvolto nella riorganizzazione e gestione del Centro di calcolo e del
sistema bibliotecario.
Nel giugno 1993, convinto da colleghi di varie Facoltà, mi candidai a Rettore, battuto peraltro nel
ballottaggio da Gilberto Muraro, che, dopo il suo primo mandato fu poi sconfitto nel 1996 alla
prima votazione da Gianni Marchesini.

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Terminato questo periodo tumultuoso, pensavo di riprendere le normali attività. Ma nella
primavera del 1995 alcuni amici benpensanti non trovarono di meglio che convincermi a
candidarmi a Sindaco di Padova, con una coalizione di centro (Partito Popolare, Patto dei
Democratici, Verdi e Lega), in concorrenza a Flavio Zanonato (sinistra) e Francesco Gentile
(destra). Anche se oggetto di un insperato 22.3 % di preferenze, come previsto, toccò agli altri due
l’onere del ballottaggio. Ero felice di rientrare nei ranghi, ma Zanonato mi convinse a restare in
gioco al suo fianco; cosicché dal 1995 al 1999 fui Vicesindaco e Assessore al Personale,
all’Urbanistica, all’Edilizia privata ed al CED. Esperienza molto faticosa ma umanamente
arricchente. Alle elezioni del 1999 a Zanonato succedette come Sindaco Giustina Mistrello Destro
e per 5 anni svolsi il ruolo di Consigliere comunale di opposizione. Ritornato Zanonato Sindaco nel
2004, per 5 anni fui Assessore di Urbanistica e Edilizia privata. Dopo le elezioni del 2009, vinte
ancora da Zanonato, sono rimasto solo consigliere comunale, anche se con delega del sindaco al
completamente del nuovo piano regolatore.
Durante questo periodo di impegno nell’Amministrazione della città, ho comunque ricoperto
anche alcuni incarichi di tipo più universitario, quali la partecipazione al Comitato di valutazione
dell’Università Federico II di Napoli (1996-97), al Consiglio di Amministrazione e al Comitato
Esecutivo del Parco scientifico e tecnologico Galileo (1997-2000), la Presidenza del Consiglio di
Amministrazione del Collegio universitario “Don Nicola Mazza” (2002-06).
Mai comunque in questi anni ho mancato nei miei doveri di docente (di due insegnamenti, salvo
gli ultimi 3 anni), considerati sempre prioritari; ho assistito con grande gioia e soddisfazione allo
sviluppo del Dipartimento e del settore dell’automatica, e sono cosciente di aver ricevuto da
colleghi, personale tecnico-amministrativo e studenti molto più di quello che sono riuscito a dare
loro.
A tutti esprimo la mia gratitudine e l’augurio di un futuro di grande soddisfazione.

3. PREMI, ONORIFICENZE E RICONOSCIMENTI


AUGUSTO TAZZOLI VINCE L’ESDA GRANT

La prima settimana di ottobre durante l'EOS/ESD Symposium a


Reno, NV, Augusto Tazzoli, assegnista di ricerca del gruppo di
Microelettronica, è risultato vincitore dell'"ESDA Grant".
Il premio, gestito dalla ESD Association per un progetto di ricerca
universitario sulle scariche elettrostatiche (ESD), ha riconosciuto il
valore del progetto "Development of a fully integrated TLP system
realized in MEMS technology", scritto da Augusto in collaborazione
con Gaudenzio Meneghesso.

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SIMONE SPAGNOL VINCE IL "TOP 10% PAPER AWARD"

Simone Spagnol, dottorando (tutor Giovanni De Poli, ma con un ampio


supporto di Federico Avanzini) del gruppo Sound and Music Computing del
DEI, è uno dei vincitori del "Top 10% Paper Award" del IEEE International
Workshop on Multimedia Signal Processing (MMSP'10):
http://www.mmsp2010.org/top10.html. Simone ha presentato il lavoro
"Fitting Pinna-Related Transfer Functions to Anthropometry for Binaural
Sound Rendering" (firmato insieme a Michele Geronazzo e a Federico
Avanzini).

FABIOLA SPOLAOR VINCE IL PREMIO GIOVANI RICERCATORI DELLA SOCIETÀ


ITALIANA DI ANALISI DEL MOVIMENTO IN CLINICA

Fabiola Spolaor, dottoranda (con supervisori Claudio Cobelli e Zimi


Sawacha) presso il Laboratorio di Bioingegneria del Movimento, ha
vinto il premio Giovani Ricercatori della Società Italiana di Analisi del
Movimento in Clinica, presentando al Convegno Annuale conclusosi
a ottobre a Ferrara il lavoro: "Manifestazioni elettriche di fatica
muscolare in soggetti affetti da diabete mellito tipo 2 e vasculopatia
periferica", contributo firmato assieme a Agostini V., Sawacha Z.,
Guarneri G., De Kreutzenberg S., Avogaro A., Knaflitz M., Cobelli C.

EMANUELA FORMAGGIO ED ERICA MANESSO VINCONO IL PREMIO DI DOTTORATO


ASSEGNATO DAL GRUPPO NAZIONALE DI BIOINGEGNERIA

Due nostre PhD hanno vinto due dei setti Premi di Dottorato assegnati quest'anno dal Gruppo
Nazionale di Bioingegneria. Si tratta di Emanuela Formaggio (tutor Gianna Toffolo) ed Erica
Manesso (tutor: Chiara DallaMan).

CANAZZA, AVANZINI E MARCHETTO, DE TONI E SCARAMUZZA, TRIVELLIN E MENEGHINI VINCONO STARCUP 2010

Fenomenale tripletta del DEI alla finale StartCup 2010: primi, secondi e quarti (cinque i progetti
premiati), su quindici idee giunte in finale e premiate il 22 ottobre a Ca' Foscari, in una business
competition che ha coinvolto le università di Padova, Venezia e
Verona.
Di seguito la lunga lista dei vincitori da parte DEI:

Primo Premio:
SaMPL che ha proposto un software che estrae il segnale audio
dalla fotografia di un disco fonografico (10 kEuro premio). Il team è
composto da Sergio Canazza e Federico Avanzini (ricercatori del
gruppo Sound and Music Computing), ai quali si è successivamente
unito Enrico Marchetto (dottorando), il cui contributo è stato
fondamentale per la stesura del business plan.

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Secondo premio:
PMC Team (De Toni e Scaramuzza, assegnista e
dottorando di ricerca del gruppo di
Microelettronica, tutor Alessandro Paccagnella) che
ha proposto una pinza per il prelievo di campioni
biologici durante gli esami di gastroscopia e
colonscopia (5 kEuro premio).

Quarto premio: IDROLIFE (Trivellin, dottorando con tutor Meneghesso e Meneghini, assegnista di
ricerca del gruppo di Microelettronica, con Alessandro Barbato tutor Enrico Zanoni) che ha
proposto un sistema innovativo di disinfezione dell'acqua basato su diodi LED e porfirine (2 kEuro
premio).

Di seguito tre brevi abstract sui lavori dei gruppi SaMPL e IdroLife.

Uno sguardo ai beni culturali musicali!


Di Sergio Canazza

Il gruppo SaMPL (Sound and Music Processing Lab) ha presentato nella competizione
StartCup una linea di prodotti basati su una tecnologia innovativa finalizzata alla
ricostruzione digitale del suono inciso nei supporti fonografici a partire da fotografie della
superficie del disco. Tecniche di elaborazione dell'immagine, sviluppate dal team SaMPL,
permettono la conversione dell'immagine fotografica in segnale audio. Questo apre inediti
scenari di mercato:
Recupero del contenuto audio da dischi rotti o deformati
Automatizzazione dei processi di digitalizzazione dei documenti sonori

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Restauro del segnale audio mediante rimozione delle corruttele dall'immagine,
recuperando in questo modo l’audio originale, non una costruzione virtuale (mai realmente
esistita), come accade con i moderni sistemi di noise reduction.
Lettura non invasiva di supporti delicati e costosi
Un prototipo funzionante – chiamato Photos of GHOSTS (Photos of Grooves and Holes,
Supporting Tracks Separation), abbreviato in PoG – è già stato realizzato dai membri del
gruppo.
La tecnologia sviluppata da SaMPL, oltre a essere attrattiva economicamente, permette di
dare un forte contributo nel campo della conservazione dei beni culturali musicali. È stato
stimato dall’UNESCO un patrimonio intorno ai 5 milioni di dischi fonografici contenenti
documenti mai ristampati su altri supporti; nonostante alcune tipologie di dischi siano molto
robuste, molti fondi sono a rischio di scomparsa, anche a causa di protocolli di conservazione
non corretti. Inoltre SaMPL sta già sviluppando un sistema software e hardware in grado di
ricostruire l'audio a partire da riprese video di cilindri fonografici in cera o altro materiale
(es. cilindri Amberol).

PMC Team
Di Alessandro De Toni

L'idea presentata dal PMC Team, di cui fanno parte Alessandro De Toni (assegnista
microelettronica ) e Matteo Scaramuzza (dottorando microelettronica) consiste in una
innovativa pinza bioptica finestrata e nel complessivo sistema di controllo hardware e
software in grado di velocizzare e migliorare gli esami di gastroscopia e colonscopia. La pinza
PMC consente di velocizzare la fase di prelievo semplificare la procedura di estrazione,
offrendo pertanto la possibilità di prelevare un numero maggiore di campioni, semplificare
l’attività manuale dell’equipe medica, permettere al personale di lavorare con maggior
tranquillità, automatizzare la raccolta dei campioni e ridurre i disagi dei pazienti.

La sua caratteristica principale è quella di poter veicolare all’esterno del corpo del paziente i
campioni bioptici prelevati senza bisogno di estrarre la pinza di taglio dall’endoscopio, e di
stoccarli in apposite provette intercambiabili esterne allo strumento. Questo è reso possibile
attraverso un sistema di cannule appositamente ingegnerizzate al fine di trasportare il
materiale biologico, monitorarne la posizione durante il prelievo e misurarne alcuni
parametri chimici e fisici di interesse clinico in tempo reale.

IdroLife
Di Nicola Trivellin

IdroLife si pone l’obiettivo di realizzare un innovativo sistema di disinfezione dell’acqua


destinato all’allevamento delle uova di pesce, nel campo dell’acquacoltura.
Attualmente, le uova di pesce sono allevate in contenitori cilindrici dove sono ammassate in
grande numero (anche più di 50000 uova). La forte probabilità di infezioni e la mancanza di
un sistema efficace impone l'utilizzo di sostanze chimiche pericolose ed inquinanti come la
formaldeide.
L’idea innovativa proposta da IdroLife consiste nel sostituire le sostanze chimiche con un
sistema di disinfezione completo che sfrutta le proprietà foto-biologiche di una sostanza
naturale e non inquinante. Tale sostanza disciolta nell’acqua, se eccitata da una sorgente
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luminosa adatta, dimostra efficienti capacità antimicrobiche e fungicide. La scelta della
sorgente luminosa è critica per la realizzazione del sistema ed IdroLife ha introdotto un
sistema di illuminazione allo stato solido. Il sistema basato su diodi LED è opportunamente
calibrato per garantire una corretta disinfezione pur non danneggiando le uova, sensibili ad
alcune componenti della luce visibile. Esperimenti svolti dimostrano una capacità
disinfettante pari a 6 ordini di grandezza già dopo pochi minuti di irradiamento. Questo
prodotto risolve quindi i problemi di affidabilità, efficienza, sicurezza e inquinamento degli
attuali sistemi di disinfezione.

GIANFRANCO BILARDI NEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA SCUOLA GALILEIANA

Il Senato Accademico nella sua seduta del 14 settembre, su proposta del Magnifico Rettore, ha
designato Gianfranco Bilardi a far parte del Consiglio direttivo della Scuola Galileiana per il triennio
accademico 2010/2013.

CLAUDIO COBELLI FELLOW DELL’AIMBE

Claudio Cobelli è stato eletto nel College of Fellows of the American Institute for Medical and
Biological Engineering (AIMBE), che - come recita la lettera di nomina - "is comprised of some of
the most important leaders in science and engineering, the top 2% of medical and biological
engineers".

5. FIOCCHI ROSA E FIOCCHI AZZURRI


Caterina Bonomini, 6 ottobre, figlia di Elena Autizi e di Umberto.

6. NONSOLORICERCA DI CARLO GIACOMO SOMEDA


Ecco il nuovo gioco matematico:

La rete della metropolitana di Math City conta nove stazioni (rappresentate dai punti disegnati sul
piano). Su ognuno dei nove tratti rettilinei che collegano tre stazioni, il rapporto tra la distanza
maggiore e quella minore è sempre lo stesso. L’area del triangolo equilatero più piccolo è di 1 km².

Qual è l’area del triangolo equilatero più grande ?

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