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2€

“Nugae—Scritti Autografi”
Norme per la collaborazione : la collaborazione è aperta a tutti ed è completamente gratuita.
Gli elaborati vanno inviati tramite e—mail o all’indirizzo della Redazione nitidamente dattilo-
scritti e firmati, ove non fosse possibile l’invio di floppy disk o cd-r . I testi non dovranno
superare la lunghezza di 8 cartelle. La Redazione non restituirà il materiale pervenuto presso
la sede del periodico. Si avvale, inoltre, della prerogativa di non pubblicare gli elaborati
non ritenuti idonei. La riproduzione, anche parziale, della presente rivista, è consentita die-
tro autorizzazione scritta della Direzione e con la citazione della fonte. Gli organizzatori
dei premi letterari dovranno far pervenire i testi dei bandi almeno quattro mesi prima. Gli ar-
ticoli, i racconti e le liriche riflettono le opinioni dei loro Autori, che di essi risponde-
ranno direttamente di fronte alla Legge. Gli scritti inviati dovranno essere inediti e accom-
pagnati dalla seguente dichiarazione: “LO SCRITTO INVIATO E’ UN MIO PERSONALE LAVORO E NON E’
MAI STATO PUBBLICATO”. Gli scritti pubblicati e inediti sono di esclusiva proprietà degli Auto-
ri e fa fede la data di pubblicazione sul presente periodico.

Rivista letteraria trimestrale autogestita a


cura dell’Associazione Culturale “Nugae”
SOMMARIO pag.
Presidente: Fabio De Santis
L’editoriale Fabio De Santis 1
cell. 347-3098430
Sede legale: via Guinizelli, 14 Sc. A Colui che sta nel mezzo Gianluca Morozzi 2

84091 Battipaglia (Sa)


Direzione, Redazione, Amministrazione: Poesie Ettore Meis 6

via XX Settembre, 23 Battipaglia


La scacchiera Lucia Ielpo 9
E-mail : scrittiautografi@tiscali.it
Direttore responsabile: Alfonso Amato
Igiene dentale Davide Dal Miglio 20
Redazione: Massimo Longo; Paola Magaldi;
Fabio De Santis; Antonia di Dario; Lucia
Ielpo; Lucio Spampinato; Vito Cerullo; Adria-
Il pungitopo Fabio De Santis 21

na Mazzella; Michele Nigro (cell.333-5297260)


Pubblicità: Paola Magaldi (cell. 335-8384148) ékleipsis Ettore Meis 24

Tesoriere: Salvatore Colitti (cell.338-2025760)


Poesie sull’amore mio Tullio Fontana 32
Stampa: Centro copie “Duc@s”
via E. De Nicola, 24 Battipaglia
L’intervista Michele Nigro 33
Registrazione del Tribunale di Salerno:
N° 20 del 28/Giugno/2004 Poesie Vito Cerullo 38

Editore: “Edizioni Nugae”


via XX Settembre, 23 Raccontinani 42

84091 Battipaglia (Sa)


La recensione Michele Nigro 43
Chiuso in Redazione: 8/2/2005
In copertina
Il cielo come coperchio della terra V. Cerullo 47

Foto di:
Il giorno Lucia Ielpo 50
Lucia Ielpo
Montaggio:
Controedicola 3ª di copertina
Lucia Ielpo e Massimo Longo
L’editoriale
di Fabio De Santis

Il secondo anno di attività un salto di qualità, conden- sta che è riuscita a coagulare
della rivista Nugae si apre sando l’impegno della reda- persone che si occupano di
con delle novità editoriali. zione, inevitabilmente mag- tutt’altro nella vita quotidia-
Due per la precisione. La giorato, in quattro numeri na e che hanno trovato in
prima e più importante è il annui, anziché cinque. questo strumento autogestito
cambio di periodicità che L’altra novità (se state il modo di “risolvere” una
abbiamo deciso di introdur- leggendo l’avete già percepi- difficile relazione con la
re. Da questo numero Nugae ta) è rappresentata dall’in- scrittura. Un ulteriore sotto-
diviene trimestrale. Il senso troduzione di un contributo titolo alla rivista potrebbe
di questa scelta s’innesta su fisso. La scelta è stata detta- essere “rivista di strada”. Da
più livelli ed è tesa a nuove ta dalla necessità di avere qui quella che a me sembra
prospettive. I mesi trascorsi un rimborso spese per far l’unica sua vocazione possibi-
dalla prima uscita ufficiale fronte all’emorragia interna le: intercettare sempre più
non ci hanno allontanati dal di un’indefinibile quota asso- silenziosi appassionati di
movente iniziale, bensì inco- ciativa, e si sposa con la pro- scrittura creativa, in altri
raggiati ad individuare dei spettiva di avere una rivista termini sviluppare la sociali-
punti di riferimento meno più consistente. tà della scrittura.
vaghi. Insomma la bottega
I piccoli accorgimenti tecni- Il maggiore impegno del
artigianale degli scritti auto-
co-burocratici nascondono in 2005 lo sintetizzo così: accan-
grafi continua. Nuovi
realtà il desiderio di svilup- to all’esigenza di sopravvi-
“artigiani” cominciano ad
pare ulteriormente Nugae; di venza, urge un’esplosione
orbitarvi intorno e ne siamo
definire con maggiore chia- progettuale, e consiste nel
lieti.
rezza la sua funzione; di raf- rimarcare che la scrittura è
Una motivazione al cambio forzare una vicenda che ha anche uno strumento per la
di periodicità è stata quella connotazioni storiche e socia- socialità. A questo punto si
di dare vita ad una rivista li; di aprire un nuovo ciclo, può attribuire alla parola
più corposa, con più autori e più impegnativo. l’insensatezza, la vanità, o la
brani lunghi in modo da per- pregnanza di significati, la
mettere al lettore di soffer- L’anno secondo è marcato concretezza, o l’astrattezza,
marsi per più tempo su uno dalla perdita del privilegio tuttavia è chiara la relatività
scritto, evitandogli di schiz- attribuito a chi comincia a del senso, ma lo è altrettanto
zare via come una biglia da muovere i primi passi. Ac- la ricaduta in termini etici a
un brano all’altro in pochi canto alla difesa degli entu- seconda del riferimento ideo-
centimetri di carta; contem- siasmi e all’impegno per una logico che si adotta, e ciò
poraneamente si permette scommessa editoriale la cui interessa l’azione individuale
all’”artigiano” di avere più posta in palio è l’esistenza e sociale della persona nel
spazio per l’elaborazione. Il (della rivista s’intende), si mondo.
tempo dilatato gli permette profilano nuove imprese da
di poter curare e articolare affrontare. Sicuramente si
meglio il proprio lavoro. sta parlando di una riduzio-
ne della confusione; un au-
Tutto questo comporta an- mento della personalità, in
che un maggiore impegno termini letterari; un maggio-
della botteguccia – dei suoi re coraggio ad andare fino in
abitanti – ecco che il mese in fondo alla propria vocazione,
più interviene a sostegno che mi sembra già insita
dell’organizzazione. Si capi- nell’identità di partenza.
sce allora che il trimestrale è Stiamo parlando di una rivi-
stato pensato in funzione di
1
Colui che sta nel mezzo
di Gianluca Morozzi

Allora, c'è questo pomeriggio che su Bolo- derlo, tutto, ma non spedirlo agli editori
gna si abbatte un torrente di pioggia forte e così, in forma grezza, non corretto, incom-
fredda cogliendomi del tutto impreparato, e piuto, informe.
in questo pomeriggio di pioggia forte e fred- Stendo i miei fogli sul tavolaccio imbevuto
da che mi coglie del tutto impreparato vado di vino, preparo la penna per le correzioni,
a rintanarmi in un'osteria con la serranda e ordino a Ringo una caraffa di rosso della
che si apre soltanto a metà. E' tre anni che è casa. Ringo sbuffa per l'interruzione della
rotta, la serranda. Il cliente abituale lo sa e sua lettura, riempie di malavoglia la caraffa,
ci passa sotto, l'avventore casuale pensa che me la sbatte sul tavolo ostile e maldisposto,
l'osteria sia chiusa e tira dritto. Secondo me, avendo dovuto coprire a piedi lo spazio tra il
dall'impostazione che ha dato l'oste al suo mio tavolo e il bancone, e finalmente torna
locale, dal tipo di approccio che ha nell'atti- a leggere il suo giornale.
rare la clientela, dall'accurata politica di
marketing che sta praticando per incentivare Comincio a correggere, a tagliare, a siste-
l'afflusso di avventori casuali, ecco, secondo mare il mio povero romanzo, e intanto bevo
me la tiene rotta apposta così che non entri il rosso della casa.
nessuno. Solo, non lo so cosa c'è nel vino di quest'o-
Dentro, l'aria dell'osteria è satura di vino e steria che sa di formaggio stagionato.
di formaggio stagionato. L'oste Ringo sta So soltanto che, vuotata la caraffa, ho cor-
leggendo Corriere dello sport-Stadio steso retto appena dieci pagine e sono talmente
sul bancone, ha l'aria cupa, non mi degna di fradicio che non riesco nemmeno a tenere la
uno sguardo. L'unico cliente è un ubriaco penna.
con la faccia riversa sul tavolo che biascica Sbatto i miei occhietti intorpiditi, cerco di
Vi uscido, vi uscido tutti, fihgli di puthana. mettere a fuoco il locale, l'oste col giornale,
La politica di marketing, così ad occhio, sta l'ubriaco. To', ve', è entrato un cliente nuo-
funzionando a meraviglia. Mi pare il posto vo. Mi pare quasi di conoscerlo, il cliente
adatto per sistemare un aborto di romanzo nuovo. Mi conosce anche lui. Mi sta guar-
venuto prematuramente al mondo, non cor- dando.
retto, incompiuto, informe.
E' curioso, questo cliente nuovo. E' come se
Io ho scritto questo romanzo, l'ho mandato lo avessi già visto, ma in bianco e nero, tipo,
agli editori, poi mi sono reso conto di aver e a due sole dimensioni. E' come se vederse-
spedito agli editori una schifezza. Sarebbe lo davanti a colori e a tre dimensioni, con
stato meglio aspettare, lasciarlo decantare quei baffetti fuori moda, con quegli desueti
ancora un po', correggerlo, sistemarlo, rive- capelli impomatati, fosse plausibile solo do-

2
po mezza caraffa di vino rosso. -Ascolta, nonno Primo-.
Poi, il tipo dai baffetti si siede al mio tavolo. -Ti ascolto-.
Mi guarda. Parla. -Non avertene a male per ciò che sto per
-Tu sei mio nipote-. dire-.
Sbatto gli occhi gonfi di vino. Biascico -No-. -Non me ne avrò a male-.
-Sì che lo sei. Io sono tuo nonno-. -Quel che voglio dire è, cioè, ti vedo bene,
-Mio nonno è a casa sua che sta guardando il per essere morto da cinquantadue anni. In-
tappone dolomitico seduto in poltrona-. somma, a parte il look un po' da rinfrescare,
a vederti sembri più giovane di me-.
-Allora sono l'altro nonno. Suppongo-.
-Ho vent'anni. E quattro mesi-.
-L'altro nonno è morto da tredici anni e
mezzo-. -Volevo ben dire-, e detto questo la conver-
sazione torna a languire. Tamburello nervo-
-Alla malora! Colui che sta nel mezzo non è so sul tavolo.
stato chiarissimo, ha detto che in quest'oste-
ria avrei incontrato mio nipote, ti ha de- -Suppongo di aver avuto dei figli-.
scritto anche abbastanza bene, ma non ha -Eh, sì. Se sei il mio bisnonno, hai avuto per
specificato bene il grado di parentela. Potrei forza dei figli. Due maschi e una femmina.
essere il tuo bisnonno, forse?- Mio nonno, e i miei due prozii-.
Lo guardo bene. I baffetti e i capelli impo- La conversazione si spegne nuovamente.
matati lo invecchiano, sì, ma il tizio avrà Abbiamo un dialogo che ogni tanto s'ingolfa,
vent'anni, venticinque, massimo. io e nonno Primo, un rapporto su cui biso-
Schiocco le dita. Ora ricordo dove l'ho visto gnerebbe lavorare. Sarà la timidezza, sarà lo
quest'uomo dall'aria severa ma giusta da sbalzo generazionale, sarà che non sono soli-
campagnolo arguto, quest'uomo dai valori to conversare con i parenti deceduti. Punte-
antichi. In un vecchio dagherrotipo seppia- rei sulla timidezza.
to, l'ho visto. -Nonno Primo, scusa, ma, ecco, come dia-
-Nonno Primo!- esclamo sorpreso -Sei non- volo ci sei arrivato, tu, qui?-
no Primo, il mio bisnonno!- -Non saprei. Nuotavo-.
-E' il mio nome- dice, e dopo questa rivela- -Nuotavi. Stupendo. E poi?-
zione restiamo per un po' in silenzio. Non -Io nuoto sempre due ore, non un minuto di
sappiamo bene cosa dirci, sapete. più, non un minuto di meno. Due ore preci-
Alla fine rompo il ghiaccio. se, tutti i giorni, in qualsiasi stagione. Nuo-

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tavo da un'ora e mezza, ero già parecchio al ha ripetuto di godermi la vacanza, senti, a
largo, quand'è scoppiato un temporale. E' proposito, il bordello di via Polese c'è anco-
caduto un fulmine nell'acqua, e dopo mi ra?-
sono trovato di fronte Colui che sta nel -Il bordello di via... uhm, no, non credo
mezzo-. Ridacchia divertito. -Pensavo di proprio...-
essere morto. Di trovarmi al cospetto di un
angelo-. Prima che possa parlargli della legge Merlin,
nonno Primo si alza in piedi. Con lo sguardo
-E invece?- fiero e risoluto di chi, dopo aver lavorato
-E invece, era Colui che sta nel mezzo-. diciotto ore sulle locomotive, torna a casa
-Che sarebbe?- camminando per quindici chilometri in
mezzo ai campi, si contende con i cinque
-Mah, tipo, l'amministratore degli incidenti fratelli l'unico paio di scarpe buono, e se ne
temporali-. va a ballare giù in paese con le contadine più
-Certo. Stupido io a domandarlo-. avvenenti camminando altri quindici chilo-
-Be', Colui che sta nel mezzo mi ha detto di metri nei campi. Così dice mio nonno -
non preoccuparmi, mi ha spiegato che ero quello del tappone dolomitico- quando mi
stato vittima di un fenomeno comunissimo racconta di suo padre.
di buco nel tempo, e che sarei riemerso ot- -Caro nipote- dice nonno Primo -se permet-
tantadue anni nel futuro di fronte a mio ni- ti, io vado a esplorare la mia città. Non na-
pote. Ti ha descritto, mi ha ripetuto di stare scondo di essere curioso di scoprirne le tra-
tranquillo, mi ha detto che già stava lavoran- sformazioni. Avremo ancora tempo e modo
do per riparare il buco. Ha detto di godermi di incontrarci, se il destino lo vorrà. Altri-
la vacanza e di aspettare con fiducia-. menti, lieto di averti conosciuto. Tanto non
-Non mi pare che faccia una piega-. mi ricorderò niente, quando chiuderanno il
buco nel tempo-.
-Mi ha spiegato che potrei rimanere qua, nel
futuro, per un secondo o per dieci anni. -Fai attenzione al traffico. E' un po' peggio-
Non fa alcuna differenza, ha detto. Qualun- rato, negli ultimi ottantadue anni-.
que cosa succeda in questo futuro, a buco -Ci starò attento-. E scivola sotto la serranda
riparato ritornerò indietro al momento esat- rotta.
to della mia scomparsa, senza ricordare nul- Dopo mi vengono i sensi di colpa. Resterà
la di quello che avrò visto nel futuro, senza traumatizzato dal traffico, nonno Primo?
essere invecchiato di un solo minuto. Così Capirà che col verde si passa, col rosso non
mi ha detto, Colui che sta nel mezzo, poi mi si passa? Starà attento ai motorini?

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Ma poi, penso, figuriamoci. Se non sbaglio i quest'osteria che è un'isola fuori dal tempo
tempi, a vent'anni e quattro mesi nonno Pri- come l’Olandese volante. Un giorno potrei
mo si è già sciroppato la prima guerra mon- scivolare sotto la serranda e trovarmi di fronte
diale. Mica si spaventerà per un semaforo le carrozze con i cavalli, gli etruschi, le cento
lampeggiante, o per un motorino in corsia torri abbattute di Bologna.
preferenziale. Mi piacerebbe esporre questa teoria a Ringo,
Mi gratto il mento, torno a guardare i miei una volta. Ne varrebbe la pena.
fogli. Dieci pagine ho corretto, solo dieci. Anche solo per sentire la sua risposta.
Fradicio di vino come sono, mica ce la faccio
a correggere tutto il resto.
Allora decido di rischiare la vita, e ordino
all'oste un'altra caraffa di rosso. Perso per
perso tanto vale devastarsi totalmente, in

Gianluca Morozzi è nato nel 1971 a Bologna, quotidiani “Il Domani di Bologna” e “Il corriere di
dove vive. Romagna”.
Il suo primo romanzo, “Despero”, è stato pubblicato Il suo atto unico teatrale “Nove minuti alla fine del
nel 2001 da Fernandel. Sempre per Fernandel sono mondo” è stato messo in scena allo UAI festival
usciti “Luglio, agosto, settembre nero” (2002), 2004 . E' chitarrista dei Lookout Mama, compo-
“Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di sitore e chitarrista dei Mesmero. Sta
aver fatto, però le ho fatte” (2003) scrivendo attualmente la sceneggia-
e “Accecati dalla luce” (2004). tura del film tratto da "Blackout".
Sempre nel 2004 è uscito il primo In primavera, sempre per Guanda,
romanzo per Guanda, “Blackout”. uscirà il suo sesto romanzo.
Ha pubblicato racconti sulle antolo-
gie “Il tuffatore” (No Reply, 2003),
“Scontrini” (Baldini, Castoldi Da-
lai, 2004), “Questa è l'Africa”
(Edizioni dell'Arco, 2004), sulle
riviste “Linus”, “Fernandel”, “La
luna di traverso”, “Il segnalibro”,
“Lacio Drom”, “L'ostile”, “Frame”, “Labelmag”, “
'tina”, “Inchiostro”, “Storie”, “Starmagazine” e sui

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Ettore Meis
poesie

Manus turbatio Vent'anni

Se da cotanto amor sei costernato Roventi ferri dormienti

e da viventi incubi di perdute spiagge, di ruggine pazienza

perché di tanto in tanto il cor ingrato bollenti bulloni morenti

recenti voci cerca, di quelle argute e sagge? sferragliante partenza.

Pendolo oscillante di pornografico Inesorabili fischi trilli

misticismo, orfano del futuro con lamenti di molle

simbolo vagante, piacere mortifico instancabili estivi grilli

opportunismo orante e scuro. scuri armenti tra le zolle.

Tramonta l'arroganza dei trascorsi giorni Treni trainanti troie

sognata pace sul divano acceso verso città di studio

unico porto di speranza per casti ritorni e civiltà in tripudio

ed agognata tace della sua mano il peso. sui seni allattanti noie.

Fuoco antico

Accese nervature lignee


come dolori scoperti
lambite da lingue sanguigne
chiome di calori incerti.

Bocca di calda grappa


morente su ceppi meditati
vene di antica mappa
silenziosi vecchi antenati.

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Il tempo Fiori di strada

Inchiostro rosso riesumato Poesie sgranate

come sangue bollente ermetici rosari

di un mostro grosso trascurato rivedute carte

che langue incoerente. perdute e amate


fonetici calzari

Sberleffi di gente morta eresie in arte.

facili previsioni.
Sonori ceffi su mente corta Orfani puri

gracili ribellioni. assenti tutori


gerani duri

Una fede passiva coscienti untori.

conta gli anni


occasione furtiva Fiori di strada

un'onta d'inganni. follia invidiata


cori di rada

Io amai la goccia morìa agognata.

per la pazienza viva


osservai la roccia Accademici idioti

d'antica sembianza priva. appassite vigne


anemici zeloti

Coscienza e dolori indispettite tigne.

richiedono vendetta
la terra e gli odori
già odono la vetta.

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Ritorni di carta Tango

Professori in scaletta Arcuate cosce lente


manifesti a colori coiti danzanti
signori in giacchetta sospirate mosse spente
vani gesti e scalpori. moniti struscianti.

Presuntuosa stirpe Sintonìa di corpi


sofferenti pagliacci fisarmonica mesta
untuosa sirte di vita crudele
tra morenti ghiacci. che gravita fedele,
malinconica resta
Riscoperti autori gelosia di storpi.
d'alienati meriggi
deserti di umori Ritmo binario
costipati miraggi. d'argentiniche tangherìe
istmo ferroviario
Cartaceo coìre verso isteriche osterie.
per serate uggiose
grigiaceo morire Sensuali dolori meditati
dimenticate spose. amanti di pelle e note
rituali amori ritmati
Diaspore letterarie sudanti gemelle gote.
dai cassetti profanati
idrovore precarie Passione di strada
fazzoletti incorniciati. bordello popolare
tecnica e tristezza
nel bello angolare
armonica durezza
prigione di giada.

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La scacchiera
di Lucia Ielpo

‘Benvenuti al corso di Filosofia. Io sono il gli lanciarono occhiatine di disapprovazione.


prof. Paolo Cortesse’. Poggiò la valigetta La lezione si protrasse per un’ora circa. Al
rigida sulla cattedra, ricacciò in profondità il termine della lezione, il professore, com’era
mezzo sigaro che gli spuntava dal taschino e solito fare, chiese agli studenti di intervenire
si sedette. Dalla valigetta rigida estrasse un laddove vi fossero domande oppure obiezio-
calcolatore che aprì con un leggero scorri- ni. Lanciò un’occhiata in profondità nell’au-
mento del pollice sull’apposita levetta. la strapiena come a voler possederne la va-
‘Senza perderci in chiacchiere inutili sull’o- stità con un solo sguardo e, quando già si
rigine o sulle origini della filosofia, oggi vi accingeva a richiudere il portatile, udì una
proporrò direttamente una riflessione sul voce levarsi dalla platea.
tema della ‘Costruzione della Verità tra po- ‘Avrei un’osservazione, professore.’
litica e religione, e ci soffermeremo soprat- ‘Oh, finalmente, dica pure’, rispose Paolo
tutto su due massimi sistemi: il marxismo e soddisfatto.
il Cristianesimo’disse, dando una sbirciatina
allo schermo su cui scorrevano gli appunti Il ragazzo si alzò, chiamò a raccolta le sue
della lezione. energie vocali, come preparandosi ad una
sfida di canto. ‘I grandi sistemi o i grands
Quasi a voler guadagnare tempo, si ravviò i récits, come li chiama lei, non sono in realtà
pochi capelli dietro le orecchie, col palmo che dei grossi serbatoi di teorie inutili e
aperto delle mani. menzognere. Illudono l’uomo sul fatto che
‘ I grandi sistemi del sapere’ continuò ‘sono esistano delle grandi verità, riducendo la
come delle enormi strutture nelle quali il realtà, per quanto variegata sia, ad un prin-
regno del fenomenologico viene inserito e cipio unico. E il resto, il resto’ e la voce
classificato per fini epistemologici. Le grandi quasi gli mancò ‘dove lo colloca, come lo
teorie consentono questa conoscenza e, distrugge?’.
dunque, il raggiungimento di una verità che, Paolo arricciando le labbra, sfoderò una
sia essa religiosa o politica o altro, a noi non smorfia di stupore e di risentimento insie-
importa. Ciò che davvero conta è il princi- me.
pio, ovvero ridurre il reale ad un principio
unico, ontologico, sbarazzandosi del ‘Già…secondo me, professore, la vita è
‘particulare’ che inibisce ogni forma di co- tutt’altro, è il dettaglio, già, il dettaglio che
noscenza. Tutto ciò che è fronzolo, detta- fa la differenza. Qualcuno diceva che se riu-
glio, tutto ciò che è inutile chiacchiera la- scissimo a comprendere una sola rosa, forse
sciamolo pure alle donnette, che ne parlino possederemmo il vero senso dell’universo’.
dal parrucchiere’. Qualcuno applaudì, come si fa in certi cine-
Alcuni risero, come a sdrammatizzare il to- ma alla fine di un bel film o quando si riesce
no troppo impegnativo della lezione. Altri, ad atterrare dopo un difficile volo. Il profes-
ragazze per lo più, si mostrarono irritate e sore aggrottò le sopracciglia per un solo

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attimo, poi lo ringraziò dell’intervento non un’aria essenziale contraddetta clamorosa-
aggiungendo altro e lasciò l’aula già invasa mente dalle biblioteche che il proprietario vi
dai ragazzi della lezione successiva. aveva incorporato. Le quattro pareti di ben
‘Dettagli..’il professore andava ripetendo sei stanze erano state adibite a libreria, una
sottovoce, mentre s’affrettava al taxi che lo vera e propria casa-biblioteca. L’amore di
avrebbe condotto a casa. Camminò a passi stampo petrarchesco per il libro aveva reso
larghi per il corridoio, incrociò un paio di quest’uomo un collezionista di nota. Alla
volti dall’aria familiare, diede una scorsa alle passione viscerale per il libro, quasi a dire
bacheche e poi sfumò via per le scale che carnale, si aggiungeva poi quel vezzo di clas-
scorrevano giù fino al portone d’ingresso. sificare, di selezionare i libri in base all’argo-
mento, per cui ad ogni biblioteca corrispon-
Le strade intasate come al solito; il taxi sem- deva una branca del sapere umanistico. ‘Mi
brava imprigionato in una centrifuga che ritiro nelle mie stanze…’ soleva dire diver-
non avrebbe risparmiato nessuno da un at- tito da se stesso, ammaliato da pareti parlan-
tacco di panico. Il professore tirò fuori dal ti come da ombre di giganti dietro le quali
taschino il mezzo toscano e, senza accender- nascondersi.
lo, lo portò alla bocca, quasi col bisogno di
mordicchiare qualcosa distraendo la mente La sera stessa di quel venerdì, sette gennaio,
dall’ ingorgo. ‘Eppure non posso creder- giorno della prima lezione dopo il lungo
lo…’si disse ad un tratto, con un falso prin- ponte delle festività natalizie, Paolo si ritirò
cipio di rabbia- ‘come può un mocciosetto nella stanza delle religioni, per la solita let-
impartire a me lezioni di vi- tura che gli faceva compagnia prima di anda-
ta?...eppure…eppure..’ scollò il sigaro or- re a letto. Con una rapida occhiata d’insie-
mai umidiccio dal labbro superiore- eppure me controllò che i libri posti sulla scrivania
….la rosa ….’ripeté quasi meccanicamen- conservassero l’ordine consueto; poi, arren-
te. dendosi ai consigli del caso, ne estrasse uno
e prese a leggerlo con attenzione, come l’a-
Rincuorato dalle enormi pareti di libri e vido cui urge conoscere il finale della storia.
dall’odore del grosso sigaro Churchill, la ‘Capitolo XX, pag. 73, Le Confessioni di Ago-
testa china sulle pagine, la rosa venne del stino
tutto dimenticata, la questione dello studen-
te rimossa e accantonata. titolo: Rendimento di Grazie.
Del resto la casa del professore sembrava “[…] con il senso interiore vigilavo sulla
essere il luogo adatto per dimenticare, la integrità dei sensi, ed anche in piccoli pen-
soffitta per così dire ideale dove rifugiarsi e sieri di piccole cose ero attirato dalla veri-
chiamarsi fuori dal mondo. La casa era su tà”.
tre piani e si estendeva in larghezza tanto da ‘ Piccole cose…le piccole cose…’una strana
abbracciare almeno tre appartamenti di di- associazione tra la rosa di quello studente e
mensioni generose. L’arredamento aveva le piccole cose di Agostino gli baluginò alla

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mente. Per tutta la notte il sonno fu reso o pensi solo ai tuoi libri?’, disse ridacchian-
inquieto dalla frase di Agostino; gli vennero do.
in sogno scene apocalittiche in cui, chiamato Il professore si frugò nelle tasche, cercando
a cospetto di dio, gli veniva posta una rosa forse una domanda o una risposta di riserva
sotto gli occhi e poi immediatamente sot- ma non poté fare altro che dire sottovoce
tratta. ‘no, non …vivo solo’.
Il giorno successivo, mentre si recava all’u- La conversazione non si protrasse a lungo; i
niversità, il passo veloce di chi è in ritardo, due si scambiarono i numeri di telefono
si sentì una mano al gomito che lo afferrava. mentendosi a vicenda sull’intenzione di cer-
Si voltò infastidito poi, aggiustando gli oc- carsi. Paolo si allontanò farfugliando qual-
chiali per capire chi fosse lo sconosciuto, fu cosa tra sé e sé. Era rimasto solo tutta la
capace di dare un volto e un nome all’uomo vita, non una donna, un amico vero su cui
che ora gli sorrideva. contare, solo in mezzo ai libri. In fondo,
‘Marco …sei tu? Sai, dopo tanti anni…non ammetteva, l’aveva voluto lui. Non aveva
pensavo che …’non sapendo concludere la forse interrotto l’amicizia con quel-
frase, un po’ per lo stupore un po’ per il la…già…lei…sì, ora ricordava con Anna-
disinteresse che nutriva per quell’uomo, si maria, la donna che aveva conosciuto a
portò la mano alla bocca e tossì debolmente. Vienna, quando trovava ancora del tempo
‘Il professore….non sei cambiato affat- per viaggiare. In fondo non poteva biasimar-
to…persino il tuo cappotto sembra lo stes- la se ad un tratto lei aveva deciso di chiudere
so…il modo in cui cammini…sono dieci quella storia che non approdava a nulla. Per-
anni che non abbiamo più tue notizie…da ché lui non le aveva mai chiesto di sposarlo?
quando hai lasciato Avellino’. Perché non le aveva mai detto che l’amava?
Forse perché lui non era mai stato in grado
‘Già’ aveva lo sguardo turbato, ‘ ho sempre di amare qualcuno? In realtà non aveva alcu-
pensato di farti uno squillo ma lo studio, il na intenzione di rispondere a quella doman-
lavoro, i miei libri, sai..’ da, tanto più che non ne era affatto in grado.
‘Certo…lo so…lo so’. L’uomo sulla cin- La lezione sui massimi sistemi e sul raggiun-
quantina, portava dei grossi occhiali appesi gimento di una verità, qualunque essa fosse,
ad un sottile cordoncino di bambù. Per un non era forse il senso che lui aveva cercato
attimo lo fissò in volto come per cercare di di infondere alla sua vita, giorno per giorno?
carpire cose che una banale conversazione Non lo sapeva più. Fu una lezione appassio-
d’occasione non avrebbe potuto rivelare nata, quella. Rimase in piedi in quell’ora di
mai. ‘Certo…’aggiunse prendendo tempo. filosofia, di religione, di poesia. La vita spin-
‘Sai, mi sono sposato quattro anni fa, ora ho geva forte nelle parole, nei gesti frenetici
famiglia, eh…e due figlie, se sapessi che da delle mani. Gli studenti sembravano ora
fare che mi danno.. E tu, frequenti qualcuno confusi, ora spaventati da quel tumulto ser-

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monico dall’effetto-paradosso, che passava volergli sottolineare l’inutilità dell’attesa.
impercettibilmente dalla chiarezza esplicati- La donna tirò fuori il sacchetto che teneva
va alla convulsa problematicità di un io ana- nascosto sotto il banco e glielo porse. La
litico e frantumato. stessa spesa per anni; non era cambiata nem-
‘La ricerca di dio..’ le labbra gli si schiusero meno l’etichetta della scatola di pomodori.
a quelle parole quasi inconsapevolmente. Soltanto, a volte, si concedeva dell’Agliani-
Una cappa di silenzio e nebbia sembrò riem- co del Vulture, un buon vino imbottigliato
pire la stanza, ottenebrare i vetri delle fine- da sorseggiare nel fine settimana. Come era
stre. Forse era solo la sua percezione che, stata solitaria e monocorde tutta la sua vita,
gradualmente, sembrava allontanarlo dal rifletteva superficialmente mentre tendeva
resto del mondo, in uno spazio sospeso, la mano a ritirare il resto.
mistico, di auto-contemplazione. Qualcuno ‘Cercare…trovare il proprio ruolo, dare un
tossì. La grande ruota dell’universo sembrò senso alla ricerca, un senso più nobile, un
riaversi da un attimo di panico cellulare. senso ultimo alla ricerca’. Era fermo sulle
Riprese. Aveva trascurato di verificare se il scale, ora. La mano stringeva la ringhiera
ragazzo della ‘rosa’ fosse presente, in mezzo come se stesse per precipitare. La discesa
agli altri. L’aula era straripante di studenti, era iniziata, o si trattava forse di un’ascesa?
alcuni sedevano sui braccioli delle sedie, Nella hall del palazzo notò che un pacco di
altri sul pavimento per mancanza di posti. medie dimensioni era stato spinto nella cas-
Che importava del resto che lui fosse lì ad setta della posta. Lo tirò curando di mante-
ascoltarlo? Non era stato un semplice caso, nerlo integro. Era una videocassetta. Ma chi
l’essersi soffermato sulle sue parole, o forse gliela aveva portata?
era stato un tramite, quel ragazzo, un trami-
te per qualcosa, l’anello mancante, l’input A casa, distrattamente, la inserì nel videore-
giusto perché lui potesse capire? gistratore. ‘Il teorema del delirio’. Seduto
sull’orlo della poltrona, in una posizione di
La nebbia continuò anche fuori dalla classe. ‘stand by’, agonizzò di fronte a quel film che
Uno strato sottile ma profondo di spazio, di parlava di teoremi matematici, di morte, di
tempo lo teneva separato dal resto degli ricerca della spirale della verità. Il trapano
uomini. Sentiva uno strano impulso a levarsi puntato al cervello come una rivoltella lo
in volo. Ma no, non poteva, non era di certo scosse. Pensò delirante che qualcuno volesse
impazzito. Come trasportato da una strana trivellargli il cervello, magari uno studente
musica ipnotica, si diresse verso l’uscita. bocciato ad un esame di sbarramento, o non
Diede alcuni passi poi ricordò all’improvvi- sapeva chi o cosa e perché.
so di dover fare la spesa, come riemergendo
da un sonno dogmatico che lo aveva, per Gli venne in mente una frase che aveva let-
poco, reso assente dinanzi alla vita. to, qualche anno addietro in una tesi di lau-
rea che lo aveva notevolmente colpito per
Era già al bancone dei salumi ma la cassiera quanto fosse lontana nel genere dai suoi in-
gli lanciò un’occhiata di rimprovero, come a teressi. ‘the way in is the way out’. Corse

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alla biblioteca di letteratura e in preda all’- lo avevano diseredato della vita stessa ora
euforia cercò tra le tesi catalogate in base erano tornate, grazie a chi o a cosa non po-
all’anno di stesura. Anno 2000. William teva ben dirlo, eppure erano tornate per
Burroughs. Ma cosa significava quella frase? restituirgli una verità più grande, per ricon-
‘La strada che porta all’interno è fuori di giungerlo con una vita che va ben oltre i
noi’. Sentiva che la ragione veniva meno confini del mortale. ‘La scrittura di Dio’.
come espulsa attraverso la sudorazione del La mattina successiva si alzò di buon ora.
corpo. Saltò la colazione e si diresse in facoltà,
‘Le piccole cose, la rosa….cercare la verità, quando si ricordò dell’appuntamento dal
il principio unico, la legge di dio…’ il teo- barbiere.
rema del delirio non era stato forse un in- ‘Buon giorno professore’. Il barbiere, un
centivo, una proposta, la coincidenza- certo Luigino, aveva un ghigno sul volto
necessità? Si convinse pian piano che le coin- simile al sorrisetto sarcastico di un uomo
cidenze non possono esistere. La persona che impugna con fermezza le forbici assassi-
che gli aveva fatto recapitare quel pacco o ne.
che forse era entrata direttamente nel suo
portone gli aveva voluto lanciare un messag- ‘Buongiorno, Luigino. Una spuntatina velo-
gio. ce’
Quella sera fu Balzac e la Ricerca dell’Assoluto. Finito il lavoro, Luigino lo esortò ad alzarsi
Lesse una decina di pagine poi rimase con la ma il professore sembrava essere come ad-
testa tra le mani per un buona mezz’ora, il dormentato.
labbro inferiore sotto i denti. ‘Professore, abbiamo finito’.
‘Voglia Iddio che quest’opera abbia una vita ‘Ah, sì, certo...’. con Luigino non aveva
più lunga della mia’, ed era Balzac a parlare mai conversato che lo stretto necessario,
per lui, ad esortarlo quasi, con la sua stessa eppure quel giorno fu preso come da un
opera, a quell’avventura dell’anima. desiderio di confidargli qualcosa.
‘Tutti questi libri, la volontà di credere in ‘Pensavo…sa, Luigi..’quando lo chiamava
una verità suprema’ disse, mentre abbando- per nome, evitando il diminutivo, Luigino
nava il libro al petto in un gesto di resa tota- capiva che il tono della conversazione pote-
le. ‘Non avrò vissuto invano. Ogni piccola va diventare serioso,
cosa della mia vita, delle mie finora futili ‘sa…ha mai pensato veramente ai capelli?
giornate sarà un varco per la mia ricerca. Le
parole del ragazzo sono forse un caso? E le ‘Ai capelli? Cosa intende?’
Confessioni? La cassetta….’ Si voltò di scatto ‘Già..questi esserini, direi, che lei ogni gior-
cercandola nel videoregistratore. Era ancora no taglia, cancella e che pure ogni giorno
lì. Nessun inganno della mente, nessuna ricrescono di un poco, inesorabilmente?’
allucinazione. Le parole che per tutta la vita
‘Bhè sì, ricrescono’.

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Paolo si guardò le unghie, poi aggiunse sod- ‘lei e i suoi sani discorsi sulla verità, sul ruo-
disfatto: ‘anche le unghie, piccole, insignifi- lo di ciascuno di noi nell’universo…lei e le
canti ma ricrescono, all’insaputa di tutto, di sue stronzate sull’essere e sul non essere…’
tutti, microcosmo perfetto’. mentre parlava tirò fuori dalla tasca poste-
Luigino sorrise come al solito senza meravi- riore dei jeans un giornale stropicciato. In
gliarsi più di tanto ché ormai si era arreso ai prima pagina si leggeva di uno studente della
suoi limiti intellettuali; gli porse il cappotto facoltà di filosofia di Napoli che si era suici-
e lo accompagnò alla porta, forzandone l’u- dato sparandosi un colpo alla testa.
scita. Paolo non si riebbe che dopo lunghi, inter-
Correva quasi. Poi, giunto al semaforo, in minabili secondi.
attesa di passare, adocchiò un nugolo di per- Come poteva essere definito il responsabile
sone in preda all’agitazione al portone della di un suicidio? Come era possibile che una
facoltà. Riprese a camminare; giunto all’al- lezione potesse gravare in maniera così de-
tezza dell’edicola che faceva angolo con il vastante sull’animo di un giovane?
marciapiede dell’istituto, rallentò un poco, Non poteva che essere una congiura contro
sforzandosi di capire cosa potesse essere di lui. Nell’articolo gli era parso di leggere
accaduto. Non si trattava di una rissa, eppu- che il colpo era stato sparato alla nuca, il che
re l’adunanza minacciava tensioni e disagio. dava agio ad ipotesi di omicidio, nonostante
D’un tratto si sentì sopraffatto da decine di i fatti testimoniassero in maniera insindaca-
occhi inquisitori. Cosa avessero da guardare bile che si fosse trattato di un suicidio.
di certo lui non lo sapeva, eppure lo osser-
vavano giudicandolo di un reato a lui ignoto. Ancora una volta non poté fare a meno di
Il capo chino, la mano sinistra nella tasca del notare che i fatti sembravano essere sor-
cappotto, l’altra consapevolmente impegna- prendentemente concatenati. Il teorema, la
ta a trascinare la valigetta, il professore si morte di quel ragazzo, il suo ruolo di guida.
avvicinò agli studenti. Quel giorno, a casa, rimase seduto sul letto
‘Eccolo, è lui’ gridò un ragazzo esile e bas- per un’ora circa, con il cappotto ancora sul-
so, spostandosi per fare largo ad un altro le spalle e la valigetta ai piedi del letto. Ave-
studente. va trovato un biglietto, questa volta, sotto la
porta, che diceva: ‘la scrittura di Dio’, De
‘Cosa succede, cos’è questo trambusto?’ Anima.
‘Lei dovrebbe vergognarsi’ era lo studente Forse che gli fosse stato dato un compito, il
intervenuto durante la lezione di qualche compito per eccellenza, di trovare il Verbo,
giorno prima. la rosa, la chiave del mistero? Non si era
‘Ma lei come si permette? Provvederò io a spesso interrogato sulla parola di Dio, sul
farla vergognare. Mi dica il suo nome, come mistero della rivelazione, sulla scelta dei
osa…’ profeti?
Ma fu prontamente interrotto dal ragazzo I messaggi lasciati clandestinamente sotto la

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porta si susseguirono nei giorni successivi; intanto, spiando dall’occhiello sulla porta, si
spesso il biglietto consisteva in una semplice accorse che l’uomo aveva un tesserino di
annotazione di un libro, altre volte si tratta- riconoscimento appuntato al taschino. Fu
va di una frase che esigeva un’interpretazio- sul punto di tornarsene a letto poi, di scatto,
ne. aprì.
I giorni dovettero passare molto velocemen- ‘Buon giorno, dottor…’ lo sconosciuto lan-
te per il professore, agli arresti domiciliari ciò un’occhiatina in tralice sul nome inciso
nelle sue sconfinate, inverosimili bibliote- accanto al campanello.’
che. Il fumo del sigaro riempiva la casa, le ‘Mi chiamou Liviou Specchiarellou’. Il ra-
finestre non venivano quasi mai aperte. Di gazzo dall’accento straniero, inglese, non
rado, nei giorni in cui la signora Aurora pas- poteva ben dire, era un bel ragazzo grosso di
sava per ritirare l’immondizia e riassettare la statura, gli occhi piccoli e ravvicinati dallo
casa alla buona, le stanze potevano godere di sguardo inquietante. Portava un’etichetta in
una rinfrescata. cui si definiva un mormone.
La signora Aurora aveva il tipico atteggia- ‘Stimou girandou per case per parlare un
mento di certe balie o donne di servizio che poco con chi è interessato…’
si vedono in alcuni telefilm tedeschi un po’
datati. Rigida, sguardo severo e vivo disinte- ‘Mi scusi ma lei ha scelto un brutto momen-
resse per le cose del mondo che non doves- to, dormivo, vede, e …dunque…mi dispia-
sero riguardarla. Per il professore era una ce ma…’
persona fidata perché grazie agli anni che lei Il giovane Livio, italiano d’origine come si
aveva passato al suo servizio, la sentiva una evinceva dal nome e australiano di adozione,
presenza familiare . Come accade spesso che sembrava non avere alcuna intenzione di
dinanzi ad una madre o ad un parente stret- andarsene. Lo afferrò dolcemente per il
to non si avverte l’obbligo di essere cerimo- braccio e con il piede diede un leggero col-
niosi e troppo loquaci, la trattava quasi con po alla porta aprendola. Entrò.
indifferenza. Inoltre, l’atteggiamento discre- ‘Noi ci rivolgiamou solou a gente che vuole
to di Aurora le faceva guadagnare rispetto e davverou conoscere il mistero di dio….lei si
fiducia. è mai posto simil domande mi dicah?’
Il giovedì, giorno di libertà per Aurora, il ‘Bhè, a dire il vero, sì, proprio in questi
professore si trovava solo in casa. Quel gio- giorni..ma… che coincidenza’, pensò. For-
vedì, mentre era ancora a letto, sonnec- se non era che un semplice caso. Dopotutto,
chiante, sentì bussare alla porta come con quante volte aveva ricacciato testimoni di
un colpo di scure. Si alzò. Non sapeva se Geova o mormoni che si era ritrovato alla
adottare il temperamento irritato e intorpi- porta. Perché ora gli dava tanta importanza?
dito insieme proprio di chi è stato brusca- Perché gli confidava persino cose del tutto
mente svegliato oppure mostrarsi sveglio e personali e professionali?
del tutto operativo. Risolvendosi ad aprire,

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Erano trascorsi almeno cinque minuti dall’i- bussare alle porte per chiedere alla gente di
nizio di quella quanto mai inutile conversa- credere, lei crede, solo per questou che noi
zione. Livio si era accomodato sul divano saremmo degli idiots?’
senza che Paolo gli chiedesse di farlo; l’at- ‘No, non intendevo questo. È che noi
mosfera era surreale. …noi che non facciamo il vostro lavoro non
‘L’umanità ne ha bisognou…’disse Livio e, abbiamo tempo per pensare a dio e simili. A
abbassandosi come per prendere qualcosa quest’ora vede, io ho un appuntamento con
dal pavimento, guadagnò una posizione più il mio editore, anzi se non le dispiace…’
sicura sul cuscino del divano. ‘La libero subitou, non si preoccupi. Quan-
‘Io credo che ognuno di noi contribuisca, a dou vuoleh parlare con me, mi chiami’ e gli
modo proprio, con i propri mezzi..’rispose porse un bigliettino da visita.
il professore. Perché Paolo si era intrattenuto con quello
‘Certou, non ne dubito. Però, vedde, am- sconosciuto? Eppure, non era solito farlo. In
mettiamo per un attimo che a qualcuno pos- più, aveva camuffato un certo disinteresse
sa sfuccire, a lei per esempio, ammettiamo per quegli argomenti, perché l’aveva fatto
che lei non sappia, non se ne renda con- dato che proprio in quei giorni non pensava
tou…’allargò le braccia, le mani in segno di ad altro? Aveva avuto paura. Paura di svelar-
pace durante la preghiera del padre nostro e si, forse di rivelare la sua vera missione, in-
indugiò, aspettandosi una reazione. tuito, spirito scaramantico, non sapeva.
‘Ma rendersi conto di cosa, in base a chi? Lasciò che quella conversazione sparisse
Mah, penso che prima o poi accada qualcosa dalla sua mente. Aveva bisogno di concen-
che provoca il cambiamento, non le pare? trarsi, di leggere decine di libri, di cercare
Lei per esempio’. almeno un segno, qualcosa che incoraggiasse
‘Io?’ domandò Livio, fingendo stupore. la sua ricerca. Ogni citazione scritta sui bi-
glietti che gli venivano lasciati sotto la porta,
‘Sicuro. Lei mi piomba qui in casa, così, ed corrispondeva a un libro. A quel punto la
io sono già così stupido da farla entrare. E ricerca poteva continuare in due modi; o
comincia con i suoi discorsi, certo è il suo Paolo aspettava altri messaggi oppure, alle
lavoro, lo so, ma vede, io sono una persona volte, seguiva la sua intuizione, associando
normale e avrei potuto anche fregarmene quella frase ad altri libri a lui noti.
delle sue chiacchiere’.
‘Forse, forse troverò la parola lasciata cade-
‘Normale? Dottor…..’aspettò che il profes- re per caso in un libro qualunque, una paro-
sore gli dicesse il nome. la silenziosa che da decine di anni, probabil-
‘Cortesse, Paolo Cortesse’ mente, è stata mal interpretata, dimentica-
‘Già, dottor Cortesse mi dica cosa significa ta, non considerata affatto. Io saprò cosa
essere normali. Solo perché io vado in giro a farne. Avendo la piena certezza, mi dediche-

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rò a lei, fino alla fine dei miei giorni, sarò io una boccata; poi, come perdendosi nel suo
il custode della scrittura di dio..’così si ripe- stesso fumo, immaginò improbabili assalti
teva incessantemente, mentre frenetico an- alla casa, volti che si nascondevano dietro le
nusava le pagine dei suoi amatissimi libri. tende ed ebbe strani presagi. Immaginava
Erano le sette di quell’ 11 gennaio. Il telefo- ora che la sua vita sarebbe diventata un po’
no squillava da dieci minuti ormai ma Paolo come quel libro che aveva letto da giovane,
era perso nelle sue biblioteche. Finalmente Il Maestro e Margherita. L’incontro con il dia-
quando scese al piano inferiore, sentì lo volo e le sue acrobazie. Oppure che pur
squillo e corse a rispondere. componendo un’opera straordinaria, come
il Faustus di Mann, si sarebbero poi spalan-
‘Pronto’ disse con la sua voce affannata. cate per lui le porte del male e chissà cosa
‘Le consiglio vivamente di lasciar perdere’. gli sarebbe successo.
Paolo udì solo queste parole, poi ebbe un Agguantò con determinazione la cornetta
leggero stordimento al capo e si accasciò sul del telefono. Sapeva di dover telefonare. Lo
pavimento. voleva per lo più, ma davvero non sapeva a
Era chiaro, pensò quando rinvenne, era chi. Non poteva rintracciare la voce nemica
chiaro che qualcuno lo stesse minacciando. della telefonata né tanto meno poteva tele-
Là fuori due grossi schieramenti combatte- fonare ad un amico per confidarsi, ché non
vano per fini opposti. Da una parte c’era ne aveva di amici. Telefonò ad Aurora e le
qualcuno che inoltrandogli continui messag- disse di non passare nei giorni successivi. La
gi di libri ed altro lo incoraggiava alla ricer- casa sarebbe stata chiusa, mentì.
ca. Ora, invece, quella telefonata che lo Voleva rintanarsi e portare a termine il suo
obbligava a lasciar perdere. Dunque, un se- lavoro.
condo partito, una grossa organizzazione
fatta non si sapeva da chi, da che cosa, ma La mattina successiva trovò un biglietto sul
che gli intimava di rinunciare alla sua ricer- quale c’era scritto: ‘ogni libro una lettera’.
ca. Perché? Dapprima non capì, poi come chi cerca le
tracce di un delitto, senza sapere cosa deve
Cosa avrebbe fatto, avrebbe messo a repen- trovare, prese a sfogliare i libri che aveva
taglio la sua vita o avrebbe ceduto alla viltà e letto. Si accorse che sul retro di alcuni libri
si sarebbe arreso? Si rialzò e si avvicinò alla era stata segnata una lettera a matita. Chi
credenza della sala. Ne aprì l’anta di vetro e avrebbe potuto segnarla? Quei libri erano
cercò, sotto piatti e scatole di dolciumi il suoi, erano sempre stati suoi, chi si era po-
sigaro. Ne conservava sempre uno lì, un po’ tuto infiltrare nelle sue biblioteche? Ebbe un
di nascosto da se stesso per fumarlo qualora fremito. Non era solo, dunque. La sua im-
ne rimanesse sprovvisto. Non era uscito maginazione era reale, qualcuno lo spiava da
infatti e ora aveva un grande bisogno di fu- dietro le finestre e quando lui lasciava il pia-
mare, di svolgere una di quelle attività che no, correva a scribacchiare sui suoi libri.
tiene occupati pur senza impegnare. Tutto gli sembrava grottesco; fantastico e
No, non si sarebbe arreso questa volta. Tirò terribile a un tempo.
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Mise insieme le lettere ma non riuscì a ca- più nella speranza di vedere meglio, di ca-
varne nulla. Le ordinò in base a vari para- pirci qualcosa, ma in realtà l’effetto era
metri; poi, pensò di ordinarle in base alla chiaramente l’opposto. Paolo si riebbe dal
sequenza con cui aveva letto i libri. Ancora deliquio nel quale stava lentamente scivolan-
nulla. Invertendo il processo, ovvero riordi- do. Capì che l’unica cosa possibile da fare
nandoli sempre in base a quella sequenza ma fosse raccogliere più informazioni possibili
non dal primo all’ultimo bensì da quest’ulti- sul gioco degli scacchi. Gli venne in mente
mo, risalendo fino alle Confessioni, si avvide un piccolo bar che frequentava di tanto di in
che la parola che scaturiva dalle lettere ap- tanto in cui aveva visto spesso degli uomini
poste sui libri era : scacchiera. giocare a scacchi con una certa serietà. Pen-
Agli scacchi aveva sempre preferito la dama; sò di rivolgersi a loro.
non che questa fosse più semplice. Al con- Passò la sera stessa da Matteo, così si chia-
trario, lui la preferiva perché riteneva che mava il gestore del bar. Gli chiese quando si
fosse un gioco superiore. Nella scacchiera ad sarebbero incontrati i giocatori di scacchi.
ogni pezzo corrisponde un determinato mo- Gli fu detto di tornare il lunedì successivo.
vimento e vi è, di conseguenza, una vasta Si trattava di aspettare alcuni giorni, un fine
gamma di strategie possibili come un’orche- settimana. Non sapeva. L’ansia e l’inquietu-
stra che coordina i suoi strumenti. Nella dine aumentavano; decise che nel frattempo
dama i pezzi si muovono tutti alla stessa ma- avrebbe letto qualcosa sull’argomento.
niera, e le strategie sono dunque limitate Quando arrivò il lunedì dell’incontro con gli
alle mosse possibili. È come se un unico scacchisti, Paolo aveva già elaborato una sua
strumento, ovvero ogni pezzo, fosse desti- logica sulle domande da porre loro. Essendo
nato in un ‘a solo’ ad infinite variazioni. Pa- l’universo degli scacchi estremamente vasto,
olo Cortesse aveva imparato i fondamentali le domande si sarebbero concentrate solo
della scacchiera ma, pur ripassandoli a men- sui finali di partita. Non era forse vero che il
te, non gli riusciva di trovare alcun nesso suo era un finale di partita?
con la sua situazione personale. Perché ad
un certo punto la ricerca era diventata più Nel bar quattro coppie di giocatori occupa-
difficile? Cosa c’entrava una scacchiera in un vano i tavolini di marmo rosso posti all’e-
universo di libri? Restò immobile a scrutare stremità del locale, lontani dalla porta d’in-
quell’esile foglio sperando che nella profon- gresso. Probabilmente erano stati gli stessi
dità della carta si aprisse un varco che gli scacchisti a chiedere un po’ di isolamento
avrebbe mostrato la soluzione o la strada da per meglio concentrarsi. Il professore entrò.
seguire. Gli occhi fissarono per molti minuti Nessuno alzò lo sguardo; lui ebbe il tempo
quelle lettere che sembravano emerse dal di scrutare i giocatori indovinando chi di
caos come una scia luminosa. Ora le lettere loro avrebbe risposto alle sue domande.
apparivano leggermente sfocate forse perché Si avvicinò ad uno dei tavoli, prese una sedia
man mano l’occhio si avvicinava sempre di e si sedette. Per la prima mezz’ora si limitò

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ad osservare. Poi, mostrandosi interessato sua vita ma quella del mondo intero.
alla strategia usata dal giocatore che aveva Dovette analizzare diversi sistemi in cui si
scelto come suo interlocutore ideale, chiese dava lo ‘stallo’, per scegliere fra i tanti quel-
di farsi illustrare qualche finale di partita. lo che, a parer suo, conduceva al libro per
Gli furono indicati vari finali ma, soprattut- eccellenza. In fondo, non era lui il prescel-
to, fu colpito da alcuni finali di stallo, situa- to? Eletto per l’intuizione, l’audacia, e natu-
zione in cui il re rimane solo nella casella ralmente per la montagna di libri che posse-
che lo protegge ma è impossibilitato a muo- deva nella memoria e nella biblioteca? Aprì
versi verso l’esterno. Gli parve interessante. il libro. Gli parve di notare subito una luce
Se la parola che lui stava cercando, che qual- particolare nella carta delle pagine ancor
cuno gli stava indicando, era da considerarsi prima che nelle parole. Una sorta di ‘aura’
la parola divina per eccellenza, quale miglio- avvolgeva lo scaffale intero. Lo prese delica-
re associazione con la figura di un re che tamente e lo aprì. Alla pagina 128, capitolo
rimane solo, ben individuato in una casella terzo, trovò le parole che avrebbero inter-
protetta? La mente sembrava come illumi- rotto la sua finora inutile vita terrena per
nata da uno strano e quasi pericoloso potere iniziarlo al regno del Perfetto.
intuitivo. Corse a casa. Camminò nervosa-
mente per la casa, trascinandosi da una stan- ‘la montagna incantata rivela all’uomo le
za all’altra e dal piano inferiore ai piani su- parole…’, recitò sottovoce. Aveva svelato il
periori. Infine, ebbe un’idea. Cercò la map- mistero, le parole volteggiavano pronuncia-
pa della casa che conteneva la struttura di te dalle labbra quasi automaticamente, come
ogni singola biblioteca. Osservò ogni picco- se le avesse sempre sapute, da sempre aspet-
lo angolo della casa, poi, soffermandosi sulle tate.
librerie, si accorse che soltanto una di esse si E adesso si chiedeva cosa sarebbe cambiato
differenziava dalle altre. La biblioteca della nella sua vita. Avrebbe dovuto rinunciare
sala delle religioni era caratterizzata da otto all’insegnamento, chiudere ogni contatto
colonne in verticale e otto piani in orizzon- con il mondo, smettere di fare con normali-
tale. Seguendo il sistema algebrico, ad ogni tà tutto ciò che fino a quel momento aveva
colonna era assegnata una lettera e ad ogni contraddistinto la sua vita solitaria? Per-
numero una riga o piano orizzontale; una ché…con chi condividere il segreto, la Pa-
vera e propria scacchiera in verticale. rola Prima, la regola divina? E come l’avreb-
Si trattava dopo tutto, pensò, di applicare be consegnata al mondo, quando? Il suo spi-
gli schemi di finale alla scacchiera simbolica- rito si sentiva in balìa della forza magnifica
mente rappresentata sulla parete della libre- sprigionata dalle parole rivelatrici. Sapeva
ria. Dopo averli provati tutti, sarebbe di che quel libro gli stava indicando la strada;
certo riuscito ad individuare quello che, in non era già implicito nel suo stesso titolo?
qualche modo, non sapeva ancora perché, Nelle parole con cui lo esortava nel finale?
gli avrebbe consegnato il libro e, con esso, il Sarebbe veramente riuscito a svolgere l’in-
Verbum che avrebbe cambiato non solo la carico, a seguire quell’esortazione?

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Si interruppe. Il turbinio dei pensieri e delle
parole gli procurò una leggera vertigine e un
malessere al capo.
Il giorno dopo ad Aurora sarebbe toccato il
compito ingrato di avvertire la polizia e
chiamare il numero annotato velocemente
sul blocchetto accanto al telefono.

Igiene dentale

Non sono sicuro che basti


quantomeno, scompaginare qualunque quadratura
grattare lo stucco annerito tra le piastrelle.
menta, menta glaciale fra le setole
spettinate dell’ultimo spazzolino, scartato,
declassato
“E’ a rilascio graduale!” s’infiamma qualcuno
più avveduto
Non sono persuaso che basti
per un attimo mi sorprendo a gongolare,
torcendolo fra le dita come una majorette.
Incrostazioni residue, in queste poche righe
schiuma frizzante della mia igiene dentale.

Davide Dal Miglio

20
Il pungitopo
di Fabio De Santis

L’uomo, stupito, impotente dinanzi all’alie- sapevolmente – occasione di scelta d’indirizzo ge-
nante organizzazione capitalistica, lascia il posto nerale per nuove forme di civiltà, perché questa è
ad un altro uomo, “alienato nell’alienazione”, l’esigenza del nostro tempo.
degno abitante di questo mondo.
La tentazione esistenzialista del poeta (non solo
Un uomo non dissociato, deprivato del del poeta) viene meno. Lo stereotipo dell’uomo
“privilegio” di poter essere indifferente a ciò che lo distaccato e sprofondato nel nonsenso assume con-
circonda. È ricondotto all’attenzione attraverso il notazioni quali: ridicolo, goffo, maschera ed evi-
notevole abbassamento delle sicurezze sociali ed denzia un ideologico solipsismo, un egoismo che è,
economiche. Non può disinteressarsi delle guerre, in un mondo ribaltato, funzione attiva dell’alie-
della globalizzazione, della crisi di un modello di nante, concorre alla riproduzione della normalità.
organizzazione democratica. Torna ad essere
protagonista allora ed è un paradosso in mezzo a
tanta virtualità. I

La quotidianità lo porta, e lo porterà sempre


più, ad avere uno spirito sempre più insofferente Quantunque muoia d’ingegno la parola
rispetto all’esistente. La critica si cala così nel intorno al verso la mummia danzi,
particolare, deve partire da esso per aprire la
il pungitopo della libertà
porta stretta del ritorno dall’alienazione. Deve
evidenziare gli elementi costitutivi dell’alienante: sarà la perla apparsa tra gli avanzi.
la spettacolarizzazione della cultura; i ritmi
troppo sostenuti della vita; le cattive abitudini
II
alimentari (cibi prodotti in laboratorio); la ri-
nuncia inconsapevole a percepire la vita che passa
(frastuono e dinamismo per dimenticare); il rifiu- Accelera lo sai fare: dipingi
to a guardare l’orrore se non attraverso un vetro; correggi, mano che tendi e ritrai.
il rifiuto della filosofia del ricordo (emergenza
Nel cielo automobilisti nei guai,
anziani); la nostra funzione di utenti consumato-
ri. Si potrebbe continuare con una lista intermi- alla cassa del market ammaestrato
nabile.
L’imperativo è una “filosofia delle minime co- stai. Fantomatico, arrossito da
se”, parafrasando un atteggiamento letterario,
fretta tu prodigo dimeni l’arto
dove un elemento percepito nel quotidiano non
resti circoscritto e sfilacciato nella catena degli e dai: rifare la vita, sbracciarsi
eventi che muovono il mondo, ma diventi – con- dinamico, gioiello e tac…l’infarto!

21
V

III

Sorvoli sull’orrore quando snello

Non l’espresso gustoso e sognato sorridente involi, tessi e vai.

ma tonda è la forma dei tuoi occhi Le lagunari teste spente mosse

da viaggio. Sporta sulla rara sotto. L’orrore ti riprende presto

delusione liofilizzata, tocchi

e sei nei guai.

il cristallo guardare degli

altri. Fondi colori; tremi e le VI

foglie; rapisci i disegni e i moti;

sfogli i miraggi, da te e per me. Sotto le nuvole c’è ancora il cielo

di quando estate era la musica

IV lieve che ascoltavamo ignari, pieni

e gravi di ansia, indomiti, delusi

Prega passeggero intatto senza

nome, perché la nuvola copre non ancora, sereni non ancora.

il destino del maggio. La clemenza Una rondine in pendio è un fiume

sorregge intonsa il tormento e l’uomo che promette piroette al medesimo

cielo e alla nuvola che va in fumo.

non ride ché attende incosciente e siede

fragrante sul movente occulto, dato. VII

E solo in un senso clemenza batte,


L’aquilone sporgeva celeste
essa solo lo sa: noi attesi, additati.
e bianco sopra la ronda pensante

e greve e grave e manco a dirlo mesta

ronfava. Dalla gronda un volo: un falco.

22
VIII

Tentare di riuscire dove non è

possibile; destino maldestro giù Utenti, utensili, uterini,

per la finestra. L’antro piccino e sbadigliati come una buona

felice per la strettoia scelta su città; usati, umani; tu ricordi

come le luci di quel capodanno…

una sera svogliata salata nera

crespa sdraiata sulla tela folle

seta. Ancora una volta, ancora morta XI

prima che la scarpa volasse a sera


Ho un assalto nella testa, quasi

sulla dirittura della novità; dei dubbi, dei ricordi, dei biscotti

oscena; storta! al cioccolato nelle tue mani.

L’amore è sveglio presto stamane;

IX
trattiene il mio sperma sulla punta

Poter parlare…mi giunge nuovo di un sorriso e mi abbandona, sfratto,

il suono la voce giunge preme poi torni e vai via, torni, ritorni

al massaggio lieve temporale mordi in un momento, stacchi, prendi

significante come, come se…


finalmente il mio gioiello.

parlasse il dito fermo alla ruga

immaginazione, come se

premesse sesso del senso intatto

al frontale e dicesse…qualcosa!

23
ékleipsis
di Ettore Meis

“...Buongiorno a tutti gli amici ascoltatori sinto- visioni mediche su di una sua futura presen-
nizzati sulle frequenze di Radio Halley che vi za fisica!
trasmette il meglio della musica dalla caldissima “Non è possibile perdere un “autobus” che
Napoli… Oggi è l’11 Agosto 1999… mi di- ripassa dopo ottant’anni!” - pensò Niccolò
spiace per quelli che sono rimasti in città, ma sarcasticamente. Di tanto in tanto, affac-
questa temperatura tropicale non scenderà fino al ciandosi dal campanile sulle strade calde e
prossimo martedì…!” - informava sadicamente vuote, Niccolò contemplava la desertica
lo speaker nell’introdurre il suo programma solitudine in cui si era andato ad impelagare
musicale, mentre un condizionatore d’aria quella mattina a causa dei suoi folli interessi
puntato dritto in faccia lo predisponeva a astronomici. Mentre il novantanove per
sinusiti invernali. cento della popolazione si trovava al mare,
Già da un’ora Niccolò era salito sul campa- lui cercava di puntare la sua insignificante
nile della chiesa di San Sebastiano al Vesuvio videocamerina verso uno dei reattori nucle-
e, dopo aver sintonizzato la radiolina, si die- ari più potenti dell’universo.
de da fare per allestire una base d’appoggio “Non sto bene mentalmente!” - pensava
per la sua videocamera. La batteria era cari- ironicamente di se stesso in quei momenti.
ca e il quadrato di lastra radiografica, rita- E l’insolazione che di lì a poco si sarebbe
gliato per l’occasione da un vecchio rx tora- procurato avrebbe peggiorato le sue condi-
cico della nonna, era stato fissato con del zioni psicologiche già precarie. Ma era felice
nastro adesivo sull’obiettivo. Una precau- così! Non aveva mai rifiutato un “impegno
zione necessaria perché questa volta non si scientifico” in nome della mondanità e pre-
trattava della solita "prima comunione" o di feriva le notti stellate trascorse su un plaid
un matrimonio, ma Niccolò si stava prepa- alle discoteche rumorose delle località turi-
rando a riprendere uno degli eventi astrono- stiche. Queste scelte radicali forse avevano
mici più interessanti di quel “fin de siècle” intaccato la sua “elasticità sociale” ed era in
tanto atteso da programmatori di computer nome di un coltivato orgoglio culturale che
ed astrologi catastrofisti. si trovava appollaiato su un campanile nel
La videopostazione casereccia era stata pun- mese più caldo dell’anno. E da lì poteva
tata verso il dio Ra, meglio conosciuto come ammirare anche un altro storico esponente
la stella Sole, e Niccolò attendeva fedele della fenomenologia naturalistica: il Vesu-
l’inizio delle danze cosmiche. Stava per assi- vio.
stere all’ultima eclissi solare del ventesimo Ma non era la settimana dedicata alla vulca-
secolo e la prossima sarebbe stata troppo nologia e così riprese a guardare attraverso
lontana nel tempo per fare ottimistiche pre- l’oculare della videocamera sperando che la
24
debole protezione posta dinnanzi all’obietti- d’urgenza, sacrifici umani e terrori supersti-
vo proteggesse i circuiti interni dalla fusio- ziosi… Dalla radio, invece, i cronisti rac-
ne. L’immagine era perfetta nella sua mono- contavano, dalle varie città d’Italia e del
tonia e al centro del video il protagonista mondo, le sensazioni della gente: a Sofia ci
insolito di quel lungometraggio appariva si aspettava un’ improbabile crollo del Capi-
come un cerchio lucente la cui antica poten- talismo in concomitanza con l’eclissi, men-
za era domata da un irriverente pezzetto di tre dalla pratica Germania giungevano consi-
radiografia. Intorno al cerchio di fuoco si gli a non abbassare la guardia nei confronti
delineava la “corona solare” come quella di dei borseggiatori che avrebbero approfittato
un re seduto sul trono, alla vigilia dello spo- del buio anomalo.
destamento … Ogni tanto un gruppo di Nessuna atmosfera da “anno mille”… La cal-
nuvole dispettose si divertiva a passare di- da consapevolezza della scienza aveva assopi-
nanzi al “set cinematografico” come per ri- to gli istinti magici ormai da tempo. Per
creare la scena fumosa di un incendio cosmi- fortuna!
co.
Gli astrofili erano già armati fino ai denti
“Che secolo il Novecento…!” - rimuginava per assistere all’evento: pezzi di vetro scu-
Niccolò - “…guerre, invenzioni, mutamenti ro, schermi da saldatore, buste della spazza-
su scala mondiale, scoperte sensazionali, tura. Ma qualcuno avrebbe perso la vista
energie spaventose, viaggi impossibili, tec- perché non istruito a dovere sulle conse-
nologie inconcepibili… E tutto questo men- guenze della visione diretta del dio Ra.
tre l’immutabile “gioco” celeste di eclissi e
stelle morenti si consumava sulla fredda lan- “Non si può guardare direttamente nel viso
da di una lente telescopica.” di una divinità senza pagare un alto prezzo!”
- pensò cinicamente Niccolò in un attimo di
La luce solare impiega 8 minuti e 18 secondi delirio religioso.
per raggiungere la Terra e Niccolò pensava
che durante quel breve intervallo di tempo L’irregolarità del vento solare disturbava le
si può nascere o si può morire… frequenze radio e così, di tanto in tanto,
Niccolò doveva cercare nuove stazioni e
Improvvisamente il primo timido lembo di nuove canzoni per quella insolita colonna
Luna si interpose tra la nostra casa - il piane- sonora: l’unica libertà che si era concesso
ta Terra - e la “fornace della vita”, il Sole… quella mattina. Alla severità dell’evento
Era un momento emozionante! Ma non per cosmologico aveva contrapposto un leitmotiv
tutti… da spiaggia californiana per rammentare a se
In altre epoche ci sarebbero state reazioni stesso che, nonostante il rigore scientifico
diverse: flagellazioni espiatorie, pentimenti dedicato all’eclissi, faceva sempre parte di
quell’effimero formicaio chiamato “umanità”
25
caratterizzato da frivolezze e canzoncine. costante universale…”
Il silenzio cosmico non lo avrebbe accusato La precisione e, al tempo stesso, la presun-
di vilipendio. zione racchiuse in quella formula lo entusia-
La Luna, impercettibilmente, completava la smavano e lo deprimevano. Sapeva bene che
sua opera di interposizione, come una donna molti cervelli e molti secoli erano stati ne-
gelosa che cerca di distrarre il suo uomo cessari per definire e rafforzare la Legge
caloroso da una rivale lussureggiante..! Ma della Gravitazione Universale, ma l’evento a
solo in alcune parti del mondo avrebbero cui stava assistendo confortava la sua perso-
sperimentato gli effetti dell’eclissi totale. nale convinzione che l’errore facesse parte di
un Piano e che l’eclissi, solo all’apparenza
“La strana notte”, affievolendo le ombre, anomala, rappresentava la conferma di una
induceva i colombi torraioli a gonfiar le pen- precisione calcolata.
ne e a riunirsi in gruppo per l’inatteso im-
brunire, ignorando che dopo pochi minuti Sempre dagli appunti: “…il piano dell’eclitti-
avrebbero ricevuto l’ennesima sveglia dal ca ed il piano su cui è situata l’orbita percorsa
sole nascosto. dalla Luna attorno alla Terra, formano un ango-
lo di 6° e, ad ogni lunazione, la Luna incontra il
Intanto dalla radio una sfida ad onde medie - piano dell’eclittica in due punti detti nodi … il
“La canzone del secolo” - presentava i suoi fenomeno dell’eclissi si verifica soltanto se tali
candidati per un altro inutile scettro. Quale nodi vengono a trovarsi esattamente sulla retta
sarebbe stata la canzone del secolo? Quale che congiunge la Terra col Sole…si è osservato
motivetto avrebbero votato i fedelissimi che il fenomeno dell’eclissi si rinnova quasi rego-
radioascoltatori? A Niccolò non importava larmente per ogni 223 lunazioni…”
nulla… Ascoltava e basta!
Nulla è lasciato al caso nella “routine” uni-
E mentre saltellava sul campanile tra una versale: nemmeno l’errore.
canzone e l’altra, rileggeva mentalmente i
suoi appunti di astrofisica: “…ogni volta che E quasi tutto può essere calcolato.
due masse qualsiasi si trovano presenti nello spa- L’errore è la pausa dalla regola, la distrazio-
zio, si manifesta tra di esse una forza attrattiva ne dal Piano, l’aritmia sinusale, la poesia
direttamente proporzionale alle masse stesse e inedita di Dio, il filo di lana che sfugge alla
inversamente proporzionale al quadrato della maglia, il vizio del Creatore, la sbavatura
distanza tra i rispettivi baricentri. Tale forza è d’inchiostro sulla rivista patinata, le gambe
detta gravitazione universale. La sua espressio- storte del campione, il graffio sul disco, la
ne matematica assume la forma seguente: sordità del compositore… L’errore è la
f = k m 1 m 2 / ( r )² compassione che si prova per il magnifico, è
l’aberrazione che sfida la Noia, è la fuga del-
dove m1 e m2 sono le masse, r la distanza e k una
26
lo Spirito dall’impegno del Materialismo, è si dichiararono avversi ad ogni forma di accade-
il piccolo mammifero che sopravvive all’e- mismo.”
stinzione, è “la pietra scartata dai costruttori, “Viviamo di abitudini e aborriamo l’igno-
divenuta testata d’angolo”, è l’amico dimenti- to…” - continuava Niccolò - “…senza il
cato, è la prima cellula tumorale, è la madre coraggio della retrocessione, senza colpi di
che uccide il neonato, è la nave inaffondabi- coda, evitando quelle periodiche sconfitte
le che affonda, è il grattacielo che crolla, è che ci fanno crescere e che ci fanno più belli
l’eroe che muore per un raffreddore, è la e maturi!” - e ripensava agli studi di astrofi-
pioggia col Sole, è il fiore che spacca l’asfal- sica da poco abbandonati per noia.
to, è le “Tredici variazioni sul tema” di Jill
Sprecher… E’ la vita… Anche nella tanto amata sinfonia numero 40
in Sol minore k.550 di Mozart c’erano degli
“L’idea è morta…L’Errore ha annunciato i nomi “errori”, ma era proprio grazie ad essi che
del Governo Rivoluzionario…Lutto in famiglia!” l’anima del giovane misantropo veniva toc-
- urlò come un dannato Niccolò dal campa- cata in profondità… Errori di lunghe rifles-
nile verso un vecchietto seduto sotto un sioni dopo ritmi serrati e decisi e di tonalità
albero il quale, mentre si asciugava il sudore incalzanti che nascondevano tensioni spiri-
con un fazzoletto bianco, lo sventolò verso tuali infinite e suddivise, per motivi di buro-
l’astrofilo pazzo come per dire: “…hai ragio- crazia musicale, in “molto allegro”,
ne!…mi arrendo!” “andante”, “minuetto:allegretto”, “allegro
“Il Cambio-di-Idea è consultabile alla pagina assai”.
33 del capitolo “Difetti”, paragrafo “Siamo tutti schiavi della forma e c’è sempre
“Falliti”…!” - disse poi a se stesso rientrando un ricco e grasso vescovo da cui farsi com-
nel campanile. missionare un lavoro…” - concluse beffar-
Il caldo sortiva già i suoi primi effetti, quan- do.
do improvvisamente sprazzi di biografie si Niccolò si sentiva confortato dai suoi stessi
affacciarono nella memoria del ragazzo: pensieri perché nella sua brevissima vita a-
“…abbandonò presto la professione di ingegnere veva commesso già molti errori e pur trat-
per dedicarsi al jazz e alla letteratura…” ; tandosi di errori “umani” sapeva in cuor suo
“…Condannato a morte nel 1849 con l’accusa di che facevano parte di un Piano.
attività sovversiva, si vide commutare, ormai da-
vanti al plotone di esecuzione, la pena a 4 anni Anzi, di una Legge…
di lavori forzati…” ; “…Dopo aver studiato Certamente non sarebbe riuscito a calcolare
medicina, si unì al gruppo di giovani intellettuali il giorno e l’ora della sua morte, ma quante
riuniti attorno a Pietro Gobetti. Dedicatosi alla “eclissi” aveva affrontato nella vita. E ogni
pittura, fece parte dei “Sei pittori di Torino” che volta aveva ingannato la sua personale “fine

27
del mondo”… Con eleganza… Con stile… Seraficamen-
“L’Universo commette errori da milioni di te… Senza pathos…”
anni in assenza di clamori e di opinioni su- E mentre aggiustava il fuoco della videoca-
perficiali. Gli errori umani, invece, sono mera compiacendosi del suo personale elogio
sempre accompagnati da rumori, scalpori, della fuga: “…senza lanciare inutili accuse
vergogne…” - sentenziò. verso la società o sporcare il pavimento di
Niccolò invidiava i corpi celesti e chissà sangue come a casa di Caccioppoli e De-
quante volte avrebbe voluto sostituirsi ad bord...! Semplicemente esistendo… Come
uno di essi per commettere in santa pace un il Sole!”
suo personale, silenzioso e calcolato errore. Il suo “Esistenzialismo solare”, purtroppo,
Eclissarsi dolcemente tra le gambe lisce del contrastava con il “Realismo economico” del
dubbio e risvegliarsi, senza troppi perché, in mondo e così cominciò a ricordare le nume-
un’altra vita. Timbrare il cartellino dell’uffi- rose “frasi fatte” e le noiosissime raccoman-
cio con la morte nel cuore e vedere la pas- dazioni e sentenze provenienti dal cosiddet-
sione partire su un treno come un’anima to “mondo adulto” pieno di vecchie zie sull’-
che vede il corpo morto. orlo della tomba e altri parenti marginali
che non avevano mai compreso neanche un
“Scommetto che il Sole non sa di essere uno grammo del suo pensiero: “…cosa vuoi farne
dei soggetti principali del diagramma di Her- della tua vita?... non sarai né carne, né pesce…
tzsprung-Russell…!” - pensava Niccolò - “…e la tua vita sta andando a rotoli!... ti vuoi siste-
sta lì, nel suo angolo di universo, senza pa- mare?... lo sai che ti vogliamo bene… cerca di
voneggiarsi con gli altri astri e senza aver laurearti… farai la fine di quello lì… fatti una
coscienza dei propri errori… Beato…” posizione…fatti una comitiva…ma non ce l’hai
“La Società Produttiva esige il sacrificio del- la fidanzata?...no?...fatti una sega! ...e l’aman-
l’Uomo Pigro sull’altare della Fede… E te?...no?...ma se ce l’hanno tutti!... a chi aspet-
quest’uomo vive Vite Parallele supportato ti?...ma che fai, dormi?... i tuoi amici hanno già
da bidoni di Maalox per non bucare lo sto- una famiglia e un appartamento… alla tua età
maco sotto le picconate dell’etichettocra- avevo già Luigino e Isabella…alla tua età ero
zia…!” - continuava l’astrofilo - “…ma non già un affermato professionista…alla tua età
riusciranno a piegarmi… Sarò anche asocia- avevo già un conto in banca…e il loculo preno-
le, ma amo le sfide!” tato al cimitero…e tu che c’hai?... perdi solo
“Certa gente crede di possederti con la pre- tempo con quel telescopio… le stelle non ti da-
vedibilità dei tuoi bisogni, ma non prevede ranno da mangiare… vivi di illusioni… hai
certamente che si può uscire di scena facen- distrutto la tua vita…non hai senso prati-
do leva sull’imprevedibile cambio di rotta… co!...non affronti la vita!... tu ancora devi co-

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minciare e già ti lamenti?...non esistono più le non si può parlare!... Sei appena tornato e già
mezze stagioni!...ai miei tempi sì che eravamo scendi?... hai ripreso a fumare?... smettila con i
felici!...sta venendo la fine del mondo!... hai liquori…certo che sei strano…a te quel cantante
messo su pancia? …mangi come un por- ti ha confuso la mente… fatti la comunio-
co!...perchè non prendi un’altra fetta di tor- ne!...fatti il bidet!...fatti la barba!...fatti una
ta?...non fare complimenti!...fai come se fossi a polizza!...fatti una canna!...fatti la cro-
casa tua!...se avessi accettato quel posto in banca ce!...fatti lo stereo!...non leggere troppo! ...ma
a quest’ora saresti…!...siamo profondamente non leggi mai? ...ma hai paura? …sei senza
delusi da come stai conducendo la tua esisten- coglioni…ti manderei a zappare! ...te lo do io il
za!…ci farai morire di crepacuore!... ti bastava telescopio: in testa! ...quale donna mai ti prende-
poco per il titolo…hai rovinato tutto da quando rà? ...con quel carattere di merda…sei un eremi-
ti sei lasciato con quella lì, come si chiama- ta… sei acido… sei un buono a nulla…sei un
va…?! …non si può cambiare vita dopo tanti perdente… un fallito… un mantenuto… un
anni!... sei pazzo!?...e ora cosa farai?...dove disgraziato…la tua vita è finita!...prima avevi
andrai?...cosa mangerai?...cosa sai fare?...sei un un obiettivo… diventerai un barbone…fatti
incompetente!...dovrai partire se vuoi avere fortu- monaco…frate…gesuita… salesia-
na…! …se non hai la raccomandazione!...non no…trappista…comboniano…cluniacense…
condivido le tue scelte!...sei scemo?...stai facendo cistercense…benedettino…tutt’al più chierichet-
una fesseria!...noi piangiamo per te!...secondo to!…sei un morto di fame…quand’eri piccolo mi
me soffri, per forza!...non c’è altra spiegazio- volevi bene…ora sei scostante, scostumato, scre-
ne…tu pensi di essere felice, ma in realtà sei anzato, scatechetizzato…eri la speranza della
infelice!...tu non sei convinto!... secondo me ci nostra vecchiaia…mi avevi promesso una casa in
nascondi qualcosa: non hai fatto nemmeno un campagna piena di animali…sei peggio di tuo
esame all’università, vero?... puoi dirlo: non ti padre…sei peggio di tuo nonno…sei peggio di
succederà nulla! ...ti droghi, vero?... tutti i gio- tuo zio…sei peggio e basta!... dovevi essere il
vani lo fanno…perché non vesti casual?... perché bastone di tua madre…dovevi essere la colonna
i capelli rasati a zero?... sei un neonazista?... della casa…dovevi essere il faro dei tuoi non-
puoi dirlo: non ti succederà nulla!... perché vai ni… dovevi essere e basta!...vuoi darci questo
sempre in chiesa?... vuoi farti prete?... puoi dirlo: erede?... se continui così la tua genìa scompari-
non ti succederà niente!... perché non vai più in rà!... fai presto!...oramai tutto è perduto!...ti do
chiesa?... da quando te la fai coi comuni- un’altra possibilità!...per colpa tua non mi posso
sti…sembri sciatto con quei capelli lunghi… vantare con i parenti!... prendere o lascia-
perché non vai da un bravo psicologo? C’è andata re!...quello sì che è in gamba!... tu non sai cosa
anche tua cugina Geltrude… mica significa che vuoi!... fai mille cose ma nessuna che ti dia da
sei pazzo!... Giusto per parlare!...Pensi solo ai mangiare!... avevi tutto!...sapevi tutto!...potevi
cazzi tuoi!...perchè non fai palestra?... Con te tutto!...hai toccato il fondo!... i figli di Marco si

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sono sistemati e sono più giovani di te!...te lo getto più grande di lui e di tutti gli esseri
avevo detto!...hai fatto di testa tua?... mi dispia- presuntuosi che abitavano il pianeta Terra.
ce per te!... ti avevo avvisato!... lo sapevo che “…Francia: eclissi totale… A Parigi tutti nelle
finiva così!... che delusione!... che dolore!... che strade con il naso all’in sù!” - riferiva un croni-
vergogna!...sei la nostra croce!...sparisci! ” sta; “…Cornovaglia: oscurità completa… il
“Certa gente, raggiunta un’età, dovrebbe “Popolo del Sole Nero” si riunisce per assistere
morire!”- aggiunse Niccolò ad alta voce e all’evento…” - dichiarava l’inviato dalla Gran
con una non convinta sadicità. Bretagna. “…Bolzano: eclissi totale e abbassa-
Mentre le elucubrazioni astro-filosofiche di mento della temperatura…” - freddo l’inter-
Niccolò procedevano, la Luna era riuscita a vento del giornalista tirolese.
coprire un buon settanta per cento del cer- E mentre l’errore astronomico fatto di nu-
chio solare. La divinità si difendeva onore- meri e formule si consumava nel silenzio
volmente scavalcando il satellite dispettoso dello spazio, la stupidità umana descritta
con sprazzi di luce e calore… Da quel mo- dalla cronaca non conobbe l’oscuramento
mento in poi il processo si sarebbe invertito che meritava e, anzi, si dipinse di una nuova
e la Luna, ritirandosi nei ranghi cosmici, comicità surreale dalle pagine di una rasse-
avrebbe riconsegnato l’amato Sole ai ba- gna stampa radiofonica in tempo reale: Il
gnanti e alle impiegate pallide che si godeva- Mattino “…accoltella la moglie e mentre sta per
no le ferie. gettarsi dal balcone ci ripensa per guardare l’e-
Anche i più indifferenti dal punto di vista clissi!” ; Corriere della sera “…sparatoria nel
scientifico dovettero rispondere all’appello centro di Milano: i rapinatori inseguiti dalla
della natura: i padri che rincorrevano i figli Polizia riescono a far perdere le tracce agevolati
sulla spiaggia, si fermarono; le mamme sot- dall’improvvisa oscurità dell’eclissi!” ; la Repub-
to l’ombrellone che ocheggiavano su que- blica “…Roma: un anziano pensionato prende a
stioni estetiche, s’ammutolirono; i bambini fucilate il proprio oculista dopo un delicato inter-
capricciosi ripresero la mano del genitore e vento alle cataratte costato 15 milioni di lire.
gli animali istintivamente percepirono che la Mentre lo sbendano, vedendosi al buio, crede di
notte era calata in anticipo… essere vittima della Mala Sanità e così imbraccia
il fucile. Era l’eclissi!” ; l’Avvenire “…Politica:
Niccolò cercava stazioni radiofoniche, giran- Mastella e il mago Genny fondano il Partito della
do la manopola, come a voler supplire al Luce. In un ristorante di Benevento presentato il
silenzio sinistro ed infinito di quell’ evento, programma politico …” ; Le Monde “…Belgio:
ma gli bastava guardare attraverso l’oculare un gruppo di minatori ritorna in superficie du-
della videocamera per capire che non avreb- rante l’eclissi. Immediatamente il Sindacato chie-
be mai trovato alcuna canzone abbastanza de un “supplemento oscurità” sul prossimo stipen-
potente da azzittire l’inesorabilità di un Pro-
30
dio…” ; La Padania “…Mantova: il senatùr “Il potere del Sole è un grembo materno ri-
accusa il meridione di fare le cose a metà anche colmo di elio” - si lasciò sfuggire Niccolò
nelle faccende astronomiche. L’eclissi al Sud è mentre smontava la videocamera rovente…
stata parziale…” Forse i suoi nipoti avrebbero visto quella cas-
Le notizie rumorose di cronaca e i “clamori setta o forse no! Probabilmente futuri archeo-
nel mondo moribondo” contrastavano con la logi rivedendo quelle immagini avrebbero
semplicità e l’umiltà dell’evento celeste. pensato che sulla Terra, durante l’era dell’in-
“L’essere umano è un granello di sabbia di- differenza, qualche “pazzo” resisteva ed esiste-
sperso dal vento cosmico e si preoccupa di va.
piccole questioni insignificanti…” - pensava La vita era proprio un meraviglioso errore.
Niccolò - “…mentre l’universo è occupato
a tenerci in vita grazie alle sue eterne rego- La radio tacque.
le!” Mancava solo l’ultimo pezzettino affin- E fu, finalmente, il Silenzio.
ché il Sole ritornasse padrone assoluto del
mondo senza ombre di dubbio lunare… Il
cerchio perfetto di luce riconquistava la sua
integrità.

“ E’ virtù ciò che combatte i


vizi capitali. Il fumo contro
l’ira, calma; contro l’avari-
zia, fa spendere; contro l’in-
vidia, è bello fumare insieme;
contro l’accidia, è un’attivi-
tà; contro la superbia, fa ri-
flettere sulla vanità delle
cose; contro la lussuria per-
ché si accende il tabacco e
non la carne; contro la gola
perché è amaro.
Il fumo è dunque virtù! ”

(anonimo)

31
Poesie sull’amore mio
di Tullio Fontana

Poesia N.3 sull’amore mio

Il tuo bilancio non consente amore mio

un cazzo troppo duro poco duro.

Offri finché puoi mammelle turgide

e appagami nuova morte di equilibri Spenti.


Poesia N.2 sull’amore mio
Io ti seguo ti inseguo e sbraito alla

condiscendenza della tua luna Pigra.


Ho amato pure la tua carne informe
Qualcuno bacia rime per amarti
deforme la mia fronte grottata
io bacio marciapiedi ci scrivo ci piscio
a scrutare dove arrivi.
come Fratello insolente.
C’era una consuetudine puttana
Amore.
lontana la tua voce a non dire

la mia volontà spaurita mi mancavi.

Ho amato tutto la tua testa piatta

schiatta pure fin dove la bottiglia

finisce non sapevo se morivi. Poesia N.4 sull’amore mio


C’era di sera un piacere canuto

fottuto tuo della mia fragile anima L’inganno incombe come forca rovente amore mio

non credevo mi prendevi. ma ancora più allungami la mano voglio baciarla.

Amore. La fine insorge nei tuoi occhi socchiusi richiusi allo


sguardo

in fin dei conti annuso i tuoi liquidi umori fra diva-


ricazioni.

Non una notte ancora il coltello piantato

le tue cosce nude mi scaldo il corpo e non vedo

tu vedi le mie passeggiate notturne,

fra le ultime.

Amore.

32
Intervista al poeta e saggista
battipagliese Vito Cerullo
Battipaglia. 27/Ottobre/2004.
(tratta dal film-documentario "Parole nel deserto")

Nigro: "Buongiorno Vito...! ...Vorrei farti che mi porta a confrontare la mia poesia con la
qualche domanda sull'esperienza di poesia universale. Alcuni miei temi sono ripropo-
"Nugae"; ... ma prima vorrei chiederti qual- nibili in altri autori... In effetti se parlo, ad esem-
cosa riguardante la tua carriera... pio, della lirica di De Libero - "Acqua paziente" - ,
Quand'è che ti sei laureato in Lettere...?" è difficile che io possa scrivere "Acqua paziente",
ma ciò non toglie che io possa utilizzare dei "temi
Cerullo: "Mi sono laureato nel Febbraio del '95... di confronto" come potrebbe essere, ad esempio,
Quindi più di nove anni fa... la "fontana" che vediamo qui in Piazza Amendola
N: "...con quale tesi, se posso chiedere...?" Lo stesso vale per il "cielo", "l'amore"... Io ho
scritto una poesia sulla clessidra e quindi nasce
C: "Il lavoro che ho elaborato, in effetti, è un lavo-
ro che poi ho portato avanti con una ricerca succes- l'esigenza di confrontarsi con chiunque abbia
siva su Quasimodo e sulla "geometria" nella lirica scritto una poesia che presenti il termine
quasimodiana, e quindi sulla cosiddetta "poesia "clessidra"... E' tutta una questione di scrupolo...
delle costellazioni". Ricerche che continuo a curare Come per dire che tutta la poesia e la letteratura
e che definisco, per quanto riguarda quella interessante ha bisogno di "temi aperti" con cui
confrontarsi e per allargare i propri orizzonti...
"astrale", aperta nel senso che la rinnovo di autore
in autore, mentre quella riguardante la geometria Una quarta ricerca, che però non tramuterò in
in Quasimodo la definisco chiusa perchè non si evol- scrittura, riguarda il mio interesse per la
ve, ma rivedo il lavoro sempre su un prodotto già "tossicologia", per i veleni... In modo particolare
definito e, tranne qualche apertura agli ermetici la tossicologia animale, i veleni degli animali... Le
meridionali, limitatamente a Salvatore Quasimodo. tossine degli animali velenosi... Ma questo è un
La "poesia astrale", partita con Quasimodo, l'ho interesse più da "studente"... Capire, conoscere,
ampliata agli altri ermetici, naturalmente, e poi al leggere queste cose...
Novecento e ad altre epoche della letteratura... N: "Sicuro di non voler scrivere nulla al
Fino al mondo greco-romano... " riguardo?"
N: "Temi che hai riproposto nei saggi pub- C: "...Questo sarebbe un lavoro di tipo scientifi-
blicati su "Nugae"..." co e di solito io considero la cultura a comparti-
C: "...La poesia delle costellazioni ritengo di do- menti stagni... Ragni, serpenti, scorpioni, consi-
verla trattare ancora, a tappe, mentre per la geo- derati con un interesse naturalistico, non debbo-
metria in Quasimodo posso ritenere di aver com- no entrare nella poesia... Cioè la poesia deve ave-
piuto un lavoro sufficientemente esaustivo... re per oggetto altre figure, altri elementi, anche
se qualche volta ho trattato queste figure e quella
Un'altra ricerca che ho maturato nel tempo è quella
che è la mia conoscenza tossicologica, l'ho resa

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sotto forma di poesia. Ho scritto una poesia sul lavori ho la possibilità di studiare ulteriormente...
"ragno" e ho parlato dell'inesorabile morte che N: "...in passato si è spesso fatto riferimen-
sopraggiunge in poco tempo, scrutata nelle sue to ai cosiddetti "scrittori maledetti", sem-
"rosse clessidre" perchè, come ha fatto Pascoli nel- pre sofferenti, in una condizione
le sue esperienze di "bestiario" e di botanica, trami- "borderline" nei confronti della società...
te le sue letture naturalistiche - come ad esempio i Tu credi in questo modello, diciamolo, un
"bestiari moralizzati" o le numerose "vite degli pò inflazionato?"
animali" -, il poeta non fa nient'altro che trasforma-
re le proprie letture scientifiche in versi... Quando C: "...Per me la poesia, l'arte in genere, è co-
Pascoli parla del nido del passero definendolo munque una finzione... Condizionerà, certamen-
"rozzo ma bello", si riferisce alle indicazioni scientifi- te, un angolo di spazio e di tempo, ma non sarò
che riportate sui Passeriformi i quali allestiscono i mai completamente artista per tutto l'arco della
loro nidi in maniera piuttosto rozza ma comunque giornata, per tutto il tempo... E' sempre una for-
efficace... Allo stesso modo, quando io parlo della ma di finzione da cui non verrò mai trascinato
"rossa clessidra del ragno" attraverso la quale io completamente nello spazio e nel tempo... E'
scruto il tempo che mi rimane da vivere, faccio pericoloso vivere di sola arte, per non dire alie-
riferimento a quelle specie di ragni velenosi che nante... Riservo altri momenti della mia esistenza
riportano ventralmente un tipico disegno rosso a anche per cose banali e futili, come motivo di
forma di clessidra... Ecco come un messaggio scien- equilibrio, di concretizzazione pratica, semplice,
tifico può essere tradotto in poesia da parte di auto- elementare dell'esistenza... Ed è per me una for-
ri interessati a certi studi... ma di "ormeggio", di ancoraggio, (per non per-
dersi) il dedicarsi alla "banalità" , alla goliardia e
Questi sono i miei principali interessi culturali, le all'edonismo... Come anche alle trasgressioni
mie ricerche... sessuali...Ancore per non perdersi...
Nutro anche un certo interesse per l'astronomia, IO NON CREDO FINO IN FONDO ALLA MIA FOL-
per le letture metafisiche e per i testi sacri come LIA...E' PUR SEMPRE UNA FORMA DI FINZIONE!
l'Apocalisse e i Vangeli Apocrifi, per il soprannatu- Andare dentro l'arte...Andarci...Trovare un cer-
rale,... E poi anche la fantascienza, la scienza legata to accordo tra mente e corpo... Non andarci dis-
alla plausibile fantascienza, le teorie della macchina sociati! Non farsi travolgere completamente da
del tempo... E non ultimo in ordine d'importanza, queste cose... Ogni cosa ha il suo spazio... Ripe-
lo sport! to: la banalità come ancora alla realtà.
N: "...tra tutti questi interessi, "Nugae" Dobbiamo sempre tener conto dello "scatto" che
quale posto occupa?" c'è tra ideale e realtà...
C: "Nugae rappresenta la coordinata di riferimento N: "Questo documentario s'intitola
per concretizzare gli interessi a cui facevo riferi- "Parole nel deserto" un pò per stimolare
mento prima... Alcune mie ricerche trovano la loro una discussione sulla condizione cittadina
concretizzazione pratica in Nugae e la rivista è una in cui è maturata quest'esperienza di
"forma di vita" che tiene in vita i miei interessi let- scrittura... Come consideri Battipaglia nei
terari in quanto tramite la pubblicazione dei miei confronti di Nugae?"
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C: "Tranne poche eccezioni, direi che c'è una si"; tu, invece, in base a ciò che stai affer-
sostanziale indifferenza... Un' indifferenza non mando, riprendi un pò la necessità di ri-
tanto nei confronti di Nugae, quanto nei confron- tornare verso se stessi...Nel perdere l'inte-
ti della cultura e di ogni espressione artistica... resse di far sapere agli altri ciò che hai
Una forma di indifferenza in quanto le "mode" scritto..."
vanno in un'altra direzione... La città accoglie con C: "... ma io voglio farlo sapere agli altri... solo
apatia..." che a volte, una volta scritto, raggiungo lo scopo
N: "Viviamo nell'epoca del televisivo di farlo sapere agli altri, anche senza farlo sapere
"Grande fratello"... Cosa ne pensi di que- agli altri...
sta "tv spazzatura"?" Spesso mi fermo a questo stadio perchè la mia
C: "...I giovani non hanno ideali e guardano maniacalità, il mio senso di perfezione considera
"L'isola dei famosi", "Il Grande fratello"... Se mi insoddisfacente il prodotto e quindi non vale la
capita di prendere visione di questi programmi è pena di presentarlo al pubblico... Ecco perchè mi
perchè, lungi dal bisticcio, mio fratello si sinto- posso fermare... Magari poi, col tempo, quando
nizza sull'onda del "Grande fratello"... Altrimenti la forma si è raffreddata e vedo che il lavoro rea-
io farei ben volentieri a meno di vedere questo lizzato è soddisfacente, allora vale la pena di farlo
"carnaio" artificioso e nemmeno spontaneo... sapere. Ma nel momento in cui le forme sono
Ed è la cosa più grave: farsi manipolare dai mass ancora roventi, appena uscite dal "magma creativo"
media..." ... no!!!"

N: "Vito... Tu perchè scrivi?" N: "...i tempi esistenti tra la scrittura e la


realizzazione della "maturità" di uno
C: "Una volta scrivevo per la possibilità della glo- scritto. Parlando di te, quanto tempo può
ria, della fama, della notorietà... Ora ho perduto passare tra il momento creativo e la ricon-
questa velleità... Mi rivedo, ancora una volta, siderazione di ciò che hai scritto... Mesi,
come il discepolo che vuole sapere; che vuole anni, giorni..."
acquistare un libro, leggerlo per portare avanti le
sue ricerche e anche per il bisogno di dover co- C: " Ci sono cose che vengono al momento... mi
municare delle cose... Però può capitare anche vengono e le scrivo dopo cinque minuti. Altre
che, una volta messo un concetto sulla pagina, cose maturano per qualche giorno nella mente...
non ho più l'interesse di renderlo noto agli altri... Vengono magari già ben definite all' 80-90% e
Come se avessi in un certo qual modo sfogato il vengono ricopiate già nel momento in cui si cre-
bisogno... Diceva Sanguineti che la letteratura è a... Di solito non lascio trascorrere più di qualche
una "malattia morale"... Sento il dovere di scrivere settimana... Passa poco tempo tra il pensiero e la
delle cose con una certa maniacalità e sento il scrittura... Ci sono poesie che scrivo subito dopo
dovere di comunicarle, la "missione" di comuni- averle pensate e poi ci sono le "poesie per proget-
care quelle cose... to"... Mi appunto ciò che voglio realizzare, le
poesie che trattano dell'argomento scelto (ecco
N: "Alcuni non sono molto daccordo nel che ritorna il tema del confronto della mia poesia
ritenere che si debba "scrivere per se stes- nella poesia universale), mi documento e atten-

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do... Sono poesie che io chiamo "d'artificio"... altri piani dell'esistenza... Potrebbero esserci
Per esempio, voglio scrivere delle poesie sui mondi in altre dimensioni spirituali... Fantascien-
"miti" ma non ho niente da dire... Bene: attendo za e metafisica potrebbero creare nuovi ibridi...
e vedremo un altro giorno! Potrebbero esistere più universi fisici o più di-
Voglio fare una poesia sui viaggi? Una poesia su mensioni dell'universo fisico... Più piani dell'esi-
Fiesole, vicino Firenze? Anche Dannunzio ha scrit- stenza...Pur rimanendo nell'ambito degli universi
to una poesia che è "Sera fiesolana"... Mi appunto concepibili dalla mente umana anche se non anco-
gli argomenti e forse un giorno la scriverò... Poi ra concepiti... Più universi dello spirito...Forme
delle volte scrivo poesie su luoghi mai visitati e di vita non come noi le concepiamo...Universi
che conosco solo con la fantasia: e così realizzo concepibili ma non ancora concepiti... E in questo
una poesia su Venezia... caso non avremmo a che fare con esistenze come
Può esserci anche un'altra soluzione... Ho scritto, noi le concepiamo, ma si potrebbe trattare anche
una volta, una poesia che s'intitola "Fenice" e che di forme di vita "mai esistite" come noi le cono-
ho ripreso più volte nel tempo… Ho impiegato sciamo e che esistono nella misura in cui noi le
due, tre anni per completarla... Dopo quattro, possiamo concepire e che moriranno pur non mo-
cinque mesi mi sono venute ulteriori ipote- rendo mai come noi le possiamo concepire nella
si...Dopo un anno altri elementi da aggiungere... morte...!
ci sono infinite possibilità di scrittura... N: "Durante una riunione di Nugae dicesti
N: "Cosa ne pensi della letteratura fanta- che per te la scrittura è malattia… E' osses-
scientifica?" sione!"

C: "La fantascienza è vicina alla scienza...Ci può C: "La malattia nasce dall'insoddisfazione delle
essere una fantascienza un pò banale, puerile ed forme raggiunte... Il passaggio dall'ideale alla real-
una che può rivelarsi come profezia della scienza. tà, la "breccia nella maglia rotta" - come diceva
Jules Verne è un precursore perchè alcune cose Montale - che permette tale passaggio, fa perdere
descritte da Verne sono state realizzate... Aveva qualcosa di misterioso al pensiero... Non riuscen-
visto bene!!! La fantascienza che mi interessa , è dolo a portare totalmente "dall'altra parte"...Ecco
sempre quella relativa ai viaggi nel tempo... Fan- perchè diventa malattia.
tascienza? Non si sa...!Può darsi che un giorno si La poesia per me è un'esigenza fisiologica...Se
viaggerà nel tempo perchè non sarà più conside- canalizzo i miei interessi letterari su un argomento
rato in modo unilaterale ma si scoprirà che ha più preciso, porto avanti solo quell'argomento...E
dimensioni... creo! Altre volte non mi pongo nell'atto creativo,
Altri mondi abitati... La fantascienza potrebbe ma come "studente"… E canalizzo la mia energia
essere anche la sommatoria di più discipline appa- come "lettore"... quest'ultima funzione, quella
rentemente diverse. Fantascienza potrebbe essere della ricerca letteraria, è più riposante, a mio av-
anche "l'aldilà". viso,... mentre è più devastante per me creare una
poesia o scrivere un saggio... diventando una psi-
Altre forme di vita... Non altre forme di vita degli cosomatizzazione del dolore..."
universi fisici, ma degli "universi dell' invisibile",
N: "L'insoddisfazione delle proprie vite, il
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dolore, la solitudine, sono dei fattori genze poetiche?
predisponenti necessari per una scrittura C: "Si può fare arte avendo come oggetto qua-
che vada a fondo nell'animo umano o si lunque cosa... Ho scritto alcune poesie su Batti-
può scrivere in modo frivolo anche solo paglia, così come ho scritto versi su Roma, Mi-
per soddisfare esigenze estetiche...per lano durante alcuni viaggi... Dipende da ciò che
pura descrizione?" si può cogliere in determinati momenti... Al
C: "Alle volte uno stato d'animo angosciato, a tempo stesso Battipaglia può essere radice di
causa delle cose della vita che uno non può rea- qualcosa d'universale perchè io posso descrivere
lizzare, a causa anche di una "attesa tradita", ti "questo" cielo sapendo che si tratta di un cielo
dà la possibilità di ottenere un'alternativa altro- universale perchè può essere il cielo di Battipa-
ve, di coglierla altrove e di riscattare il vissuto glia così come potrebbe essere il cielo di Mila-
altrove... no, di New York, di Parigi...
Ci sono altre scuole di pensiero che vedono la Posso descrivere qualcosa che vedo qui a Batti-
poesia come una finzione e non come sofferen- paglia ma riferirmi ad oggetti universali... Quin-
za; come un rebus da risolvere; la poesia come di questa città può soddisfare le mie esigenze dal
capacità nel saper realizzare delle cose... La punto di vista dello spazio, ma essere anche una
sofferenza è una finzione, in quanto il poeta non coordinata di riferimento che mi proietta altrove,
fa nient'altro che utilizzare delle forme... IL mi fa sognare altri luoghi... E mi soddisfa per lo
POETA E' UN CINICO... Non è detto che il poeta spazio ed il tempo che cercherò altrove, parten-
debba essere per forza un sofferente, un'anima do da questo punto... Ma vi possono essere uno
in pena, ma è un "grande cinico" che sfrutta le spazio ed un tempo "locali" che mi soddisfino...
situazioni... Un funerale...? Ci fa una poesia... Dipende dalle situazioni!
Chernobyl, le Twin Towers...? Ogni occasione N: "Vito...Grazie!"
è buona per fare una poesia... Il poeta è uno che
sfrutta per un proprio tornaconto; lucido, C: "... Prego!"
freddo, anche nelle situazioni negative lui ci fa
una poesia... Quindi non ci vedrei una grande
sofferenza in questo atteggiamento...!
Michele Nigro
Io personalmente ho scritto poesie "rubando"
immagini alla gente ; ho sentito parlare di sogni,
di esperienze che ho ascoltato e rubato e su cui
ho costruito poesie...
N: "Passeggiando per le strade di Battipa-
glia"...Secondo te questa città può essere
utilizzata come una tavolozza di colori...
O meglio: Battipaglia ti ispira ? Senti di
poter utilizzare cinicamente Battipaglia
per realizzare le tue "fisiologiche" esi-

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Poesie
di Vito Cerullo

POTESSI, FISSEREI I VOSTRI OCCHI

ETERNITA’
Potessi, fisserei i vostri occhi

...ma dove cercarti a guardare verso il tramonto.

infiniti giacigli di tempo, Con una lieve brezza, entrata

per distendervi nel mio respiro, soffierei sui

le tue lunghe braccia? lunghi capelli di fanciulle,

quando tutti gli ori si mostrano

in silenzio. Quando, per poco,

l’alba e il tramonto sono presi

in uno strano gioco. Aprivo le

finestre per i mattini e le sere


LA LUCE DEI GIUSTI
di ogni stagione; mi abbagliavo

della luce più intensa, più lieve.


Un mormorio sottovoce

all’orizzonte
***
un piccolo capannello
L’ aria
di gente, come acqua
che fu già per me
di sole. Un brillare
bocca ad animarmi,
di corteccia d’albero,
adagiò le labbra
nell’ultima luce
sulle mie,
prima del tramonto.
a infondermi
Ed io vidi splendere,
in un respiro,
laggiù,
il profumo dei fiori
la luce dei giusti.
che era per lei.

E il mio respiro

è suo,

è mio.

38
PER UN ATTIMO ALLE PORTE DELLA COSTA D’AMALFI

Ho visto il tuo volto Sorge sempre lo stesso sorriso di sole,


splendere di luce, il verde perenne di piante,
fuori, a mezz’aria; il bianco di una casa.
e la chioma bruciarsi. Ed é inutile che si cerchi

un segno di senilità.

Quel tuo non aver nulla

*** da nascondere,come di chi

Trascorrerà l'eternità, sa nascondere il suo tormento,

come una stagione d’Estate. quel tuo dirci subito tutto,

Trascorrerà il suo tempo, non ci lascia dire nemmeno una parola.

su aurore e tramonti. E sembri ora non avere più senso;

E non potrai offrirmi ci privi della ricerca d’altre isole...

più nulla. fissi in te l’orizzonte.

Alle prime parole che vorrei

alzarti in dono,

CREPUSCOLO DI DEI mi ritorna l’ubriachezza.

Tu, sai essere diversa,

Forse dipinti terra d’Amalfi.

su libri; ricurvi,

presso cespugli,

al crepuscolo del giorno.

Ma se questo

l’ho soltanto sognato,

é mia l’immagine.

39
GRAF SUD

Vuole

un fiore rosso

per dichiararsi.

Quel fiore così vivo

SORRENTO, ALBE é brano di frescura

e ombre d’estate.

Equivoco La tua danza passata

di cieli bianchi (che ritorna)

conditi con amata,

labbra d’improvviso,

musiche fa di sogno i sentieri;

aranci racconta slancio di altalene

mare gustato sulle labbra.

vento Io ti aprivo dinanzi

sogno. polverose terrazze bianche.

Respiri si fanno Tornano interminabili viali di ieri

altro cielo. ora brevi.

Albe-cielo Il sasso

cielo-albe nella luce del meriggio

rovescio di clessidra. a spezzare i denti,

era un punto

per la fine della favola.

Là, verso Graf Sud ,

c’é polvere e luce.

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TERRE DEL RIMORSO

In dormiveglia mi appare

bianco di Puglia, case dentate; L’ Associazione culturale


rimorso del cuore, la musica, “Il Simposio”
ragno a scavare nei buchi. organizza la 6ª edizione 2005 del
(Torna precoce il giorno Premio Letterario Nazionale
che nega il sonno: di
frantuma gli occhi.) Poesia e Narrativa
Ma ora ho le sere nei sensi. “Il Simposio”
Non trascinarmi nella tua luce Sezione A: narrativa edita
che mi giunge passata. Sezione B: narrativa inedita
Sarò io a cercarti, invano, Sezione C: poesia edita
ubriaco e disperato, domani. Sezione D: poesia inedita
Ho timore di divenire, insonne; Sezione E: silloge inedita
di divenire in eterno risveglio, Scadenza: 10/4/2005
Cerimonia di premiazione: 25/6/2005
anime che non dormono.
presso
Ho bisogno di dimenticarmi,
Parco Archeologico di Buccino (Sa)
non comprendo le parole, vacillo.
Per richiedere il bando completo o ulteriori
Non posso guardare il mondo, informazioni riguardanti il Premio:
ti rendo promessa di sognare. Segreteria “Il Simposio”
Mi seduce l'incanto: Michele Ferruccio Tuozzo

trascorrere una vita in te. Via Tampone, 1

Mi renderebbe veglia di statua, 84021 Buccino (Sa)

per sempre. Invisibile pellegrino.


Tel. 339/7900931—340/4898964
www.ilsimposio.altervista.org
E non mi chiedi: perchè?

Ma voi, sciocca follia dimenticaste,

per vedermi morire...

41
Raccontinani

Non riusciva mai ad uscire dal box doccia


prima che l’acqua calda finisse del tutto. E
gli scalda acqua, si sa, consumano.
Un giorno arrivò una bolletta dell’elettri-
cità senza precedenti. Non la poterono pa-
gare, e così la corrente fu staccata.
Quella fu la prima di una lunga serie di
docce fredde.
Il delegato imboccò tutto trafelato l’uscio
Antonia di Dario della sezione ed entrò, dirigendosi senza
indugio verso il palco. Era tremendamente
in ritardo, nella fretta non guardò nessuno
dei presenti già seduti e cominciò il suo in-
tervento. “Care compagne, cari compagni” ,
ma, guardando meglio, non riconobbe nes-
suno dei compagni. Subito, si avvicinarono
- Vado dalla nonna a portare le focacce cal-
due tipi pelati, con giubboni neri e scudetto
de.
tricolore all’altezza del bicipite. Lo accom-
- Non sei Cappuccetto Rosso, e quelle sono pagnarono fuori, guardandolo in cagnesco.
le crostatine del supermercato.
Solo allora si rese conto che la sezione del
- Ma ho la mantellina rossa… partito avverso era solo a cinquanta metri
- È porpora. da quella del suo.
- … ed ho le trecce bionde.
- Quella era Maria Rosa. Lucio Spampinato
- Ma …
- Uff …
e “GNAMME” si mangiò la mamma.

Antonia di Dario

42
La recensione
di Michele Nigro
"Senza far rumore" di Michele Ferruccio Tuozzo

Una delle maggiori "colpe" attribuibili al da anni in Michele Tuozzo, lo tradisce:


romanzo di Michele Ferruccio Tuozzo, è il tamponando, metabolizzando, a volte natu-
"lavoro vicariante" ralizzando il dolore
che compie al no- in una "saggezza cor-
stro posto dinanzi siva" che magistral-
ad una vicenda mente viene interca-
che, vivendola o- lata a tratti durante il
gnuno sulla pro- naturale scorrere del
pria pelle, non fiume narrativo. Co-
darebbe spazio ad me un "grillo parlan-
ipotetiche te" di collodiana me-
"speranze per un moria che tramite
futuro migliore". proverbi, sprazzi di
E forse non era vita, prose poetiche
nemmeno nelle e memorie deliranti
intenzioni dell'Au- di miti e saggi paesa-
tore dare una spe- ni, suggerisce al let-
ranza, visti i ritmi tore un commento
serrati ed implaca- collaterale alle vi-
bili delle tragedie cende appena lette.
contenute nel ro- Pure didascalìe di chi
manzo, interrotte non vuole cedere
solo da pagine di totalmente il passo
prodromica tensio- alla malvagità della
ne (Concetta, che cronaca.
per la prima volta Boccadimonte, un
davanti allo spec- paesino del meridio-
chio esplora le nu- ne come tanti altri ,
de fattezze dell'a- fermenta, nel pro-
dolescenza, è solo prio grembo pette-
la premessa di una golo, una tragedia
violenza "non an- che i "candidi" dagli occhi incollati defini-
cora consumata" e che si realizzerà dopo rebbero "paradossale ai nostri giorni!". Perchè
molte pagine) ... Ma il poeta che "alberga" è proprio da questa ipocrita visione

43
"buonista" del mondo che nasce la libertà non rapportare la narrativa di Tuozzo con la
del male... Una tragedia, realmente accadu- mesta descrizione paesaggistica e antropolo-
ta, intrisa di abusi sessuali compiuti dal gica contenuta nel "Cristo si è fermato a Eboli"
'porco' , Nonno Antonio, nei confronti della di Carlo Levi; come esimersi dal richiamare
nuora Maria e della nipote Concetta. Abusi alla memoria la prepotenza senza possibilità
seguiti da disarmanti suicidi... Direte voi: i di appello del "Padre padrone" di Gavino
suicidi delle due donne? Niente affatto... A Ledda... Ed infine: come non notare la
togliersi la vita saranno i due "uomini di "quasi genetica rassegnazione" coincidente
casa", Giovanni e Michele, padre e figlio, tra la famiglia di pescatori, protagonisti de
che inizialmente ignari e successivamente "I Malavoglia" di Verga, e la famiglia di pa-
sopraffatti dalla realtà, non riusciranno - stori di Boccadimonte?
questo è il vero dramma psicologico del ro- Il gemellaggio Aci Trezza - Boccadimonte
manzo - ad affrontare la prepotenza di un non funziona, però, dal punto di vista lin-
vecchio che impone il suo "patriarcato ses- guistico: il ricercato e studiato "colorito
suale" con diktat e sguardi acuminati...("Se a locale" che Verga introduce nei dialoghi dei
mezzogiorno l' imperatore dice che è notte, tu suoi personaggi, non attecchisce nel roman-
contempla le stelle..." pag.129). Cosa dire: zo di Tuozzo. E non per negligenza: avrebbe
potremmo tirare in ballo l'atavico immobili- potuto regalarci pagine di folcroristica co-
smo di una certa parte di meridione ("A Boc- micità dialettale... Ma l'Autore sceglie la
cadimonte, ossia al sud, non è stata mai partorita "verità" anzichè il "verismo" e le denunce
mentalità al fine di lottare per una giusta ideolo- sociali sa benissimo che vanno scritte in ita-
gia...come non è stato mai incline ... al sapore di liano! Appare, tuttavia, alquanto paradossale
una vera libertà." pag.39); potremmo discen- il linguaggio, in alcuni punti eccessivamente
dere nei meandri dell' ignoranza umana che tornito e dotato di una inverosimile tensione
predispone al silenzio ( "Capire i segreti del poetica, collocato nelle bocche di personag-
mare, scavare negli antri della storia, esplorare le gi descritti come “villani”!
cellule infinite della mente umana... Ti rende
uomo, o donna, il sapere. Altrimenti sei solo una Lungi da me il voler annunciare la nascita di
carcassa malleabile nelle grinfie di chiunque..." un "neo-verismo cilentano", c'è da dire, tutta-
pag.86-87); potremmo travestirci da via, che Tuozzo applica il "metodo imperso-
"psicoanalisti da talk show" e promulgare nale" che fu dei veristi, dimenticando se
facili formule di guarigione... Ma avete mai stesso e vivendo la vita dei personaggi fin nei
provato a mettere una rana in una pentola di minimi particolari, infilando la "propria"
acqua fredda posta, poi, sul fuoco? La rana testa nel cappio dei suicidi; così come riem-
non fuggirà: morirà bollita lentamente per- pie di sensuale accanimento il rapporto sto-
chè considera la pentola "casa sua"... nato tra il "nonno" e la nuora, al punto che
il lettore è indeciso se giudicare Maria
Il prefatore mette in evidenza le analogie "troia" o "vittima"... Ci rende complici
esistenti tra l'Autore e gli illustri romanzieri delle morbose macchinazioni del vec-
Tolstoj e Flaubert... Dirò di più!... Come chio...("E' pronta per accogliere nel suo ventre l'
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uomo, ripensò." pag.129). Il piacere animale la processione della Madonna: "...subito die-
che non conosce anagrafe viene quasi giusti- tro ai rampolli, le figlie di Maria: ventidue ra-
ficato dallo scenario bucolico in cui consuma gazze fra i sedici e ventuno anni, vestite di bianco
le proprie sortite... Nonno Antonio, inter- a rappresentare o almeno dovrebbero, la purezza,
pretando un casereccio Hannibal Lecter de la verginità della Madonna..."(pag.14)
"Il silenzio degli innocenti", si "ciba" di car- Non teme l' ira del popolo nell' affermare
ne... Con la sola differenza che le sue vitti- che la festa patronale è "l' ennesima iniezione
me sono costrette a vivere "senza far rumo- per stordire la povera gente" (pag.12)
re". Il totale azzeramento della coscienza da
parte del vecchio non è un fenomeno che Il "naturalismo" di Michele Tuozzo non è
rimane isolato alla masseria dei contadini- gioioso ed ingenuo, ma carico di consapevo-
protagonisti, ma si trasferisce in paese, tra la lezza e di tragico realismo ("In un attimo
cosiddetta "gente per bene" che sa ma non addio folklore, addio paradiso. ...Dalla porta
parla, che "taglia e cuce" ma non veste i dietro la casa...si scorgono crisantemi..., un cole-
panni della giustizia sociale, che accusa ma ottero, lo scaglio contro il buio e avverto il fondo
non prende parte, che punta il dito ma non della notte..." pag.99-100). Animali, piante,
difende, che critica ma non aiu- rocce, acqua, cielo e vento: tutti testimoni
ta...("ineluttabilmente...appare la maldicenza, eterni e meravigliosi della pochezza umana
galleggia il pettegolezzo: quest' ultimo il solo, ma nessuno in grado di lenire veramente le
vero patrono di Boccadimonte." pag.17). Il ferite. Il fatalismo dei deboli si intona per-
"Senza far rumore" del titolo, infatti, non si fettamente con i tempi infiniti della natura
riferisce solo alle naturalistiche meditazioni ed anche l'epilogo sembra confermare un
silenziose di chi soffre e lavora, di chi subi- lassismo incrostato che asseconda il destino:
sce e tace... Michele Tuozzo riesce a com- la fuga da Boccadimonte, da parte di un
piere anche un'altra importante operazione, "superstite", sembra l'unica soluzione...("E'
questa volta non sui personaggi ma su se proprio un povero topo quello che ha un solo buco
stesso: trova il coraggio di miscelare l'amore da cui fuggire." pag.38). Ciò che sconcerta di
per la propria terra, caratterizzato da pagine questo romanzo è l'assoluta mancanza di
di autentica poesia, con la sferzante accusa speranza che accompagna la vita dei perso-
nei confronti dei "paesani" e di quelle usan- naggi. Una inesorabile gerarchia infrangibile
ze stantìe che spesso, troppo spesso, nascon- sembra togliere la vista all'autostima e all'au-
dono il marcio dietro il vello caldo e inossi- todifesa; la bellezza immobile dei paesaggi
dabile della cosiddetta "tradizione". Non è intrappola gli uomini e le donne; l'opinione
un "paesano ad oltranza" ma conserva la personale è come neve al sole...("E così, co-
lucidità per giudicare le note stonate di una me aveva fatto Giovanni, in punta di piedi, senza
sinfonia bucolica ormai relegata nelle stanze far rumore, senza la benchè minima voglia di
della poesia. lottare, se ne andò..." pag.158). Già mi vedo;
già li vedo: schiere di lettori che dall'altra
Traspare sereno il disincanto dell'Autore, parte del foglio s'indignano e urlano suggeri-
misto ad un sottile sarcasmo, nel descrivere menti verso i deboli... Ma non è più tempo
45
per gli "avremmo dovuto..." e gli
"avremmo potuto...".
E solo la Poesia può salvarci dalla bestia che
dimora in ognuno di noi.
Michele Nigro

Michele Ferruccio Tuozzo nasce nei pressi dell’antica Volcei (l’attuale Buccino, SA), città
romana del III secolo a.C. nella cui area archeologica organizza da anni eventi culturali
fra i quali il prestigioso Premio di Poesia e Narrativa "Il Simposio". Poeta egli stesso,
ha ottenuto riconoscimenti significativi di pubblico e critica e moltissimi premi su tutto il
territorio nazionale. Suoi testi sono presenti in varie antologie al fianco di autori affer-
mati. Michele Ferruccio Tuozzo ha pubblicato le seguenti raccolte: Nel prato carpendo
fremiti, 1990; Momenti di vita, 1991; Poesie, 1993; Rosa nel nero, 1994; La luna bus-
sò all inferno, 2000; Graffiando la speranza, 2001; Il grido dell' anima, 2003.
Collabora a varie riviste di cultura ed è redattore per la Campania di Cronache Italia-
ne, mensile di cultura, politica e attualità. Senza far rumore è il suo primo romanzo.

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Il cielo come coperchio
della terra di Vito Cerullo

Riprendendo il tema del cielo astrale sospe- al vissuto; o come variante ad essa, in forma
so da un paio di lavori, una sua ulteriore di sepolcro in costante discesa sull’umanità,
dicotomia si caratterizza per un diffuso sen- sempre in riferimento a Quaderno di geo-
so di oppressione generato nell’animo poeti. metria. Secondo Quasimodo, la dinamica
Concausa, ad esempio, delle malinconie (1) della chiusura non direttamente agente sulle
vespertine comuni a D’Annunzio che me- cose, si manifesta su una temporalità diur-
diante la stilla di un asterismo ne accende na.(Lettera da Giorno dopo giorno). Come
qualche favilla.(2) Da fattore cromatico ade- accennammo in qualche precedente nume-
guato alla dimensione temporale, “manto ro, Bodini in una sua prosa (9) elabora per
eterno” fantasmagoricamente in episodio numerosi punti considerazioni in proposito
alle Poesie varie, il cielo per il Pascoli di del cielo salentino: da una posizione di par-
Myricae e altro si presenta speculare alla tenza con connotazione di neutralità e asto-
terra, già nel salire (3) di un’ombra, nell’an- ricità, regredisce a sintomo poiché mancan-
neramento del tutto al passaggio di un mete- te “di malinconia”; (10) e di conseguenza,
orite; sintonia ancora dell’albero stellare (4) questi, si materializza astrattamente in una
con quello naturale, del carro terrestre dop- condizione di pesante “non essere”, o di as-
pio del carro celeste, in forma persino senza, schermo adatto per accogliere ‘‘il
“funebre”(5) il primo. L’ambivalenza di sen- vuoto’’ quale architettura per il ‘‘cuore’’ da
so colta nel semiverso “alle colline estre- intendersi ancora in una dimensione aritme-
me”(6) (del cielo, probabilmente), sparsi tica. Infine, un altro suo dato importante si
segni di un parnassianesimo (7) del santua- riscontra nell’associare la sua struttura sull’-
rio, innesca metonimie inquadrate in quella estensione terrestre, a quella di un
variabile mitologica e astronomica a ritrova- "coperchio" o ancora di un contenitore
re fonti primigenie da Ennio a Ovidio e Vir- “burocratico” che comprime (11) elementi
gilio, per mediazione di Dante che nel suo di origine naturale e vegetale “l’ulivo” e “la
viaggio allegorico-simbolico contempla co- torre aragonese”; irrisolvibile, nella misura
me attraverso uno specchio un’Orsa terrena in cui ci appare altrove simile a “un piatto di
(sempre estesa nel firmamento) e un’altra di porcellana”(12).
origine divina riflessa (8) nel Paradiso.
(Purg.,XXX). Per Sinisgalli, l’azione eserci-
NOTE :
tata dalla copertura viene rappresentata at-
traverso generiche basse stature di cieli a (1) Per un’angoscia rinviabile a una gam-
ma di analisi antropologiche, psicologiche
una rimozione totale del rimorso correlato
ed altro, Cfr.G. Durand, Le strutture an-
47
tropologiche dell’immaginario, Bari 1972. logia terrestre, monte della Macedonia, o
(2) Riferimento al Venturiero senza ventura celeste; l’ambiguità che ne consegue al
nelle Faville del maglio. trinomio monte-cielo-olimpo, sorge per il
raggiungimento della regione delle nuvole
(3) A rappresentazione di “un elemento di da parte della catena montuosa, questione
continuità fra terra e cielo” o meglio di un già nota ad Omero. Pare vada intesa la
dato "che unifica il loro spazio" (Cfr. R. A- duplice esistenza; Ovidio lungo il percorso
ymone, La patria degli orfani in Il bruco e la delle sue Metamorfosi sembra collocare,
bella, Cava de’Tirreni 1999, p. 159). fuori di dubbio, l’Olimpo divino oltre il
(4) Circa la metafora arborea suggerimento dominio della via lattea. (Cfr. U.Todini, Il
alla suddetta specularità, vedi A.M. Girardi, pavone sparito, Roma 1983, pp. 91ss.).
Simboli cosmici ne “I due alberi”. (7)Lirica che risente di un’aura mistica per
(5) Di un carretto e di un asino fermi su un’- una via di mezzo “tra estetico e sentimen-
avvolgenza di colle, Becherini (autore di un tale” più che di respiro “crepuscolare”.
commento ai Primi Poemetti, Milano 1994) (Cfr. R.Aymone, Fioralisi e rosolacci.
vi intuisce la volontà di realizzazione da parte Letture di “Myricae”, Salerno 1992, p.
di Pascoli attraverso un suo componimento, 140).
di un “monumento” alla memoria del padre, (8) Interessante suggestione se ne ricava in
una fotografia della sua “morte”.(Vedi global- una lirica di Martini da Poesie provinciali,
mente in R.Aymone, Dell’asino, in op. cit.). il quale da un determinato piano superiore
Successione di eventi tragici e familiari, repli- d’osservazione (il Paradiso) suggerisce di
cata del resto nella disposizione di un etere ricercare la casa di Corazzini adornata di
ingombrante e a un tempo “disfatto” nella “embrici rossi” in uno spazio sottostante in
visione del Lampo. Al fondersi dei “cieli fisi- mezzo al Carro…
ci” con quelli “metafisici” nell’”esperienza”
del Pascoli, accade poi l’ampliarsi e il precipi- Per il Rebora di Poesie sparse e prose liri-
tare del “sentimento dello spazio ... del tem- che, da un punto d’osservazione anche più
po familiare” come annota G.Getto, Giovanni basso (dall’altezza del pianeta Venere più
Pascoli poeta astrale,in Carducci e Pascoli, o meno equivalente di quella del Carro di
Napoli 1965, p.109. Dal Quasimodo di Che Martini, del “ ‘l più basso ” di Dante, an-
lunga notte in Il falso e vero verde, per un che se a voler proseguire secondo un pro-
giuoco di allusioni, come esponevamo sopra, cedimento lineare, la misura in esame si
vengono rappresentate le assidue presenze eleverebbe con le maggiori cime di quest'
dei carri dell’Orsa e in suono quelle dei “carri ultimi, e le loro due quantità astrali qui in
rossi di saraceni e di crociati” simulanti un oggetto in linea con il livello di quanto
‘ipotetica tenzone. segue) s’invita a contemplarvi sotto, re-
pentinamente sotto, "a piombo", un qual-
(6) In analogia, con minore intenzione in Pa- che enigmatico segno di vita, di verità, ma
scoli, ai modelli di interpretazione e rappre- comunque molto più in alto (e più giù) dei
sentazione di un Olimpo (e di Muse) di tipo- colli e poi dell’orizzonte, da un’indagine
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di partenza suggerita all’interlocutore.
L’intrigante finale designato in “Proprio
là” lascia intuire di un’ipotetica provviso-
ria coordinata fisica da seguitare nel
“proprio altrove” dell’universo visibile.
Dunque oltre l’iniziale meridiano venusia-
no, pareggiante quindi il “settentrion”
dantesco. Elenco delle librerie e
(9)Pitagora é uno delle nostre parti, in “La
caffè letterari dove è
in distribuzione
Fiera Letteraria” 1952. “Nugae”:
(10)La “mancanza di malinconia era il -Libreria Mondadori via
massimo della medesima neutralizzato per Mazzini, 31 - Battipaglia
indifferenza del Padre-Cielo salentino, (SA)
incombente ...illecito protagonista ... mo- -Libreria Mondadori corso
stro ignoto di negazione assolu- Trieste, 198/200 - Caserta
ta”.(O.Macrì, Introduzione a V.Bodini, -Libreria Baol via Rocco
Tutte le poesie, Nardò (Le) 1997, p.33). Cocchia, 12 Salerno
(11) Come riporta Aymone, si sconta la -Libreria Feltrinelli
corso V.Emanuele, 230 -
mancanza di “elementi di verticalità ... Salerno
che rendano il senso della prospettiva,
-Nuova Libreria Interna-
della profondità”(Filosofia ed estetica del zionale piazza 24 Maggio,
paesaggio in Bodini, in Poeti ermetici me- 10 - Salerno
ridionali, Salerno 1981, p. 185). E’ evi- -Libreria Mondadori corso
dente dunque che “questa caoticità neces- V.Emanuele, Salerno
sita” dell’intervento di un’abilità tecnica a
-Libreria Legislativa Cri-
rappresentarla. (Vedi anche L’età delle scuolo via Nicotera, 47 -
rose. Note e letture di poesia, Napoli 19- Nocera Inf. (SA)
82, p.153). -Caffè Letterario “Intra
(12) V.Bodini, Barocco del Sud Moenia” piazza Bellini –
“Letteratura. Arte Contemporanea” Napoli
nov.dic. 1950. In associazione al nero, -Libreria Guida Porta Al-
sono i cieli-coperchio di Baudelaire nei ba— Napoli
dintorni di Spleen. -Libreria Feltrinelli via
Roma — Napoli
-Libreria Feltrinelli
piazza dei Martiri- Napoli
Il giorno
di Lucia Ielpo
Mi alzo tutte le mattine alle sette, tranne nei pie il mio fino all’orlo; sa che io bevo molto
giorni di cattivo tempo. Resto a letto e mentre mangio.
guardo le gocce di pioggia attaccate al vetro Al collo porta un foulard rosso con una fili-
della finestra. Dovrei restarci in quel letto. grana dorata. Lo osservo da qualche giorno
Fuori non mi aspetta nessuno, nessuno si senza parlare, tra un cucchiaio e l’altro. Og-
accorgerebbe della mia assenza. Sono solo gi le ho chiesto:
un cappotto che si aggira per la piazza. Sono ‘dove l’hai preso quel fazzoletto?, è una set-
solo un uomo, forse, che chiede soldi per timana che te lo vedo al collo’
fumare. ‘l’ho trovato al mercato, e dove sennò?. Ero
Potrei rimanere nel letto tutto il giorno, ma seduta vicino al banchetto di Rosario, guar-
la casa mi opprime, gli specchi riflettono in davo le donne che passavano e quelle che si
tutte le stanze le mie scarpe sporche e sdru- fermavano a comprare i bottoni e le cernie-
cite. Mi alzo. re per i pantaloni. Una signora l’ha perso
Sono le sette di mattina. Ho dormito anche quando se n’è andata’
questa notte con i vestiti, i soliti che indosso ‘e tu gliel’ hai rubato!’
da una settimana. Un odore di sigarette e ‘rubato? L’ha perso!’
olio e chissà cosa invade la stanza, macchia
le lenzuola, la camicia ha il collo sbottonato. ‘Sì, ma tu l’hai vista, perché non l’hai chia-
Le giornate si succedono senza valore, senza mata?’.
identità. Ho perduto il calendario o forse Continuiamo a parlare così per una decina
l’ho solo nascosto sotto il divano per non di minuti. Sappiamo entrambi che sono solo
vederlo. Mi frugo nelle tasche; pochi spic- stronzate quelle che ci diciamo. Ma lo fac-
cioli, mi basteranno per le sigarette. All’an- ciamo lo stesso; sono poche le occasioni in
golo di via De Pretis c’è un bar e un uomo cui le parole escono leggere dalle nostre
che mi offre il caffè tutti i giorni. Non mi bocche, quasi senza farci male. La mente è
aspettano ma quando lui e le ragazze mi ve- più rilassata davanti alla certezza di un piatto
dono arrivare non mostrano nessuno stupo- di pasta o di qualcosa di caldo.
re. Anche questa è un’attesa. In realtà non abbiamo niente da dirci. Non
‘Buon giorno a Sabbatino’ mi dicono, e raf- parliamo mai di desideri o sogni.
forzano la ‘b’ con una specie di autorità. Io Un giorno eravamo seduti ai piedi della
sorrido. Loro mi guardano la dentatura sen- chiesa, sugli scalini e abbiamo iniziato a fan-
za meravigliarsi neanche di questa, sono tasticare di paesi lontani e vite normali. Ad
trenta o forse quarant’anni che mi guardano un tratto abbiamo sentito un botto. Un uo-
senza vedermi. mo si era accasciato accanto a Cecilia, ubria-
Sto bene così. Ieri ho pranzato con Cecilia; co fradicio. L’abbiamo trascinato sui gradini
anche lei viene alla mensa dei poveri. Ci più alti, l’abbiamo steso a terra e l’abbiamo
fanno da mangiare certe monache o suore; coperto con la sua stessa giacca. Ci siamo
ci serviamo da soli. Ci incontriamo al solito guardati, senza dire niente, ma da quel gior-
tavolo io e Cecilia. Non parliamo e non ci no non abbiamo più parlato di sogni.
scambiamo nessun saluto. Non ne abbiamo A volte, se riusciamo a trovare da bere,
né la voglia né il tempo. Dobbiamo correre quando qualcuno ci dà del vino o compria-
al banco e riempire il più possibile il vas- mo una bottiglia da due euro dal vinaio di
soio. Ieri abbiamo mangiato una zuppa di Largo Donna Regina, bhè, in quei casi co-
fagioli, piuttosto insapore ma calda. C’era minciamo a parlare e diciamo un mucchio di
anche dello spezzatino; ne ho preso un cuc- stronzate, e ridiamo e ci abbracciamo, senza
chiaio in più senza farmi vedere. capire bene perché. Poi mentre ridiamo
Io e Cecilia ci sediamo al tavolo, l’uno di cominciamo a piangere e la serata è finita. Io
fronte all’altra. Iniziamo a mangiare. Poi io torno a casa e Cecilia va dalle monache.
mi alzo, mi avvicino alla fontana , riempio la ‘Fortuna che tu hai una casa. Se l’avessi io
bottiglia di plastica e la porto al tavolo. Ce- uscirei solo per andare alla mensa’.
cilia se ne versa un po’ nel bicchiere e riem- È vero, sono fortunato. Ho delle pareti che

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mi aspettano anche se a volte preferisco il per scappare ma io sono riuscito a trattener-
marciapiede al puzzo del bagno o ai pavi- la per un lembo della vestaglietta, e l’ho
menti incrostati. Le strade almeno vengono spinta fino al comò, costringendola a sedersi
rastrellate di tanto in tanto. e a divaricare le gambe. Lei ha gridato forte
‘Sono solo anche se ho una casa’, le dico ed è arrivata mia madre.
senza guardarla. Forse ho paura di piangere. Da quel giorno la nostra vita è cambiata.
Mia sorella viene a trovarmi durante le fe- Mi hanno portato da certi psicologi che han-
ste natalizie. Non parliamo quasi per niente. no detto di non avere i mezzi per capirmi.
Un tempo, quando eravamo ragazzi, ci pia- Nell’arco di tre o quattro mesi sono passato
ceva giocare insieme. C’era la mamma, e tra le mani di insigni professori di psichiatria
l’altra sorella, Pina. Papà era come morto. e stronzate del genere. Non avevo mai par-
Poi quel giorno sul divano ho sbagliato. lato a mia madre o a mio padre. A quel tem-
Mi sono avvicinata a lei e ho iniziato a pizzi- po lavoravo nell’officina di mio padre. Lui
carla. Lei all’inizio rideva, rideva forte, si era il pazzo, acchiappaserpenti del paese.
divertiva quando io la stuzzicavo così. Era Con lui si parlava solo di serpenti e a volte
solo un gioco. Poi ad un tratto la mia bocca dei pezzi di ricambio per auto. Da bambino
era vicinissima alla sua. Potevo sentire l’o- lo seguivo quando ‘andava per serpenti’.
dore caldo delle sue guance, l’odore rosso Col tempo ho rallentato sempre di più fino a
della sua bocca. Le ho messo una mano tra fermarmi e a vederlo scomparire all’oriz-
le gambe e ho cercato di baciarla. Pina mi ha zonte.
dato un pugno nello stomaco ed è scappata. Un giorno, dopo il fatto, un mio amico è
Quel giorno non ha detto nulla a mamma. È venuto all’officina, sotto casa per parlarmi.
stato un tacito accordo. C’era anche la sua ragazza. L’avevo vista un
Il giorno dopo l’ho seguita in bagno. La paio di volte e non ero riuscito a staccare lo
spiavo dalla finestra del bagno che dava sul sguardo dai suoi occhi piccoli ma luminosi e
balconcino senza farmi vedere. Mamma era dal suo seno pronunciato. Mi hanno chiama-
lì, accanto a lei. Lavava la biancheria nel to e sono sceso. Ci siamo guardati ma non
bidè. Si sarà sentito il rumore delle mie ma- abbiamo parlato, quasi mai per tutto quel
ni sul vetro, perché mamma si è girata e mi tempo. C’era mio padre che ha mostrato ai
ha visto. Ha riso. Non ha mai capito niente. miei amici i suoi serpenti. Ne ha sempre
Pina ha cominciato a gridare e si è sollevata tenuto uno in una vasca, morto e ingiallito
di colpo la gonna, tirando su le mutandine come una foglia. L’altro era vivo, ma gli
insieme con le calze e tutto il resto. Sono aveva tolto il veleno. Se lo attorcigliava in-
scappato via. torno al polso e lo mostrava agli ospiti, sor-
Il desiderio cominciava a venir fuori. A ridente. La ragazza del mio amico l’ha toc-
quell’età hai sempre voglia. cato con la punta delle dita, poi si è ritratta.
Una sera, mi ricordo, che stavo entrando in Io li ho osservati fino a quando mi hanno
camera quando l’ho vista in controluce che fatto salire in macchina e mi hanno portato a
si spogliava. Ho desiderato il suo corpo. Era prendere un gelato.
la prima volta che vedevo un seno di donna. Lei mi ha parlato. ‘Carlo mi ha parlato della
Sono corso in bagno senza capire niente. Il poltrona che hai costruito col sedile della
giorno dopo è accaduto il fatto più grave, macchina, che trovata!’
così almeno mi è stato detto. Era tardo po- Io non ho risposto; non me ne importava
meriggio. L’ho cercata dappertutto, poi niente se quella era una ‘trovata’. Sapevo
quando sono entrato in camera da letto l’ho solo che al tavolino del bar le gambe mi tre-
vista davanti allo specchio che si pettinava. mavano e avevo una maledetta paura. Un
‘Ti pettino io?’ attacco di panico forse. Ho mangiato il gela-
‘No, lascia stare’ mi ha risposto con un tono to, mordendolo per finirlo il prima possibi-
secco e duro. le. ‘Voglio tornare’ ho detto, e mi hanno
riportato a casa.
‘Ti dico che ti pettino io. Non ti faccio ma- Mi hanno imbottito di medicine per due
le’ anni poi un giorno mi è tornata la voglia di
Lei mi ha guardato in cagnesco e stava quasi baciarla, di scoparmela e me ne sono andato
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di casa. Era notte. Ho preso le chiavi della un libro, seduta sulla panchina. Mi sono av-
macchina e sono uscito di casa in pigiama. In vicinato e ho cominciato a parlare.
tasca avevo pochi soldi ma mi sono bastati. ‘sono caduto in bassa fortuna, ma prima
Ho iniziato a girare e sono arrivato a Pisa. Lì lavoravo. Adesso un amico mi ha detto che
mi sono fermato e ho telefonato a Giovanni. forse mi trova un lavoro, magari, un lavoro.
Mi hanno riportato a casa. Mia madre ha Mi deve far sapere’
continuato a cucinare, mio padre ad ingras- ‘bene, sono contenta per te, Sabatino’ mi ha
sare i maiali, le mie sorelle a far finta di detto.
niente. ‘ah, sai come mi chiamo?’ le ho chiesto.
Un giorno lo psichiatra ha detto che ero ‘Sono in città da un paio di giorni. Giro con
‘borderline’. Gli avevo raccontato alcune la compagnia Moscato, quelli del circo’.
visioni che avevo e che diventavano sempre ‘sì ma chi ti ha parlato di me?’
più frequenti. Storie di ufo e dischi volanti.
Lui mi aveva detto che ero ‘borderline’. ‘Sai, anch’io parlo molto con la gente, sono
La mia ragazza mia aveva lasciato da più di una gitana, cammino, viaggio, dormo anche
due anni. Tutti i giorni andavo sotto casa sua sulle panchine, sotto i giornali quando li
e aspettavo che uscisse. Un giorno ho preso trovo’.
la macchina e ho scritto il suo nome sul ve- ‘Eh, ognuno cerca il suo simile’.
tro della macchina con lo spray. Ho fatto Abbiamo riso. Faceva freddo e Irene ha
mille giri per il paese così, per trovarla. sprofondato le mani nelle tasche. Da un bu-
Quando mi sono fermato per andare al bar, co usciva un dito giallo peggio del mio. Ab-
li ho visti mano nella mano. Ho preso la biamo guardato le nuvole d’aria che escono
spranga dal cofano e senza disturbare gli ho dalla bocca per il freddo.
spaccato la testa e poi gliel’ho fracassata e
poi l’ho fatto secco. Nessuno è riuscito a
fermarmi in tempo. Il puzzo del suo sangue
mi è rimasto in testa per una settimana, du- AVVISO AI LETTORI
rante tutto il TSO, all’ospedale psichiatrico.
Mi hanno dato l’infermità mentale e sono
stato riportato a casa. Ma nessuno mi vole- Desideri ricevere direttamen-
va. Mia sorella mi voleva in ospedale, così
ha detto a mia madre. Mia madre ha pianto te a casa tua i prossimi nu-
disperata, anche mio padre ha pianto dicen- meri di “Nugae—Scritti Auto-
do che dovevano portarmi via, che gli avevo grafi” ?
rovinato la vita.
Mi hanno cacciato fuori anche dall’ospedale Da oggi è possibile… !
psichiatrico; matto ma non abbastanza.
‘Sollevi le punte dei piedi quando cammini’, Puoi chiedere maggiori infor-
mi ha detto Cecilia. mazioni sul rimborso forfeta-
‘tieni le mani dietro la schiena e quando sei rio di 10 euro (annualità =
arrabbiato o ti fa male la testa aspiri forte il 4 numeri) comprensivo delle
fumo della sigaretta, a grandi boccate’, ha
continuato. spese di spedizione, telefo-
Mi sono guardato le dita delle mani. Gialle nando ai seguenti numeri di
di fumo, odore di catrame. Redazione:
‘Oggi fa freddo’ ho detto, stringendomi
nelle spalle. • 347-3098430
‘Buon giorno, scusate se vi disturbo, avreste
qualcosina?’, ho chiesto. Tibi lavora in ban- • 333-5297260
ca; a volte mi procura dei buoni pasto. Li e-mail :
consumo con Cecilia.
Stamattina ho incontrato una donna, leggeva scrittiautografi@tiscali.it
52
“Controedicola”
In alternativa alla cultura dilagante del “ best seller da edicola” e all’ “enciclopedia da su-
permarket”, Nugae - Scritti Autografi è lieta di presentare ai propri Lettori una piccola rubri-
ca dedicata ai cosiddetti “libri particolari” - sconosciuti o quasi ; famosi un tempo, ora di-
menticati -, agli “sfortunati” delle classifiche, ai “figli stampati di un dio minore”… A tutti quei
testi, insomma, che un po’ per le tematiche affrontate e, in parte, a causa dell’ombra crea-
ta dai “grandi successi”, non hanno mai aspirato e mai aspireranno a risalire le “ top ten ”
dei libri più venduti. Libri, antichi o moderni, che hanno ancora tanto da raccontare…
A cura di Michele Nigro

“Dottore in niente” “Viaggio intorno alla “Elogio della fuga”


di Felice Piemontese mia camera” di Henri Laborit
di Xavier De Maistre
Un libro scritto da un biologo per
In una fattoria isolata, tra i monti
descrivere la Fuga. "Quando non
di una delle regioni più misteriose L'avventuroso ufficiale savoiardo De può lottare contro il vento e il ma-
della Francia, l'Alvernia, muore Maistre, costretto agli arresti per re per seguire la sua rotta, il velie-
suicida uno scrittore famoso per la aver partecipato a un duello, impie- ro ha due possibilità: l'andatura di
radicalità del suo rifiuto di quella ga i giorni della punizione per intra- cappa che lo fa andare alla deriva,
che per primo definì la Società dello prendere un viaggio all'interno della e la fuga davanti alla tempesta
spettacolo. Intorno a lui, il sistema sua camera, dedicandosi all'intro- con il mare in poppa e un minimo
dei media - da lui aborriti - ha co- spezione e alla meditazione. di tela. La fuga è spesso, quando si
struito nel corso degli anni un vero
Guida Editori è lontani dalla costa, il solo modo
e proprio mito. Lo scrittore scom-
di salvare braca ed equipaggio. E
parso è il francese Guy Debord, il Archivio del romanzo - 1987
in più permette di scoprire rive
nichilista "re degli arrabbiati". Un Direttore responsabile: Felice Piemontese sconosciute che spuntano all'oriz-
amico ne ricostruisce la vita tumul-
zonte delle acque tornate calme.
tuosa, cercando soprattutto di capi-
Rive sconosciute che saranno per
re, pur sapendo che è impossibile, i
sempre ignorate da coloro che han-
perché di una scelta così estrema
no l'illusoria fortuna di poter se-
come il suicidio.
guire la rotta dei carghi e delle
Editore Marsilio petroliere, la rotta senza imprevi-
sti imposta dalle compagnie di
Euro 12,39
navigazione. Forse conoscete quel-
la barca che si chiama desiderio."
Oscar Saggi Mondadori
Euro 6,20

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“libro particolare”, antico o moder-
no, fuori catalogo o comunque sfio-
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