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L’editoriale

Raccontinani di Lucio Spampinato

Piccola Prosa Poetica come generatrice di


testi.
scrittore l’esito testuale può conflui-
re anche in uno stato di non definiti-
che, si può dire che nel caso dei fon-
datori di Nugae tale transito si impo-
Odori Dovendo ricostruire artigianalmente va comprensione. ne solo per coloro che intendono
un tessuto culturale al proprio assolvere sino in fondo ad una delle
Sognai. Sognai quella notte voli di gabbiani su scon- Il suo naso veniva continuamente corteggiato dagli Ad esempio, Umberto Eco per sem-
habitat, chi si interessa di letteratura istanze pristine della rivista battipa-
finati mari ad approdare su una spiaggia bianca. Poi odori… plificare al massimo la distinzione fra
è destinato a confrontarsi con l’indi- gliese: proporre un cambiamento di
rossa ed al fine verde – era diventato un prato on- Ad ogni effluvio corrispondeva una scena di vita. saggistica e narrativa sostiene che “ la
deggiante di fiori, grano dorato ed ulivi. viduazione di quel complesso di mo- prospettiva alla dinamica “culturale”
saggistica lavora verso la risposta, la
Odore di cane bagnato; legna bruciata; naftalina; salumi tivazioni che spingono lo scrittore a del proprio ambiente.
Sotto un albero bellissimo e secolare, agitato dal narrativa lavora in direzione della
appesi; urina; cipolla…
vento che ne mostrava così il retro-foglia argenteo, riempire la pagina vuota. domanda e dunque si possono rivela- L’esposizione critica del proprio pro-
sedeva mio padre. Come per dire: pioggia in montagna; il camino dei non- re complementari.” gramma d’arte, o come direbbe
ni; il baule in soffitta; il ristorante di zio; i bagni di una Tutto nasce dalla necessità di supera-
re la frustrazione di un’assenza. Una Brecht, lo “straniamento didattico”
Da sotto il suo cappello di paglia – vecchio animo stazione; i souvlaki de “La Plaka”… Nella ricerca, si potrebbe quindi per-
terra desolata manca di punti di rife- può condurre ad una presa di co-
di contadino – mi guardava sorridendo. Mi avvicinai.
Impazziva per strada... Riannusando ad ogni angolo venire ad uno stadio dubitativo pur
Nell’abbraccio mi svegliai. Ne ricordo il calore. rimento e lo scrittore si ripropone di scienza sociale; e ciò anche non vo-
storie rimosse, persone dimenticate… producendo testi di accentuata quali-
identificarli. Rintracciare la fonte lendo necessariamente prefiggersi
Antonia di Dario tà.
Deliziosi “déjà vu olfattivi” sfiorando mamme al profu- dell’ispirazione e le ragioni che spin- desueti ruoli educativi per mezzo
*** mo di latte e bigliettai sudati al retrolfatto di pino gono a scrivere significa, in ultima Sebbene devastata, la terra in cui si della elaborazione artistica.
silvestre.
analisi, ricercare la poetica. vive è pur sempre parte della nostra Semmai, con l’intento di custodire la
“Cosa fai?” Urlò la voce dalla stanza da pranzo.
“Dormo”. A volte il cervello viveva minuti di autentica soffe- storia in quanto concorrente alla no- capacità umana di far rinascere il
renza mentre ricercava, nel suo database chimico, l’at-
E se è vero che il termine significa stra esperienza umana.
A.d.D. semplicemente creazione o arte del mondo da se stesso.
timo esatto, la persona, la vicenda, un nome, una
*** stretta di mano, una canzone, un luogo, il tepore o il fare, in una terra culturalmente de- Mi sentirei, dunque, di incoraggiare
gelo sulla pelle, i rumori collaterali, … solata si impone con la forza della un discorso sulle poetiche che po-
Una mattina, alzandosi, si guardò allo specchio nel necessità la generazione di ciò che trebbe assolvere ad una doppia fun-
raggio di luce calda che al mattino s’intrufolava tra le Un qualcosa che collegasse quell’odore ad una traccia
reale nella sua vita. definiamo letteratura: il sostrato fisi- zione.
persiane.
co e psicologico della prassi di scrive- La prima è sicuramente quella di
Si disse “in fondo si può migliorare. Da oggi si E quando ci riusciva, la mente esplodeva in una ca- re e di leggere, di creare e di alimen-
scata di ricordi proiettati nel buio della sua forzata contrapporre elementi tangibili ai
cambia.” tare continuamente la genesi infinita
sala cinematografica. L’emotività del naso, che sto- disastri della nostra Waste land, co-
Il tempo – correndo – è trascorso, ma poco è cam- ria! di poetiche nuove. struita sulle ceneri di un passato ine-
biato. Ma questa ricerca non sempre con- spresso, sul tentativo continuo di
L’unico odore su cui non aveva dubbi era quello di
E così, tra un bicchierino ed un bicchiere, ha perso Lady. L’odore di una femmina di pastore tedesco. duce a risultati intelligibili, neanche Quindi, scrivere diventa testimonia- nascondimento dello squallore mora-
tutto ciò che era la sua vita. Ora, in solitudine, cerca per lo stesso autore di scritti. re i risultati della nostra esperienza le imperante.
Lady: cane per ciechi.
un cantuccio dove posare il cuore.
Michele Nigro Per esempio Borges sostiene che sotto la spinta della necessità di ricre- Tentativo effettuato illusoriamente
A.d.D. "non sapendo interamente ciò che gli are tutto ciò di cui avvertiamo l’as- tramite il cortocircuito che collega in
*** è stato concesso di scrivere il vero senza. presa diretta le mozzarelle di bufala
poeta crea, poi comprende...qualche Per Ignazio Silone, la produzione del agli articoli di abbigliamento, oblite-
Oggi giovedì 12 si sono schiuse le volta”. testo, oltre che essere una testimo- rando completamente le librerie.
uova: 6 pulcini. A questo punto, si pone la questione nianza del proprio particolare modo La seconda potrebbe essere quella di
Alcuni finiranno al forno se sia o meno determinante per uno di intuire la vita e il mondo, diventa rinvenire tracce di poetiche comuni
con le patate. scrittore il completo riconoscimento una ossessione di cui assolutamente che, oltre ad alimentare un fertile
Altri, crescendo, faranno uova. della propria poetica. Probabilmen- liberarsi. dibattito interno, possano fronteggia-
Purtroppo la percentuale di riuscita te, no. re validamente gli attacchi critici di
Si arricchisce, dunque, il carattere di
non omogeneità mossi al gruppo.
delle femmine è sempre più alta. Il processo di accertamento della necessità dell’elaborato testuale.
A.d.D. poetica, o meglio, dell’insieme di Auguri!
Tornando all’urgenza di un ricono-
poetiche che determinano in uno scimento pieno delle proprie poeti-

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in altro modo il vecchio problema dell’inscindibilità lin-
La pausa
prendere consistenza” (M. Tondo, op. cit., pp. 33s).
guaggio scienza e mito, costanti che la finalità del nume-
6 “ruota dell’imperfetto congegno della società uma-
ro quasimodiano (negli esiti di quei “valori simbolici”
na”, in merito alla “ruota” perfettibile del pianeta in
intuiti per Cassirer da C. Segre, in Semiotica filologica,
di Fabio De Santis visione in Al padre (TI), è quanto riporta C.Salinari
Torino 1979, p. 76) tende a superare. Compendio degli
C.Ricci, Storia della letteratura italiana, Bari 1978,
Prosa p. 1310.
studi precedentemente compiuti dal filosofo tedesco,
risulta il lavoro Linguaggio e mito, Milano 1961.
7 Cfr. R.Aymone, Quasimodo: le curve della ‘ pa-
rola’, in Poeti ermetici meridionali, op. cit.
Parola come “dono tremendo” sperimentato
L’aria mattutina si era fatta già pesante in classe. Fabrizi, provvidenzialmente, assenti, fu il piano ideale su cui predi-
“assiduamente” dal poeta, a verificarne “tristezza”. ***
come gli altri, era andato in confusione con Verga. La poe- sporre tutto. Antonella Mauri sarebbe potuta essere l’unica
tica dei vinti aveva gettato in crisi l’intera classe di tredi- a sostenere un buon colloquio su Verga. Questo lo pensò (L.Reina, Il viaggio della Démetra. Elegismo regres-
cenni. Angelo Fabrizi masticava parole in una bocca impa- Edoardo e sorrise, ma fu un lampo, una leggera distrazio- sivo ed ansia di modernità negli scrittori meridionali
stata, con le mani poggiate sulla cattedra fissava in alto, ma ne. Si concentrò sulle mani, ma non del tutto: erano ope- del novecento, Napoli 1982, pp. 196s).
lo spirito di Giovanni Verga sembrava proprio restio ad razioni che aveva fatto molte volte in tanti anni di campeg- Per C.Di Girolamo, la “religione della parola…di
illuminare il ragazzino rossiccio. gio. Pensava, con rancore, all’ignobile iniziativa del profes- Quasimodo” si esprime attraverso un “verso libe-
sor Francesconi, preside, di acquistare per la scuola una
L’interesse di Edoardo scivolò sotto la cattedra impiallac- ro…poco meno che un manifesto poetico” in durata
macchina per il caffè a gettoni, senza consultare minima-
ciata, la testa girovagava quasi come un malore: “scusate “fino al 1936 circa”. (Teoria
mente gli altri docenti. Od-
ragazzi” disse, “facciamo pau- e prassi della versificazione,
dio, qualche fiancheggiatore
sa.” Fabrizi rimase freddo, Bologna 1983, pp. 185s).
occulto era ipotizzabile. Due
sorpreso, sospeso sulla barca
o tre nomi circolavano per i 8 Cfr. O.Macrì, La poesia
di ‘Ntoni; guardava il volto
corridoi. Ma non era la pre- di Quasimodo, Palermo
spossato di Edoardo che mas-
senza di quell’aggeggio, che
saggiava le tempie con le 1986.
sputava caffè equivoco, ad
dita, si girò verso il ragazzo e
innervosire Edoardo; il ran- 9 Negli innumerevoli ver-
disse: “sei e mezzo.” Fabrizi
core era dovuto alla contem- santi della figura “spazio”,
annuì timidamente come
poranea decisione di France- emerge l’esigenza del do-
avesse dovuto acconsentire. Il
sconi di far sparire il fornello mandarsi di “spazio” e di
sei e mezzo fu una sorsata
della scuola dalla sala dei bi- “spazio poetico”; e l’affer-
d’acqua insperata, beatifican-
delli. I docenti avevano per-
te però e beato remò verso il marsi, quindi, dell’esistenza
duto la possibilità di bersi un
banco. di uno “spazio grammatica-
fumante caffè a metà mattina-
Il fornello lo aveva sistema- ta. A Ninetta era stata tolta la le” inteso né come “luogo”
to bene nel borsone, insieme mansione di preparare il caf- né come “tempo”, ma quale
alla piccola bombola semi- fè; ora il suo ruolo era solo tematica variata dalla spa-
vuota, reduce dall’ultimo quello della pulizia delle aule. zialità non riconducibile a
campeggio con Pepa. Lo ave- Un ruolo oscuro e senza gra- un “dove” e a un “quando”.
vano usato molto; su quello tificazione, dopo che per anni (S.Ramat, Storia della poe-
stesso fornello Edoardo aveva si era aggirata per le aule sia italiana del novecento,
imparato a cucinare la paella, consegnando l’ottimo caffè; i Milano 1976, pp. 281 ss.
sotto la dolce supervisione docenti lo raccoglievano dalle
della valenciana. Pepa non che riassume probabilmente
sue mani con preziosa caute-
amava le tisane, specie ad M. Blanchot, Lo spazio
la, rinfrancando il suo lavoro
agosto; preferiva il caffè. Edoardo invece aveva l’abitudine con un sorriso. Certo non mancavano gli arroganti, la cui letterario, Torino 1967).
di tenere sempre il bricco con l’acqua sul fornello. scortesia era il modo per evidenziare la superiorità del ruo- 10 Della valenza linguistica
Pensava alla vacanza, Edoardo, mentre tirava fuori gli lo di professore su quello comune di bidella. Nel mondo ve del numero quale possibili-
arnesi dal borsone e li sistemava comodamente. Lo aveva- ne erano a migliaia di professori così. In quell’istituto, pen- tà di discernimento e sintesi
no notato quel lunedì mattina entrare a scuola con il fardel- sandoci, ad Edoardo venivano in mente due o tre nomi.
del pensiero, se ne occupò
lo. Lo avevano salutato i colleghi. Rispose a tutti con genti- Il professor Francesconi l’aveva fatta grossa; Edoardo non Cassirer, che dalla sua ope-
lezza. Ninetta gli sorrise anche. Lo avevano notato anche si era perso d’animo. Osservava la macchinetta sul fornel- ra più nota La filosofia delle
gli alunni, ma preventivamente avevano evitato di ridere, lo: la fiamma la solleticava. Solitamente umile, quella mat- forme simboliche passò
come avrebbero voluto: era giorno di interrogazioni quel- tina troneggiava sul banco della Mauri, sotto gli occhi di
lo. Il banco in prima fila di Mauri e Iacobelli entrambi, successivamente a ritrattare
diciannove ragazzini inaspettatamente in silenzio. Sperava-

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o quarta fascia come quella “scala” celeste, o quelle no che la macchinetta non smettesse mai di ammaliare il
“cesure” lacerate? Inquadrabili, in opposto, risulteran- professore, così da accantonare definitivamente Verga per
no “pietre”, “tufo”, “cemento”, ovvero “materiale” d’u- quella lezione. L’esiguità della fiamma attardava l’alchimia
so che necessitano di “segni” di mediazione: “struttura”, della polvere in liquido bollente, e questo era un bene per il
“trama”, per essere trattati dagli “strumenti della Men- palato, pensava Edoardo, ma non s’attardava tanto da sod-
disfare allo stesso modo le aspettative della classe.
te”, “metro”, “moduli e schede”, e, dunque, sviscerati
da molti componimenti poetici. In vana limitazione, se Compressa, sotto la concentrata pressione dei pensieri di
ne cercassimo stime per una comprensione relativa al tutti, la macchinetta emise un lieve rantolo: era l’inizio di
funzionamento di singole poesie, escludendo l’ipotesi una progressiva enfasi che avrebbe liberato una tensione che
ormai gravava da troppi minuti. Quel movimento sonoro
di un loro convergere profondo (nei tratti emblematici
riportò Edoardo in campeggio, ad una notte d’amore con
del “muro” alzato dai muratori, dell’“asino –che- porta Pepa; la lunga scura gamba di lei urtò il fornello, ancora
macigni” Nell’isola,) alla realizzazione di un unico si- caldo dell’ultimo caffè, rovesciandolo; risero ma non frena-
gnificato, di un’unica costruzione: la poesia geometrica rono la voglia d’amarsi. Un fremito prima dello scroscio
di Salvatore Quasimodo. del liquido nel bacino caldo: trattenne la bevanda di un
____________________ nero sempre più fitto. Dopo l’amplesso Edoardo cosparse
la piaga, formatasi sulla gamba, di olio d’oliva crudo. Or-
1 Circa un breve inventario su figure significative o mai la macchinetta era piena fino all’orlo.
meno, ritroviamo: “altezza”, “circolare”, “diagramma”, Il caffè crollò nella tazzina rilasciando fumo e aroma. L’o-
“geometria”, “meridiani”, “orbite”, “punto”, “rette”, fuori dalla nota cinquina. Con diverse sfumature, Ramat dore prese il sopravvento sui pensieri. Edoardo versò il
“simmetrica”, “triangoli”, “vertice”, “volume”, “voluta”. in L’Ermetismo, riprende il motivo esposto da Macrì. cucchiaino di zucchero e si sedette dietro la cattedra. Gira-
Poi: “chino”, “conchiglie”, “croce”, “dieci”, S’includa ancora per questo tema l’apporto dato da Gat- va il caffè e osservava il fumo salire davanti ai suoi occhi.
“equilibrare”, “gorghi”, “globi”, “mezzelune”, “onda”, to nei lumi di Cartesio, sulle identiche intuizioni di De L’aula era in silenzio, eccetto un mormorio provenire dal
“ondulato”, “parabola”, “rete”, “rotondo”, “sinuoso”, fondo. Era Fabrizi. Edoardo si pentì di avergli rilasciato un
Martino attraverso il suo Sud e magia; contributo ai mo-
“superficie”, “trapezio”. Quindi: “mosaico”, “figura”, sei e mezzo. Il ragazzo aveva trascritto il voto decine di
derni da parte del poeta salernitano è ancora in Risposta,
“piani”, “vetri”, “acquario”, “fase”, “dondolano”, volte su tutto il banco con una penna verde; non aveva mai
Un poeta e la sua città. Pertinenti le riflessioni di avuto più di cinque dal professore.
“risale”, “risorgono”, “immagine”, “icona”, “schermo”, A.Bocelli con opportune precisazioni in Poesie di Comi,
“mitria”, “corona”, “giostre”, “rotea”, “avvolgimenti”, Edoardo lanciò un’occhiata sul banco gravato dal peso
Sonetti e poesie. Ma si veda complessivamente
“filo”, “lame”, “sghembi”, “nodi”, “catena”, “incatena”. degli strumenti da campeggio; pensò che avrebbe dovuto
R.Aymone, Vittorio Bodini, Poesia e poetica del Sud,
aspettare il raffreddarsi del fornello prima di rimettere l’at- AVVISO AI LETTORI
Salerno 1980, in particolare pp. 31-32, 42-47). trezzatura in borsa. Pepa non ebbe più fastidio dopo il mas-
2 ovvero, l’immediato peggiorarsi “in bel canto, in una Per aspetti pitagorici in genere, dello stesso autore si saggio a base di olio d’oliva. Fecero l’amore ancora quella
messa in scena di armonie, di levigatezze” (R:Aymone, rimanda a Filosofia ed estetica del paesaggio in Bodini, in notte. Lo zucchero si era sciolto bene nella tazza bollente. Desideri ricevere direttamente a ca-
Poeti ermetici meridionali, Salerno 1981. I passaggi d’e- La professoressa Simoni si fermò davanti alla porta della III
L’età delle rose. Note e letture di poesia, Napoli 1982,
E e batté due volte con il pugno. Edoardo sbuffò. Il fumo sa tua i prossimi numeri di “Nugae—
p.11). quazione pianura-cielo si confermano nella prosa del
poeta salentino Pitagora è uno delle nostre parti, in “La
fece delle piroette davanti al suo viso poi continuò ad ar- Scritti Autografi” ?
rampicarsi dalla tazza verso il soffitto. “Sì?” disse. La profes-
Fiera Letteraria”, 1952. Il Sinisgalli della Vigna vecchia, soressa con entusiasmo aprì la porta; la sua voce entrò dopo Da oggi è possibile… !
3 Nel risultato ancora di “fredda figurazione”, in riferi- auspica devastazioni secondo tempeste e alluvioni: “limo l’intenso seno e chiese: “Professor Costanzi: ha per caso del
mento all’Angelo di Oboe sommerso. (M.Tondo, Sal- sui vecchi triangoli”; rimeditando l’ordine delle cose su latte?!” Puoi chiedere maggiori informazioni
vatore Quasimodo, Milano 1970, p. 39). un preesistente caos della natura: il disegno (di Pitagora) *** sul rimborso forfetario di 10 euro
di un “triangolo…scongiuro…ai fermenti della materia
troppo viva” nei Triangoli, in L’età della luna. Conviven- (annualità) comprensivo delle spese di
4 Nei percorsi di una poesia ermetica del mezzogiorno,
za lineare tra forme di vita e antichi morti nel pieno del spedizione, telefonando ai seguenti
con differenti caratterizzazioni da poeta a poeta, l’anti-
“dominio pitagorico” viene espressa in L’odor moro. Dai numeri di Redazione:
tesi reale-ideale per una condizione corporea proiettata
Versi d’oro di Pitagora, infine, Sinisgalli rimodula il sen-
in una dimensione virtuale, fenomizza a rimedio possi-
so della condizione umana come “fragili cilindri”, Cilin- • 347-3098430
bile la necessità vitale del sogno elemento di mediazio-
dri pitagorici, appunto, nell’Indovino.
ne col mondo pitagorico insieme al “furore dell’esi- • 333-5297260
stenza” per l’Ungaretti di La rosa di Pesto. (In epoca
più moderna il sud aggiungerà a Pitagora i nomi di Te- 5 “neoclassica inclinazione per le ellissi geometriche e Oppure via e-mail all’indirizzo:
lesio, Campanella e Bruno nella tesi illustrata dal Macrì melodiche” R.Aymone, Note di metodo e proposte di
di Realtà del simbolo per discussione sugli ermetici del
scrittiautografi@tiscali.it
analisi, in Poeti ermetici meridionali, op. cit., p. 19. O
sud, con qualche aggiunta ulteriore di nomi (Comi…) ancora “ellissi” che rimandano a immagini insufficienti “a

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Una notte Figure geometriche nella poesia di Quasimodo
di Luigi Spampinato di Vito Cerullo
Prosa
La sera scese d’improvviso a posarsi sui tetti e i comigno- corse subito, nel salire a casa, della lettera nella sua cassetta
Saggistica
li, mentre un esercito di stelle luminose si profilava sempre postale. Tuttavia, giunto sull’uscio, la difficoltosa serratura
più nitidamente nella concavità del cielo sovrastante. lo costrinse ad uscire dal lieve stato di ebbrezza causato La geometria attraversa in maniera fondamentale la poesia prendo, ecco:/parola tu pure mi sei e tristezza.” (Parola).
dalla gioia di quel momento per impegnarlo in un gioco di di Quasimodo, e si manifesta su tre o quattro livelli1 essen- Macrì, si è interessato a una classificazione delle figure geo-
I corpi celesti parevano soldati d’oro che a mano a mano
ripetute scosse alla porta finché la stessa non si aprì. Quel-
venivano fuori, severi e maestosi, da una nebbia di luce: ulti- ziali. E quando il segnale geometrico risulta farsi sempre metriche secondo schemi8; la circolarità di norma è perva-
l’attimo di reale concretezza gli fece balzare subito in men-
mo bagliore agonizzante di un altro giorno deceduto. L’oscu- più debole scomparendo del tutto, infine, nella fruizione sa da una sostenuta dinamicità e drammaticità: il “girasole”
te di avere intravisto con la coda dell’occhio qualcosa nella
rità smorzò del tutto i vivaci colori dell’enorme tavolozza del singolo termine, interviene una geometria per struttura che volge a ponente, il minuscolo “disco di dolore”. Le
cassetta.
rappresentata dalla distesa di terrazzi, tetti, piante da fiori e globale, decorativa2 (può non prescindere da singole o più linee possono assumere dei comportamenti autonomi,
multicolori indumenti appesi ad asciugare. Di corsa si precipitò giù all’entrata ed altrettanto veloce- denominazioni forti o meno forti) che trova sue variabili ad “Linee verticali”, “profili” dritti di una personale storia,
mente tornò su, ancor più traboccante di felicità. Gli scri-
Le stelle, adesso, avevano ripreso il loro posto consueto: esempio nella resa di figure di danza e di zodiaco. La fonta- oppure interessare la circolarità determinandone all’inter-
veva Regine, la sua ragazza. Era una lettera piena d’amore
aspettavano qualcosa… Si poteva paragonarle ai pastori di na barocca dei ritorni con rocce e tritoni rivela di una stati- no grovigli di più effetti: il “fiore” (figura circolare)
e di speranze per il futuro.
Betlemme durante le ore che precedettero la nascita di Ge- ca raffreddata3 materia in opposto alle mobili trasparenze “tagliato” (l’azione della linea) “dal vento”. Il “centro” ten-
sù; oppure ai sudditi di una ammaliante regina che attendeva- Ingo la rilesse molte volte e la baciò, cercando di ritrova- che s’innestano nei riflessi della tato dai balestrieri con la
no di presentarsi al suo cospetto. re in essa il profumo della propria terra che ora immagina- luce, per estensione alla sinu- “freccia”. La trascendenza è
va ancora coperta dalla neve. La notte gli sembrò un ladro
No! Aspettavano la Luna che, dopo un po’, sorse quasi soide di “suoni e amore”, alle identificabile nell’estensione
che spiava dietro ai vetri e, istintivamente, accostò la tendi-
piena. E come lo spettro di un uomo, dicono, torni dal pas- cinematiche frequenti oscilla- dello “spazio”9 configurato
na lisa, quasi paventasse che l’oscurità potesse strappargli
sato a farne sentire la voce o a mostrarne il sembiante, così il zioni di “ali” “strade” e “sole di esteriormente, interiormente e
di mano la lettera e con essa un pezzo amato della propria
fantasma del sole rifletteva sul satellite una opaca luce giallo- crisalide”. Si può azzardare, temporalmente: “dei colli”,
esistenza.
gnola, pallido ricordo del giorno trascorso.
dunque, della difficoltà nel “nel cuore”, “in un tempo”.
Fantasticò. La città era un veliero che navigava cauta-
Tutto un mondo di brusii e furtivi movimenti regnava ora rinvenire un luogo della men- Ribadita nella “forma” che defi-
mente, senza virate. Ingo canticchiò una canzone tedesca e
incontrastato in cima ai tetti di Roma. zionata poesia libero da quest’- nisce una generica situazione
cambiò l’acqua ai fiori che aveva ricevuto in regalo il gior-
Quasi ad imitare la volta stellata, luci al neon e vecchie no prima per il suo compleanno dall’anziana signora che gli elemento. Le suddette presen- temporale informe, ma ricosti-
lampadine comparivano all’improvviso dal buio ad illuminare locava la stanza. ze si rivelano per progetto nei tuita “nella memoria”; riformu-
le finestre delle soffitte, dietro le quali si intuiva la rappre- rimanenti ermetici del sud, a lata in “apparenze” per la di-
Per certi versi quella donna gli ricordava sua madre e il
sentazione dell’ultimo atto del dramma quotidiano di molte recupero del vissuto4 come mensione del futuro. Rinveni-
rimorso di aver lasciato i suoi in balìa delle pressioni più o
vite. E della vita che evaporava da quelle case se ne poteva accennammo in un precedente bile ancora per “specchi” men-
meno fastidiose delle autorità d’improvviso lo colse. Ma si
quasi sentire il profumo. Quella fragranza così vivida e tragi- lavoro; casuali o causali in altre tali, “videi” dell’esistenza e
rasserenò presto, pensando che ora tutto a casa andava per
ca dovette pervenire anche sul piccolo e scalcinato terrazzo epoche della letteratura, deve “quadranti” per età infantili. Da
il verso giusto. Fuori, il mondo emanava gli ultimi ruggiti e
dove abitava il giovane Ingo Wurzburg, rifugiatosi nella capi-
dopo aver mangiato qualcosa, Ingo andò a dormire. essere dimostrato. Ritornando porre in rilievo è il rapporto
tale nei primi anni ottanta per sfuggire al regime repressivo
dell’ex Germania Democratica. Ma il sonno non gli fu amico, anzi lo consegnò nelle alle figure principali del tipo intrinseco tra la “misura” e il
grinfie di un incubo caotico; quasi si trattasse del sogno “arco”, “centro”, “cerchio”, “numero”10; “misura”, quale
Ingo era un ragazzone della provincia e come molti ragazzi “cono”, “ellisse”5, “raggio”, “spirale”, e secondarie “testa di serie” in esso, che intanto viene enunciata in vari
agitato di un attore che sovrappone e confonde parti di
che vengono dalla periferia di una nazione preservava certi (geometrizzanti!) come “arcobaleno”, “disco”, “imbuto”, modi: modello di riferimento è la materna “misura d’amo-
recitazione di diverse opere teatrali. Si alzò di scatto a se-
modi di fare che tradivano in lui semplicità d’animo e senso
dere sul letto e si trovò faccia a faccia con il pallore lunare. “ruota”6 , “vortice”, in diversi casi vengono elaborate in re” che ne registra le altre, ovvero per citarne alcune, la
del sacrificio.
Alcuni cani abbaiavano in lontananza e Roma dormiva leg- chiave fisica: cavalli “obliqui”; oppure astratta: “oblique” negata “misura di bellezza” della Sironi, la “misura d’armi”
Era studente di violoncello al Conservatorio e si mantene- gera al secolare sciabordìo delle acque del Tevere. tristezze. Si pensi ancora ai “dadi d’amore” lanciati dai fra- umana, quelle “astratte”del mondo. Al “numero”, per cui si
va agli studi suonando il pianoforte in alcuni locali. Nono- telli Cervi. Ricordiamo in ultimo, a rafforzare la tesi di rapporta la “sillaba” anche “cellula” di feconda oscurità, ne
Ingo pensò che la cena lo avesse disturbato ma la spiega-
stante una impostazione assai classica, era versatile ed appas-
zione non placò affatto la sua inquietudine, che sapeva di queste ricorrenti dicotomie, il materiale “arco di rose” e è altra radice di base il “segno”, dorato nell’ascolto della
sionato di jazz; genere di cui carpiva in fretta le scale e le
beffa perpetrata alle sue spalle, di tradimento consumato a l’opposto senso tragico dell’“arco continuo” della morte. ferina costellazione di Delfica. Il dato numerico si riparti-
armonie, per poi proporle ai suoi spettatori. Ingo teneva,
sua insaputa. I moti dell’animo sono avversari assai subdoli La duttilità della parola7 nel modellarsi in “curve”, rimanda sce in valenza morale, “somma di un tempo”, “Dare e ave-
inoltre, lezioni di tedesco nelle case degli allievi.
nelle ore notturne. al condizionamento dell’ambiente esterno da “cieli e colli” re”, titolo di raccolta, “cifre dei misteri”; e in una più speci-
Quella sera era particolarmente eccitato perché dalle sue a particolari femminili plasmati in curvature, come allusio- fica connotazione aritmetica: “domani”, “da un minuto
Si girò e rigirò continuamente, ma solo intorno alle sei
attività aveva raccolto una cospicua somma di danaro; preso
del mattino trovò uno scampolo di pace che gli consentì di ne a una rappresentazione fisica della parola stessa, sua all’altro”, “uno per uno”. E infine, cosa aggiungere di ulte-
com’era dai mille progetti riguardanti quei soldi, non si ac-
conquista erotica e conseguenze di seduzione: “ma se ti riori figure di difficili collocazione in esatti “limiti” di terza

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Metamorfosi sonnecchiare un poco prima della sveglia. Le prime avan-
guardie di luce vennero a liberarlo definitivamente dalla
tormentosa danza col suo cuore in tumulto. Mentre si ra-
La sua sviscerata passione per l’Italia e per la sua storia lo
portò a fermarsi di continuo davanti ad archi, portali e cor-
tili. Ogni particolare lo stimolava e lo induceva a riflessioni
deva si interrogava intorno alle possibili cause di quella sua sugli stili architettonici susseguitisi su questo o quell’edifi-
di Venerando Fregellese condizione; poi, quasi presentisse di dover competere con cio. Entrò anche in una chiesa piccola ma sfarzosa, dove gli
una agghiacciante risposta, cominciò a fischiettare la parti- parve di riudire una messa cantata nella notte dell’ultimo
Poesia tura per violoncello che di lì a poco avrebbe dovuto esegui-
re al Conservatorio.
Natale trascorso a casa.
Teneramente gli ritornò alla memoria la sua Regine, ma
Per strada si lasciò sfiorare dalla gente che cominciava ad vestita sempre come quel pomeriggio di giugno. Assorto
Metamorfosi: oltre le mie età. i tumulti dei ciompi del liceo, animare il mattino, si lasciò accarezzare dagli odori del nel ricordo la chiamò ad alta voce. Un’anziana donna gli
e tutti presi per incantamento mercatino rionale sotto casa sua, fu inghiottito dai vicoli e, mormorò qualcosa in romanesco, poi tornò a sgranare il
finalmente, fu solo musica. Eseguì con sorprendente bra- suo rosario consumato dalle dita e dalla preghiera.
Sembra un minuto fa: nascita e vita! sul pattino del lido:
vura un concerto di Vivaldi e dopo le prime note gli si
Ingo si riebbe e uscì in fretta dalla chiesa, segnandosi
Uomo e bambino, paura della notte tanto gentile giovane donna per me. schiuse la porta di teneri ricordi legati a Regine.
meccanicamente. Si era all’inizio della primavera e alle
nel chiarore oscuro del principio. La rivide sul manubrio della sua bicicletta in un pomerig- diciannove la luce cominciò a congedarsi ancora una volta
Oggi vivo il ventesimo, gio di fine giugno, quando dai vicoli e dalle piazzette di
con lei era andato a fare una quell’angolo della capitale.
Mille folgorazioni, gioia e declino medaglia a doppio esergo: scampagnata a una ventina di
Ingo, che non sapeva quanto
negli ampi spazi del restare solo, pogrom e rock and roll, chilometri dal borgo. Erano
avesse camminato sino ad
nei giardini collegiali, lager e luna,
su un prato ai margini del
allora, decise di far ritorno a
fiume. La musica donò a
al tempo della pietra Berlino e Sarajevo. casa e nel far ciò passò per il
quelle immagini la freschezza
locale dove nei giorni dispari
dei miei quattro anni. del presente, la fragranza di
della settimana si esibiva al
molteplici profumi che ave-
Chiedo, piano. Vi trovò alcuni amici
vano impressionato la sua
che lo accolsero con gioia e
Le prime conoscenze, i rudimenti, cerco silenzio memoria.
con la consueta ammirazione.
il bricolage elettrotecnico nella vita che viene Soprattutto, il profumo di Lo convinsero a sedersi al
tardoimperiale: raccolgo in un profumo di clorofilla, lei che proprio in quel pome- pianoforte mentre l’odore dei
riggio si era concessa al suo prodotti usati per lavare il
la scoperta della calamita. nel palmo del giorno,
giovane impeto amoroso. pavimento lasciava già il po-
Quando un grano di sale l’attimo pieno Poi, un nodo alla gola gene- sto al fumo delle sigarette e ai
narcotizzava una carie dolente. che è sempre più mio. rato dall’emozione di un’ar- miasmi della cucina. Ingo
monia particolarmente deli- lasciò scivolare tra le sue dita
cata lo restituì al presente. qualche brano di Chopin, poi
Ma deposto sul cuore, trovò una scusa e gentilmente
La giornata trascorse ugua-
si accomiatò dagli amici.
nessun cloruro placa la sete le alle altre ma fu priva di quella gaiezza di fondo che Ingo
d’amore.
aveva preservato sin dal suo arrivo in città. Quella notte gli Uscito fuori la sera parve a tratti pedinarlo e lo schiaffeg-
aveva rubato qualcosa, pur non sapendo dire cosa. Dopo il giò ripetutamente con improvvise raffiche di vento, prelu-
E i cancelli serrati Conservatorio fece una fugace apparizione alla trattoria che dio sicuro ad un violento temporale. Le prime grandi goc-
mi respingono ancora era solito frequentare, ma neanche la consueta avvenenza ce di pioggia lo mancarono d’un soffio e gli sembrò di esse-
della titolare riuscì quel giorno a trattenerlo più di tanto. re sfuggito alle schegge di una granata. Nel portone di casa
un’avemaria nelle ossa,
tutto gli pareva tetro e triste: non ebbe neanche voglia di
nel medioevo dei sette.
Nel pomeriggio non avrebbe dovuto tenere lezioni e
controllare se vi fosse posta.
decise di smaltire quel suo senso di insoddisfazione con una
lunga passeggiata, non importava in quale direzione. Tutta- Dopo aver fatto le scale con indolenza, aprì la porta della
E il “tu devi” opprimeva gli anni migliori via, come d’abitudine, imboccò i gomitoli di vie seconda- sua stanza, questa volta senza difficoltà, e corse a stendersi
rie. Ingo non amava molto le strade principali e troppo sul letto. Scoppiò inspiegabilmente in un pianto che pareva
bruciandoli innocenti
affollate e Trastevere faceva al caso suo. venire da lontano: sapeva di birra e neve gelida sul viso e
su roghi di inquisizione; sulle mani.
Viveva in una dimensione particolare. La sua esistenza
ricacciando ragione finalmente ottimista somigliava alla pace che regna nelle opache e silenziose Ingo non capiva cosa si fosse impadronito di lui già dalla
negli ipogei disperati del mai più. biblioteche di un paese anglosassone; di quelle che danno notte precedente. Sentiva solo un gran freddo nell’anima,
su verdi prati con aiuole fiorite e curate, come figlie da un gran vuoto nella sua esistenza. Qualcosa dovette sugge-
sposare, da meticolosi e cordiali giardinieri. rirgli di andare a guardare ancora nella cassetta postale e
Poi, d’improvviso, un’ombra di rinascenza,

14 7
prima che il pensiero si facesse azione Ingo era già per
Autori vari
in quella condizione irreale molto a lungo, tanto che
via. Aguzzò avidamente la vista e nella fioca luce dell’an- Ingo non si accorse affatto del trascorrere della notte
drone biancheggiò al suo sguardo una lettera. dopo che le sue fantasticherie si fusero ad un sonno pro-
fondo.
Non era Regine, la calligrafia era diversa, ma veniva
dal suo paese. Scriveva la madre della ragazza e lo mette-
va al corrente di un terribile segreto: Regine era ammala-
Roma venne a svegliarlo solo a giorno fatto e lo trovò
triste ma rassegnato. Regine era con lui, nei suoi pensie- Poesia
ta di leucemia e ne avrebbe avuto ancora per poco. Quel- ri, molto più di prima: ora che il suo corpo non trattene-
le laconiche e crude righe equivalsero ad una sprangata va più la sua anima a tutti quei chilometri di distanza. *** una costellazione di sogni. Io prego che un sogno
assestata crudelmente dal destino. Regine viveva felice in lui e gli sorrideva, incoraggiando- non aggiunga tasselli a una tua immagine.
Vino, argentino impilato in bacheca.
lo negli impegni di studio e di lavoro. Era sempre con lui In un altro, il mare sommerge memorie: ed io esito
La madre di Regine spiegò anche che la figlia aveva
e gli sussurrava di continuare a vivere anche per lei, per Amici bevono. Portano, nel dire di te, del tuo nome che diviene eco
voluto che lui non venisse a conoscenza della malattia,
quella ragazza che in una notte di primavera accostò gli riflesso d’acquamarina dentro dimensioni senza
nella speranza che preservasse una gioiosa immagine di lei partono. e Valeria è volata
scuri dei suoi occhi e divenne un angelo.
quanto più a lungo possibile. Il ragazzo si lasciò cadere sul tempo. E sento ancora di te svelata in sembianza
giù dal ponte, alberi-abbracci
letto e pensò subito a come Regine avesse ben dissimula- *** di brezza e di pianeti. Per questi occhi aperti,
to il suo stato di salute quando l’aveva sentita al telefono di stelle cadenti, caduti stasera, per quest’ultimo sogno che si rinnova
alcuni giorni prima. Le fu istintivamente riconoscente, i tuoi pochi anni fuori da crisalide di sonno, domani, sarà
ma provò anche rabbia per non poterle stare vicino.
odori di cani randagi, cuori testimonianza decisiva del sole in un amen
Sapeva di dover fare qualcosa, ma gli stimoli e il corag- di luce su te: donna o angelo, Carmen?
gio di continuare a vivere erano sordi agli appelli della ritoccati di vita, rintoccano
Vito Cerullo
ragione. Pianse e pensò a lei e al fatto che forse non l’a- di morte.
vrebbe mai più rivista. Presto qualcuno bussò alla porta:
era la padrona di casa che lo pregava di correre giù da lei Lucciole nel fondo del mare barche
per rispondere ad una telefonata dalla Germania. scivolano su fiumi di
Raccolse rapidamente le residue energie e si precipitò coscienze arraspate portano
verso l’apparecchio telefonico. Questa volta era sua ma-
dre che gli disse di aver chiamato altre due volte nella doni di pesci vivi – a morire
giornata e di non essere riuscita a rintracciarlo. per vivere alcuno. Io qui
Poi, col pianto nelle parole, comunicò a Ingo che la vaneggio.
notte precedente Regine era spirata. Tutto si offuscò, la
voce di sua madre parve giungergli realmente dal suo Antonia di Dario
paese, e non attraverso il telefono, tanto la sentiva lonta-
na e irreale. ...citando… Carmen

Non seppe cosa rispondere alla madre che lo scongiu- a Carmen Lattarulo
“ - Ah, caro signore, sapesse com’è faticoso
rava di non tornare in patria, vista la pericolosità effettiva
che sarebbe derivata per lui in caso di ritorno. Ingo recu- pensare. Da come la vedo vivere, mi sa che lei Mi desterò presto per seguirti dall’alba
però la sua lucidità e disse alla madre di porgere le sue questo tormento non lo conosca. Ma io, caro sino al limite della vita…la porta fiammante
condoglianze alla famiglia di Regine, riservandosi di farlo signore, le ripeto, non smetto un minuto di dell’eternità. Ricorda, l’hai promesso;
di persona al telefono più tardi. a quello stendersi di striscia arrossata
far funzionare la mia materia grigia. Neanche
La padrona di casa gli mostrò tutto il suo dispiacere e ferma eternamente, io le ho fatto segno
quando vado al gabinetto. Lei non può immagi-
quando il giovane le riferì la cattiva notizia. Poi Ingo si di attenderci. Ora un’altra attesa guarda
ritirò nella sua stanza. D’un tratto capì il senso della tor- nare. Roba da non credere. foglie d’alberi discendere lungo il volto
mentata notte precedente. Il suo spirito ne fu quasi tran- di un cielo, e un cuore fiore piegato anela
...aforistica mente…
quillizzato. Era come se la tensione per quella notte e - E sogna? - chiese Cidrolin.
quel giorno convulsi si fosse scaricata: ora tutto rientrava
ai declivi di quei capelli per risalirvi. “L’approvazione degli altri è uno stimolan-
- Mai. Non potrei. Bisogna pur che mi riposi. Fiumi di risveglio muovono colore attraverso
nella natura delle cose. E fu quasi contento quando, al te, dal quale talvolta è bene diffidare.”
salire di un mare di lacrime ai suoi occhi, realizzò di esse- - Io invece sogno molto, - disse Cidrolin.— ciglia, verso il nascere di un sorriso.
re stato in quel modo vicino a Regine che provava il suo La pianta felice che tenta l’occhio di quel Paul Cezanne
Sognare è molto interessante.”
ultimo dolore. cielo è una voglia d’aderirvi di cose terrestri,
“Molti falliscono per aver rischiato troppo
Poté pensare a lei. La condusse idealmente per i suoi l’avvicinarsi estremo. Poi più nulla resta
nella prova della vita. Essersi rovinato con
interni sentieri, suonò per lei ancora una volta il violon- in visione del giorno, più nulla è possibile
da “I fiori blu” di Raymond Queneau nella la poesia è un onore.”
cello, la baciò e la strinse a sé nei luoghi della loro adole- del mondo, se giungi improvvisamente alla sera
scenza. La sua immagine compì il miracolo di sostenerlo traduzione di Italo Calvino. a narrare di te, di tua veste. Poi resta Oscar Wilde

8 13
Silloge “ ‘A Palomma “ Monumento ai rialzati
di Michele Nigro
Poesia di Lucia Rulli
Prosa
Palomma Desiderio e te (dal diario personale di un disertore: venerdì 4 Settembre mai visti… Occhi di bronzo e senza pupille, persi tra l’edi-
1965) cola e la pasticceria di una rilassata italietta ossequiosa e
Tu sì ‘na palomma spersa Comme sparita ‘na rosa,
benpensante…

pe’ st’aria pesante comme s’appiccia o cielo Forse per seguire il macabro gusto di un’epoca trascorsa al In una mano stringe l’itala bandiera… Ma se potesse sce-
suono dei tamburi marziali; forse per alimentare quel sen- gliere nel momento esatto in cui vede la punta del proietti-
ca nun pare cchiù primmavera!.. chino e’ fuoco, le entrare nella sua carne nostalgica di femminee carezze e
timento patriottico a cui soldati e generali - spesso e volen-
I’ songo ‘na fronna dinto a stu core ‘nfuso tieri con la silenziosa e comprensiva latitanza spirituale dei di soleggiate gite al mare, se potesse scegliere, getterebbe
primi - fanno riferimento nei loro alzabandiera. Forse, il tricolore per riprendere in mano la sua chiave inglese, il
ca vola po’ viento e lacrime e passione,
ancora, per nutrire le storie paesane di eroici ritorni da suo erpice abbandonato nel capanno, il suo martello per
e che sta pe’ cade’. sta o desiderio e te. piantare chiodi nel legno di una casa di campagna da ripara-
russie improbabili o per far versare lacrime a mia zia che si
E chi se chiagne E vaco camminanno commuove sentendo le bande militari. Forse per tutti que- re…
e llacreme e st’ammore Pe’ ‘na via
sti motivi o per nessuno di essi, si ergono e sopravvivono al Sulla base della statua una lunga serie di nomi e di date
tempo, nelle distratte piazze trafficate delle nostre nevroti- traccia la strada della nazione verso il cosiddetto
s’addorme tutte e sere addò sta e casa ‘na malinconia che città o nei piccoli paesi “inevitabile progresso”…Ma
miezzo e spine, ca è sulamente ‘a mia. tra un gruppo di vecchietti chi vi ha chiesto di tracciarla
nostalgici e una fresca fon- con il loro sangue? Non è
ma chi se vo’ scurda’ E busso ‘a ‘nu purtono,
tana, si ergono – dicevo – i forse degna la vita di un
e ‘na passione, sempe chiuso, monumenti ai caduti. pallido pediatra alle prese
ca s’arricorde cu ‘na speranza ancora Simboli eterni di un senso con le diarree dei tanti bam-
del dovere strappato con bini nati tra le sue mani?
‘a meglia gioventù, e cu nu desiderio ca nun more:
melliflua destrezza da parte Non traccia anch’egli un suo
resta pe’ sempe o desiderio e te! progresso? E se indaghiamo
di quei giocolieri tanto
dinto ‘a ‘na caiola bravi a farci credere che il nella vita di quel silenzioso
nemico andava battuto non pediatra non scopriamo che
e nun po’ vulà cchiù! Na’ regina!
tanto perché anch’esso ebbe il coraggio di disertare
simbolo controlaterale di quella lunga fila di nomi che
un inganno perpetrato in ogni mattina legge con la
Ncoppa ‘a sta loggia,
nome del potere economi- coda dell’occhio sulla base
Marì addò piglio ‘o frisco, del monumento mentre
co, ma in quanto potenzia-
sola, ‘a sera, le stupratore di mogli e passa per la piazza e si dirige
squartatore di pargoli. verso il suo studio? Allora,
Marì, te penso stritto a me.
signori miei, non ci resta che alzare, nella nostra architet-
Ma tu nun vuò sapé Il nemico: anch’esso spinto verso di noi come quando all’i- tonica fantasia, un monumento ai rialzati.
quanno penso che oggi o dimani
nizio di una rissa nessuno prende l’iniziativa per dare il
putimmo murì, ca sta vita è niente senza e te! primo colpo e la folla alle spalle spinge i contendenti l’uno Un monumento per tutti quelli che ancor prima di cadere
Nun me fa chiagnere, verso l’altro perché ha già puntato una cifra sul presunto hanno avuto la lungimirante e salvifica codardia nel rialzar-
‘na pena ‘into ‘o core
vincitore e vuole portare i soldi a casa. si, uscire dalla trincea e tornare a casa…
me sento e piglià, te prego…
I politici scommettono, i generali lanciano i dadi e i soldati A casa: dove tutto conta ed ha un valore. Un valore più
chissà comme sarà l’aldilà famme sentì felice, grande di quello nazionale.
pregano affinché esca il numero giusto!
e si putimmo parlà, si me vase, Una casa dove ci sono i libri amati e non bollettini ufficiali;
Nelle nostre piazze… Sotto la pioggia e la neve; con il sole
ma si là nce putimmo capì, me faie sentì regina, e il vento un soldato di bronzo, invecchiato dall’acqua, dal dove ci sono le foto di famiglia e non le ipocrite scene dise-
tempo e da colombi irriverenti, grida eternamente l’ultimo gnate sulla “Domenica del Corriere”; dove poter rivedere i
vale ‘a pena e murì! si m’abbracci,
assalto scultoreo verso un nemico che in realtà non vede volti sognati durante una notte di pioggia sul fronte e non
me faie sentì bambina, la faccia insanguinata di un compagno strappato da una
ma che è costretto a vedere facendosi spazio nella mente
si me dice amore, tra i volti di mamme e sorelle o di figli “sentiti” nascere e cattedra di latino al liceo ; il caldo tepore di ricordi perso-
me faie felice o core!

12 9
nali e non le massime scritte sui muri da un dittatore paz- biblioteche di regime? E’ ancora possibile la poesia nella società delle
zo; il libero arbitrio di un giornale da leggere in veranda e Evviva i rialzati che, pur piangendo per i compagni caduti,
non l’elenco dei morti sul fronte dell’anno 1917; il soave
suono del caffè che sale e non il fischio di una locomotiva
non resteranno un minuto di più su quei campi maledetti di comunicazioni di massa?
sangue e fango.
che riporta a casa pezzi di soldati; la carezza di un gatto
Evviva i disertori di ogni guerra che dopo aver gettato il
che chiede un tetto e un paio di gambe da colonizzare e
non la dura pelle di un mulo che trasporta cannoni in alta fucile hanno dovuto affrontare il plotone del pregiudizio e
che tradendo il cosiddetto “senso comune” hanno seguito
Prosa di Mora Desirèe *
montagna; il tappo di un profumo femminile lasciato per
caso sul lavandino da una moglie distratta e non una bom- l’egoistico progetto del “si salvi chi può!”
Capita spesso di sentirsi disorientati, con la noia appicci- to che tutto rende colorato, anche lo squallido? L’emozio-
ba a mano attaccata alla cintura… Evviva gli esistenzialisti che hanno atteso la fine della guer- cata addosso come se la nostra vita fosse colla: casa, scuo- ne, la gioia o il dolore nell’assaporare una poesia, a quella
Evviva il riprovevole disertore: ribrezzo per ogni genera- ra nascosti in un fienile con la calda e morbida compagnia la e lavoro, orologio sempre al polso sostituito negli ulti- non siamo interessati; proviamo angoscia se ancora ci pen-
le; vergogna del padre interventista; pecora nera per il di una contadina ucraina…
mi anni da quello sul cellulare, il secondo degli schermi siamo. Vassalli sostiene: la poesia è ormai un genere lette-
fratello mutilato in guerra… E se questo mio discorso non convince i fautori del “qui o si che più ci ha reso dipendenti, il primo quello della tanto rario sempre più specialistico, che non interessa nessuno, o
Addio “Sezione Mutilati di guerra”!!! Con le mie gambe fa l’Italia o si muore!”, allora rinuncio al mio monumento ai amata televisione, baby sitter per i piccini, consolatrice di quasi, al di fuori delle università e di una cerchia ristretta di
vado veloce rialzati e me ne vite non troppo perfette per i più grandicelli, compagnia cultori. In classe leggiamo spesso poesie e la passione con
verso la fabbri- andrò tra gli
non rinfacciata per gli anziani. Vite frustrate alla ricerca cui le legge la mia prof è straordinaria. Bellissimo quando
ca di bottoni sberleffi di chi si
sente vivo tra le del perfetto, con l’ossessione di fermare il tempo: l’im- tra quattro mura bianche di una classe anonima, ci si ritro-
che ho aperto
cannonate di un’- portante è non invecchiare o perlomeno non invecchiare va in un solo brivido, in un solo pensiero, quando leggendo
nel dopoguer-
ra. Ebbi l’idea ennesima guerra. dal di fuori. La vita frenetica, quella senza un minuto di dei versi ti senti la pelle d’oca che sale e leggi sul volto
di vendermi i Consapevole del silenzio, di riflessione, la vita dove gli obiettivi di una degli altri la stessa cosa; infine quando esci dall’aula senti di
bottoni dorati fatto che le guer- persona diventano di tutto un paese, l’omologazione, i aver acquisito qualcosa che nessun altro riuscirà mai a rega-
della mia re silenziose di bambini sfornati come stampini, le larti, ma che solo due versi di quel
“divisa da di- anime sporche guerre di interesse, la discrimina- poeta quasi dimenticato sono riu-
sertore” per d’inchiostro, non zione, la miseria… E la sera, rag- sciti a far scaturire. Raboni scrive:
pagarmi il bi- fanno notizia… giunto il nido denominato casa, il la poesia è irreversibilmente morta
glietto ferro- I motivi di una solito divano e lo stesso tuffo in oppure è viva e lotta con noi ? Vor-
viario con cui guerra non sono quello schermo nudo di emozioni, rei poter sperare che qualcosa sia
sono tornato a mai quelli che ci pieno, invece, di falsità, di vita rimasto in tutti noi; rinunciare
casa. E con le vengono presen-
maniche del facile, di sfarzo, di perfezione. E il completamente a tutto ciò che ca-
tati nei telegior-
mio pastrano ritrovarsi soli anche se in compa- ratterizza il presente sarà forse im-
nali. Dopo anni e
da trincea ho anni dalla fine di gnia, in silenzio. Abbiamo acquisi- possibile ma voglio sognare e pen-
confezionato le una guerra si to competenze spaventose negli sare che quel brivido che provo io
pattìne con cui scoprono sempre ultimi secoli, noi umani, ma abbia- quando sento un verso che mi tocca
scivolo sui nuovi movimen- mo, nello stesso momento, dimenticato cosa voglia dire lo provino tutti ,in maniera diversa, ma che sia gioia per
pavimenti in- ti, nuovi segreti, “perdere tempo”, dedicarsi al silenzio dell’anima, ascoltarla. tutti. La poesia è spesso verità cruda, ci costringe a pensa-
cerati di mia nuove menti, Come dice Montale, le comunicazioni di massa, la radio e re, è faticosa, ci sbatte in faccia problemi dimenticati in un
moglie… Che spasso! nuovi statisti che pilotano milioni di cervelli e di corpi ver- soprattutto la televisione hanno tentato, non senza suc- bicchiere di quella cruda menzogna che ci vuole far vedere
Sono un uomo casalingo e felice: se mio figlio mi chiede so egoistiche trincee camuffate da valori nazionali. cesso, di annientare ogni possibilità di solitudine e di ri- solo cose belle, gioiose, immortali. Ma non è così… Lo
della guerra, gli mostro i sentieri di campagna colmi di E allora, prima che l’ennesima madre pianga il proprio flessione. La sera, appoggiata la testa sul cuscino, sosti- spettacolo ad un certo punto deve finire, la vita vera è al-
silenzio, respiri e more. Quando mi domandano se mi figlio credendolo sacrificato per la patria, erigiamo un mo- tuiamo al pensiero il messaggino della buona notte. E il tro, è gioia perché sofferenza, è sofferenza con gioia, è
sento italiano, rispondo che se una persona ha il piacere di numento ai rialzati sotto cui ridere e cantare… Non un libro delle poesie? Quello è in qualche cassetto, non sap- nostalgia, è prima di tutto guardare in faccia la verità. Se-
mangiare un pomodoro cresciuto sulla propria terra, allora di- monumento su cui porgere patetiche corone di fiori, ma un piamo nemmeno precisamente dove è…! Forse è meglio condo me la poesia non può essere dimenticata: è arte, è
venta un tutt’uno con quella terra…Non importa quale no- luogo in cui incontrarsi con gli amici vivi profumati di mo-
me abbia quel luogo…! cosi, lo abbiamo nascosto molto tempo fa; la poesia ci fa creazione, è riflessione, è sensibilità, è qualcosa di bellissi-
sto e sughero.
pensare troppo e poi rende tristi, preferiamo chiudere gli mo presso cui vale la pena fermarsi, sedersi e in silenzio
La terra siamo noi e abbiamo lo stesso diritto di entrare a occhi o per lo meno aprirli solo nei momenti convenien- ascoltare.
far parte del “ciclo del carbonio” di una qualsiasi altra perso-
*** ti, in apparenza gioiosi, quelli del sabato pomeriggio,
na che si definisca “nazional-patriottico-popolare”! * Istituto prof. per il commercio e i servizi turistici
quando imbambolati ci ritroviamo a vedere Alessandra e
“Libro e moschetto”: ma quale libro? Forse uno di quelli Costantino, la perfezione mai trovata. Perché leggere “ Don Milani “ - Classe V A
che non fa pensare o che fa pensare solo in una direzione? quindi una poesia con la fatica dell’analisi quando le cose Rovereto
Forse uno di quei libri stampati solo per far volume in
le possiamo trovare così, spiaccicate su uno schermo piat-

10 11
“Nugae—Scritti Autografi”

Controedicola
Norme per la collaborazione : la collaborazione è aperta a tutti ed è comple-
tamente gratuita. Gli elaborati vanno inviati tramite e—mail o all’indirizzo della
Redazione nitidamente dattiloscritti e firmati ove non fosse possibile l’invio di
floppy disk o cd-r . I racconti non dovranno superare la lunghezza di 6 cartelle.
La Redazione non restituirà il materiale pervenuto presso la sede del periodico. In alternativa alla cultura dilagante del “ best seller da edicola” e all’ “enciclopedia da supermarket”, Nugae è lieta di presentare ai suoi Lettori una piccola rubrica
La Redazione, inoltre, si avvale della prerogativa di non pubblicare gli elaborati
dedicata ai cosiddetti “libri particolari” - sconosciuti o quasi—, agli “sfortunati” delle classifiche, ai “figli stampati di un dio minore”… A tutti quei testi, insom-
sprovvisti dei requisiti minimi dal punto di vista letterario o sgrammaticati. La
riproduzione, anche parziale, della presente rivista, è consentita dietro autorizza- ma, che un po’ per le tematiche affrontate e, in parte, a causa dell’ombra creata dai “grandi successi”, non hanno mai aspirato e mai aspireranno a risalire le “top ten” dei
zione scritta della Direzione e con la citazione della fonte. Gli organizzatori dei libri più venduti. Libri che hanno ancora tanto da raccontare.
premi letterari dovranno far pervenire i testi dei bandi almeno quattro mesi pri-
ma. Gli articoli, i racconti e le liriche riflettono le opinioni dei loro Autori, che di
essi risponderanno direttamente di fronte alla Legge.

Rivista letteraria bimestrale autogestita


a cura dell’Associazione Culturale
SOMMARIO pag.
“Nugae” L’Editoriale Lucio Spampinato 3
Presidente: Fabio De Santis
La pausa Fabio De Santis 4
Sede legale: via Guinizelli, 14 Sc. A
84091 Battipaglia (Sa) Una notte Luigi Spampinato 6
Tel. 0828-303091
Monumento ai rialzati Michele Nigro 9
Direzione, Redazione, Amministrazione:

Via XX Settembre, 23 Battipaglia


E’ ancora possibile la poesia nella società 11
E-mail : scrittiautografi@tiscali.it delle comunicazioni di massa? Mora Desirèe
Direttore responsabile: Alfonso Amato
Silloge “ ‘A Palomma” Lucia Rulli 12
Redazione: Massimo Longo; Paola Ma-
galdi; Fabio De Santis; Antonia di Dario; Autori vari 13 “Note di un anatomopatologo” “Nikolaj Nikolaevic: “L’arte di tacere”
Lucia Ielpo; Lucio Spampinato; Vito Ce-
rullo; Adriana Mazzella; Michele Nigro Metamorfosi Venerando Fregellese 14 di F. Gonzales-Crussi il donatore di sperma” di
(cell.333-5297260). (viaggio illuminato all’interno del- Abate Dinouart
Pubblicità: Paola Magaldi
Figure geometriche nella poesia di Quasimodo 15 Per mestiere, un anatomopatologo è co- l’oscuro letamaio della biologia Quando Padre Lamy dell’Oratorio offrì in
sovietica)
(cell. 335-8384148) Vito Cerullo stretto a vedere, della vita e della morte,
molti aspetti che generalmente spaventano
dono al Cardinale Camus la sua opera dal
titolo L’arte di parlare, quest’ultimo disse: «
di Juz Aleskovskij
Stampa: Centro copie “Duc@s” Senza dubbio questa è un’arte eccellente,
Raccontinani 18 o si ignorano —o comunque si respingono
nell’aberrante e nel paradossale. Gonzalez- ma chi ci insegnerà l’arte di tacere? ».
via E. De Nicola, 24 Battipaglia
Crussi, discendente moderno di Sir Thomas
Registrazione del Tribunale di Salerno: Controedicola 19 Browne o di Francesco Redi, cioè di quei
Nikolaj, uscito dai lager staliniani, campa fa- Sarebbe un grande servizio reso all’uomo
fornirgli i principi di quest’arte e convincer-
cendo il borseggiatore sugli autobus. La fortu-
N° 20 del 28/Giugno/2004 medici che sapevano divagare su tutto in lo che saperli mettere in pratica è nel suo
na comincia a sorridergli quando trova lavoro
Elenco delle librerie e caffè letterari dove è in distribuzione “Nugae”: ottima prosa e con gesto amabile, ci guida interesse. Quanti uomini si sono condannati
Editore: “Edizioni Nugae” come donatore di sperma in un Istituto di con la lingua o con la penna! Ignoriamo,
in questi saggi fra molti temi di cui poco
Ricerca, dove l’inesauribile produzione e la forse, quanti sono stati esiliati e proscritti
Via XX Settembre, 23 sappiamo e che molto ci incuriosiscono. Per
prorompente vitalità del suo seme sono ogget- per aver pronunciato una parola impruden-
-Libreria Mondadori via Mazzini, 31 - Battipaglia (SA) esempio l’imbalsamazione; o lo strano caso
84091 Battipaglia (Sa) to di attenti studi e sempre nuovi esperimenti, te, o scritto cose empie e profane, e che
di due gemelle ungheresi attaccate per il molti tra loro non hanno saputo trarre inse-
fino al tentativo di stabilire un nesso tra erezio-
Cell. 347-3098430 -Libreria Mondadori corso Trieste, 198/200 - Caserta bacino che si presentano a un ospedale gnamento neanche dalla loro sventura?
ne e lettura dei classici. In un turbinìo di equi-
vittoriano perché una di loro è incinta,
Chiuso in Redazione: 24/9/2004 -Libreria Baol via Rocco Cocchia, 12 Salerno voci sentimentali e ideologici, tra sbronze e Nel 1771, l’abate Joseph Antoine Toussaint
anche se entrambe si proclamano vergini; o
masturbazioni, l’ironia la fa da padrona. Dinouart pubblicò L’art de se taire,
Per liberi contributi, lasciti, donazioni rivolger- -Libreria Feltrinelli corso V.Emanuele, 230 - Salerno l’autopsia di un gigantesco boscaiolo, em-
principalement en matière de religion. Con
si al Tesoriere Sig. Colitti Salvatore (Cell. 338- piamente tatuato e crivellato da mezzo
2025760) o direttamente in Redazione. Grazie.
-Libreria Guida corso Garibaldi, 142/B/C - Salerno questo trattato l’abate Dinouart voleva forse
chilo di piombo, al quale aveva ben resisti- concludere la lunga serie di quelle arti della
-Nuova Libreria Internazionale piazza 24 Maggio, 10 - Salerno to, mentre a ucciderlo era stato un minu-
Vuoi segnalare a “Controedicola” un parola che costellano la retorica dell’età
scolo verme lungo meno di tre millimetri; classica? O voleva invece fissare
In copertina: -Libreria Mondadori corso V.Emanuele, Salerno o i mostri. Raccontando questi strani casi o “libro particolare” o comunque igno- definitivamente il concetto stesso di
foto di Michele Nigro -Libreria Legislativa Criscuolo via Nicotera, 47 - Nocera Inf. (SA) divagando su temi clinici ben poco usuali, rato dalla pubblicità di massa? retorica? Niente di tutto ciò. L’arte di
Gonzalez-Crussi mostra sempre la dote tacere è una paradossale arte della parola,
Titolo : -Caffè Letterario “Intra Moenia” piazza Bellini – Napoli Manda un’ e-mail a : un altro capitolo della retorica, della quale
principe dello scienziato scrittore che abbia
“Binari di scrittura nelle ha mantenuto tutte le finalità pratiche: non
-Libreria Feltrinelli piazza dei Martiri - Napoli il dono dell’ironia e della prosa: suscitare scrittiautografi@tiscali.it è tanto, infatti, un’arte di far silenzio,
stazioni deserte dell’anima” stupore e invitare alla riflessione.
quanto un’arte di fare qualcosa all’altro con

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