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Euro 1,00

Verso libero di Lucio Spampinato


Nei venerdì delle Nugae il problema del verso libero le sicure regole dai timbri codificati e immutabili.
si è posto con semplicità, come contrasto stilistico Inoltre, con il verso libero, a fianco alla voluta
fra Dante e i poeti moderni. E’ certo che l’esigenza assenza di ritmo, si avvertì pure la paradossale
del verso libero necessità di una nuova metrica. Questa si fondò sui
pervase la nostra reperti della
letteratura sin tradizione:
dalle origini. endecasillabi Anno 1 Numero 0 Maggio - Giugno 2004
Tuttavia, solo fra eccedenti o orfani di
‘800 e ‘900, grazie sillabe, a volte in
all’opera dei perfetto stato di
crepuscolari conservazione ed
prima, dei futuristi anche splendidi,
e degli ermetici furono per la nuova
poi, la metrica poesia come i
tradizionale fu capitelli classici dei
completamente due ordini maggiori
innovata e lasciò il (materiali di risulta)
campo alla libertà destinati alla
dei moti interiori, fondazione del
alla musicalità patrimonio
senza ceppi, alle immobiliare dell’età
illuminazioni barbarica. Il nuovo
espressive. ritmo si animò di
Quando, dunque, simboli, di
il ritrovamento di onomatopea, di
una parola rime interne, di
assonanze, di
“scavata” produsse
abissi nella vita di enjambements;
scavò il suo greto
Prosa
un poeta , allora si
con sostantivi
Poesia
comprese come
fosse indipendente assoluti, con infiniti
da forme metriche e con futuri; trovò
un suo sbocco in
Saggistica
predefinite l’esito
estetico della rinnovate figure
poesia. Eppure un disagio, uno stupore, un travaglio retoriche, in sinestesie e in analogie fino a perdersi
si consumarono quando la metrica, rigorosa oppure nelle nebbie feconde della polisemia e
ormai eterodossa, lasciò il campo al verso libero che dell’ermetismo. Ispirato a D’Annunzio da Walt
imprigionò la Poesia in una vastità sconfinata di Whitman, il verso libero fu subito usato in funzione
forme. In questa libertà nuova e irreversibile si antieloquente ( e da noi antidannunziana), come
trattò di reinventare, anzi, di creare dal nulla un rifiuto di ogni struttura definitiva e accoglimento
linguaggio nuovo. La parola si fece evocazione e dell’espressione ingenua, dell’intuizione interiore.
dovette adottare una nuova ritmica, superate ormai La nuova forma era nata.

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“Nugae—Scritti Autografi”
Norme per la collaborazione : la collaborazione è aperta a tutti ed è completamente gratuita. Gli elaborati vanno inviati tramite
e—mail o all’indirizzo della Redazione nitidamente dattiloscritti e firmati ove non fosse possibile l’invio di floppy disk o cd-r . I rac-
Il principe Siddharta dell’occidente
conti non dovranno superare la lunghezza di 6 cartelle. La Redazione non restituirà il materiale pervenuto presso la sede del periodi-
co. La Redazione, inoltre, si avvale della prerogativa di non pubblicare gli elaborati sprovvisti dei requisiti minimi dal punto di vista di Massimo Longo
letterario o sgrammaticati. Verranno altresì rifiutati eventuali scritti che arrechino sia direttamente che indirettamente danno o offe-
sa a terzi , scritti volgari o contenenti idee razziste e incitanti alla violenza. La riproduzione, anche parziale, della presente rivista, è
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Saggistica
pervenire i testi dei bandi almeno quattro mesi prima. Gli articoli, i racconti e le liriche riflettono le opinioni dei loro Autori, che di
essi risponderanno direttamente di fronte alla Legge. Se la letteratura puó essere considerata uno strumento, speranza (rivelatasi poi assolutamente fallace) di un mondo
allora è strumento per la ricerca. “Quel cercare che è già di piú libero, con uomini piú liberi e piú consapevoli.
Rivista letteraria bimestrale autogestita Sommario Pag per se trovare” per citare sant’Agostino. Spesso peró la La consapevolezza che determina una vita vissuta in tutta la
a cura dell’Associazione Culturale ricerca puó risultare vana, anzi, quasi sempre è cosí. sua pienezza, in opposizione alla serialitá produttiva ed
“Nugae” Siddharta è un uomo che cerca, efficiente, imperativo categorico
Sede legale: via Guinizelli, 14 Sc. A L’ultimo monologo di Massimo Longo 4 ma è soprattutto un uomo che dei paesi industrializzati avanzati.
84091 Battipaglia (Sa) Lilli e Clarisse di Lucia Ielpo 7 trova. Continuamente. E lo fa Nonostante tutta la potenza che
servendosi di tutti i mezzi, della un romanzo puó avere, e che puó
Tel. 0828-303091 Il rito di Adriana Mazzella 9
pratica spirituale dell’ordine esercitare sui lettori, non potrá
Direzione, Redazione, Amministrazione: Quale centro, quale mondo? di Lucio Spampinato 10 mistico e ascetico, della vita mai ribaltare un sistema, ma
Via XX Settembre, 23 Battipaglia Le roselline di Persano di Michele Nigro 11 dissoluta del mercante avido, nonostante questo, Siddharta ha
E-mail : scrittiautografi@tiscali.it La strada breve per Sant’Elia di Aengus 15 dell’amplesso con una cortigiana. dato e continua a dare un ampio
Direttore responsabile: Alfonso Amato Metamorfosi di Lucia Ielpo 18 Nel breve romanzo dello respiro. Ma non era questo
Direttore editoriale: Massimo Longo scrittore tedesco si compie, per l’intento di Hesse, e tantomeno
Allora mambo di Michele Nigro 20
opera della volontà delle antiche delle dottrine che determinano la
Cell.328-7327630
Le cose ordinate di Fabio De Santis 22 dottrine di origine induista (che storia e la vita di Siddharta.
Direttore redazionale: Michele Nigro
Metaponto e altre poesie di Vito Cerullo 25 ebbero grande influenza sulla Questa breve riflessione intende
Cell.333-5297260 letteratura di Hermann Hesse), la
Pioggia sottile e altre poesie di Lucia Ielpo 26 soprattutto smentire una serie di
Stampa: Centro copie “Duc@s” trascendenza degli opposti, luoghi che secondo noi sembrano
Settembre 2001 e altre poesie di Lucio Spampinato 28
via E. De Nicola, 24 Battipaglia
ovvero il superamento dei diventare immediatamente
Poesie Autori Vari 29 concetti del bene e del male.
Autorizz. Trib. di Salerno: comuni. In prima analisi la
Poesia delle costellazioni di Vito Cerullo 31 Pur essendo antichissima la storia presunta “chiusura” del romanzo
in attesa di registrazione.
Osservazioni sul naturalismo di Lucio Spampinato 32 del principe Siddharta (circa 500 e dell’argomento trattato, la sua
Editore: “Edizioni Nugae”
Appunti sul “Discorso sulla poesia” di Fabio De Santis 33
anni prima di Cristo), il romanzo condizione marginale nei
Via XX Settembre, 23 di Hesse (pubblicato nel 1922) si confronti della cultura globale,
di Salvatore Quasimodo
84091 Battipaglia (Sa) meritó nell’ambito della vanno ribaltate. Perché
Appunti su “Miserere” di Rino Ma- di Fabio De Santis 34
Cell. 347-3098430 letteratura europea del novecento l’educazione all’”uomo nuovo”
linconico
un posto annoverato fra il necessita di una rivalutazione su
Impaginazione e grafica:
Il principe Siddharta dell’occidente “moderno”. Innanzitutto perché larga scala di valori puramente
Massimo Longo, Michele Nigro. di Massimo Longo 35
l’eroe rappresenta un modello di ordine spirituale che è spirituali. Non piú ordini e precetti a carattere morale o
Chiuso in Redazione: 17 Maggio 2004 difficile immaginare in occidente anche dopo Siddharta. E teologizzanti, e tantomeno divulgazioni raziocinanti a
Verso libero
Per liberi contributi, lasciti, donazioni di Lucio Spampinato 36 non di meno perché mai nessuno in letteratura riuscì ad carattere sociale.
rivolgersi al nostro Tesoriere Sig. Colitti avvicinarsi alle culture orientali (qualcuno direbbe cosí Inoltre questa breve riflessione desidera che non si
Salvatore (Cell. 338-2025760) o diretta- In copertina: disegno del M.tro Rolando Quaranta lontane da noi) con tale coerenza e rigore. Un rigore che si
mente in Redazione. Grazie. confondano piú le dottrine esoteriche con un certo
Titolo: “La musa” compie in una forma, quella lirica del romanzo, e che non individualismo di ordine borghese, primo passo verso una
All’interno: disegni di Mauritius Corne- tenta di persuadere con fare speculativo.
La musa è in eterna attesa di quegli elementi ispi- rivalutazione di valori atavici che sembrano oggi quasi
lius Escher (1898-1972).
ratori variamente rappresentati dall’uccello che E moderno il romanzo lo è stato lungo tutto il corso della irrimediabilmente perduti.
A pag.9 “Il rito”,disegno di Aneta Peciak sussurra nell’orecchio, dal sole, la luna, le monta-
sua storia, che trovó ulteriore fortuna negli anni sessanta e
Ultima pagina: collage dal titolo gne, il mare… La Natura. Ma ancor di più dalle
umane passioni...Come l’Amore... La tenera indeci-
settanta prima in America e poi in Europa, in larga misura
“Gli eroi delle nugelle” di Michele Nigro sione di chi, con la penna in bocca, attende l’idea fra i giovani, che vi trovarono una sorta di manifesto nella
giusta. loro lotta all’imperante sistema capitalistico, e alla loro

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Appunti su “Miserere” di Rino Malinconico L’editoriale
di Fabio De Santis
di Fabio De Santis
Recensioni
Una sciocchezzuola, detta in una perciò produce stereotipi terminolo- di zecca è possibile che un gruppo di
È difficile dire qualcosa su “Miserere” (Ed. Melagrana Onlus tuttavia, per osmosi, si compenetrano, pur rimanendo serata battipagliese, forse per sogno, gici. E i termini “imperdibili” conse- persone, abitanti di una cittadina
pp.436 Euro 14,00), lo è soprattutto perché si dovrebbe dire fondamentalmente fedeli ad un senso di appartenenza. Kathreen, forse per noia. Un esperimento da gnati alla letteratura sono serietà, ricca solo commercialmente, possa
molto. Il modo più semplice ed efficace sarebbe l’affermare che insieme ad Angelica, mi sembrano siano le figure più interessanti cui sono nati quattro numeri di scrit- responsabilità, superiorità dello spiri- con convinzione pensare di fondare e
il romanzo è bello e va letto. È difficile perché esso non è un del romanzo, le più dinamiche. Pare che proprio sulle due ti. Ora, in questo fascicolo vengono to o della razionalità. Ma l’artigiana- organizzare una rivista di scrittura
romanzo di Rino Malinconico, ma è “il romanzo” di Rino fanciulle il tempo lavori con più insistenza modificandone le riproposti, chissà se per giocare me- to della parola non si impegna, in per portarla avanti nel tempo? Quan-
Malinconico, e non semplicemente perché è il primo dello personalità. Entrambe sprovvedute, le loro vite sono no o per giocare meglio. Già, perché primo luogo, a reinventare forme e tunque muoia d’ingegno la parola-
scrittore, ma perché in questo testo c’è “tutto”, o almeno complementari e simultanee allo stesso tempo. Partono da due scritti? perché scrivere? Giocare è un superare cliché? Credo proprio di sì. /intorno al verso la mummia dan-
l’intenzione di metterci tutto. Quest’aspirazione rende il libro condizioni sociali opposte, rimanendovi sino alla fine; questo per termine generi- zi,/il pungitopo
spesso, non pesante, anzi si lascia leggere agevolmente; sottolineare l’intransitabilità da una condizione sociale all’altra. co. La domanda della libertà/
pregnante, così invischiato nell’ansia di cercare un senso assoluto è probabilmente sarà la perla ap-
La vita di Kathreen sarà sostanziata da una violenza esplicita,
della vita, che sia spiegazione alla violenza e alla morte, da inutile. Il titolo è parsa tra gli avan-
“grossolana”, e la porterà all’indurimento del carattere, cioè ad
potersi considerare anacronistico, sicuramente non omologato ad Nugae perché è zi. Se il titolo è
essere adeguata alla vita che le è capitata. Per Angelica la violenza
un modo di scrivere diffuso al giorno d’oggi. Il linguaggio un modo civet- già un indicatore
sarà sottile, psicologica, per un grande dissidio interiore. Nel
adoperato accentua la caratteristica. È un linguaggio anche tuolo di dire che sufficiente dell’i-
romanzo Angelica ha il compito di essere il simbolo del tormento
desueto, che si compiace di arcaismi ed in certi tratti tende ad si scrive con po- dentità della rivi-
interiore dell’uomo, provocato anche dal dogmatismo della
immedesimarsi nella parlata del tempo. Già, perché trattasi di un co, e scritti auto- sta vi è un altro
cultura dominante del tempo; Kathreen è l’uomo tormentato dal
romanzo storico, dove all’interno di un contesto fatto di eventi grafi per dire che indizio fonda-
potere che schiaccia i più deboli. A fronte di una chiara
storicamente accreditati (guerra dei cento anni, peste) si evolve alcuni si diverto- mentale: nessuno
distinzione tra bene e male, dove nella prima schiera è Essner la
un intreccio plasmato dalla libertà dell’autore, da egli stesso no a riempire degli scrittori di
figura più nitida –pure troppo per essere vera- l’autore diluisce i
rivendicata nel poscritto. E se pure ammetto di non prediligere d’inchiostro del- questi fogli si
contorni tra vinti e vincitori: senza distinzione la vita stana tutti
questo modo di scrivere, devo altrettanto ammettere di aver le pagine bian- occupa, profes-
gli uomini, con la morte, la malattia, la sofferenza, per una
avuto (e di avere) la sensazione che esso sia il linguaggio più che. Dà il senso sionalmente, di
sintesi che non può che essere “Miserere”.
appropriato per scrivere questa storia. Un linguaggio che molto dello scrivere. letteratura nella
spesso ha saputo trasmettere la passione dei protagonisti, specie Certamente l’in- vita. Mi sembra,
nel tormentato rapporto tra Angelica ed Essner. Sì, perché è chiostro non ver- non so perché,
anche un romanzo d’amore e racconta di un amore che si eleva, rà buttato qua e un particolare
romanticamente, dal vissuto quotidiano e tuttavia ne resta là per caso – importante del
assolutamente coinvolto. L’amore tra i due è “contaminato” dalla siamo nell’ambi- nostro tempo.
guerra, da meccanismi politici, da differenze sociali, da to letterario e Certamente è
incomprensioni ideologiche e filosofiche. “Miserere” è anche un bisognerà fare i anche un alibi,
romanzo filosofico e certe peculiarità del tempo diventano conti con la storia, che ci precede e La scrittura è azzardo, novità, è as- un cellofan con cui avvolgere il fasci-
veicolo per bypassare una precisa idealità, tutta incastonata nel fortunatamente ci supera. Allora la senza di punti di riferimento assoluti, colo.
XX° secolo, che l’autore non cela, anzi rende palese investendo i tentazione è rappresentata dall’aulico è anche incoscienza. Per me questo è Un ultimo privilegio mi concedo:
begardi del compito di manifestarla. In realtà il vero veicolo di dannunziano, dalla tensione ideologi- vero a qualsiasi livello. Riuscirci è un’incitante terzina di un sonetto di
Malinconico è Essner, il quale “aveva in fastidio le passioni ca fortiniana o pasoliniana, dal lin- raro. Petrarca dedicato ad un amico:
religiose, ma s’accompagnava ad una setta e comandava una guaggio destabilizzante di Sanguineti Finalmente liberi e col privilegio “Pochi compagni avrai per l’altra
guerra di religione”, questo perché era l’unico modo credibile, e compagni –o meglio gruppo-. Per (momentaneo) del numero 0 si scri- via:/ tanto ti prego più, gentile spir-
per il cavaliere, di partecipare alla storia, e l’unico modo, per me, in questo caso, la tentazione è ve, con la leggera consapevolezza di to,/non lassar la magnanima tua im-
l’autore, di trapiantare una propria visione del mondo in un sinonimo di pesantezza. La pesantez- non essere nel 1963, o negli anni presa”.
secolo altro da quello di appartenenza. za è il confronto, opprimente, toglie ’70, o addirittura nei ’20 o nei ’30.
libertà, canonizza modi di pensare, La scommessa è: in un 2004 nuovo
In “Miserere” Rino Malinconico sostiene anche un’idea chiara
del bene e del male e lo fa “creando” dei personaggi di parte, che

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Appunti sul “Discorso sulla poesia”
L’ultimo monologo di Salvatore Quasimodo
di Massimo Longo di Fabio De Santis
Prosa Saggistica
La guerra muta la vita morale di un popolo, dissolve le
Nonostante il calcio quadrettato la pistola continuava a gli occhi dalla luce improvvisa. certezze dell’uomo, le quali, benché precarie per vocazione, dissolte nella solitudine della dittatura”. Il poeta, estraniato,
scivolare tra le mani di Pietro. vengono depauperate del privilegio della gradualità del dubbio, rinunciava proprio “alla sua presenza in una data terra, in un
Sul collo e sul mento si disegnò la sagoma della sua mano, tempo esatto, definito politicamente” trovando un espediente
che non impediva invece di illuminare due grandi occhi dove s’insinua il pensiero come esercizio di libertà (quando è
Ora sedeva sul bordo della poltrona, il busto eretto in una per subire la dittatura fascista, sublimando la “partecipazione
possibile) per rendere ogni uomo filosofo. La guerra sgretola
posizione precaria, la impugnava con due mani, a indovi- scuri. con gli oggetti della terra” affermando la propria asocialità.La
rapidamente un sistema di riferimento di un intero popolo;
narne la fronte. “Tu mi hai rovinato, lo capisci questo? Io sono diventato questo stato, sicuramente drammatico, si sovrappone alla guerra ha “stanato” i poeti ed ha creato un vuoto rappresenta-
così per colpa tua. Dovresti chiedermi perdono, dovresti tragedia dell’evento bellico come dispensatore di morte. to dal loro silenzio. In parte esso viene riempito dalle
“Sto per ammazzarti” disse, “Sto per ammazzarti” e digri-
inginocchiarti ai miei piedi e chiedere perdono.” L’uomo, abbrutito dalla guerra, ne esce mutato, povero “sforzature dei minori” che rimpastano modelli ermetici an-
gnava i denti, stringeva con più forza l’arma, con più forza, che accreditati dalla critica, in parte il vuoto ha aperto strade
poi balzò in piedi e si avvicinò all’altro, puntandogliela moralmente e materialmente, ma arricchito sul piano emotivo.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime, poggiò la pistola sul È tale ricchezza a promuovere l’alchimia della ricostruzione di per sviluppare nuovi linguaggi. “La ricerca di un nuovo lin-
giusto sul naso, la sua mano era tremante, tanto che la spa- pavimento, si asciugò la fronte. guaggio coincide, questa volta, con una ricerca impetuosa
un popolo in ogni sua forma. Anche i poeti partecipano attiva-
da luminosa che ne rifletteva tracciava una sinuosa serpen- mente ai mutamenti che la storia impone e, quando questi sono dell’uomo…frodato dalla guerra.” La ricerca degli
tina sul volto di quell’uomo. “Puah!” fece l’uomo. “Sei veramente patetico. Eppure io
traumatici, radicali sono anche le posizioni che assume la poe- “irregolari” (i poeti) sfugge alla forbice delle due critiche do-
avevo un’immagine di te decisamente migliore. Non avrei
“Vuoi rispondermi? Vuoi parlarmi, per Dio?” disse Pietro. sia. “Un poeta è tale quando non rinuncia alla sua presenza in minanti, quella formalista, che accusa la nuova poesia di aver
mai pensato che saresti diventato così. Un grasso piagnuco- adottato uno “stile da traduzione”, e la “giovane” critica d’ispi-
lone. Guardati… una data terra, in un tempo esatto, definito politicamente. E
L’uomo accavallò una gamba sull’altra, con un coltellino si poesia è libertà e verità di quel tempo e non modulazioni astrat- razione marxista, antitetica all’altra, che vuole una poesia
puliva le unghie, ne toglieva il nero di sotto. “Mi trascuro” e poi… se non fosse per me, adesso saresti ancora in quel- te del sentimento”, scrisse Quasimodo nel “Discorso sulla poe- sociologica. “…Le due critiche…vorrebbero creare i poeti
disse sospirando, poi allungò il braccio come per indicare l’aula del tribunale a varare sentenze infondate. E quella sia” pubblicato nel 1956. Egli ebbe una posizione dura, al termi- secondo i limiti delle loro idee sull’arte, credendo di poter
“guarda un po’ qua, guarda che sporco, e qui…qui” disse. donna, è solo grazie a me che te ne sei liberato.” ne della guerra, sostenendo che il silenzio insinuatosi nella scuo- ridurre la poesia a scienza, mentre sanno che sarà il poeta,
la ermetica nel 1945 era presagio ad un’esigenza di maturità poi, a costringere la loro scienza a piegarsi alla sua natura di
“Maledetto, maledetto” gridò Pietro, e una piccola perla di “Sei un bastardo, solo un bastardo” pronunciò tra i denti ‘irregolare’ .” Il poeta ha così il compito di rompere con la
saliva gli partì dalla bocca per finire spiaccicata contro il della lingua, per una poesia che si assumesse il compito di
Pietro, poi si alzò, per percorrere la camera a circolo, per “rifare l’uomo”. “La posizione del poeta non può essere passiva tradizione cristallizzata dalla critica formalista, muovendosi
vetro della finestra. tre volte, quattro volte, infine si appollaiò sul pavimento, tra il disprezzo di questa, ma sapendo che “il segreto d’un
nella società: egli ‘modifica’ il mondo…Le sue immagini forti,
“Adesso conto fino a tre. Poi sparo” pronunciò tra i denti, portò le ginocchia al petto e si strinse in un abbraccio. quelle create, battono sul cuore dell’uomo più della filosofia e linguaggio poetico si rivela tardi alla critica, quando, cioè, il
gli occhi sembrava volessero saltargli di fuori, una goccia di della storia. La poesia si trasforma in etica, proprio per la sua modello si dirama nella imitazione, e la memoria migliore di
“Io amavo quella donna” disse, “l’amavo… lo capisci?”
sudore gli scivolò lungo la fronte, seguì la curva del naso, resa di bellezza: la sua responsabilità è in diretto rapporto con la esso si frantuma nella scuola: allora i poeti minori propongo-
del mento, infine cadde, diventando una moltitudine di “E allora perché l’ hai abbandonata? Non sei stato forse tu a sua perfezione.” Quindi la poesia non è chiamata a svolgere un no, in funzione di bellezza, equilibrate tecniche letterarie,
lasciare quella stanza sbattendo la porta? Non sei stato forse compito di persuasione o di propaganda, né è costretta ad sovrapposte alle ripetizioni di immagini ‘comuni’, non più
minuscole particelle che si disseminarono lungo il pavi-
tu a lasciarla là in lacrime? “inventare” una morale, ma la sua ragione d’essere è la bellezza, originali.” Il poeta esiste così nella solitudine della sua espe-
mento. rienza di “irregolare” per “fare” poesia, per poi esistere nell’u-
“Si certo, applicavi la legge, la legge degli uomini.” la suggestione di immagini evocate da parole lavorate con mae-
“Se continui a tremare così va a finire che mi mancherai. stria. L’affermazione di Quasimodo non lo confonde con l’este- niverso della letteratura, dove si vive del “già fatto” per diven-
Ecco…dovresti impugnarla così, con una sola mano, in “Ah! Si? Forse che tu ne conosci qualche altra? Allora dim- tismo: egli crede nel contenuto della poesia, ritiene anzi neces- tare visibile anche all’occhio della critica, puntato solo sulla
questo modo accavalli le dita.” mela…avanti dimmela.” O forse vorresti attribuire la colpa saria una poesia sociale, una poesia che aspiri al dialogo con gli letteratura, ma incapace di distinguerla dalla poesia. Durante
a me? Si…lo so, non esiteresti a farlo. E io ti dirò di più, io uomini. Poesia sociale è stata la Divina Commedia, il Canzonie- l’esperienza di “irregolare” può modificare “la consuetudine
“Cristo Santo” riprese Pietro, “ma chi cazzo credi di esse- metrica e tecnica…con la sua libertà e verità”, non per questo
sono tutto quello che volevi essere tu, solo che hai fatto re di Petrarca, i Canti di Leopardi. “Il dialogo dei poeti con gli
re?” uomini è necessario, più delle scienze e degli accordi tra le na- diluire la sua voce, riconoscibile anche nell’endecasillabo
fatica ad accorgertene. Non sapere di esserlo non vuol dire
“Io? Nessuno, come te, del resto. Intanto io non me ne sto zioni, che possono essere traditi”, allora il dopoguerra è l’occa- spezzato o nei versi slegati. Il poeta ha anche il compito di
non esserlo. È per questo che hai continuato a recitare con
lì a tremolare con una pistola in mano. A proposito, ma sione per riprendere il dialogo interrotto, in Italia, da dopo non rimanere intrappolato nella richiesta d’impegno sociolo-
quella donna per tutti questi anni. Ti ripetevi di essere feli- gico che può essere attrattiva per una poesia che vuole essere
dove l’ hai presa?” Leopardi in poi. Quasimodo relega più di un secolo di poesia
ce, non sapevi più chi eri, eri diventato praticamente lei. sociale. Egli “gioca” con le parole per creare delle “pure for-
italiana nella periferia europea, costretta in un provincialismo
Pietro si allontanò, la pistola ora puntava a terra, ondeggia- Dovresti ringraziarmi, questa è la mia conclusione.” aggravato da una critica schematica e incapace di distinguere tra me d’arte”, ma anche contenuti. La forma e i contenuti si
va seguendo il movimento del braccio. Fece tre passi, diri- “Ringraziarti…si certo, questa è la tua conclusione. E non letteratura e poesia. In questo angolino troviamo così consegna- sostengono vicendevolmente, non si frappongono, addirittura
gendosi verso la parete opposta della stanza. Un’esile luce parlarmi come se io fossi stato un giudice corrotto, io ho ti nomi come Carducci, Pascoli, D’Annunzio, la stessa scuola non sono “due cose”, ma ingredienti per uno strumento asso-
illuminava il soffitto, tanto che la camera era seminascosta sempre e solo applicato la legge, nient’altro. Quando si ermetica. L’occasione è data dalla guerra, si è detto: essa muta lutamente essenziale al poeta. Con esso egli “non dice ma
nel buio. Pietro ruotò la lampada fino a illuminare il volto radicalmente l’impianto dell’esistenza, la poesia e le arti sono riassume la propria anima e la propria conoscenza, e fa
entra in un aula del tribunale bisogna dimenticarsi. Io face-
dell’uomo; dal buio comparvero due poltrone, disposte investite da questa condizione. Il dannunzianesimo finisce con la ‘esistere’ questi suoi segreti.”
vo solo da tramite fra la legge e l’imputato, non facevo
una di fronte all’altra, e un tavolino basso, in legno, che altro che applicarla.” prima guerra mondiale e l’ermetismo s’impone come reazione
reggeva una bottiglia di whisky e un bicchiere sporco. ad esso. Ora “la guerra ha sorpreso un linguaggio poetico
“No, io non ne conosco, ed è per questo che non varo sen-
(ermetico) che maturava una partecipazione con gli oggetti
L’uomo corrugò la fronte, sollevò una mano per ripararsi tenze, non me la sento…io. Ma voglio dirti una cosa. Non della terra per raggiungere l’universale. Le allegorie si erano

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Osservazioni sul naturalismo di “Una vita violenta”
di Pier Paolo Pasolini sempre la legge è applicabile, a volte non si può disgiungere
il giudice dall’uomo, a volte bisogna valutare gli eventi per-
un fianco, la mano a reggere l’intero peso del corpo. “Cosa
intendi fare con quell’arma? Punirmi? Ebbene… fallo. Te
di Lucio Spampinato sonalmente. Non avrai certo dimenticato quel ragazzo che lo concedo. E di te? Che ne sarà di te? Hai quasi cinquant’-
Saggistica fu processato per rapina! Ricordi? Bene… le prove non
erano schiaccianti, ma tu in quel periodo eri stanco, avevi
anni, sei grasso, il tuo cuore è debole. Hai fumato e bevuto
tanto nella tua vita che a fatica ti muovi e riesci a respirare.
smesso di amare Marcella, non riuscivi nemmeno più a Quanto ancora ti resta da vivere? Dieci anni, venti? O forse
Pasolini) contaminazione fra dialetto e lingua, in precario sopportare di augurarle la buona notte, dormivi poco e anche due.
Pier Paolo Pasolini fornisce direttamente nei Dialoghi con
equilibrio fra espressioni idiomatiche dialettali e gergali e male. Quel ragazzo fu accusato senza che tu e gli altri anda- Negli anni che seguiranno non farai altro che trascinarti.
Pasolini su “Vie Nuove” 1960 gli indizi utili ad interpretare le
struttura sintattica in lingua. Ma al di là del lavoro e della ste fino in fondo, probabilmente ci furono dei complici, Tu credi che sia giusto aspettare il più a lungo possibile?
tematiche e le tecniche narrative che animano i romanzi
ricerca filologica che stanno alla base del linguaggio anche tu lo sospettavi, ma te ne lavasti le mani. Qualche Tu non credi in Dio, tu sei un materialista, come me, sia-
Ragazzi di vita e Una vita violenta. Egli dice di essersi
utilizzato, la scelta del dialetto deve consentire allo giorno dopo il volto di quel ragazzo ti si ripresentò. Era lo mo uguali io e te.”
allineato a Verga, a Joyce e a Gadda e, si può aggiungere,
scrittore la discesa che si conclude nell’infero vitale e stesso che abitava sotto casa tua, diversi anni prima, con suo
per ragioni diverse: Giovanni Verga per il verismo, Joyce Ora era l’uomo a percorrere la stanza, attraversando lo
torbibo, fatto di innocenza e corruzione, della materia padre in un garage. Quante volte l’avevi visto mentre attra-
per il linguaggio interiore, Gadda per il plurilinguismo e il spazio con difficoltà a causa di quel corpo sovrabbondante,
rappresentata, soddisfacendo il bisogno di regressione nel versavi la strada.”
dialetto .Nel saggio La barriera del naturalismo Renato satollo; infine si fermò, si era scelto uno spazio preciso,
dominio estremo della pura fisicità. E la sua è una discesa Ora Pietro si colpiva nervosamente con il pugno sul mento,
Barilli pose a confronto Una vita violenta con Germinal di guardava Pietro.
per restare.Ma, di fatto, in termini di modi letterari, è lo annuiva, sembrava stesse per esplodere dalla rabbia.
Emile Zola con l’intento di dimostrare la spiccata
stesso Pasolini che sostiene essere l’oggettività di Joyce ben “Quando guardo te mi viene in mente la morte” disse, e la “Ebbene?” disse, “non parli più? Non hai più nulla da ag-
rispondenza del romanzo pasoliniano ai parametri narrativi
distante dall’oggettività ottocentesca positivistica e sua voce era diventata improvvisamente fredda, parlava in giungere? Vedo che hai iniziato a pensare, bene… sono
naturalistici, restaurati o piuttosto inevitabilmente
scientifica dove gli autori si sentivano “autorizzati cronisti tono sommesso, non piangeva più. contento.”
ritrovati. Così, la materia narrativa usata con funzione
gnoseologica, il degrado dei “ vinti ” assunto come di fatti indiscutibili”. Con la crisi della borghesia e della sua “Quando ti guardo vedo solo distruzione, vedo solo infelici- All’improvviso un pugno picchiò ripetutamente sulla porta
oggetto di speculazione, il bisogno di giustificazione morale ideologia letteraria - passando per Proust - si realizza in tà, tu sei caduco, sei cinico. Tu non hai un cuore, tu non d’ingresso. “Chi è?” disse Pietro, e si affrettò a nascondere
e ideologica , il populismo sarebbero elementi Joyce una oggettività fondata sulla mimesi psicologica e provi nessun sentimento, ti illudi di nasconderti dietro que- la pistola nella tasca dell’impermeabile. “Sono il suo vicino,
inequivocabili per ricondurre Una vita violenta nell’alveo sociale dell’autore che descrive la corrente di pensieri di un sta stupida logica, tutte quelle mostruosità che tu chiami ho sentito dei rumori, sta bene?”, “Si certo, sto bene” disse
del romanzo naturalista. Come nell’epopea dei minatori altro essere umano, di un altro “io”. Infine, anche il verità. Sei un cane. Questo sfregio…questo, l’ hai dimenti- Pietro, poi si convinse che sarebbe stato meglio aprire la
francesi, gli abitanti della baraccopoli suburbana di populismo ottocentesco, altra forza determinante alla cato? Non fu per colpa tua? Lo sfregiato… un momento porta, per non destare ulteriori sospetti. Aprì.
Pietralata vivono sprofondati nella “fanga“, ammassati in resultante naturalistica, si è nel frattempo modificato. Per d’ira basta per meritarti un appellativo che non ti lascerà
Pasolini, il sottoproletariato non è esattamente una “Mi scusi” disse il vicino, “mi sono permesso di bussa-
ambienti unici dove si espletano tutte le attività quotidiane, più. Un giudice sfregiato, mezzo alcolizzato, sull’orlo della
componente sociale da riscattare contrapponendola alla re…mi è sembrato che qualcuno gridasse, mi sono preoc-
comprese quelle fisiologiche, perennemente alla ricerca di follia.”
borghesia ed elevandola a danno di questa, bensì un’entità cupato.”
cibo. Ma vi sono, nelle argomentazioni di Barilli, Questa volta lo guardò dritto negli occhi, e la sua mascella
espressioni come “un atteggiamento da registratore che sociale completamente “altra” rispetto ad essa, dotata di un “Non so” disse Pietro, “provi al piano di sotto, forse pro-
corredo di valori originali, arcaici, ancora immuni dagli si protese in avanti, sembrava potesse crescere all’improv-
lascia la parola ai fatti” , “una rigorosa misura obiettiva” e vengono da là, io non credo di aver sentito. Non vuole
pseudovalori conseguenti agli schemi della vita borghese, viso, spaventare l’uomo. Gli si avvicinò, si inginocchiò. “
“un riporto diretto, <<fotografico>>, documentario” che entrare? Le offro un bicchiere.”
in definitiva una negazione totale dei valori di quella. Perché?” disse, “mi spieghi perché tutto questo?”
Pasolini avrebbe a mio avviso rifiutato, a meno che non si Pietro versò del whisky, allungò il bicchiere al vicino, che
riesca a trovare una sintesi fra il significato di queste L’uomo balzò in piedi, con una spinta scostò Pietro, che si
ne diede un piccolo sorso, si bagnò le labbra.
connotazioni della narrativa pasoliniana e l’espressione rovesciò, ora era supino, la schiena riscaldava il manto fred-
do delle ceramiche. “Ma lei porta l’impermeabile pure in casa?” disse il vicino.
“superficiale documentarismo” rigettato in tronco dallo
“Oh! mi scusi” si affrettò ad aggiungere
scrittore nei Dialoghi con Pasolini, e rispedito ai “molti “Sei un falso” disse, “stai cercando di accusarmi solo per
idioti ” che ne furono i mittenti. Pertanto, malgrado la trovare una stupida consolazione alla tua miserevole esi- “forse sono un po’ troppo importuno, sarà meglio che va-
persistenza innegabile di profili naturalistici nella sua stenza. Sei un bugiardo, e non cercare di impietosirmi per- da.”
opera, lo scrittore sembra volerci dire che in essa vi è ché non ci riuscirai. Come se tu avessi capito il bene e il “Non vuole finire il suo bicchiere?” disse Pietro.
qualcosa di più. Dal punto di vista del linguaggio, poi, lo male… cos’è morale e cosa non lo è. Ma che cosa credi che
stesso Pasolini ci dice che per i dialoghi in dialetto ha non ti vedo? E poi neanche tu credi alle sciocchezze che “No grazie. A me il whisky fa male” poggiò il bicchiere sul
dovuto, con grande difficoltà “rifare, mimare il linguaggio dici, lo so. Non dimenticare… io ho soltanto assecondato tavolino basso e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
interiore” con richiamo diretto al flusso di coscienza te stesso. Ma lo sai o no che ognuno è responsabile di quel- L’uomo prese il bicchiere che aveva lasciato il vicino e lo
joyciano, che va ben oltre l’istanza naturalista di far luce sul lo che è? Tu sei l’unico responsabile di quello che sei. È vuotò in un sorso.
degrado sociale e supera di gran misura quelle tecniche troppo facile così. Ci si crea un Dio, uno qualunque, e si
“Perché l‘ hai lasciato entrare?” disse, “perché non gli hai
narrative, ormai relegate al XIX secolo. Nel romanzo in conferisce tutto a lui. Cosicché tutto ciò che non prevedo-
mostrato la pistola? Tanto sentiranno lo sparo, accorreran-
esame, il pensiero incessante dei personaggi, soprattutto di no le sue leggi è immorale, è il male. E chi lo fa va punito,
no subito e chiameranno la polizia. Non credere di passare
Tommasino, compreso il suo romanesco, diventa come se il male potesse compensare il male stesso. La veri-
inosservato. Ma no, non sei poi così ingenuo. In un attimo
l’obiettivo attraverso cui si vede il mondo. E si può tà è che non vi sono vittime, né carnefici” e gli puntò l’indi-
quell’uomo sarà di nuovo qui, con la ferma convinzione di
aggiungere che nel discorso indiretto Pasolini elaborò una ce sulla fronte, lo guardava con occhi alteri, che incutevano
aver udito un colpo di pistola provenire da questa stanza.
seppur difficile (come egli stesso ammette nei Dialoghi con terrore. Pietro rivolgeva lo sguardo in basso, sedeva su di
Tu naturalmente non gli aprirai, e allora sarà costretto a

32 5
chiamare la polizia. A loro dirà di aver già avuto dei sospetti, te partecipazione, hai fatto l’unica cosa da fare. oppure astri <<senza fine>>, in avara dissipazione o in
di essere venuto qui e di averti trovato con il volto visibil- dispersione oltre la misura che non impedisce tuttavia all’uso del
“Si certo, ho fatto l’unica cosa da fare” disse Pietro, e di predicato di pervenire negli esiti della <<stella di Canicola>>
mente infiammato, con la barba di dieci giorni e le occhiaie nuovo trasse dalla tasca la pistola, con un dito tracciò la
Saggistica
così evidenti che “sembrava l’avessero preso a pugni.” Infine degli Ossi. Valutando <<le suggestioni incrociate di d’Annunzio
curva del calcio, poi la linea della canna. e Montale>> (vedi in <<Paragone>> A. Rossi, D’Annunzio e il
dirà che gli hai offerto un whisky alle dieci del mattino.”
“Tu credi che esista un mondo migliore? Un mondo dove Novecento) si evidenziano ulteriori contaminazioni poetiche in
Pietro portò una sigaretta alle labbra, l’accese, aveva gli oc- regni la pace, l’oblio?” aggiunse, sempre con gli occhi ri- Clinamen di Luzi. Dove trasformandosi immediatamente la radice
chi chiusi e annuiva convulsamente. Piccoli mostriciattoli fisica dell’episodio astrale, viene investito il piano della memoria
volti all’arma, ora provava a guardarne l’interno. Poesia delle costellazioni
zampillavano dai suoi occhi, brillavano all’esile luce che e- <<Sgorga un lampo d’oblio>> secondo gli echi forse del diurno
metteva la piccola lampada. “Io credo di si” rispose l’uomo, “ed è questo, proprio per- <<baleno verde>> sinisgalliano. Il <<corpo opacato>> è
ché è l’unico. E tu, tu sei solo un vanitoso, tutto ciò che fai Poesia delle costellazioni è denominazione riconosciuta dalla l’equivalente materico dell’irrimediabile <<luce trascorsa>>
“ Hai già scritto sul tuo libro delle verità tutti gli eventi” disse e che sei è solo per vanità, nient’altro.” critica quando s’interessa di quegli autori che usano imbrillantare che il poeta ricerca. In conseguenza del bianco evento tellurico
Pietro, “hai già previsto cosa succederà dopo che ti avrò spa- il loro lessico con nomi di stelle. Non esiste a tutt’oggi una che la bilancia, ogni cosa viene armonizzata in <<verde
rato. Bravo. Ancora una volta mi stupisci. Devo ammettere “ E tu invece, perché ti ostini a tormentarmi se non per pubblicazione specifica sull’argomento, ma una resa di pagine equilibrio>> attraverso un’aria sintomaticamente
che sei infallibile nel valutare le cose, e gli uomini, soprattut- vanità?” disseminate nei testi di saggistica. Mario Praz, analizzando un <<differita>> poiché la cifra sentimentale è investita tutta al
to gli uomini. Tu sei uno che non si ferma mai a nessun pen- passo da Elettra riportato nell’amor sensuale della parola , nota passato. Nell’immagine delle <<Iadi lacrimose>> si conferma il
“Si certo…vanità, credo che possiamo sottrarcene, e se lo
come per D’Annunzio menzionare le stelle significhi possederne motivo poetico dannunziano delle <<adamantine lacrime>>
siero, non si accontenta di accettarlo come vero, vuole sco- facciamo, o meglio, se crediamo di farlo, è soltanto per lucidamente <<la quintessenza, lo spettro>> a superamento per estensione al <<pianto delle stelle adamantino>>. L’aspetto
prirne la genesi, vuole sapere cosa c’è dietro. E dietro di te? vanità. Per esempio, quando hai sbattuto quella porta la- ormai di suggestioni leopardiane da naufragio nel <<mare>> equoreo si decentra su diversi denominatori, altre facce
Cosa c’è? Ma lo sai che l’esistenza non ha nessun valore se sciando Marcella in lacrime, forse non l’ hai fatto per vani- dell’infinito. Negli <<ermetici>> e nelle sue <<rose>>, comunque di una stessa medaglia giunte alle <<gocciole di
non in quello che diventiamo? E mentre io stavo in quell’aula tà?” Aymone si è occupato della deliberiana Sirio: stella principale del stelle>> dell’ungarettiana Allegria, alla fluida dinamicità della
di tribunale, come tu stesso dici, a varare sentenze, tu che Cane Maggiore. Valutata da questi quale indovinato <<goccia scorrevole di Sirio>> nel Fallacara; per cui le spume
“No” disse Pietro, e balzò in piedi, gesticolando nervosa-
cosa facevi? Non menzionarmi la tua raccolta di poesie, sa- <<isotopo>> della luna circa la <<grazia / di sguardo>> <<di mare...e di Vie Lattee>> frutto di un suo tempo, vanno
mente con la mano nella quale stringeva la pistola.
rebbe veramente troppo, quelle poesie che non hai osato svelata in Sirio, e successivamente <<arpa divina>> in antitesi a già intese come residua traccia di un cielo specchiante nella terra
“Nemmeno un istante ho vissuto senza che quella immagi- <<demenze>> vesperine in riferimento alla lirica Scempio e
proporre a nessuno neanche quando ci credevi. che dal Fuoco alle Faville… coinvolgerà notevolmente
ne potesse torturarmi, nemmeno un istante.” lusinga. Considerata apportatrice di pestilenze e siccità, dal D’Annunzio, se si pensa ancora a quelle <<rare...stelle>> a
Però è stato bello, mi dirai. Io invece non conosco nessuna viaggio compiuto in Maia all’ideale estinzione finale di atipica
“Ah si? Forse che tu non hai sentito i più voluttuosi piaceri ridosso del lago a <<imagine>> del cielo in Hortus conclusus.
catarsi artistica, io mi limito ad accumulare beni per poi con- fenice <<sulla cenere dei forni>>, quella luce <<dal giro/ Con rappresentazione più specifica nel Trionfo: <<golfo...a
in quel momento? Dai retta a me, anche in quel caso sei
sumarli sotto altre spoglie. Sono un misero conformista, un celeste>> è intuibile conoscesse alterna fortuna in secoli di specchio del cielo>>. Nell’estate dei morti, dunque. Nell’estate di
stato un vanitoso. E lo saresti stato anche se tu non avessi
borghese, uno dei tanti uomini indottrinati, che non pensa, poesia; trascorrendo da <<invisa>> agli uomini, San Martino corre il ricordo della città eterna china sotto una
sbattuto quella porta, ugualmente.”
che non si accorge di niente, che non valuta nessuna realtà se probabilmente, - risulterà viceversa <<invisa agli Dei>> la trasparenza di volta; sono probabilmente questi gli indizi
non quella del vivere quotidiano.” “No, no, no” e un grido gli si smorzò in gola, “io non posso <<Stella mattutina>> - a <<inclito>>. In metamorfosi rivelatori a ispirazione della lirica riscontrabili nel Piacere. In
accettarlo, non posso. Tu… tu sei un sadico mostro. Basta, vegetale, inoltre << Il fior...dei cieli>> per l’Aleardi, apertura dell’estate, la sfera celeste e la Terra svolgono corse
Pietro continuava a stringere la sigaretta tra le dita, che ora- attraverso un motivo tematico comune al Prati <<Espero separate: nubi <<cariche di rose>> si tendono alle galere
basta.”
mai era diventata un tronco gobbo di cenere che continuava s’infiori>>.Larga diffusione assume la rima Sirio:delirio; in sottostanti; e il cielo ancora distante <<come un grande
a bruciare. La guardò, con rabbia la gettò in terra, la calpe- Un attimo dopo un secco tonfo risuonò nella stanza. Ora prevedibile risoluzione più contenuta con <<martirio>>. Da amore>> dall’ellesponto. Quindi, il loro definitivo fondersi nel
stò, infine ritornò alla poltrona, ci si sedette, con la mano si Pietro fissava il soffitto, un piccolo torrente rosso prese a segnalare, infine, il Traina della poesia cosmica e il suo interessarsi prosieguo della stessa: il cielo che a rappresentare se stesso
reggeva la testa pesante. scorrergli lungo l’impermeabile. a diversi asterismi presenti nell’opera di Pascoli; tra cui delega ora meteore di ombre di nuvole in sembianza di <<
Chioccetta: ennesima definizione più <<contadina>> delle laghi azzurri>>; in linea, appunto, con le teorie degli
“Sono stanco “ fece l’uomo, “sono stanco di osservare questo Pleiadi. O in altra traduzione Chioccia; ritenuta in un caso <<archipels de nuages… lacs de lumière>> segnalate dal
andirivieni di un uomo che non sa più a chi appellarsi, e non presenza sufficiente nel cielo insieme alla <<stella dell’alba, il Palmieri.
sa far altro che girare in tondo una camera e riempirla di carro… e poi la luna>>, qualora non ci fossero gli altri astri che
maldicenze infondate. E poi adesso sei in te, né più che meno pure manifestano <<una bella veduta>>, anzi addirittura Vito Cerullo
che negli altri momenti. Tu non facevi altro che allontanare <<d’avanzo>>. Ma <<riparlando di Chioccetta>>, a ricercare
il pensiero della morte, e dovevi pur sapere che saresti arri- il suono della sua prole <<per l’aia azzurra>> appare
vato comunque qui, in questa stanza, in questo momento, a indispensabile affidarsi a quel processo di catacresi che consente
rivelarti delle cose che avevi solamente allontanato. Sei cam- di <<vedere>> esclusivamente mediante il <<sentire>> la
biato centinaia di volte nel corso della tua vita, e ancora riu- tenerezza suscitata da <<quei pulcini di stelle>> come osserva
il Vicinelli.
scivi a credere di amare quella donna che hai conosciuto a
vent’anni. Lei è rimasta uguale, uguale a trent’anni fa. Quel- Il cielo equoreo Nell’estate dei morti
la stessa sana ingenuità del vivere, quello stesso entusiasmo,
quelle stesse idee di libertà che aveva quando l’ hai conosciu- Uno dei temi più suggestivi di poesia delle costellazioni
ta. Tu invece ti sei appesantito, tutti quegli anni in tribunale, potremmo definirlo nell’espressione di cielo equoreo, ovvero
tutti quegli uomini disperati che aspettavano la tua parola per marino. Ritrova in D’Annunzio (per cui le fonti più attendibili
sapere del proprio futuro, non riuscivi più a condividere la risultano essere lo Shelley e l’Hugo: confronta diverse note ai
Versi d’amore e di gloria) l’artefice principale del novecento.
sua gioia di vivere, non potevi più tollerare quella sua costan-
Citiamo qualche esempio dalla vasta opera dannunziana: nel
Poema Paradisiaco <<sgorgano>> generiche <<rare>> stelle,

6 31
Un cuore
UN CUORE CAMMINO
Lilli e Clarisse
gonfio d’amarezza Nel mio andare, con l'animo leg- di Lucia Ielpo
Poesia Affonda
gero,
con la sensazione d'essere ovun-
Prosa
se la ragion
que
Parole tue Sollecita
un libro aperto, Punto. La pagina era finita, momentaneamente s’intende. Un giorno se ne sarebbe andata, Lilli si stava già
con voci di altri a nuova speme
sinceramente vero, Lilli non riusciva a terminare mai una pagina del suo preparando alla sua partenza, ma ancora tardava a
in cresta all’onda racconto in poco tempo. Nonostante la storia potesse distaccarsene. Ora correggeva le ultime sfumature dei
giungono a trafiggere o crudelmente falso,
non l’ancora essere definita e la forma quasi soddisfacente, Lilli era capelli, ora s’attardava sulle parole che Clarisse aveva
carne e spirito e è come se sentissi
a riveder ossessionata da una mania di perfezionismo che la ostinava pronunciato prima di chiudere quella porta che avrebbe
volteggiando approdano un raggio perenne, puntato sul a ritornare su quelle minuscole macchioline d’inchiostro significato la sua libertà e si sforzava di imprimere la giusta
con rinnovata fede petto
sulle rive spumose di fino all’estenuazione. Fortunatamente, la casa paterna era enfasi e di descrivere con precisione realistica gli accenti
l’azzurro di un mattino che senza tregua m'avvampa il ampia e solitaria e, per di più, situata in un luogo del suo sguardo. Il nome del personaggio le era stato
una spiaggia
il volo di un gabbiano cuore. assolutamente incantevole, che sembrava predisporre alla suggerito da un romanzo che aveva letto qualche tempo
immaginaria, dove Mi muovo di città in città, di scrittura. Il sogno di Lilli era sempre stato di poter addietro; in realtà, i tratti del carattere rispecchiavano in
lo sguardo amico
ancora guardandoti strada in strada, scrivere, null’altro. Aveva dedicato la sua vita al lavoro pur maniera abbastanza fedele quel suo modello romanzesco
di chi
di notte in notte di disporre, alla fine, di una somma considerevole di ma la storia era del tutto diversa rispetto a quella originale.
saremo uniti da un come te danaro che le consentisse di placare quel suo delicato Lilli spesso si divertiva a far rinascere i personaggi dei libri
tra l'oscuro,
velo bianco macchiato di un dì fu disperato. tormento interiore. Sì, scrivere, semplicemente, che aveva letto, tessendo per loro una trama nuova che,
nella pioggia, appoggiare le sua mani ruvide sulla carta e vederle secondo lei, meglio si adattava all’indole del personaggio.
sangue-peccato Maria Totaro Pepe
ma avverto perenne finalmente mutate in sottilissime corde di violino capaci di Pensava alla vita di ogni nuovo personaggio con amore
su un altare che vi vide
il raggio del mio Dio. far vibrare il corpo candido e taciturno della pagina. A morboso; fondeva tratti del carattere già esistente in
offrire una creatura *** volte provava un leggero fastidio per quelle mani aride, qualche libro con altri del tutto personali, talvolta rubati
Non faccio un passo nel bene,
Nel silenzio del cosmo incapaci di dare vita alle sue accese fantasticherie. Restava allo specchio. Cos’era Clarisse per lei? Ciò che lei stessa
al Dio di Israele
non faccio un passo nel male, paralizzata dinanzi alla pagina a fissare le sue mani come se avrebbe voluto essere oppure ciò che già era? Clarisse
il mio cuore ibernato
in un giorno felice. Ora senza Dio.
volesse interrogarle e costringerle a dire qualcosa, a dare camminava esile e dolce, spostata dal vento e guidata dal
ha scoperto una stella
io, creatura, chiedo pace; Senza Dio, non faccio nulla. un senso qualunque alla sua posizione da scrittrice. Poi, un sole o dalla luna nei suoi pellegrinaggi notturni. Lilli la
che brilla solo per me. tumulto brusco e fugace faceva irruzione dentro di lei, nel inseguiva e si domandava dove stesse andando e dove
e l’avrò con un tuo sorriso
Perfetti i suoi seni suo petto come un battito più forte, quasi tachicardico o avrebbe posato il piede, in avanti o indietro. Sapeva che il
padre. Rosario Volpi
come gli anelli di Xilon. nel suo cervello come una scossa elettrica che faceva suo personaggio voleva vivere ma non ci riusciva mai fino
Antonia di Dario riecheggiare un’infinità di suoni nella testa come melodie in fondo. Lilli ne vedeva il volto, ne sentiva le parole,
Rosse le labbra
risonanti nella cassa armonica di una chitarra e partiva alla sapeva perfettamente chi fosse, ma la storia ad un certo
più dei vulcani di Protyn. volta di una terra ancora del tutto straniera. Ogni nuovo punto si interrompeva, non riusciva a progredire. Chissà,
Simili alla nebulosa di Aberom racconto era destinato al completamento della storia pensava Lilli, forse si è ammalata e non riesce a camminare
i suoi morbidi capelli…
precedente; le parole si rincorrevano cercando di creare e nella testa non ha altro desiderio che quello di guarire.
un’immagine il più possibile esatta del paese che Lilli aveva Non poteva esser diversamente, perché lei, Lilli non la
Traccerò nuove rotte
nella testa. Il profumo dell’inchiostro inebriava i suoi vedeva più per giorni a volte. La notte la cercava tra un
verso le costellazioni racconti e riempiva i cieli di quei paesi strani e romantici sogno e l’altro, immaginava la sua vita e a volte le
della sua passione… che ogni volta descriveva. Lei li osservava, lì, nella sua sembrava persino di cogliere qualcosa nei suoi movimenti
E il vento solare
testa come se fossero stati ricordi di luoghi realmente che sembravano farla risorgere ma, d’un tratto, spariva.
vissuti e si sentiva un po’ come una scrivana più che Lilli continuava tutta la notte a sentirla dentro come una
non mi sorprenderà più
scrittrice, il cui compito fosse semplicemente di copiare fitta, tra incubo e realtà ma Clarisse non faceva ritorno.
sulle spiagge interstellari sotto dettatura. Quel giorno aveva appena terminato il suo Poi, un giorno, mentre faceva la doccia la vedeva
della fredda solitudine. tredicesimo racconto. La vedeva già la sua Clarisse, un po’ ricomparire, lì, accanto a lei, si sfiorava la pelle, le sfiorava
spettinata e a piedi nudi passeggiare sull’erba. Sentiva la pelle mentre si insaponava e schiudeva le labbra bagnate
(tratto da “Pancetta affumicata”)
l’odore caldo della sua pelle, cercava di indovinare il e con toni bassi e senza tanto clamore, riprendeva a
Michele Nigro colore dei suoi capelli nel riflesso di una luce autunnale. parlare. In quei magici momenti, Lilli si sentiva felice come

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se fosse arrivato un ospite a lungo atteso e quasi capiva, che forse ci aveva lavorato per anni, per tutta la
dimenticato. Si preparava al rito di accoglienza che vita. Clarisse era un vero Frankenstein femminile,
consisteva nel vestirsi accuratamente e nel truccarsi allo accozzaglia di tanti pezzetti e frammenti sottratti ora ad un
specchio. Doveva essere bella per quando si sarebbero
incontrate; procedeva, in un secondo momento, al
personaggio ora ad un altro. Alcuni caratteri erano rimasti
intatti, altri erano stati via via modificati. Teresa, Raskolnikov,
Poesia LUCE

GESTA DISARMATE
Ti dirò
lavaggio accurato delle mani e, spogliandosi di anelli o Bernardo, Molly, Virginia e tante altre si erano incontrate in
NEL BENE E NEL MALE
altri fronzoli che avrebbe potuto indossare, cominciava a unico racconto. Talvolta (e Lilli sapeva quanto fosse ridicola Uragano di luce
scrivere. Clarisse avrebbe sentito il tocco pulito delle sue questa sua paura) temeva che i personaggi rinchiusi in qualche
Invisibile passione Nel mio tempo
mani e si sarebbe lasciata andare, aprendosi senza paura vecchio racconto si ingelosissero di Clarisse, della sua vita e
In ogni luogo in cui ci rechiamo
delle attenzioni che lei riponeva nella scrittura della nuova lussureggiante Che scivola:
ad una confessione di anima e corpo. Lilli a volte si lasciamo le nostre tracce,
sentiva un po’ voyeuse, perché in fondo la spiava e amava storia. Come quand’era piccola, quando si ricordava scompari velocemente Folgore d’arcobaleno
delle vecchie bambole e tornava a giorcarci per non far se pur si tratta di una scia,
farlo, altre volte arrivava persino a sentirsi un suo lasciandomi la bocca asciutta, Nell’ imbrunire
ostaggio, intrappolata com’era nelle fitte trame di una torto a nessuna nonostante il giocattolo nuovo, Lilli riapri- spesso quasi impercettibile,
arsa ma esultante
vita a lei estranea. Era giunta alla conclusione che tutti i va le scatole della sua mente e prestava ancora una volta la Vestito
qualcosa di noi resta sempre.
sua voce a quelle sagome d’inchiostro sulla pagina. Faceva Lutto testuale
suoi personaggi fossero a capo di complotti misteriosi Con mantello di foschia.
A volte è qualcosa di più di una
organizzati contro di lei, per nuocere al suo cervello. Era loro da ventriloquo; le faceva sorridere, aggiustava loro gli privo di ogni ragione
scia Nel fondale di porpora
questo il motivo per cui Lilli ora la amava e altre volte la abiti, avvicinava Teresa un po’ di più al tavolo, faceva ripo- ma spinto da un dolore composto
sare Raskolnikov un’ora in più e magari decideva di far fare a volte resta la nostra ombra, Del cielo,
odiava. Non era più capace di cogliere la linea di che fortunatamente non lascia segni
demarcazione, il sentiero in cui la sua vita finiva ed le pulizie a Molly. Si divertiva anche lei oltre alle sue signo- la parte più buia e più tetra, Su cui tendono
re e ai suoi bellimbusti. Clarisse guardò per l’ultima volta Delirante frangente
iniziava quella di Clarisse. Talvolta si sentiva osservata ma più delle volte lasciamo
di vita quotidiana
Rovi di braccia
dalle sue donne e dai pochi uomini saltati fuori da quella le pareti della sua casa; un pensiero fugace a lui, a quel-
terra bruciata dalla nostra gioia
penna maledetta; mentre prendeva un caffè al bar o l’uomo che non era riuscita a capire ma, prima di andarse- o vita abitudinaria I rami nudi
ne, prese il libro, l’unico che avrebbe portato con sé. dal nostro sorriso.
mentre comprava un vestito si sentiva chiamare o Sgravio mentale D’inverno
avvertiva una specie di pizzicotto sulla gamba mentre ‘Forse si potrebbero rincontrare’, pensò Lilli fissando se Nel bene e nel male
stessa allo specchio come fermando lo sguardo su di uno che fa spazio ad altre congetture Aengus
indossava i vestiti ed ecco, capiva che erano tornati. In ovunque posiamo i nostri passi
schermo televisivo e con un gesto automatico spalancò gli Equivoco iperbolico
quei momenti le loro visite erano davvero inattese e forse marchiamo la terra con le nostre
non avrebbe voluto incontrarli. Non poteva dar loro occhi per vedere bene ciò che sarebbe accaduto. Come ma attraente, seducente
orme
ascolto; non era pazza, distingueva perfettamente e con terminare una storia? Per Lilli era incredibilmente diffici- Lo rifarei ancora
le; avrebbe dovuto dire addio a Clarisse, le avrebbe dovuto e andando via, portiamo con noi
lucida serenità uno stato mentale alterato dalla per continuare ad impazzire parte di quella terra.
trovare un marito o forse farle un biglietto per l’America o A Mirko
percezione romanzata che aveva della vita. Certo, spesso
forse l’avrebbe lasciata lì, per la strada, sola mentre conti- Condizione scabrosa Sia essa fango o sabbia bianca Morta
gli amici e la famiglia, scioccamente, le avevano
rimproverato di essere troppo distratta rispetto alla ‘vera nuava a camminare senza voltarsi a guardare. Sapeva di non seguita da quiete parsimoniosa resterà incollata alla pelle delle ancor prima di nascere
realtà’ e le avevano consigliato di trovarsi un’occupazione poterlo fare. Clarisse si era appena svegliata, non sapeva Ho superato ogni ritegno nostre esperienze
ancora cosa le stesse per accadere; l’ultima parola stava per dalle carni
più pratica e concreta. Ma Lilli pur avendo lavorato tutta usando risorse rissose fin quando frantumandosi
la vita cercando di entrare nella ‘vera realtà’, non c’era essere detta e la sua vestaglia non sarebbe stata più indossa- di mia
Usura ubriaca cadrà nel giardino delle nostre
mai riuscita. Anche quando aveva lavorato come ta da nessuno. Bisognava voltare pagina, arrendersi all’ine-
vite madre.
segretaria, si era ritrovata troppo spesso a guardare fuori vitabile fine che attraversa la vita, tutta, in ogni sua forma di un’inconfondibile, piccola
ma Lilli aveva già gli occhi bagnati. Forse era solo stanchez- arricchendo il terriccio delle Peregrina errante
dalla finestra e a dimenticare il vero motivo per cui si passione
cose vissute
trovasse in quel posto così alieno. Tra l’altro le era za, forse le mani erano madide per il tempo di lavoro, sem- tra deserti di dolori
spirata per far spazio
pre troppo lungo, forse quel sopracciglio non si doveva nel bene e nel male,
capitato più di una volta di confondere quello che gli altri e mari di felicità
ad una finta moralità
chiamavano ‘realtà’ con piccoli spezzoni dei suoi inarcare, forse Clarisse si sarebbe ancora una volta girata a nel male e nel bene.
guardare. Lilli si guardò allo specchio e si vide col suo bel Persistente psichedelica torno bambina
racconti. Un giorno aveva risposto a telefono e in una
frazione di secondo di assenza totale si era chiesta ‘e cappellino rosso con un pon pon al centro che scodinzolava tra le tue braccia
Francesco Torrusio Rosario Volpi
adesso Clarisse cosa direbbe?’. Già, Clarisse. La donna divertito sulla testa, sì era quasi ora. Clarisse si voltò, i loro
che meglio d’ogni altro personaggio, sia dei suoi racconti occhi in incrociarono ma solo per un breve attimo, aprì la
porta e …e se ne andò. Lilli era troppo stanca per mangia- Paola Magaldi
che di quelli scritti da altri che era poi lo stesso, le
trasmetteva una specie di felicità, di attrazione per la re qualcosa ma era anche troppo presto per andare a dor-
vita. Aveva lavorato a lungo su di lei, per mesi ma, ora mire, qualcuno bussò. Punto e a capo.

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Settembre 2001 e altre poesie Il rito re altro da se stessa o quello che aveva sempre percepito di
essere ma che nascondeva per non recidere l’unico legame
di Lucio Spampinato di Adriana Mazzella che aveva con la sua vita… sua? Quando ormai il calore
Poesia Prosa celava il suo viso, deponeva lo specchietto ai piedi della
vasca. Si rilassava, distendeva i piedi e li poggiava sul bordo
della culla che la stava accogliendo. Si abbandonava ai sogni
SETTEMBRE 2001 LA LUNA DI FEDERICO
La vasca era piena, l’acqua caldissima… che impetuosi inondavano il suo bagno come le nuvole
sprigionate dall’acqua e capaci di pervadere il suo io. Il
‘Diventerà tiepida, poi fredda e ancora una volta, ancora una,
Pelle che tremo a sfiorarti Cos’è che ci consuma,
solaio non esisteva più, colori e forme si materializzavano
rimarrò immobile per non rabbrividire. Sarà difficile uscire.'
intorno. Lei abbassava lo sguardo sul suo corpo e si sentiva
Occhi che ho visto dormire Futuro, …già, difficile come ogni volta, ogni qualvolta si celebrava parte dell’acqua, poi del mare, infine l’oceano; sogno ri-
Labbra sfuggenti e tenere, addio. Nel tuffo del tuo sole il rito del bagno, e ormai accadeva ogni mattina. Una sorta corrente. Le palpebre indebolite…era l’estremo abbando-
di purificazione, di liberazione o di regressione in quel li- no. Immergeva ora anche la testa. I suoi capelli, a galla
Vi lascio nel mattino di pane, Fra le onde di ottobre?
quido che l’aveva accolta incondizionatamente quando ne- nella trasparenza, trovavano riposo, riemergendo, sui suoi
Vi spero e vi dispero. Mi siedo sul sagrato del mare anche era lei, quando stava prendendo forma e, chissà se seni come erbe rampicanti su una corteccia singolare. Rie-
Che mi tocca ogni tanto aveva pensieri…quel liquido che l’aveva accolta incondi- mergendo cominciava il ritorno alla realtà. Ferma, immo-
VERSI SPARSI
zionatamente e nello stesso attimo di piacere, di consape- bile, i suoi sogni gelidi si frantumavano in pepite di cristal-
La luna poggiata sul mare E si rincorrono
volezza di una nuova creatura, del possesso di una nuova lo. Fredda l’acqua, lei non riusciva ad uscire, non voleva
mi preme la luce sul cuore. Risvolti di schiuma all’infinito. vita, aveva stipulato un contratto ‘tornare’. Era più comodo non
Oltre una misura di distanza Nella luce piovorna Sei il distacco che viene con lei. Ora i pensieri erano tanti muoversi che alzarsi, affrontare
e lei voleva affogarli, affogare se l’attimo algido, prendere il telo e
Oltre un segmento di notte ci sei La pioggia ti nasconde, Candido e turpe
stessa per non dovere ancora una pian piano riscaldarsi. ‘risorgere’
tu. nel vapore del mio giorno Nel profumo tetro volta, ancora un giorno, un se- pensava lei, ’ma ci vuole uno stimo-
Ti cerco ovunque senza trovarti. mi allontano condo, ripetersi, abbandonarsi lo’. Quindi svuotava la conca e
Che calerà fra poco
all’illusione, alla vita. Vita che da mentre l’acqua scendeva accarez-
su nuvole di viaggio. Sul sipario del golfo.
sempre avrebbe voluto cambiare, zandole il corpo, lei prendeva
Cadranno i versi dalle labbra, Il biglietto è di sola andata. Ho lasciato alle spalle l’Oriente trasformare, ma le cui radici era- coscienza dell’azione successiva:
scoloriranno i luoghi. Freddo sole nelle strade vuote, amico no così solide da non permetter- uscire...‘cambiare’per non essere
Il mio amore batte oggi sul cuore E gli agrumi e l’erica e l’erba del ne lo strappo… le radici o il con- ibernata in una vasca, in una
odore di cibo nell’aria
re. tratto stipulato quando era ancora pseudo-bara, in una vita cristalliz-
Come i tamburi notturni assente di te. una noce che pulsava in un monitor dinanzi agli sguardi zata, cucita nel tempo in modo impercettibile sul suo cor-
Se potessi volare come un falco
del San Carlo. Ti grido ancora increduli di coloro che per lei avevano deciso. po. Si risvegliava avvolta nel telo rannicchiata su se stessa.
Che fa ritorno alle dimore mace- Lo sentiva quel suo corpo, era vivo più della sua mente ed
E tu sciogli l’enigma! nel segreto del cuore ‘ non si può cambiare la propria vita, sotterrare le speranze nutri-
doni, era in suo possesso, ne accettava ogni curva, ogni imperfe-
te da altri, quelle stesse speranze che hanno tracciato il tuo per-
un canto solo nostro. zione, ma non i movimenti dettati dal cervello. Ora, la
Cosa vedrei? Le pianure radicate corso , lo hanno forzato …’
Ho smarrito memoria del tuo nel nostro sangue pelle asciutta, il telo avvolgeva i suoi capelli sanguinanti, il
corpo, … ‘ io l’ho seguito, non mi sono ribellata ed ora devo accettare le suo sguardo agli indumenti riposti in ordine di sequenza
E il barocco effimero e morbido, conseguenze, continuare a sforzarmi. Ce la posso fare…ce la fan-
la mia mano cieca ti cerca sulla tazza del cesso. Il solaio esisteva, le nuvole non più,
La sua illusione meridionale no tutti. Non sono stata né la prima, né l’ultima ad essere pensa- solo piccole gocce di vapore ancora imperlavano le pareti,
il profilo incerto e confuso ta, ad essere plasmata.’
E nel placido distacco decise a condividere con lei quel sogno, ma ancora per
fra mille volti. E nello stesso istante ricercava la semplicità di una vita non poco. I calzini, la mutanda, il reggiseno, una camicia e i
La luna di Federico
Ma non ci sei. vissuta che inconsistente la sfiorava. L’intero sistema non si suoi jeans. Infine le scarpe a coprire quei piedi da lei tanto
Che sale. conciliava con i suoi desideri senza ambizioni se non quello amati che portavano ora il segno di un cammino program-
Scenderà la sera
di gioire del proprio essere. Intanto si immergeva, ma mato. Automatico il gesto di prendere la spazzola, dare una
a frugarmi l’anima piano, per non bruciarsi. Una volta dentro, un sospiro di forma ai suoi capelli senza senso. Si truccava, si guardava
a rubarmi tutto. sollievo solitamente appannava lo specchietto che, tra le allo specchio: ‘ oggi sfido la vita ’. I suoi occhi; tristi.Un
sue mani, poneva sempre lì dinanzi al suo volto per guar- ultimo sguardo alla tazza del cesso… e via.
darsi, per scrutarsi, per cercare con sguardi diversi di esse-

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Quale centro, quale mondo? Cenere dove sei? Tempo caduto nell’argento delle
di Lucio Spampinato nostre labbra
Avvolgi la scarica dei nostri corpi Mani rigate di desideri purpurei

Prosa in amore
Sei la mia cicatrice
Riso di luci

Lingua sventrata da vermi di pa- Lame luccicanti incastrate nel


Sotto le sfoglie sottili di pelle
role dette e ridette punto oscuro
“Casale centro del mondo” pensava Ciro Vetullo sbircian- Adesso che la palpebra precipita Il ricordo della tua
Ricamo di fulmini Tracce di visioni notturne
do fra i gerani del balcone. E già favoleggiava del successo e gighe faticose Inciampo nel tuo collo
della sua opera poetica omnia, vedendosi un Emmanuel o Aleggia nello spazio fatato delle Dove il tuo volto fotografato dal
fanno le magiche essenze delle cose, nostre costellazioni Incastrato nel mio movimento sogno
meglio ancora un James i quali, bontà loro e con filosofie
e prose, resero immortali le loro terre natie di pecore, e il cuore ignaro crepita Gli occhi incastrati negli scoli Il nostro amore S’alterna al mio amore
salmone e baccalà. Un armadio, aveva, pieno di scartoffie delle fogne Gravito nella carne svuotata di
(solo nella memoria): Febbre che dilata d’ogni tempo la
o scartafacci come li definiva il suo mentore o, più sem- sangue percezione
L’acqua rigira su se stessa
plicemente, menefreghista e aspirante abelardo tardivo madre, riposa!
Esalando in sé il vomito di un odo- Rido con i tuoi denti I tuoi occhi che si svuotano di me
con la virgulta eloisa di primo pelo, in seguito da lui lau- L’epigramma lo schiantò completamente, pianse in ricordo
reata in litteras. E il poeta ci soffrì molto per essere stato re concentrico Magia di cori notturni che ti spo-
della defunta madre ma ricordò la gabbia morale in cui per E fessure di pupille
scalzato dai penultimi bollori dell’esteta, ma tutti lo ave- anni era rimasto rinchiuso, ne rammentò l’odiosa sensazio- E le nostre visioni sta il cervello nel mio
Infinitesimali
vano avvisato già da quando quello spedì a Castelvecchio ne di impotenza. Le carte si dissolsero sotto i suoi occhi, Amore
Legamenti bavosi di risate elet-
la maliarda ancora laureanda a pellegrinare sui luoghi pa- benché nulla fosse mutato nella stanza rispetto a un minuto Amore
triche Curvo le mani sotto la vita
scoliani. Un armadio, dicevo, che un giorno intravidi prima. Scomparve il progetto di ordine che aveva pianifica- Vomito di liquide oscurità sul
aperto e vi respirai il sapore dei fogli depositati col tem- Sbattute sotto l’odore stantio di Sudorazione di morte
to a lungo; non leggeva più niente nei fogli che gli sembra- cervello
po, intonsi o sudici, fermentati dalle stagioni: prima cal- una morte acquosa
vano di colpo riscritti con inchiostro di succo di limone e Dove sei? Le tue mani spaccate che più non
do, poi umido, poi freddo intenso, poi scirocco ché già ormai disseminati ai suoi piedi in un caos primordiale di Dove sei?
Vortici di parole s’incastrano.
torna il tempo della spiaggia. cellulosa. Da quel giorno, di pubblicazione non parlò più. Alito rubato alla lucente fontana
E dita delicate dentro la pelle
C’erano dentro cammelli di nuvole mentre si navigava sgorgante
sulla rotta per il tacco d’Italia, con tutte le suggestioni Frugo nel tuo sangue con pupille
Ho viscere di cascate tempesto-
ritenute con gli anni, come quella dei morti pugliesi che bagnate
se
tornano a finibusterrae col cappello in testa.
La sua era una poesia di descrizione; spaventosamente
lento il tempo di narrazione che portava il lettore ad un
torpore estatico prima di meravigliarlo e non poco scuo-
terlo con l’artificio finale: un tric trac, una “cipolla” e a
volte una magnifica esplosione di colori pirotecnici. Dopo
le amarezze accademiche, Ciro si era deciso a mettere
ordine fra le sue liriche. Memento publicare semper!,
divenne il suo motto definitivo dopo le accese letture del
pescarese fiumano, conquistador italiota che con le sue
grida diede fomento, oltre che alla sua verga, a ben otto
milioni di ritte baionette.
Quel giorno, mentre sfogliava l’immenso repertorio di
quaderni, lo colpì un imperativo sfuggito alla sistematica
cronologica del repulisti: ”… riposa!”. Tirò fuori la
pagina ribelle deciso a rigettarla nel dimenticatoio oscuro
dell’arte taciuta oppure, se ne avesse avuto i requisiti, a
farle salire i gradini tappezzati d’alloro della gloria poeti-
ca.
E vi lesse:

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Pioggia sottile e altre poesie Le roselline di Persano
di Lucia Ielpo di Michele Nigro
Poesia Prosa
Pioggia sottile
Tra le sue mani non più tanto giovani Giulia stringeva,
In te m’immergo come spoglia delicatamente e con perizia museale, una foto in bianco e scomodi lasciti per veloci figli professionisti accompagnati
d’ogni altra vita nero. Ne aveva tante di foto così e la scatola di fortuna da isteriche mogli sacerdotesse delle cerniere lampo e suc-
che le conteneva nella credenza della camera da pranzo chiatrici di volontà. Altre volte, per nostra fortuna e per
Bagnata dalle tue dita cristalline
ormai aveva raggiunto un “punto di non ritorno” struttu- onestà storica, le foglie sono raccolte diligentemente negli
Che girano sulle mie labbra album del cuore di chi crede nella memoria. E Giulia ap-
rale e di tanto in tanto avvenivano rigurgiti fotografici
Mutandole in parole con pezzi di storia che cadevano sul pavimento. Il fascino parteneva sicuramente a quest’ultima categoria.
Ch’io sola della fotografia trovava in quella scatola la sua massima E fu così che parlando con il figlio Lele sul significato di
realizzazione e non erano certamente le pose studiate di certe foto e delle vicende ad esse legate, nacque l’idea di
Non saprei dire
qualche artista della messa a fuoco a rendere uniche quel- quella pomeridiana escursione nei campi fioriti della storia.
In te torno le foto, ma i momenti storici che casualmente e nostalgi- Lele non era insensibile a certi racconti e, anche se dimo-
Come rampicante che aderisce ai camente testimoniavano. strava una fisiologica insofferenza nei confronti delle rami-
muri Gerarchi fascisti in alta uniforme, orgogliosi soldati con i ficazioni parentali e degli intrighi genealogici a cui Giulia
capelli lucidi di brillantina Linetti prima della partenza spesso si abbandonava con passione, nutriva un distaccato
In te trovo l’incrocio fatato di
per il fronte, donne affascinanti di porcellana e talco sfug- rispetto per le storie della madre e pensava che in fin dei
calde palpebre
gite al cinema della “belle époque”, bambini imbalsamati conti rappresentavano i prodromi della cultura in cui sa-
E ruscelli di pelle che rebbe nato e cresciuto. A volte Lele si commuoveva inte-
dinnanzi al mago fotografo, … Tutte le tipologie umane
Virulenti di un’Italia scomparsa erano contenute in quella scatola riormente riflettendo sul coraggio degli anni e sui cambia-
magica. La foto che Giulia aveva riesumato durante quel menti delle persone viste sempre da una prospettiva abitu-
Scorrono sopra il mio universo
pomeriggio afoso di quella estate meridionale non era dinaria. In quei momenti pensava: “Anche la nonna è stata
Sopra questi capelli giovane? Incredibile!”
particolarmente “storica”, se per Storia intendiamo solo
Che mi incorniciano gli eventi che accomunano più di cento o mille persone. L’automobile sgangherata ma fedele, guidata da Lele, si
L’anima Ma alla storia di Giulia apparteneva e come! E questa era diresse con le sue ruote lisce in direzione di Eboli. Superò
le deserte strade estive dell’incrocio per Campagna e s’
...citazioncella…
Di te bella la sola cosa che contava.
impegnò sui dossi di quella strada tanto cara a Lele perché
Amore ti seguo nell’andirivieni Gli attimi immortalati dalla pellicola rappresentano le ricca di ricordi avventurosi legati al suo passato da
degli occhi “Quando non può più lottare contro il vento e il mare per ingenue speranze di chi crede nell’infinito ed è proprio “esploratore” e alle disperate ricerche di fresche fontane
Mi stendo sopra al tuo capo seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’anda- quest’ illusione che ci spinge ogni volta a premere il pul- per dissetare le gole dopo chilometrici tragitti. Anche Lele
sante dello scatto di una macchina fotografica. L’ illusio-
tura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che aveva la sua storia.
Viaggio nei tuoi viaggi ne dura quanto la stessa frazione di secondo che permette
lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta l’apertura e la chiusura velocissima dell’otturatore. Dopo Ma questa è un’altra storia.
La notte m’addormento
con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, di che le foto diventano foglie secche che, distaccandosi In vista della discesa tortuosa e pericolosa che porta a Ser-
Continuamente
quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare dall’albero della vita, vanno incontro al proprio destino. re, Lele girò a destra - direzione Persano - e s’infilò in una
Amandoti Solo alcune raggiungeranno i cosiddetti posteri che a stradina parallela alla strada ferrata. Mentre sterzava con
barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive
Soffiando sulle reti di incanti volte sono così “posteri” con la mente (molto poste- facilità, pensava sorridendo alle vite sprecate di scrittori
sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque torna-
perlacei ri…Troppo posteri!) da non accorgersi di quelle foglie fantasiosi e di matematici troppo solitari che con le loro
te calme”. secche. Schiavi eterni di una corsa al progresso che li famigerate “macchine del tempo” hanno torturato i nostri
Che accarezzano il nostro giorno
Da “Elogio della fuga” rende inconsapevoli persino della loro stessa data di na- fanciulleschi pomeriggi a “pane e Jules Verne”. Siamo noi le
Perché si diramino fino al sonno e scita. Il “fogliame” raggiunge, percorrendo itinerari im- vere macchine del tempo: è inutile costruire grotteschi
al sogno. di Henri Laborit possibili da ricostruire, attraverso incendi e alluvioni, i strumenti che viaggiano nel tempo… Basta una foto, una
nostri coloratissimi giorni. A volte pernottano per decen- madre invecchiata al punto giusto e una discreta automobi-
ni nelle soffitte della nostra indifferenza fino a costituire le che non ti lascia a piedi. E la cosa più straordinaria è che

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funziona! Infatti, alla fine della stradina ecco apparire dalle
nebbie del tempo il “famoso” e tante volte nominato
dei passaggi a livello… Grosse responsabilità miste a scene
di vita casalinga: il berretto da ferroviere posato sul tavolo
Metaponto e altre poesie
“casello”. Il padre di Giulia, e quindi il nonno di Lele, era vicino al pane appena sfornato e alla carne di maiale da in- di Vito Cerullo
stato capostazione delle ferrovie sulla linea Salerno – Po-
tenza e spesso avevano cambiato casa, o meglio casello, per
saccare nei budelli. Di quel nonno fugace Lele conservava
solo alcune foto e un fischietto che fece partire migliaia di
Poesia
esaudire le volontà della direzione del personale. Roma- treni tra i fichi d’India, i muri di pietra dove le lucertole
METAPONTO
gnano, Baragiano, Eboli… s’abbronzavano e le signorine anni trenta fresche di sapone
a Piero Gallo
Ma Persano rappresentava il luogo delle massime gioie e e rossetto appoggiate alle loro biciclette nell’attesa che il
passaggio a livello si levasse. La “poetica del treno” non ha La vela della meridiana
dei massimi dolori. L’infanzia felice e naturale tra il tifo
che serpeggiava e le riunioni di famiglia alla luce di lampa- eguali tra gli slanci emotivi ed artistici dedicati alle inven-
trova il suo vento nell’ombra
de a petrolio, i treni che transitavano di notte e i bambini zioni dell’uomo. Rarissime o inesistenti sono le poesie ispi-
rate da un sommergibile o da una metropolitana…! che la porta sulle ore.
che da sotto le coperte li scambiavano per draghi, le storie
sui “lupi mannari” che il bisnonno Alberto pungeva con uno Spesso Lele usava il fischietto in casa senza nutrire speranze Il vento sparge il mare
spillone giusto in fronte per farli ritornare “umani”, il vane nel far partire treni improbabili dal sesto piano di un tra le rovine. Vi terminerà
“verme solitario” che si prendeva con la carne di maiale, la condominio. L’unica cosa che riusciva a far partire erano i
seconda guerra mondiale e le pagelle fasciste, il vescovo di nervi della gatta nera che dormiva ed era distratta dai suoi un’ora prima del tramonto
Campagna - Monsignor Palatucci - che mentre salvava gli sogni felini. il verso dei corvi, il volo
ebrei dalla deportazione si concedeva momenti di svago E cosa dire delle stazioni e dei loro antichi arredamenti. Le
pranzando a casa di nonno Michele e svolgendo la funzione delle gazze: è visibile
scomode panche di legno duro a strisce che neanche nella
di tutore d’Adolfo - fratello di Giulia, le biciclette che si sala d’attesa di un fachiro, le palme piantate forse in epoche nell’insegna dei giorni che
potevano lasciare appoggiate ai muri perché durante il fa- d’entusiasmi colonialistici, le fontanelle con il tasto da tene- riversano spume più lunghe,
scismo nessuno rubava e altre leggende simili, la cioccolata re premuto sennò non bevi, i cessi divisi per sesso e quelli
degli americani e gli ex alleati tedeschi sempre più arrab- e il sole non vuole IO RICORDO DI PAESTUM
delle donne sempre più puliti, i campanelli d’arrivo del
biati con gli “italianen traditoren”, i bombardamenti degli treno con il nome della provenienza, le luci lontane che ti scorciatoie del cielo.
americani che come sempre fanno capire dall’alto chi co- tradiscono sull’arrivo reale del locomotore, le scintille del-
manda prima di sbarcare, la salvezza dalle bombe dormen- Se da un lido sogni (di Di un mattino di giugno e una se tornò a splendere il sole.
le frenate dei treni pesanti che d’estate appiccano timidi
do nelle gallerie ferroviarie dopo che sirene rauche avverti- incendi lungo le sterpaglie della strada ferrata, l’odore di quel tempo finale ) pioggia fine innaffiava Partecipe degli umani,
vano dell’arrivo dei bombardieri statunitensi, le camicette piscio che risale dai binari perché c’è sempre qualcuno che il treno che passa su rive polvere ed erbe. approda il cielo a una resa
confezionate con il tessuto dei paracadute dell’aviotraspor- va in bagno durante le fermate del treno, le attese per l’ul-
tata americana, i pidocchi dell’esercito italiano, i balilla d’erbe gialle e sassi, Erano già trascorse le rose dentro il vento di mare ai cancel-
timo convoglio durante le sere estive in compagnia di pen-
pentiti, lo sbarco a Salerno, la nonna Clementina malata di li:un fingere nulla delle rose reci-
sieri tristi e di cicale insonni, il chioschetto con le rotelle fiorite sulle labbra vogliose
l’anfiteatro che sfolla se,un serrarsi di denti
malaria e salvata da un veterinario dell’esercito americano che vende panini alla salmonella e birre calde, i grossi brac- dei miti. Restano ora
che mentre le propinava una purga equina disse ai figli in le labbra calde degli amanti, di chi non varcò il segno?
ci che servivano acqua alle locomotive durante “l’età del
un italiano di fortuna: “…Mamà, domani o salvare o mori- gli ardui gradini del tempio
carbone”, le rimesse abbandonate dove riposano le carrozze la tua misura non ci arriverà
re…O.K. ?”, le patate cucinate in tutti i modi, i ladri andate in pensione, il deposito bagagli semideserto, la sala e la vita che vi invita
scomparsi durante il fascismo che riaffioravano per la fame, in questa stagione, si ferma
passeggeri divisa per classi e la sala scambi piena di pulsanti a banchetto gli antichi morti
i vestiti fatti in casa e le scarpe che si attendevano come si luminosi che sono la passione dei bambini… sempre sulle sedici.
aspetta la nascita di un bambino, il primo ghiaccio fatto da non più gravi in levigatura
una macchina frigorifera, i primi frutti esotici mangiati Tutti questi ricordi erano racchiusi nel suono stridente del
di tempo, leggeri nei souvenirs.
grazie ad un’acculturata cugina romana, i brani di Miller e fischietto. In quest’epoca d’abbonamenti via internet e
obliteratrici feroci, le stazioni hanno perso quel fascino che E non soccorse
della libera musica americana , i dischi fonografici delle
opere di Verdi gettati tra i binari durante barbarici saccheg- una volta ispirava poeti e cantautori. Lele era un cultore di la luce d’altre stanze
gi, i primi fidanzamenti e le feste alla diga di Persano… queste cose e spesso si concedeva l’egoistico lusso di abban-
che infanzie sognarono accesa
donarsi al tragitto “western” Battipaglia – Baragiano e con un
Prima che l’automatismo necessario ed esasperante non economico biglietto aveva accesso ad una di quelle a quelle colonne, prima di
prese il sopravvento sulle vite semplici, il casello costituiva “littorine” sopravvissute all’avvento dei TAV. Per chi odia sfocarsi nell’astro del tramonto,
non solo l’abitazione del capostazione, che doveva regolare le sigle: Treni ad Alta Velocità. “Sapete dove potete infilar-
il traffico ferroviario con le sole forze della vista, della pa- vi la vostra “alta velocità”? - pensava Lele mentre leggeva gli
letta luminosa e del fischietto, ma era il punto nevralgico

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articoli di giornale sulle tangenti buscate in nome di lavori cordi: il muretto del primo appuntamento amoroso, il
Perdo le volte, i volti perfida- mille aghi d’acqua, come del di morte spettacolare. Intanto titanici in cui credevano solo i Cavalieri della “Compagnia vicino campo dove morì un bambino dilaniato da una mina
mente. greto del Lifting” e gli appaltatori del momento. Lele era uno mentre faceva pascolare la sua vacca, i luoghi delle feste in
il lungomare non conta i feriti
Persino negli occhi, i miei, cam- sabbioso, da cui cosparge (per lento: sia nel pensiero che nel corpo. Impiegava anni per famiglia, le strade di sempre, … In questo gioco della me-
e i decessi, trascina frattanto
biati, lei) capire di aver sbagliato e secoli per chiedere scusa. Contro moria o si beve o si affoga…
ratti, gaudenti e claudicanti. le eiaculazioni precoci del progresso schierava le riflessioni
veri dovunque guardati. Presen- il ventaglio cieco di salsedine. Ma le macerie furono più forti. Giulia non pianse vedendo
Miti, pacate dei pomeriggi estivi… C’erano anche momenti in
te ciò che era rimasto della sua dimora giovanile, ma i suoi
Dagli occhi scavati i fondali
scompaiono con assenza, come cui andava di fretta: ma solo per cattiva abitudine o per
quest’uomo vestito comunque, ormai gesti erano un misto tra la curiosità di chi cercava per non
lei, necessità sociali e di sistema.
esente dimenticare e la cocente delusione derivante dal pensiero
stinti di passioni, dove su fine
non vista, franare nella forza Appena scesa dalla macchina la povera Giulia si rese imme- che insieme al casello erano crollate tante altre cose nella
da morte, con sempre parole
strato azzurro la seta dei diatamente conto che del casello raffigurato nella foto d’e- sua vita durante quei lunghi sessant’anni. Ogni sasso era
fate di un’onda pregata, per ingegno
ricordi sventola, drappo vissuto lei poca non rimaneva che il ricordo. E un cumulo di macerie oggetto di stupore e di paura per l’inesorabilità del tempo.
appropriate, stancate. Perdo
a stracci e serate di gala. Volti esistere in una nuova forza. senza troppe erbacce denunciava il passaggio recente di un All’improvviso lo sguardo di Giulia fu catturato da un par-
abiti
cinico ed immemore progresso. Nella foto c’erano Giulia, ticolare che nella foga della scoperta non aveva considerato
per peso e mode, rughe assola- spumosi come profonde onde
sua madre Clementina, zio Tonio che sarebbe stato ucciso con la giusta lucidità. Tra le macerie, e in alcuni punti so-
te mute,
XVI dai tedeschi e nonno Michele con la divisa da ferroviere. pra di esse, sopravvivevano e s’ inerpicavano rigogliose le
di passanti. I mostri e i maestri oceaniche, severe, tolte
Permanga il tempo della morte, Tutti in fila per la foto davanti roselline che nella foto avevano
scolorano tra le tinte dello alla vastità per usura. Onde quella alla facciata bianca del casello. da poco cominciato la scalata
straccio non ancora estinte, in viaggio, Immancabile un cane… Aveva- sul muro del casello. Com’ era
che occlude attese sorde, ri-
cittadino, mentre io passo stu- con occhi chiama no l’aria felice dell’inconsape- possibile che dopo tanti anni
pito umidi per desiderio. –Sonda volezza e l’ingenua luce della quelle roselline fossero soprav-
oltrementali cene. Escluda nella
speranza infinita. E sullo sfondo vissute e soprattutto come ave-
su righe a casaccio di pavimen- mio Dio la voglia sincera e tocca sembianza di case amiche, con una pianta ancora giovane di vano superato il trauma dell’ab-
to,
con forza il sogno di chi amo, lama roselline rampicanti di colore battimento del casello? “La na-
su perdute tracce di comporta- spingendo paziente, dei cibi l’amaro, gret- indefinito, visto che le foto in tura non ha limiti” – pensò Lele
mento.
la spalla liquida di chi è ancora tezza. bianco e nero dividono il mon- mentre si gustava la scena della
in movimento, perché anche Permanga sulle delusioni del do in poche e semplici classi madre che riconosceva dopo
gemendo mito, cromatiche. decenni i suoi fiori tra le mace-
XII possa attraccare un giorno, in con dita callose e aduste la sag- Le macerie erano bianche, co- rie.
un’ora, gezza, me nella foto erano bianchi i Non solo avevano vinto la sfida
Lei, già morta, sdraiata sulla
lunga al porto di riposo del gabbiano!- quella che apre il velo e smussa muri del casello. Le travi di col tempo, ma le delicate rosel-
il rito. legno vecchio affioravano dalla massa di sassi e terra come line della foto appartenevano, oramai, ad una pianta mas-
riva, quella dei passanti intatti Lei prega, stipata tra un granel-
lo
ossa spezzate di una frattura. Il crollo era stato quasi perfet- siccia che il tempo aveva fornito di robusti tralci. La delica-
arrosolati, scuri su un’oblunga
to perché le macerie non avevano invaso i vicini binari an- tezza delle roselline era immutata. Tra le macerie, il colore
ombra, umiliata dai falsi ratti di sabbia e un ciottolo, da una
cora funzionanti. Con il rischio di trovarsi dinnanzi ad un delle roselline spiccava dispettoso sullo scenario solo appa-
mano,
da passeggio eterno. Il lungo- treno in movimento e uscente dalla curva della galleria di rentemente deprimente del casello abbattuto. Lele rico-
mare planato, da distanza di un mo- Persano, Lele e Giulia circumnavigarono la massa di mace- nobbe in questa scena un significato profondo e tutt’altro
nello
è instancabile. Lei sa che prima rie pulsanti di storia. Naturalmente, dopo sessant’anni, non che triste: le roselline e Giulia avevano la stessa storia. Su-
di paese. Non si potrà scorger- speravano certamente di trovare vecchi oggetti personali o perando gli errori e gli orrori di quella sanguinosa pagina di
di divenire eterni le amare
la. altre indicazioni del passaggio di Giulia, sia perché quando storia, si erano fatte strada nella vita e nonostante i “crolli”
ciglia si arrestano in tempo, in lasciarono il casello alla volta di una nuova sede non lascia- decisi dal tempo e dal progresso, continuavano spavalde a
Gli uomini assetati di risacca
rima
agonizzano squamati per la
rono nulla e anche perché dopo di loro chissà quante altre crescere sotto il sole del mezzogiorno d’Italia.
baciata con la vita. Il suo se- famiglie di ferrovieri avevano animato quel alloggio di cam-
deludente proposta, fiacca, Il cielo imbruniva e la segheria ormai taceva. Dall’arrivo di
greto pagna. Lele e Giulia erano passati lentamente già diversi treni re-
così evidente s’innamora dei Il rumore di una vicina segheria distolse per un attimo Giu- gionali e i rotori delle locomotive sembravano rianimare le
lia dai suoi ricordi struggenti e come in un sadico gioco di macerie memori delle urla giovanili di Giulia. I giochi inco-
matriosche della memoria si ritrovò in un nuovo ciclo di ri- scienti sulle traversine dei binari si erano spenti da tempo

24 13
per fare spazio alle luccicanti promesse di una vita in un’I-
talia da rifare tra i film di Totò e il “Musichiere” di Mario II III buon vivere sociale.
Riva. Il ricordo dei vestiti rubati dagli armadi durante la Ti chiudi al permanere E l’epilogo. E l’epilogo tolto Hai pensato mortale
guerra e riconosciuti dopo anni in chiesa addosso ai vicini,
delle cose, anche se dal racconto ha il suono del
cedette il passo alla preparazione degli abiti nuziali. Le fe-
rumore
ste comandate che coinvolgevano intere famiglie e paesi bussa il vento su sere canna al prodigio della
erano state rimpiazzate dai panettoni comprati al super- fondo, del girovagare tondo
prensilità? In sella
mercato. I percorsi in bicicletta per andare a scuola solo un del mare; del sale raschiato
da cene stanche e me ad una vocazione
ricordo sbiadito. Lo spettro dei nazisti che dopo l’armisti- come
che richiudo il tempo misera rimozione
zio di Badoglio avevano defecato per sfregio nel berretto da il rastrellamento a doccia del
capostazione di nonno Michele era stato ricacciato nelle a giorni persi e te corpo,
cantine della storia a suon di vita. o qualcosa di caduto: il colore, dei minuti in spazio
Il ricordo spiacevole dell’incidente ferroviario in cui perse- che ricuci i lembi quello che schizzava il motto delimitato, ozio
ro la vita due ferrovieri e un sottufficiale dell’esercito tede- di vestiti battuti della presenza. Nelle
spiritoso, l’ironia delle ore
sco che accompagnava il carico, la fuga rocambolesca di
a terra. Anche su sghembi sole. Scappare stanotte: osser- diecimila snelle
nonno Michele tra le montagne – che non si riconosceva
va
affatto nei panni del “capro espiatorio” e nei dodici anni di
galera che gli volevano appioppare per un imprecisato passi posano astuti le pagine ultime raggelarsi pronosupinazioni
“errore umano”-, il processo che ne seguì, l’assoluzione lumi, che dai fumi a marmo, già esigenti nell’erba dove sei stato? Suoni
quasi ovvia, le bestemmie dei parenti insoddisfatti e i
stancano dando ai muti dell’insonnia d’agosto. Magari di lontananza, di anni
gioielli venduti per pagare l’avvocato, divennero col tempo
nell’attesa dell’inverno, o ferme persi tra gli inganni.
sclerotiche paure della cui carica emotiva nessuno, mai più,
si occupò. Era tardi. Bisognava ritornare a Battipaglia. parole fatte, umidi all’ultima estate, respiro ignaro.

Ma non prima di aver prelevato un rametto di roselline da consensi alle fanatiche X


trapiantare a casa in un vaso adibito per l’occasione. La bestie, che dalle fumide IV Passeggio il paese Battipaglia.
mania che aveva Giulia di portarsi a casa un ricordo botani- Hai per caso incontrato Ho perso i platani giardini aran-
co dei luoghi in cui andava, questa volta era più che giusti- ci.
brume di alate le tue mani oggi? andato
ficata. Quando dopo alcune settimane il rametto aveva
dal mattino per la La civetta di agile liana-
attecchito nel vaso di terra al sesto piano del suo condomi- incoscienze, lanciano
nio, Giulia non si sentì più triste nel ricordare la sua gio- vita, usando qua e là luna sventola i platani in ganci
ideologiche ornate
ventù passata. Ora possedeva un segno tangibile della sua
personale vittoria sulla Storia proprio lì sul suo balcone. di piazza Amendola; la bandana
gioie, quelle che tranciano maestria di parole
E ogni mattina poteva innaffiare in vestaglia le ritrovate di grano e castelluccio è muta.
l’onesto morire fischiettando la mole
roselline di Persano. Arano
dei vivi. Esse, frange di esperienze, ma le
il cemento i passeggeri calati
mani, le mani le
dall’al di l’Alento. Schiumosi
CINEFORUM “NUGAE” civette illusioni franano
consumano per banalità, hai ignorate. Esse
L’Associazione culturale “Nugae”, a partire dal mese di Settembre 2004, promuoverà una serie di incontri finaliz- ogni volta da gusci matrimoniali
zati alla visione di lavori cinematografici, in sede ancora da definire nella città di Battipaglia. Dalle pagine di que- in ragione della bestia viltà. soprattutto mai smesse
inquinati dai frastuoni del bo-
sta rivista vogliamo cogliere l’occasione per coinvolgere tutti coloro i quali, sia professionalmente che in veste alle casse, ai giornali, om.
amatoriale, sentendosi vicini al mondo del cinema, individuano nel cineforum un valido mezzo di confronto cul- ai martelli, manuali Fingono, fingono di ricordare
turale e non solo di puro svago. Cerchiamo, dunque, persone interessate alla visione e al dibattito, ma anche all’- segnalilazzi per la morte, la tenace, vera…sloom!
organizzazione, insieme a noi, del cineforum stesso: dalla messa in opera tecnica della sala, alla scelta ragionata conversazioni del
delle pellicole. Sperando, altresì, che da questa collaborazione possano nascere nuovi Soci per l’Associazione
* * *
“Nugae”.
Per informazioni: Anna Di Feo; Massimo Longo ; Lucia Ielpo (vedi Redazione “Nugae-Scritti Autografi” )

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Le cose ordinate La strada breve per Sant’Elia
di Fabio De Santis di Aengus
Poesia Prosa
L’esigenza di riconoscibilità formale della poesia viene da I Arrivai in vista del monastero benedettino adattato a doppio filare di querce e aceri. C’erano more e mirtilli e
lontano, da sempre affascina il poeta, anche “quello” libera- masseria in un tardo pomeriggio di fine luglio. Erano quasi alcune piante di noccioli quando veniva il tempo. Gettare
Ancora in tempo. L’ora
to dalle forme e scivolato nello “stile da traduzione”, e- le diciannove e la luce solare manteneva ancora un’intensi- lo sguardo nella semioscurità di quella vegetazione un po’
spressione dispregiativa coniata da una certa critica italiana è gabbata, per cui tà tale che gli alberi e le coltivazioni scintillavano in una mi sconvolse: mi si aprì una piccola breccia nel cuore per
del dopoguerra. Nel 1990 Raboni sosteneva che la stessa folgorante tonalità di vérde. quei luoghi che, credevo, non avessero più significato per
tu qui, tra le mie braccia
me. Un uomo di trentasette anni che all’improvviso ritor-
poesia richiedeva questa riconoscibilità ai poeti per conti- Il viaggio era stato lungo ma comodo sulla mia Peuge-
rare. Lasciando traccia nò indietro nel tempo: un ragazzo di ventiquattro anni i cui
nuare ad esistere. L’affermazione forse partiva dalla consa- ot 206 blu di Cina: ero contento di aver rivisto la Francia
tratti somatici erano, in un istante, mutati in quelli di un
pevolezza di “un estremismo informale” che a volte ha am- ma, ora, altrettanto felice di essere tornato a quella antica
adulto. C’era da confondersi le idee in quel trambusto di
mutolito la voce del poeta costringendola in scritti troppo contrada, stretta tra il fiume Lise e le colline di Sant’Elia.
di paure, finora suggestioni. Poi, parve tornare una quiete interna, mentre
somiglianti alla prosa. Tutta la terra che si riusciva a coprire con lo sguardo ancora la visuale era dominata da quella luce rosa-arancio,
l’amaro del pensiero,
Il piccolo canzoniere, dal titolo “Le cose ordinate”, che intorno al decaduto complesso e il monastero medesimo solo un po’ più scura. Dalla torre del monastero, con fori
fobie di tempi bui recavano il nome del Santo. Il borgo distava due chilometri quadrangolari, due tortore volarono verso l’aia, fino a po-
qui verrà pubblicato a “puntate”, è un tentativo di poesia e e mezzo, coperto da una collinetta il cui dorso irsuto era sarsi sul tetto di quello che sembrava un porcile. Emetteva-
quando non eri tu
di poesia scavata nel solco del formalismo, questo per una linea di enormi, vecchi lecci e di antiche querce che, no il loro struggente richiamo che era come un canto che
stabilire che essa è possibile ancora oggi e che oltre il ponte di pietra di epoca medievale, declinava dolce- sibilava nell’aria: quasi una sorta di ritirata per tutti gli
paradossalmente è il decalogo delle cose da non fare in tuttavia sparisti:
mente verso il fiume. esseri viventi dei dintorni, un invito a smettere ogni attività
poesia, per “liberarla”, ad essere restrittivo ed a creare un L’aria era calda ma, a tratti, correnti fresche scuoteva- per dedicarsi al riposo o, meglio, all’amore.
per sempre mi lasciasti.
nuovo codice formale. no la vegetazione, portando gli odori e i suoni della campa- Il lieve vento della sera si aggirava tra i campi e, dal
Ancora io, senza ieri, gna. Dalle stalle mi arrivavano i miasmi e il tintinnare sor- fiume, trasportava verso me la fragranza di un tempo di-
Un secondo paradosso è in rapporto con i contenuti della do dei campanacci; dal fiume lo scivolare lento dell’acqua menticato. Lasciai l’imbocco della stradina, facendo retro-
rivivo anche stavolta,
raccolta. In essa si parla dell’esperienza continua della sulle pietre e l’odore dei greti erbosi. Un latrare di cani marcia, ma guardai per un po’ l’intero tratto fino alla cur-
morte, non solo la fisica, che toglie il respiro, ma della riempiva l’aria ogni tanto. Mi colpì anche il volo d’una va dove la luce diveniva fioca. Lì in fondo querce e aceri
morte intesa come modifica permanente dello stato delle eslege fra i tabù gazza che, dritto e rapido, si perse oltre la torre del mona- intrecciavano i rami come braccia protese… Lì, mi accor-
stero. gevo ancor di più ora, una parte di me sopravviveva e si
cose, l’andare degli attimi, delle storie, dei sentimenti, di libertà stravolte. stava risvegliando da un lungo letargo. L’auto procedeva
delle età. Ci coglie sempre di sorpresa e destabilizza un Sotto la grande quercia che sporgeva sulla stradina,
Ti dico stai, rimani, appoggiato all’auto, colmavo gli occhi e il cuore con quelle lenta sul viale che conduceva all’antico monastero, da più
ordine, che è la successione dei desideri che ognuno di noi sensazioni. Era trascorso troppo tempo dall’ultima volta di un secolo divenuta masseria, illuminata da quella luce
modella le mie mani. che vestiva ogni cosa.
stabilisce per il futuro. Nella presunzione di un mondo che quelle atmosfere mi avevano impregnato l’esistenza.
ordinato e nella sua irrealizzabilità si ricava un forte Tutto sembrava, a quell’ora, pervaso dal rosa-arancio del A intuito avvertivo che nella disposizione delle perti-
malessere per l’uomo, dovuto all’illusione di poter E tu sopravvissuta sole che moriva, ma era una visione intellettiva più che nenze del complesso qualcosa era lievemente mutato. Le
dominare il flusso della vita, indirizzarlo secondo la sua reale. Sembrava proprio che ogni immagine che feriva i ruote schiacciavano sterpi e foglie, mentre lentamente si
alle esperienze resti, miei sensi diventasse subito una foto ingiallita dal tempo. facevano strada nel tratto finale che conduceva al centro
volontà. Tuttavia la vita richiede un ordine per poter dell’aia. Scesi dall’auto e, presto tre cani di piccola taglia,
moltiplicando i passi Mi abbandonavo all’assalto dei ricordi, a lungo smarri-
esistere, così come la poesia (anche il verso libero lo uno bianco e nero, un secondo beige e bianco ed un terzo
e i letti, perché sai: ti chissà dove nella mia mente. Sparpagliati, stanchi e deso-
richiede), ma esso non può bastare, né alla vita, né alla più grande tutto rossiccio e ancora cucciolo, mi si fecero
lati per aver così tanto atteso, a mano a mano che gli odori
poesia. incontro. I primi due erano volpini a pelo lungo, l’altro a
di paglia, sterco, erba medica si facevano più freschi e in-
pelo più corto era una specie di cane da caccia. Si vedeva
Ci vorrebbe una saggezza per relativizzare l’ordine, dia- il tempo ladro e muto tensi, quelli si riprendevano, un po’ rinvigorendo, addos-
che erano buoni e li lasciai odorarmi finché si fidarono,
sandosi l’uno sull’altro per suggerirmi questa o quella im-
logare quotidianamente con la morte, vivificare il continuo (mentre cammini onesta cercando di giocare con me.
magine e un gran numero di cose dimenticate.
disfarsi delle cose. Mi girai intorno ma non c’era nessuno. Gironzolai e
calciando brevi sassi)
Riflettendo, ricordai che l’angusto viottolo all’imboc-
chiamai un po’ in giro ma senza alcun risultato. I miei era-
toglie, lasciando mai. co del quale mi ero accostato con l’auto era, ancora quan-
no fuori e non era l’ora degli operai che si occupavano dei
do andai via, sconosciuto ai più. Si trattava, in realtà, di un
campi e degli animali. Questi ultimi sembravano già ben
sentiero sterrato con vegetazione di siepi che irretivano un
governati nei loro recinti. Dunque ero tornato a casa dopo

22 15
tanto tempo e realizzai che nessuno mi aspettava. Per quan- D’Artagnan e la Freccia Nera. Tutto ciò che era bosco, gioielli avrebbe fruttato un bel po’ e la rarità della scoperta
to fossi stato generico con mia madre sul mio eventuale cielo che muta in pioggia, vento che viene a portare l’in- (i cuochi sono molto attenti a certe preziose sorprese
passaggio, mi fece piacere che non stessero lì ad aspettare: verno, antiche mura, case di legno, la neve nella quale i mentre cucinano!) causò interessi e ipocrite pacche sulla
ricordai d’un tratto quanto mi divenne insopportabile a suo miei piedini di bimbo una volta corsero perché non volevo
tempo l’essere continuamente al centro delle loro preoccu- fare colazione. spalla da parte di chi aveva solo gustato la polpa senza la
pazioni. Ma era normale per un giovane. fortuna di masticare perle.
Avevo fatto l’interprete per questo e lavoravo alla
Chiusi la macchina a chiave e mi incamminai verso il Comunità Europea per lo stesso motivo. Era la mia fuga I bottoni delle camicie e le cinghie dei pantaloni erano stati
viottolo nascosto. Decisi quasi un po’ follemente di inol- nel mondo che avevo cominciato a costruire ed amare sin messi a dura prova e i tailleur delle signore ambasciatrici
trarmi tra quei cespugli e già fatti i primi passi un mare di da piccolo. Credevo che in quel modo sarei stato a contatto puzzavano di cucina… I rapporti O.N.U. sullo
ricordi tornò a farmi compagnia. Io sapevo dove portava il sempre con la cultura e con nuovi posti da vedere, per
sentiero e trovai quel segreto percorso quasi come me lo ricondurli a quella mia contrada interiore. Un po’ era così, sfruttamento del lavoro minorile in Pakistan erano
ricordavo. Dopo un po’ di cammino già mi arrivò forte e ma non sempre e non come avrei voluto. Tuttavia, mi ero impregnati di frittura e i bilanci per approvare la
chiaro lo scorrere lento del abituato a star solo nel mio costruzione di una fabbrica di vaccini in Uganda ricoperti di
Lise, con l’odore di quelle appartamentino e a parlare crème caramel…
erbe inumidite dall’ombra una lingua diversa dalla mia
e dalla vicinanza del fiume. per muovermi nella vita Il Presidente di turno uscì per primo dal palazzo dei
Qualche ramo mi segnò il quotidiana. Avevo le mie congressi dondolandosi come un dirigibile in un giorno di
volto e le braccia quando storie e a periodi la mia vento e avvicinandosi ad un mutilato che chiedeva
giunsi in vista del vecchio casa rimaneva vuota, men-
l’elemosina all’angolo della strada fece scivolare, tra i flash
mulino oramai abbandona- tre in altri l’abitavamo in
to. Da piccolo, mio padre due. Mi lasciai alle spalle il della stampa e con un plateale movimento della mano, la
mi ci portava ancora e ri- mulino mentre il fiume “sua” perla preziosa nel piatto del poveraccio pieno di
cordo che tra le assi scon- brillava proprio come quei monetine e sputi.
nesse del pavimento guar- pomeriggi di farina che
davo il luccichìo argentino imbiancava gli abiti. Cam-
dell’acqua in certi pome- minando riflettevo ancora
riggi d’estate. Il mulino, sulla mia esistenza, e pen-
appoggiato alle due sponde savo alla città in cui vivevo,
del fiume, aveva un passag- alle auto, alla gran quantità
gio laterale a valle, mentre di turisti in giro tutto l’an-
a monte restava in disuso la no, alle birre con gli amici
grande ruota. di tanto in tanto la sera,
all’amore, al sesso, al lavo-
Saggiate le assi mi fidai
ro, ai colleghi, alle dome-
e cautamente vi passai so-
niche pomeriggio. C’erano
pra. I lunghi rami dei vec-
dei tratti di tristezza, ma
chi lecci piegati correvano
sentivo di non riuscire a
lungo le pareti del mulino,
rinunciare a tutto ciò. Me
e con essi una folta vegeta-
n’ero andato perché senti-
zione di rampicanti. Ah!
vo un forte bisogno di es-
Quei luoghi erano fantasti-
sere libero di fare senza condizionamenti le mie scelte. Ne
ci, in grado di scatenare ancora la mia fantasia. Preferivo in
ero sempre convinto; è un diritto che spetta a chiunque.
particolare immaginarli nel medioevo quando ero piccolo e
Ancora sterpi che mi lasciavano segni in faccia. Non ero
sino ai miei vent’anni. Vi ambientavo le storie più fanta-
attento. Stavo ripercorrendo la mia vita nella distanza che
smagoriche e ci pensavo spesso, anche quando studiavo
separava l’imbocco del viottolo alla sua fine. La cantilena
Lingue all’Università. Quando coltivavo il sogno di diventa-
che echeggiava dal Lise mi accompagnava ancora lungo il
re interprete e, tra le tante letture mi appassionai a qualche
sentiero, pian piano sfumando, finché non giunsi alla radu-
testo di Le Goff. Quando viaggiavo un po’ ovunque in Eu-
ra, ad est della quale si stendevano sempre i campi di gran-
ropa e rimanevo incantato dalle vestigia, soprattutto medie-
turco. Breve scorcio di campo aperto, quindi, prima di
vali. Ci pensavo quando una ragazza da un sorriso chiaro e
riprendere il sentiero nel suo tratto più lungo e stretto,
dall’accento straniero mi sorrideva, quando conobbi l’amo-
quasi impraticabile tanto era l’intrico di siepi selvatiche.
re tra le braccia di una di esse a Praga. Ci pensavo con tutto
il mio essere, sin da quando ero piccolo e vedevo i film di D’improvviso udìi come un tuono in lontananza, ma

16 21
“Allora mambo” (le ostriche di Johannesburg) ad esso ne seguirono altri. E allora ricordai che era la festa
di Sant’Elia. Ecco perché i miei non erano in casa. C’era la
Notizie “di poco conto”
di Michele Nigro processione e poi si poteva stare seduti sotto le luminarie a Brevi dal mondo letterario
- 22 Maggio 2004 ore 17,30
Prosa
chiacchierare con parenti ed amici fino a notte fonda. Mi
affrettai. Altre sensazioni dell’infanzia mi assalirono e più XXXVI Premio Nazionale Sìlarus
camminavo più erano quelle adolescenziali e poi giovanili.
(Narrativa-Saggistica-Poesia)
L’incomprensione dei miei! Andavo avanti e indietro nei
“Signor Presidente…! Fuori piove a dirotto e la città a que- cartellina contenente le statistiche sui morti per AIDS nel ricordi e il passo svelto mi faceva sudare. La camicia si im- Salone di Rappresentanza della Pro-
st’ora sarà piena di poveracci che vagano alla ricerca di un biennio 2000-2001 in Tanzania, rispose all’attacco con un pigliò in una spina e si strappò lievemente. Poi iniziò una vincia, Palazzo S.Agostino, Via Roma
posto asciutto in cui ripararsi, dal momento che le loro massiccio schieramento di caviale direttamente approdato salita alla fine della quale mi ritrovai finalmente nell’orto di Salerno. Premiazione vincitori e recita
bidonville avranno già imbarcato acqua e altre cose indefinibili mio zio Ettore, dopo aver scostato non senza fatica una delle liriche premiate e segnalate a cura
sulle tavole di Johannesburg con un volo diretto dal Mar
…!”- disse il segretario affettato e sull’attenti con un tono rete messa a mo’ di cancello. dell’attrice Ivana Monti.
Caspio.
che era una via di mezzo tra il nauseato, pensando alle Ero al borgo e quella che avevo appena percorso era la - 23 Maggio 2004 ore 20,30
“cose indefinibili” su cui aveva a stento trattenuto la lingua, La guerra del cibo continuò per ore tra lanci dispettosi di scorciatoia un po’ segreta che la mia famiglia usava da sem- Convegno pubblico sulla poesia
e l’apprensivo, pensando al doppio petto del Presidente, pietanze e grandi abbuffate che misero duramente alla pre per arrivare in fretta in paese nei casi di urgenza.
Quanto era lontano tutto ciò dalla città straniera in cui “Grida dall’anima”
firmato Ermenegildo Zegna. Il costoso abito non avrebbe prova i vari gourmet travestiti da politici intervenuti per
reagito bene all’acqua piovana se per caso l’illustre politi- vivevo! Mi aggiustai un poco e asciugai col fazzoletto il Auditorium dell’ ITIS “G. Gatta”
discutere sulla annosa questione della fame nel mondo. Il
co, colto da un raptus di solidarietà popolare, avesse deciso sudore. Poi, dall’orto passai dietro la casa per ritrovarmi
comunicato parlava chiaro: “…fate sparire ogni prova del Via Pisacane - Sala Consilina (Sa)
sullo stradone già illuminato dalle lucine lampeggianti e
di camminare a piedi tra le strade di Johannesburg fino al vostro passaggio. La gente non deve sapere che siete stati qui!” percorso da una folla di paesani in momentaneo silenzio - 29 Giugno 2004 ore 20,30
quasi vicino Centro Congressi. dietro al Santo, quasi come a volergli chiedere un piacere.
E poi mandare indietro tutto quel ben di Dio , sarebbe Concorso di poesia e prosa
Lì, infatti, si stava svolgendo ormai da giorni il “raduno” Ma la banda attaccò con fragore e rosari tornarono a girare
stato un affronto gravissimo nei confronti di chi muore di tra le dita avvizzite delle anziane donne vestite di nero, le “Simposio” (serata finale)
internazionale dell’Unione Presidenti Solidali e
fame. lingue dei fedeli a rivolgere preghiere a Sant’Elia. Sala del Comune - Buccino (Sa)
Preoccupati (sigla U.P.S.P. – che sembra più un richiamo
usato da vecchi sporcaccioni quando vogliono attirare L’ultima portata fu micidiale…! Ostriche coltivate in Appena passata la processione andai verso la trattoria Interverrà Luciano De Crescenzo
Francia cotte con alcuni litri di Chardonnay e servite con di altri parenti e, immancabilmente, vi trovai i miei. Stupiti
l’attenzione di giovani ragazze sugli autobus o all’uscita
nel vedermi mi vennero incontro, per prima mia madre col
delle scuole! “Heilà ,signorina…! P.S.! P.S.! U.P.S.P.!!!”) una salsa verde della Liguria. L’applauso fu inevitabile e suo sguardo in cui si leggevano mille domande per un figlio
l’atmosfera gioiosa sembrava tradire quasi un raggiunto che se n’era andato lontano. Mio padre mi abbracciò senza
Ma la Provvidenza fece scegliere al Presidente la “solita”
accordo sulla costruzione di un acquedotto per servire indugi e un po’ severo, come sempre. Ma si vedeva che i
Limousine per raggiungere i colleghi che già avevano preso
alcune zone dell’Africa centrale ancora sprovviste del loro cuori traboccavano di gioia. Mentre gli altri parenti si
posto nella sala da pranzo. Erano veramente preoccupati facevano intorno dicendo spiritosaggini, mia madre mi
liquido prezioso. Invece era solo un applauso per le
per la salute del mondo e per la situazione disastrata delle aggiustò i capelli e il colletto della camicia. Pensai che io
ostriche…Nessuno si preoccupava del vertice saltato, ero semplicemente un grumo di ricordi, e il mio buon sen-
popolazioni terzomondiste che fortunatamente non
perché tanto tra sei mesi ne avrebbero fatto un altro nel so e la maturità raggiunta fino ad allora. Ero il tempo tra-
sapevano quasi nulla di quel vertice. I problemi erano tanti
Burkina Faso dal titolo: “Le proteine digeribili nell’Africa scorso dalla mia infanzia, ero l’amore che avevo dato e
e le esigenze dei singoli paesi ricchi fin troppo variegate e quello ricevuto. Ero il mio mestiere. Ed ora, ero un giova-
del Nuovo Millennio: prospettive e speranze per un
preminenti per mettere pace tra tutte le “teste” ne che abbracciava i suoi vecchi genitori che non lo aveva-
mondo migliore”. Boh…!?
intervenute… no mai capito, un uomo che adesso non aveva così tanta
Argomenti inventati, triti e ritriti, che servono a coprire i fretta di ripartire da Sant’Elia.
E allora? “Allora Mambo!” Come recitava il titolo di un film
veri accordi che si svolgono dietro le quinte! La Giuria del XXXVI Premio Nazionale Letterario Silarus,
italiano…Tutti sfogavano la loro “rabbia” e la loro
immensa “delusione” in un bagno di Champagne e Mentre il Presidente di turno dell’ U.P.S.P. succhiava sezione Narrativa, ha deciso di conferire la “Segnalazione d’o-
cospargendosi il corpo di patè foie … Il chairman di senza tregua la polpa delle ostriche dal loro involucro nore” al racconto “Le roselline di Persano” di Michele
Dublino cominciò a stuzzicare la segretaria del Presidente grossolano aiutandosi con un cucchiaino d’argento, sentì Nigro, pubblicato nel presente numero di “Nugae”. La cerimonia
degli Stati Uniti d’America lanciandole fragoline di bosco qualcosa di duro e liscio sotto i denti e fece appena in di premiazione si terrà, sabato 22 Maggio 2004, alle ore17,30
appositamente richieste dalla Francia meridionale insieme tempo a sputare fuori il corpo estraneo che altrimenti nel salone “G.Bottiglieri” del palazzo della Provincia, sito in via
ad un lotto succulento di Camembert e di Roquefort. avrebbe ingoiato insieme al premiato mollusco. Roma a Salerno. Il racconto premiato verrà, inoltre, pubblicato
L’avvenente segretaria non fu da meno e mentre si riparava Si trattava di una perla. Bianca, perfettamente rotonda, sul numero 233-234 della rivista “Sìlarus” fondata da Italo
dai colpi di frutti di bosco del vegliardo irlandese usando la lucente e di dimensioni ragguardevoli… Sul mercato dei Rocco.

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Metamorfosi scritto con facilità e dolore. le vene, una ad una. cerimonia
indiana- i capelli strappati dalla testa, uno ad uno. lei non
di me e sei nato tu. un amore nuovo fatto di sé, fatto di sé.
altre parole, altri sogni, braccia penzoloni e piedi stretti e
di Lucia Ielpo piange nessuna lacrima, aspetta il sole tiepido come un pal- lunghi. hai camminato molto e sei arrivato a me. ho cammi-
Prosa mo aperto sulla nuca. in quell'attesa ti ho scritto e ti ho
amato, senza badare al tempo, ferma a cercare quel che
nato molto prima di arrivare a te. il mio amore, dall'emisfe-
ro dei miei capelli alla spugna acquosa del tuo piccolo cer-
restava dei miei lineamenti nell'acqua scura dello stagno. vello dato alle stampe. prima ero io, poi sei arrivato tu. un
liquida, tuffata nel sogno di un utero pieno, raggomitolata ero io. non ti cercavo, ti adoravo segretamente sotto le amore fatto di verbi sostantivati e pagine fitte di memorie
con le mani strette tra le gambe. e la penna correva. ero io. sottane, come un albero che ama i suoi frutti. fittizie sprezzanti d'ogni punteggiatura. tu e la penna. ed io
ho trasformato il mio amore. la penna lo ha cancellato, ti ho amato.
orecchio teso sul petto - mani che rovistavano sotto i vestiti un giorno dietro lo specchio ho trovato un piccolo fram-
scrivendolo.
per trovare me stessa. ed invece c'eri tu. la voce che chiama mento vitreo che si era distaccato. una fessura sottile era ogni giorno mi sono alzata per guardarti ed innaffiarti. una
un giorno, mi sono avvicinata al tavolo e l'ho guardato. era dal pozzo, le unghie che graffiano i muri e capelli di ragazzo divenuta crepa e dirupo. un pezzettino minuscolo si era parola dopo l'altra, una sull'altra, una accanto all'altra. eri
lì, sul foglio, mi aspettava già da molti giorni. gli ho lanciato come il filo di un aquilone che mi tirava le dita. ero troppo distaccato. ma dentro, la potenza del riflesso, ampio, le tu e la carta. la mia faccia riversa su di te mentre rinascevi
uno sguardo rapido e scattante ma intenso e ho preso ad pesante. cadevo dal filo, ricacciata dal vento e dall'erba sci- corde vocali, scalini che salgono e scendono all'infinito. un come una pianticella sottile sotto la ghiaia dei binari. nuo-
amarlo. dapprima da molto lontano, come un fiore appassi- volosa sotto i piedi. Così imparai a correre. sempre più seme piccolo, questo pezzettino di specchio, caduto o fatto vo, autonomo. i miei ricordi svaniti, tu eri me e l'amore e i
to che non sappiamo ancora se abbiamo intenzione di recu- forte, fino a gareggiare con le stagioni. all'inizio ero io, poi cadere o lasciatosi cadere dall'albero ed è già un nuovo frut- ricordi. fuori di me, eterno.
perarlo alla vita. poi sempre più intimamente, quasi appog- sei arrivato tu. ti ho inseguito fino all'ultimo marciapiede to. il mio amore è un altro. ho guardato con una lente d'in- ho trasformato il mio amore, la penna l'ha cancellato,
giando la testa vuota sul foglio, dormendo in esso, respiran- dell'ultima strada dell'ultimo confine e, per poco, ti ho vi- grandimento questo amore nuovo, staccato dal corpo del-
do attraverso le invisibili crepe della carta. se qualcuno mi scrivendolo.
sto. ero io che guardavo te. tu ti allungavi sulla carta, di- l'amore vecchio ed è stato come scoprire cellule straniere
avesse spiata, avrebbe indovinato di me l'ardore e la dispe- stendendo le membra, rilassando i muscoli e la mia fantasia, raccolte in una piccola nicchia del corpo, eri tu. eri sempre
razione, la mano immobile che scalpita, gli occhi chiusi al come i tuoi muscoli, dimenticava il guinzaglio a casa, dietro stato lì, e forse mi avevi guardata mentre io osservavo me
sogno. all'improvviso, l'epifania, la mente che vede per la la porta. ti ho ossevato fino a quando ti ho capito, poi sei stessa.
prima volta se stessa. così ho preso appunti sull'amore e rimasto solo tu. tu e la pagina. la mia mano un medium che
per lunghi anni con la penna tra i capelli, a digiunare l'amo-
sulla morte. ho incontrato un piccolo ma grazioso firma- presta la voce ai fiori secchi.
re per l'amore stesso, sospinta dal dolore che si fa ricordo.
mento di stelle colorate che dalla profondità della pelle si
inizio - il mio amore. le mani del dipinto di Escher. salivo una ad una. le venuzze. strappate dai polsi, erbaccia. per
faceva strada verso la notte. e l'amore. e la morte. poi ho
fino in cima, sulla scapola e intraprendevo le curve slittanti lunghi anni ho amato me stessa pensando che fossi tu, quan-
disperso il mio corpo per la stanza, dimenticando di me
della schiena. dal buco della serratura spiavo me stessa allo do l'ho scoperto ho smesso. un giorno dietro lo specchio,
stessa un pezzo dopo l'altro. le braccia all'angolo del lavabo,
specchio, un amore malato, un girasole che volta le spalle al un altro specchio. le tue mani e le tue braccia giacevano
le sopracciglia attaccate al mascara, i piedi nelle scarpe e
sole per inseguire la luna. il kamasutra di me stessa. le tue penzoloni fuori dallo specchio e si prendevano la vita e la
nelle strade disegnate sulla faccia della parete. ho tirato un
parole uscivano dalle mie narici; le accoglievo nella bocca e scarabocchiavano sulla pagina. sei diventato tutte le parole
respiro lungo e faticoso da abbracciare il corpo intero e con
le ricacciavo diverse, sbiadite a volte, ma sempre nuove. di tutti i vocabolari di tutte le menti di tutte le nazioni di
la stessa immediatezza ed impulsività l'ho espulso da me
ero io. non sapevo ancora che i tuoi capelli erano sempre tutte le forme di vita. tu e la pagina. è stata una competizio-
stessa, l'ho soffiato via, con vestiti e pensieri. un occhio
un po' più avanti e che io li avrei seguiti. ti toccavo e ti ri- ne e alla fine? la carta ti ha ributtato fuori migliaia di volte,
chiuso per dimenticare, l'altro aperto per inventare. di me
toccavo. io sempre io. le mie mani di desideri ossuti, i miei il suo immacolato candore contro la tua presenza ingom-
ho preservato solo le labbra come il simulacro della parola
polsi di venuzze tenere da spezzare, una ad una. e le ho brante. parole cancellate, sovrapposizione di immagini, di
che muove l'aria e la forgia in ombre quasi diafane sulla
spezzate, petali di un m'ama-non-m'ama. mi sono lasciata sentimenti, di interpretazioni dell'amore. tu, la tua con-
carta. lui era sempre lì. rifiutava il punto, ricacciava la fine
sbottonare, dall'amore e dalla pagina bianca. dalla parola traddittorietà. e la pagina. le tue avances contro la sua silen-
e la gomma da cancellare; si enfiava d'aria, ingrandendosi
morte. mi ha convinta a scrivere per non morire, per non te chiusura. ti ho visto, eri tu, da me diverso, diverso persi-
oltre misura e senza temere resistenza alcuna, si diffondeva
far morire te e l'amore. un giorno mi sono persa. scrivevo no rispetto a quei giorni in cui ti avevo chiamato amore. la
sulla pagina. getto d'inchiostro, come acqua che lava i pavi-
di te e indietreggiavo nella mia adolescenza. alle spine delle penna mi ha abbandonato. ho dimenticato me stessa. gli
menti, come pittura che copre i rumori del passato, dimen-
rose sul muretto. al piede da fenicottero nella campana. occhi alla finestra, le gambe incrociate, il cuore separato dal
ticati nell'intonaco secco del muro. testo poetico che vomi-
l'occhio portava dentro di sé una foto con la tua immagine, mondo da decine di maglioni impermeabili. la pelle lontana
ta se stesso fuori della pagina, poesia ed interpretazione,
ma il tuo volto in primo piano si offuscava e la terra, dietro dal cuore. ho spolverato le orecchie e irrigidito la retina, ho
nota che straripa, verso che si spiega e si confonde. forse
di te avanzava a divorare la luce. guardavo te ma tornavo dimenticato me stessa. la penna eri tu.
ancora l'unico confine il bordo del tavolo che separa il ciglio
alla mia giovinezza. alle braccia scoperte nel sole dell'estate,
del foglio, il duro dal molle, il petto dalla penna. forse avevo inventato un amore che nel gran finale aveva
al ciliegio appena spuntato sotto la veste bianca. mi sono
preso il sopravvento su di me, nato e non generato dalla
all'inizio ero io, il mio pensiero contorno di lettere, dentro lasciata andare sotto le coperte e nel buio ho rivisto le no-
stessa sostanza della madre, mio, me stessa in lui, eppure
di esse l'addome gonfio di chi non mangia più da secoli. mi stre facce e me stessa, mentre ti guardavo. ti ho amato,
ormai Altro. il mio amore è altro. una cellula indipendenti-
arrotondavo intorno alle movenze della punta della penna, nello spazio che passa tra gli occhi di lei e quelli di lui. ti ho
sta si è staccata e sei apparso tu. scrivevo l'amore, scrivevo

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