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Roma Esoterica
Roma Esoterica
Roma, capitale d’Italia (ma in passato anche CAPUT MUNDI), è oggi una città
internazionale, volta allo sviluppo civile
grazie anche alla sua importanza
storica. Per quanto riguarda Arte e
folclore, nonostante questi siano in
parte repressi dal Caos di una città
moderna, Roma è senza ombra di
dubbio la Regina fra le principesse. Chi
si aspetterebbe però di trovare in essa
solo Ministeri ed uffici, si sbaglierebbe
di grosso. La città, come tutto il
“Vecchio” Lazio è pregna di Magia,
accerchiata da un’antica aurea di
tradizione e da un nuovo alone di
Mistero. Questo clima, invisibile alle
persone che non vi abitano, denso per
chi, come me, la vive, perde oggi la sua
serena immagine storica, alla quale
vengono attribuite visioni di fantasmi “simpatici” e diventa giorno dopo giorno sempre più
cupa, più nera.
Così, vicino ai fantasmi buontemponi come il Frate di Montecitorio che si aggira per i
corridoi del Palazzo dando schiaffoni a chi dice parolacce, vi sono case “infestate” e riti
più o meno ortodossi che incutono due sentimenti paralleli: timore e curiosità. Questa è
Roma “ESOTERICA”, una città nella quale è presente un contorno di Demoni ed affini ma
che non può rinnegare le sue radici con il passato.
Prorio su queste radici mi voglio basare per parlare di una nota apparizione fantomatica
romana, quella della PIMPACCIA.
Donna Olimpia (Olimpia Madalchini) divenne Pamphili dopo le nozze con 1’anziano
Panfilio, fratello del futuro Papa Innocenzo X. Soggetta a
scandali dovuti alla sua cattiva fama (una relazione con il
venerabile cognato?) ed alla sua lussuriosa bellezza, Donna
Olimpia fu soggetta ai pettegolezzi popolari e perfino alle
pasquinate, come in quella dove era scritto “OLIM PIA,
NUNC IMPIA”, e venne definita così: La PIMPACCIA.
Astuta e spregiudicata, la fece da padrona nella Roma del
1600, accumulando grandi ricchezze per la sua casata
arrivando addirittura a rubare due casse di denaro
nascoste sotto il letto del pontefice in punto di morte
(leggenda o verità). Ancora oggi, c'è chi giura di averla vista
aggirarsi con un cocchio nero, trainato da cavalli neri dagli
occhi di bragia, intorno alla sua villa suburbana di San
Pancrazio od attraversare di corsa ponte Milvio, forse carica
delle due casse di denaro rubate. Vederla (secondo le
dicerie) può essere presagio di morte o di sciagure, ma può
essere anche un’indicazione per avere dei numeri da
giocare al lotto; scherzi a parte, a noi la figura della
Pimpaccia, piace così com’è, circondata dalla sua aurea misteriosa e malvagia, anche se
in fondo la colpa di Donna Olimpia era quella di essere una “compiacente” e ricca
nobildonna romana, in un momento storico di non facili possibilità economiche. Adesso
scusatemi, ma sento arrivare la carrozza.....
by Franco Bruni
(published in "Progress" - February, 2006)
Un insolito intreccio tra pura fantasia e realtà storica, una trama generosa di ingegnosi
quanto paradossali colpi di scena e uno stile narrativo spigliato ed efficace sono alcuni
degli elementi alla base del grande successo del romanzo Angeli e Demoni dell’americano
Dan Brown. Ma sicuramente l’elemento che più di tutti ha costituito il giusto stimolo alla
creazione della fitta trama è senza dubbio la sua ambientazione “romana”. Ma,
attenzione, non una Roma cartolinesca, quinta teatrale muta di fronte agli eventi, ma
una città-protagonista in cui alcuni dei suoi simboli artistico-architettonici diventano
nella finzione narrativa segni visibili di un tracciato
simbolico, creato da uno dei rappresentanti artistici
più in auge della Roma barocca, Gian Lorenzo
Bernini, che nel romanzo diventa il creatore di un
percorso iniziatico attraverso quattro “altari della
scienza” – così chiamati dalla setta segreta degli
Illuminati - che il protagonista si troverà a
percorrere tra mille peripezie. Ripercorriamone
assieme le singole tappe alla scoperta di alcuni
famosi luoghi romani visti, però, dall’insolita
prospettiva del romanzo.
La rocambolesca indagine del protagonista prof.
Langdon – lo stesso che ritroviamo nel Codice da
Vinci - attraverso una Roma affascinante e piena di
mistero, prende il via dalle indicazioni celate nei
versi di una poesia di John Milton, inserita in un
fittizio trattato galileiano. Un testo ermetico che ad
una attenta lettura svelerà la prima delle quattro
tappe di questo percorso.
La prima è la cappella Chigi a Santa Maria del Popolo, una delle tante affascinanti e
ricche chiese di Roma. Collocata in una delle piazze più singolari della città, - si tratta di
piazza del popolo opera del neoclassico Valadier -, S. Maria è un vero e proprio scrigno di
opere d’arte. Basti ricordare la cappella Cerasi con le due celeberrime tele del Caravaggio
(Crocifissione di S. Pietro e Conversione di S. Paolo), la maestosa policromia marmorea
della cappella Cybo disegnata da Carlo Fontana, gli affreschi del Pinturicchio e allievi,
sino ai bellissimi monumenti funebri rinascimentali di Andrea Sansovino. Ma
nell’economia narrativa del romanzo è la cappella Chigi ad essere prescelta come il primo
dei quattro “altari della scienza” ognuno dei quali è associato a uno dei quattro elementi
naturali. Puntuali i riferimenti del romanziere nel descrivere questa cappella raffaellesca,
con i suoi affreschi e mosaici astronomico-astrologici. Colpiscono poi i due monumenti
funebri ospitanti i due Chigi – papa Alessandro VII Chigi fu uno dei papi-protettori del
Bernini – disegnate da Raffaello con le loro caratteristiche piramidi marmoree (la
piramide è un altro dei simboli esoterici ricorrenti – rivisitate successivamente dal
Bernini stesso con l’aggiunta di due medaglioni ovali – e la figura dell’ovale ritorna
frequente nella simbologia. Alla bellezza della volta fa da contrasto il medaglione
marmoreo policromo nella pavimentazione e raffigurante un tetro scheletro alato recante
lo stemma dei Chigi. Nella narrazione il medaglione marmoreo diviene una sorta di
accesso ad una camera ipogea in cui avverrà il primo efferrato omicidio. In realtà l’ipogeo
è frutto di fantasia narrativa mentre indubbia rimane la suggestività della cappella nella
sua commistione di puro stile rinascimentale e barocco.
Ma la prima delle quattro tappe di questo simbolico percorso associato all’elemento
“terra” (l’ipogeo), contiene anche l’indizio che porterà il protagonista alla seconda tappa.
Ancora una volta è una delle due statue del Bernini, Abacuc e l’Angelo, a ridosso
dell’altare della cappella ad indicare la via. Infatti la figura dell’Angelo sembra indicare
una direzione ben precisa… e la breve quartina poetica del poeta Milton ritrovata nel
codice galileiano (che indicherebbe simbolicamente il percorso iniziatico) recita proprio
“lascia che gli angeli ti guidino nella tua nobile ricerca”. A questo punto il gioco è fatto,
almeno nella incredibile genialità intuitiva del protagonista. Scartate varie possibilità la
direzione indicata dalla statua porterebbe proprio a piazza San Pietro: ancora una forma
ellittica, quella disegnata dal Bernini per il colonnato con al centro il famoso obelisco
egizio proveniente dal vicino stadio di Nerone che li aveva luogo anticamente, e li posta a
fulcro della piazza contornata dalle due fontane posizionate in corrispondenza dei due
fuochi dell’ellisse. Ancora il leit motiv dell’ellisse, ancora un tremendo omicidio, ma
stavolta manca un elemento…. l’angelo o una figura similare che dovrebbe indicare la
terza tappa. Quasi una pecca in questo che sembra un percorso puntualmente
caratterizzato da elementi ricorrenti. Dan Brown dovrà escogitare un’altra trovata per
supplire a questa mancanza: al posto
dell’angelo sarà il bassorilievo berniniano
posto sulla pavimentazione accanto
all’obelisco e raffigurante una faccia
nell’atto di soffiare, posto al centro di una
gigantesca rosa dei venti tracciata sulla
pavimentazione della piazza. E ritorna
dunque anche il simbolo dell’aria
(bassorilievo) che corrisponde al secondo
elemento associato al secondo altare della
scienza. Sarà la direzione verso cui spira il
soffio a guidare Langdon al terzo luogo
segreto, dove sta per compiersi il terzo
omicidi.
Terza tappa, un altro altare stavolta
simboleggiato dall’elemento fuoco; un
indizio che metterà stavolta a dura prova le
capacità intuitivo-associative del geniale
Langdon. Gli sforzi saranno presto
premiati e con l’aiuto di una mappa il
protagonista, tracciando una retta verso
ovest, lo porta dritto-dritto all’opposto della
città, ad uno dei luoghi di Roma meno
frequentati dai turisti: la chiesa di Santa
Maria della Vittoria. Un chiesa seicentesca
che se architettonicamente non
rappresenta quanto di meglio sia stato
prodotto in quel periodo a Roma,
ciononostante cela una incredibile scenografia marmorea nella cappella Corsaro: l’estasi
di Santa Teresa d’Avila, capolavoro berniniano. L’associazione all’elemento “fuoco” viene
dal dardo infuocato con cui l’angelo colpisce la santa sotto l’effetto di una crisi mistica.
Un’opera volutamente ambigua, in cui la santa sembrerebbe piuttosto in preda ad una
voluttuosa passione. Ancor più suggestiva la cappella che ospita il complesso marmoreo,
una sofisticata scenografia teatrale segnata da delicati giochi di luce e contornata da finti
palchetti da cui sporgono i rappresentanti della famiglia Cornaro a cui la cappella è
dedicata. Questa, più di ogni altra opera berniniana, ci illustra sapientemente il gusto
teatrale dello stile barocco, quel fascino per il “meraviglioso” che tanto caratterizza molti
luoghi della Roma seicentesca.
In questo terzo altare, l’assassinio sarà particolarmente cruento con tanto d’incendio
all’interno della chiesa… ma lasciamo certi dettagli ai lettori di Dan Brown e procediamo
oltre. Scampato miracolosamente alla scena del delitto, l’indistruttibile quanto
infaticabile protagonista si troverà ora di fronte al quarto enigma, il quarto altare della
scienza simboleggiato dall’elemento “acqua”. E chi poteva venire in soccorso se non
l’angelo del complesso marmoreo dell’estasi di Santa Teresa ad indicare anche stavolta la
direzione. Il braccio dell’angelo è rivolto infatti verso una direzione ben precisa, un luogo
ancora una volta dominato dalla scenografia di un altro capolavoro berniniano, una
piazza in cui l’acqua assurge a funzione di vera protagonista. Si badi bene, l’angelo nella
realtà indica una direzione ma esattamente opposta rispetto a quella indicata da Brown
cui gli concediamo anche quest altra “licenza letteraria”. Prendendo per “vere” le
affermazioni dell’autore, la direzione indicata dalla statua ci porta a piazza Navona, sede
dell’antico circo agonale di Domiziano sui cui resti poggiano gli edifici odierni e al cui
centro si trova il monumento per eccellenza dedicato all’acqua: la Fontana dei Fiumi. E’
curioso notare come la costruzione di questa colossale fontana, fra le più belle e
scenografiche della Roma barocca, fu decisa per un caso fortuito. All’epoca regnava papa
Innocenzo X Pamphili molto legato alla figura del
Borromini, l’antagonista di sempre dello stesso
Bernini che in quegli anni cadde un pò in disgrazia
agli occhi della committenza papale. Ricordiamo che
proprio a piazza Navona il superbo palazzo Pamphili
– oggi sede dell’Ambasciata del Brasile – è affiancato
dalle eleganti linee della chiesa di S. Agnese in
Agone del Borromini, posta a fronte della Fontana
dei Fiumi. La genialità del progetto l’ebbe però vinta
sull’atteggiamento pregiudizioso di Innocenzo X
verso il Bernini che ancora una volta vedeva
premiato il suo indiscutibile estro artistico. Fontana
dei fiumi perché ispirata al Gange, al Nilo, al Rio della Plata e al Danubio, ognuno
rappresentato da statue ciclopiche, animali, vegetazione, rocce che si dispongono attorno
ad una caverna rocciosa in una fantasmagorica scenografia che fa da base ad un
obelisco egizio originariamente sito nel circo di Massenzio sull’Appia. Quale miglior luogo
per indicare il quarto altare della scienza associato all’elemento “acqua”. Quarto altare,
quarto assassinio –l’ultimo, almeno, tra quelli premeditati – e non poteva mancare il
quarto indizio che porterà il protagonista alla “chiesa” dell’illuminazione, tappa finale del
percorso che, guarda caso, viene indicata anche stavolta dalla direzione verso cui guarda
la colomba col ramoscello d’olivo – figura inclusa nello stemma araldico dei Pamphili
nonché simbolo pagano dell’angelo della pace – posta in cima all’obelisco sovrastante la
Fontana dei Fiumi. Il tragitto da qui all’ultima tappa del percorso è breve ma lasciamo a
più pazienti lettori il seguito di questo straordinario quanto estroso percorso romano. Da
notare, però, che la direzione indicata dalla colomba è tutt’altra rispetto a quello che
l’autore del volume ci vuole far credere.... un’altra forzatura che perdoneremo al caro
Dan Brown.
Tra riferimenti storico-artistici più o meno reali, a volte puntualissimi e a volte fittizi, il
fascinoso percorso si snoda attraverso alcuni luoghi-chiave di una delle stagioni
artistiche più ricche di Roma, grazie soprattutto al mecenatismo papale. Ma quello
suggerito dalla fantasia di Dan Brown, è solo uno degli innumerevoli percorsi insoliti che
questa città, intrisa di storia e di arte come poche altre, può offrire. I misteri che essa
cela sono ancora molti, basta essere accorti e saper leggere, tra le righe, le tracce lasciate
su un monumento, una statua, una piazza e lasciare alla fantasia fare il suo corso….
Luoghi e Monumenti
Questo elenco vuole solo suggerire qualche luogo particolare in una città talmente
meravigliosa e ricca da essere assolutamente unica. Ho elencato pochissimi luoghi che
possono avere un riferimento al mondo gotico, e luoghi talmente belli da risvegliare in
qualunque spirito sensibile il senso romantico del sublime. Ovviamente, non c'è pretesa
di una neppure vaga completezza ne di obiettività, sono solo pochi suggerimenti...
Chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte - (Via Giulia, più o meno a metà) Questa
chiesa, eretta nel XVI secolo ma completamente riedificata nel XVIII, deve il suo nome
all'Arciconfraternita omonima, che la scelse come sua sede. Le
Confraternite erano delle "società o adunanze di persone, stabilite
in alcune chiese od oratorii per praticare pratiche di religione o di
pietà" (Luigi Huetter, da "Le Confraternite", 1927). La prima fu
fondata sotto Costantino, dopo il 313, le ultime furono sciolte nel
1890 per decreto papale. Per buona parte del periodo intermedio,
divennero tanto numerose da essere considerate quasi una
minaccia per il potere (solo a Roma se ne contavano centinaia).
Quella dell'Orazione e Morte si occupava di dare sepoltura a
cadaveri di persone morte e abbandonate lungo le strade di
Roma. All'interno della chiesa, si possono ancora vedere i macabri
gonfaloni e so di una cripta che potrebbe valere la pena di vedere,
ma, l'unica volta che sono riuscito a entrare nella chiesa, il
custode delle chiavi era assente.
Cimitero Monumentale del Verano - Il complesso monumentale del Verano risale alla
seconda metà del secolo scorso. Il cimitero è enorme, immerso nel verde di numerosi
cipressi, e, nella parte più antica e monumentale, si possono trovare meravigliose
sculture di angeli. Prossimamente vorrei pubblicarne alcune foto...
La porta alchemica - (Piazza Vittorio Emanuele II) All'interno dei giardini al centro della
piazza, al lato del complesso dei Trofei di Mario, si trova la cosiddetta Porta Alchemica,
o Porta Magica proveniente dalla villa, ormai non più esistente, fatta costruire da
Massimiliano Palombara, marchese
di Pietraforte, vissuto tra il 1614 e il
1680 nella zona in cui oggi sorge la
piazza. La storia della porta è
ammantata dalla tenue nebbia della
leggenda, e nessuno è ancora
esattamente riuscito a carpirne i
segreti. Quel che è certo, è che alla
fine del XVII secolo, si trasferì a Roma
Cristina di Svezia, e fondò un circolo
di esoteristi, maghi ed alchimisti al
quale il Palombara, da sempre
appassionato di letture classiche ed
occultismo, aderì prontamente. Tra gli
adepti del circolo, un medico illustre,
Francesco Burri, e un erudito tedesco, Athanasius Kircher. Pare comunque che nel
giardino della villa il marchese si fosse costruito una sorta di laboratorio in cui portava
avanti i suoi esperimenti, e che un giorno abbia bussato alla sua porta un misterioso
viandante (forse Francesco Giustiniano Bono, famoso alchimista dell'epoca), al quale il
Palombara offrì riparo. In realtà lo scopo dell'oscuro avventore, era quello di utilizzare il
laboratorio per fare alcuni esperimenti sulla creazione della pietra filosofale; dopo tre
giorni di lavoro ininterrotto, l'alchimista scomparì, lasciando nel laboratorio una certa
quantità d'oro purissimo e una pergamena cosparsa di misteriosi simboli e frasi latine,
contenenti il segreto del suo, a quanto pare riuscito, esperimento. Il Palombara si
impegnò a lungo, ma senza successo, nel tentativo di interpretare il significato della
pergamena; fallendo nello scopo e non volendo che una scoperta di tale importanza
andasse perduta, decise di immortalarla nella roccia e commissionò la porta magica. La
collocazione esatta della porta all'interno della villa non è nota con certezza, ma è
comunque probabile che fosse posizionata da qualche parte all'interno dell'enorme
giardino, forse proprio all'ingresso del gabinetto alchemico.
Fin qui la leggenda; le frasi riportate sulla roccia, spingono però a dare anche un'altra
interpretazione del passaggio. Vediamo allora cosa ci dicono alcune di queste scritte:
"Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato
sapiente"
Oppure
"Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco fa cielo della terra e del cielo cosa
preziosa"
O ancora
Sulla base della porta, una frase probabilmente aggiunta dal Palombara stesso, riguardo
alla missione del sapiente:
"È opera occulta del vero saggio aprire la terra affinché generi salvezza per il proprio
popolo"
Perciò è possibile che i simboli esoterici e le frasi di cui è cosparsa la porta siano degli
ammonimenti a chi si accinge ad attraversarla: questa operazione potrebbe essere
considerata come il simbolo di una purificazione interiore della persona, che poi è anche
il significato ultimo della pietra filosofale, in grado di trasformare la materia amorfa in
oro. La pietra filosofale allora non è altro che l'eterno stimolo a cercare dentro di sé un
bene prezioso e sfuggente, ciò a cui tutte le religioni spingono ma nessuna riesce a
visualizzare in maniera compiuta.
Ai lati della porta, si trovano due statue di una divinità ctonia di origine egizia chiamata
Bes: le rappresentazioni di questa divinità, in genere caratterizzata dalle fattezze di un
nano deforme, erano considerate apotropaiche e dotate di capacità divinatorie. Si diceva
che fosse così brutto da scacciare gli spiriti maligni, ed era una associato a tutti i piaceri
umani; protettore della famiglia, spingeva le coppie sposate al sesso, proteggeva la donne
incinte ed i bambini. Le due statue, però, non si trovavano nella villa dei Palombara, ma
sono di epoca molto più antica, e sono state ritrovate durante alcuni scavi nei pressi
della Stazione Termini, e poggiate vicino alla porta seplicemente perchè sembrava un
posto adeguato per esse.
PASSEGGIATE ESOTERICHE
Roma capitale della sapienza magica: una serie di percorsi alternativi alla ricerca dei
luoghi "magici" della capitale, nei quali si custodiscono i segreti dell'alchimia, dell'astrologia
e della cabala rinascimentale. E chissà che non si facciano strani incontri...
Gli itinerari svelano il volto sconosciuto della Roma Esoterica di Giordano Bruno, Cagliostro
e Massimiliano Palombara, autore della "Porta Magica".
• I FANTASMI A ROMA
Un'affascinante passeggiata nel rione Ponte durante la quale rincorreremo, in una
atmosfera carica di suggestione, storie misteriose dell'antica Roma. Il percorso si
snoda tra P.zza Navona, Via del Governo Vecchio, P.zza di Ponte S.Angelo, P.zza
Farnese...
• I ROSACROCE A ROMA.
Il mistero e l’enigma nella Roma dell’Inquisizione. Un itinerario nella Roma
magico-alchemica del seicento, capitale della magia.
• IL GRANDE CAGLIOSTRO.
Santo, mago o impostore? Fra i riti massonici, prodigi e persecuzioni
dell’Inquisizione, i luoghi della Roma settecentesca che videro il tramonto di un
"mito".
• ISIDE RITROVATA:
Un percorso attraverso le tracce del più grande santuario egizio dell'antichità alla
ricerca della metamorfosi della dea.
Gli itinerari del mistero segnano la topografia esoterica di Roma in un arco di tempo che
va dall'antichità ai nostri giorni.
Simbolismi magici, alchemici, astrologici e cabalistici svelano il volto segreto della città.
Ci inoltreremo progressivamente in un labirinto interpretativo che "rivitalizza" strade, vie,
quartieri da sempre conosciuti ma "ignorati".
Ogni rione di Roma è distinto dal suo "Genius Loci", un'anima che
allude alle diverse dimensioni spazio-temporali del luogo.