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Superata Annabel Chong, che,

nel 1995, si faceva scopare da


251 partner in dieci ore...
Angela Houston, 30 anni, nel
1999, si è fatta 622 uomini in 7
ore, cioè un uomo ogni 40
secondi. Candy Appels, da
parte sua, è stata interrotta al
742esimo dalla polizia di Los
Angeles. Quanto a Sabrina
Johnson, 23 anni, si allena per
battere il record del “gang
bang”: 2000 uomini in 24 ore,
previsti per San Silvestro.
Nessuno studio ha elaborato
ancora il ritratto psicologico di
queste candidate allo stupro collettivo. Ma Annabel Chong riviveva in diretta, nella sua
pellicola, il trauma di una vera violenza subita anni prima. E Angela, Sabrina, Candy, chi
sono? Chi sono queste donne che si dicono felici dopo essersi fatte montare da un
esercito? Chi sono queste Candy, Cookie ed altre Molly? Chi sono questi esseri umani
che si nascondono sotto dei nomi di cagnette o di dolciumi? Oggi, le testimonianze
incominciano a venir fuori. Come in "Shocking Truth", pellicola svedese realizzata a partire
da interviste e da montaggi di film pornografici diffusi nel nord dell'Europa, presentata al
Parlamento svedese nel 2000 nel quadro di una riflessione sulla libertà di espressione
nella pornografia. Dietro ogni vagina, ogni bocca da pompini, ogni ano, dietro ogni foro
riempito di sperma, di dita, di pugni, di centinaia di cazzi, si nasconde un essere umano.
Un essere umano, un corpo, che, spesso, sanguina tra una scena e l’altra. Che sparisce
durante le pause delle riprese. Che viene ri-truccato alla meno peggio per la eiaculazione
finale nella bocca. Oggi lo sappiamo. Molto sangue cola da questi culi anonimi, dai nomi di
pasticcino. Certo, non pensare che un essere umano, dotato dello stesso fragile corpo di
vostra sorella o di vostra madre, sia penetrato come in una catena di montaggio, sanguini,
venga umiliato, sia segnato a vita, permette di apprezzare meglio lo spettacolo
pornografico e di goderne più tranquillamente. Ma questa non è la realtà. In verità, chi
sono realmente questi uomini e queste donne che lo spettatore usa a lunghezza di video?
Tutti sodomizzatori focosi e troie che ne vanno matte? O forse delle lazzarone che
rifiutano di lavorare? Risposta di un produttore svedese di porno: «Sono molto spesso
delle vittime di vecchie violenze o di incesti nell'infanzia». E quindi, dopo una pausa:
«Certo, in queste condizioni, ci si può chiedere se scelgano questo lavoro liberamente».
Quanto agli uomini? Risposta dello stesso produttore: «Gli uomini non devono avere
emozioni durante le riprese. Non occorre, ad esempio, che attendano una risposta dalle
loro partner, che prestino attenzione alle loro reazioni. Se si lasciano coinvolgere, allora
non sono adatti a fare questo lavoro. In realtà, gli uomini devono potere agire come
macchine». Risposta di un ex commissario, che ha incontrato innumerevoli prostitute ed
attrici dell’hard: «Ho conosciuto migliaia di ragazze. In realtà, ho l'impressione di avere
svolto una funzione più di assistente sociale. Non sono le stesse ragazze nel porno e nella
prostituzione. Ma hanno le stesse origini. Quasi tutte sono state abusate nell'infanzia». Sia
in Francia, sia negli Stati Uniti o in Svezia, la constatazione delle associazioni, dopo avere
raccolto numerose testimonianze, è sempre la stessa: gli ambienti sociali sfavoriti
costituiscono un vivaio di povere ragazze per la prostituzione e la pornografia. Molto
spesso vittime di incesto o violentate durante l'infanzia. O tossicodipendenti. Le
associazioni denunciano che le vittime di incesto o di violenze o drogate, invece di essere
prese in carico dalla società per beneficiare di un trattamento o di un percorso d'aiuto,
vengono direttamente arruolate e manipolate da papponi o da produttori senza scrupoli, a
volte fin dall'uscita di casa. Vengono quindi addestrate in modo industriale per alimentare
le produzioni di basso livello di qualsiasi tipo, sino a rapporti con cani, asini, cavalli, ecc.
La responsabilità è di tutti: sia dei servizi sociali già saturati ed incapaci di rispondere alla
domanda, sia delle case di produzione XXX , che fanno i soldi su queste bambine di un
tempo, abituate al dolore e alla docilità. Ecco il velo che le associazioni sollevano su
queste ragazze. I corpi delle più svantaggiate, riciclati e utilizzati per fungere da legante
sociale. Non è soltanto uno scandalo, ma un orrore. Su grande scala. Negli USA,
l'industria del porno muove da 4 a 6 miliardi di dollari all'anno. Più delle industrie
cinematografica e discografica riunite. La diffusione di Playboy e di Penthouse (24 milioni
di copie) è due volte più grande di quelle di Newsweek e di Time riunite... Sempre negli
USA, il 75% dei negozi di video vende cassette e DVD pornografici, che garantiscono loro
tra il 50% ed il 60% del fatturato. Ed il 65% dei collegamenti Internet riguarda siti
pornografici. Dietro le cifre, quanti corpi?

le 251 volte di Annabel Chong in video corrieredellasera 11 febbraio 2001

Backstage: due ragazze intervistate tra due riprese,


il viso pieno di sperma. La prima, sorriso
stereotipato, terribile, sguardo fisso, dice: «So che
sono una gran puttana. Ma non mi ricordo più
quando è cominciato». La seconda: «Forse...
quando mi sono lasciata inculare dall'avvocato di
mio padre. In realtà, non so più se era il suo
avvocato o uno dei suoi colleghi. Avevo dodici
anni». Tutto ciò viene detto con il sorriso a favore
della cinepresa ed inserendo un dito ben curato in
una passera depilata e perfettamente asciutta. Ecco
la situazione di esseri umani entrati volontariamente
nel moderno bagno penale del sesso. Se si può
considerare come un atto libero di volontà
l'impossibilità di rifiutare nuove violenze da parte di
superstiti di violenze antiche. Cosa accade di loro,
una volta entrate? Malattie, suicidi... Come saperlo?
Si ha notizia dalle associazioni che la maggior parte
delle attrici che sono arrivate alla zoofilia si è
suicidata. Almeno quelle di cui si conosce il nome. La tossica senza denti raccolta per
strada per farsi scopare da un levriero afgano, quella che sorride dalla copertina del DVD
bene in evidenza nell’espositore all'entrata del sex-shop sotto casa mia, quelle, dove sono
oggi? Che cosa è successo loro dopo? Suicidio? Overdose? Le fiche anonime passano e
crepano. Che importa. Il serbatoio dei diseredati e dei rifiuti sociali è sempre pieno, alla
mercé di fantasie diventate legge. Non è la materia prima che manca. Ma dopo tutto,
come dice un altro produttore: «Non ci sono leggi che proibiscono di fare soldi in un
sistema capitalista. Non lo ho inventato io il capitalismo. Io sono innocente». La realtà è lo
schermo. Sullo schermo, lo spettatore porno in fondo vede, tranne alcune star, ragazze
che si somigliano tutte. A parte il colore dei capelli e le dimensioni del seno. Dopo tutto è
difficile notare la differenza tra un ano ed un altro, tra una bocca da pompini ed un’altra.
Non c’è molto di umano là in mezzo, ma piuttosto lo spettacolo di pezzi di corpo, di carni
apparentemente avide e quasi sempre anonime. Sono del resto proprio questo anonimato,
questa facilità, questo rappresentazione immediata e dal vivo dell'atto sessuale che fanno
l'interesse di questo tipo di pellicola. Allora, dove è il problema? In nome di quali idee
reazionarie condannare il mio piacere? In che cosa la visione di queste scene può
rappresentare un pericolo per me, per i giovani abituati ad una tale sessualità
meccanizzata e mercantile, ecc...? Ma il dibattito non può essere limitato alla sola logica e
alle fantasie dello spettatore. Perché la risposta alla domanda "Cosa succede e che cosa
diventano gli uomini e le donne quando girano un film pornografico?" non viene fuori dalle
immagini che osservate tranquillamente sul vostro video (anche se alcune colpiscono per
la loro disumanità o per la sofferenza visibile delle attrici). Ricordate "Gola Profonda", la
pellicola culto degli anni 1970, dove tutto il sesso si riduceva ai pompini, uccello in fondo
alla gola, cosa che avrebbe dovuto far godere di colpo la protagonista?. Durante le
riprese, Linda Marchiano, allora conosciuta sotto il nome di Linda Lovelace, era picchiata e
minacciata con la pistola dal suo compagno perché effettuasse le prestazioni orali che
hanno fatto di questo film una delle opere fondanti della pornografia. Durante i mesi
successivi al film, numerose donne sono state ricoverate negli Stati Uniti, perché vittime di
violenze o perché i loro compagni volevano ripetere a casa la prodezza che Linda
Marchiano aveva potuto eseguire soltanto sotto le minacce.

Ripresa di un film porno. Una biondina piuttosto magra si fa sodomizzare senza riguardo
da un tipaccio, quindi da un altro quindi da un terzo. I maschi fanno la coda senza alcuna
umanità, cazzo in mano. Le lacrime le fanno colare il trucco. Difficile confondere le sue
grida con grida di piacere. Tra il secondo ed il terzo tipo, che la scuote come un sacco, lei
vacilla ed i suoi occhi si rovesciano. Stacco del montaggio. Sequenza seguente, nuova
inculata, con in più tre mani ficcate nella sua vagina, che la frugano senza riguardo.
Quando il suo partner si ritira, lei ha un mancamento. Una mano la raddrizza per una
spalla e le piazza il viso sul cazzo. Deve succhiare, e ingoiare tutto. Intervista backstage di
questa ragazza. Le lacrime non sono ancora del tutto asciutte: - D: «Se uno sconosciuto ti
mettesse il cazzo nella bocca per strada, ti disturberebbe?». «Perché, credete che io li
conosca, gli uomini con cui ho appena girato? Non li avevo mai incontrati prima delle
riprese. Quindi se uno sconosciuto venisse nella mia bocca, no, non mi disturberebbe». E
quindi un sorriso per la cinepresa, tanto più atroce in quanto si hanno ancora nella
memoria le smorfie di dolore della scena precedente. E aggiunge: «Ma non dimenticate
mai che a me piace. Adoro il sesso, sono una vera puttana e mi piace». Davvero le piace
essere sbattuta e sodomizzata da tutti questi bruti? O è solo la tesi ufficiale? O peggio:
non è che finisce per crederlo? E che pensare di quelle che diranno che gli piace con cani
o muli? Dopo la schiavitù volontaria, ecco la tortura volontaria, ultimo orrore moderno.
Ancora backstage. Un'altra attrice, anche lei con il viso bagnato di sperma. «Di che cosa
hai paura?». «Di diventare un animale. Io non sono più un essere umano. Mi sento come
un animale». Stessa domanda posta ad un'altra ragazza, mentre succhia un vibratore
fluorescente. Si Toglie il vibratore dalla bocca, e di colpo il suo sguardo cambia. Spento.
Fisso. Perso. «Di che cosa hai paura?». «Di diventare nulla. Ed in seguito meno di nulla».
Sempre backstage. Ha 24 anni al massimo. Racconta la sua esperienza di ex-attrice
porno e scoppia in lacrime. Parla di Cookie dicendo "lei", come se si trattasse di un corpo
estraneo, come se non potesse raccontare in prima persona. Poiché Cookie è lei. Cookie
doveva girare una doppia penetrazione. Si è messa a pisciare sangue. È stato necessario
tagliare. I produttori e gli altri attori hanno dato dei kleenex a Cookie perché si pulisse,
dandole della stronza perché aveva fatto sprecare pellicola. Dopo cinque minuti di pausa,
la ripresa è ricominciata e le hanno fatto finire la scena. È pagata per quello, no? Lo ha
scelto lei. Cookie dice ancora, sempre parlando di se stessa in terza persona: «Cookie
aveva un'emorragia che richiedeva un ricovero di urgenza». Cookie non è certamente la
sola ad essere stata ricoverata dopo una ripresa. Le storie saltano fuori. Una ragazza
condannata alla sedia a rotelle dopo una gang bang. Un'altra ha passato sei mesi
all'ospedale. Come racconta Raffaella Anderson nella sua terribile testimonianza, "Hard":
«Prendete una ragazza senza esperienza, [...] lontana da casa, che dorme in hotel o sul
set. Fatele fare una doppia penetrazione, un fist vaginale, con contorno di un fist anale, a
volte le due cose allo stesso tempo, una mano nel culo, a volte due. E ti ritrovi una
ragazza in lacrime, che piscia sangue a causa delle lesioni, e che generalmente defeca
sull’uccello perché nessuno le ha spiegato che occorre farsi un clistere. Ad ogni modo,
non è grave, la merda fa vendere. Dopo la scena (che non hanno il diritto di interrompere,
tanto nessuno le ascolta), le ragazze hanno due ore per riposarsi. Poi ricominciano le
riprese».

Porno-alienazione. La pornografia è criminale perché


mette in scena la cruda realtà del sesso senza amore,
finalizzato esclusivamente al piacere masturbatorio
dello spettatore. Ma quello che si vede sullo schermo
non è la realtà. Offrendo la visione distorta di organi
genitali ridotti a merce, il porno-spettacolo
istituzionalizza la donna-oggetto e alimenta le
perversioni sessuali. È cultura della prostituzione,
cultura dello stupro, cultura della violenza. Torture
Porn. Alcune pellicole pornografiche si avvicinano agli
snuff movies, film in cui le vittime sono torturate fino
alla morte, anche se le torture vengono tagliate in sede
di montaggio. Le testimonianze ormai escono dagli
studi. E anche le immagini. Non si vede mai un gang
bang, una doppia, tripla, multipla penetrazione o un
fist-fucking, filmate senza tagli, senza montaggio. Ora
sapete perché. Come immaginare che si possano
infliggere tali violenze ad un corpo senza conseguenze
e senza ripercussioni? Raffaella: «La mattina tu ti alzi,
ti infili per l’ennesima volta la tua pera di clistere nel culo e ti pulisci l'intestino. Ripeti fino a
che sia pulito. Ma nonostante ciò, fa male. [...] Dopo, ho bisogno di mettermi sotto il
piumone per un'ora per dimenticare quanto ne soffro [...] e nessuna posizione va bene. Ti
rigiri in tutti i sensi, ma non c’è niente che allevii il dolore. Dopo di che, ti ritrovi sul set e tu
succhi, tu ti sbatti... Ti trattano da puttana [...] Niente vale tale sofferenza». La pornografia
tutta sorrisi è possibile solo in un mondo virtuale, dove le grida di sofferenza sono
sostituite da gemiti di piacere e da inviti a pompare più forte. Porno-disumanizzazione
totale. Ecco perché è diventato non solo stupido, ma criminale, dibattere sulla pornografia
in termini ideologici, con i difensori della censura che si oppongono ai cosiddetti "liberi
pensatori" sul tema "qual è l’effetto sullo spettatore?". Riguardo il femminismo anti-porno
americano, è inutile, ed altrettanto criminale, ridurre il dibattito sulla pornografia ad un
antagonismo femminismo/potere maschile. È più urgente interrogarsi sul processo di
disumanizzazione delle migliaia di uomini e di donne utilizzati nella pornografia in catena
di montaggio e sull’effetto disumanizzante del porno-spettacolo sull’enorme massa di
porno-spettatori.

Provate a rileggere le testimonianze di superstiti, consultate qualsiasi documento sulla


tortura. Che accade, che continua ad accadere nello stesso modo. In Europa, in Africa, in
America. Il processo di tortura mira a privare un essere umano della sua qualità di essere
umano. La tortura mira a ridurlo allo stato d'animale, a distruggerlo fino a quando egli
stesso non si considera più come umano, ma come niente, meno di niente. Ogni volta che
si guarda una pellicola pornografica, bisogna ricordarsene. Cosa accade di queste
ragazze il cui più grande timore è di essere diventate "un animale" o "niente, meno di
niente"? Noi ora lo sappiamo. Alcune muoiono di cancro, di AIDS o di emorragia. Molto
conserveranno conseguenze fisiche e psicologiche che le perseguiteranno a lungo, forse
per sempre. Rocco Siffredi stesso ha riconosciuto un giorno che alcune porno-attrici di
livello medio-basso (che costituisce la maggior parte della produzione) avevano il sesso e
l’ano distrutti. L’americana Catherine Mac Kinnon, che ha raccolto decine di testimonianze,
ha descritto una di queste donne in modo efficacissimo: «Lei non ha un nome. È una
bocca, una vagina ed un ano. Chi ha bisogno di lei in particolare quando ne ce ne sono
tante altre? Se muore, a chi mancherà? Chi porterà il lutto per lei? Chi si preoccuperà se
lei scompare? Chi è? Non è nessuno. Letteralmente, nessuno». In Australia, molte attrici
ricorrono ad operazioni chirurgiche specifiche. Non si tratta più ora di ritocchi "classici"
(come aumentare il volume dei seni), ma di farsi togliere le grandi labbra, affinché la
vagina sia più visibile allo schermo... nient’altro che un buco. Lo spettatore diventa così un
boia in nome del “diritto alla pornografia”.

Bisognerebbe trattare i superstiti di questi lavori


forzati moderni con lo stesso rispetto, con le stesse
attenzioni dei superstiti della tortura. Non si possono
fare dibattiti di idee sul porno senza fare un dibattito
sulla carne umana. Noi ci indigniamo per il massacro
delle piccole foche, per lo sgozzamento dei polli,
persino per gli animali maltrattati nelle riprese porno!
Cito il parere di un internauta sulla zoofilia: «Anche
se adoro il sesso tra ragazze ed animali, io non
posso tuttavia, come tecnico veterinario, difendere
l'idea di un'interazione sessuale tra l'essere umano e
l'animale, perché ciò rovinerebbe l'animale e lo
farebbe in seguito agire in modo intollerabile rispetto
alle regole di correttezza della società umana.
Inoltre, sarebbe male incoraggiare un animale
innocente a seguire le tracce del maschio umano,
alla ricerca di un’idea impossibile».

Immaginiamo per un momento che abbia luogo una


campagna di informazione degli spettatori, con diffusione su una rete generalista di un film
documentario (del tipo di "Shocking Truth") che comporta immagini pornografiche girate
"backstage". Per la maggioranza degli spettatori, il passaggio da una rappresentazione
virtuale ad una realtà fisica atroce contribuirebbe ad una diminuzione considerevole, se
non ad una scomparsa totale, dell'eccitazione causata da queste immagini. È in questa
fase, e in questa fase soltanto, che occorre reintegrare, allargare il punto di vista dello
spettatore. E si comprendono le resistenze che sollevano oggi gli attacchi diretti contro la
pornografia. Questo spettatore, questi milioni di spettatori, una volta privati del loro piacere
virtuale, dovrebbero cercare altre risorse per il loro piacere onanista. Ma quanti tra loro ne
sono ancora capaci? Non occorre sottovalutare il terrore e l'aggressività che suscitano in
alcuni la fine del sogno pornografico, la fine dell'immagine della donna-buco, lo
smarrimento che provocherebbe loro la perdita di un universo fantastico e virtuale, che è
spesso il loro principale accesso al piacere. Come gioire nel mondo reale? Come gioire
della carne e degli odori e del peso e della presenza viva e palpitante di una donna? È
urgente proporre agli adolescenti un'altra visione del sesso e dell'amore, diversa da quella
delle donne-buco e delle prestazioni di inculatori. Ci si può del resto chiedere se, mentre si
trasformano le donne in animali/oggetti disprezzati e maltrattati, non si stia cercando di
trasformare gli uomini in buoni, piccoli e docili soldati e in bruti obbedienti e condizionati.
Non è forse vero che i comandanti serbi drogavano le loro truppe con i film porno prima di
attaccare i villaggi? Tutto è organizzato perché lo spettatore onanista rimanga chiuso
nell'ignoranza sul suo corpo e dunque inevitabilmente anche su quella del corpo dell'altro;
uno psicopatico che non soltanto non reagisce più alla sofferenza altrui, ma ne gode. Le
domande per lo spettatore sono: quale umanità stiamo preparando? Vogliamo fabbricarci
delle generazioni di individui condizionati, docili, economicamente efficienti, pronti a
tollerare qualsiasi abominio da quella parte della società che gli consentirà di intrattenersi
nel loro piacere morboso? Innamorati della carne, degli odori, del sudore, dei giochi infiniti
del sesso, noi non dobbiamo soltanto informare i nostri simili sulle violenze della
pornografia industriale. A noi tocca anche dimostrare la nostra gioia di vivere nel mondo
reale e difendere con serena fermezza le infinite forme del piacere sessuale incarnato in
un rapporto non virtuale. La gioia, più forte del gang bang.

Tratto da “Il Rovescio della Medaglia” di Isabelle Sorente,


richardgekko.altervista.org, 11 settembre 2006

Nota: Isabelle Sorente, laureata in fisica all'Ècole Polytechnique, è romanziera e autrice di


teatro. Le testimonianze tratte da questo articolo scritto dalla Sorente, apparso sulla rivita
Blast nel settembre del 2002, sono tratte dal film documentario del 2000 “Shocking Truth”,
della regista svedese Alexa Wolf, che lo ha presentato nel 2001 al Parlamento svedese in
occasione di un dibattito che lo stesso aveva condotto sul tema della pornografia. Il lavoro
della Wolf mette in luce i drammi e le violenze che spesso contornano il mondo degli attori
porno, dai traumi e gli abusi sessuali che segnano spesso l'infanzia degli attori fino alle
violenze subite sul set, dove vigono ritmi di lavoro devastanti e spesso debilitanti per la
salute fisica dei protagonisti, oltre che casi di omissione di soccorso per danni (emorragie
e ferite) subiti durante le riprese. Alexa Wolf si concentra soprattutto su quegli attori che,
non essendo star del cinema pornografico, sono sottoposti a turni di lavoro stressanti e ad
un sovraccarico di stress fisico e psicologico. La tesi del documentario è avallata da
interviste ad attori ed attrici, oltre a quelle rilasciate dai produttori e registi del porno. A
dispetto di varie recensioni sui giornali stranieri, il documentario ha una diffusione quasi
inesistente

Shocking Truth - Wikipedia

Porn for the Masses

Porno Impero

Porno Liberalismo

Totem e Taboo

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