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Abstract INFORMAZIONI GENERALI: La presente dispensa, scritta per il corso di impianti tecnici / termotecnici, tratta i seguenti argomenti: Primo modulo: Potenze disperse
Impianti di riscaldamento Fabbisogni di energia Secondo modulo: Benessere termoigrometrico Carichi termici estivi Impianti di raffrescamento estivi Elementi di illuminotecnica Normativa sugli impianti elettrici di corredo. Veriche termoigrometriche
TESTO CONSIGLIATO: Progettazione di impianti tecnici G. Moncada Lo Giudice - L. De Santoli Masson Editore Milano ALTRI TESTI:
RIVISTE: La termotecnica Condizionamento dellaria. . . (CDA) Heating, piping, air conditioning (HPAC) Siti di interesse termotecnico: http://www.cti2000.it Comitato termotecnico italiano http://www.ashrae.com American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers (associazione di ingegneri termotecnici statunitensi, conta soci in tutto il mondo) http://www.aicarr.it Associazione italiana condizionamento dellaria, riscaldamento, refrigerazione (collabora con lASHRAE) http://www.rehva.com REHVA Federation of European Heating and Air Conditioning Associations
2 http://www.calef.it Calef s.p.a. (idronica) http://www.isover.it Saint-Gobain Isover Italia s.p.a. (materiali isolanti) http://www.riello.it Riello s.p.a. (caldaie e altro) http://www.rhoss.it Rhoss s.p.a. (climatizzazione) http://www.irsap.it IRSAP s.p.a. (radiatori) http://www.delonghi.it De Longhi S.p.A. (radiatori e altro) altri Si sottolinea che a causa del carattere della pubblicazione numerosi possono essere gli errori e le imprecisioni nelle citazioni di Leggi e di Norme alle quali si rimanda per una lettura autentica. La simbologia adottata nella presente dispensa e quella utilizzata nelle pi` u recenti norme tecniche UNI ed EN anche se alcuni parametri sono calcolati con riferimento a norme precedenti che adottano spesso una simbologia diversa.
Un individuo standard (70 kg di massa e 1,70 m di altezza) ha una supercie corporea di 1,8 m , seduto produce dunque circa 100 W.2 La progettazione dellambiente termico interno dovrebbe
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Se nellambiente si svolge una attivit` a lavorativa, in tali condizioni anche la produttivit` a diventa massima. La supercie corporea Ab pu` o essere calcolata con la legge di Du Bois per la quale si rimanda al Capitolo 5.
basarsi sulla EN ISO 7730, dove la qualit` a dellambiente termico e ` espressa dal voto medio previsto PMV (predcted mean vote) e dalla percentuale prevista di insoddisfatti PPD (predicted percentage of disatised)3 . Il tipo di abbigliamento indossato dalle persone viene caratterizzato mediante lindice di resistenza termica degli abiti che viene espresso di solito mediante una unit` a di misura incoerente: il clo che corrisponde alla resistenza termica di un abito maschile invernale; si ha 1 clo = 0,155 m2 K/W, mentre un abito maschile estivo ha un indice di resistenza termica di 0,5 clo. Gli scambi termici tra gli individui e lambiente avvengono prevalentemente per convezione con laria alla temperatura a e per irraggiamento con le k superci dellambiente alle temperature k . Lo scambio termico per irraggiamento tra individuo e ambiente, e ` espresso nel modo seguente: r =
k 4 4 4 Ap p Fpk Tp Tk = Ap p Tp
Fpk
4 Fpk Tk k
siccome
dove Tmr =
4
4 Fpk Tk k
e ` la temperatura assoluta media radiante. Se, come succede negli ambienti moderati, le temperature delle superci dellambiente non sono molto diverse tra loro4 la temperatura media radiante si pu` o assumere come temperatura media pesata delle temperature superciali: Ak k mr k k Ak dove, ovviamente, mr = Tmr 273, 15 e ` espressa in C. Introducendo il coefciente di scambio termico per irraggiamento 2 2 hr = p (Tp + Tmr )(Tp + Tmr ) o se Tp e Tmr non sono molto diverse tra loro
3 hr 4p Tm
Tp + Tmr 2
r = hr Ap (p mr )
Per i dettagli si rimanda al Capitolo 5. E sufciente che |Tk Tj | < 0, 2 min {Tk } (cio` e che la massima differenza tra le temperature superciali sia inferiore al 20% della minima temperatura assoluta) afnch e lerrore sia inferiore al 5%.
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dove o e ` la temperatura operante che e ` una media pesata della temperatura dellaria e della temperatura media radiante; cio` e o = Ba + (1 B )mr Per basse velocit` a dellaria ambiente, come in assenza di impianti ad aria, va 0, 2 B = 0, 5 ed in tal caso la temperatura operante o e ` la media aritmetica tra la temperatura dellaria e la temperatura media radiante. La temperatura operante e ` cos` il parametro che caratterizza lambiente dal punto di vista termico per quanto riguarda le condizioni di benessere delle persone. Per una percentuale di insoddisfatti PPD< 10%5 le condizioni ottimali di temperatura operante al variare dellabbigliamento e dellattivit` a svolta sono rappresentate in Figura 1.1, per altre percentuali di insoddisfatti .
Figura 1.1: Andamenti della temperatura operante ottimale (isoterme di neutralit` a)in funzione dellabbigliamento e dellattivit` a, curve A; sono riportate le fasce ammissibili di variazione B in cui valgono gli scostamenti ammissibili (riportati negli ovali) della temperatura operante dellambiente rispetto a quella ottimale per mantenere la percentuale di insoddisfatti al di sotto del 10%. X e K rappresentano la resistenza termica degli abiti espressa rispettivamente in clo e in m2K/W; Y e Z rappresentano il metabolismo espresso rispettivamente in met e in W/m2 . La conoscenza degli scambi termici tra ledicio e lambiente esterno e fondamentale per il calcolo delle potenze massime necessarie a garantire il benessere interno al variare delle condizioni climatiche e per il calcolo del fabbisogno di energia per la climatizzazione sia nella stagione invernale che
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Dalle indagini statistiche si rileva che la percentuale di insoddisfatti non scende mai sotto il 5%.
in quella estiva. Un edicio scambia calore con lesterno attraverso le strutture che costituiscono linvolucro e mediante i ussi daria dovuti a inltrazioni e rinnovi controllati. Nel calcolo degli scambi attraverso le strutture si deve tener conto delleffetto dellirraggiamento solare entrante attraverso le strutture nestrate e nel calcolo dei ussi daria si deve tener conto dellazione del vento.
(1.2)
HT,ij coefciente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscaldato (i) a uno spazio adiacente (j ) riscaldato ad una temperatura signicativamente diversa, per esempio uno spazio riscaldato adiacente allinterno della porzione entit` a di edicio o uno spazio riscaldato di una porzione entit` a di edicio adiacente; int,i temperatura interna di progetto dello spazio riscaldato (i); e temperatura esterna di progetto.
I valori della temperatura esterna di progetto e sono ssati dalla Legge (D.M.10/03/1977 e successive modiche), in funzione della provincia e del comune di appartenenza delledicio; tali valori sono riportati in una tabella nellallegato NA della Norma UNI EN 12831 e vanno corretti secondo modalit` a ssate nello stesso decreto e nella Norma UNI 10349 per tener conto della variazione della 1 200 K/m, dellesposizione ai venti che vale temperatura con la quota secondo un gradiente di z -0,5 -1 K per edici in piccoli agglomerati e 1 2 K per edici isolati; ulteriore correzione di 1 2 K e ` prevista per edici pi` u alti di quelli adiacenti (solo per i piani sporgenti).
HT,ie =
j =1
Aj Uj ej +
k =1
k Lk ek
(1.3)
dove: p Aj Uj ej ek pt k Lk numero di pareti rivolte verso lesterno area della j -esima parete trasmittanza della j -esima parete 7 coefciente di esposizione della j -esima parete coefciente di esposizione del k -esimo ponte termico numero di ponti termici rivolti verso lesterno coefciente di dispersione del k -esimo ponte termico (trasmittanza lineica) 8 ; lunghezza del k -esimo ponte termico
Il primo termine della (1.3) rappresenta lo scambio termico tra lambiente interno e lambiente esterno, per unit` a di salto termico, nellipotesi di usso termico monodimensionale e regime stazionario. La seconda sommatoria della (1.3) tiene conto delle disomogeneit` a presenti nelle pareti, e della NON monodimensionalit` a del usso termico introducendo i ponti termici: percorsi preferenziali per
Per il calcolo delle trasmittanze fare riferimento alla Norma UNI EN 6946 Per il calcolo semplicato delle trasmittanze lineiche fare riferimento alla Norma UNI EN ISO 14683 mentre per il calcolo dettagliato mediante metodi numerici fare riferimento alla Norma UNI EN ISO 10211
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il usso termico. Il coefciente L viene detto anche trasmittanza lineica, e si misura in W/(m K). Per il calcolo dei ponti termici si rimanda al paragrafo 1.2.4. I coefcienti di esposizione ej ed ek per la norma europea EN 12831 sono pari allunit` a mentre nella versione italiana UNI EN 12831:2006 in cui e ` aggiunto un allegato nazionale NA sono maggiori dellunit` a, come retaggio della vecchia normativa 9 .
N
1,15
1,20
1,20
1,10
1,15
1,05
1,10
1,00
1
ns
sj + j
Rk + Rse
k =1
dove: Rsi Resistenza termica superciale interna pari al reciproco di hi coefciente di scambio superciale (coefciente o adduttanza liminare) interno; si j spessore dello strato generico [m] conduttivit` a termica dello strato [W/(m K)] , e ` specicata nella norma UNI 10351, oppure certicato dal produttore del materiale assume valori compresi tra 3 e 0,03 W/(m K) per la pietra e per isolanti asciutti, rispettivamente. resistenza termica per unit` a di supercie degli strati non omogenei [m2 K / W], e ` specicata nella norma UNI 10355 per i diversi tipi di materiale da costruzione non omogeneo (es. strati di parete in laterizi e malta).
Rk
Rse Resistenza termica superciale esterna pari al reciproco di he coefciente di scambio superciale (coefciente o adduttanza liminare) esterno;
hi
he
Tabella 1.2: Resistenze termiche superciali (in m2 K/W) Direzione del usso termico Ascendente Orizzontale Discendente Rsi 0,10 0,13 0,17 Rse 0,04 0,04 0,04
Nelle pareti sono abbastanza comuni le intercapedini daria che sono strati dal comportamento particolare per la presenza dellirraggiamento tra le superci affacciate, la conduzione termica nello strato daria e la componente convettiva che aumenta allaumentare dello spessore. Nella tabella 1.3 ripresa dalla Norma UNI EN ISO 6946 sono riportati i valori della resistenza termica di intercapedini daria le cui superci sono ad elevata emissivit a. Si ricorda che, nelle ristrutturazioni di edici esistenti con supercie utile non superiore a 1000 m2 i valori della trasmittanza degli elementi costituenti linvolucro sono limitati per legge; si faccia riferimento al al D.P.R. n.59/2009, art. 4 ed al Decreto Legislativo 311/2006 (modica del D.l. 192/2005), in particolare allArticolo 3 per individuare il caso in cui si ricade ed allAllegato C per i valori di riferimento ai quali rimanda il gi` a citato D.P.R. 59/2009. Allo scopo di facilitare la scelta
Secondo lallegato NA alla UNI EN 12831 i coefcienti per le diverse esposizioni prevedono aumenti delle dispersioni che tengono conto dellinsolazione normale, del diverso grado di umidit` a delle pareti, della diversa velocit` a e temperatura dei venti. Valori limite: e = 1 per parete esposta a SUD, e = 1, 2 per parete esposta a NORD o a NORD-EST mentre non e ` previsto nessun aumento delle dispersioni per le coperture che nella realt` a sono tra le pareti pi` u esposte, soprattutto a causa dellelevato reirraggiamento verso la volta celeste nelle notti con cielo limpido. 10 Nel rispetto di questa Norma, nei calcoli bisogna utilizzare valori di trasmittanza e di resistenza termica con tre cifre signicative ed i risultati vanno presentati con due cifre decimali in (W/m2 K) per le trasmittanze ed in (m2 K/W) per le resistenze termiche
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Tabella 1.3: Resistenze termiche (in m2 K/W) di intercapedini daria non ventilate con superci ad alta emissivit a Spessore Direzione del usso termico dellintercapedine mm Ascendente Orizzontale Discendente 0 0,00 0,00 0,00 5 0,11 0,11 0,11 7 0,13 0,13 0,13 10 0,15 0,15 0,15 15 0,16 0,17 0,17 25 0,16 0,18 0,19 50 0,16 0,18 0,21 100 0,16 0,18 0,22 300 0,16 0,18 0,23
delle pareti, per i casi pi` u comuni, si riportano le tabelle di trasmittanze limite dellAllegato C del D.L. 11 311/2006 . Inoltre, per tutti gli edici nelle zone climatiche C, D, E ed F, (nuovi o in ristrutturazione) non industriali, le trasmittanze delle strutture di separazione da altri edici o altre unit` a abitative sono 2 limitate per legge a 0,8 W/(m K). Il medesimo limite deve essere rispettato per le strutture opache (verticali, orizzontali o inclinate) che delimitano verso lesterno gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento. Tabella 1.4: Valori limite della trasmittanza termica U in W/(m2 K) per le strutture opache rivolte allesterno o verso vani non riscaldati, di ampliamenti inferiori al 20% e per la ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti linvolucro di edici esistenti di supercie utile non superiore a 1000 m2
Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture opache verticali Zona climatica pareti verticali coperture pavimenti verso lesterno orizzontali verso lesterno o verso vani non riscaldati o inclinate o verso vani non riscaldati A 0,62 0,38 0,65 B 0,48 0,38 0,49 C 0,40 0,38 0,42 D 0,36 0,32 0,36 E 0,34 0,30 0,33 F 0,33 0,29 0,32
Per gli edici pubblici i valori di trasmittanza limite sono diminuiti del 10% rispetto a quelli presenti in Tabella 1.4.
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w = Uw Aw dove Uw rappresenta la trasmittanza dellelemento ed Aw larea lorda del foro che contiene lelemento nestrato. Un metodo per il calcolo dettagliato della trasmittanza delle strutture nestrate e ` presentato nella norma UNI EN ISO 10077, dove, nel caso di serramento semplice, la trasmittanza risulta essere una media pesata della trasmittanza del vetro, del telaio e del ponte termico tra di essi come segue: Uw = dove: Ag Ug Af Uf Lg area netta della parte vetrata, trasmittanza della parte vetrata, proiezione sul piano della nestra della supercie del telaio, trasmittanza del telaio della nestra, lunghezza del ponte termico tra le lastre di vetro ed il telaio. Ag Ug + Af Uf + lg Lg Ag + Af
Nel calcolo della trasmittanza Ug della parte trasparente, in assenza di informazioni, si assume per il vetro una conduttivit` a termica g = 1, 0 W/(m K). Nel caso di serramenti con pannelli opachi (di solito le porte) la trasmittanza si calcola, in modo analogo, come media pesata della parte trasparente, dei pannelli opachi e del telaio. Indicando con UD la trasmittanza di questi elementi, si ricava: UD = Ag Ug + Ap Up + Af Uf + lg Lg + lp Lp Ag + Ap + Af
dove, in aggiunta alle denizioni precedenti: Ap Up Lp area netta dei pannelli opachi, trasmittanza dei pannelli opachi, lunghezza del ponte termico tra i pannelli opachi ed il telaio.
Nella Tabella 1.5 sono riportati i valori di trasmittanza della parte vetrata per nestre a doppio vetro, mentre nella Tabella 1.6 sono riportati i valori di trasmittanza della parte vetrata per nestre a triplo vetro. Le trasmittanze riportate nelle tabelle 1.5 e 1.6 sono state calcolate secondo la Norma EN 673 con riferimento ai dati di emissivit` a, spessori e concentrazioni di gas come indicato. Le intercapedini sono ermetiche e riempite con aria o gas senza vapore acqueo che altrimenti condenserebbe nelle giornate fredde. Si ricordi che lemissivit` a e le concentrazioni di gas nelle intercapedini possono cambiare nel tempo, inoltre pu` o penetrare vapore acqueo. A tale riguardo esistono Norme europee che consentono di valutare leffetto dellinvecchiamento sulle propriet` a termiche dei sistemi vetrati (PrEN 1279-1 ed EN 1279-3). Nella Figura 1.4 sono riportati gli andamenti delle trasmittanze di telai in legno al variare dello spessore del telaio.
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Tabella 1.5: Trasmittanza termica Ug in W/(m2 K) per sistemi a doppi vetri riempiti con gas diversi
Sistema vetrato tipo vetro Uncoated glass (normal glass) One pane coated glass emissivit` a in direzione normale spessori (mm) 4-6-4 4-9-4 4-12-4 4-15-4 4-20-4 4-6-4 4-9-4 4-12-4 4-15-4 4-20-4 4-6-4 4-9-4 4-12-4 4-15-4 4-20-4 4-6-4 4-9-4 4-12-4 4-15-4 4-20-4 4-6-4 4-9-4 4-12-4 4-15-4 4-20-4 Tipo di gas nelle intercapedini Concentrazione del gas 90% Aria Argon Krypton SF6 3,3 3,0 2,9 2,7 2,7 2,9 2,6 2,4 2,2 2,2 2,7 2,3 1,9 1,8 1,8 2,6 2,1 1,8 1,6 1,6 2,5 2,0 1,7 1,5 1,5 3,0 2,8 2,7 2,6 2,6 2,6 2,3 2,1 2,0 2,0 2,3 2,0 1,7 1,6 1,7 2,2 1,7 1,5 1,4 1,4 2,1 1,6 1,3 1,2 1,2 2,8 2,6 2,6 2,6 2,6 2,2 2,0 2,0 2,0 2,0 1,9 1,6 1,5 1,6 1,6 1,7 1,3 1,3 1,3 1,3 1,5 1,3 1,1 1,1 1,2 3,0 3,1 3,1 3,1 3,1 2,6 2,7 2,7 2,7 2,7 2,3 2,4 2,4 2,5 2,5 2,1 2,2 2,3 2,3 2,3 2,0 2,1 2,2 2,2 2,2
0,89
0,4
0,2
0,1
0,05
Nella Tabella 1.7 sono riportati i valori da adottare per le trasmittanze lineari dei ponti termici, che si hanno nel caso di doppi o tripli vetri, in corrispondenza del collegamento sistema vetratotelaio. Per disporre di valori di Trasmittanza termica di nestre per un utilizzo immediato si pu` o fare riferimento alla Tabella 1.8 per nestre a vetro singolo ed alla tabella 1.9 per nestre a doppi e tripli vetri. Si rimanda al testo della norma per i dati di dettaglio: trasmittanze della parte vetrata con lastre di spessori diversi, trasmittanze di telai metallici con e senza taglio termico e per casi pi` u complicati, come i doppi serramenti o i serramenti composti, che sullo stesso telaio presentano due ante, una apribile verso linterno ed una verso lesterno. Si ricorda che, come per le strutture opache, nelle ristrutturazioni di edici esistenti con supercie utile non superiore a 1000 m2 i valori della trasmittanza delle strutture trasparenti, costituenti linvolucro sono limitati per legge; si faccia riferimento al al D.P.R. n.59/2009, art. 4 ed al Decreto Legislativo 311/2006 (modica del D.l. 192/2005), in particolare allArticolo 3 per individuare il caso in cui si ricade ed allAllegato C per i valori di riferimento ai quali rimanda il gi` a citato D.P.R. 59/2009. Nella Tabella 1.10 sono riportati i valori limite della trasmittanza delle strutture trasparenti ed e ` la copia della Tabella 4a dellAllegato C al D.L. 311/2006.
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Tabella 1.6: Trasmittanza termica Ug in W/(m2 K) per sistemi a tripli vetri riempiti con gas diversi
Sistema vetrato tipo vetro Uncoated (normal) glass Two panes coated Two panes coated Two panes coated Two panes coated emissivit` a in direzione normale 0,89 spessori (mm) 4-6-4-6-4 4-9-4-9-4 4-12-4-12-4 4-6-4-6-4 4-9-4-9-4 4-12-4-12-4 4-6-4-6-4 4-9-4-9-4 4-12-4-12-4 4-6-4-6-4 4-9-4-9-4 4-12-4-12-4 4-6-4-6-4 4-9-4-9-4 4-12-4-12-4 Tipo di gas nelle intercapedini Concentrazione del gas 90% Aria Argon Krypton SF6 2,3 2,0 1,9 2,0 1,7 1,5 1,8 1,4 1,2 1,7 1,3 1,1 1,6 1,2 1,0 2,1 1,9 1,8 1,7 1,5 1,3 1,5 1,2 1,0 1,3 1,0 0,9 1,3 0,9 0,8 1,8 1,7 1,6 1,4 1,2 1,1 1,1 0,9 0,8 1,0 0,8 0,6 0,9 0,7 0,5 2,0 2,0 2,0 1,6 1,6 1,6 1,3 1,3 1,4 1,2 1,2 1,2 1,1 1,1 1,1
Tabella 1.7: Trasmittanza termica lineare g in W/(m K) per distanziatori tra le lastre con prestazioni termiche migliorate Tipo di sistema vetrato Tipo di telaio Doppio o triplo Doppio o triplo vetro uncoated vetro bassoemissivo con aria o gas una lastra trattata per i doppi vetri due lastre trattate per i tripli vetri con aria o gas in legno o PVC 0,05 0,06 metallico con taglio termico 0,06 0,08 metallico senza taglio termico 0,01 0,04
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Figura 1.4: Trasmittanza Uf di telai in legno ed in legno con protezione metallica in funzione dello spessore del telaio valutato in direzione perpendicolare al piano della nestra, per legno di tipo pesante e leggero (da ISO/DIS 10077-1). Tabella 1.8: Trasmittanza termica Uw in W/(m2 K) per nestre a vetro singolo con una percentuale di area frontale di telaio del 20% al variare della trasmittanza del telaio Ug Uf 2 W/(m K) W/(m2 K) con 20% di area di telaio 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,6 3,0 3,4 3,8 7,0 5,7 4,7 4,8 4,8 4,8 4,9 4,9 5,0 5,0 5,1 5,2 5,2 5,3 6,0
luppo lineare12 . Le dispersioni attraverso i ponti termici vengono calcolate mediante un coefciente che tiene conto delle disomogeneit` a presenti nelle pareti, e della NON monodimensionalit` a del usso termico attraverso di esse. Il coefciente di ponte termico l viene detto anche trasmittanza lineica, e si misura in W/(m K). Nella norma UNI EN ISO 14683:2001 sono presentati valori di l precalcolati per le strutture pi` u comuni13 , in alternativa, nella stessa norma si rimanda a calcoli semplicati
I ponti termici puntuali, che interessano zone limitate per i quali la zona pi` u critica e ` individuabile da un punto sulla supercie della parete, hanno una scarsa inuenza sul usso termico totale scambiato dalla parete, mentre hanno una notevole importanza per i valori minimi di temperatura superciale interna e rappresentano punti in cui aumenta molto il rischio di condensa 13 Nella UNI EN ISO 14683 sono presenti tre valori di l per ogni tipologia di ponte termico: e sono per le dispersioni della parete calcolate con riferimento alle superci esterne, i per le dispersioni riferite alle superci interne e oi sono per le dispersioni riferite alle superci interne lorde, cio` e calcolate ignorando lingombro delle pareti interne. Inoltre, va tenuto presente che i coefcienti l presenti nella norma europea fanno riferimento al giunto nel suo complesso, pertanto se si vuole riferire il ponte termico alla parete, nel caso di ponti termici dangolo come quelli che si hanno tra due pareti esterne o tra una parete esterna ed un solaio o una copertura, il coefciente va conteggiato met` a per una struttura e met` a per laltra.
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Tabella 1.9: Trasmittanza termica Uw in W/(m2 K) per nestre a vetro doppio e triplo, con distanziatori tra le lastre con prestazioni termiche migliorate, con una percentuale di area frontale di telaio del 20%, al variare della trasmittanza del telaio e del sistema vetrato
Ug W/(m2 K) 0,8 2,9 2,9 2,8 2,7 2,6 2,5 2,5 2,4 2,3 2,2 2,1 2,1 2,0 1,9 1,8 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 1,0 0,9 0,8 0,7 1,0 3,0 2,9 2,8 2,7 2,7 2,6 2,5 2,4 2,3 2,3 2,2 2,1 2,0 2,0 1,9 1,8 1,7 1,6 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 0,8 1,2 3,0 2,9 2,9 2,8 2,7 2,6 2,5 2,5 2,4 2,3 2,2 2,1 2,1 2,0 1,9 1,8 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 1,0 0,9 0,8 1,4 3,1 3,0 2,9 2,8 2,7 2,7 2,6 2,5 2,4 2,3 2,3 2,2 2,1 2,0 2,0 1,9 1,8 1,7 1,6 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 Uf W/(m2 K) con 20% di area di telaio 1,6 1,8 2,0 2,2 2,6 3,1 3,1 3,2 3,2 3,3 3,0 3,1 3,1 3,2 3,2 2,9 3,0 3,0 3,1 3,2 2,9 2,9 2,9 3,0 3,1 2,8 2,8 2,9 2,9 3,0 2,7 2,7 2,8 2,8 2,9 2,6 2,7 2,7 2,8 2,8 2,5 2,6 2,6 2,7 2,6 2,5 2,5 2,5 2,6 2,5 2,4 2,4 2,5 2,5 2,4 2,3 2,3 2,4 2,4 2,4 2,2 2,3 2,3 2,4 2,3 2,1 2,2 2,2 2,3 2,2 2,1 2,1 2,2 2,3 2,3 2,0 2,0 2,1 2,2 2,3 1,9 2,0 2,0 2,1 2,2 1,8 1,9 1,9 2,0 2,1 1,8 1,8 1,8 1,9 2,0 1,7 1,7 1,8 1,9 1,9 1,6 1,6 1,7 1,8 1,9 1,5 1,6 1,6 1,7 1,8 1,4 1,5 1,5 1,6 1,7 1,4 1,4 1,4 1,5 1,6 1,3 1,3 1,4 1,5 1,5 1,2 1,2 1,3 1,4 1,5 1,1 1,2 1,2 1,3 1,4 1,0 1,1 1,1 1,2 1,3 1,0 1,0 1,0 1,1 1,2 0,9 0,9 1,0 1,1 1,1
3,3 3,2 3,1 3,0 2,9 2,8 2,7 2,6 2,5 2,4 2,3 2,2 2,1 2,0 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5
3,0 3,4 3,3 3,2 3,2 3,1 3,0 2,9 2,8 2,8 2,7 2,6 2,5 2,4 2,4 2,3 2,3 2,2 2,1 2,0 1,9 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,5 1,4 1,3 1,2
3,4 3,5 3,4 3,3 3,2 3,2 3,1 3,0 2,9 2,8 2,8 2,7 2,6 2,5 2,5 2,5 2,3 2,3 2,2 2,1 2,0 1,9 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,5 1,4 1,3
3,8 3,6 3,5 3,4 3,3 3,2 3,2 3,1 3,0 2,9 2,8 2,8 2,7 2,6 2,6 2,5 2,4 2,3 2,3 2,2 2,1 2,0 1,9 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,5 1,4
7,0 4,1 4,0 3,9 3,8 3,7 3,7 3,6 3,5 3,4 3,3 3,3 3,2 3,1 3,1 3,0 2,9 2,9 2,8 2,7 2,6 2,5 2,5 2,4 2,3 2,2 2,1 2,1 2,0 1,9
Tabella 1.10: Valori limite della trasmittanza termica Uw in W/(m2 K), per le chiusure trasparenti comprensive degli inssi, per ampliamenti inferiori al 20% e per la ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti linvolucro di edici esistenti di supercie utile non superiore a 1000 m2
Valori limite della trasmittanza termica U delle chiusure trasparenti Zona climatica dall1 gennaio 2008 dall1 gennaio 2010 A 5,0 4,6 B 3,6 3,0 C 3,0 2,6 D 2,8 2,4 E 2,4 2,2 F 2,2 2,0
16
(mediante formule) 14 , ad altri abachi di ponti termici precalcolati oppure si rimanda alla la UNI EN ISO 10211 (calcolo dettagliato dei ponti termici mediante simulazioni numeriche)15 . Linuenza globale dei ponti termici sulle dispersioni si aggira attorno al 10 15% e, ovviamente, aumenta al diminuire delle altre dispersioni. Limportanza dei ponti termici e ` data dal prodotto lunghezza trasmittanza lineica pertanto i pi` u importanti, per trasmittanza o per lunghezza, di solito sono i giunti orizzontali tra solai e pareti, i giunti verticali tra pareti esterne portanti ed i giunti tra telai delle nestre e pareti. I ponti termici sono dannosi anche perch` e in corrispondenza ad essi si manifesta un abbassamento della temperatura superciale interna con conseguente aumento del rischio di condensa superciale e della formazione di muffe (umidit` a relativa locale superiore all80%); questo avviene anche per ponti termici di estensione trascurabile (ad esempio la giunzione tra tre pareti: due verticali ed una orizzontale). Pertanto, e ` consigliabile adottare delle tecniche costruttive tali da evitare i ponti termici, ad esempio con isolamenti aggiuntivi in corrispondenza dei giunti tra pareti ed in corrispondenza di cordoli e pilastri.
mentre la profondit` a di penetrazione annuale ( 0 = 86400 365 secondi) e `: = 0, 166 365 = 3, 17 m Per quanto riguarda questo tipo di strutture la norma di riferimento e ` la UNI EN ISO 13370. In essa il usso termico e ` calcolato sommando tre contributi: quello stazionario, quello dovuto alla variazione periodica della temperatura interna e quello dovuto alla variazione periodica della temperatura esterna. In generale, quindi, il usso attraverso il terreno, da intendersi come valore medio mensile, si esprime come segue: m + G = Hg ( i e ) + Hpi i cos 2 12 dove:
Nel foglio aggiuntivo 3 (FA3) della Norma UNI 7357:1976 erano presenti formule per il calcolo semplicato dei ponti termici ma tale Norma ed il foglio aggiuntivo corrispondente sono stati ritirati e pertanto non sono pi` u utilizzabili. 15 Esistono numerosi programmi per la simulazione numerica della conduzione del calore in 2D e 3D; tra questi si segnala il software libero THERM specializzato per il calcolo 2D dei ponti termici, anche nei serramenti; THERM e ` scaricabile, assieme ad altri programmi, dal sito http://windows.lbl.gov/ nella sezione software. 16 La profondit` a di penetrazione di unonda termica e ` la profondit` a alla quale lampiezza delloscillazione di temperatura e ` e1 volte lampiezza in supercie; tale parametro e ` un indice di quanto londa termica si smorza allinterno del materiale (nel nostro caso nel terreno).
14
+ Hpe e cos 2
m 12
(1.4)
17
ampiezza della variazione della temperatura media mensile dellaria esterna rispetto al valore medio annuale: tale ampiezza e ` denita come la met` a della differenza tra i valori massimo e 17 minimo delle temperature medie mensili; numero del mese (1 per gennaio, 12 per dicembre); numero del mese in cui si verica il minimo della temperatura esterna; mesi di anticipo tra il ciclo del usso termico e il ciclo della temperatura interna (solitamente = 0); mesi di ritardo tra il ciclo del usso termico e il ciclo della temperatura esterna (solitamente = 1);
Per la valutazione del usso massimo nella 1.4 si pu` o prescindere dal contributo dovuto alla oscillazione della temperatura interna e pertanto si ha: G,max = Hg ( i e ) + Hpe e (1.5)
La trasmittanza termica delle strutture a contatto col terreno e ` denita solo per il regime stazionario, con riferimento allarea della supercie orizzontale e tiene conto della presenza del terreno. Si tratta pertanto di una trasmittanza equivalente18. evidente che il usso e E ` espresso pi` u correttamente con la 1.4 che mediante la sola Ueq . Il coefciente di dispersione attraverso il terreno in regime stazionario Hg oltre alla dispersione attraverso larea del pavimento deve tener conto anche della dispersione perimetrale attraverso il ponte termico paretepavimento: Hg = AUeq + P g (1.6) dove g rappresenta la trasmittanza lineare del ponte termico paretepavimento. Per la determinazione dei parametri Hg , Hpi ed Hpe la norma prende in esame tre diversi schemi di riferimento ai quali si devono ricondurre eventuali altri casi: pavimento appoggiato sul terreno; pavimento su spazio aerato; pavimento e pareti di vano interrato. Per schematizzare il problema viene introdotta la dimensione caratteristica del pavimento denita come B = 2A/P dove P rappresenta il perimetro del pavimento ed A larea. Inoltre, viene denito uno spessore equivalente di terreno che rappresenta lo spessore di terreno che manifesta la stessa resistenza termica delle resistenze che il usso termico incontra in aggiunta rispetto al caso ideale in
17 18
Le temperature medie mensili si ricavano dalla UNI 10349. Nella Norma UNI EN ISO 13370 questa trasmittanza equivalente e ` indicata col semplice simbolo U .
18
cui le temperature sono imposte sulle superci e il pavimento e ` a contatto diretto con lesterno Figura 1.5: dt = w + (Rsi + Rf + Rse ) dove: w Rf spessore delle pareti verticali, conduttivit` a termica del terreno,
1 hi
Rsi =
resistenza termica specica del componente che costituisce il pavimento (oor), essa comprende la resistenza termica di ogni strato uniforme di isolamento sopra, sotto o interno alla soletta del pavimento, e quella di eventuali rivestimenti. La resistenza termica di solette di calcestruzzo pesante e di rivestimenti sottili pu` o essere trascurata;
1 he
Rse =
un alto valore di dt corrisponde a unelevata resistenza termica tra interno ed esterno. Le formule da applicare sono differenti per pavimenti non isolati o poco isolati (con dt < B ) e quelli bene isolati (con dt B ). Per i valori della conducibilit` a termica e della capacit` a termica per unit` a di volume del terreno c si possono assumere i valori riportati in tabella 1.11.
w
R se Rw
R si Rf
Tabella 1.11: Propriet` a termosiche del terreno, valori della conducibilit` a termica e della capacit` a termica c per unit` a di volume Descrizione c [W/(m K)] [J/(m3 K)] argilla o limo 1,5 3,0 106 sabbia o ghiaia 2,0 2,0 106 roccia omogenea 3,5 2,0 106
19
con il terreno su tutta la sua supercie, siano essi sostenuti o meno dal terreno su tutta la loro area, situati allo stesso livello, o in prossimit` a, del livello della supercie del terreno esterno (Figura 1.6). Tali pavimenti possono essere privi di isolamento o uniformemente isolati (sopra, sotto o internamente alla soletta) su tutta la loro area.
est.
Figura 1.6: Schema di riferimento per i pavimenti a livello del terreno esterno Nel caso di pavimenti non isolati o moderatamente isolati (con dt < B ) si ha: Ueq = U0 = 2 ln B + dt B +1 dt
mentre nel caso di pavimenti bene isolati (con dt B ) lespressione della trasmittanza si semplica come segue: Ueq = U0 = 0, 457 B + dt
In localit` a dal clima particolarmente rigido talvolta si adottano isolamenti aggiuntivi perimetrali in tal caso le espressioni precedenti diventano. Ueq = U0 + P = U0 + 2 A B
Dove e ` il coefciente che tiene conto dellisolamento aggiuntivo sul perimetro (tipico di edici costruiti nei climi nordici). Notare che e ` negativo perch` e lisolamento aggiuntivo riduce il 19 usso termico disperso verso lesterno.
19
Nel caso in cui lisolamento aggiuntivo sia disposto orizzontalmente (Figura 1.7 a) si ha: = ln D + 1 ln dt D +1 dt + R
Nel caso in cui lisolamento aggiuntivo sia disposto verticalmente a ridosso della fondazione (Figura 1.7 b) si ha: = ln 2D + 1 ln dt 2D +1 dt + R
20
a)
11111 00000
D
b)
d is
11 00 00 11 00 11 00 11 00 11 00 11
Figura 1.7: Schema di riferimento per lisolamento aggiuntivo: a) orizzontale, b) verticale Per il caso di pavimento a livello del terreno, ai ni del calcolo dei ussi, il coefciente di dispersione termica in regime stazionario e `: Hg = AUeq + P g = AU0 + P (g + ) mentre il coefciente di accoppiamento termico periodico esterno (per le variazioni annuali di temperatura esterna), in assenza di isolamento perimetrale aggiuntivo, e `: Hpe = 0, 37P ln( + 1) dt
dove e ` la profondit` a di penetrazione dellonda termica annuale i cui valori, per i tipi di terreno considerati, sono riportati nella Tabella 1.12. Per lespressione di Lpe in presenza di isolamento perimetrale aggiuntivo, trattandosi di caso poco comune per i nostri climi, si rimanda alla Norma UNI EN 13370. Tabella 1.12: Profondit` a di penetrazione della componente periodica annuale Tipo di terreno (m) argilla o limo 2,2 sabbia o ghiaia 3,2 roccia omogenea 4,2
21
1111 0000 000 111 0000 1111 000 111 0000 1111 000 111 0000 1111 000 111 0000 1111 000 111 est. 1111 int. 0000 000 111 0000 1111 000 111 000000000000000 111111111111111 0000 1111 000 000000000000000111 111111111111111 0000 1111 000 000000000000000111 111111111111111 0000 1111 000 111 0000 1111 000 111 z 0000 1111 000 0000 ventilazione 111 1111 000 111 0000 1111 000 111 0000 1111 000 111 00000000000000000000000000 11111111111111111111111111 00000000000000000000000000 11111111111111111111111111 00000000000000000000000000 11111111111111111111111111
Figura 1.8: Schema di riferimento per pavimenti su spazio aerato o intercapedine Uf Ug Ux e ` la trasmittanza termica della parte sospesa del pavimento, (tra lambiente interno e lo spazio sottopavimento); e ` la trasmittanza attraverso il terreno per il fondo del vano aerato (analoga ad U0 nel caso di pavimento a livello del terreno; e ` la trasmittanza termica equivalente che tiene conto dello scambio termico attraverso le pareti dellintercapedine e delleffetto della ventilazione dello stesso spazio aerato.
mentre il coefciente Ux si ottiene dalla seguente relazione: Ux = dove: Uw trasmittanza delle pareti verticali z v fv area delle aperture di ventilazione per metro lineare di perimetro [m2 /m] altezza del pavimento velocit` a media del vento alla quota di 10 m, da UNI 10349 coefciente di protezione al vento (dalla norma): fv = 0, 02 in centri abitati, fv = 0, 05 in periferia, fv = 0, 10 in zone rurali. fv 2zUw + 1450 v B B
1450 fattore numerico che tiene conto della capacit` a termica dellaria per unit` a di volume quando 2 la trasmittanza e ` espressa in W/(m K). Per il calcolo dei ussi, il coefciente di accoppiamento termico in regime stazionario si ricava con la ?? : Hg = AUeq + P g mentre il coefciente di accoppiamento termico periodico esterno e `: Hpe = Uf 0, 37P ln(/dt + 1) + Ux A / + Ux + Uf
22
Il primo contributo per vani interrati con pavimenti non isolati o poco isolati (dt + z/2 < B ) si calcola come: 2 B Ubf = ln +1 B + dt + z/2 dt + z/2 mentre per pavimenti ben isolati (con dt + z/2 B ) si ha Ubf = 0, 457 B + dt + z/2
di fatto sono le stesse formule viste in precedenza per il pavimento a livello del terreno in cui dt e ` sostituito da dt + z/2. Il secondo contributo, che tiene conto delle pareti verticali, e ` pari a: Ubw = 2 z 1+ d t /2 dt + z ln z +1 dw
con dw = (Rsi + Rw + Rse ) spessore equivalente di terreno per le resistenze termiche corrispondenti alle pareti verticali. Nella espressione di Ubw compaiono sia dt che dw e solitamente si ha dw dt . Se tuttavia risulta dw < dt nella precedente formula si deve sostituire dt con dw .
00 11 1 0 00 11 0 1 00 11 0 1 00 11 111111111 0000000000 1 00 11
Figura 1.9: Pavimento interrato, geometria e grandezze caratteristiche Per il calcolo dei ussi, il coefciente di accoppiamento termico in regime stazionario e `: Hg = AUbf + zP Ubw
23
Si ricorda che le parti di pareti verticali sporgenti dal terreno si trattano come pareti rivolte direttamente allesterno.
dove: Ae b B e ` la supercie totale del pavimento dei vani in corrispondenza del perimetro dell edicio; e ` la larghezza media dei vani perimetrali delledicio; e ` la dimensione caratteristica dellintero pavimento
Il usso centrale si ottiene quindi dalla (1.7) m = t e pertanto qe = e /Ae qm = m /Am dove: qe qm e ` la densit` a del usso termico per vani in corrispondenza del perimetro dell edicio; e ` la densit` a di usso termico per vani centrali dell edicio;
24
dove Hu e ` il coefciente di dispersione tra interno ed esterno, attraverso il vano non riscaldato (potenza per unit` a di salto termico), calcolata con lanalogia elettrica come presentato in gura 1.10. Con riferimento alla gura ed allanalogia elettrica si pu` o evidenziare il signicato del coefciente di dispersione Hu , infatti: Ru = Riu + Rue dove il pedice iu si riferisce ai termini relativi agli scambi tra ambiente interno e vano non riscaldato ed il pedice ue si riferisce ai termini relativi agli scambi tra vano non riscaldato e ambiente esterno. Pertanto, Riu e ` la resistenza tra interno e vano non riscaldato, Rue e ` la resistenza tra vano non riscaldato ed esterno. La resistenza totale sar` a Ru = Riu + Rue e quindi: Hu = 1 Rie
Hiu =
Hu =
Separando i termini di trasmissione HT,iu e HT,ue da quelli di ventilazione HV,iu e HV,ue , si pu` o scrivere: Hiu = HT,iu + HV,iu Hue = HT,ue + HV,ue Dal calcolo dei coefcienti di dispersione H , eguagliando il usso che dallinterno viene ceduto al vano non riscaldato e da questo allesterno, si pu` o anche determinare il valore della temperatura del vano non riscaldato, che diviene:
Interno i
R iu
111 000 000 111 000 111 000 111 000 111 u 000 111 000 111 000 111 000 111 000 111 000 111 000 Locale non 111
riscaldato
Esterno e
R ue
Figura 1.10: scambi termici con ambienti non riscaldati, rete resistiva equivalente
25
u = i
Hu ( i e ) Hiu
` questo un modo mediante il quale si pu` E o valutare la frazione della dispersione attraverso il locale non riscaldato che compete ad una parte delledicio (es. un appartamento che disperde verso un vano scale condominiale), cos` indicando col pedice aggiuntivo j la frazione che si vuole calcolare, si avr` a: uj = (Uj Aj + m uj cpa )(i u ) = Hiuj (i u ) dove m uj rappresenta la portata daria scambiata tra la j esima porzione delledicio ed il vano non riscaldato, cpa il calore specico a pressione costante dellaria mentre gli altri simboli hanno il solito signicato. Nella fase di calcolo delle potenze disperse per il dimensionamento dei corpi scaldanti e ` bene tener conto anche delle dispersioni verso ambienti appartenenti ad altre unit` a abitative o comunque riscaldati ma non sotto il controllo della stessa utenza della quale si sta valutando la potenza. Questo e ` necessario perch e le altre utenze potrebbero essere spente (appartamenti stti, ufci vuoti, ecc.). Questa situazione andrebbe affrontata considerando i locali adiacenti come vani non riscaldati, ma lonere di calcolo aumenta considerevolmente. La norma europea UNI EN 12831 consiglia di considerarli come vani a temperatura ssa. Per i dettagli fare riferimento al paragrafo successivo.
dove HA e ` il coefciente di dispersione tra interno e vano a temperatura ssata, (potenza per unit` a di salto termico), i e ` la temperatura del vano di cui si sta calcolando il carico e A e ` la temperatura del vano adiacente. Un caso comune di scambio termico tra vani a temperatura diversa e controllata e ` , ad esempio, quello tra i bagni, le stanze adiacenti e viceversa (per i bagni si assume i = 24 C). In fase progettuale le potenze provenienti dai bagni si possono trascurare in quanto entranti, mentre nel dimensionamento dei corpi scaldanti dei bagni e ` bene tener conto, almeno in modo approssimato, delle potenze disperse verso i locali riscaldati ma a temperatura inferiore. Un altro caso ricorrente di vano adiacente che, secondo la UNI EN 12831 pu` o essere considerato a temperatura ssata e ` quello di vani adiacenti appartenenti ad altra unit` a abitativa. Lapproccio adottato nella Norma e ` riassunto nella Tabella 1.13. In pratica la temperatura del vano adiacente si ottiene da un calcolo solo nel caso in cui il vano di riferimento ed il vano adiacente appartengano ad unit` a immobiliari diverse ma dello stesso edicio. Per il calcolo si distinguono due casi: a) b) case destinate ad occupazione prevalentemente continua; case destinate ad occupazione saltuaria (per esempio case per vacanza).
26
Calore scambiato tra il vano oggetto di calcolo e un locale adiacente allinterno della stessa appartenente ad unaltra appartenente ad un altro unit` a immobiliare unit` a immobiliare edicio dello stesso edicio A deve essere specicata: Ove non stabilito contrattualmente ad esempio bagni o depositi A si calcola come temperatura esterna media annuale inuenza del gradiente di di seguito specicato A = me temperatura verticale
Nel caso (a) si ipotizza che tutte le unit` a immobiliari delledicio siano riscaldate tranne quella in cui e ` situato il vano adiacente. Nel caso (b) si ipotizza che lunica unit` a immobiliare riscaldata delledicio sia quella in cui e ` situato il vano riscaldato. In entrambi i casi si dovrebbe poi procedere come per gli scambi attraverso vani non riscaldati ma escludendo il contributo della ventilazione (anche dai vani non riscaldati verso lesterno), determinando la temperatura del vano adiacente. Nel caso (a) si pu` o esprimere la temperatura del vano adiacente nel modo seguente: A,a = i ba (i e ) con ba = dove Se Ue Si Ue sono le superci del locale adiacente appartenente ad unaltra unit` a immobiliare, rivolte verso lesterno; sono le trasmittanze delle pareti di supercie Se ; sono le superci del locale adiacente appartenente ad unaltra unit` a immobiliare, rivolte verso unit` a immobiliari riscaldate; sono le trasmittanze delle pareti divisorie di supercie Si . Se Ue i Si Ui + e Se Ue
e
Per gli edici di cui al caso (b) lipotesi convenzionale ai ni del calcolo e ` che lunit` a immobiliare di cui si effettua il calcolo delle dispersioni sia lunica riscaldata, per cui la temperatura delle unit` a immobiliari adiacenti e `: A,b = i bb (i e ) con bb = dove SE sono le superci della parte non riscaldata delledicio (escluse quindi quelle dellunit` a immobiliare riscaldata) rivolte verso lesterno; SE UE AR SAR UAR +
E
SE UE
27
SAR sono le superci dellunit` a immobiliare riscaldata, adiacenti ad altre unit` a immobiliari ritenute non riscaldate; UAR sono le trasmittanze delle pareti divisorie di supercie SAR . Il limite inferiore di A,b , quindi nel caso di edici destinati ad occupazione saltuaria, e ` la temperatura antigelo di 4 C, che il progettista dovr` a garantire, con sistemi automatici, nelle unit` a immobiliari non riscaldate. Fortunatamente, in alternativa a questa procedura onerosa, la Norma UNI EN 12831 non esclude luso di un metodo semplicato per la determinazione dei coefcienti b, avvalendosi di un prospetto presentato nella Norma e qui riportato in Tabella 1.14. Il prospetto fornisce i coefcienti ba in funzione della percentuale di supercie dellunit` a immobiliare adiacente rivolta verso lesterno e del rapporto fra le trasmittanze delle pareti interne ed esterne ed i coefcienti bb esclusivamente nella riga relativa alla percentuale P pari all80%. Tabella 1.14: Coefciente di posizione b Coefciente di posizione b R = Ui,m /Ue,m < 2 2 R = Ui,m /Ue,m 3 R = Ui,m /Ue,m > 3 (poco isolato) (isolato) (molto isolato) 0,08 0,05 0,03 0,15 0,10 0,05 0,22 0,16 0,11 0,30 0,22 0,16 0,40 0,28 0,22 0,50 0,40 0,30 0,60 0,50 0,40 0,74 0,63 0,53 0,86 0,78 0,72
P (%) 10 20 30 40 50 60 70 80 90
28
Evidentemente nella 1.10 il volume netto deve essere espresso in m3 . Anche in questo caso si pu` o introdurre un coefciente di dispersione per ventilazione HV V = HV (i e ) dalla (1.10) si ottiene inne: HV = 0, 34 n V [W/K ] (1.11) Per gli edici civili si assume convenzionalmente un numero di ricambi minimo pari a nmin = 0, 5. Per il dimensionamento dei terminali di impianto, in alcuni vani con destinazioni duso particolari il numero di ricambi daria pu` o essere maggiore. Come riferimento si possono assumere i valori riportati nella Tabella 1.15 tratta dallAllegato nazionale del gi` a citato progetto di norma prEN 12831.
Inserendo nellespressione precedente i valori numerici cpa = 1006 J/kgK e a = 1, 2 kg/m3 si ottiene V = 0, 34nV (i e ) [W ] (1.10)
Tabella 1.15: Tasso minimo di rinnovo daria esterna per edici residenziali, nmin Tipo di locale n (h1 ) Locali di abitazione (default) 0,5 Cucine 1,5 Bagni 2,0
Per altre destinazioni duso, vedi norma UNI 10379. In realt` a n dipende dalle caratteristiche di permeabilit` a allaria delledicio e dal comportamento delle persone (vedi UNI 10379-2005). La permeabilit` a allaria delledicio pu` o essere valutata in funzione della portata daria misurata sperimentalmente imponendo un salto noto di pressione tra interno ed esterno, mediante un ventilatore; il salto di pressione imposto e ` di solito pari a 50 pascal ed il corrispondente ricambio daria misurato viene indicato con il simbolo n50 . Il rinnovo dellaria negli ambienti frequentati dalle persone, pur essendo fonte di dispersioni, va garantito ad un livello sufciente a fornire lossigeno per il metabolismo, funzione anche dellattivit` a che vi si svolge. Negli edici per la cui conformazione laria che si inltra naturalmente dallesterno ha difcolt` a a raggiungere in quantit` a sufciente tutti gli ambienti interni20 e ` necessario predisporre dei sistemi di ventilazione forzata (canalizzazioni e ventilatori) che garantiscano una portata adeguata daria esterna. In tal caso la portata daria da considerare per il calcolo delle dispersioni e `: =V mec + V inf V mec rappresenta la portata garantita dal sistema meccanico di ventilazione forzata e V inf e dove V ` la portata daria dovuta alle inltrazioni che si sovrappone a quella forzata; questultima pu` o essere spesso considerata nulla. Per ridurre le potenze disperse, limpianto di ventilazione forzata pu` o essere dotato di un recuperatore21 . I recuperatori per gli impianti di ventilazione sono, di solito, scambiatori di calore a ussi
Sono di solito edici caratterizzati da grandi dimensioni in pianta con destinati ad uso ufci o ad uso commerciale. Come si vedr` a pi` u avanti nel capitolo relativo ai consumi, in presenza di un sistema di ventilazione forzata con grosse portate daria e per climi rigidi linstallazione del recuperatore e ` obbligatoria per legge.
21 20
29
incrociati. La capacit` a di recupero e ` rappresentata dalla efcienza V denita come rapporto tra il calore recuperato r ed il massimo calore recuperabile r, max. Con riferimento allo schema di Fig. 1.11, tenuto conto che la portata espulsa e quella introdotta sono praticamente uguali, possiamo scrivere: V = r r,max = im e i e
Pertanto il usso disperso per ventilazione risulta: V = mc pa (i im ) = 0, 34nV (1 V )( [W] In pratica e ` come se i ricambi daria fossero ridotti a n(1 V ).
. m e
. m
im
+ RH e c
Secondo la normativa UNI EN 12828:2005 (Impianti di riscaldamento negli edici Progettazione dei sistemi di riscaldamento ad acqua), la maggiorazione si fa mediante un fattore di progetto per il carico termico fHL maggiore dellunit` a
30
31
RH potenza di ripresa La potenza di ripresa viene espressa come: RH = fRH Ap dove Ap e ` larea di pavimento del locale da riscaldare. I corpi scaldanti sono collegati al sistema di generazione della potenza termica (caldaie, pompe di calore o altri sistemi) mediante una rete di distribuzione del uido termovettore (acqua o aria) di solito organizzata per zone termiche. Le reti di distribuzione pur essendo obbligatoriamente coibentate hanno delle dispersioni verso lesterno che dipendono anche dalle caratteristiche delle zone termiche e possono essere consistenti. Di questa inefcienza si tiene conto mediante un rendimento di distribuzione d < 12 . La potenza termica da fornire alla singola zona termica si pu` o esprimere come: ncs z =
j =1
cs,j
dove ncs e ` il numero di corpi scaldanti della zona. E possibile cos` risalire alla potenza della caldaia (del sistema di generazione) g . nz z,k g k =1 d,k dove nz numero di zone servite dallimpianto;
La potenza del sistema di generazione calcolata in questo modo pu` o risultare eccessivamente sovrastimata soprattutto se si tratta di un impianto centralizzato con numerose utenze. Ad esempio, una sovrastima pu` o derivare dal calcolo delle dispersioni se si sono previste dispersioni tra i locali di una utenza e quella di unaltra adiacente, supposta spenta; nel caso qualche utenza sia spenta, la potenza non utilizzata da queste resta a disposizione per il riscaldamento delle utenze collegate e attive, senza necessit` a di incrementi. Pertanto per il calcolo della potenza del generatore queste dispersioni e tutte le altre tra vani riscaldati, serviti dallo stesso impianto, non sano da considerare. Nel seguito si studiano i diversi tipi di terminali dimpianto e le differenze che comportano sullimpianto. Per cominciare si studiano gli impianti a radiatori che rappresentano il caso pi` u comune.
I valori da utilizzare per i rendimenti di emissione, regolazione e distribuzione sono riportati nella Norma UNI/TS 11300-2.
2
32
Sezione radiatore
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= C ()n dove Ce un coefciente caratteristico di ciascun radiatore; ne ` un esponente che viene determinato durante le prove di laboratorio e che viene riportato nei cataloghi; e la differenza di temperatura tra il radiatore e lambiente (temperatura operante): m + r a. 2 Applicando la relazione precedente anche alle condizioni di prova si pu` o eliminare il coefciente C e ottenere: = = n n
n
Nei cataloghi sono riportati i valori di n e dellesponente n, oltre alle condizioni di temperatura utilizzate per valutare la resa.
dove Ac rappresenta larea di scambio convettivo. Ovviamente a questo usso si aggiunge la componente radiante che resta praticamente costante e inuisce leggermente sul valore nale dellesponente n.
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= m w cw w
Nei radiatori modulari, che sono sempre pi` u diffusi, si calcola invece la resa di un modulo a partire dalla resa nominale: n w 1 = n,1 n dove 1 rappresenta la resa di un singolo modulo. Poi si ottiene il numero di moduli: cs m 1
Sopravvivono pochi vecchi impianti alimentati a vapore dacqua, soprattutto nei paesi nordici, in vecchi edici molto disperdenti in quanto un uido pi` u caldo permette dimensioni minori dei corpi scaldanti a parit` a di potenza fornita
4
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14 Soluzione migliore 32 21
25
15
18
32
14
Radiatore
000 111 0 1 000 111 0 1 1111111 0000000 000 111 0 1 0000000 1111111 000 111 0 1 000 111 000 111 0 1 000 111 0 Sconsigliabile: 1 000 111 0 1 000 111 0 1 000 111 il pannello blocca 0 1 000 111 0 1 000 111 0 il flusso radiativo 1 000 111 0 1 000 111 0 1 000 111 0 1 000 111 000 111 000 111 000000000000 111111111111 000 111 000000000000 111111111111 000 111
ventilconvettori: lo scambio termico e ` garantito da una ventilazione forzata dellaria su una batteria alettata in cui circola il uido. termoconvettori: simili ai precedenti, ma senza ventilatore: lo scambio ternico e ` dovuto alla convezione naturale su batterie alettate, collocate spesso a zoccolo, ovvero a livello del battiscopa sul pavimento. Sono utilizzati negli USA, e da noi nelle ristrutturazioni o al disotto di grandi vetrate. Presentano lo svantaggio di favorire il moto delle polveri.
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la scelta delle pompe di circolazione. Le resistenze al moto si manifestano sia lungo le tubazioni e sono proporzionali alla lunghezza del percorso e sia in corrispondenza a variazioni brusche di sezione o deviazioni del usso. Pertanto, le perdite di carico5 possono essere considerate di 2 tipi, distribuite pd e localizzate o concentrate pc . Di conseguenza, esprimiamo le perdite di carico complessive in un ramo di un circuito idraulico nel seguente modo: p = pd + pc Con riferimento al Sistema Internazionale di unit` a di misura (SI) r si esprime in pascal (Pa) o suoi multipli (kPa o bar). Dividendo lespressione di r per la densit` a dellacqua e per laccelerazione di gravit` a g il salto di pressione viene espresso come altezza di colonna dacqua, metri di colonna dacqua (m c.a.) o col suo sottomultiplo pi` u utilizzato, il millimetro di colonna dacqua (mm c.a.) e la perdita di carico per unit` a di lunghezza sar` a espressa rispettivamente in (m c.a./m) e (mm c.a./m). Osservazione: Per la valutazione delle pressioni sono in uso numerose unit` a di misura di tipo tecnico. In particolare, nei circuiti idraulici e ` diffusa la misura in termini di altezza di colonna dacqua espressa in millimetri (mm c.a.) o metri (m c.a.). Per passare facilmente da pascal a mm c.a. si consideri che una colonna dacqua alta un metro (1000 mm c.a.) produce alla base, a causa del suo peso, una pressione: 1000 9, 81 1 N gz = = 9810 2 10000Pa p= A 1 m Pertanto, in ambito tecnico si assume normalmente 1 mc.a. 10 kPa ; 1 mmc.a. 10 Pa Per le perdite di carico espresse in metri o millimetri di colonna dacqua useremo nel seguito il simbolo z . Nella fase di progettazione si cerca di limitare le perdite di carico e le velocit` a del uido entro valori accettabili. Tipicamente, si fa in modo di restare entro i seguenti valori: 0, 5 < w < 2, 5 m/s per la velocit` a del uido nei tubi; z 10 < L < 30 mm c.a./m per la perdita di carico specica per metro di tubazione. Per quanto riguarda i valori della velocit` a del uido, valori elevati di w comportano diametri minori delle tubazioni con conseguenti minori ingombri e costi di impianto, parallelamente si hanno maggior usura delle tubazioni, maggior rumore e maggiori perdite di carico con necessit` a di pompe pi` u potenti e maggiori costi di esercizio.
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64 Re Per il regime turbolento il fattore dattrito si pu` o ricavare dal diagramma di Moody o si pu` o calcolare per iterazioni successive con la relazione di Colebrook: fa = 1 = 2 log fa = scabrezza del condotto Re = numero di Reynolds, wD wD = con viscosit` a statica e viscosit` a cinematica del uido. In alternativa si pu` o usare la formula di Altshul che ha il pregio di essere esplicita: Re = 68 + f = 0, 11 D Re
0,25
2, 51 + 3, 7D Re fa
con fa = f se f 0, 018 oppure fa = 0, 85f + 0, 0028 se f < 0, 018. Le perdite di carico sono inuenzate dalla scabrezza o rugosit` a dei tubi. I tubi con minor scabrezza sono quelli in rame e quelli in materiale plastico quale polietilene normale, telato o ad alta densit` a (PE, PEX, PEAD), polipropilene (PP), polivinil-cloruro (PVC) che si usano sempre pi` u frequentemente anche per gli impianti ad acqua calda. I tubi in acciaio inne sono considerati di scabrezza media e sono utilizzati sia senza trattamento superciale (acciaio nero) oppure trattati per la resistenza alla corrosione (acciaio zincato). A seconda del livello di scabrezza, esistono delle formule semplicate per il calcolo di fa 6 : bassa scabrezza: 2m < < 7m (Cu, PE) fa = 0, 316 Re0,25 media scabrezza: 20m < < 90m (acciaio) fa = 0, 07 Re0,13 D 0,14 alta scabrezza: 0, 2mm < < 1mm tubi incrostati o corrosi. Le perdite di carico per i tubi di diversi materiali si trovano comunque anche diagrammate. Si hanno diagrammi del tipo schematizzato nella gura seguente diversi per materiale del tubo, e temperatura dellacqua. Si entra nel diagramma con la portata e la perdita di carico unitaria desiderate, e si trova il diametro commerciale che le soddisfa. Per temperature diverse i valori di perdita di carico vanno corretti opportunamente7 a causa della variazione delle propriet` a termosiche del uido: soprattutto la viscosit` a.
6 7
Vedere anche il Quaderno CALEFFI: Reti di distribuzione. Vedi il materiale distribuito a lezione
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000000000000000000 0 1 111111111111111111 0 1 0 1 0 1 Diametro 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 000000 111111 0 1 0 1 000000000000000000 111111111111111111 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 111111111111111111 000000000000000000 11111111111 00000000000
Portata
Ad esempio, per lo stesso materiale esistono 3 diversi diagrammi, a seconda della temperatura dellacqua: 10o /50o /80oC. Infatti al variare della temperatura la viscosita del uido cambia sensibilmente e di conseguenza anche le perdite, che sono maggiori alle temperature basse; a parit` a di portata un o impianto funzionante in raffrescamento con acqua ad una temperatura media di 10 C e ` caratterizzato da perdite di carico maggiori di circa il 30% rispetto al funzionamento, in riscaldamento, con acqua ad una temperatura media di 80oC.
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Una volta determinate le perdite di carico per ogni tratto, si deve operare il bilanciamento idraulico dellimpianto.
Terminali in serie
pregi: basso costo di installazione e di tubazioni difetti: se si chiude un radiatore si blocca il usso anche agli altri, essendo posti in serie. Questo problema viene risolto con un by-pass per ogni terminale. Inoltre il salto termico avviene non in ogni terminale, che quindi scambia poco calore, ma in tutto lanello, costringendo ad alzare le portate e di conseguenza le perdite di carico. Attualmente questo sistema viene utilizzato dove gli altri riultano troppo costosi,ad esempio per riscaldare locali molto ampi.
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Radiatore Valvola
Mand.
Rit.
In pratica, e ` un dispositivo di regolazione con 4 bocche che realizzano 2 percorsi, uno attraverso il radiatore e laltro di by-pass. tubo venturi: il rapporto tra le portate non e ` pi` u costante, dipende dalle condizioni di funzionamento. collegamento normale con detentore, ovvero valvola a perdita di carico variabile.
Per il dimensionamento, vengono date solo indicazioni di massima, per uno studio particolareggiato si faccia riferimento ai manuali dei produttori. Indipendentemente dal numero di anelli, si procede con un anello per volta, procedendo come segue: 1. Si calcola la potenza A da fornire a tutto lanello. Se ci sono n corpi scaldanti in un anello, la A e ` la somma delle potenze termiche T di ogni terminale. A = T
2. Si sceglie la tA , salto termico nellanello. Di solito si prende un valore compreso tra 10 e 15 K. 3. Si calcola la portata nellanello, GA : GA = A c tA
4. in base a tale portata ed alla perdita di carico unitaria desiderata, si trova il diametro del tubo grazie agli appositi graci.
Diametro
Portata
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Bisogna tener presente che i tubi in acciaio zincato sono pi` u costosi di quelli non zincati, ma piu economici del rame. Il Cu per` oe ` essibile (mentre lacciaio costringe a fare solo curve a gomito), ed a sua volta pu` o essere ricotto, per migliorare ancora la essibilit` a e diminuire dunque il raggio delle curve fattibili. il costo del Cu e ` circa una volta e mezza quello dellacciaio, ed e ` meglio tenersi al disotto di 18/20 mm di diametro, per evitare prezzi degli acessori troppo alti. Se le portate risultassero in questo caso troppo elevate, la soluzione e ` quella di suddividere lanello in due. 5. Nel caso di collegamento con tubo venturi,
Radiatore Valvola gi
Ga
Gagi
Ga
si possono operare sul singolo terminale i bilanci di energia e delle forze: Bilancio di ENERGIA (o di potenze termiche): GA c(te,i te,i+1 ) = t,i e si ricavano cos` le temperature di entrata nei diversi terminali te,i. Bilancio di FORZE (o di pressioni): si hanno 2 rami con 2 nodi in comune, e quindi per lequilibrio si deve avere lo stesso salto di pressione: PA (GA Gi ) = Pi (Gi ) scegliendo il diametro di Gi e regolando la valvola si impone una certa pardita di pressione tra i 2 nodi. 6. Una volta dimensionato lanello, si trova la perdita di carico globale: PA = PAi + rA LA = rA Leq PAi rA
Leq = LA + dove
PA perdita di carico globale sullanello PAi perdita di carico sul singolo terminale rA perdita di carico per unit` a di lunghezza nel tubo principale dellanello
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In presenza di pi` u anelli esistono perdite diverse per ogni anello: si tratta di introdurre una caduta di pressione PV negli anelli che hanno perdite minori della massima, in modo da bilanciare limpianto: per ogni anello con perdita PA risulter` a PV = PA,max PA Se non si introducessero tali cadute di pressione, negli anelli con perdita minore della massima si avrebbe un aumento della portata no ad avere un bilanciamento spontane` o dellimpianto, con portata totale pi` u grande di quella di progetto, e potenza maggiore da fornire alle pompe. Per valutare di quanto aumentano le portate, si fanno due considerazioni: la velocit` a aumenta linearmente con la portata
Le perdite aumentano con il quadrato della velocit` a. Si pu` o calcolare la nuova portata, passando per la lunghezza equivalente:
PA,max = Leq rA con rA perdita concentrata con la nuova portata rA =
PA,max Leq
Una volta noto rA , dal diagramma delle perdite si ricava la nuova portata GA , che comunque deve soddisfare: GA GA < 10% GA
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Ritorno semplice
Ritorno inverso
Figura 2.3: circuito a ritorno inverso Per quanto riguarda le perdite di carico, lultimo terminale servito sar` a soggetto a perdite molto pi` u alte del primo, per la maggior lunghezza dei tubi di mandata e ritorno. Per mantenere le portate di progetto, si agisce sulle valvole dei diversi terminali. Se per` o limpianto e ` molto lungo, occorre pessare allaltra disposizione: ritorno inverso , in questo caso tutti i terminali sono soggetti a perdite simili gura 2.3, anche se si deve utilizzare un tubo di ritorno pi` u lungo: Per il dimensionamento delle reti a 2 tubi, si parte scegliendo una perdita unitaria (e dunque il diametro adatto alla nostra portata iniziale), e si dimensionano i vari tratti dei tubi cercando di mantenere costante tale perdita, pur con variazioni di portata. Per determinare le portate, si parte dalla potenza dei vari terminali: gi = i ct
con t = 10K , valore tipico, uguale per tutti i terminali. L aportata globale sar` a G= gi
Per mantenere costanti le perdite di carico unitarie nei 2 tubi, ogni terminale dovr` a avere un suo diametro di mandata e di ritorno.
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Caldaia
Pianta edificio
La disposizione a 2 tubi si presta allutilizzo di tubi in acciaio, poiche` le curve sono di solito solo a gomito. attualmente per` o si preferisce il rame, che consente collegamenti a freddo e senza lettatura, grazie alla tecnologia a pressare, o press tting. Ad esempio, per il collegamento di 2 tubi in Cu di diverso diametro,
Figura 2.4: raccordo a freddo si usa, come rafgurato in g 2.3.3, un raccordo con due anelli di tenuta in gomma e pinze che garantiscono la tenuta, pur operando a freddo e senza lettature.
2.3.4
` un sistema molto diffuso, e va molto bene per gli impianti nuovi in edici di nuova costruzione, E non si usa nelle ristrutturazioni. Prevede una distribuzione a livello locale, cio` e di unit` a abitativa, a partire da due collettori, uno di mandata e uno di ritorno giacenti sullo stesso piano che costituiscono un unico componente, a cui sono collegati in parallelo tutti i terminali. Il collettore, di solito dottone e di spessore di poco superiore al diametro esterno dei tubi di collegamento alla rete di distribuzione, viene posizionato in una nicchia ricavata in una parete anche sottile, in posizione il pi` u possibile baricentrica rispetto ai corpi scaldanti, per minimizzare la quantit` a di tubo utilizzato e le perdite di carico; la nicchia e ` di solito coperta da una lamiera metallica o una piastra in materiale plastico. I tubi di collegamento, di solito in rame ricotto o in materiale plastico, si staccano dal collettore, scendono verticalmente no al pavimento in cui scorrono in orizzontale e contribuiscono,anche se in piccola parte, al riscaldamento dei locali8 no ai radiatori; in corrispondenza dei radiatori i tubi vengono piegati e fatti risalire nella parete e fatti fuoriuscire dalla parete in corrispondenza dellattacco dei
8
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corpi scaldanti ai quali vengono collegati mediante la valvola ed il detentore. Il posizionamento dei tubi nel pavimento avviene prima del getto di allettamento e della nitura del pavimento. Per quanto riguarda il dimensionamento, le relazioni da utilizzare sono le stesse della distribuzione a due tubi. Da notare per` o che in questo caso ogni terminale e ` collegato ai collettori con due tubi di lunghezza anche elevata, che quindi vanno scelti in modo da ottenere perdite di carico accettabili (pur restando preferibilmente sotto i 14 mm di diametro interno se si utilizza il rame, che oltre diventa molto costoso). Ogni terminale avr` a quindi la sua lunghezza equivalente ed il suo diametro, che porta ad una perdita totale che, in generale, e ` diversa per ognuno di essi. Si vuole per` o che con le portate di progetto le cadute di pressione siano uguali in tutti i rami, poich` e questi sono collegati in parallelo nei collettori: altrimenti la portata nei rami meno sfavoriti aumenterebbe eccessivamente rispetto a quella di progetto. Il sistema va dunque bilanciato idraulicamente. Per ottenere ci` o si usano delle valvole di regolazione, in modo da ottenere la stessa perdita del ramo pi` u sfavorito anche sugli altri rami. Per la regolazione si pu` o intervenire anche sui detentori dei corpi scaldanti. Inne, si dovr` a garantire ai collettori una differenza di pressione pari alla perdita di carico del ramo pi` u sfavorito.
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Zona di lavoro
3. Pannelli a bassa temperatura, 25 45o C , sono usati per impianti di riscaldamento, ma ultimamente anche per il raffrescamento estivo, facendo circolare nello stesso impianto acqua fredda (a temperature di circa 18o C). Questi ultimi possono essere: a pavimento: buone prestazioni sia per riscaldamento che per il raffrescamento. Sono i pi` u utilizzati. a parete: efcienti per riscaldamento e raffrescamento. a softto: efcienti soprattutto per il raffrescamento Lo scambio termico si realizza per convezione naturale con laria ambiente e in modo signicativo anche per irraggiamento. Per i pannelli orizzontali, lo scambio termico e ` pi` u efcace con usso termico ascendente. Perci` o, per il riscaldamento sono migliori i pannelli a pavimento, mentre per il raffrescamento estivo la resa migliore si ha con i pannelli a softto, che per` o sono meno efcienti nella stagione invernale perch` e producono straticazione dellaria. Lo stesso varrebbe per il raffrescamento a pavimento, se non ci fosse una condizione favorevole: la radiazione solare di solito entra dallalto verso il basso e colpisce il pavimento freddo che raccoglie cos` subito una parte del carico termico da asportare. Rimane comunque la limitazione sulla convezione. Da notare che la presenza di mobili sul pavimento di solito limita poco la diffusione del calore, mentre bisogna tener conto dei carichi che devono essere sopportati. limpianto deve quindi essere robusto, di solito si hanno tubi annegati in profondit` a nel massetto di calcestruzzo che deve avere spessore maggiore di 45 mm. Questo problema non si pone per i pannelli a parete o a softto, che quindi possono essere molto pi` u prossimi alla supercie, ricoperti dallintonaco o solo dalla tinteggiatura.
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energetici soprattutto in abbinamento con caldaie a condensazione. Viene trattato nella norma UNI EN 1264 (suddivisa in 4 parti). La prima parte e ` riservata a denizioni e simbologia, la seconda alla determinazione della potenza emessa (utile ai produttori), la terza al dimensionamento (utile ai progettisti) e la quarta riguarda prescrizioni per linstallazione (utile ai progettisti, direttori dei lavori e installatori).
Finitura
Irraggiamento e convezione
I pannelli sono realizzati disponendo nel massetto del pavimento, prima del getto, un tubo a spirale ` consigliabile per il massetto lutilizzo di materiali con buona resistenza meccanica o a serpentina. E ed alta conduttivit` a termica, come ad esempio il calcestruzzo (cls). Lobiettivo, nella realizzazione del pavimento contenente i pannelli, e ` quello di favorire lo scambio termico verso lalto e di limitarlo verso il basso, utilizzando uno strato compatto di isolante (va bene il polistirolo o il poliuretano espanso, non la lana di vetro o simili).
Finitura
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con un foglio di polietilene o equivalente. Al di sopra si posa solitamente una rete metallica che serve sia a evitare crepe nel massetto che per lancoraggio dei tubi mediante ganci. I tubi sono raramente di rame, di solito sono di materiale plastico quale polietilene (PE) o polipropilene (PP) con una guaina per bloccare la diffusione dellossigeno che trasportato poi dallacqua andrebbe ad intaccare le parti ossidabili dellimpianto. I tubi vengono posati sopra la rete metallica con un passo stabilito in fase di progettazione 9 . Tabella 2.2: Resistenza termica minima degli strati di isolamento sottostanti limpianto di riscaldamento a pavimento Resistenza termica minima (m2 K/W) Pavimento verso Ambiente sottostante Ambiente sottostante riscaldato non riscaldato o Ambiente esterno riscaldato in modo non continuativo o Temperatura esterna di progetto direttamente sul terreno (*) e 0o C 5 e 0o C 15 e 5o C 0,75 1,25 1,25 1,50 2,00 (*) Con un livello di falda freatica 5m il valore dovrebbe essere aumentato
Tubo
Pianta
Esempi di posa:
Sezione
Una soluzione alternativa alla rete metallica e ` costituita da pannelli isolanti con delle sporgenze cilindriche che hanno lo scopo di trattenere i tubi in modo da rispettare il passo previsto. In questo caso il passo tra i tubi pu` o variare solamente ad intervalli discreti corrispondenti al passo tra le sporgenze.
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Per riscaldare un edicio si hanno pi` u circuiti che fanno capo ad un unico collettore, posto di solito in una nicchia in una parete verticale non necessariamente in posizione baricentrica in quanto la lunghezza dei tubi dipende meno dalla posizione dei collettori. I tubi di norma hanno tutti lo stesso diametro, e le perdite dei diversi circuiti dipendono quindi solo dalle diverse lunghezze. Essendo i circuiti in parallelo nel collettore, per avere le portate di progetto si deve procedere al bilanciamento idraulico dellimpianto, tramite opportune valvole regolabili posizionate sul collettore. I collettori di mandata e ritorno per i pannelli radianti non sono complanari e neppure collegati rigidamente e solitamente sono pi` u ingombranti di quelli per impianti a collettori, anche per la presenza delle valvole di regolazione. Le norme prendono in considerazione diverse congurazioni (tipi) di pannelli: Tipo A
Finitura superficiale
Dallalto verso il basso: rivestimento nale massetto contenente i tubi in cui uisce il uido caldo strato di protezione ed isolante struttura portante Tipo B
Finitura
50
I tubi sono disposti sullo strato pi` u superciale dellisolante con delle sottili lamelle che permettono miglior distribuzione orizzontale del usso termico. Tipo C si ha un pannello prefabbricato contenente al suo interno tubi gi` a predisposti, collocati sopre lisolante. Poich` e lo scambio termico avviene principalmente per irraggiamento, oltre alla temperatura dellaria, assume particolare importanza la temperatura delle superci interne delle pareti. E opportuno perci` o fare riferimento alla temperatura operante o dellambiente che e ` una media pesata tra la temperatura dellaria a e la temperatura media radiante mr delle superci interne: o = Aa + (1 A)mr dove A e ` il coefciente di pesata (ovviamente A < 1). Per velocit` a dellaria basse si pu` o assumere A = 0, 5 e pertanto: a + mr o = 2 La temperatura media radiante delle pareti mr e ` la temperatura uniforme che le pareti dovrebbero avere per scambiare per irraggiamento lo stesso calore, lesatto valore di mr si ottiene pesando con i fattori di vista e con larea il valore della temperatura assoluta delle diverse pareti: mr = Tmr 273, 15 dove
n 4 j =1
(sj + 273)Fj
Quando le pareti hanno temperature superciali poco diverse tra loro ( < 5K si pu` o assumere: mr
n j =1 sj Aj n j =1 Aj
con Aj area della j -esima parete. Nella norma UNI EN 1264-2 e ` fornita unespressione per il calcolo della potenza termica per unit` a di supercie che il pannello pu` o fornire in funzione delle temperature in gioco: q=B dove q usso termico per unit` a di supercie fornito dal pannello (ai )mi H (2.1)
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Ci sono diversi fattori che inuenzano la potenza scambiata e di cui si tiene conto mediante i i termini am i : Il passo tra i tubi, T ; Lo spessore del supporto, su . Normalmente il supporto e ` il massetto in CLS. La conduttivit` a termica del supporto, E ; La resistenza termica del rivestimento, RB ; Il diametro esterno dei tubi, D, che solitamente sono rivestiti da una barriera alla migrazione di O2 : elementi conduttivi addizionali, KW L ; Il contatto tra i tubi e il pavimento. In realt` a la potenza scambiata dovrebbe essere q = f (n H) con 1, 00 n 1, 05, ma di fatto si usa sempre n = 1. Mediante la formula 2.1 il produttore del pannello (o il progettista) al variare dei parametri costruttivi determina le curve caratteristiche del pannello in funzione di H in particolare, per i valori del passo T che si intendono utilizzare, sono utili le curve ottenute con resistenze del rivestimento R,B = 0, 0 ed R,B = 0, 1 m2 K/W. Sui diagrammi che rappresentano le curve caratteristiche sono riportate anche le curve che rappresentano le massime potenze ottenibili qG , al variare di H , per una temperatura massima superciale di 29o C (zona calpestabile) e 35o C (zona perimetrale)10 . Lemissione massima qG per per un salto termico F,max i = 9 K (curva limite inferiore si ottiene dalla seguente relazione: qG = BG ( H )nG
Le curve limite inferiore e superiore valgono per differenze tra la massima temperatura del pavimento e lambiente di 9 K e 15 K rispettivamente. In particolare la curva limite inferiore si pu` o utilizzare anche per i bagni dove e ` prevista una temperatura superciale massima di 33o C per una temperatura ambiente di 24o C, associate a R,B = 0, 0.
10
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mentre lemissione massima qG per per un salto termico F,max i = 15 K (curva limite superiore si ottiene dalla analoga relazione:
G 15 (H )nG 9 dove BG ed nG sono riportati in prospetti nella Norma UNI EN 1264-2 in funzione del passo tra i tubi T e dello spessore su e conduttivit` a termica E dello strato di supporto. Dalla uguaglianza tra queste espressioni di qG e la resa del pannello fornita dalla 2.1 si ottiene il valore di H,G salto di temperatura medio logaritmico in corrispondenza della intersezione tra le curve caratteristiche e le curve limite11. Per i limiti sulla temperatura massima del pavimento a 29o C nella zona calpestabile un pannello ha una emissione massima di circa 100 W/m2 in tale zona. Mentre ai bordi dei locali, dove si ha maggiore dispersione e dove e ` concessa una temperatura massima di 35o C il limite di emissione 2 raggiunge dirca 175 W/m . Valori tipici di emissione in fase di progetto per la zona calpestabile sono q = 80/90 W/m2 .
1,1(1n )
qG = BG
Grafico bilogaritmico
fm R,B vedi gura 2.5. Per il dimensionamento dellimpianto il punto di partenza e ` sempre la potenza da fornire ad ogni singolo locale, indicata nella Norma come QN,f che deve essere depurata della dispersione dal pavimento verso il basso12 in quanto questa viene compensata da una maggior portata dacqua, senza inuire sulla temperatura della supercie superiore. Si valuta poi, per ogni stanza, la richiesta di potenza per unit` a di supercie utile di pavimento: QN,f,j qj = (2.2) AF,j dove AF,j rappresenta larea utilizzabile per disporre i tubi del pannello nella j -esima stanza. Si individua la stanza pi` u sfavorita, che e ` quella che richiede la massima emissione:
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q'' 175
da questo calcolo sono esclusi i bagni, che vengono considerati con i = 24oC e quindi con un
Area perimetrale
Area calpestabile
<1m
Figura 2.6: Indicazione della zona periferica di un pannello a pavimento H = 9o C Si passa cos` alla scelta del passo tra i tubi da utilizzare nella stanza pi` u sfavorita mediante luso delle curve caratteristiche dei pannelli per i diversi valori del passo tra i tubi. Per la scelta del passo tra i tubi e della temperatura di mandata dellacqua la norma prevede lutilizzo delle curve caratteristiche valutate con R,B = 0, 1 m2 K/W13 . Si notino sul graco le due curve limite, la pi` u bassa per la zona calpestabile e i bagni, con F,max i = 9K , e la pi` u alta
Se la resistenza del rivestimento e ` R,B,j > 0, 1 bisogna utilizzare le curve caratteristiche valutate per la resistenza effettiva del rivestimento.
13
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q''
Figura 2.7: Curve caratteristiche di un pannello a pavimento per diversi valori della resistenza del rivestimento
per le zone perimetrali, con F,max i = 15K . si tratta dunque di trovare sul diagramma, in funzione della qmax , il passo dei tubi e la resistenza del pavimento (anche se la nitura e ` scelta a priori dal committente). Naturalmente, minore e ` il passo, maggiore e ` lemissione a parit` a di massima temperatura del pavimento in quanto si ha maggiore uniformit` a della temperatura superciale. Praticamente, si entra nel diagramma sulle ordinate col valore di qmax e muovendosi in orizzontale si individuano le intersezioni tra il valore di qmax e le curve caratteristiche per i diversi passi. Le intersezioni al di sotto della curva limite inferiore individuano tutte dei passi utilizzabili. Se non ci sono intersezioni al di sotto della curva limite inferiore si procede a suddividere il pavimento in zona perimetrale e zona calpestabile14 . Individuata la fascia che si vuole utilizzare come perimetrale, con larghezza massima di 1 metro, se ne calcola larea AR alla quale competer` a un usso specico qR scelto tra quelli ottenibili dal pannello al di sotto della curva limite superiore. Scelto il passo TR , che fornisce qR , si calcola la potenza termica residua da soddisfare con il pannello nella zona occupata (calpestabile) di area AA = AF AR come: QA = QN,f qR AR Quindi, lemissione richiesta su tale area e `: qA = QA AA
Se questo qA non e ` pi` u il qmax si ripete il procedimento a ripartire dalla stanza con qj = qmax. Riassumendo, lemissione nella zona calpestabile deve star sotto la curva limite inferiore, nella zona perimetrale sotto quella superiore. Se nemmeno cos` si riesce a soddisfare QN,f , tenuto conto che la fascia perimetrale non pu` o essere pi` u larga di 1m, si inserisce nellambiente un terminale di altro tipo, tipicamente un ventilconvettore che funziona con temperature simili a quelle dei pannelli radianti oppure un radiatore o uno scalda salviette (nei bagni). In questo caso il contributo del terminale va sottratto al QN,f .
Le zone periferiche che hanno temperature superciali pi` u elevate (no a 35o C sono generalmente situate lungo le pareti esterne dellambiente, in corrispondenza quindi delle zone a maggior dispersione.
14
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Poich` e il q viene fornito tramite itacqua calda, il passo successivo e ` la valutazione della temperatura di mandata dellacqua: La temperatura superciale del pavimento non e ` uniforme ma e ` maggiore in corrispondenza dei tubi e massima in corrispondenza del primo tubo del circuito dove lacqua e ` alla temperatura di mandata V . In pratica, la limitazione sulla temperatura superciale si traduce in un limite sulla temperatura di mandata dellacqua. La formula 2.1 permette di determinare la resa in funzione della differenza di temperatura media logaritmica tra lacqua e lambiente H ma da questa non e ` direttamente esplicitabile la temperatura di mandata dellacqua che costituisce un parametro progettuale fondamentale. H = V R V i ) ln( R i (2.3)
Lacqua subisce dunque un salto termico tra la temperatura di mandata V e quella di ritorno R : = V R (2.4)
V e ` la stessa per tutti i circuiti che conuiscono allo stesso collettore di zona. Per gli impianti semplici e ` preferibile che V sia la stessa per tutti i circuiti anche per un impianto con pi` u zone controllate separatamente. Oltre al passo tra i tubi, la temperatura di mandata dellacqua rappresenta laltra incognita da determinare nella fase di progettazione. Si denisce temperatura di mandata di progetto V,des , quella calcolata partendo dal locale pi` u sfavorito, cio` e quello con usso termico specico pi` u alto. La differenza tra questo valore e la temperatura dellambiente viene denita come: V,des = V,des i Per il locale pi` u sfavorito si ssa come riferimento 5 K. La V,des pu` o essere ricavata direttamente dalla espressione di H,des 15 , infatti dalle equazioni 2.3 e 2.4 si ottiene: H = V ln( V ) da questa, passando dal logaritmo agli esponenziali si esplicita rispetto a V e si ottiene: V = 1e
H
(2.5)
La stessa equazione 2.5 si pu` o usare per il valore di progetto V,des , e ` sufciente sostituire H con H,des . In alternativa alla 2.5, la norma propone due espressioni approssimate per V a seconda del valore del rapporto/H , i due casi sono: /H 0, 5 oppure /H > 0, 5 Nel primo caso, se si assume = 5 K allora H 10 K e si ha: V,des H,des +
15
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Nelle precedenti equazioni la norma permette di utilizzare al posto della differenza H,des corrispondente alla emissione in condizioni di progetto qdes la differenza H,G corrispondente alla emissione limite qG per lo stesso passo, con la limitazione: V,des H,G + 2
con 5 K. Dal diagramma si ottengono la H,des a partire da qmax e dalla curva caratteristica del pannello scelto per il locale e la H,G in corrispondenza della intersezione tra la stessa curva caratteristica e la curva limite inferiore, come rappresentato nella gura 2.8 Se lambiente e ` previsto
Figura 2.8: Uso del diagramma per la scelta della temperatura di mandata dellacqua
con la zona periferica a temperatura pi` u elevata la scelta della temperatura di mandata acqua pu` o essere fatta con riferimento alla curva limite superiore se il circuito della zona periferica e ` separato da quello della zona occupata ed e ` alimentato con un controllo separato della temperatura dellacqua, oppure anche nel caso in cui il circuito sia in serie, a monte di quello della zona calpestabile, purch e il salto termico sul circuito della zona periferica sia calcolato in modo che la temperatura dellacqua allingresso della zona occupata non violi il limite imposto dalla curva limite inferiore, per la curva caratteristica corrispondente al passo scelto per la zona occupata.
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R finitura scelta
q''
q''
q max. /2
q max.
h, des
h, des
h h, G v, des
Salto termico per lacqua negli altri ambienti Per gli altri ambienti alimentati con la stessa temperatura di mandata e quindi con lo stesso V,des , il valore della differenza di temperatura media logaritmica acqua-ambiente H,j si ricava dal diagramma delle curve caratteristiche in corrispondenza della emissione qj richiesta per il locale j esimo. Si calcola il salto termico sullacqua: j = 2(V,des H,j ) tale valore e ` accettabile se soddisfa la limitazione ( j /H,j ) < 0, 5 altrimenti deve essere calcolato con la seguente formula: j = 3H,j Portata dacqua nei circuiti Fissato il salto termico V,des tra acqua e ambiente ed il salto termico sullacqua j resta da determinare la portata dacqua nei circuiti. Ogni circuito deve fornire una potenza termica QN f,j verso lalto al locale da riscaldare ma contemporaneamente disperde verso il basso una potenza termica Qu,j in funzione della condizione al contorno inferiore e della resistenza termica della struttura al disotto dei tubi. Quindi, per il j -esimo locale, la totale potenza che lacqua deve fornire e `: Qw,j = QN f,j + Qu,j = m H,j cw (V R )j = m H,j cw j dove: m H,j portata di uido nel j -esimo circuito; cw = 4190 J/(kg K) calore specico dellacqua; Qu,j perdita dal pannello verso il basso. (2.6) 3 V,des H,j 1+ 4 H,j
1 2
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Con riferimento alla unit` a di supercie di pannello, la potenza che lacqua deve fornire pu` o essere espressa come: Qw,j = qJ + qu,j AF,j dove: qu,j perdita dal pannello verso il basso, per unit` a di supercie AF,j area del pavimento Tralasciando per brevit` a il pedice j , con riferimento alla gura 2.9, indicando con qo = qj il usso termico da fornire verso lalto e con w la temperatura dellacqua in un generico punto del circuito, si possono fare le seguenti considerazioni:
Finitura superficiale Ti Ro Tw Isolante Supporto Tu Ru
dove con Ro si e ` indicata la resistenza termica per unit` a di supercie tra i tubi e lambiente superiore, ottenuta come somma delle resistenze dei singoli strati di materiale e della resistenza superciale superiore: 1 su Ro = + R,B + hi u
1 hi
= 0, 093 (m2 K)/W e ` la resistenza superciale superiore e ` lo spessore dello strato di supporto, e ` la conduttivit` a termica dello strato di supporto.
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dove con Ro si e ` indicata la resistenza termica per unit` a di supercie tra i tubi e lambiente inferiore, ottenuta come somma delle resistenze dei singoli strati di materiale e della resistenza superciale inferiore: 1 Ru = R,ins + R,sol + R,int + hu dove: R,ins e ` la resistenza conduttiva dellisolante, R,sol e ` la resistenza conduttiva della soletta, R,int e ` la resistenza conduttiva dellintonaco,
1 hu
w i w u + Ro Ru si aggiunga e si sottragga i al numeratore della seconda frazione del membro di destra, si ottiene: qo + qu = qo + qu = inne: qo + qu = e poich` e qo = qj = si ha: qo + qu = qj 1 + w i w i i u + + Ro Ru Ru 1+ Ro Ro i u + Ru Ru w i
w i Ro
w i Ro Ro i u + Ru qj Ru
Cos` , moltiplicando per larea del pavimento, la potenza totale da fornire al locale j -esimo risulta: Qw,j = (qj + qu,j )AF,j = AF,j qj 1 + Ro i u + Ru qj Ru
dalla equazione 2.6 per il locale j -esimo si ha la seguente portata dacqua: m H,j = AF,j qj Qw,j = cw j cw j 1+ Ro i u + Ru qj Ru
Nel caso in cui si abbia u = i , ovvero lambiente sottostante sia riscaldato, la formula si semplica come segue: AF,j qj Ro m H,j == 1+ cw j Ru Il qu (calore ceduto verso il basso) e ` equivalente al calore di un pannello radiante a softto per il vano inferiore, e bisogna tenerne conto.
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La lunghezza dei circuiti pu` o essere valutata con buona approssimazione, trascurando il contributo delle curve, nel modo seguente: AF L= T dove AF e ` larea del pavimento, e T il passo tra i tubi. E preferibile che la lunghezza dei circuiti cada nel seguente intervallo: 30 < L < 100 m In quanto percorsi molto lunghi hanno perdite di carico elevate, gravando troppo sulla pompa di circolazione, la cui prevalenza dipende direttamente dalla lunghezza del circuito pi` u sfavorito. Da tale prevalenza e dalla portata totale dipende poi la potenza ed il consumo di energia della pompa. Se dal calcolo risultano valori di L troppo elevati, occorre spezzare il circuito in 2 o pi` u rami, ridistribuendo la portata a parit` a di salto termico sullacqua cos` si riducono di molto le perdite di carico. Questo e ` consigliato nel caso ci sia un circuito molto pi` u lungo degli altri, che condiziona tutto limpianto.
Stanza 1
Stanza 2
Nella posa in opera ci sono dei locali (di solito i corridoi) in cui passano i tubi di diversi circuiti ed il passo pu` o essere troppo stretto per il rispetto della temperatura massima del pavimento, in tal caso si provvede ad isolare alcuni tratti di tubo per evitare surriscaldamento. Tale isolamento protegge anche dalla formazione di condensa superciale nel caso i pannelli vengano usati anche per il raffrescamento estivo. Per concludere, si sottolinea che gli impianti di riscaldamento in cui il uido termovettore e ` a bassa temperatura come per i pannelli radianti e spesso per i ventilconvettori si possono utilizzare efcacemente le caldaie a condensazione che in questi casi funzionano in condizioni ottimali.
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modo da tollerare la condensazione del vapor dacqua presente nei fumi e di sfruttarne cos` il calore di cambiamento di fase r che per i livelli di temperatura in gioco vale circa 2500 kJ/kg. Il metano (CH4 ), combustibile utilizzato in queste caldaie, tra gli idrocarburi e ` quello che presenta il maggior rapporto H/C , che si traduce nella maggior in una maggior quantit` a di acqua nei fumi ed una maggior differenza tra il potere calorico inferiore e quello superiore (circa il 10%). Combustibile Potere calorico a 25o C [kJ/kg] [kJ/m3 n] inferiore superiore inferiore superiore Idrogeno Metano Propano 120000 50050 46350 141900 55550 50400 10800 35890 93630 12770 39830 101800 Densit` a normale [kg/m3 n] 0,090 0,717 2,020
Tabella 2.3: Poteri calorici per alcuni combustibili gassosi Da qui la convenienza nel far condensare il vapore presente nei fumi, che normalmente contengono acqua CO2 , N2 e tracce di altri composti trascurabili dal punto di vista energetico. La temperatura di rugiada del vapore contenuto nei fumi di una combustione stechiometrica di metano e ` di circa o 16 59 C . Raffreddando i fumi sotto tale vapore si ha dunque formazione di condensa. Pi` u fredda e ` lacqua di ritorno dallimpianto, pi` u bassa pu` o essere la temperatura dei fumi in uscita, maggiore sar` a la quantit` a di vapore condensato, e dunque il calore latente recuperato. Le caldaie a condensazione si accoppiano quindi perfettamente con gli impianti a pannelli radianti a pavimento, che hanno temperature del uido circolante molto pi` u basse di quelle dei radiatori. La temperatura superciale del pavimento deve infatti restare al disotto dei 29o C , che corrisponde ad una temp. di mandata attorno a 40 50oC. Altro buon accoppiamento e ` quello con i ventilconvettori, che per evitare un eccessivo riscaldamento dellaria vengono fatti funzionare con una termperatura dellacqua dellordine di 45 50o C. Si noti che le temperature di ritorno sono minori, tipicamente di 10K, rispetto a quelle di mandata, e risulta quindi molto semplice far condensare il vapore nei fumi. Comunque, non si realizza mai la condensazione di tutto il vapore presente nei fumi in quanto man mano che questi si seccano diminuisce la pressione di vapore e la temperatura di rugiada. Per aumentare le prestazioni di queste caldaie esse sono di solito accoppiate ad una sonda climatica esterna17 e ad una centralina elettronica che regola la temperatura di mandata dellacqua allimpianto facendola diminuire allaumentare della temperatura esterna18 . Una caldaia a condensazione provvista di sonda climatica esterna e centralina di controllo pu` o risultare vantaggiosa anche su un impianto a radiatori, in quanto ai carichi parziali le temperature di ritorno possono scendere al disotto del valore critico. Una caldaia a condensazione che lavori a temperature sufcientemente basse arriva ad avere rendimenti superiori del 10/15% rispetto ad una tradizionale. caldaia tradizionale a CH4 ad alto rendimento ha: u t100 = 91% m c Hi + R
16 La combustione avviene sempre con un eccesso daria ed il valore della temperatura di rugiada diminuisce allaumentare delleccesso daria nella combustione a causa della diluizione dei fumi ed una minore pressione parziale del vapor dacqua. 17 Sonda che misura la temperatura dellaria esterna 18 La regolazione si basa sulla dipendenza quasi lineare tra il carico sullimpianto e la differenza di temperatura tra gli ambienti riscaldati e lesterno
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Si vede che la massima potenza ottenibile e ` forzatamente legata allHi, non avendosi condensazione. caldaia a condensazione a CH4 :
Acqua di ritorno
Condensa
u, cond 90/92% m c Hs
t100 = 98/102% dove rendimento a massimo carico riferito ad Hs Hs potere calorico superiore Si noti che il valore di t100 pu` o superare lunit` a in quanto e ` riferito al potere calorico inferiore. Come si pu` o notare, il rendimento effettivo di una caldaia a condensazione pu` o essere nettamente superiore, anche se bisogna controllare con continuit` a la temperatura dellacqua per garantire la condensazione in tutte le situazioni in cui e ` possibile. In denitiva, una caldaia a condensazione rispetto ad una normale comporta: - minori spese di combustibile maggiori spese di acquisto e manutenzione.
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MANOMETRO POMPA SFIATO VASO ESPANSIONE TRM RM VS(RM) TRM REG TRM CD PRST RM RITORNO MANDATA
VAC
TRM RM= termostato di sicurezza a riarmo manuale: si interviene manualmente per riattivare il sistema. Scatta quando la temperatura supera quella di regolazione. TRM REG= termostato di regolazione, spegne la caldaia quando si raggiunge la temperatura dellacqua voluta. VAC= valvola di controllo del combustibile, che pu` o essere chiusa da un dispositivo di sicurezza attiva quando si raggiungono temperature troppo elevate. TRM CAL= tremometro caldaia, senza funzioni di sicurezza. TRM MA= termometro sulla tubazione di mandata MAN= manometro per controllare la pressione PRS RM= pressostato a riarmo manuale, scatta al superamento di una pressione ritenuta pericolosa SFT= sato, che sata i gas presenti nella caldaia VS RM= valvola di sicurezza, la cui apertura e ` controllata da una molla, quando scatta si ha uno scarico di parte del uido contenuto nel generatore. anche questa e ` a riarmo manuale, ed e ` sensibile alla pressione nel uido. VE= vaso di espansione, che compensa le dilatazioni del uido alle diverse temperature.
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() coefciente di dilatazione volumica del liquido20; max massima temperatura prevista per il funzionamento normale dellimpianto; min minima temperatura prevista per il liquido dellimpianto. Per gli impianti di riscaldamento ad acqua, assumendo normalmente: max = 80o C min = 10o C tenuto conto della dipendenza di dalla temperatura si pu` o assumere: ( max min ) = 0, 03 In pratica la variazione di volume del liquido risulta pari al 3% del volume iniziale. Per gli impianti a radiatori il volume dacqua Vl contenuto nellimpianto e ` proporzionale alla potenza dellimpianto e vale circa 15 20 l/kW. La variazione di volume del uido, durante lesercizio normale dellimpianto, e ` compensata mediante dei dispositivi detti vasi di espansione21 . I vasi di espansione sono collegati al generatore mediante dei tubi detti tubi di sicurezza che devono rispettare particolari disposizioni dimensionali e di collegamento riportate nella Norma gi` a citata UNI 10412. I vasi di espansione possono essere di due tipi, aperti o chiusi. Vasi aperti: Presenti solo nei vecchi impianti e negli impianti con generatore di calore a combustibile solido non polverizzato, sono posti al di sopra del punto pi` u alto dellimpianto e sono collegati a questo punto mediante un tubo detto tubo di sicurezza. Sono costituiti da una vaschetta con coperchio e di solito sono muniti di galleggiante per il controllo del livello minimo. Allinterno della vaschetta il liquido pu` o oscillare tra il livello minimo, controllato dal galleggiante, ed un livello massimo, determinato da un tubo di troppo pieno che scarica il liquido in eccesso in una tubazione o canale di scarico. Le oscillazioni del liquido allinterno del vaso devono compensare le variazioni di volume del liquido
Il progettista ha lobbligo di dichiarare il volume di uido contenuto nellimpianto Il coefciente di dilatazione volumica e ` una propriet` a che dipende sensibilmente dalla temperatura 21 La norma di riferimento per i vasi di espansione e gli altri dispositivi di sicurezza sugli impianti ad acqua calda e ` la UNI 10412.
20 19
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nellimpianto che passando da impianto freddo a impianto caldo subisce una dilatazione. Pertanto il volume compreso tra il livello dellacqua a impianto inattivo (punto di chiusura del galleggiante) ed il livello dellacqua in corrispondenza al bordo inferiore del tubo di troppo pieno deve essere non inferiore allespansione E del uido. Oltre al troppo pieno il vaso aperto deve essere dotato di un tubo di sfogo comunicante con latmosfera. Il tubo di troppo pieno e quello di sfogo devono essere indipendenti e senza valvole di intercettazione. I vasi di espansione, i tubi di sicurezza e i tubi di troppo pieno devono essere protetti dal gelo.
canale di sfogo troppo pieno
tubo di sicurezza
Vasi chiusi: Si possono classicare nel modo seguente: autopressurizzati senza diaframma o membrana; prepressurizzati senza membrana o con membrana; a pressione costante senza membrana; a pressione e volume costanti costituiti da due serbatoi senza membrana. Vengono collegati alla tubazione di mandata, al di sotto della angia oppure al ritorno in prossimit` a della caldaia; i primi due tipi si evita di collegarli a valle della pompa di circolazione per non assoggettarli alla prevalenza della pompa. I vasi di espansione chiusi senza membrana, vedi Figura 2.12, quando vengono collegati allimpianto sono pieni di gas (solitamente aria o azoto), a pressione atmosferica po se auto pressurizzati o alla pressione di precarica pp se prepressurizzati. Il collegamento e ` fatto in modo che lingresso dellacqua sia rivolto verso il basso in modo da non lasciare uscire laria o il gas. Durante il caricamento dellacqua nellimpianto il vaso si riempie parzialmente dacqua e la pressione interna si porta alla pressione dellimpianto spento pi o di inizio esercizio (pressione idrostatica
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in corrispondenza del vaso)22 . Nei vasi autopressurizzati la pressione di inizio carica e ` pari alla pressione atmosferica po . Durante lesercizio, a causa della dilatazione dellacqua contenuta nellimpianto, dellacqua entra nel vaso, ne occupa una parte e comprime il gas contenuto in esso. Alla temperatura massima di esercizio la pressione pf allinterno del vaso non deve determinare in altre parti dellimpianto il superamento del valore della pressione massima di esercizio dei componenti dellimpianto alla quale sono tarati i dispositivi di sicurezza quali ad es. le valvole di sicurezza. La pressione assoluta massima pf viene posta pari alla pressione di taratura della valvola di sicurezza diminuita di una quantit` a corrispondente al dislivello di quota esistente tra il vaso di espansione se questultima e ` posta pi` u in basso ovvero aumentata se posta pi` u in alto. Per calcolare il volume del vaso Vv si ipotizza che le trasformazioni, prima descritte, di compressione del gas allinterno del vaso siano isoterme e che il gas abbia comportamento ideale. Pertanto, lespansione del liquido E e ` compensata dalla diminuzione di volume del gas contenuto nel vaso compresso dalla pressione assoluta iniziale desercizio pi alla pressione assoluta massima desercizio pf 23 . Cos` si pu` o scrivere: E = Vi Vf con: Vi Vf
22
(2.7)
volume occupato dal gas a impianto fermo; volume occupato dal gas alla pressione massima di esercizio;
Nei calcoli del volume del vaso il valore della pressione assoluta iniziale pi viene aumentato di una quantit` a stabilita dal progettista comunque non minore di 15 kPa. 23 Con riferimento alla pressione massima desercizio, gli impianti si distinguono in impianti con pressione di esercizio minore o maggiore di 5 bar (0,5 MPa).
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Vf
pf
Vi pi E
Per la compressione isoterma di gas ideale si ha: po V o = pi V i = pf V f dove Vo = Vv e ` pari al volume occupato dal gas alla pressione atmosferica po . Si possono esprimere Vi e Vf in funzione di Vv come: Vi = Vv sostituendo nella equazione 2.7 si ottiene: E = Vv ed inne: Vv =
po pi
po pi
Vf = Vv
po pf
po po pi pf E (2.8)
po pf
Sul valore di Vv e ` accettabile una tolleranza del 10% Nei vasi prepressurizzati (con o senza membrana) la pressione iniziale pp (pressione di precarica) nel vaso e ` superiore alla pressione atmosferica po . Nei vasi senza membrana questa pressione deve essere inferiore alla pressione minima di esercizio pi per evitare la fuoriuscita del gas a impianto freddo mentre in quelli con membrana o diaframma, in cui il gas e ` trattenuto dalla membrana, deve essere superiore a tale valore per sfruttare tutta la capacit` a del vaso. In tal caso (vasi con membrana), vedi Figura 2.13, il volume massimo Vi occupato dal gas a impianto fermo coincide col volume del Vv del vaso. Lequazione 2.7 diventa: E = Vv Vf Mentre, sempre nellipotesi di trasformazione isoterma si ha: pp V v = pf V f
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membrana
Vi pi gas
acqua
Vf pf
gas
I diaframmi o membrane di separazione dei vasi chiusi devono essere fabbricati con materiali resistenti alla massima pressione e temperatura di esercizio prevista per limpianto. Per i vasi prepressurizzati senza membrana si potrebbe utilizzare lequazione 2.8 usando la pressione di precarica pp al posto della pressione atmosferica po . La Norma UNI 10412, invece, impone di utilizzare lequazione 2.9 per calcolare Vi e poi di aggiungere a questo il volume di liquido presente nel vaso a impianto freddo24 . A parit` a di variazioni di volume da compensare e di pressioni minima e massima desercizio, i vasi despansione chiusi prepressurizzati senza membrana risultano pi` u piccoli di quelli autopressurizzati e quelli con membrana risultano minori di quelli senza membrana prepressurizzati. I vasi di espansione privi di diaframma o membrana di separazione tra lacqua e il gas in pressione devono essere muniti di un mezzo per accertare il livello dellacqua allinterno del vaso stesso 25 . I vasi di espansione a pressione costante sono dei serbatoi chiusi, allinterno dei quali viene mantenuta la pressione minima possibile nellimpianto, pari a quella idrostatica di carica dellimpianto, grazie ad un cuscino daria, vedi la gura 2.14. Il livello di liquido nel vaso deve poter variare per una variazione di volume pari alla espansione E . In pratica il vaso a pressione costante e ` come un vaso aperto che invece di lavorare a pressione atmosferica lavora alla pressione pi . La pressione nel vaso viene mantenuta costante mediante una valvola che scarica aria allesterno quando nel vaso entra del liquido a causa dellaumento di temperatura nellimpianto e mediante un compressore che introduQuesto e ` probabilmente voluto per cautelarsi dalla incertezza che ci pu` o essere sul valore di pp per i vasi senza membrana. 25 Ad esempio un tubicino che collega la parte inferiore del vaso, in cui c` e il liquido, con la parte superiore, in cui c` e il gas, ed avente un tratto trasparente in corrispondenza della variazione di livello prevista.
24
69
ce aria nel vaso quando questo si svuota di liquido durante le fasi di raffreddamento dellimpianto. Questo tipo di vaso ha i seguenti vantaggi: ha le dimensioni minime possibili, infatti il suo volume e ` di poco maggiore dellespansione E ; non produrre aumenti di pressione nellimpianto per compensare le dilazioni del liquido e ` quindi adatto per i grandi impianti e per quegli impianti che sono gi` a soggetti a impianto freddo a pressioni prossime a quelle massime accettabili per qualche componente dellimpianto. Ovviamente la presenza del compressore aumento sensibilmente il costo del sistema di compensazione delle dilatazioni del liquido.
Vf pi E Vi
Figura 2.14: Schema del vaso di espansione a pressione costante Per i grossi impianti in cui il contenuto di liquido e ` elevato anche il volume dellespansione E e ` grande. Per non utilizzare un serbatoio di grande diametro a elevata pressione 26 pu` o essere conveniente adottare vasi di espansione a pressione e volume costanti. Essi sono costituiti da due serbatoi: uno di dimensioni minori operante alla pressione pi ed uno di dimensioni maggiori operante alla pressione atmosferica po , vedi la gura 2.15. Il serbatoio di piccole dimensioni deve consentire le minime oscillazioni di livello del liquido che gli strumenti devono percepire per far intervenire i dispositivi di carica o svuotamento mentre il serbatoio di elevate dimensioni serve alla compensazione della dilatazione. A impianto freddo il liquido nel serbatoio pi` u grande e ` al livello minimo; durante il riscaldamento, mentre il liquido nellimpianto si dilata, il livello nel serbatoio piccolo si alza, i sensori percepiscono la variazione di livello e fanno aprire la valvola di scarico verso il serbatoio di dimensioni maggiori, questo no al raggiungimento della temperatura di esercizio. Durante il raffreddamento dellimpianto il liquido nellimpianto si contrae e richiama liquido dal serbatoio pi` u piccolo nel quale il livello diminuisce e gli strumenti fanno intervenire la pompa per trasferire liquido dal serbatoio maggiore, alla pressione po a quello minore, alla pressione pi . Evidentemente il serbatoio va dimensionato per un volume maggiore di E , mentre il serbatoio minore va dimensionato per le oscillazioni consentite dagli strumenti di controllo.
A parit` a di pressione e di materiale per la resistenza meccanica lo spessore della lamiera di cui e ` costituito il serbatoio aumenta proporzionalmente al diametro del serbatoio.
26
70
po E pi
Vf
Vi
Figura 2.15: Schema del sistema a pressione e volume costanti per la compensazione dellespansione
Se si vuol fare una modica sostanziale allimpianto (es. ristrutturazioni) inserendo un nuovo circuito, si deve cambiare il vaso di espansione. Talvolta si inseriscono vasi di espansione anche sui circuiti secondari.
V wmax r= Ar vv vv
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Si ottiene
wmax r si vede che attraverso la potenza del generatore e la velocit` a massima del vapore si determina subito la sezione di scarico della valvola. Nella Norma UNI 10412 la sezione di scarico della valvola si calcola con la seguente formula: A = 0, 005m v con: A M K area minima netta dellorizio della valvola, in centimetri quadrati; fattore della valvola, da ricavare da tabella; coefciente di portata della valvola. M 0, 9K
Il termine M/(0, 9K ) presente nella precedente formula viene riportato in una tabella della norma per le valvole di sicurezza ordinarie28 .
72
Aria CH 4
Aria GPL
si pu` o tracciare un andamento delle pressioni nelle caldaie atmosferiche (ovvero senza ventilatore) e pressurizzate: Caldaia atmosferica:
Patm
Sbocco P tiraggio
P = gH (A F ) con H altezza del camino, A densita dellaria fredda in ingresso, F densita dei fumi. Si ha che A > F Caldaia pressurizzata:
H Ventilatore
Patm
Sbocco P tiraggio
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Il canale da fumo ed il camino devono comunque essere in depressione rispetto allambiente, per evitare la fuoriuscita di fumi nel tragitto. Quindi, anche nella caldaia pressurizzata, lespulsione dei fumi deve essere dovuta al tiraggio del camino, che comunque e ` limitato per la presenza del ventilatore che favorisce il moto del uido in caldaia. Per il dimensionamento dei camini le norme di riferimento sono le UNI 7129 e la UNI10641, che regolano anche lo sbocco: esso deve essere piu alto del tetto, in modo da evitare la zona di ricircolazione ed arresto.
Zone di ricircolazione e di arresto causa del vento
Tetto
Collettore caldo
Collettore freddo
Radiatori
La regolazione avviene attraverso il termostato ambiente che interviene sulla pompa e sul bruciatore, regola anche gli orari di accensione. Si possono installare anche delle valvole termostatiche, collocate nei terminali, che regolano la differenza di temperatura acqua-ambiente, e sono regolate dalla temperatura ambiente stessa. Queste non vanno poste nello stesso locale del termostato ambiente.
74
Primario Collettori
Si noti che la soluzione prevede secondari senza pompe, e regolazione trmite valvole a ter vie ,
B A
A+B
che regolano la temperatura dellacqua di mandata e sono controllate dai termostati ambiente delle rispettive zone. La valvola funziona con A chiuso e B aperto, o viceversa, ma senza posizioni intermedie, e sono attuate da motori elettrici od elettrocalamite. Gli impianti visti nora presentano una sola pompa di circolazione sul primario. In realta si possono avere anche varie pompe sui circuiti secondari, ed in questo caso non si fanno distinzioni tra impianti piccoli e grandi.
msmp
Caldaia
Zona 2
mp
Primario
Si vede che, rispetto agli impianti ad iniezione: mancano le valvole di taratura la valvola a 3 vie e ` posta sulla mandata del secondario, anziche sul ritorno. Questo perche la valvola a 3 vie funziona meglio come miscelatrice, che come deviatrice. i due collettori sul primario sono collegati, e non c` e dunque differenza di pressione. Naturalmente, si ha: m s > m p a meno che non si chiuda il ricircolo. Anche qui si effettua una regolazione della temperatura di mandata al secondario, per` o si pu` o variare anche la portata.
75
msmp
Caldaia
Zona 2
mp
Primario
hh In questa tipologia di impianto e ` assente la pompa sul primario, e non c` e collegamento tra i due collettori. se limpianto e ` molto grande e ` prevista una piccola pompa di ricircolo presso la caldaia, per mantenere la temperatura di ritorno ad un valore abbastanza elevato da evitare la formazione di condensa allinterno della caldaia stessa. Questo perche il contatto tra i fumi caldi ed un tubo troppo freddo (sotto la temperatura di rugiada dei fumi stessi) porta alla formazione di conensa che pu` o corrodere gli scambiatori. Questo tipo di impianto pu` o essere utilizzato anche con sistemi a bassa temperatura (pannelli a pavimento), come nello schema seguente:
Carico zona 1
ms
Caldaia
Zona 2
mp
Primario
viene garantita una portata di ricircolo che limita la temperatura di mandata del secondario al valore massimo previsto per non avere pavimenti troppo caldi.
trs
ms-mp
Caldaia
trs mp
Zona 2
Primario
hh
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3 4
I rami 1 e 2 sono in parallelo, cosi come i rami 3 e 4. Nella condizione di carico massimo dellimpianto, si ha:
A+B
la valvola a 3 vie presenta A completamente chiuso: le portate su perimario e secondario coincidono, e quindi anche le temperature: m s=m p s = p qmax = m s cw (ms rs )max m sm p=0
con ms = mp e rs = rp , e dunque per il carico massimo occorre la portata seguente: m s= qmax cw ( ms rs )max
qmax = m p cw ( mp rs )max
Poiche il carico non e ` quasi mai al massimo, e ` molto importante anche il funzionamento a carico parziale: la valvola A e ` aperta, e si ha: q < qmax q=m p cw (mp rs ) La regolazione modica la portata al secondario: ms rs m p = m s mp rs si vede che il rapporto delle portate e ` legato al rapporto delle temperature, e si pu` o scrivere anche: m p q = (mp rs ) m s cw m s q=m s cw (ms rs )
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Un termostato sulla mandata del primario e uno sul secondario regolano il rapporto tra le portate.
mc, tc
B A
AB
ms, tms
Anche in questo caso si ha regolazione con valvola miscelatrice: entra m c a c , esce m c a rs . il bilancio di entalpie e ` il seguente: q=m c c (c rs ) m c ms rs = m s c rs Nelle condizioni di carico massimo qmax si avra il massimo salto di temperatura sul secondario: qmax = m s c (ms rs )max m c m c q = ( c amb ) = [(c amb ) ( rs amb )] m sc m s m s q q = (ms cs )max m sc qmax q m c q [(c amb ) (rs amb )max ] = m sc m s qmax dove (rs amb ) = e dunque (rs amb )max (rs amb ) (rs amb )max q=m s c ( ms rs )
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e si vede che il rapporto tra le portate e ` funzione delle temperature controllate c e amb .
Secondari
mi msmi mpmi
Caldaia
Zona 2
mp
Primario Collettori
Si vede che sono presenti due circuiti distinti, primario e secondario, ognuno con la propria pompa. Le valvole di taratura garantiscono una portata costante, e si indicano come segue:
Oppure
In particolare, m ie ` la portata di iniezione, m s la portata sul secondario e m p quella sul primario. Il by-pass permette un ricircolo parziale della portata del secondario. Da notare che: - i collettori sono a pressioni diverse le due pompe (sul primario e sul secondario) lavorano a portata costante, e lo si vede dal fatto che il circuito che chiude la pompa non ha regolazioni. - grazie alla valvola di taratura si ha portata sul secondario costante, pur variando la portata di inezione d dunque la temperatura. La regolazione serve a mantenere al secondario una opportuna temperatura per quegli impianti che non possono funzionare alla temperatura massima della caldaia che circola nel primario. Tipico utilizzo, per i pannelli radianti a pavimento). In denitiva, questo impianto lavora a portata costante al secondario, e permette di variare la temperatura di mandata. Questo avviene grazie alla portata di iniezione, che ha la temperatura che arriva dalla caldaia, ed e ` regolata dalla valvola a tre vie. Diminuendo la m i e grazie al ricircolo, la temperatura di mandata del secondario si mantiene sufcientemente bassa.
q (fornitura calore)
ms, hms
ms, hrs
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q=m s (hms hrs ) = m s cw (ms rs ) con hms e hrs entalpie di mandata e di ritorno sul secondario; (m i ) > (m s) grazie al ricircolo si mantiene una differenza di temperatura tra i due circuiti di almeno 10 K. Da notare inne che la pompa sul primario e ` necessaria per garantire la circolazione in questo circuito, che non ci sarebbe con la sola pompa sul secondario per la presenza del by-pass. Osservazione: le valvole a 3 vie possono essere utilizzate come miscelatrici, con 2 entrate ed 1 uscita, o come deviatrici, con 1 entrata e 2 uscite.
AB
Funzionamento a miscelazione
AB Pv A Pc
Nella condizione di valvola aperta, si deve soddisfare la condizione seguente: pv pc dove pv sono le perdite della valvola, e pc quelle del circuito. La valvola opera su di un circuito in cui le perdite sono dovute anche alla valvola stessa: tale circuito funziona bene se la perdita dovuta alla valvola e ` elevata, in quanto il comportamento risulta poco inuenzato dalle variazioni di pv
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epc introdote dalla regolazione. I costruttori caratterizzano le valvole con un coefciente della valvola KV : V KV = pv In pratica KV e ` la portata volumetrica corrispondente ad un salto pv = 1 bar , ossia una perdita di carico unitaria. Ora, posta la condizione pv = pc , si trova il valore del KV s di scelta: e dato il valore della portata V KV s = V pc
da cui si sceglie la valvola dai cataloghi in modo da avere KV < KV s ed un diametro adeguato al diametro dei tubi. Da notare che il KV di una valvola e ` calcolato dal produttore misurando la portata che provoca un pv = 1 bar , mentre il KV s e ` ricavato dal progettista in funzione dellimpianto, determinando la perdita di carico effettiva sulla valvola.
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Curva caratteristica piatta Con andamento piatto della curva si possono vericare anche notevoli variazioni della portata, senza che questo provochi rilevanti variazioni della prevalenza. Grazie a tale caratteristica della curva si ottengono i seguenti vantaggi: Non sono generati rumori fastidiosi. Il comportamento della regolazione non e ` inuenzato. Le pompe con curva caratteristica piatta assicurano che, con la chiusura dei corpi scaldanti, la portata del uido in circolazione diminuisce senza provocare inaccettabili aumenti della prevalenza. Curva caratteristica ripida Con landamento della curva ripida, gi` a con modeste variazioni della portata, si vericano rilevanti e non trascurabili variazioni della prevalenza. Le ripercussioni negative sul funzionamento delle valvole termostatiche sono ottenute con limpiego di regolazioni delle prestazioni della pompa. Limpiego delle elettropompe con inverter impedisce, in modo automatico, laumento della prevalenza al diminuire della prevalenza. Per gli impianti dove non si hanno ripercussioni dovute alla presenza di
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valvole termostatiche, si possono adottare vantaggiosamente pompe con curva caratteristica ripida, per esempio impianti a panelli radianti o monotubo, o in tutti quei casi dove per ragione di sicurezza, in fase di progetto, sono ipotizzate perdite di carico maggiori rispetto a quelle reali. Lesperienza pratica insegna che spesso, le perdite di carico reali dellimpianto sono inferiori a quelle calcolate, pertanto risulta che la curva caratteristica e ` pi` u piatta. Nella circostanza la curva ripida della pompa offre il vantaggio che il punto di lavoro, (punto dintersezione fra curva dellimpianto e della pompa), non si scosta troppo verso destra, provocando un aumento di portata inferiore a quello di una curva piatta. Si evita linstaurarsi di rumori fastidiosi, causati dalleccessiva portata lungo le tubazioni.
H (prevalenza) Curve di funzionamento
Velocita' di rotazione
Q (portata)
Il calcolo sul circuito fornir` a i due valori, corrispondenti ad un punto sul diagramma, che in genere non appartiene ad una curva caratteristica di una pompa in commercio: la scelta di solito e ` quella di
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una macchina con la caratteristica pi` u vicina che passa al di sopra del punto stesso. In realt` a anche una pompa con curva caratteristica che incroci la caratteristica dellimpianto al di sotto del punto di funzionamento nominale pu` o essere una buona scelta. Infatti, soprattutto negli impianti a radiatori, in quanto la resa dei radiatori in funzione della portata, a portate prossime a quella nominale, varia poco al variare della portata. In pratica, per questi impianti si pu` o tollerare una variazione sulla portata dellordine del 10% del valore nominale senza compromettere minimamente il funzionamento dellimpianto.
. V
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La curva caratteristica dllimpianto e ` praticamente parabolica perch e le perdite sono proporzionali a 2 2 v e quindi a V . Le pompe dei grandi impianti sono di solito gemellate, dotate di sistemi automatici che ne regolano il funzionamento alternato, in modo da garantire sempre il funzionamento dellimpianto, anche in caso di guasto ad una pompa.
La curva caratteristica di un sistema gemellato in cui le pompe funzionano in parallelo e ` uguale a quella della singola pompa, solo che risulta allargata, avendo il doppio della portata a parita di prevalenza. Si usano, ovviamente, per impianti con grosse portate e basse prevalenze.
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Comunque, il fabbisogno di energia va valutato in termini di energia primaria, cio` e di energia associata al combustibile consumato per produrre lenergia necessaria, compresa quella elettrica per il funzionamento di tutti i componenti dellimpianto5. Nellottica della certicazione energetica degli edici il calcolo del fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento degli edici risulta un passaggio determinante. Il fabbisogno di energia primaria calcolato in modo convenzionale e ` soggetto a restrizioni che la legge ssa in dipendenza del clima cui e ` soggetto ledicio, attraverso il parametro gradi giorno GG (vedere nota ?? a pagina ??), ed alle sue caratteristiche geometriche, attraverso il rapporto di forma (S/V )6 . Siccome il DL 311/06 nellAllegato M riporta una lista di Norme tecniche (UNI e CTI) da utilizzare per i calcoli, nel seguito si far a riferimento alla procedura illustrata in queste normative che consentono un calcolo del fabbisogno energetico in forma semplicata. Il fabbisogno cos calcolato e pertanto convenzionale ma risulta abbastanza prossimo a quello reale con scostamenti dellordine del 20% ; lo scostamento sar a tanto pi` u elevato quanto pi` u le condizioni climatiche e di utilizzo delledicio saranno diverse da quelle assunte nella procedura.
Il fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento Q e ` il parametro che serve a valutare lindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale EPi (nel seguito brevemente EP ) introdotto nel D.L.311/2006. Lindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale e ` denito in modo diverso per le abitazioni rispetto agli altri edici8 . Per gli edici residenziali e assimilabili (categoria E.19 ) con alcune esclusioni, si fa riferimento allarea calpestabile e si ha: Q EP = (3.1) Ap dove: Q Ap fabbisogno di energia primaria necessaria al riscaldamento durante tutta la stagione supercie utile calpestabile
Per tutti gli altri edici si fa riferimento al volume lordo riscaldato: EP = Q V (3.2)
Lindice EP rappresenta cos` una energia media per unit` a di supercie (o di volume). Risulta quindi un parametro che consente di confrontare gli edici dal punto di vista del consumo per il
In realt` a la Direttiva CE fa riferimento anche alla energia per la produzione dellacqua calda sanitaria, per lilluminazione e anche il fabbisogno per il raffrescamento estivo, queste parti saranno regolamentate nelle linee guida. 6 Nel rapporto di forma S/V come denito nellAllegato C del D.L. 311/06 S e ` la supercie, espressa in m2 , che delimita verso lesterno (ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento), il volume riscaldato V che e ` il volume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edicio riscaldate, denito dalle superci che lo delimitano . 7 Nel seguito si fa riferimento prevalentemente alle Speciche tecniche UNI TS 11300 parti 1 e 2 anche se talvolta la simbologia adottata non corrisponder` a perfettamente anche a causa di alcune disuniformit` a nella simbologia delle stesse Speciche tecniche. 8 Vedere lallegato A del DL 311/06. 9 Nel DL 311/06 per le categorie degli edici si fa riferimento alle denizioni riportate nellArt.3 del D.P.R. 412/1993
5
87
riscaldamento, a parit` a di condizioni climatiche. Il fabbisogno cos` denito e ` un parametro che fa parte dei dati che il progettista deve dichiarare nella relazione da depositare presso lUfcio tecnico del Comune dove sar` a realizzato ledicio. La relazione di deposito sar` a il punto di partenza per la certicazione energetica delledicio che e ` in corso di denizione a livello ministeriale. La relazione tecnica di deposito deve essere accompagnata da una dichiarazione di rispondenza fatta dal progettista in cui si attesta di aver proceduto nei calcoli secondo quanto previsto dal Decreto e dalle norme tecniche. Inoltre, alla ne dei lavori, anche il Direttore dei lavori dovr` a asseverare che gli stessi sono stati realizzati nel rispetto di quanto previsto nel progetto e nelle varianti depositate. Il D.L.311/2006 (Allegato M) ed il D.L. 115/2008 che chiarisce quali norme tecniche devono essere seguite nella redazione del calcolo10 . La norma UNI 10379:2005, invece che al EP fa riferimento ad un diverso parametro: il F EN (Fabbisogno Energetico Normalizzato). Pur essendo comunque possibile passare agilmente dal F EN 11 allindice EP e viceversa, basta usare le norme tecniche per arrivare al calcolo di Q e far riferimento al DL 311/06 per lindice di prestazione energetica, ignorando il punto 4 della UNI 10379:200512. Le norme tecniche a cui si fa riferimento permettono un calcolo del fabbisogno per il riscaldamento come somma di contributi mensili calcolati separatamente oppure come una valutazione stagionale complessiva. METODO MENSILE: semistazionario: lenergia necessaria risulta come somma dei contributi mensili in ipotesi di stazionariet` a delle condizioni nellarco dei singoli mesi regime stazionario nel mese e variabile da mese a mese durante la stagione di riscaldamento. METODO STAGIONALE: stazionario: il fabbisogno e ` ottenuto in base a condizioni climatiche medie stagionali. Nel seguito si far` a riferimento al metodo mensile che risulta pi` u accurato soprattutto per i climi temperati. Lenergia primaria Q per il riscaldamento e ` lenergia relativa a tutti i consumi di combustibile necessari al riscaldamento nellarco di un anno (medio dal punto di vista climatico): Q = Qc + dove Qc energia primaria associata al combustibile bruciato localmente in caldaia Qaux sen
88
sen rendimento del servizio elettrico nazionale, e ` il parametro per la conversione da energia del combustibile ad energia elettrica; corrisponde a 0,40 in quanto il DL 311/06 ssa la conversione da energia elettrica in energia primaria come 1 kWhe = 9 MJ.
aux rappresenta lenergia primaria consumata per produrre lenergia elettrica utilizzata Il rapporto Q sen dagli ausiliari. Qc e lenergia consumata in caldaia, e pu` o essere ricavata effettuando un bilancio di energie sul generatore di calore, infatti sequendo lo schema di gura 3.1 si ottiene:
Qc = Qu + Qf + Qd + Qf bs Qu = Qp Qpo po dove: Qd Qf dispersioni di energia attraverso il mantello della caldaia; perdite ai fumi (o al camino) a amma accesa;
(3.3) (3.4)
Qf bs perdite ai fumi (o al camino) a bruciatore spento14; Qpo energia elettrica fornita alla pompa; po frazione dellenergia elettrica della pompa trasferita al uido; Qu energia utile, fornita dalla caldaia; Qp energia prodotta in base alle richieste dellimpianto, compreso il contributo della pompa15 .
Qf Qd Qpo Qc Qu Qp
Figura 3.1: Bilancio di energia al generatore di calore Per risolvere il precedente bilancio e ` necessario determinare Qp . Tale termine si calcola, come illustrato di seguito, a partire dalle richieste di energia delle utenze (edicio) in condizioni di funzionamento ideale dellimpianto, tenendo poi conto di tutte le inefcienze dellimpianto nel trasferire lenergia dal generatore agli ambienti da riscaldare. Il fabbisogno ideale delledicio viene indicato col simbolo Qh se valutato con riferimento a un funzionamento dellimpianto senza interruzione e con temperatura interna sempre pari a quella di riferimento, mentre viene indicato col simbolo Qhvs se valutato con riferimento a un funzionamento dellimpianto con intermittenza (giornaliera e/o settimanale) oppure con periodi di attenuazione della temperatura interna (di almeno 4 K). Per il calcolo dellindice EP la Legge prescrive il calcolo in regime di funzionamento continuo.
Durante il funzionamento dellimpianto il bruciatore della caldaia non e ` sempre acceso. Negli intervalli di tempo in cui e ` spento ci sono delle perdite al camino dovute al tiraggio anche in assenza di amma, inoltre prima di ogni riaccensione del bruciatore c` e una fase di lavaggio della camera di combustione durante la quale viene sofata aria che contribuisce a raffreddare la caldaia; Qf bs tiene conto di entrambi questi contributi. 15 Negli impianti ad acqua lenergia prodotta Qp solitamente e ` poco diversa da Qu in quanto Qpo e ` di solito inferiore all1% di Qu ed po assume valori inferiori a 0,9. Negli impianti ad aria, invece, lenergia fornita dai ventilatori
14
89
Qsi
Qhvs
QL
Locale caldaia
90 (3.5)
fattore di utilizzazione degli apporti gratuiti. Tiene conto delle possibili situazioni in cui il termine dovuto agli apporti gratuiti supera le perdite, portando ad un surriscaldamento (inutile!) dei locali. Perci o si penalizzano gli apporti gratuiti con il fattore di utilizzazione, tipicamente < 1.
Lequazione (3.5) e ` valida per regime di funzionamento continuo, tipicamente per` o gli impianti funzionano con periodi di spegnimento temporaneo (intermittenza) oppure di attenuazione dellimpianto (abbassamento di almeno 4 K della temperatura interna). Per la valutazione del fabbisogno in regime non continuo la (3.5) viene pertanto modicata (nella UNI 10379) introducendo i coefcienti k ; Fil ; Fig , si ottiene quindi il fabbisogno energetico utile in regime non continuo Qhvs Qhvs = k [Fil (QL Qse ) u Fig (Qsi + Qi )] dove: k Fil coefciente per modalit a di funzionamento: intermittenza k = 1, attenuazione k > 1; 1 fattore di riduzione delle dispersioni; (3.6)
Fig 1 fattore di riduzione degli apporti gratuiti; questi coefcienti si ricavano in funzione dei seguenti parametri: tc costante di tempo delledicio, che serve anche nella determinazione di u , in quanto anche in questo caso sono inuenti le caratteristiche dinamiche delledicio stesso;
nag numero di ore di spegnimento o attenuazione notturne (dalle 16,00 alle 8,00), nellarco di una giornata; ndg numero di ore di spegnimento o attenuazione diurne (dalle 8,00 alle 16,00)17 ; sb differenza tra la temperatura interna pressata e la temperatura limite di attenuazione; = i em differenza tra la temperatura interna e la temperatura esterna media del periodo.
91
non stazionariet` a della temperatura interna. I due calcoli coincidono nella zona climatica E dove e ` previsto il funzionamento continuo dellimpianto. Il calcolo in regime intermittente o attenuato era previsto nelle procedure precedenti al DL 311/06 per la verica del rendimento globale medio stagionale g quale rapporto tra il fabbisogno di energia termica utile per la climatizzazione invernale e lenergia primaria delle fonti energetiche, ivi compresa lenergia elettrica dei dispositivi ausiliari. Questa verica e ` prevista anche nel D.L. 311/2006 ma, mentre per il calcolo di EP il decreto fa riferimento esplicito al calcolo in regime continuo, per il rendimento globale medio stagionale non viene specicata la modalit` a di calcolo delle energie. La Norma UNI 10379:2500 per la determinazione di g prevede il calcolo in regime intermittente o attenuato che fornisce fabbisogni inferiori e valori di g migliori (pi` u alti). Pertanto, possiamo denire il rendimento globale medio stagionale con riferimento al regime continuo nel modo seguente: g = oppure con riferimento al regime non continuo: g = Qhvs QR (3.8) Qh Q (3.7)
nella equazione 3.8 il fabbisogno di energia primaria Q ed il fabbisogno di energia termica utile Qhvs sono da calcolare come somme dei corrispondenti valori mensili, ovviamente i valori mensili di QR 18 devono essere calcolati a partire dai valori mensili di Qhvs e non di Qh .
dove 86400 = 24 3600 sono i secondi in un giorno ed N rappresenta il numero di giorni corrispondenti al periodo considerato.
(3.10)
92
QA energia trasmessa attraverso i vani a temperatura costante diversa da quella interna (es. cella frigorifera) QV energia scambiata per ventilazione. Nel seguito si analizzer` a ogni singolo termine che compare nella (3.10) energia trasmessa direttamente verso lesterno da pareti, nestre, porte QT = HT HT coefciente di dispersione (potenza dispersa per unit` a di salto termico) vedi (1.3) a pg. 7 salto termico = i em em temperatura esterna media nel periodo considerato
energia trasmessa attraverso il terreno QG = HG HG coefciente di dispersione attraverso il terreno (potenza dispersa per unit` a di salto termico), trattato nella UNI EN 13370, vedi (1.6) a pag. 17; salto termico = i em em temperatura esterna media nel periodo considerato;
energia trasmessa attraverso i vani non riscaldati QU = Hu Hu coefciente di dispersione tra interno ed esterno (potenza per unit` a di salto termico) calcolata con analogia elettrica, vedi (1.8) a pag. 24; salto termico = i em em temperatura esterna media nel periodo considerato;
energia trasmessa attraverso i vani a temperatura costante diversa da quella interna QA = HA A HA (potenza per salto termico), e ` la somma dei termini di trasmissione e ventilazione: HA = HT,A + HV,A ; A A =i A temperatura del locale a temperatura ssa.
93
numero di ricambi daria orari19 ssato convenzionalmente pari a 0,5 per gli edici di civile abitazione20 ; volume netto della zona termica;
3.2.2 Calcolo dei termini relativi agli apporti dovuti alla radiazione solare
Gli apporti gratuiti dovuti alla radiazione solare sono di due tipi e sono dovuti rispettivamente alla radiazione solare incidente sulle superci opache esterne Qse e parzialmente assorbita, ed alla radiazione solare incidente su superci trasparenti Qsi , parzialmente trasmessa allinterno dove viene assorbita. I due contributi hanno un effetto diverso: mentre Qse riduce le dispersioni aumentando la temperatura superciale esterna delle pareti, il termine Qsi aumenta la temperatura delle superci interne. In ogni caso, con riferimento al contributo mensile, si pu` o scrivere:
e v
Qs =
j =1
Is,j
Aei
i=1
(3.11)
e v Ae Is
numero di esposizioni (orientamento delle pareti); numero di superci per esposizione; area equivalente della supercie; irradianza globale per unit` a di tempo, mediata sul mense, incidente sulla parete
Tenuto conto che lirradianza Is e ` riportata nella UNI 10349 (col simbolo H ) in MJ/(m2 giorno) e ` conveniente esprime lintervallo di tempo come numero di giorni nel mese N per avere Qs in MJ al mese. I contributi dovuti alla radiazione solare su supercie opaca o trasparente si differenziano considerando diverse metodologie di calcolo per larea equivalente Ae
19 20
Per i valori da utilizzare ai ni delle veriche di legge fare riferimento alla UNI 10379:2005 Categoria E.1(1) del D.P.R. 412/93
94
11 00 00 11
est.
qs
parete
int.
qs
U / he
R" e = 1/ h e
R"
R" i = 1/ h i
Figura 3.3: Radiazione solare incidente su una supercie opaca Superci opache In questo caso larea equivalente viene calcolata come: Ae = Fs Fer A Fs A U he Fattore di schermatura legato alle ostruzioni; Area della supercie; coefciente di assorbimento della radiazione solare; trasmittanza della parete; coefciente di scambio superciale esterno. U he
Fer Fattore di riduzione per tener conto del reirraggiamento verso la volta celeste;
pu` o accadere che le pareti esterne opache siano ombreggiate da ostacoli (alberi, altri edici, etc. . .): si introduce quindi il fattore di schermatura, Fs . Inoltre si corregge lapporto radiativo solare per tener conto dello scambio per re-irraggiamento verso la volta celeste mediante il coefciente Fer . Il termine U / he rappresenta invece la frazione della radiazione solare che, assorbita, attraversa la parete verso linterno, infatti una parte della radiazione incidente viene riessa, (1 ) Is , mentre della quantit` a assorbita Is solo una parte attraversa la parete mentre la restante viene ceduta allambiente esterno, come rappresentato in gura 3.3. Il usso termico dovuto allassorbimento della radiazione solare si ripartisce, tra interno ed esterno secondo la regola della leva, con le resistenze termiche al posto delle distanze. U Il termine h e ` in relazione con le resistenze termiche della parete, infatti: e
Re U = he Rtot
si vede quindi che limportanza dei contributi Qse diminuisce allaumentare dellisolamento termico delle pareti e viceversa come succede nei climi pi` u temperati dove gli edici di solito sono meno coibentati e, inoltre, la radiazione solare e ` pi` u intensa.
95
qs
parte riflessa
parte efficace
nei climi settentrionali, Qse < 10% di Qsi . Qsi rimane comunque elevato, ed il contributo e ` tanto pi` u importante quanto pi` u isolate sono le pareti delledicio, cio` e quanto pi` u piccolo e ` il termine QL .
Se il valore non e quanticabile, la norma impone di assumere valori convenzionali limite, per esempio per edici adibiti a residenza (E.1)(1) si pu` o assumere un apporto gratuito pari a 4 Apavimento [W].
dove: =
96
tc
costante di tempo deledicio espressa in ore, ovvero prodotto della costante termica delledicio per la resistenza termica. C tc = HK 3600 capacit` a termica delledicio; C=
j =1
Aj mj cj
Aj
mj massa termica areica (ovvero la parte della massa della parete che accumula energia nellarco della giornata, calcolata come prodotto della densit` a per la profondit` a di penetrazione dellonda termica d = 3, 71 / per pareti non isolate. cj calore specico del materiale della parete; HK coefciente di dispersione globale delledicio, ricavato dallenergia dispersa QL : HK = QL
C=
j =1
Aj
k =1
(3.12)
con: np Aj ns numero di pareti delledicio; area dellaj -esima parete che partecipa allaccumulo (superci rivolte verso lambiente in cui si manifestano gli apporti gratuiti); numero di strati della j -esima parete contati dallinterno no allisolante;
k,j densit` a dello strato k della parete j ; ck,j calore specico dello strato k della parete j ; sk,j spessore dello strato k della parete j ; La sommatoria interna della equazione 3.12 va effettuata per gli strati interni allo strato di isolante oppure no a che k sk in cui rappresenta la profondit` a di penetrazione dellonda termica
97
allinterno delle pareti. La profondit` a di penetrazione e ` denita come la profondit` a alla quale lam 21 piezza dellonda termica e ` pari a e 1 volte lampiezza in supercie . Dalla trattazione teorica della conduzione termica si ottiene: o = c con o periodo di oscillazione dellonda termica (24 ore);
, , c propriet` a termosiche dello strato di materiale di spessore maggiore compreso in . Se il lato interno dello strato di isolante cade allinterno di valutata secondo la precedente formula, viene posta pari alla posizione dello strato di isolante a causa della elevata attenuazione introdotta da questo.
Il rendimento di emissione e , tiene conto delle inefcienze nel trasferimento dellenergia dal terminale dimpianto allambiente (es. aumento delle dispersioni a causa dellinnalzamento della temperatura della parete posteriore dei radiatori, irraggiamento diretto da un radiatore verso una nestra ad esso affacciata, ecc.). Il valore di e varia da 0,95 (per pannelli radianti in strutture poco isolate) a 0,99 (per i termoconvettori). Il rendimento di regolazione o controllo, c , tiene conto delle caratteristiche del sistema di regolazione, anche in dipendenza della tipologia dei terminali di impianto, che possono portare la temperatura interna a valori superiori a quelli di riferimento nel calcolo con conseguenti maggiori dispersioni (es. isteresi del termostato ed anche disuniformit` a di temperatura tra i locali termostatati e gli altri, oppure assenza del termostato come nei vecchi impianti centralizzati dotati solamente di sonda climatica esterna, inerzia termica dellimpianto, ecc.). Il valore di questo rendimento varia in funzione del sistema di regolazione e del tipo di impianto, ad es. per i radiatori e ventilconvettori non e ` mai inferiore a 0,93.
Per i dettagli si consiglia di consultare un teso di Trasmissione del calore nella parte che tratta la conduzione monodimensionale in regime periodico.
21
98
Come secondo passo si tiene conto delle perdite lungo la rete di distribuzione dalla centrale termica no alle singole zone termiche e si calcola lenergia prodotta (uscente dalla centrale) come somma dei contributi delle diverse nz zone termiche servite, divisa per lefcienza della rete di distribuzione:
nz
Qr,j Qp =
j =1
po rendimento della pompa, indica la frazione di energia che dalla pompa viene trasferita al uido. La differenza tra Qp e Qu risulta di solito molto piccola, dellordine del 1% . Dallenergia utile Qu si ricava inne lenergia primaria consumata, Qc : Qc = Qu Qhvs tu tu e c d
con d , rendimento di distribuzione, funzione delle dispersioni dovute alla distribuzione, si attesta attorno a 0,9. I metodi di calcolo ed i valori consigliati dei rendimenti di regolazione, emissione e distribuzione sono riportati nella Norma UNI 10348.22 Dallenergia prodotta Qp si risale allenergia utile Qu , al netto del contributo della pompa (gura 3.1): Qu = Qp Qpo po
con tu , rendimento termico utile della caldaia, rappresenta il rendimento medio del generatore nel periodo considerato (mese o stagione), esso dipende dalla tipologia della caldaia stessa, in particolare dalle perdite al mantello Qd e ai fumi Qf e Qf bs , e da come essa viene utilizzata, cio` e dal livello di potenza richiesta rispetto alla potenza nominale del generatore.23 . Inne , noto il valore di Qc , si ricava il fabbisogno di energia primaria necessaria al riscaldamento Q durante il periodo di riferimento: Q = Qc + Qaux Qpo + Qbruc = Qc + sen sen
Se il periodo di riferimento e ` mensile, i valori stagionali di Qhvs e di Q si ricavano banalmente come somma dei valori calcolati mensilmente.
99
Il denominatore 100 serve a riferire allunit` a le predite percentuali. Il fattore di carico al focolare F C e ` denito come Qc (3.14) FC = Qcn dove; Qc energia primaria richiesta dal generatore nel periodo considerato; Qcn energia primaria richiesta dal generatore funzionante a massimo carico in regime continuo. Esso si pu` o intendere come il rapporto tra la somma dei tempi in cui avviene la combustione nel generatore ed il tempo totale di disponibilit` a del generatore, cio` e tempo in cui lacqua in caldaia e ` mantenuta al valore nominale. Lequazione 3.13 si ricava a partire da un bilancio di energie sul generatore funzionante a pieno carico e da un bilancio a carico parziale nel modo illustrato nel seguito. Bilancio sul generatore a pieno carico Durante il funzionamento a pieno carico il generatore non ha perdite a bruciatore spento. Pertanto, sempre con riferimento alla gura 3.1 si ha: Qcn + br Qbr = Qun + Qf n + Qdn dove il pedice n sta ad indicare la condizione di pieno carico (nominale) e: Qbr e ` lenergia assorbita dal bruciatore; br rappresenta la frazione di energia trasferita dal bruciatore allaria comburente per ogni unit` a di energia assorbita. Si dividano i termini dellequazione 3.15 per Qcn , energia prodotta dalla combustione in condizioni nominali: Qbr Qun Qf n Qdn 1 + br = + + Qcn Qcn Qcn Qcn in questa equazione si possono riconoscere i seguenti termini:
br Qbr Qcn Qf n Qcn Qdn Qcn
(3.15)
= Pf perdite ai fumi a bruciatore acceso, riferite allunit` a; = Pd perdite al mantello, riferite allunit` a;
Qun Qcn
si espliciti rispetto a
dove, come anche nel seguito, per brevit` a, a differenza della Norma i simboli Pd e Pf non sono espressi in percentuale, ma sono riferite allunit` a.
100
La Norma UNI 10348 fa riferimento a caldaie con regolazione ON-OFF e temperatura dellacqua costante durante i periodi di disponibilit` a del generatore, questo comporta che il bruciatore sta per parte del tempo acceso al massimo con perdite ai fumi pari a quelle nominali e per laltra parte spento con perdite ai fumi corrispondenti e che le perdite al mantello si mantengono sempre pari a quelle nominali a causa della temperatura costante dellacqua in caldaia. Cos` , il bilancio di energia per un intervallo di tempo in cui si susseguono fasi di accensione e fasi di spegnimento del bruciatore si pu` o scrivere come: Qc + br Qbr = Qu + Qd + Qf + Qf bs (3.17)
Si dividano i termini dellequazione 3.17 per Qcn , energia prodotta dalla combustione in condizioni nominali: Qc Qbr Qu Qf Qd + br = + + Qcn Qcn Qcn Qcn Qcn in questa equazione si possono riconoscere i seguenti termini:
Qc Qcn
= F C vedi denizione precedente; = Fbr F C in quanto il bruciatore e ` acceso per una frazione F C del tempo totale;
dove con un si e ` indicata la potenza utile nominale della caldaia (ricavabile da catalogo) e con ta si e ` indicato il tempo di disponibilit` a del generatore nel periodo di riferimento; cio` e, ad esempio, nel caso di funzionamento continuo o attenuato (disponibilit` a 24 ore su 24) ta = N 24 3600 secondi, mentre nel caso di funzionamento intermittente con disponibilit` a di 14 ore al giorno (zona climatica E) si ha ta = N 14 3600 secondi. Il fattore di carico utile CP e ` sempre minore del fattore di carico al focolare F C perch e il bruciatore funziona non solo per fornire Qu allimpianto, ma anche per mantenere lacqua in caldaia alla temperatura di funzionamento. Si sottolinea che il fattore di carico utile CP e ` un parametro calcolabile quando e ` nota lenergia Qu richiesta dallimpianto nel periodo, la potenza nominale della caldaia n ed il tempo di attivazione ta 24 mentre il fattore di carico al focolare e ` calcolato come specicato di seguito. Si sostituiscano i vari termini come ora deniti nellequazione precedente, si raccolgano F C e CP , si ottiene: F C (1 + Fbr Pf + Pf bs ) = CP (1 + Fbr Pd Pf ) + Pd + Pf bs
24
I tempi di attivazione massimi sono ssati per le diverse zone climatiche dallart.9 del D.P.R.412/93.
101
(3.18)
A questo punto, si pu` o ricavare lespressione di Qu dalla equazione 3.17: Qu = Qc + br Qbr Qd Qf Qf bs Allora il rendimento termico utile del sistema di generazione diventa: tu = Qc + br Qbr Qd Qf Qf bs Qu = Qc Qc
in questa equazione si possono riconoscere i seguenti termini: ( Qbr )n br Qbr = br = Fbr Qc Qcn in quanto il contributo del bruciatore si ha quando il bruciatore e ` acceso e quindi proporzionalmente allenergia consumata Qc ; Qd Qc Pd Qd = = Qc Qcn Qcn FC Qf Qf n = = Pf Qc Qcn Qf bs Qcn 1 Qf bs = = (1 F C )Pf bs = Qc Qcn Qc FC Inne si ottiene:
1 FC FC
Ppf bs
Pd (1 F C ) Pf bs (3.19) FC FC Lequazione 3.19 e ` analoga alla 3.13 a parte le perite che sono unitarie invece che percentuali. Tenuto conto che i produttori di generatori di calore sono tenuti a fornire nei cataloghi diversi parametri tra cui: tu = 1 + Fbr Pf
un rendimento termico a pieno carico; 100 = Q Qcn un 30 = Q rendimento termico al 30% del carico (CP = 0, 30); Qcn
cn =m c Hi potenza termica al focolare, detta anche portata termica; f c =cn (1 Pf ) = cn ( 100 + Pd ) potenza termica convenzionale; un =cn (1 Pd Pf ) = cn 100 potenza utile nominale; Si possono ottenere le seguenti espressioni pi` u sintetiche: tu = Qu Qcn Qun CP Qu = = Qc Qun Qc Qcn F C 100 (3.20)
102
Se i termini Pf , Pd e Pf bs non sono forniti dalla documentazione del generatore di calore possono essere ricavati dalle potenze prima elencate cn , f c e un nel modo seguente: Per le perdite al camino Pf : cn f n f c = = 1 Pf cn cn dove f n rappresenta la potenza persa ai fumi in condizioni di pieno carico, quando la caldaia lavora in condizioni nominali; pertanto: f c Pf = 1 cn Per le perdite al mantello: un = 100 = 1 Pf Pd cn e quindi: Pd = 1 Pf 100 Il termine di perdite al camino a bruciatore spento Pf bs se non disponibile pu` o essere ricavato dalla tabella 3.1. In alternativa alluso della tabella 3.1 le perdite a bruciatore spento Pf bs si possono ricavare, con una buona approssimazione25, ponendo CP = 0, 30 e calcolando il valore corrispondente di F C , nel modo seguente: Si consideri: 100 = tu (CP = 1) ed 30 = tu (0, 30) dalla equazione 3.20 si ottiene: 30 = dalla equazione 3.16 100 =
25 o
Lapprossimazione consiste nel fatto che 30 e ` ottenuto in laboratorio con temperatura media dellacqua in caldaia di 50 C e non di 70o C come viene fatto per 100
Tipo di generatore a combustibile liquido o gas con bruciatore ad aria sofata con serranda sullaspirazione dellaria comburente a combustibile liquido o a gas con bruciatore ad aria sofata senza serranda sullaspirazione dellaria comburente: con camino no a 10 m con camino oltre 10 m a gas con bruciatore atmosferico e rompitiraggio
Pf bs (%) 0,1
103
Nella gura 3.4 viene riportato landamento qualitativo del rendimento termico utile tu ricavato con lequazione 3.13 al variare del fattore di carico utile CP . Si fa notare che molte caldaie moderne, con bruciatore modulante, hanno un comportamento che non e ` correttamente rappresentato dalla (3.13), infatti in questo caso si nota che il rendimento ha un andamento decisamente pi` u favorevole al diminuire di CP .
tu
1 Pd+Pf
100
30
caldaia modulante caldaia tradizionale
0,3
CP
Figura 3.4: Andamento del rendimento tu di una caldaia al variare del fattore di carico utile CP . Le perdite Pd , Pf e Pf bs sono misurate in laboratorio in condizioni di prova corrispondenti ad una temperatura media dellacqua in caldaia di 70oC ed una temperatura ambiente di 20o C con una corrispondente differenza di temperatura tra acqua e aria pari a: n = (70 20) = 50K Qualora la differenza di temperatura tra acqua e aria sia diversa da n , la Norma UNI 10348 prevede che nelle precedenti formule le perdite Pd , Pf e Pf bs vengano sostituite con le perdite corrette nel modo seguente: 0,02 Pf = Pf n
Pd = Pd
n n
Pf bs = Pf bs
104
GG
0,2
0,9 S/V
Figura 3.5: andamento del EPlim al variare del rapporto S/V e dei gradi giorno
Il limite imposto EPlim varia in funzione dei gradi giorno GG del comune26 in cui e ` situato ledicio e 2 del Rapporto di forma S/V delledicio. Il limite di Legge, espresso in kWh/m di area utile calpestabile va calcolato nel modo seguente. Il primo passo per determinare lEPlim dello specico edicio e ` quello di interpolare linearmente in funzione dei GG (ricavati dallallegato A al D.P.R.412/93 e successive modiche27 ) del Comune di appartenenza delledicio tra i valori estremi per la fascia climatica in corrispondenza di Sd /Vl =0,2 e poi in corrispondenza di Sd /Vl =0,9. Si ottengono cos` i valori estremi dellEPlim0,2 e EPlim0,9 per il Comune28 . A questo punto, se ledicio ha un rapporto Sd /Vl 0, 2 oppure Sd /Vl 0, 9 il F EPlim sar` a pari a F EPlim0,2 o EPlim0,9 rispettivamente. Altrimenti (con 0, 2 < S/V < 0, 9) si procede interpolando in funzione di S/V delledicio tra i due valori EPlim0,2 e EPlim0,9 determinati al passo precedente ricavando cos` il valore nale del EPlim . Negli edici residenziali della classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme valgono le seguenti limitazioni sul massimo valore di EP .
Vedere la tabella dei Gradi Giorno messa a disposizione nel materiale didattico del corso. Ad esempio il Comune di Trieste ha subito un cambiamento recente dei GG ed e ` passato dalla zona D alla zona E. 28 Tali valori saranno gli stessi per qualsiasi edicio dello stesso territorio comunale
105
Tabella 3.2: Valori limite dellindice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale espresso in kWh/m2 anno. valori da rispettare no al 31/12/2007 Rapporto di forma S/V 0,2 0,9 A B C Zona climatica D E F 600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 3000 10 10 15 15 25 25 40 40 55 55 45 45 60 60 85 85 110 110 145 145
0,2 S/V
0,9 S/V
Figura 3.6: doppia interpolazione per ottenere il EPlim in funzione della zona climatica e del rapporto S/V globale medio stagionale denito come nella equazione 3.7 o nella 3.8 qui ripetuta: g = Qhvs QR
Qhvs fabbisogno ideale richiesto dalledicio per essere riscaldato QR fabbisogno di energia primaria totale per il riscaldamento. deve risultare non inferiore al valore minimo ssato per legge: g g,min Nelle norme transitorie del D.L. 311/2006 il rendimento minimo, espresso in percentuale, per le caldaie con potenza nominale no a 1000kW e ` posto pari a: g,min = 65 + 3 log(Pn ) con log logaritmo in base 10 e Pn = un potenza utile nominale del sistema di generazione espressa in kW. Per potenze nominali superiori a 1000kW il limite resta pari a 74% . Nel caso di interventi solo sugli impianti o sul generatore, invece, il valore minimo e ` stato elevato di 10 punti percentuali come segue29 : g,min = 75 + 3 log(Pn )
29
106
Si pu` o notare che al crescere della potenza cresce anche il rendimento minimo ammissibile: ad esempio, con riferimento al valore previsto per i nuovi edici, se per una caldaia da 10 kW g,min = 68%, per una da 100 kW g,min = 71%.
107
108
dellaria esterna, rappresentativi della localit` a in cui e ` collocato ledicio, ottenuti dalla norma UNI 10349. Per elementi a contatto col terreno, la temperatura del terreno va assunta pari al valor medio annuale della temperatura dellaria esterna ed una umidit` a pari a quella di saturazione. Per il calcolo del rischio di condensazione superciale su elementi a bassa inerzia termica, come ad esempio nestre e telai, deve essere utilizzata la temperatura minima di progetto e una umidit` a relativa del 95%.
dove
Tabella 4.1: Propriet` a termosiche dei materiali e dei prodotti Propriet` a conduttivit` a termica resistenza termica specica permeabilit` a al vapore fattore di resistenza al vapore spessore equivalente daria Simbolo R sd Norme di riferimento da UNI 10351 e da UNI 10355 o da EN 12524 o determinate in accordo con ISO 10456 da UNI 10351 o da EN 12524 o determinate in accordo con ISO 12572
109
Parete
Per la valutazione del contenuto di vapore nellaria oltre che alla pressione parziale di vapore nella Norma si fa riferimento al contenuto di vapore per unit` a di volume (umidit` a volumica)2 che permette una facile correlazione tra le condizioni igrometriche esterne e quelle interne. Infatti, in assenza di produzione di vapore, il contenuto di vapore nellaria interna si mantiene uguale al contenuto di vapore dellaria esterna. Una produzione di vapore G negli ambienti comporta un aumento del contenuto di vapore legato al rinnovo daria come segue: i e = = dove n V tasso di rinnovo dellaria volume dellambiente G nV
Il tasso di ventilazione n viene assunto variabile in funzione della temperatura esterna secondo la seguente relazione: n = 0, 2 per e 0 C n = 0, 2 + 0, 04e
per e > 0 C Possiamo mettere in relazione la pressione parziale di vapore pv con lumidit` a volumica considerando il vapor dacqua come aeriforme a comportamento ideale, tenuto conto del valore basso della pressione parziale del vapore in aria: pv V = mv Rv T = mv R0 T Mv
mv R0 R0 T = T V Mv Mv
In pratica si tratta della densit` a che avrebbe il vapore se avesse a disposizione tutto il volume occupato dalla miscela aria-umida
110
Mv massa molare dellacqua; R0 = 8, 314 kJ/(kmolK) costante universale dei gas; T temperatura assoluta dellaria umida.
Laumento di umidit` a pu` o essere espresso anche in funzione della pressione di vapore: pvi pve = pv = ( i Ti e Te ) R0 ( i e ) Mv Ti + Te 2 R0 R0 = Tm Mv Mv
La normativa prevede che le condizioni interne da utilizzare nei calcoli vengano maggiorate mediante un coefciente di sicurezza per cautelarsi dalle approssimazioni insite nel metodo. pvi = pve + Cs pv pv = f (e , destinazione d uso) dove Cs coefciente di sicurezza posto, nella Norma pari a 1, 1 ma denibile diversamente a livello nazionale e pv e ` funzione sia della temperatura esterna e che della destinazione duso del locale, questo valore e si pu` a ricavare dal diagramma di gura 4.1 utilizzando i valori riportati nella tabella 4.2. v le limitazioni sullumidit` a relativa si traducono in un controllo della pressione Noto che = p ps di vapore nellaria ambiente, in funzione della pressione di saturazione. Per valutare la pressione di saturazione ps (in pascal) in funzione della temperatura (in celsius) si utilizzino le seguenti espressioni: 17,269 (4.1) psat = 610, 5 e( 237,3+ ) se 0 C
21,875 psat = 610, 5 e( 265,5+ )
se
< 0 C.
(4.2)
La verica alla condensa interstiziale va ripetuta ogni mese. Nei mesi in cui si ha e > 20oC la verica e ` necessaria solo se, che comunque va eseguita mese per mese nella stagione di riscaldamento. I dati di pressione di vapore esterna per le diverse localit` a si trovano sulla UNI 10349 (dati climatici). La pr
Diff. di Pv (Pa) 1080 810 540 270 0 0 20 Test Produzione di vapore
Figura 4.1: differenza di pressione di vapore in funzione della temperatura e della destinazione duso
111
La variazione di pv al variare delle temperatura esterna e ` dovuta allassunzione di una ventilazione naturale crescente al crescere della temperatura. La norma considera la ventilazione costante al di sotto di 0 C e linearmente crescente al di sopra di 0 C a fronte di una produzione di vapore interna costante. In pratica i ricambi daria (tasso di ventilazione) n viene assunto pari a 0, 2 per e 0 C e variabile secondo la seguente relazione: n = 0, 2 + 0, 04 e per e > 0 C. Resta lincognita della temperatura superciale interna. La sua determinazione non e ` difcile nel caso di regime monodimensionale stazionario, per` o il calcolo si complica per la presenza di ponti termici. Si denisce quindi un fattore di temperatura sulla supercie interna o fattore di resistenza interna, fRsi : fRsi = Rsi/e si e = i e Ri/e
dove Rsi/e ed Ri/e rappresentano, rispettivamente, la resistenza termica tra la supercie interna e lambiente esterno e la resistenza termica tra lambiente interno e lambiente esterno. In assenza di altre indicazioni, nel calcolo di Ri/e si possono adottare i seguenti valori di hi : hi = 4 W/(m2 K) per parete piana senza schermatura hi = 2 W/(m2 K) nel caso in cui sia prevista o sia probabile la presenza di una schermatura termica (mobili, quadri, ecc.).
1 Quanto minore e ` fRsi = h tanto minore sar` a si e di conseguenza ps (si ). I valori minimi del i fattore di resistenza si hanno in corrispondenza dei ponti termici, per il calcolo dettagliato del ponte termico si veda la UNI EN 10211-1, per quello semplicato la UNI EN 10211-2 oppure le tabelle dei fattori di temperatura presenti nellatlante delle strutture.
112
1 + 2 p2 p1 = p1
psat
p2
Figura 4.2: a) Andamento della temperatura, b) andamento della pressione di vapore c) andamento della pressione di saturazione e il usso termico per unit` a di supercie, con = 1 2 salto di temperatura tra due strati di conduttivit e distanza x. In analogia a questa formula, si pu` o scrivere il usso di vapore g : dp p = p [kg/m2 s] dx x con p permeabilit` a al vapore, p = p1 p2 differenza di pressione di vapore tra due superci. g = p
x p1 p2
Accanto allandamento della pressione parziale di vapore pv pu` o essere riportato anche landamento della pressione di saturazione psat funzione questa solo della distribuzione di temperatura allinterno della parete (x) come riportato in gura 4.2. La condensazione inizia quando la pressione di vapore raggiunge quella di saturazione. La condensa inizia quando la retta delle pv interseca la curva di saturazione psat , funzione questa delle temperature 1 e 2 .
psat p1 p2
zona di condensa
113
Nelle pareti multistrato lanalisi pu essere svolta tracciando le psat in funzione della temperatura e confrontandole con landamento lineare a tratti della pv :
La normativa, per semplicare il calcolo, introduce un materiale ttizio, con permeabilit` a al uguale a quella vapore dellaria: cos` per ogni strato di spessore xj e ` possibile determinare uno spessore 3 daria equivalente Sdj avente la stessa resistenza al vapore. strato xj Sdj xj Sdj = aria pj p da cui aria p Sdj = xj pj
in questo modo tutta la parete risulta costituita dello stesso materiale, eliminando gli spigoli ed ottenendo un andamento lineare di pv . Assumendo che: 0 = aria = 2 1010 [kg/(m sPa)] p si denisce per il materiale j esimo un fattore di resistenza al vapore: j = ottenendo quindi Sdj = j xj Gli elementi ad alta resistenza termica, come gli isolanti, si suddividono in un numero di strati caratterizzati ciascuno da una resistenza termica non superiore a 0,25 m2K/W; ciascuno di questi viene considerato come singolo strato di materiale in tutti i calcoli e pure la distribuzione della pressione di saturazione psat viene assunta lineare a tratti. 4 Nel caso ci sia interferenza tra andamento della pressione di vapore e della pressione di saturazione e ` necessario calcolare laccumulo di acqua, vericando che sia inferiore al limite consentito e che comunque evapori tutta nei mesi pi` u caldi. Ipotizzando la parete asciutta allinizio del calcolo, si procede mese per mese come segue:
I valori di permeabilit` a al vapore dei materiali sono riportati sulla norma UNI 10351. lineare come si pu` in realt` a landamento non E o vedere considerando le eqns (4.1) e (4.2), ma la suddivisione degli strati con elevata resistenza termica riduce lerrore semplicando comunque il calcolo
4 3
aria p pj
114
a ciascuno strato si fa corrispondere uno strato daria equivalente. Gli spessori equivalenti sono di solito maggiori di quelli reali perch e ogni materiale ha permeabilit` a minore di quella dellaria. sulla parete ttizia si traccia landamento di psat e delle pv , il cui andamento ora e ` lineare su tutto lo spessore, essendo il materiale omogeneo. Si verica che non ci sia intersezione, come in gura 4.3, in caso contrario si deve calcolare la quantit` a di acqua accumulata nella stagione.
Pint Psat
Parete fittizia
Pest
115
Il usso di vapore condensato g si ottiene da un bilancio tra il vapore che entra dalla faccia interna e quello che esce dalla parete esterna nel periodo considerato. Nel caso di accumulo su un solo piano di interfaccia, e facendo riferimento alla gura 4.4a si ottiene: gc = 0 pc pe pi pc sd,T sd,c sd,c (4.3)
dove pc e ` la pressione del vapore allinterfaccia di condensazione, pc = psat (c ) pari alla pressione di saturazione alla temperatura dellinterfaccia dove avviene la condensazione c . Se la condensazione avviene su pi` u interfacce, facendo riferimento alla gura 4.4b si possono calcolare i ussi di condensazione nelle due interfaccie gc1 e gc2 : pc 1 pe pc 2 pc 1 sd,c2 sd,1 sd,c1 pi pc 2 pc 2 pc 1 sd,T sd,c2 sd,c2 sd,c1
gc 1 = 0 gc 2 = 0
(4.4) (4.5)
laccumulo nel mese considerato risulta dunque Gm = gcond m [kg/m2 ] con m tempo (in secondi) del mese considerato. Questo valore va aggiunto alla quantit eventualmente accumulato nei mesi precedenti. In presenza di condensazione la pressione di vapore si assume quindi sempre pari alla pressione di saturazione alla temperatura dellinterfaccia anche nei mesi sucessivi. Passando al mese sucessivo si ha quindi: p = ps (mese successivo) mentre per le pressioni esterne e interne si assumono i nuovi valori: pi = pi (m + 1) pe = pe (m + 1) con le nuove distribuzioni di pressione e temperatura si pu` o avere ancora condensazione oppure evaporazione psat (m+1 ) < pi continua a condensare ps ( m+1 ) > pi si ha evaporazione Nel caso in cui laccumulo continui, la quantit` a condensata va sommata a quella accumulata nei mesi precedenti; se la condensa nale supera i 0,5 kg/m2 , la parete risulta inaccettabile. Se invece non si supera tale valore si deve comunque vericare che tutta la condensa evapori nel corso dellanno, per avere ad ottobre la parete sempre asciutta. Per il calcolo dellacqua evaporata si possono ancora riportato nella gura 4.5 utilizzare le (4.3), e (4.5), in questo caso landamento delle pressioni E ottienendo di g 0. La quantit evaporata nel periodo risulta quindi pari a Em = gev valore che va sottratto alla quantit precedentemente accumulata, se tale quantit assume valori evaporata e pertanto linterfaccia E asciutta. negativi siglica che tutta lacqua E
116
117
Isolante
Test
Psat
mentre la pressione di vapore e indipendente, ed ha un andamento in funzione della permeabilit al vapore di ogni strato p
Con lsolamento interno la ps ha un valore basso nella maggior parte della parete, favorendo la condizione di condensa pv > ps . Isolamento esterno:
118
Isolante
Test
Con ps elevata nella maggior perte della parete, la condizione di saturazione si raggiunge piu difcilmente, in regime stazionario. In regime periodico invece si ha andamento di tipo ondulatorio della temperatura e del usso termico (con periodo di oscillazione di 24 ore). Lirraggiamento solare e caratterizzato da piccole lunghezze donda , con un picco di radiazione no a 1 m, secondo la legge di Wien max T = cost = 2898K , dove T nel caso del Sole vale 5700 K.
119
Interno
Esterno
Nei periodi in cui manca il usso si ha dispersione, mentre quando c e irraggiamento si ha riscaldamento. La radiazione entra in gran parte dai vetri, che sono trasparenti alle basse lunghezze donda del Sole, ma opachi alle alte corrispondenti ai 300 K degli oggetti interni alledicio: si ha dunque un effetto serra.
Emiss.
Temperatura
Lungh. d'onda
Nel caso di andamento periodico, si ha: x = m + ex sen( x) dove ex e il termine di attenuazione: man mano che si entra nel corpo si ha smorzamento dellampiezza dellonda termica.
Interno
Esterno
= 2a
2/c
mettendo uno strato di isolante, con molto bassa (<< parete), aumenta il valore di . Valori tipici:
120
isolante 102 W/mK muro 100 , 101 W/mK Quindi, con isolante, aumenta, e dunque, a parit di x, ex diminuisce, e con esso anche x .
Interno
Con isolante interno la temperatura si smorza piu rapidamente verso lesterno, e la quantit di calore risulta essere minore, infatti:
Q=
0
lisolante ha bassa, isol << c Inoltre lambiente e piu soggetto a surriscaldamento: sup ha escursione piu elevate: (e )isol > (e )c Tutto questo farebbe propendere verso un isolamento esterno, magari con cappotto, che per presenta gli svantaggi visti. Lisolamento interno invece da questa analisi risulta adatto solo a stanze poco abitate (ad es case di vacanza), ma in realt viene comunque preferito quasi sempre. Come soluzione ottimale si pone lisolante dalla parte interna , sorretto da uno strato di mattoni forati, con intercapedine daria e schermature alla radiazione (fogli di alluminio).
Est.
Questi fogli possono fare anche da barriera al vapore, producendo un salto nellandamento della pressione di vapore, come raffrigurato nella gura seguente:
121
Pi
Parete reale
Pe
Pi
Parete fittizia
Pe
La barriera va posta preferibilmente dal lato caldo dellisolante, in modo che il salto di pv avvenga prima di quello di ps . Tale barriera va applicata molto accuratamente ovunque, onde evitare che ci siano delle lacune che porterebbero ad un passaggio preferenziale del vapore con formazione di condensa. Altre soluzioni efcaci sono rappresentate nelle gure seguenti.
Est.
122
Int.
Solaio
Isolante
( 1 2 ) s
Irraggiamento: poich e laria e anche trasparente allirraggiamento, si ha un usso termico anche in questa forma, indipendentemente dal moto dellaria.
qr = 4 4 T2 ) (T1 12 11 + 1 + 2 1 4 4 (T1 T2 ) 1 1 + 2 1 1
qr =
dove:
123
e dunque
qr = 3 4Tm ( 1 2 ) 1 + 1 1 1 2
W ( 1 2 ) m2 K
e dunque qtot = qk + qc + qr = ( + h + hr )(1 2 ) s ad esempio, per una intercapedine da 2 cm si ha: =( 0, 026 + 2 + 4, 1)(1 2 ) 0, 02 =
( 1 2 ) R con R = 0, 14 m2 K/W . Il termine preponderante e quello dovuto allo scambio termico per irraggiamento (almeno pari a quello per convezione) e che aumenta sensibilmente allaumentare di Tm . Per limitarlo si potrebbero adottare trattamenti superciali che abbiano bassa emissivit per elevate lunghezze donda, ad esempio fogli dalluminio.