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Premessa
Questo documento di studio contiene la versione ufficiale della norma europea sperimentale
ENV 1992-1-1 approvata dal CEN il 27 dicembre 1991, nella traduzione italiana effettuata a cura
dell’UNI, aggiornata sulla base del NAD italiano (Sezione III della Parte prima del D.M. 9/1/96, “
Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, norma-
le e precompresso e per le strutture metalliche”). Esso contiene inoltre una serie di commenti che
ho ritenuto possano essere utili allo studente che affronta per la prima volta l’esame di questa
norma.
Per differenziare il testo originario dalle aggiunte del NAD italiano e dai miei commenti ho usato il
carattere Times New Roman per il testo originario e il carattere Arial (come quello con cui è scritta
questa premessa) per le aggiunte e i commenti.
Questo documento di studio è per ora solo ad uso interno. Innanzitutto perché non è ancora giuri-
dicamente chiaro fino a che punto la traduzione dell’UNI sia coperta da copyright (una regola fon-
damentale della legislazione italiana è quella della disponibilità delle leggi, ed in base a ciò alcuni
giuristi ritengono che il copyright dell’UNI sia decaduto al momento del recepimento dell’Euroco-
dice 2 tra le norme italiane col D.M. 9/1/96). In secondo luogo perché il lavoro di inserimento dei
commenti è ancora in corso. Si prega pertanto di non diffonderlo.
Premessa 3
0. Premessa
0.1. Obiettivi degli Eurocodici
(1) Gli Eurocodici Strutturali comprendono un gruppo di norme relative alla progettazione strut-
turale e geotecnica degli edifici e delle opere di ingegneria civile.
(2) Essi sono redatti per essere utilizzati come documenti di riferimento per i seguenti scopi:
a) come strumento per verificare la conformità delle caratteristiche degli edifici e delle ope-
re di ingegneria civile ai requisiti essenziali della Direttiva 891106 Prodotti da costruzio-
ne (CPD);
b) come disposizioni quadro per redigere norme tecniche per i prodotti da costruzione.
(3) Essi trattano esecuzione e controllo solo nella misura atta a definire la qualità dei prodotti
usati nella costruzione e il livello di preparazione professionale necessario per soddisfare le
ipotesi assunte nella progettazione.
(4) Fin quando non sarà disponibile la necessaria serie delle norme tecniche sui prodotti e sui
metodi di prova delle loro prestazioni, alcuni degli Eurocodici Strutturali tratteranno taluni di
questi aspetti in specifiche appendici informative.
(6) Nel frattempo, suggerimenti e commenti su questa norma sperimentale dovrebbero essere
inviati alla segreteria del Sottocomitato 2 del CEN/TC 250 al seguente indirizzo:
DIN
Burggralenstrasse 6
D - 1000 BERLIN 30
GERMANY
o al Vostro ente normatore nazionale
(nota nazionale - per l’Italia UNI
Via Battistotti Sassi, Il
20133 MILANO
tel. 02170024.1 - fax. 02170.106.106)
Si prevede che le Autorità di ogni Paese membro assegnino dei valori definitivi a questi ele-
menti di sicurezza.
(2) Molte delle norme di supporto, compresi gli Eurocodici che attribuiscono valori per le azioni
da considerare e le misure richieste per la protezione contro l’incendio, non saranno disponi-
bili per il periodo in cui verrà pubblicata questa norma sperimentale. Si anticipa quindi che
verrà pubblicato da ogni Paese membro o dall’organismo di normazione un Documento di
Applicazione Nazionale (NAD) che fornirà valori definitivi per gli elementi di sicurezza, fa-
rà riferimento alle norme di supporto compatibili e rappresenterà una guida a livello naziona-
le per l’applicazione di questa norma sperimentale.
(3) Resta inteso che questa norma sperimentale verrà usata insieme al NAD valido nel Paese in
cui vengono svolti i lavori di edilizia o ingegneria civile.
SOMMARIO
1. Introduzione
1.l. Scopo
1.1.1. Scopo dell’Eurocodice 2
1.1.2. Scopo della parte 1a dell’Eurocodice 2
1.1.3. Parti ulteriori dell’Eurocodice 2
1.2. Distinzione fra principi e regole di applicazione
1.3. Presupposti
1.4. Definizioni
1.4.1. Termini comuni a tutti gli Eurocodici
1.4.2. Termini speciali impiegati nella parte 1a dell’Eurocodice 2
1.5. Unità S.I.
1.6. Simboli comuni a tutti gli Eurocodici
1.6.1. Lettere latine maiuscole
1.6.2. Lettere latine minuscole
1.6.3. Lettere greche minuscole
1.6.4. Indici
1.7. Simboli speciali utilizzati nella parte 1 a dell’Eurocodice 2
1.7.1. Generalità
1.7.2. Simboli in lettere latine maiuscole
1.7.3. Simboli in lettere latine minuscole
1.7.4. Simboli in lettere greche
3.2.4.1. Resistenza
3.2.4.2. Caratteristiche di duttilità
3.2.4.3. Modulo di elasticità
3.2.4.4. Fatica
3.2.5. Proprietà tecnologiche
3.2.5.1. Aderenza e ancoraggio
3.2.5.2. Saldabilità
3.3. Acciai per precompressione
3.3.0. Simbologia
3.3.1. Generalità
3.3.2. Classificazione e geometria
3.3.3. Proprietà fisiche
3.3.4. Proprietà meccaniche
3.3.4.1. Resistenza
3.3.4.2. Diagramma tensioni-deformazioni
3.3.4.3. Caratteristiche di duttilità
3.3.4.4. Modulo di elasticità
3.3.4.5. Fatica
3.3.4.6. Stati di tensione pluriassiali
3.3.5. Proprietà tecnologiche
3.3.5.1. Condizioni della superficie
3.3.5.2. Rilassamento
3.3.5.3. Sensibilità alla corrosione sotto tensione
3.4. Dispositivi di precompressione
3.4.1. Ancoraggi e accoppiatori (dispostivi di giunzione)
3.4.1.1 Generalità
3.4.1.2. Proprietà meccaniche
3.4.2. Condotti e guaine
3.4.2.1. Generalità
4. Progetto delle sezioni e degli elementi
4.1. Requisiti di durabilità
4.1.0. Simbologia
4.1.1. Generalità
4.1.2. Azioni
4.1.2.1. Generalità
4.1.2.2. Condizioni ambientali
4.1.2.3. Aggressioni chimiche
4.1.2.4. Aggressioni fisiche
4.1.2.5. Effetti consequenziali indiretti
4.1.3. Progetto
4.1.3.1. Generalità
4.1.3.2. Criteri di progetto
4.1.3.3. Copriferro
4.1.4. Materiali
4.1.5. Esecuzione
4.2. Dati di progetto
4.2.1. Calcestruzzo
4.2.1.0. Simbologia
4.2.1.1. Generalità
4.2.1.2. Proprietà fisiche
4.2.1.3. Proprietà meccaniche
4.2.1.4. Comportamento dipendente dal tempo
4.2.2. Calcestruzzo armato
8 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
4.2.2.0. Simbologia
4.2.2.1. Acciaio per armature: generalità
4.2.2.2. Proprietà fisiche dell’acciaio per armature
4.2.2.3. Proprietà meccaniche dell’acciaio per armature
4.2.2.4. Proprietà tecnologiche dell’acciaio per armature
4.2.3. Calcestruzzo precompresso
4.2.3.0. Simbologia
4.2.3.1. Acciaio per precompressione: generalità
4.2.3.2. Proprietà fisiche dell’acciaio per precompressione
4.2.3.3. Proprietà meccaniche dell’acciaio per precompressione
4.2.3.4. Proprietà tecnologiche dell’acciaio per precompressione
4.2.3.5. Progetto di elementi di calcestruzzo precompresso
4.3. Stati limite ultimi
4.3.1. Stati limite ultimi per flessione e forza longitudinale
4.3.1.0. Simbologia
4.3.1.1. Generalità
4.3.1.2. Resistenza di calcolo a flessione e a forza longitudinale
4.3.1.3. Rottura fragile e iper-resistenza
4.3.2. Taglio
4.3.2.0. Simbologia
4.3.2.1. Generalità
4.3.2.2. Metodo di calcolo a taglio
4.3.2.3. Elementi che non richiedono armature a taglio
4.3.2.4. Elementi che richiedono armature a taglio
4.3.2.5. Taglio tra piattabanda e anima
4.3.3. Torsione
4.3.3.0. Simbologia
4.3.3.1. Torsione pura
4.3.3.2. Effetti combinati di azioni
4.3.3.3. Torsione di ingobbamento
4.3.4. Punzonamento
4.3.4.0. Simbologia
4.3.4.1. Generalità
4.3.4.2. Scopo e definizioni
4.3.4.3. Metodo di calcolo per la verifica a punzonamento
4.3.4.4. Piastre di altezza variabile
4.3.4.5. Resistenza a taglio
4.3.5. Stati limite ultimi Indotti da deformazione della struttura (instabilità)
4.3.5.0. Simbologia
4.3.5.1. Scopo e definizioni
4.3.5.2. Procedimento di calcolo
4.3.5.3. Classificazione delle strutture e degli elementi strutturali
4.3.5.4. Imperfezioni
4.3.5.5. Dati specifici per diversi tipi di strutture
4.3.5.6. Metodi semplificati di calcolo per colonne isolate
4.3.5.7. Instabilità laterale di travi snelle
4.4. Stati limite di esercizio
4.4.0. Generalità
4.4.0.1. Simbologia
4.4.0.2. Scopo
4.4.1. Limitazione delle tensioni in esercizio
4.4.1 l. Considerazioni di base
4.4.1.2. Metodi per la verifica delle tensioni
4.4.2. Stati limite di fessurazione
Sommario 9
1. Introduzione
1.1. Scopo
1)
Per il significato di questa termine, vedere 1.4.1 (2).
2)
Attualmente allo stato di progetto.
14 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
1.3. Presupposti
P(1) Si applicano i seguenti presupposti:
− le strutture sono progettate da personale avente qualificazione ed esperienza appropriate;
1. Introduzione 15
− gli stabilimenti, gli impianti e i cantieri sono soggetti a supervisione e a controllo della
qualità adeguati;
− l’esecuzione è realizzata da personale avente le dovute abilità ed esperienza;
− i materiali da costruzione e i prodotti vengono impiegati come indicato nel presente Euro-
codice o nelle specifiche di materiale o di prodotto ad essi attinenti;
− la struttura viene sottoposta ad adeguata manutenzione;
− la struttura viene usata in accordo con le specifiche progettuali.
P(2) I metodi di progettazione sono validi solo se i requisiti inerenti all’esecuzione e alla qualità
di cui in 6 e 7 sono soddisfatti.
P(3) I valori numerici identificati con la notazione | | sono forniti a titolo indicativo. Valori di-
versi potranno essere fissati dagli Stati membri.
Nota: nel presente testo i valori numerici definiti dal CEN sono seguiti dai valori forniti dal
NAD italiano (se differenti da quelli del CEN); i valori da applicare in Italia sono rac-
chiusi tra parentesi e preceduti dalla lettera I e da due punti.
1.4. Definizioni
3)
Questa definizione è in accordo con la ISO 6707/1.
4)
La ISO 6707/1 dà la stessa definizione ma aggiunge ‘or a construction works having such an arrangement’. Per gli
Eurocodici questa aggiunta non viene presa in considerazione per evitare traduzioni ambigue.
16 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
Prospetto 1.1 - Elenco dei termini equivalenti nelle lingue della Comunità
(da completare per le altre lingue della Comunità)
Inglese Francese Tedesco Italiano Olandese Spagnolo
Construction
works Construction Bauwerk Costruzione Bouwwerk Construccion
(Bau-)
Execution Execution Ausfuhrung Esecuzione Uitvoering Ejecution
Draag
Structure Structure Tragwerk Struttura constructie Estructura
Type of buildings
or civil engineering Nature de Art des Tipo di Type Naturaleza de
works construction bauwerk costruzione bouwwerk la costruccion
Type de Art des Tipo di Type draag Tipo de
Form of structure structure tragwerk struttura constructie estructura
Baustoff;
Construction Materiau de Werkstoff Materiale da Constructie Material de
material construction (Stahlbau) costruzione materiaal costruccion
Type of Mode de Sistema Mode de
construction construction Bauert costruttivo Bowwijze costruccion
Method of Procedè Procedimento Procedimento
construction d'execution Bauverfahren esecutivo Bouwmethode de ejecucion
Systeme Procedimento Constructief Sistema
Structural system structural Tragsystem esecutivo systeem estructural
F Forza
G Azione permanente
G Modulo di elasticità tangenziale
I Momento di inerzia
M Momento in genere
M Momento flettente
N Forza assiale
P Forza di precompressione
Q Azione variabile
R Resistenza
S Sollecitazioni interne (forze e momenti)
T Momento torcente
V Forza di taglio
W Modulo di resistenza della sezione
X Valore di una proprietà di un materiale
l (elle) può essere sostituito da L oλ (scritto a mano) per determinate lunghezze o per evitare confusione con 1 (numero).
5)
18 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
c Compressione
cr (o crit) Critico
d Progetto, calcolo
dst Instabilizzante
dir Diretto
eff Effettivo, efficace
ext Esterno
f Piattabanda, ala
F (o P) Azione
g (o G) Azione permanente
h Alto; più alto
ind Indiretto
inf Inferiore; minore
int Interno
k Caratteristico
l Basso; inferiore
m (o M) Materiale
m Flettente
m Medio
max Massimo
min Minimo
nom Nominale
p (o P) Forza di precompressione
pl Plastico
ps Armatura di precompressione
q (o Q) Azione variabile
R Resistenza
rep Rappresentativo
s Armatura ordinaria
S Sollecitazione (forze e momenti interni)
stb Stabilizzante
sup Superiore
t (o ten) Trazione
t (o tor) Torsione
u Ultimo
v Taglio
w Anima
x, y, z Coordinate
y Snervamento
1.7.1. Generalità
In generale i simboli utilizzati nella parte 1a dell’Eurocodice 2 sono basati sui simboli comu-
ni elencati in 1.6 e sui simboli derivati da essi come, per esempio:
Gd,sup Valore di calcolo superiore di una azione permanente
Ac Area complessiva di una sezione di calcestruzzo
fyd Tensione di snervamento di calcolo dell’armatura.
Tali simboli derivati sono, per semplicità d’uso, definiti nel testo dove sono introdotti. Co-
munque, oltre a ciò, nel seguito sono elencati e definiti i simboli più frequentemente ricor-
renti; i simboli specifici di un dato punto sono elencati all’inizio di quel punto. Se, nella let-
tura del testo, il lettore non è sicuro del significato di un simbolo particolare, potrà ritrovarlo
sia in 1.7.2-1.7.4 sia all’inizio del punto relativo.
1. Introduzione 19
2.2.2. Azioni
2.2.2.1. Definizioni e principali classificazioni
Nota - Definizioni più esaurienti delle classificazioni delle azioni saranno riportate nell’Euroco-
dice 1.
P(1) Una azione (F) è:
− una forza (carico) applicata alla struttura (azione diretta);
oppure
− una deformazione impressa (azione indiretta): per esempio effetti delle variazioni di tem-
peratura o cedimenti.
P(2) Le azioni sono classificate:
i) secondo la loro variazione nel tempo:
− azioni permanenti (G), per esempio peso proprio delle strutture, finiture, attrezzature
fisse e ausiliarie;
− azioni variabili (Q), per esempio carichi di esercizio, carichi di vento o di neve;
2. Basi del progetto 23
Fd = γF Fk
P(2) Esempi specifici sono:
Gd = γG Gk
Qd = γQ Qk oppure Qd = γQ ψi Qk [2.1]
Ad = γA Ak (se Ad non è esplicitamente definita)
Pd = γP Pk
dove: γF, γG, γQ, γA e γP sono i fattori di sicurezza parziali per l’azione considerata tenuto con-
to, per esempio, della possibilità di variazioni sfavorevoli delle azioni, della possibilità di
una modellazione inesatta delle azioni, delle incertezze nel calcolo degli effetti delle azioni e
delle incertezze nella verifica dello stato limite considerato.
P(3) I valori di calcolo superiori e inferiori delle azioni permanenti si definiscono come segue
[vedere 2.2.2.2 P(2)]:
− quando viene utilizzato un solo valore caratteristico Gk:
Gd,sup = γG,sup Gk
Gd,inf = γG,inf Gk
− quando vengono usati valori caratteristici superiori e inferiori delle azioni permanenti:
Gd,sup = γG,sup Gk,sup
Gd,inf = γG,inf Gk,inf
dove: Gk,sup e Gk,inf sono i valori caratteristici superiore e inferiore delle azioni perma-
nenti, e
γG,sup e γG,inf sono i valori superiore e inferiore del fattore di sicurezza parziale
per le azioni permanenti.
2.2.2.5. Valori di calcolo degli effetti delle azioni
P(1) Gli effetti delle azioni (E) sono le risposte della struttura alle azioni (per esempio sollecita-
zioni interne, forze e momenti, tensioni, deformazioni). I valori di calcolo degli effetti delle
azioni (Ed) sono determinati sulla base dei valori di calcolo delle azioni, dei dati geometrici e
delle proprietà dei materiali se significative:
Ed = E(Fd, ad,…) [2.2 (a)]
dove: ad è definito in 2.2.4.
(2) In alcuni casi, in particolare per l’analisi non lineare, l’effetto della variabilità dell’intensità
delle azioni e l’incertezza associata alle procedure di analisi, per esempio il modello utilizza-
to per i calcoli, devono essere considerati separatamente. Ciò può essere ottenuto mediante
l’applicazione di un coefficiente di incertezza di modello, applicato alle azioni a alle solleci-
tazioni interne, forze e momenti.
(3) Un possibile procedimento, detto “linearizzazione”, può essere rappresentato schematica-
mente con la seguente equazione:
Ed = γsd E(γG Gk, γQ Qk, …) [2.2(b)]
Esso comporta un’analisi non lineare fino al livello γG Gk, γQ Qk, … e un successivo incre-
mento di E mediante applicazione del fattore γSd.
stenza a trazione del calcestruzzo per il calcolo degli effetti delle azioni indirette) può essere
necessario stabilire un valore nominale superiore della resistenza.
(4) Quanto riportato in P(1) non si applica alla fatica.
2.2.3.2. Valori di calcolo
P(1) Il valore di calcolo Xd della proprietà di un materiale è generalmente definito come:
X
Xd = k [2.3]
γM
dove: γM è il fattore di sicurezza parziale della proprietà del materiale, definito in 2.3.3.2 e
2.3.4.
Altre definizioni sono adottate in 4.3.5.
P(2) I valori di calcolo delle proprietà dei materiali, dei dati geometrici e degli effetti delle azioni,
se significativi, devono essere utilizzati per definire la resistenza di calcolo Rd come:
Rd = R(Xd, ad, …) [2.4]
(3) Il valore di calcolo Rd può essere determinato mediante sperimentazione. Indicazioni al ri-
guardo sono fornite in appositi documenti.
2.3.1. Generalità
P(1) Si deve verificare che nessun stato limite significativo sia superato.
P(2) Devono essere prese in considerazione tutte le situazioni di progetto ed i casi di carico signi-
ficativi.
P(3) Devono essere prese in considerazione possibili deviazioni dalle direzioni e dalle posizioni
delle azioni.
P(4) I calcoli devono essere svolti utilizzando modelli teorici adeguati (integrati, se necessario, da
prove) che considerino tutte le variabili significative. I modelli devono essere sufficiente-
mente precisi nella simulazione del comportamento strutturale, compatibilmente con
l’effettivo livello di preparazione degli addetti in cantiere e l’attendibilità delle informazioni
su cui il progetto viene basato.
P(2) I valori di calcolo del prospetto 2.1 devono essere combinati usando le seguenti espressioni
(scritte in forma simbolica): 6)
− Situazioni di progetto persistenti e transitorie per verifiche che non riguardano fatica o
precompressione (combinazioni fondamentali)
∑ ∑
γ G , j G k , j + γ Q ,1 Qk ,1 +
i >1
γ Q , i ψ 0 , i Q k ,i [2.7(a)]
(3) Quando, come definito in 2.3.2.3 P(3), occorre considerare separatamente come azioni indi-
viduali le parti favorevole e sfavorevole di una azione permanente, la parte favorevole va di
regola associata a γG,inf = | 0,9 | e la parte sfavorevole a γG,sup = | 1,1 |.
P(4) Precompressione. Per la valutazione degli effetti locali (zone di ancoraggio, azioni locali sul
calcestruzzo) alle armature di precompressione deve essere applicata una forza equivalente
alla resistenza caratteristica ultima (vedere 2.5.4).
(5) Per la verifica di progetto di elementi precompressi devono di regola essere utilizzati i valori
del coefficiente γP del prospetto 2.2. Tuttavia per la valutazione degli effetti combinati della
precompressione e del peso proprio, possono essere utilizzati dei valori ridotti dei fattori di
sicurezza parziali, che non tengono conto delle incertezze inerenti alle procedure di analisi
(per esempio γP = | 1,0 | e γG = | 1,2 | nel caso di effetto favorevole della precompressione).
(6) Deformazioni impresse. Nel caso di utilizzo di metodi di analisi non lineare vanno applicati i
fattori sopra riportati per le azioni variabili. Nel caso di analisi lineare, il fattore per gli effetti
sfavorevoli sarà ridotto del | 20% | (per esempio γQ = 1,2).
(7) Effetti vettoriali: quando le componenti di una forza vettoriale agiscono in modo indipenden-
te tra loro, i fattori applicati a una qualsiasi delle componenti favorevoli devono essere ridotti
del | 20% |.
(8) Con riferimento ai valori γ del prospetto 2.2, le espressioni [2.7(a)] possono essere sostituite
dalle seguenti:
− per situazioni di progetto in cui agisce una sola azione variabile Qk,1
∑γ G, j G k , j + 1,5 Qk ,1 [2.8(a)]
− per situazioni di progetto in cui agiscono due o più azioni variabili Qk,i
⎛ ⎞
∑ γ G , j G k , j + 1,35 ∑
i ≥1
Q k ,i ⎜I:
⎜
⎝
∑
γ G , j G k , j + 1,4
i ≥1
∑
Qk ,i ⎟⎟
⎠
[2.8(b)]
(2) S’intende che i valori indicati tengono conto delle differenze tra la resistenza dei campioni di
prova e quella in opera dei materiali strutturali.
(3) I valori sopra indicati sono validi quando vengono applicate le procedure di controllo della
qualità date in 7. Essi si applicano ai valori caratteristici definiti in 3 e per i dati di progetto
descritti in 4.2.
(4) Valori maggiori o minori di γc possono essere utilizzati se giustificati da adeguate procedure
di controllo.
(5) I valori indicati non si applicano alle verifiche di fatica.
(6) Nel caso di proprietà strutturali determinate mediante prove, vedere la parte applicabile di
questa norma.
2. Basi del progetto 29
Combinazione frequente
∑ G k , j ( + P ) + ψ 1,1 Q k ,1 + ∑ψ
i >1
2,i Q k ,i [2.9(b)]
2.4. Durabilità
P(1) Al fine di garantire una struttura di adeguata durabilità, devono essere presi in considerazio-
ne i seguenti fattori tra loro correnti:
− l’utilizzo della struttura;
− i criteri prestazionali richiesti;
− le condizioni ambientali attese;
− la composizione, le proprietà e le prestazioni dei materiali;
− la forma degli elementi e i dettagli strutturali;
− la qualità dell’esecuzione e il livello di controllo;
30 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
2.5. Analisi
(2) La viscosità e il ritiro devono di regola essere considerati solo per lo stato limite di esercizio,
tranne dove è presumibile una loro influenza significativa allo stato limite ultimo.
2.5.1.6. Progetto mediante sperimentazione
P(1) Il progetto di strutture o di elementi strutturali può essere basato sulla sperimentazione.
(2) In questo caso, le specifiche per il programma di prove e per l’interpretazione dei risultati
devono, di regola, essere approvate in sede nazionale.
(2) Per l’analisi, nel caso in cui non sia richiesta una grande precisione (per esempio travi conti-
nue di edifici), può essere assunta una larghezza costante per tutta la luce.
(3) La larghezza efficace per una trave a T simmetrica può essere assunta come:
beff = bw + 1/5 l0 < b [2.13]
e, per una trave di bordo (per esempio con ala su un solo lato)
beff = bw + 1/10 l0 < b1 (o b2) [2.14]
(per il significato dei simboli vedere le fig. 2.2 e 2.3).
(4) La distanza l0 tra i punti di momento nullo può essere ricavata dalla fig. 2.3 per alcuni casi
significativi.
Di regola vanno soddisfatte le seguenti condizioni:
i) la luce dello sbalzo deve essere minore di metà della luce adiacente;
ii) il rapporto delle luci adiacenti deve essere compreso tra 1 e 1,5.
(5) Per la diffusione delle forze di precompressione nelle travi a T vedere 4.2.3.5.3.
2.5.2.2.2. Luce efficace di travi e piastre
(1) La luce efficace leff di un elemento può essere definita come segue:
leff = ln + al + a2 [2.15]
dove: ln è la luce netta tra i fili degli appoggi.
I valori di al e a2, alle due estremità della luce, possono essere ricavati dai valori appropriati
ai indicati nella fig. 2.4.
Fig. 2.3 - Luci efficaci approssimate per il calcolo delle larghezze collaboranti
2. Basi del progetto 35
Fig. 2.4 – Determinazione della luce efficace leff secondo l’equazione 2.15, per diverse condi-
zioni di appoggio
36 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
P(3) In questa sezione il termine “analisi non lineare” si riferisce alle analisi che tengono conto
delle proprietà di deformazione non lineare delle sezioni di calcestruzzo armato o precom-
presso.
Le analisi che tengono conto del comportamento non lineare derivante dalla deformazione
degli elementi sono definite come “analisi del secondo ordine” (pertanto una “analisi non li-
neare del secondo ordine” tiene conto di entrambi gli effetti).
(4) L’applicazione della teoria elastica lineare normalmente non richiede misure particolari per
assicurare un’adeguata duttilità, purché vengano evitate elevate percentuali di armatura nelle
sezioni critiche. Comunque, quando i momenti ricavati da una analisi lineare elastica vengo-
no ridistribuiti, è necessario garantire che le sezioni critiche abbiano una capacità di rotazio-
ne sufficiente a permettere la quota di ridistribuzione assunta.
(5) L’analisi plastica può essere utilizzata solo per elementi strutturali molto duttili in cui è uti-
lizzato acciaio ad alta duttilità (vedere 3.2.4.2).
(6) Di regola, le sovrapposizioni di armatura vanno, se possibile, localizzate lontano dalle sezio-
ni critiche. Se ciò non è possibile, la capacità di deformazione o di rotazione della regione di
sovrapposizione sarà valutata sulla base della quantità totale di armatura presente.
2.5.3.3. Semplificazioni
P(1) Per l’analisi si possono utilizzare metodi o supporti di calcolo basati su adeguate semplifica-
zioni, purché questi siano stati formulati in modo da garantire il livello di affidabilità implici-
to nei metodi forniti dalla presente norma, nel loro campo di validità. La ridistribuzione è li-
mitata a quanto permesso dalle ipotesi implicite nel metodo semplificato assunto.
(2) Per il rapporto di Poisson può essere assunto un valore pari a zero al posto del valore fornito
in 3.1.2.5.3.
(3) Le travi e le piastre continue possono essere generalmente analizzate ipotizzando che gli ap-
poggi non costituiscano vincolo alla rotazione.
(4) Indipendentemente dal metodo di analisi utilizzato, quando una trave o una piastra è conti-
nua su un appoggio che possa essere considerato come non costituente vincolo alla rotazio-
ne, il momento di calcolo sull’appoggio, calcolato sulla base di una luce pari alla distanza tra
le linee d’asse degli appoggi, può essere ridotto di una quantità ΔMSd pari a:
ΔMSd = FSd,sup bsup /8 [2.16]
dove: FSd,.sup è la reazione di appoggio di calcolo;
bsup è la larghezza dell’appoggio.
(5) Quando una trave o piastra è realizzata in getto unico con i suoi appoggi, il momento di cal-
colo critico sull’appoggio può essere valutato al filo dell’appoggio, con un valore non mino-
re di quello fornito in 2.5.3.4.2 (7).
(6) I carichi applicati agli elementi portanti con le reazioni di piastre a portanza unidirezionale,
di piastre nervate e di travi (incluse le travi a T) possono essere calcolati nella ipotesi di
semplice appoggio delle membrature portate. Tuttavia la continuità deve di regola essere
considerata per il primo appoggio interno e per altri appoggi interni se le luci ai due lati
dell’appoggio differiscono più del 30%.
2.5.3.4. Analisi strutturale di travi e telai
2.5.3.4.1. Metodi di analisi ammissibili
P(1) Può essere utilizzato uno qualsiasi dei metodi indicati in 2.5.3.2.2 P(1).
2.5.3.4.2. Analisi lineare con o senza ridistribuzione
P(1) Dove essere considerata l’eventuale influenza di qualsiasi ridistribuzione dei momenti su tut-
ti gli aspetti del calcolo. Tali aspetti includono la flessione, il taglio, l’ancoraggio, le interru-
zioni delle armature e la fessurazione.
P(2) I momenti calcolati con un’analisi elastica lineare possono essere ridistribuiti a condizione
che la distribuzione dei momenti che ne risulta sia ancora in equilibrio con i carichi applicati.
(3) Nelle travi continue in cui il rapporto tra due luci adiacenti è minore a due, nelle travi di telai
a nodi fissi e negli elementi soggetti prevalentemente a flessione una verifica esplicita della
38 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
capacità di rotazione delle zone critiche può essere omessa purché vengano soddisfatte le
condizioni a) e b) sotto riportate.
a) per classi di calcestruzzo non superiori a C35/45
δ ≥ 0,44 + 1,25 x/d [2.17]
per classi di calcestruzzo superiori a C35/45
δ ≥ 0,56 + 1,25 x/d
b) per acciai di alta duttilità δ ≥ 0,7
per acciai di duttilità normale δ ≥ 0,85
dove: δ è il rapporto tra il momento ridistribuito e il momento prima della ridistribuzio-
ne;
x è la profondità dell’asse neutro allo stato limite ultimo dopo la ridistribuzione;
d è l’altezza utile.
Per le definizioni delle classi di acciaio vedere 3.2.4.2.
(4) In generale non è ammessa ridistribuzione per i telai a nodi mobili.
(5) In elementi come quelli definiti in (3), se non viene operata alcuna ridistribuzione, il rappor-
to x/d non deve di regola essere maggiore nella sezione critica di:
x/d = 0,45 per calcestruzzo di classi da C12/15 a C35/45;
x/d = 0,35 per calcestruzzi di classi C40/50 e superiori;
a meno di realizzare particolari disposizioni di armatura (per esempio confinamento).
(6) Di regola la ridistribuzione non deve essere effettuata nei casi in cui la capacità di rotazione
non può essere definita con certezza (per esempio negli angoli dei telai precompressi).
(7) Per coprire le approssimazioni nella idealizzazione della struttura e le possibili differenze
non considerate dello schema strutturale durante la costruzione, i momenti di calcolo al filo
degli appoggi rigidi nelle travi continue non devono di regola essere minori del 65% dei
momenti calcolati assumendo la condizione di incastro perfetto al filo degli appoggi.
2.5.3.4.3. Analisi non-lineare
Vedere l’appendice 2.
2.5.3.4.4. Analisi plastica
Vedere l’appendice 2
2.5.3.5. Analisi strutturale delle piastre
2.5.3.5.1. Campo di applicazione
P(1) Questa sezione si applica alle piastre, definite in 2.5.2.1, soggette a sollecitazioni interne
biassiali. Può essere estesa a piastre non piene (nervate, con cavità, alleggerite) se il loro
comportamento è assimilabile a quello di una piastra piena, in particolare per quanto riguar-
da la rigidezza torsionale.
(2) Le piastre a portanza unidirezionale soggette prevalentemente a carico uniformemente distri-
buito possono essere considerate come travi e analizzate secondo 2.5.3.4.
(3) Per le piastre senza nervature deve di regola essere previsto un momento minimo di calcolo
sugli appoggi per assicurare la validità del calcolo a punzonamento (vedere 4.3.4.5.3).
2.5.3.5.2. Determinazione delle sollecitazioni
P(1) Si applica quanto contenuto in 2.5.3.1, (1) e (2).
2.5.3.5.3. Metodi di analisi ammissibili
P(1) Possono essere utilizzati i metodi di analisi seguenti:
a) analisi lineare con o senza ridistribuzione;
b) analisi plastica basata sia sul metodo cinematico (limite superiore) che sul metodo statico
(limite inferiore);
c) metodi numerici che tengano conto delle proprietà non lineari del materiale.
2. Basi del progetto 39
(2) L’applicazione del metodo di analisi lineare è appropriata per gli stati limite di esercizio co-
me pure per gli stati limite ultimi. I metodi di analisi plastica, con il loro elevato livello di
semplificazione, di regola devono essere utilizzati solo per gli stati limite ultimi.
(3) I metodi usuali di analisi plastica sono la teoria delle linee di rottura (metodo cinematico) e il
metodo delle strisce (limite inferiore o metodo statico).
2.5.3.5.4. Analisi lineare con o senza ridistribuzione
P(1) Per l’analisi lineare con o senza ridistribuzione si applicano le stesse condizioni definite per
travi e telai in 2.5.3.4.2 P(2).
(2) Il momento flettente sugli appoggi di continuità può essere ridotto come definito in 2.5.3.4.2
P(2) e (3).
(3) Per le verifiche a taglio, a torsione e per le reazioni di vincolo può essere utilizzata
un’interpolazione lineare delle sollecitazioni calcolate per condizioni di vincolo di incastro
perfetto e di semplice appoggio.
(4) Vedere l’appendice 2 per il dimensionamento dell’armatura nei casi in cui le direzioni dei
momenti principali non coincidono con quelle dell’armatura stessa.
2.5.3.5.5. Metodi di analisi plastica
P(1) L’analisi plastica senza alcuna verifica diretta della capacità di rotazione può essere utilizza-
ta per lo stato limite ultimo se sono soddisfatte appropriate condizioni di duttilità.
(2) Utilizzando l’analisi plastica l’area di armatura tesa non deve di regola superare, in qualun-
que punto o in qualsiasi direzione, quella corrispondente al rapporto x/d = 0,25.
(3) La verifica della capacità di rotazione non è necessaria per acciai di alta duttilità (vedere
3.2.4.2). l’acciaio di duttilità normale, di regola, non deve essere utilizzato a meno che il suo
impiego possa essere giustificato.
(4) Per il metodo cinematico deve di regola essere preso in esame un insieme di possibili mec-
canismi assumendo i valori di calcolo delle proprietà dei materiali appropriate per lo stato
limite ultimo.
(5) Il rapporto tra i momenti di continuità e i momenti in campata deve di regola essere compre-
so tra:
| 0,5 e 2,0 |
(6) Quando vengono utilizzati i metodi statici di analisi plastica può essere conveniente determi-
nare la distribuzione dei momenti sulla base di un’analisi lineare e calcolare l’armatura ne-
cessaria sulla base di un’interpretazione plastica di tale distribuzione, soddisfacendo le con-
dizioni di equilibrio (vedere l’appendice 2 per il dimensionamento dell’armatura).
2.5.3.5.6. Metodi numerici di analisi non-lineare
Vedere l’appendice 2.
2.5.3.5.7. Analisi di piastre precompresse
(1) Le regole fornite in (2) e (4) completano quelle date in 2.5.4.
(2) Indipendentemente dal tipo di armature di precompressione utilizzate (per esempio aderenti
o scorrevoli), negli stati limite di esercizio le forze di contatto dovute alla curvatura e
all’attrito delle armature e le forze agenti sui dispositivi di ancoraggio possono essere trattati
come carichi esterni.
(3) Per la classificazione della duttilità delle armature di precompressione vedere 3.3.4.3 P(3).
(4) L’analisi plastica non deve di regola essere applicata agli elementi in cui sono impiegate ar-
mature pretese, a meno che ciò sia giustificato.
2.5.3.6. Analisi strutturale di muri e lastre caricati nel loro piano
2.5.3.6.1. Metodi di analisi ammessi
P(1) Questa sezione si applica agli elementi per i quali non risulta valida l’ipotesi di conservazio-
ne delle sezioni piane.
P(2) Per la determinazione delle sollecitazioni interne possono essere utilizzati i seguenti metodi:
40 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
2.5.3.7.2. Mensole
(1) Le mensole con 0,4 hc ≤ ac ≤ hc (vedere fig. 2.5) possono essere progettate mediante un sem-
plice modello puntone-tirante.
(2) Per mensole più tozze (ac < 0,4 hc.) possono essere considerati altri modelli puntone-tirante
adeguati.
(3) Le mensole per le quali risulti ac > hc possono essere progettate come travi a sbalzo.
(4) A meno che siano predisposti accorgimenti speciali per limitare le forze orizzontali sull’ap-
poggio, o che venga fornita altra giustificazione, la mensola deve di regola essere progettata
per la forza verticale Fv e una forza orizzontale Hc ≥ | 0,2 Fv | (I: | 0,1 Fv |) agente sull’area di
applicazione di Fv.
(5) L’altezza totale della mensola hc deve di regola essere determinata in base alle esigenze di
resistenza a taglio (vedere 4.3.2).
(6) Gli effetti locali, generati dal modello puntone-tirante assunto, devono di regola essere con-
siderati nel progetto generale dell’elemento di supporto.
P(7) Devono essere soddisfatti i requisiti sulla disposizione delle armature riportate, in generale,
in 5 e, in particolare, in 5.4.4.
(3) Vanno di regola utilizzati modelli tridimensionali nei casi in cui le dimensioni dell’area cari-
cata siano piccole in rapporto alle dimensioni della sezione trasversale nella zona di anco-
raggio.
P(4) Devono essere soddisfatti i requisiti sulla disposizione delle armature previste, in generale, in
5 e, in particolare, in 5.4.6.
2.5.5. Determinazione degli effetti delle deformazioni del calcestruzzo dipendenti dal tempo
2.5.5.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Ec,eff Modulo di elasticità tangente efficace del calcestruzzo per tensione σc = 0
εn (t) Una deformazione impressa indipendente dalla tensione (per esempio dovuta al ritiro
o agli effetti della temperatura)
εtot (t, t0) Deformazione totale nel calcestruzzo soggetto a carico iniziale al tempo t con una ten-
sione σ (t0) e soggetto a una successiva variazione di tensione Δσ (ti)
σ (t),σ (t0) Tensione di compressione nel calcestruzzo rispettivamente ai tempi t e t0
χ Coefficiente di invecchiamento dipendente dallo sviluppo della deformazione nel
tempo
2.5.5.1. Generalità
P(1) L’accuratezza dei metodi di calcolo degli effetti della viscosità e del ritiro del calcestruzzo
deve essere adeguata alla affidabilità dei dati disponibili per la descrizione di tali fenomeni e
all’importanza dei loro effetti sullo stato limite considerato.
P(2) In generale gli effetti del ritiro e della viscosità devono essere considerati solo per gli stati
limite di esercizio. Una eccezione importante riguarda gli effetti del secondo ordine (vedere
l’appendice 3).
P(3) Analisi più approfondite devono essere effettuate quando il calcestruzzo è soggetto a valori
estremi di temperatura.
(4) Gli effetti della maturazione a vapore possono essere considerati mediante ipotesi semplifi-
cate.
2. Basi del progetto 45
(5) Per fornire una stima accettabile del comportamento di una sezione di calcestruzzo, se le ten-
sioni sono contenute entro i limiti corrispondenti alle condizioni di normale esercizio, si pos-
sono adottare le seguenti ipotesi:
− viscosità e ritiro sono tra loro indipendenti;
− viene supposto un rapporto lineare tra la viscosità e la tensione che ne è causa;
− gli effetti di un gradiente termico o dell’umidità sono trascurati;
− il principio di sovrapposizione degli effetti si applica ad azioni che intervengono in tempi
diversi;
− le ipotesi precedenti si applicano anche al calcestruzzo teso.
P(6) Per la valutazione delle perdite di precompressione dipendenti dal tempo occorre considerare
gli effetti della viscosità, del ritiro e del rilassamento dell’acciaio di precompressione (vedere
4.2.3.5).
(7) La funzione viscosità è data dalla relazione:
1 φ(t , t 0 )
J (t , t 0 ) = + [2.21]
E c (t 0 ) E c 28
dove: t0 è l’età del calcestruzzo alla messa in carico iniziale.
t è l’età considerata.
J(t,t0) è la funzione viscosità al tempo t
Ec(t0) è il modulo di elasticità tangente al tempo t0:
Ec 28 è il modulo di elasticità tangente a 28 giorni;
φ(t,t0) è il coefficiente di viscosità riferito alla deformazione elastica a 28 giorni
riferita a Ec 28.
Nella sezione 3.1 sono indicati i valori del coefficiente di viscosità totale φ(∞,t0) per alcune
situazioni tipiche. Occorre tuttavia rilevare che le definizioni di EC(t0) e di Ec 28 sopra riporta-
te, come quelle dell’appendice 1, differiscono da quelle indicate in 3.1.2.5.2, dove è definito
il modulo secante Ecm. Pertanto nel caso in cui vengano usati i coefficienti di viscosità φ(∞,t0)
del prospetto 3.3 congiuntamente alle relazioni 2.21-2.24, e nel caso in cui le deformazioni
viscose siano significative, i valori di tale prospetto devono, di regola, essere moltiplicati per
1,05.
(8) I valori delle deformazioni finali di ritiro per condizioni tipiche sono dati in 3.1.
(9) Sulla base delle ipotesi riportate in (5), la deformazione totale del calcestruzzo soggetto a ca-
rico iniziale all’età t0 con relativa tensione σ(t0) e a successive variazioni di tensione Δσ(ti)
alle età ti, può essere espressa come segue:
∑
ε tot (t , t 0 ) = ε n (t ) + σ(t 0 ) ⋅ J (t , t 0 ) + J (t , t i ) ⋅ Δσ(t i ) [2.22]
In questa espressione εn(t) rappresenta una deformazione imposta indipendente dalle tensioni
(per esempio ritiro, effetti della temperatura).
(10) Ai fini dell’analisi strutturale la relazione [2.22] può essere scritta come segue:
⎛ 1 χ φ(t , t 0 ) ⎞⎟
ε tot (t , t 0 ) = ε n (t ) + σ(t 0 ) ⋅ J (t , t 0 ) + (σ(t ) − σ(t 0 )) ⋅ ⎜ + [2.23]
⎜ E c (t 0 ) E c 28 ⎟⎠
⎝
in cui il coefficiente di invecchiamento χ dipende dalla evoluzione della deformazione nel tempo.
(11) Per i casi usuali χ può essere assunto pari a 0,8. Questa semplificazione è valida nel caso di
rilassamento puro degli effetti di una deformazione imposta costante ma è anche applicabile
nei casi in cui sono considerati solo gli effetti a lungo termine.
(12) Se le tensioni nel calcestruzzo variano solo in misura modesta, le deformazioni possono es-
sere calcolate usando un modulo di elasticità efficace:
E c (t 0 )
E c ,eff = [2.24]
1 + φ(t , t 0 )
Per la simbologia vedere (7).
(13) Per un’analisi più accurata degli effetti delle deformazioni del calcestruzzo dipendenti dal
tempo vedere l’appendice l.
5. Prescrizioni costruttive 123
Vedi punto 2.1 Parte I con i relativi Allegati 1 e 2 del D.M. 9/1/96
normale
εcu Valore ultimo della deformazione a compressione del calcestruzzo
φ(∞, t0) Valore finale del coefficiente di viscosità del calcestruzzo
3.1.1. Generalità
P(1) Questa sezione si applica al calcestruzzo definito nella ENV 206 (Sezione 3, definizioni da
3.6 a 3.8) 7) cioè a un calcestruzzo avente una struttura chiusa ottenuto con determinati ag-
gregati, confezionato e compattato in modo tale da non contenere altra aria inglobata se non
quella dovuta agli aeranti (vedere ENV 206, punto 5.2).
P(2) Per la realizzazione di strutture non armate, armate e precompresse deve essere usato calce-
struzzo quale definito in P(1).
P(3) Le specifiche tecnologiche del calcestruzzo devono soddisfare i corrispondenti punti della
ENV 206 attinenti alla presente norma.
(4) La struttura del calcestruzzo può essere considerata chiusa se la quantità di aria inglobata
non eccede, dopo compattazione, i limiti stabiliti in 5.2 della ENV 206, fatta eccezione
dell’aria introdotta mediante aerante e della porosità degli aggregati.
(5) Il presente punto si applica anche ai calcestruzzi sottoposti a trattamento termico secondo
quanto specificato in 10.7 della ENV 206.
7)
ENV 206:1991 (=UNI EN 206:1991) “Concrete - Performance, production, placing and compliance criteria”. Febru-
ary 1989 P(3).
124 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(3) Le prescrizioni di progetto di questa norma sono basate solo sulla resistenza caratteristica di
provini cilindrici alla scadenza di 28 giorni fck; la resistenza cubica fck,cub è menzionata solo
come metodo alternativo per il controllo di accettazione.
(4) In alcuni casi può essere necessario stabilire un valore minimo di resistenza a compressione
per età di maturazione del calcestruzzo diverse da 28 giorni, o per campioni maturati in con-
dizioni diverse da quelle specificate nella ISO 2736.
(5) Se necessario, qualora si verifichino una o più delle circostanze sottoindicate, si dovranno di
regola effettuare prove dirette per determinare i coefficienti di conversione della resistenza:
- campioni di prova la cui forma o le cui dimensioni differiscono da quanto indicato nella
ENV 206;
- campioni maturati in condizioni diverse da quelle normate;
- qualora sia richiesta una valutazione della resistenza per età di maturazione diverse.
3.1.2.3. Resistenza a trazione
P(1) Il termine resistenza a trazione indica la massima tensione che il calcestruzzo può sostenere
quando è soggetto a trazione monoassiale.
P(2) Il valore effettivo della resistenza a trazione è di regola determinato secondo quanto specifi-
Vedi punto 2.1 Parte I con i relativi Allegati 1 e 2 del D.M. 9/1/96
cato in 7.3.1.2 della ENV 206.
(3) Se la resistenza a trazione è determinata mediante una prova di resistenza a trazione indiretta
fct,sp o come resistenza a trazione per flessione fct,fl, il valore della resistenza a trazione assiale
fct,ax può essere dedotto in modo approssimato da detti valori utilizzando i seguenti coeffi-
cienti di conversione:
f ct , ax = 0.9 f ct , sp
oppure [3.1]
f ct , ax = 0.5 f ct , fl
(4) In assenza di determinazione più accurata il valore medio e il valore caratteristico della resi-
stenza a trazione del calcestruzzo possono essere ricavati in base alle seguenti relazioni:
f ctm = 0.30 f ck2 / 3 [3.2]
f ctk ,0.05 = 0.7 f ctm [3.3]
f ctk , 0.95 = 1.3 f ctm [3.4]
dove: fctm è il valore medio della resistenza a trazione;
fck è il valore caratteristico della resistenza a compressione cilindrica del cal-
cestruzzo;
fctk,0.05 è il valore caratteristico inferiore della resistenza a trazione (frattile 5%);
fctk,0.95 è il valore caratteristico superiore della resistenza a trazione (frattile
95%).
I valori medi e caratteristici per le differenti classi di resistenza sono riportati nel Prospetto
3.1.
3.1.2.4. Classi di resistenza del calcestruzzo
P(1) Il progetto deve riferirsi a una classe di resistenza del calcestruzzo che corrisponda a un valo-
re specificato della resistenza caratteristica a compressione.
(2) La resistenza a compressione del calcestruzzo è catalogata in classi con riferimento alla resi-
stenza cilindrica fck o alla resistenza cubica fck,cub in accordo con la ENV 206, punti 7.3.1.1 e
11.3.5.
(3) Nel prospetto 3.1 sono riportate le resistenze caratteristiche fck e le corrispondenti resistenze
a trazione per le diverse classi di resistenza del calcestruzzo.
Calcestruzzi di classe inferiore alla C12/15 o superiore alla C50/60 non devono di regola es-
sere utilizzati per opere di calcestruzzo armato e precompresso a meno che il loro utilizzo
non sia adeguatamente giustificato. Per calcestruzzi non armati si veda anche la parte 1A del-
la presente norma.
5. Prescrizioni costruttive 125
Vedi punto 2.1 Parte I con i relativi Allegati 1 e 2 del D.M. 9/1/96
anche dalle proprietà degli aggregati e da altri parametri legati alla composizione del calce-
struzzo e all’ambiente. Per queste ragioni, qualora sia necessario un calcolo accurato delle
deformazioni, i valori da utilizzare saranno scelti in base a dati noti relativi al materiale spe-
cifico e alle condizioni di utilizzo. In molti casi sarà invece sufficiente una stima approssima-
ta.
3.1.2.5.1. Diagramma tensioni-deformazioni
(1) Il diagramma tensioni-deformazioni per un calcestruzzo soggetto a compressione monoassia-
le è generalmente del tipo rappresentato schematicamente nella fig. 3.1.
(2) Per i calcoli di progetto possono essere utilizzati appropriati diagrammi tensioni-deforma-
zioni idealizzati. Tali idealizzazioni sono riportate in 4.2.1.3.3 della presente norma.
resistenza del calcestruzzo. I valori del prospetto 3.2 sono definiti nell’intervallo tra σc=0 e
σc =0,40 fck (vedere la fig. 3.1; σc: tensione di compressione nel calcestruzzo).
Prospetto 3.2 - Valori del modulo di elasticità secante Ecm (in kN/mm2)
Classi di
resistenza C12/15 C16/20 C20/25 C25/30 C30/37 C35/45 C40/50 C45/55 C50/60
calcestruzzo
Ecm 26 27.5 29 30.5 32 33.5 35 36 37
(3) I valori riportati nel prospetto 3.2 sono ricavati in base alla seguente equazione:
E cm = 9.5 3 f ck + 8 (Ecm in kN/mm2; fck in N/mm2) [3.5]
Essi si riferiscono a calcestruzzi maturati in condizioni normali e confezionati con aggregati
costituiti da materiali prevalentemente silicei. Nei casi in cui le deformazioni rivestano parti-
colare importanza, è necessario effettuare prove su campioni di calcestruzzo confezionato
con gli aggregati da utilizzare nella struttura. Negli altri casi l’esperienza con un particolare
aggregato, supportata da dati di prove antecedenti, è generalmente sufficiente a fornire un
Vedi punto 2.1 Parte I con i relativi Allegati 1 e 2 del D.M. 9/1/96
valore accettabile di Ecm, ma con aggregati non noti è opportuno considerare un campo di
possibili valori.
(4) Di regola, poiché la classe di resistenza del calcestruzzo fck è riferita alla resistenza a 28 gior-
ni di maturazione, anche i valori di Ecm, del prospetto 3.2 fanno riferimento alla medesima
scadenza. Quando non è richiesto un calcolo molto accurato, si può determinare dal prospet-
to 3.2 il valore di Ecm per scadenze di maturazione del calcestruzzo diverse da 28 giorni. in
questo caso fck è sostituito dalla resistenza effettiva del calcestruzzo al tempo t.
3.1.2.5.3. Rapporto di Poisson
P(1) Ai fini progettuali il rapporto di Poisson relativo a deformazioni elastiche può essere assunto
pari a 0,20.
P(2) Qualora sia ammessa la fessurazione del calcestruzzo teso il valore del rapporto di Poisson
può essere assunto pari a zero.
3.1.2.5.4. Coefficiente di dilatazione termica
P(1) Ai fini progettuali il coefficiente di dilatazione termica, nei casi in cui questa non abbia
grande influenza, può essere assunto pari a 10⋅10-6 /°C.
3.1.2.5.5. Viscosità e ritiro
(1) Le deformazioni viscose e il ritiro del calcestruzzo dipendono principalmente dall’umidità
dell’ambiente, dalle dimensioni dell’elemento e dalla composizione del calcestruzzo. La vi-
scosità è influenzata anche dal grado di maturazione del calcestruzzo al momento della prima
applicazione del carico, nonché dall’entità e dalla durata di applicazione di questo.
Qualsiasi valutazione del coefficiente di viscosità φ(t, t0) e della deformazione per ritiro εcs
deve, di regola, tenere conto di tali parametri.
(2) Nei casi in cui non è richiesta una grande accuratezza, i valori riportati nei prospetti 3.3 e 3.4
possono essere assunti rispettivamente come coefficiente di viscosità finale φ(∞, t0) e come
deformazione finale di ritiro εcs∞ di un calcestruzzo confezionato con aggregati normali, sog-
getto a tensione assiale non maggiore di | 0,45 fck | al tempo t0 del primo carico. Nel prospetto
3.3 il coefficiente di viscosità φ(∞, t0) è riferito a Ecm espresso secondo i dati del prospetto
3.2 e l’equazione (3.5). Quando è richiesta maggiore accuratezza, si farà riferimento
all’appendice l.
(3) l valori indicati nei prospetti 3.3 e 3.4 sono riferiti all’intervallo di temperatura compreso tra
10 °C e 20 °C. Tuttavia possono essere accettati per escursioni stagionali di temperatura
comprese tra −20 °C e +40 °C. Analogamente possono essere accettati gli stessi valori dei
prospetti 3.3 e 3.4 nel campo di umidità relativa compreso tra RH= 20% e RH= 100%.
5. Prescrizioni costruttive 127
Prospetto 3.3 - Valore finale del coefficiente di viscosità φ(∞, t0) di un calcestruzzo di massa
volumica normale
Età del calcestruzzo Dimensione nominale 2 Ac/u (mm)
t0 al momento 50 150 600 50 150 600
di applicazione
del carico (giorni) Atmosfera secca Atmosfera umida
1 5.5 4.6 3.7 3.6 3.2 2.9
Vedi punto 2.1 Parte I con i relativi Allegati 1 e 2 del D.M. 9/1/96
7 3.9 3.1 2.6 2.6 2.3 2.0
28 3.0 2.5 2.0 1.9 1.7 1.5
90 2.4 2.0 1.6 1.5 1.4 1.2
365 1.8 1.5 1.2 1.1 1.0 1.0
Prospetto 3.4 - Valore finale della deformazione di ritiro εcs∞(in %o) di un calcestruzzo di
massa volumica normale
Posizione Umidità relativa % Dimensione nominare 2 Ac / u (mm)
elemento ≤ 150 600
Interno 50 -0,60 -0,50
Esterno 80 -0,33 -0,28
Legenda: Ac è l’area della sezione trasversale di calcestruzzo;
u è il perimetro della suddetta sezione.
Sono ammesse interpolazioni lineari fra i valori dei prospetti 3.3 e 3.4.
(4) I valori dei prospetti 3.3 e 3.4 sono applicabili a calcestruzzi che, quando sono freschi, hanno
una consistenza plastica di classe S2 e S3 (vedere 7.2.1 della ENV 206). Per calcestruzzi di
consistenza diversa i valori saranno moltiplicati per 0,70 (consistenza rigida Sl) o per 1,20
(consistenza fluida S4).
(5) Per calcestruzzi contenenti superfluidificanti, la valutazione dei coefficienti di viscosità e di
ritiro mediante i prospetti 3.3 e 3.4 farà riferimento alla consistenza prima dell’aggiunta del
superfluidificante.
Nota - I punti seguenti 3.2, 3.3 e 3.4 descrivono materiali da utilizzare per calcestruzzi strutturali
per i quali non sono ancora disponibili norme CEN o benestare tecnici europei. Una Norma
CEN (EN 10080) è in fase di preparazione per le armature e il documento EN 10138 per gli
acciai da precompressione è anch’esso in via di preparazione. Non è ancora in fase di pre-
parazione una norma CEN per i dispositivo di precompressione.
3.2.1. Generalità
P(1) Questa sezione si riferisce alle barre, ai fili in rotoli e alle reti saldate impiegati come armatu-
re nel cemento armato.
P(2) I requisiti si applicano al prodotto nelle condizioni in cui esso viene fornito. Nel caso di fili
in rotoli le specifiche si applicano al materiale dopo raddrizzamento.
(3) I metodi di produzione, le caratteristiche specifiche, i metodi di prova e di attestazione della
conformità sono definiti nella EN 10080, o in altri documenti specifici per i materiali di ar-
matura non contemplati dalla EN 10080.
P(4) Ciascun prodotto deve essere chiaramente identificabile secondo il sistema di classificazione
di cui in 3.2.2.
P(5) La resistenza a trazione ft, la tensione di snervamento fy, il rapporto tra la resistenza a trazio-
ne e la tensione di snervamento ft, / fy,, la deformazione sotto il carico massimo εu e l’indice
di aderenza fR devono essere tutti adeguatamente specificati in norme a essi relative e deter-
minati mediante prove unificate.
(6) Per gli acciai conformi alla presente norma, la tensione di snervamento, la resistenza a tra-
zione, il rapporto tra resistenza a trazione e tensione di snervamento, la deformazione sotto
Vedi punto 2.2 Parte I con i relativi Allegati 4, 5 e 6 del D.M. 9/1/96
carico massimo e l’indice di aderenza saranno espressi in termini di valori caratteristici; que-
sti valori sono designati rispettivamente fyk, ftk, (ft, / fy)k, εuk, fRk.
Vedi punto 2.2 Parte I con i relativi Allegati 4, 5 e 6 del D.M. 9/1/96
i seguenti requisiti:
Alta duttilità εuk > | 5 |%; valore di (ft, / fy)k > | 1,08 |
Normale duttilità εuk > | 2,5 |%; valore di (ft, / fy)k > | 1,05 |
dove: εuk è il valore caratteristico della deformazione sotto carico massimo (vedere
fig. 3.2).
Le barre ad aderenza migliorata di diametro minore di 6 mm non possono essere considerate
di alta duttilità.
P(3) I prodotti devono possedere piegabilità adeguata agli scopi previsti.
3.2.4.3. Modulo di elasticità
(1) Può assumersi un valore medio pari a 200 kN/mrn2.
3.2.4.4. Fatica
P(1) Dove richiesto i prodotti devono possedere adeguata resistenza alla fatica.
(2) Per i requisiti di resistenza alla fatica degli acciai per armatura vedere la parte 1E e le norma-
tive specifiche.
Vedi punto 2.2 Parte I con i relativi Allegati 4, 5 e 6 del D.M. 9/1/96
P(1) Le caratteristiche superficiali delle barre nervate devono essere tali da realizzare un’aderenza
al calcestruzzo adeguata a consentire che l’intera forza prevista in progetto possa svilupparsi
nell’armatura.
(2) Barre nervate con un indice di aderenza caratteristico fRk non minore di quello stabilito nella
EN 10080 sono da considerarsi barre ad alta aderenza. Barre che non soddisfano questi re-
quisiti devono di regola essere considerate, per quanto riguarda l’aderenza, come barre lisce
a meno che esse non siano definite come al punto (3) [vedere 5.2.2.2 P(1), prospetto 5.3 e
anche 3.2.2 (6)].
(3) L’aderenza degli acciai per armatura che hanno altre forme superficiali deve di regola essere
definita in norme specifiche o in benestare tecnici.
P(4) La resistenza dei nodi saldati lungo la lunghezza di ancoraggio di reti elettrosaldate deve es-
sere adeguata.
(5) La resistenza dei nodi saldati delle reti elettrosaldate può essere considerata adeguata se cia-
scun giunto saldato può sopportare una forza di taglio non minore del | 30% | della forza e-
quivalente al prodotto del valore specificato della tensione caratteristica di snervamento per
l’area della sezione del filo ancorato.
3.2.5.2 Saldabilità
P(1) I prodotti devono avere caratteristiche di saldabilità adeguate agli impieghi previsti.
(2) Dove prescritto, e dove la saldabilità non sia nota, devono di regola essere richieste prove
adeguate.
(3) Le caratteristiche di duttilità specificate in 3.2.4.2 devono di regola essere assicurate, se ne-
cessario, nelle sezioni critiche vicino alle saldature.
3.3.1. Generalità
P(1) Questa sezione si riferisce ai fili, alle barre e ai trefoli usati come armature di precompres-
sione nelle strutture di calcestruzzo.
P(2) I requisiti si applicano ai prodotti nelle condizioni in cui essi sono forniti.
(3) I processi di produzione, le caratteristiche specificate, i metodi di prova e di attestazione del-
la conformità sono definiti nella EN 10138 e in altre norme relative ai materiali da precom-
pressione.
P(4) Ciascun prodotto deve essere chiaramente identificabile secondo il sistema di classificazione
specificato in 3.3.2.
P(5) La resistenza a trazione fp , la tensione allo 0,1% fp0,l e la deformazione sotto carico massimo
εu devono essere adeguatamente specificati in norme a essi relative e determinati mediante
prove unificate.
5. Prescrizioni costruttive 131
(6) Per gli acciai conformi nella presente norma, la resistenza a trazione, la tensione allo 0,1% e
la deformazione sotto carico massimo sono specificati in termini di valori caratteristici; que-
sti valori sono indicati rispettivamente con fpk, fp0,1k e εuk .
Vedi punto 2.3 Parte I con il relativo Allegato 3 del D.M. 9/1/96
sono presentare saldature distanziate fra loro, purché effettuate prima del processo di trafila-
tura a freddo.
P(5) Per prodotti in rotoli, la freccia dopo lo srotolamento di un filo o di un trefolo giacente libero
su una superficie piana, rapportata a una base di lunghezza specificata, deve essere minore
dei valori indicati nelle norme specifiche.
P(6) Nella presente norma sono definite tre classi di rilassamento (vedere 3.3.5.2):
Classe 1: per fili e trefoli, alto rilassamento;
Classe 2: per fili e trefoli, basso rilassamento;
Classe 3: per barre.
P(7) Dove richiesto, le caratteristiche superficiali dell’acciaio da precompressione devono essere
conformi a quanto specificato nella EN 10138 o in altre norme specifiche.
Vedi punto 2.3 Parte I con il relativo Allegato 3 del D.M. 9/1/96
Fig. 3.3 - Diagramma tipico tensioni-deformazioni di un acciaio da precompressione
P(3) I prodotti devono avere una adeguata duttilità al piegamento.
(4) Si ritiene raggiunta una adeguata duttilità al piegamento quando i prodotti soddisfano i requi-
siti di piegabilità indicati da norme specifiche.
3.3.4.4. Modulo di elasticità
(1) Per fili e barre può essere assunto un valore medio di 200 kN/mm2. Il valore reale può oscil-
lare tra 195 e 205 kN/mm2 in funzione del processo di fabbricazione.
(2) Per i trefoli può assumersi un valore di 190 kN/mm2. Il valore reale può oscillare tra 175 e
195 kN/mm2 in funzione del processo di fabbricazione. Il valore appropriato deve essere
specificato nei certificati di accompagnamento della fornitura.
3.3.4.5 Fatica
P(1) I prodotti devono possedere adeguata resistenza alla fatica.
(2) Per i requisiti di resistenza alla fatica degli acciai da precompressione vedere la parte 1E e le
norme specifiche.
3.3.4.6. Stati di tensione pluriassiali
P(1) Il comportamento dei prodotti soggetti a stati di tensione pluriassiali deve essere adeguato.
(2) Il comportamento di un prodotto soggetto a stati di tensione pluriassiali è da ritenersi ade-
guato se soddisfa i requisiti indicati nelle norme specifiche.
(2) Il grado di sensibilità alla corrosione sotto tensione è ritenuto accettabile quando soddisfa i
criteri espressi nelle norme specifiche.
4.1.1. Generalità
P(1) L’esigenza di una struttura adeguatamente durevole è soddisfatta se la struttura, per il perio-
do di vita richiesto, esplica le sue funzioni risultando idonea all’esercizio, resistente e stabile
senza riduzioni significative della sua funzionalità o manutenzioni eccessive non previste.
P(2) Per soddisfare la durabilità complessiva richiesta, così come definita in P(1), deve essere in-
dicata la destinazione d’uso della struttura insieme con le specifiche di carico da considerare.
Devono anche essere considerati, nel fissare il livello di protezione, il periodo di vita della
struttura richiesto e il programma di manutenzione.
P(3) La durabilità può essere influenzata sia da azioni dirette che da effetti indiretti conseguenzia-
li legati al comportamento della struttura (per esempio deformazioni, fessurazioni, assorbi-
mento d’acqua, ecc.). Deve essere considerata la possibile importanza di entrambi gli effetti,
diretti e indiretti.
(4) Per la maggior parte delle costruzioni, le disposizioni generali della presente norma sono suf-
ficienti ad assicurare una vita soddisfacente. Comunque il livello di prestazione richiesto e la
sua durata devono, di regola, essere valutati attentamente nella fase iniziale della progetta-
zione. In certe circostanze possono essere richieste modifiche alle indicazioni fornite, per e-
sempio per strutture previste per breve durata, o per strutture monumentali o soggette ad a-
zioni estreme o inusuali [sia effetti diretti che indiretti - vedere P(3)].
5. Prescrizioni costruttive 135
4.1.2. Azioni
4.1.2.1 Generalità
P(1) Le azioni devono essere determinate in accordo con le definizioni date in 2.2.2 e basate sui
valori indicati in appropriate norme internazionali o nazionali. In casi speciali potrà risultare
necessario prendere in considerazione l’eventualità di modificare tali valori per soddisfare
particolari requisiti di durabilità.
4.1.2.2. Condizioni ambientali
P(1) Ambiente, in questa contesto, significa l’insieme delle azioni chimiche e fisiche alle quali la
struttura nella sua globalità, i singoli elementi e il calcestruzzo stesso sono esposti, che indu-
ce effetti non compresi nelle condizioni di carico considerate nel progetto strutturale.
(2) Per il progetto di edifici normali, le condizioni ambientali sono classificato di regola secondo
il prospetto 4.1, per stabilire il livello globale di protezione richiesto in accordo con le indi-
cazioni della ENV 206.
(3) Potrà inoltre risultare necessario considerare separatamente certe azioni aggressive o indiret-
te (vedere 4.1.2.3, 4.1.2.4, 4.1.2.5).
4.1.3. Progetto
4.1.3.1. Generalità
P(1) Prima di dar corso alla progettazione, gli effetti e ogni possibile conseguenza delle azioni e-
lencate in 4.1.2 devono essere valutati in relazione ai requisiti di durabilità contenuti in 4.1.1.
(2) Per la maggior parte delle costruzioni si farà riferimento: ai criteri di progetto di cui in
4.1.3.2, ai requisiti di ricoprimento delle armature di cui in 4.1.3.3, alle caratteristiche gene-
rali dei materiali e alle indicazioni costruttive di cui in 4.1.4 e 4.1.5.
(3) Altri fattori da considerare nel progetto e nella disposizione delle armature, al fine di ottenere
il livello di prestazione richiesto, sono di regola:
− l’adozione di una forma strutturale che renda minima la ritenzione d’acqua o l’esposizio-
ne all’umidità;
− la dimensione, la forma e i dettagli progettuali degli elementi esposti o delle strutture che
devono, di regola, essere tali da consentire un buon drenaggio ed evitare percolamenti o
formazione di ristagni d’acqua. Va posta cura per minimizzare qualsiasi fessura passante
che possa permettere raccolta o infiltrazioni di acqua. In presenza di fessure, attraversanti
un’intera sezione lungo la quale può percolare acqua contenente cloruri, possono rendersi
necessarie misure protettive addizionali (armature rivestite, rivestimento, ecc.);
− l’attenzione, nel progetto e nella disposizione delle armature, ai differenti aspetti degli ef-
fetti indiretti (vedere 4.1.2.5);
− per la maggior parte dei componenti delle costruzioni la resistenza alla corrosione del-
l’armatura si ottiene mediante un adeguato copriferro con calcestruzzo di bassa permeabi-
lità e buona qualità (vedere 4.1.3.3 e ENV 206).
Per condizioni di esposizione più severe (vedere prospetto 4.1) può risultare necessario
creare barriere protettive sia per la superficie del calcestruzzo sia per le armature.
4.1.3.2. Criteri di progetto
P(1) Al fine di ottenere un calcestruzzo durevole, devono essere soddisfatti i requisiti dei punti da
3 a 7 unitamente a quelli della ENV 206 - comunque considerando le condizioni, i materiali
e le modalità di messa in opera locali.
P(2) Per la protezione contro la corrosione delle armature del calcestruzzo armato devono essere
rispettate le prescrizioni contenute nelle seguenti sezioni:
4.4.1 Limitazione delle tensioni in esercizio;
4.4.2. Stati limiti di fessurazione;
4.4.3 Stati limiti di deformazione;
4.1 (e ENV 206) Requisiti generali di durabilità;
4.1.3.3 Copriferro;
Punto 5 Disposizioni costruttive.
P(3) Per calcestruzzi precompressi, in aggiunta ai requisiti formulati in P(1) e P(2), l’armatura di
precompressione deve essere protetta da tutte le azioni aggressive.
(4) Per le classi di esposizione da 1 a 4, le sezioni precompresse devono di regola essere verifi-
cate alla fessurazione secondo 4.4.2.1 (7) e 4.4.2.2 (5)-(8).
4.1.3.3. Copriferro
P(1) Il copriferro è la distanza tra la superficie esterna della armatura (inclusi collegamenti e staf-
fe) e la superficie di calcestruzzo più vicina.
P(2) Un copriferro minimo deve essere realizzato per assicurare:
− la corretta trasmissione delle forze di aderenza (vedere 5);
− che non avvenga spalling;
− un’adeguata resistenza al fuoco (vedere parte 10);
− la protezione dell’acciaio contro la corrosione [vedere P(3) e ENV 206].
P(3) La protezione dell’armatura contro la corrosione si basa sulla presenza continua di un am-
biente alcalino ottenuto con un adeguato spessore di calcestruzzo di buona qualità, maturato
correttamente. Lo spessore del ricoprimento richiesto dipende sia dalle condizioni di esposi-
zione che dalla qualità del calcestruzzo.
138 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
P(4) In primo luogo deve essere definito il copriferro minimo richiesto secondo il criterio formu-
lato in P(3). Questo copriferro deve poi essere aumentato, per tenere conto della tolleranza,
di una quantità Δh che dipende dal tipo e dalla dimensione dell’elemento strutturale, dal tipo
di costruzione, dal livello di preparazione professionale in cantiere e di controlli di qualità e
dalla disposizione delle armature. Il risultato ottenuto rappresenta il copriferro nominale ri-
chiesto, che deve essere specificato sui disegni.
(5) Per trasmettere correttamente le forze di aderenza e per assicurare un’adeguata compattezza,
il copriferro della barra o del cavo considerato deve, di regola, essere non minore di:
− ∅ o ∅n, oppure
− (∅ + 5 mm) o (∅n + 5 mm) se dg > 32 mm
dove: ∅ è il diametro della barra o della guaina (post-tensione);
∅n è il diametro equivalente per un fascio di armature;
dg è la massima dimensione nominale dell’aggregato più grosso.
Di regola occorre anche fare riferimento a 5.4 della ENV 206.
(6) Il ricoprimento minimo di tutte le armature, compresi i collegamenti e le staffe, deve di rego-
la essere non minore del valore prescelto fra quelli del prospetto 4.2, in funzione delle classi
di esposizione pertinenti quali definite nel prospetto 4.1.
(7) Qualora venga disposta un’armatura di pelle (vedere 5.4.2.4) il ricoprimento deve, di regola,
essere conforme al punto (6), a meno che non vengano usate speciali misure protettive (per
esempio rivestimenti protettivi).
(8) Per elementi prefabbricati il valore della tolleranza Δh è usualmente compreso nel campo
| 0 mm ≤ Δh ≤ 5 mm |, se il controllo di produzione può garantire tali valori e se ciò è verifi-
cato mediante controllo di qualità. Il valore è compreso nel campo | 5 mm ≤ Δh ≤ 10 mm |
per strutture di cemento armato realizzate in opera. Regole ulteriori per l’esecuzione (anche
relative alle tolleranze) e per la preparazione professionale sono date in 6.
(9) Per calcestruzzi gettati direttamente a contatto di superfici irregolari conviene generalmente
aumentare il ricoprimento minimo indicato nel prospetto 4.2 per tenere conto di tolleranze
più ampie. Ad esempio, per un calcestruzzo gettato direttamente contro terra il ricoprimento
minimo deve essere maggiore di | 75 mm | (I: | 60 mm | ); per calcestruzzi gettati su terreno
preparato il copriferro minimo devo essere maggiore di | 40 mm |.
Superfici aventi conformazioni di progetto particolari, come finiture rigate o aggregati affio-
ranti, richiedono anch’esse copriferri incrementati.
(10) I copriferri minimi richiesti e riportati nel prospetto 4.2, modificati per tenere conto delle tol-
leranze, possono essere insufficienti per la protezione al fuoco. Particolari requisiti per la re-
sistenza al fuoco sono indicati in parti separate.
(11) Nel calcestruzzo precompresso mediante pretensione il ricoprimento minimo dove essere
non minore di 2∅, dove ∅ è il diametro delle armature. Nel caso di fili nervati il copriferro
minimo deve essere di regola non minore di 3∅.
(12) Nel calcestruzzo precompresso mediante post-tensione il minimo copriferro è riferito alla
guaina. Di regola il ricoprimento minimo deve essere non minore del diametro della guaina
stessa. Per guaine rettangolari il copriferro minimo non sarà inferiore alla più piccola dimen-
sione della sezione trasversale della guaina e alla metà della dimensione maggiore.
1 2a 2b 3 4a 4b 5a 5b 5c3) 4)
barre di | 15 | | 20 | | 25 | | 40 | | 40 | | 40 | | 25 | | 30 | | 40 |
copriferro
armatura (I:|35|) (I:|35|) (I:|35|)
minimo2)
5. Prescrizioni costruttive 139
(mm) acciaio | 25 | | 30 | | 35 | | 50 | | 50 | | 50 | | 35 | | 40 | | 50 |
da precom-
(I:|20|) (I:|40|) (I:|40|) (I:|40|) (I:|35|) (I:|45|)
presso
1) Al fine di soddisfare le disposizioni di 4.1.3.3 P(3), questi valori minimi di ricoprimento de-
vono di regola essere associati alle particolari proprietà del calcestruzzo, descritte nel pro-
spetto 3 della ENV 206.
2) Per elementi piastra, il copriferro può essere ridotto di 5 mm per le classi di esposizione 2-5.
3) Una riduzione di 5 mm può anche essere applicata per calcestruzzi di classe C40/50 o supe-
riore associati rispettivamente a classi di esposizione 2a-5b per calcestruzzo armato ordinario
e 1-5b per calcestruzzo armato precompresso. Comunque il copriferro minimo non sarà mai
inferiore a quello previsto per classe di esposizione 1 del prospetto 4.2.
4) La classe di esposizione 5c implica la messa in opera di una barriera di protezione al fine di
evitare ogni contatto diretto con l’elemento aggressivo.
Nota: Il NAD italiano aggiunge:
Si rammenta di tener presenti le note (1), (2), (3), (4) riportate nel Prospetto 4.2.
Si ricorda inoltre che il punto 4.1.3.3.P (4) prescrive che “il copriferro deve essere aumen-
tato, per tener conto della tolleranza, di una quantità Δh che dipende dal tipo e dalla di-
mensione dell’elemento strutturale, dal tipo di costruzione, dal livello di preparazione pro-
fessionale in cantiere e di controllo di qualità, e dalla disposizione delle armature. Il risulta-
to ottenuto rappresenta il copriferro nominale richiesto che deve essere specificato sui di-
segni”.
4.1.4. Materiali
P(1) I materiali devono soddisfare i requisiti contenuti in norme appropriate internazionali o na-
zionali. La scelta dei materiali dovrà essere fatta prendendo in considerazione le condizioni
ambientali, comprese le azioni aggressive di qualsiasi tipo.
Queste saranno considerate congiuntamente con altri fattori quali il progetto e la disposizio-
ne delle armature, il livello esecutivo e la preparazione professionale in cantiere, nonché il
programma di manutenzione previsto per conseguire il livello di prestazione richiesto per la
struttura lungo tutto il periodo di vita previsto.
(2) Per il calcestruzzo i requisiti devono di regola rispettare la ENV 206. Questi requisiti si rife-
riscono ai materiali costitutivi, alla composizione della miscela e ai processi seguiti nella
mescola, nel trasporto, nel getto, nel costipamento, nonché al trattamento applicato al calce-
struzzo dopo il getto.
(3) Per l’armatura si applicano i requisiti di cui in 3.2.
(4) Per l’acciaio da precompressione si applicano i requisiti di cui in 3.3.
(5) Per i dispositivo di ancoraggio si applicano i requisiti di cui in 3.4. Per le classi di esposizio-
ne 2-5 qualsiasi apparecchio di ancoraggio o di fissaggio, che non sia completamente anne-
gato nel calcestruzzo, può richiedere provvedimento speciali per la protezione contro la cor-
rosione.
(6) Si possono utilizzare altri materiali, avendo cura di considerare attentamente i loro effetti sui
requisiti del progetto e a condizione che la loro idoneità e la loro qualità siano comprovate in
modo soddisfacente.
4.1.5. Esecuzione
P(1) Il livello di qualità dell’esecuzione in cantiere deve essere tale da garantire che sarà ottenuta
la durabilità richiesta per la struttura. La combinazione di materiali e di procedure utilizzate
nella produzione, nel getto e nel trattamento del calcestruzzo deve essere tale da consentire il
raggiungimento di una resistenza agli agenti aggressivi soddisfacente sia per il calcestruzzo
che per l’acciaio.
P(2) Durante la realizzazione devono essere adottate adeguate misure di supervisione e di control-
lo della qualità, per garantire che si ottengano le proprietà dei materiali richieste e un buon
livello operativo.
140 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(3) I requisiti per la preparazione professionale sono riportati in 6 e nella ENV 206.
4.2.1. Calcestruzzo
4.2.1.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Ec,nom Valore medio di Ecm (prospetto 3.2) o il corrispondente valore di progetto Ecd (equazione
4.1)
Fc Forza corrispondente al blocco delle compressioni in una sezione critica allo stato limite
ultimo
FS Forza nell’armatura tesa in una sezione critica allo stato limite ultimo
k Coefficiente usato nella definizione della forma del diagramma tensioni-deformazioni del
calcestruzzo (k = 1,1 Ec,nom εcl / fc)
α Fattore di riduzione della resistenza a compressione del calcestruzzo
εc1 Deformazione di compressione del calcestruzzo corrispondente alla massima tensione fc.
εcu Deformazione ultima di compressione del calcestruzzo
η Rapporto per la descrizione fisica del diagramma tensioni-deformazioni del calcestruzzo
(equazione 4.2 e fig. 4.1)
4.2.1.1. Generalità
P(1) I dati sulle proprietà del materiale contenuti in questa sezione sono sia valori rappresentativi,
corrispondenti alla pertinente classe di resistenza del calcestruzzo, sia schematizzazioni ido-
nee ai fini progettuali.
Se non stabilito diversamente, le proprietà relative alla resistenza devono essere rappresenta-
to dai loro valori caratteristici (vedere 3.1.2.2).
P(2) I dati di progetto del calcestruzzo devono essere dedotti da proprietà misurate oppure già no-
te. Tali proprietà devono essere determinate mediante prove normate.
P(3) Il progetto deve basarsi su una classe di resistenza del calcestruzzo specificata (vedere
3.1.2.4).
(4) Per calcestruzzi di classe di resistenza inferiore a C12/15 o superiore a C50/60 si devono, di
regola, condurre indagini per verificare l’applicabilità delle schematizzazioni della presente
norma e delle assunzioni di progetto.
(5) In assenza di dati più precisi, o quando non sia richiesta particolare accuratezza, in linea ge-
nerale possono essere utilizzate le regole date nei punti successivi.
(6) I dati di progetto per calcestruzzi non armati, calcestruzzi leggeri, calcestruzzi ad alta resi-
stenza e calcestruzzi soggetti a maturazione a vapore sono riportati separatamente in specifi-
che appendici o parti della presente norma. Di regola in tali casi l’applicabilità delle idealiz-
zazioni date in questa sezione deve essere soggetta a verifica.
4.2.1.2. Proprietà fisiche
a) Massa volumica
La massa volumica del calcestruzzo ordinario può essere assunta pari a:
ρ = 2400 kg/m3 per calcestruzzo non armato
ρ = 2500 kg/m3 per calcestruzzo armato o precompresso, con percentuali di armatura normali.
b) Rapporto di Poisson
Vedere 3.1.2.5.3.
Nota: Poiché per il NAD italiano il punto 3.1 dell’Eurocodice 2 è sostituito dal punto 2.1 del
D.M. 9/1/96, il rapporto di Poisson è fornito dal punto 2.1.4 del D.M. che dice “Per il
coefficiente di Poisson può adottarsi, a seconda dello stato di sollecitazione, un valo-
re compreso tra 0 e 0.2”.
c) Coefficiente di dilatazione termica
Vedere 3.1.2.5.4.
Nota: Il valore ivi fornito (10×10-6 °C-1) è identico a quello indicato nel punto 2.1.5 del D.M.
9/1/96.
5. Prescrizioni costruttive 141
(4) Per quanto riguarda i valori da attribuire al modulo di elasticità Ec,nom e alla resistenza a com-
pressione fc, si possono adottare:
− sia i valori medi Ecm (vedere 3.1.2.5.2) e fcm [equazione (4.3)]
− sia i valori di calcolo
E f
E cd = cm e f cd = ck [4.1]
γc γc
secondo quanto riportato nei punti pertinenti di cui in 2.5.3 e 4.3.5. Nell’equazione [4.1] Ecm
e fck si riferiscono. rispettivamente, ai valori medi del modulo di elasticità e alla resistenza
caratteristica, γc è il fattore di sicurezza parziale del calcestruzzo (vedere 2.3.3.2 e A.3.1).
(5) La relazione σc- εc rappresentata nella fig. 4.1 per carichi di breve durata può essere espressa
come segue:
σc k η − η2
= [4.2]
f c 1 + (k − 2) η
dove: η = εc / εc1 (εc ed εc1 sono entrambi negativi);
εc1 = −0,0022 (deformazione relativa al picco di tensione di compressione fc);
k = 1,1 Ec,nom εc1 / fc (fc è introdotta come - fc).
Ec,nom rappresenta sia il valore medio Ecm del modulo di deformazione longitudinale (prospet-
to 3.2) sia il corrispondente valore di calcolo Ecd [vedere (4)].
La [4.2] è valida per 0 > εc > εcu , dove εcu denota la deformazione ultima nella fibra estrema
del calcestruzzo in compressione.
(6) Per una zona compressa di forma rettangolare, i valori medi di εcu relativi alle varie classi di
resistenza del calcestruzzo sono riportati nel prospetto 4.3.
Il diagramma di calcolo deriva dal diagramma idealizzato prescelto mediante riduzione delle
tensioni, riportate in ordinata nel diagramma idealizzato, secondo un fattore α / γc,
dove: γc è il fattore di sicurezza parziale per il calcestruzzo (vedere 2.3.3.2);
α è il fattore che tiene conto degli effetti dei carichi di lunga durata sulla resisten-
za a compressione e di effetti sfavorevoli risultanti dal modo di applicazione del
carico.
Il fattore di riduzione addizionale α per compressione prolungata può essere generalmente
assunto pari a | 0.85 |.
(12) Si può assumere una distribuzione rettangolare delle tensioni (come indicato nella fig. 4.4). Il
fattore α applicato al diagramma idealizzato rimane valido, ma, di regola, deve essere ridotto
a | 0.80 | quando la larghezza della zona compressa diminuisce procedendo nella direzione
della fibra estrema compressa.
4.2.1.4. Comportamento dipendente dal tempo
(1) I dati del prospetto 3.3 sono valori medi, validi nel campo di temperature definite in 3.1.2.5.5
(3), e possono essere considerati come coefficienti finali di viscosità e di ritiro per calce-
struzzi in cui la tensione di compressione non è maggiore di:
σc = | 0.45 fck |
(2) Per calcoli dettagliati inerenti alle perdite di precompressione, nel seguire le procedure espo-
ste in 4.2.3.5.5 possono essere usate, se appropriate, le informazioni delle sezioni 3.1, 2.5.4 e
2.5.5.
lba Lunghezza di ancoraggio oltre la quale la forza ultima Fpu di un’armatura pretesa è com-
pletamente trasmessa al calcestruzzo
lbp Lunghezza di trasmissione oltre la quale la forza di precompressione di una armatura pre-
tesa è completamente trasmessa al calcestruzzo
lbpd Valore di calcolo della lunghezza di trasmissione
lbpo Lunghezza di un tratto neutralizzato alle estremità di elementi pretesi, nel caso di rilascio
repentino
lpeff Lunghezza di diffusione necessaria affinché le tensioni del calcestruzzo si diffondano
gradualmente fino ad avere una distribuzione lineare sulla sezione (trasferimento effetti-
vo)
nl Numero totale di fili o trefoli in un’armatura di precompressione
n2 Numero di fili o trefoli che trasferiscono la forza radiale di tutti i fili o trefoli dell’arma-
tura di precompressione al dispositivo deviatore (fig. 4.7)
zcp Distanza tra il baricentro della sezione di calcestruzzo e le armature di precompressione
α Rapporto ES/Ecm
θ Somma delle deviazioni angolari sulla distanza x (senza riguardo per la direzione o il se-
gno)
βb Coefficiente di correlazione tra la lunghezza di trasmissione delle armature di precom-
pressione e la resistenza del calcestruzzo
εS(t,t0) Deformazione di ritiro stimata
σ0,max, Massima tensione applicata a un’armatura di precompressione
σpm0 Tensione nell’armatura di precompressione immediatamente dopo la messa in tensione o
il trasferimento
σpg0 Tensione iniziale nelle armature di precompressione dovuta alla tesatura e alle azioni
permanenti
σcg Tensione nel calcestruzzo adiacente alle armature di precompressione, dovuta al peso
proprio e a tutte le altre azioni permanenti
σcp0 Tensione iniziale nel calcestruzzo adiacente alle armature di precompressione, dovuta alla
precompressione
Δσp,c+s+r Variazione di tensione nelle armature di precompressione nella sezione di ascissa x al
tempo t dovuta alla viscosità, al ritiro e al rilassamento
Δσpr Variazione di tensione nelle armature di precompressione nella sezione di ascissa x dovu-
ta al rilassamento
4.2.3.1. Acciaio per precompressione: generalità
P(1) I dati sulle proprietà del materiale riportati in questa sezione sono o valori rappresentativi,
corrispondenti alla resistenza dell’acciaio specificata in norme appropriate, o idealizzazioni
adatte per scopi progettuali.
(2) In generale le proprietà specificate sono quelle date in 3.3.1 (5) e stabilite nella EN 10138 o
in altre norme appropriate.
P(3) A meno che non sia stabilito diversamente, il progetto deve fare riferimento a un tipo speci-
fico di acciaio, rappresentato dalla tensione caratteristica allo 0,1% fp0,1k
(4) Tutti i tipi di acciai per precompressione specificati in 3.3, che soddisfino i requisiti mecca-
nici, fisici e tecnologici della EN 10138 o di altre norme pertinenti, possono essere general-
mente usati nella progettazione secondo quanto riportato nel seguito, a meno che non venga
richiesta una maggiore precisione.
4.2.3.2. Proprietà fisiche dell’acciaio per precompressione
(1) I valori dati in 3.3.3 possono essere usati come dati di progetto. Essi possono essere ritenuti
validi nel campo di temperature da −20 °C a 200 °C.
4.2.3.3. Proprietà meccaniche dell’acciaio per precompressione
4.2.3.3.1. Resistenza
P(1) Per tutti i tipi di acciaio per precompressione devono essere definiti i valori di fp0.lk, εuk e fpk .
5. Prescrizioni costruttive 147
(2) I valori delle proprietà suddette, per acciai di tipo e resistenza definiti, possono essere desun-
ti dalla EN 10138. Per altri tipi di acciaio, le proprietà devono essere certificate mediante be-
nestari tecnici di approvazione.
(3) I calcoli di progetto possono essere fondati sulla dimensione nominale o sull’area nominale
della sezione trasversale dell’acciaio per precompressione.
4.2.3.3.2. Modulo di elasticità
(1) Si applicano i valori dati in 3.3.4.4.
4.2.3.3.3. Diagramma tensioni-deformazioni
P(1) I requisiti generali di duttilità devono essere in accordo con 3.3.4.3 e con quanto specificato
nelle norme pertinenti.
(2) Un diagramma bi-lineare idealizzato è rappresentato nella fig. 4.6. Tale diagramma è valido
per temperature comprese fra −20 °C e +200 °C.
(3) Il diagramma di fig. 4.6 può generalmente essere utilizzato per analisi globali, verifiche loca-
li e per il controllo della capacità resistente della sezione.
(4) Per verifiche locali o per il progetto di sezioni il diagramma di fig. 4.6 può essere modificato,
per esempio adottando un tratto superiore meno inclinato o orizzontale.
Fig. 4.7 - Esempio del rapporto n1 / n2 di cui al prospetto 4.4 (in questo caso n1 / n2 = 7/3)
il 50% del condotto, quando si usa l’equazione [4.9] si possono adottare per μ i
seguenti valori:
− fili trafilati a freddo 0,17
− trefoli 0,19
− barre con risalti 0,65
− barre lisce 0,33
I valori di k devono di norma essere dati da benestare tecnici di approvazione, e sono gene-
ralmente compresi nel campo 0,005 < k < 0,01 per metro. I valori dipendono dal livello di
preparazione professionale, dalla distanza tra i sostegni dei cavi, dal tipo di condotto o guai-
na e dal grado di vibrazione adottato nella compattazione del calcestruzzo.
I valori precedentemente raccomandati per μ e k sono valori medi. I valori reali da usare nel
progetto possono essere incrementati o ridotti a seconda delle norme di controllo, del livello
qualitativo dell’esecuzione in cantiere, delle precauzioni speciali ecc., sempre che i valori
prescelti possano essere giustificati.
(9) Le perdite dipendenti dal tempo devono essere calcolate con l’equazione:
ε s (t , t0 ) Es + Δσ pr + α φ(t , t0 ) (σcg + σcp 0 )
Δσ p , c + s + r = [4.10]
Ap ⎡⎛ Ac 2 ⎞ ⎤
1+ α ⎢⎜1 + z cp ⎟⎟ (1 + 0.8 φ(t , t0 ) )⎥
Ac ⎢⎣⎜⎝ Ic ⎠ ⎥⎦
dove: Δσp,c+s+r è la variazione di tensione nelle armature di precompressione dovuta a vi-
scosità, ritiro e rilassamento nella sezione di ascissa x al tempo t,
εs(t, t0) è la deformazione di ritiro stimata, dedotta dai valori del prospetto 3.4 per
ritiro finale (vedere anche 2.5.5 e l’appendice l);
α è il rapporto ES / Ecm;
Es è il modulo di elasticità dell’acciaio per precompressione, ricavato da
3.3.4.4;
Ecm è il modulo di elasticità del calcestruzzo (prospetto 3.2);
Δσpr è la variazione di tensione nell’armatura della sezione di ascissa x dovuta
al rilassamento: può essere ricavata dalla fig. 4.8, in funzione del rapporto
tra tensione iniziale e tensione caratteristica di trazione, σp/fpk, calcolato
con:
σp = σpg0 −0,3 Δσp,c+s+r [4.11]
dove: σpg0 è la tensione iniziale nelle armature di precompressione
dovuta alla tesatura e alle azioni permanenti. Per semplici-
tà, e a favore di sicurezza, il secondo termine dell’equa-
zione [4.11] può essere ignorato. Per edifici normali σp può
essere preso pari a 0,85 σpg0;
φ(t, t0) è il coefficiente di viscosità definito in 2.5.5 (vedere anche l’appendice l);
σcg è la tensione nel calcestruzzo adiacente alle armature, dovuta al peso pro-
prio e alle altre azioni permanenti;
σcp0 è la tensione iniziale nel calcestruzzo adiacente alle armature, dovuta alla
precompressione;
Ap è l’area di tutte le armature di precompressione al livello considerato;
Ac è l’area della sezione di calcestruzzo;
Ic è il momento d’inerzia della sezione di calcestruzzo;
zcp è la distanza tra il baricentro della sezione di calcestruzzo e le armature di
precompressione.
Usando l’equazione [4.10], si deve ipotizzare inizialmente un valore delle perdite totali, per
poter valutare il termine Δσpr a secondo membro (questo termine dipende dal livello di pre-
compressione finale). Si rende dunque necessario un processo iterativo per risolvere e bilan-
ciare i due membri dell’equazione [4.10].
(10) La perdita di precompressione calcolata corno indicato al punto (9) deve, di norma, essere
aggiunta a quella calcolata con le prescrizioni da (5) a (8) precedenti per valutare la precom-
154 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
pressione finale Pm∞. Si ricorda che queste procedure sono approssimate e possono essere
modificate per essere adeguate a materiali, tensioni o condizioni di progetto particolari.
(11) Le procedure di progetto che considerano degli effetti di precompressione devono, di regola,
essere in accordo con 2.5.4.
4.2.3.5.6. Zone di ancoraggio di elementi pre-tesi
(1) Dove possono intervenire forze di trazione, di regola devono essere disposte armature addi-
zionali.
(2) Si deve distinguere [fig. 4.9(a)] tra:
i) lbp lunghezza di trasmissione necessaria per trasferire completamente al calcestruzzo
la forza di precompressione P0 da un’armatura pre-tesa;
ii) lp,eff lunghezza di diffusione necessaria affinché le tensioni si diffondano gradualmen-
te nel calcestruzzo fino a dar luogo a una distribuzione lineare sulla sezione;
iii) lba lunghezza di ancoraggio necessaria per trasferire completamente al calcestruzzo
la forza ultima Fpu da una armatura pre-tesa (vedere 2.5.3.7.4).
(4) Il valore di calcolo 1bpd deve di regola essere preso pari a 0,8 lbp o 1,2 lbp, assumendo il valore
meno favorevole per gli effetti considerati.
(5) La lunghezza di trasmissione, la lunghezza di ancoraggio e la lunghezza di diffusione si mi-
surano dall’inizio del tratto di aderenza reale.
L’inizio dell’aderenza reale deve di regola tenere conto di:
− armature rese deliberatamente non aderenti all’estremità;
− una zona neutralizzata lbp,o , nel caso di rilascio repentino.
(6) Per sezioni rettangolari e armature di precompressione rettilinee, situate vicino alla parte in-
feriore della sezione, la lunghezza di diffusione può essere stabilita come:
l p ,eff = (l bpd
2
+d2 ) [4.13]
(7) L’ancoraggio delle armature di precompressione in membrature inflesse allo stato limite ul-
timo è influenzato dalla condizione, fessurata o meno, della zona di ancoraggio. La parte del-
la trave dove le armature di precompressione sono ancorate [fig. 4.9(a)] può essere conside-
rata non fessurata se le tensioni di trazione nel calcestruzzo allo stato limite ultimo (tensioni
di flessione e tensioni principali) non sono maggiori di fctd, tenendo conto del valore perti-
nente di Pd (vedere 2.5.4).
(8) Se la tensione di trazione non è maggiore di fct0,05 , le condizioni di ancoraggio possono esse-
re considerate soddisfatte senza ulteriori verifiche.
(9) Se la tensione di trazione è maggiore di fct0,05 , si deve di regola dimostrare che l’inviluppo
delle forze di trazione agenti, calcolate secondo la fig. 5.1 1, non superi la forza di trazione
resistente fornita dalle armature di precompressione e dalle altre armature ordinarie esistenti
nella zona di ancoraggio. La forza resistente ultima Fpx delle armature di precompressione,
come indicato nella fig. 4.9(c), può essere determinata con l’equazione:
x A p f p 0,1k
F px = P0 ≤ [4.14]
l bpd γs
dove: P0. è definita in 2.5.4.2 P(1);
1bpd è definita in (4).
L’armatura risultante deve di regola essere disposta secondo 5.4.6, ammettendo che lavori al-
la sua resistenza di calcolo.
(5) Si può ritenere che la forza di precompressione si diffonda secondo un angolo di ampiezza
2 β (vedere fig. 4.10) a partire dall’estremità del dispositivo di ancoraggio, dove β si può as-
sumere pari a arctan 2/3.
termedio), l’armatura di trazione, richiesta per fornire la capacità portante a flessione di cal-
colo, sarà disposta secondo 5.4.2.1.2.
P(6) Il contributo delle armature di precompressione alla resistenza di calcolo deve essere stabili-
to considerando i fattori di sicurezza parziali forniti nel prospetto 2.2 di cui in 2.3.3.1 per gli
effetti sollecitanti e resistenti della precompressione.
P(7) Se la direzione della tensione principale devia significativamente da quella dell’armatura
principale se ne deve tenere conto (vedere l’appendice 2).
(8) Nelle piastre, deviazioni tra la direzione della tensione principale e quella dell’armatura prin-
cipale minori di 15° possono essere ignorate. Per deviazioni maggiori, i momenti devono di
norma essere modificati per valutare i momenti equivalenti nelle direzioni dell’armatura
principale.
4.3.1.2. Resistenza di calcolo a flessione e a forza longitudinale
P(1) Per determinare la resistenza ultima di una sezione trasversale si deve assumere quanto se-
gue:
i) le sezioni piane rimangono piane;
ii) la deformazione di un’armatura aderente, sia tesa che compressa, è la stessa del calce-
struzzo circostante;
iii) la resistenza a trazione del calcestruzzo viene trascurata;
iv) le tensioni nel calcestruzzo compresso si ricavano dai diagrammi tensioni-deformazioni
di calcolo delle fig. 4.2 o 4.3;
v) le tensioni nell’armatura ordinaria o di precompressione si ricavano rispettivamente dai
diagrammi tensioni-deformazioni di calcolo delle fig. 4.5 o 4.6;
vi) la deformazione iniziale nelle armature pre-tese viene considerata per calcolare le ten-
sioni agenti in tali armature allo stato limite ultimo (vedere 2.5.4.4.3);
vii) in sezioni soggette a compressione assiale semplice, la deformazione di compressione
nel calcestruzzo è limitata a −0,002 (vedere fig. 4.2);
viii) per sezioni non completamente compresse, la deformazione limite a compressione nel
calcestruzzo è pari a −0,0035. In situazioni intermedie, il diagramma delle deformazioni
viene definito assumendo che la deformazione sia pari a −0,002 nella fibra posta alla di-
stanza dal bordo più compresso pari a 3/7 dell’altezza della sezione.
(2) L’adozione delle ipotesi formulate in P(1) conduce all’insieme dei possibili diagrammi di de-
formazione della fig. 4.11.
(3) In certi casi, dove l’interazione tra resistenza locale e deformazione è significativa, può risul-
tare conveniente fissare un limite per la deformazione a trazione dell’acciaio di armatura or-
dinaria e di precompressione (vedere 4.2.2.3.2 e 4.2.3.3.3).
(4) In alternativa all’approccio in P(1), può essere adottato quello indicato in 4.2.1.3.3 (12).
(5) Per elementi precompressi con cavi permanentemente non aderenti è generalmente necessa-
rio prendere in considerazione la deformazione dell’intero elemento (vedere parte 1D). Tut-
tavia ciò non è generalmente necessario per costruzioni in cui cavi non aderenti siano presen-
ti solo nella fase di costruzione.
(6) Nell’analisi di una sezione trasversale che debba resistere a flessione e solo a una piccola
forza assiale, l’effetto della forza di compressione assiale ultima di calcolo può essere igno-
rato se tale forza non supera 0,08 fck volte l’area della sezione trasversale.
(7) Se modifiche nella posizione dell’armatura, come nel caso di una sovrapposizione, portano a
una riduzione localizzata dell’altezza utile, nell’analisi della sezione si dovrà adottare il valo-
re più sfavorevole.
4.3.1.3. Rottura fragile e iperresistenza
P(1) Devo essere evitata la rottura fragile della sezione trasversale quando si forma la prima fes-
sura.
P(2) Per elementi con piccole percentuali di armatura ad aderenza migliorata non devono essere
assunte resistenze a flessione superiori a quelle calcolate sulla base delle indicazioni fornite
nella presente norma, anche nel caso in cui prove dimostrino che tali resistenze sussistono.
(3) Le percentuali minime di acciaio definite in 4.4.2 e in 5 sono di regola sufficienti, nella mag-
gior parte dei casi, ad assicurare che sia evitata la rottura fragile.
4.3.2. Taglio
4.3.2.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Asf Area dell’armatura che attraversa l’ala di una trave con piattabanda
Asl Area dell’armatura longitudinale di trazione efficace in una sezione
Fc Forza di compressione nel calcestruzzo nella direzione dell’asse longitudinale
ΔFd Variazione della forza longitudinale agente in una sezione della piattabanda sulla distanza
av [vedere 4.3.2.5 (3)]
Fs Forza di trazione nell’armatura longitudinale
Vccd Componente parallela a Vod della forza agente nella zona compressa di elementi aventi al-
tezza variabile
Vcd Capacità di resistenza a taglio di calcolo della zona compressa di calcestruzzo
Vod Forza di taglio di calcolo nella sezione non corretta degli effetti dell’altezza variabile del-
la sezione
Vpd Componente di forza dovuta ad armature di precompressione inclinate
VRdl Resistenza a taglio di calcolo di una sezione in elementi privi di armatura a taglio
VRd2 Massima forza di taglio di calcolo che può essere sopportata senza rottura dell’anima
VRd2,red Valore di VRd2 ridotto, per effetto di forza assiale
VRd3 Resistenza a taglio di calcolo di una sezione in elementi con armatura a taglio
Vtd Componente parallela a Vcd della forza agente nella zona tesa di elementi aventi altezza
variabile
Vwd Contributo dell’armatura a taglio
av Distanza tra i punti di momento nullo e massimo
bw,nom Spessore nominale dell’anima
fywd Tensione di snervamento di calcolo dell’armatura a taglio
hf Spessore della piattabanda
k Costante relativa all’altezza della sezione e all’interruzione delle armature longitudinali
sf Passo delle barre di armatura che attraversano l’ala di una trave con piattabanda
α Angolo tra l’armatura a taglio e l’asse longitudinale di un elemento
β Coefficiente di amplificazione della forza di taglio
θ Angolo tra le bielle di calcestruzzo e l’asse longitudinale dell’elemento
5. Prescrizioni costruttive 159
ν Fattore di efficienza
ρl Rapporto di armatura corrispondente a Asl
σcp Tensione media nel calcestruzzo dovuta alla forza assiale
σcp,eff Tensione media efficace nel calcestruzzo dovuta alla forza assiale
τRd Resistenza unitaria a taglio di calcolo di riferimento di elementi senza armatura a taglio
Σ∅ Somma dei diametri delle guaine per precompressione ad un livello assegnato
4.3.2.1. Generalità
P(1) Questa sezione si applica a travi e piastre calcolate a flessione in accordo con 4.3.1. Si appli-
ca anche a elementi precompressi e a pilastri soggetti a forze di taglio significative calcolati
in accordo con 4.3.1 e 4.3.5.
P(2) In generale deve essere prevista una quantità minima di armatura a taglio, anche quando il
calcolo indica che l’armatura a taglio non è necessaria. Questa armatura minima può essere
omessa in elementi quali piastre (piene, nervate, cave) dotate di adeguata capacità di riparti-
zione trasversale dei carichi, nel caso in cui esse non siano soggette a forze di trazione signi-
ficative.
L’armatura minima a taglio può anche essere omessa in elementi di minore importanza che
non contribuiscano in modo significativo alla resistenza e alla stabilità complessiva della
struttura.
(3) Regole per l’armatura minima a taglio sono date in 5.4. Un esempio di elemento di minore
importanza potrebbe essere un’architrave di luce minore di 2 m.
P(4) In strutture di altezza variabile, le forze di taglio dì calcolo devono essere modificato dal
contributo corrispondente alle componenti delle risultanti di trazione e compressione per-
pendicolari all’asse dell’elemento.
P(5) Nel calcolo di VSd in strutture precompresse si deve tenere conto dell’effetto dell’inclinazione
delle armature di precompressione.
P(6) Nel determinare l’area di armatura longitudinale necessaria in zone soggette a taglio, si deve
tenere conto di un possibile incremento della forza di trazione oltre il valore corrispondente
al momento flettente.
(7) Questo incremento viene coperto dalle regole di traslazione date in 5.4.2.l.
4.3.2.2. Metodo di calcolo a taglio
(1) Il metodo di calcolo a taglio, esposto nelle sezioni seguenti, si basa su tre valori della resi-
stenza di calcolo:
− VRdl Resistenza di calcolo dell’elemento privo di armatura a taglio (vedere 4.3.2.3);
− VRd2 Massima forza di taglio di calcolo che può essere sopportata senza rottura delle
bielle compresse convenzionali di calcestruzzo (vedere 4.3.2.3, 4.3.2.4.3,
4.3.2.4.4);
− VRd3 Forza di taglio di calcolo che può essere sopportata da un elemento con armatura
a taglio (vedere 4.3.2.4.3 e 4.3.2.4.4).
(2) la sezioni in cui il taglio di calcolo VSd è minore di VRd1, non richiedono armature per il taglio
di calcolo ma, eccetto nei casi definiti in 4.3.2.1 P(2) e (3), deve di regola essere prevista una
armatura minima a taglio in accordo con 5.4.
(3) Per le sezioni in cui VSd è maggiore di VRd l, va di regola prevista una armatura a taglio tale
che:
VSd ≤ VRd3
Di regola il quantitativo di armatura a taglio non deve essere minore del valore dato in
6.4.2.2.
(4) In mancanza di analisi più rigorose, in nessuna sezione di un qualunque elemento la forza di
taglio di calcolo deve di regola essere maggiore di VRd2 (vedere 4.3.2.3). Se l’elemento è
soggetto a una compressione assiale, VRd2, di regola, deve essere ridotto secondo la seguente
equazione [4.15]:
V Rd 2, red = 1,67 V Rd 2 (1 − σ cp ,eff / f cd ) ≤ V Rd 2 [4.15]
160 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
b) a un appoggio di estremità tutta l’armatura tesa richiesta alla distanza pari a 2,5 d dal-
l’appoggio deve, di regola, essere ancorata all’intorno dell’appoggio;
c) a un appoggio intermedio l’armatura tesa richiesta al filo dell’appoggio deve di regola
proseguire per almeno 2,5 d + lb,net nella campata.
4.3.2.3. Elementi che non richiedono armature a taglio (VSd < VRd1)
(1) La resistenza a taglio di calcolo VRd1 è data da:
[ ]
V Rd 1 = τ Rd k (1,2 + 40 ρ l ) + 0,15 σ cp bw d [4.181
dove: τRd è la resistenza unitaria a taglio di calcolo di riferimento (0,25 fctk0,05) / γc. Il va-
lore di γc. deve di regola essere assunto pari a | 1,5 | (I : | 1,5 | o | 1,6 | come in
prospetto 2.3).
I valori di τRd sono dati nel prospetto 4.8;
k è = | 1 | per elementi in cui più del 50% dell’armatura inferiore è interrotta. In
caso contrario:
k è = | 1,6−d ≥ 1 | (d in metri);
Asl
ρ1 è= ≤ | 0,02 |;
bw d
As1 è l’area delle armature di trazione che si estende per non meno di d+1b,net oltre
la sezione considerata (vedere fig. 4.12). Il valore di 1b,net è definito in 5.2.2.3
e nella fig. 5.2;
bw è la larghezza minima della sezione lungo l’altezza efficace;
σcp è = NSd / Ac;
NSd è la forza longitudinale nella sezione dovuta ai carichi o alla precompressione
(compressione positiva).
Prospetto 4.8 - Valori di τRd (N/rnm2) con γc = | 1,5 | (I : | 1,5 | o | 1,6 |) per
diverse resistenze del calcestruzzo
fck 12 16 20 25 30 35 40 45 50
γc = 1.5 τRd 0.18 0.22 0.26 0.30 0.34 0.37 0.41 0.44 0.48
γc = 1.6 τRd 0.17 0.21 0.24 0.28 0.32 0.35 0.38 0.41 0.45
Nota: Il prospetto riporta i valori incasellati proposti per l’Italia; la prima riga (da utilizzare
per strutture in cemento armato precompresso) coincide con quella europea, i valori
della seconda riga sono da utilizzare per strutture in cemento armato ordinario.
dove:
f ck
ν = 0,7 − ≥ 0,5 (fck in N/mm2) [4.20]
200
4.3.2.4. Elementi che richiedono armature a taglio (VSd > VRd1)
4.3.2.4.1. Generalità
P(1) Nelle travi le armature rialzate non devono essere utilizzate come armature a taglio se non in
combinazione con staffe. Almeno il 50% del valore di VSd deve essere assorbito da staffe ver-
ticali.
P(2) Dove siano impiegate armature a taglio inclinate, l’angolo tra le armature e l’asse longitudi-
nale della trave non deve, di regola, essere minore di 45°.
P(3) Dove il carico non agisca all’estradosso della trave, o quando l’appoggio non sia all’intra-
dosso della trave, si devono disporre ulteriori armature per riportare gli sforzi all’estradosso
del traliccio resistente.
4.3.2.4.2. Elementi di altezza costante
P(1) Per la verifica a taglio si considera l’elemento come costituito da membrature compresse e
tese separate da una distanza pari al braccio di leva interno z. La zona di taglio ha profondità
z e larghezza bw. Il braccio di leva è calcolato perpendicolarmente alle armature longitudinali
ignorando l’effetto delle armature rialzate.
(2) La simbologia utilizzata è indicata nella fig. 4.13.
Asw f ywd 1
≤ ν f cd
bw s 2
Il fattore di efficienza ν è dato dall’equazione [4.21]. Il braccio di leva z può essere assunto
pari a 0,9 d.
(3) Per elementi con armature a taglio inclinate, la resistenza a taglio è definita da:
b z ν f cd (cot θ + cot α)
V Rd 2 = w [4.28]
1 + cot 2 θ
A
V Rd 3 = sw z f ywd (cot θ + cot α ) sen α [4.29]
s
con la condizione:
Asw f ywd (1 / 2) ν f cd sen α
≤
bw s 1 − cos α
Il braccio di leva z può essere assunto pari a 0,9 d.
(4) Per determinare il minimo quantitativo di armature a taglio, per tensioni di taglio basse o
medie, i limiti superiori dati per cot θ nel punto (1) governano di norma il progetto. Per ten-
sioni di taglio più elevate, il più grande valore di cot θ (corrispondente al minimo quantitati-
vo di armatura) può essere determinato uguagliando la forza di taglio di progetto VSd a VRd2.
Il valore di cot θ può anche essere scelto in modo da ottimizzare il progetto, per esempio ri-
ducendo al minimo il quantitativo totale di armatura.
(5) La forza di trazione nelle armature longitudinali può essere calcolata con :
M Sd 1
Td = + V Sd (cot θ − cot α) [4.30]
z 2
Il braccio di leva z può essere assunto pari a 0,9 d.
(6) In alternativa all’equazione [4.30], la curva Td può essere costruita traslando la curva MSd/z di
una quantità pari a (cot θ − cot α) z / 2 = 0.9 d (cot θ − cot α) in modo che MSd/z sia sempre
incrementato (regola della traslazione, vedere 5.4.2).
(7) In corrispondenza di appoggi indiretti le armature longitudinali devono essere in grado di as-
sorbire la forza di trazione Td definita dall’equazione [4.30].
(8) Il secondo termine dell’equazione [4.30] fornisce l’incremento della forza di trazione oltre il
valore determinato tenendo conto del solo momento flettente.
4.3.2.4.5. Elementi di altezza variabile
(1) Tenendo conto della variazione del braccio di leva interno, la forza di taglio di progetto è da-
ta da:
VSd = Vod − Vccd − Vtd [4.31]
dove: Vod è la forza di taglio di progetto nella sezione;
Vccd è la componente parallela a Vd della forza agente nella zona compressa;
Vtd è la componente parallela a Vod della forza agente nella zona tesa;
Vccd e Vtd sono assunti positivi se agenti nello stesso verso di Vod.
(2) la riduzione di Vod determinata dall’equazione [4.31] può essere combinata con la riduzione
secondo 4.3.2.4.6 solo se si può dare una adeguata giustificazione.
4.3.2.4.6. Elementi con armature di precompressione inclinate
(1) Tenendo conto dell’effetto di armature di precompressione inclinate, la forza di taglio di
progetto è data da:
VSd = Vod − Vpd [4.32]
dove: Vpd è la componente della forza dell’armatura di precompressione inclinata, paralle-
la a Vod;
Vpd è assunta positiva se agente nello stesso verso di Vod.
Nota - La [4.32] si applica in combinazione con la [4.18].
5. Prescrizioni costruttive 165
(2) Relativamente al valore di Vpd nell’equazione [4.32], si devono, di regola, distinguere due
casi:
Caso 1: la tensione nelle armature non è maggiore al valore caratteristico fp0,1k: la forza di
precompressione da assumere è il valore medio Pmt tenuto conto delle perdite [ve-
dere 2.5.4.2 P(1)] moltiplicato per il coefficiente di sicurezza pertinente (general-
mente γp = 0,9).
Caso 2 La tensione dell’acciaio nelle armature è maggiore di fp0,1k: la forza di precompres-
sione è calcolata con fp0,1k/γs.
(3) Si applica quanto indicato in 4.3.2.4.5 (2).
(4) Nell’analisi a taglio, l’altezza efficace d viene calcolata ignorando i cavi inclinati.
4.3.2.5. Taglio tra piattabanda e anima
P(1) La resistenza a taglio della piattabanda può essere calcolata considerando la stessa come un
sistema di puntoni compressi combinati con bielle tese costituite da armature.
P(2) Lo stato limite ultimo può essere raggiunto o per compressione nei puntoni o per trazione nei
tiranti che assicurano la connessione tra i lati della piattabanda e l’anima. Deve essere dispo-
sto un quantitativo minimo di armature (vedere il punto 5).
(3) Il valore medio della forza di scorrimento longitudinale per unità di lunghezza è definito da:
VSd = ΔFd / av [4.33]
dove: ΔFd è la variazione della forza longitudinale agente in una sezione della piattabanda
sulla distanza av (vedere fig. 4.14);
av è la distanza tra i punti di momento nullo e massimo (vedere fig. 4.14).
τRd è definito nel prospetto 4.8 in 4.3.2.3. Per Asf e sf vedere fig. 4.14.
(5) Se, nella sezione dove M = Mmax, la piattabanda è soggetta a forze di trazione, il contributo
del calcestruzzo (2,5 τRd hf) nell’equazione (4.37) deve, di regola, essere trascurato.
(6) Nel caso di taglio tra piattabanda e anima combinato a flessione trasversale della piattabanda
deve, di regola, essere predisposto il quantitativo di armatura maggiore tra quello richiesto
per soddisfare l’equazione [4.37] e quello necessario per la flessione trasversale.
4.3.3. Torsione
4.3.3.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Ak Area racchiusa dalla linea media di una sezione trasversale a pareti sottili (comprendente
l’area di eventuali cavità interne)
Asl Area di armatura longitudinale aggiuntiva richiesta per la torsione
TRd1 Massimo momento torcente sopportato dalle bielle compresse
TRd2 Massimo momento torcente sopportato dall’armatura
VRd1 Resistenza al taglio di calcolo di una sezione costituita da elementi privi di armatura a ta-
glio
VRd2 Massima forza di taglio di calcolo che può essere sopportata senza rottura dell’anima
t Spessore di parete
u Perimetro esterno dì una sezione di area A
uk Perimetro dell’area Ak
θ Angolo tra le bielle di calcestruzzo e l’asse longitudinale della trave
ν Fattore di efficienza
τSd Tensione tangenziale dovuta alla torsione
4.3.3.1. Torsione pura
P(1) Qualora l’equilibrio statico di una struttura dipenda dalla resistenza torsionale degli elementi
che la compongono sarà necessario un calcolo completo della torsione nei riguardi sia degli
stati limito ultimi che di esercizio.
Qualora, in strutture iperstatiche, la torsione insorga solo per esigenze di compatibilità e la
stabilità della struttura non dipenda dalla resistenza torsionale, non sarà generalmente neces-
sario considerare la torsione allo stato limite ultimo.
Nei casi in cui la torsione non è essenziale per la stabilità, la torsione derivante da disposi-
zioni geometriche degli elementi strutturali può richiedere adeguati accorgimenti per limitare
un’eccessiva fessurazione allo stato limite d’esercizio.
(2) Nei casi in cui la torsione non debba essere considerata allo stato limite ultimo, per evitare
una fessurazione eccessiva deve, di regola, essere disposta un’armatura minima sotto forma
di staffe e barre longitudinali. Le indicazioni previste in 4.4.2, 5.4.2.2 e 5.4.2.3 sono nor-
malmente sufficienti a tal fine.
(3) La resistenza torsionale delle sezioni è calcolata sulla base di una sezione chiusa a pareti sot-
tili. Le sezioni piene sono sostituite da sezioni equivalenti a pareti sottili. Le sezioni di forma
complessa, come le sezioni a T, sono suddivise in una serie di sottosezioni, ciascuna delle
quali è modellata come una sezione equivalente a pareti sottili: la resistenza torsionale totale
è calcolata come somma dei contributi dei singoli elementi. Il momento resistente torsionale
sopportato da ogni singola sottosezione non deve di regola differire troppo da quello calcola-
to sulla base di un calcolo elastico con sezione non fessurata. Per sezioni cave lo spessore
della parete equivalente non deve di regola superare lo spessore effettivo. Il momento torcen-
te sopportato dai singoli elementi secondo la teoria elastica può essere valutato sulla base
della rigidezza torsionale alla St. Venant. La rigidezza torsionale alla St. Venant di una se-
zione non rettangolare può essere ottenuta dividendo la sezione in una serie di rettangoli e
sommando le rigidezza torsionali di tali rettangoli. La suddivisione della sezione va di regola
eseguita in modo da rendere massima la rigidezza così calcolata.
P(4) L’armatura di torsione deve consistere di staffe chiuse combinate con barre longitudinali di-
stribuite lungo il perimetro della sezione. Barre longitudinali devono essere sempre disposte
a tutti gli angoli della sezione (vedere 5.4.2.3).
5. Prescrizioni costruttive 167
(5) Il momento torcente di calcolo deve, di regola, soddisfare le due condizioni seguenti:
TSd ≤ TRd 1 [4.38]
TSd ≤ TRd 2 [4.39]
dove: TRd1 è il massimo momento torcente che può essere sopportato dalle bielle di calce-
struzzo compresse
TRd2 è il massimo momento torcente che può essere sopportato dalla armatura
− nella zona compressa per flessione, se la tensione di trazione dovuta alla torsione è mino-
re della tensione di compressione nel calcestruzzo dovuta alla flessione, non è necessaria
armatura longitudinale aggiuntiva per torsione.
(2) Nelle zone in cui la torsione è combinata con un momento flettente significativo, possono in-
sorgere tensioni principali critiche nella zona di compressione, in particolare nelle travi a
cassone. In tali casi la tensione principale di compressione non deve di regola essere maggio-
re di αfcd, (vedere 4.2.1.3.3), essendo tale tensione ricavata dalla compressione longitudinale
media per flessione e dalla tensione tangenziale dovuta alla torsione, assunta pari a
T
τ Sd = Sd . Per Ak e t, vedere 4.3.3.1.
2 Ak t
Torsione combinata con taglio
(3) Il momento torcente di calcolo e il taglio di calcolo applicato, TSd e VSd rispettivamente, de-
vono di regola soddisfare la seguente condizione:
2 2
⎡ TSd ⎤ ⎡ V Sd ⎤
⎢ ⎥ +⎢ ⎥ ≤1 [4.47]
⎣ TRd 1 ⎦ ⎣V Rd 2 ⎦
dove: TRd1 è il momento resistente torcente di calcolo, valutato con l’equazione [4.40];
VRd2 è il taglio resistente di calcolo relativo a una biella inclinata di un angolo θ, va-
lutato con l’equazione [4.26] o [4.28] in 4.3.2.4.4.
(4) I calcoli per il progetto delle staffe possono essere effettuati separatamente, per la torsione
secondo 4.3.3.1 e per il taglio secondo le equazioni [4.27] o [4.29] in 4.3.2.4.4.
L’angolo θ delle bielle equivalenti di calcestruzzo è lo stesso sia per la torsione che per il ta-
glio.
(5) Per una sezione piena approssimativamente rettangolare non è necessaria armatura a taglio e
a torsione, tranne l’armatura minima data in 5.4.2.2 (5) prospetto 5.5, se sono soddisfatte le
seguenti condizioni:
V b
TSd ≤ Sd w [4.48]
4,5
⎡ 4.5 TSd ⎤
V Sd ⎢1 + ⎥ ≤ V Rd 1 [4.49]
⎣ V Sd b w ⎦
4.3.3.3. Torsione di ingobbamento
P(1) Le tensioni dovute all’ingobbamento impedito di una sezione (tensioni di ingobbamento)
possono risultare significative e può essere necessario tenerle in considerazione.
(2) Generalmente, allo stato limite ultimo, risulta cautelativo ignorare le tensioni di ingobbamen-
to.
(3) Per sezioni chiuse a parete sottile e per sezioni piene le tensioni di ingobbamento possono
normalmente essere ignorate.
4.3.4. Punzonamento
4.3.4.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Npd Forza di precompressione corrispondente al valore iniziale senza perdite (Pm0 in
2.5.4 e 4.2.3)
VRds Resistenza totale a taglio per flessione e punzonamento
dcrit Distanza della sezione critica di punzonamento dall’asse del pilastro
dcrit,ex Vedere fig. 4.23
dcrit,in Vedere fig. 4.23
dH Altezza utile equivalente per la verifica di un capitello a punzonamento (vedere fig.
4.23)
dx, dy Altezza utile rispettivamente nelle direzioni x e y al punto di intersezione tra la su-
perficie di rottura (di calcolo) e l’armatura longitudinale
hH Altezza di un capitello allargato (vedere fig. 4.22 e 4.23)
170 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
Fig. 4.17 - Applicazione delle prescrizioni sul punzonamento in casi non usuali
Fig. 4.23 - Piastra con capitello allargato in cui lH > 1,5 (d+ hH)
4.3.4.5. Resistenza a taglio
4.3.4.5.1. Piastre o fondazioni senza armatura a taglio-punzonamento
(1) La resistenza a taglio per unità di lunghezza vRd1 di piastre non precompresse è data da:
176 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
v Rd 1 = τ Rd k (1,2 + 40 ρ l ) d [4.56]
dove: τRd è la tensione definita nel prospetto 4.8, sezione 4.3.2;
k = | (1,6 – d) ≥ 1,0 | (d in metri);
ρ1 = ρ1x ρ1 y ≤ 0,015 ;
ρ1x e ρ1y si riferiscono all’armatura tesa disposta rispettivamente nelle dire-
zioni x e y.
d = (dx + dy)/2
dx e dy sono le altezze utili della piastra nei punti in cui la superficie di rottu-
ra interseca l’armatura longitudinale rispettivamente nelle direzioni x e y.
(2) Per piastre precompresse vale l’equazione [4.56], con:
σ cpo
ρ 1 = ρ 1x ρ 1 y + ≤ 0,015 ;
f yd
dove: σcpo = Npd/Ac
fyd è la tensione di snervamento di calcolo dell’armatura;
Npd è la forza di precompressione corrispondente al valore iniziale senza perdite (e-
quivalente a Pmo in 2.5.4 e 4.2.3). Se la forza di precompressione è diversa nelle
direzioni di precompressione si usa il valore medio. Npd va di regola calcolato
con γp = 0,9.
4.3.4.5.2. Piastre contenenti armatura a punzonamento
(1) In piastre contenenti armatura a taglio le resistenze al taglio sono date da:
vRd2 = | 1,6 | vRd1 [4.57]
vRd3 = vRd1 + ∑ Asw fyd sin α /u [4.58]
dove: ∑ Asw fyd sin α è la somma delle componenti delle forze di snervamento di calcolo
nell’armatura a taglio nella direzione della forza applicata, essendo α
l’angolo tra l’armatura e il piano della piastra.
Per altri tipi di armatura a taglio (per esempio inserti in profilati), vRd3 può essere determinata
con prove sperimentali o ricavata da documenti appropriati.
(2) L’armatura a taglio sarà disposta all’interno dell’area critica.
(3) Dove necessario, la resistenza a punzonamento al di fuori dell’area armata a taglio sarà veri-
ficata considerando ulteriori perimetri critici.
(4) Requisiti per la disposizione di armature a punzonamento sono dati in 5.4.3.3. Va di regola
prevista un’armatura minima a taglio secondo 5.4.3.3. La verifica dell’equazione [5.16] può
essere fatta considerando la quantità totale di armatura a punzonamento, posta tra il perime-
tro critico e l’area caricata, come segue:
ρw = ∑ Asw fyd sin α / (Acrit - Aload)
dove: Acrit è l’area all’interno del perimetro critico;
Aload è l’area all’interno dell’area caricata (vedere fig. 4.16).
(5) Le piastre prive di nervature contenenti armatura a taglio devono avere, di regola, uno spes-
sore minimo di 200 mm [vedere 5.4.3.3 (1)].
4.3.4.5.3. Momenti minimi di calcolo per nodi piastra-pilastro soggetti a carico eccentrico
(1) Per assicurare che la resistenza a punzonamento definita dalle equazioni [4.56], [4.57] e [4.58]
possa svilupparsi, la piastra deve, di regola, essere progettata per momenti flettenti minimi per
unità di larghezza mSdx e mSdy, nelle direzioni x e y, a meno che l’analisi strutturale conduca a
valori più elevati (vedere fig. 4.24). In assenza di altre disposizioni va di regola soddisfatta
l’equazione [4.59]:
mSdx (o mSdy) ≥ η VSd [4.59]
dove: VSd è il taglio totale agente;
η è il coefficiente di momento dato nel prospetto 4.9.
5. Prescrizioni costruttive 177
(2) Nella verifica dei corrispondenti momenti resistenti vanno, di regola, considerate solo quelle
barre di armatura che sono adeguatamente ancorate oltre l’area critica (fig. 4.25).
Fig. 4.24 - Momenti flettenti mSdx e mSdy in nodi trave-piastra soggetti a carico eccentrico
e larghezza efficace per l’assorbimento di tali momenti
è maggiore del | l0% |. Si può ammettere che ciò accada se le snellezze della struttura o degli
elementi strutturali considerati superano i limiti definiti in 4.3.5.3 o in A 3.2 dell’appendice
3.
4.3.5.2. Procedimenti di calcolo
P(1) Il calcolo della stabilità strutturale considerando gli effetti del secondo ordine deve assicura-
re che, per le combinazioni più sfavorevoli delle azioni allo stato limite ultimo, non si verifi-
chi perdita di equilibrio statico (localmente o per l’intera struttura) e non venga superata la
resistenza delle singole sezioni trasversali soggette a flessione e a forza assiale.
P(2) Il comportamento strutturale deve essere considerato per ogni direzione in cui possa verifi-
carsi rottura dovuta a effetti del secondo ordine.
P(3) Possibili incertezze dei vincoli ai nodi devono di regola essere considerate. Le proprietà dei
materiali devono essere assunte con i loro valori di calcolo (vedere 2.3.3.2), adottando ovun-
que le corrispondenti proprietà di deformazione.
(4) Per strutture di edifici normali, le procedure di calcolo stabilite nei punti successivi prevedo-
no le tre fasi seguenti:
a) La struttura o gli elementi sono classificati come:
− controventati o non controventati;
− a nodi mobili o a nodi fissi (vedere da 4.3.5.3.1 a 4.3.5.3.4).
b) Per la classificazione di una struttura, la necessità di considerare gli effetti del secondo
ordine viene stabilita confrontando la snellezza con i limiti specificati nei seguenti punti.
Questo vale:
− per l’intera struttura, se a nodi mobili;
− per le singole colonne considerate come colonne isolate (vedere 4.3.5.5.3),
c) Una volta stabilito che gli effetti del secondo ordine vanno considerati, le regole di calco-
lo per le colonne sono fornite in 4.3.5.4, 4.3.5.5 e 4.3.5.6. Per travi snelle le regole sono
fornite in 4.3.5.7.
Per informazioni più dettagliate sulle procedure di calcolo si vedano i diagrammi di flusso
nell’appendice 3.
(5) Metodi di calcolo più rigorosi si trovano nell’appendice 3.
4.3.5.3. Classificazione delle strutture e degli elementi strutturali
4.3.5.3.1. Generalità
P(1) Ai fini dei calcoli di progetto le strutture o gli elementi strutturali possono essere classificati
come controventati o non controventati, a seconda della presenza o meno di elementi di con-
trovento, e come a nodi fissi o a nodi mobili, a seconda della loro sensibilità agli effetti del
secondo ordine dovuti a spostamenti laterali.
P(2) Analogamente, le colonne isolate sono classificate come snelle o non snelle.
4.3.5.3.2. Elementi di controvento e strutture controventate
(1) Un elemento di controvento è un elemento strutturale che ha elevata rigidezza a flessione e/o
a taglio e che è completamente o parzialmente incastrato in fondazione. Un elemento di con-
trovento o un sistema di elementi di controvento deve, di regola, essere sufficientemente ri-
gido da assorbire e trasmettere alle fondazioni tutti i carichi orizzontali agenti sulla struttura
e da assicurare la stabilità della sottostruttura controventata.
(2) In generale il calcolo degli elementi di controvento può essere basato su una analisi del pri-
mo ordine. Comunque può essere necessaria un’analisi del secondo ordine se gli elementi di
controvento sono relativamente flessibili [vedere 4.3.5.1 (5)].
(3) Le strutture con elementi di controvento che soddisfano i requisiti in (1) sono classificate
come controventate.
4.3.5.3.3. Strutture a nodi fissi
(1) Sono classificati come a nodi fissi le strutture o gli elementi strutturali, con o senza elementi
di controvento, per cui possa essere trascurata l’influenza degli spostamenti dei nodi nei ri-
180 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
guardi delle forze e dei momenti di calcolo. In caso contrario dette strutture sono classificate
come a nodi mobili.
(2) Le strutture di edifici controventati in cui il controventamento è assicurato da pareti di taglio
importanti o da strutture a nucleo possono essere considerate a nodi fissi. Negli altri casi le
strutture possono essere classificate applicando le indicazioni dell’appendice 3, punto A 3.2.
(3) I telai possono essere classificati a nodi fissi se gli spostamenti del primo ordine dei nodi non
incrementano di più del | l0% | gli effetti delle azioni calcolate senza considerare tali sposta-
menti. Generalmente è sufficiente considerare solo i momenti flettenti significativi (vedere
2.5.1.4).
4.3.5.3.4. Colonne isolate
(1) Possono essere:
− elementi compressi isolati [vedere fig. 4.26 a) e b)];
− elementi compressi che fanno parte integrante di una struttura, ma che sono considerati
isolati per esigenze di calcolo [vedere per esempio 4.3.5.5.1 e fig. 4.26 c) e d)].
k A (o k B ) =
∑ E cm ⋅ I col / l col
[4.60]
∑ E cm ⋅ α ⋅ I b / l eff
dove: Ecm è il modulo di elasticità del calcestruzzo (vedere 3.1.2.5.2);
Icol , Ib sono momenti d’inerzia della sezione lorda rispettivamente delle colonne e delle
travi;
lcol è l’altezza della colonna misurata tra gli assi di vincolo;
leff è la luce effettiva della trave;
α è il fattore che considera le condizioni di vincolo della trave all’estremità opposta:
α = 1,0 estremità opposta vincolata elasticamente o rigidamente;
α = 0,5 estremità opposta libera di ruotare;
α=0 mensola libera.
5. Prescrizioni costruttive 181
l0
λ= rapporto di snellezza;
i
dove: l0 è l’altezza o lunghezza libera dell’elemento verticale, generalmente ri-
cavata usando la teoria elastica dell’instabilità. Per strutture a telaio la
colonna a cui l0 viene riferita deve essere accuratamente identificata;
i è il raggio giratore.
4.3.5.4. Imperfezioni
P(1) Occorre valutare nel progetto le incertezze associate alla determinazione degli effetti del se-
condo ordine e in particolare le inaccuratezze dimensionali e le incertezze su posizione e ret-
ta d’azione dei carichi assiali. In assenza di altri provvedimenti adeguati, ciò può essere otte-
nuto tramite l’uso di imperfezioni geometriche equivalenti.
(2) Per strutture a telaio, in 2.5.1.3 è definita un’inclinazione ν dell’intera struttura (elementi di
controvento e sottostruttura controventata) rispetto alla verticale.
(3) Per elementi isolati le imperfezioni geometriche equivalenti possono essere introdotte incre-
mentando l’eccentricità della forza longitudinale di un’eccentricità aggiuntiva ea, nella dire-
zione più sfavorevole, pari a:
ea = ν l 0 / 2 [4.61]
dove: l0 è la lunghezza libera dell’elemento isolato (vedere 4.3.5.3.5);
ν è l’inclinazione sulla verticale calcolata usando l’equazione [2.10].
4.3.5.5. Dati specifici per diversi tipi di strutture
4.3.5.5.1. Telai a nodi fissi
P(1) Elementi compressi singoli a nodi fissi devono essere considerati come elementi isolati e
progettati di conseguenza.
P(2) Elementi di controvento, o singoli elementi compressi in telai a nodi fissi senza elementi di
controvento, devono essere calcolati per le forze orizzontali e i carichi verticali relativi, te-
nendo conto delle imperfezioni geometriche equivalenti definite rispettivamente in 2.5.1.3 e
4.3.5.4.
(3) Per singoli elementi compressi valgono le regole di calcolo delle colonne isolate (vedere
4.3.5.5.3). La lunghezza libera l0 può generalmente essere determinata secondo 4.3.5.3.5.
4.3.5.5.2. Telai a nodi mobili
(1) Informazioni sui telai a nodi mobili sono fornite nell’appendice 3.
4.3.5.5.3. Colonne isolate
P(1) Nel calcolo di elementi isolati compressi snelli devono essere considerati gli effetti del se-
condo ordine, comprese le imperfezioni geometriche e le deformazioni viscose se influisco-
no in modo significativo sulla stabilità strutturale.
(2) Colonne isolate in strutture a nodi fissi non necessitano di verifica per effetti del secondo or-
dine se il rapporto di snellezza λ è minore o uguale al valore dato dall’equazione [4.62],
quand’anche la colonna possa essere classificata come snella secondo 4.3.5.3.5.
λcrit = 25 ⋅ (2 – e01 /e02) [4.62]
dove: e01 ed e02 sono le eccentricità del carico assiale alle estremità dell’elemento, assu-
mendo | e01| ≤ | e02|
In questo caso le estremità della colonna vanno di regola calcolate almeno per le condizioni
date dalle equazioni [4.63] e [4.64].
N Rd = N Sd [4.63]
M Rd = N Sd ⋅ h / 20 [4.64]
dove: NRd è la forza assiale resistente di calcolo a compressione;
MRd è il momento resistente di calcolo.
5. Prescrizioni costruttive 183
L’equazione [4.62] sarà di regola usata solo se la colonna non è soggetta a carichi trasversali
tra le estremità.
Il criterio definito dalla equazione [4.62] è rappresentato graficamente nella fig. 4.28.
Per il progetto di colonne vedere 4.3.5.6.
P(3) Per colonne inflesse prevalentemente secondo uno degli assi principali deve, di regola, esse-
re verificata la possibilità di rottura per effetti di secondo ordine lungo il secondo asse prin-
cipale.
(4) Per tale verifica l’eccentricità iniziale e0 nella direzione del secondo asse principale sarà di
regola presa pari a zero e gli effetti del secondo ordine saranno di regola calcolati usando il
rapporto di snellezza λ, relativo a tale asse. Saranno pure considerate l’eccentricità aggiunti-
va definita in 4.3.5.4 (3) e, se significative, le deformazioni viscose.
P(5) I principi (1) e (3) sopra riportati valgono anche per elementi compressi soggetti a flessione
biassiale in cui gli effetti della torsione siano trascurabili.
(6) Se l’eccentricità del primo ordine e0 della forza assiale nella direzione del primo asse princi-
pale è maggiore di 0,2 h, la verifica nella direzione del secondo asse principale sarà di regola
basata sull’altezza ridotta h’ della sezione, come definita in 4.3.5.6.4 (3).
a) Sistema strutturale;
b) Idealizzazione della colonna considerata;
c) Rapporto di snellezza critico λcrit
Fig. 4.28 - Limiti di snellezza per elementi isolati con estremità vincolate rigidamente
o elasticamente in strutture a nodi fissi
b) Eccentricità del primo ordine diverse alle due estremità [fig. 4.29 b) e c)]
Per colonne di sezione costante (per calcestruzzo e acciaio, a prescindere dalle sovrapposi-
zioni) soggette a momenti del primo ordine con variazione lineare lungo la lunghezza e a-
venti eccentricità agli estremi che differiscono in valore e/o in segno, va di regola usata per
la sezione critica nella [4.65] un’eccentricità equivalente ee, invece di e0.
L’eccentricità equivalente ee può essere assunta come il maggiore dei seguenti valori:
ee =0,6 e02 + 0,4 e01 [4.66]
ee =0,4 e02 [4.67]
dove: e01ed e02 indicano le eccentricità del primo ordine ai due estremi; e
|e02| ≥ |e01| [fig. 4.29 b) e c)] [4.68]
4.3.5.6.3. Metodo della colonna modello
a) Scopo e definizione
(1) Il metodo di calcolo descritto nel seguito si riferisce a elementi con λ < | 140 |, di sezione ret-
tangolare o circolare e per i quali l’eccentricità del primo ordine soddisfi la condizione
e0 ≥ 0,1 h (h = altezza della sezione misurata nel piano di flessione). Per altre forme di sezio-
ne e per eccentricità e0 < 0,1 h, possono essere usate altre approssimazioni appropriate.
(2) Una “colonna modello” è una mensola che risulta:
− incastrata alla base e libera in sommità (fig. 4.30);
− inflessa con semplice curvatura sotto forze e momenti che producono i massimi momenti
alla base.
La massima inflessione di una tale colonna, pari all’eccentricità del secondo ordine e2, può
essere assunta pari a:.
l2
e2 = K 1 ⋅ 0 ⋅ (1 / r ) [4.69]
10
dove: l0 è la lunghezza libera della colonna;
1/r è la curvatura definita in (3);
5. Prescrizioni costruttive 185
(cioè se, per esempio, il punto di applicazione di NSd si trova nell’area tratteggiata in fig.
4.31). Le eccentricità ey e ez sono eccentricità del primo ordine nelle direzioni delle dimen-
sioni b ed h rispettivamente. Esse non richiedono di considerare l’eccentricità ea, come defi-
nita nella [4.61]. Se le condizioni sopra stabilite non sono soddisfatte è richiesta un’analisi
accurata.
(2) Per le due verifiche separate vale quanto contenuto in 4.3.5.3.5 (altezze libere e limiti di
snellezza); i punti 4.3.5.5.3 e 4.3.5.6.1 - 4.3.5.6.3 si applicano analogamente dove i limiti di
snellezza dati in 4.3.5.3 sono superati. Tuttavia le imperfezioni geometriche definite in
4.3.5.4 vanno di regola considerate nei due piani.
Fig. 4.31 – Ipotesi assunte per verifiche separate nei due piani principali
(3) Dove ez > 0,2 h (vedere fig. 4.32), sono ammesse verifiche separate solo se la verifica a fles-
sione secondo l’asse minore della sezione trasversale (z nella fig. 4.31) è basata sull’altezza
ridotta h’ come indicato in fig. 4.32. Il valore h’ può essere determinato assumendo una di-
stribuzione lineare delle tensioni, per esempio:
N Sd N Sd (e z + e az )
− =0 [4.76]
Ac Zc
dove: NSd è la forza assiale, negativa se di compressione;
Zc è il modulo della sezione di calcestruzzo;
eaz è l’eccentricità aggiuntiva in direzione z, secondo la [4.61].
(4) Se il criterio dato in (1) non è soddisfatto, è necessaria un’analisi accurata.
4.3.5.7. Instabilità laterale di travi snelle
P(1) Se la sicurezza di una trave nei riguardi dell’instabilità laterale è incerta, è necessario effet-
tuare la verifica con un metodo appropriato.
(2) La sicurezza nei riguardi dell’instabilità laterale di travi di calcestruzzo armato normale e
precompresso si può ritenere adeguata se sono soddisfatti i requisiti della [4.77]. In caso con-
trario si dovrà effettuare un’analisi più dettagliata.
5. Prescrizioni costruttive 187
lot < | 50 | b
e [4.77]
h < | 2,5 | b
dove: lot è la lunghezza dell’ala compressa misurata tra due appoggi laterali;
b è la larghezza dell’ala compressa;
h è l’altezza totale della trave.
4.4.0. Generalità
4.4.0.1. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Ac,eff Area efficace di calcestruzzo teso
Act Area di calcestruzzo nella zona tesa
As,req Area di armatura tesa richiesta
As,prov Area di armatura tesa effettivamente disposta
Vcd Contributo alla resistenza a taglio di calcolo della sezione di calcestruzzo (vedere
4.3.2.4.3)
fct,eff Resistenza a trazione efficace del calcestruzzo al momento dell’apertura delle fessure
k Coefficiente che tiene conto degli effetti di tensioni autoequilibrate non uniformi
kc Coefficiente di distribuzione delle tensioni
k1 Coefficiente che tiene conto dell’influenza delle proprietà di aderenza delle barre sulla di-
stanza tra le fessure
k2 Coefficiente che tiene conto dell’influenza della forma della distribuzione delle deforma-
zioni sulla distanza tra le fessure
srm Distanza media finale tra le fessure
srmx, srmy Distanza media finale tra le fessure rispettivamente nelle direzioni x e y
wk Ampiezza di calcolo o caratteristica delle fessure
α Angolo tra l’armatura a taglio e l’armatura longitudinale (armatura principale)
β Coefficiente che correla l’ampiezza media delle fessure all’ampiezza di calcolo
188 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
β1 Coefficiente che tiene conto dell’influenza delle proprietà di aderenza delle barre sulla
deformazione media
β2 Coefficiente che tiene conto dell’influenza della durata di applicazione del carico o di ca-
rico ripetuto sulla deformazione media
εsm Deformazione media dell’armatura, tenuto conto del “tension stiffening” (effetto irrigi-
dente del calcestruzzo teso)
ε1 Maggiore deformazione di trazione al contorno di una sezione soggetta a trazione eccen-
trica
ε2 Minore deformazione di trazione al contorno di una sezione soggetta a trazione eccentrica
θ Angolo tra l’armatura nella direzione x e la direzione della tensione principale di trazione
∅s Massimo diametro delle barre “modificato”
∅s* Massimo diametro delle barre “non modificato” (prospetto 4.11)
ρr Rapporto di armatura efficace
σs Tensione nell’armatura tesa calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata
σsr Tensione nell’armatura tesa calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata sotto le condizioni
che inducono la formazione della prima fessura, per esempio σct = fctm
4.4.0.2. Scopo
P(1) Questo capitolo tratta gli stati limite di esercizio più comuni, cioè:
− limitazione delle tensioni (vedere 4.4.1);
− controllo della fessurazione (vedere 4.4.2);
− controllo dell’inflessione (vedere 4.4.3).
Altri stati limite, come la vibrazione, possono essere importanti in particolari strutture, ma
non sono considerati nella presente norma.
(7) Questi requisiti sono soddisfatti se, sotto la combinazione di carichi rara (vedere 2.3.4) la
tensione di trazione nell’armatura ordinaria non è maggiore di | 0,8 | fyk. Se la tensione è do-
vuta solo a deformazioni imposte è accettabile una tensione pari a | fyk |. La tensione nel-
l’armatura di precompressione a perdite scontate non deve di regola essere maggiore di
| 0,75 | fpk.
4.4.1.1.2. Metodi per la verifica delle tensioni
P(1) Nel calcolo delle tensioni si dovrà tenere conto che la sezione possa fessurarsi o meno sotto i
carichi di esercizio e considerare anche gli effetti della viscosità e del ritiro. Potrà essere ne-
cessario considerare anche altre azioni indirette, come la temperatura, che possono influenza-
re le tensioni.
(2) Le limitazioni di tensione indicate in 4.4.1.1 possono in genere essere considerate soddisfatte
senza ulteriori calcoli se:
a) il calcolo agli stati limite ultimi è stato condotto secondo 4.3;
b) sono soddisfatte le prescrizioni sull’armatura minima in 4.4.2.2;
c) la disposizione dell’armatura è realizzata in accordo con 5;
d) nell’analisi allo stato limite ultimo è stata considerata una ridistribuzione non maggiore
del 30%.
Va notato che la viscosità e il ritiro in elementi parzialmente precompressi possono indurre
elevate tensioni sia nell’armatura ordinaria sia in quella di precompressione, il che può far
nascere problemi di fatica.
(3) Gli effetti a lungo termine possono essere trascurati tranne che nelle situazioni in cui più del
50% delle tensioni è dovuto ad azioni quasi permanenti. In tali casi si potrà adottare un coef-
ficiente di omogeneizzazione pari a 15.
(4) Le tensioni sono verificate adottando le proprietà geometriche della sezione corrispondenti
alla condizione non fessurata oppure a quella completamente fessurata, a seconda dei casi.
(5) In generale deve, di regola, essere assunto lo stato fessurato se la massima tensione di trazio-
ne nel calcestruzzo calcolata in sezione non fessurata sotto la combinazione di carico rara
supera fctm (vedere prospetto 3.1).
(6) Quando si adotta una sezione non fessurata si considera attiva l’intera sezione di calcestruzzo
e si considerano in campo elastico sia a trazione che a compressione il calcestruzzo e l’ac-
ciaio.
(7) Quando si adotta la sezione fessurata, il calcestruzzo si considera elastico in compressione
ma incapace di sostenere alcuna trazione. (Nella verifica delle tensioni secondo le presenti
regole non va di regola tenuto in conto l’effetto irrigidente del calcestruzzo teso dopo la fes-
surazione).
(8) È richiesta almeno l’area minima di armatura indicata in 4.4.2.2 per soddisfare la limitazione
delle tensioni nell’armatura ordinaria aderente provocate da deformazioni impresse impedite.
Nel calcestruzzo armato ordinario il diametro massimo delle barre può essere modificato
come segue:
f h f
∅ s = ∅ *s ctm ≥ ∅ *s ctm per fessurazione da deformazione impedita
2,5 10 (h − d ) 2,5
h
∅ s = ∅ *s ≥ ∅ *s per fessurazione indotta da carichi
10 ( h − d )
dove: ∅S è il diametro massimo “modificato” delle barre;
∅s* è il diametro massimo dato nel prospetto 4.11;
h è l’altezza totale della sezione.
(3) Nei prospetti 4.11 e 4.12 le tensioni dell’acciaio adottate saranno, di regola, calcolate nel
calcestruzzo armato ordinario in presenza dei carichi quasi permanenti e nel calcestruzzo
armato precompresso in presenza dei carichi frequenti e del corrispondente valore stimato di
precompressione. Nel prospetto 4.11 se le tensioni nascono principalmente da deformazioni
impedite sarà di regola usata una tensione nell’acciaio pari a σS dell’equazione [4.78].
(4) Nelle travi di altezza totale di 1,0 m o più e con armatura principale concentrata solo in una
piccola parte dell’altezza, sarà di regola prevista un’armatura aggiuntiva di pelle per il con-
5. Prescrizioni costruttive 195
trollo della fessurazione sulle facce laterali della trave. Tale armatura sarà distribuita unifor-
memente tra il livello dell’acciaio teso e l’asse neutro e posizionata all’interno delle staffe.
L’area di tale armatura sarà non minore del valore ottenuto applicando 4.4.2.2 (3), assumen-
do k pari a 0,5 e σS pari a fyk La spaziatura e il diametro delle barre possono essere ricavati
dai prospetti 4.11 o 4.12, per la condizione di trazione pura, assumendo una tensione nell’ac-
ciaio pari alla metà del valore stabilito per l’armatura principale tesa.
(5) La fessurazione causata da effetti di azioni tangenziali si può considerare adeguatamente
contenuta se si adotta il passo delle staffe indicato nel prospetto 4.13. La verifica non è ne-
cessaria in elementi per i quali l’armatura a taglio non è richiesta (cioè se Vcd > VSd), o dove
3 Vcd > VSd, in quanto l’elemento non sviluppa fessure di taglio sotto i carichi di esercizio.
Prospetto 4.13 - Passo delle staffe nelle travi per il controllo della fessurazione
V Sd − 3 V cd
(N/mm2) Passo delle staffe (mm)
ρ w bw d
≤ 50 300
75 200
100 150
150 100
200 50
Nel prospetto 4.13 VSd è il valore di calcolo del taglio agente allo stato limite ultimo e Vcd
può essere assunto pari a VRd1, dato dall’equazione [4.18] in 4.3.2.3, mentre ρw è il rapporto
dell’armatura a taglio come definito nell’equazione [4.79] seguente:
Asw
ρw = [4.79]
s bw sen α
dove: ρw è il rapporto dell’armatura a taglio;
Asw è l’area dell’armatura a taglio nel tratto s;
s è il passo dell’armatura a taglio;
bw è la larghezza dell’anima o minima larghezza dell’elemento sull’altezza utile;
α è l’angolo tra l’armatura a taglio e l’armatura principale (per staffe verticali
α= 90° e sen α = 1).
(6) Va notato che esiste un rischio particolare di formazione di fessure ampie in corrispondenza
di sezioni dove si verificano improvvise variazioni di tensione, per esempio:
− in corrispondenza di cambi di sezione;
− vicino a carichi concentrati;
− in sezioni dove si interrompono le barre;
− in zone di elevate tensioni di aderenza, in particolare alle estremità delle sovrapposizioni.
Ovunque possibile si dovrà, di regola, cercare di ridurre al minimo le variazioni di tensione
in tali sezioni. Comunque le regole per la limitazione della fessurazione indicate ai punti pre-
cedenti assicurano normalmente un controllo adeguato anche per questi punti critici, purché
siano state rispettate le prescrizioni per la disposizione delle armature riportate in 5.
4.4.2.4. Calcolo dell’ampiezza delle fessure
P(1) L’ampiezza di calcolo delle fessure può essere ottenuta dalla equazione:
w k = β s rm ε sm [4.80]
dove: wk è l’ampiezza di calcolo delle fessure;
srm è la distanza media finale tra le fessure;
εsm è la deformazione media che tiene conto, nella combinazione di carico conside-
rata, degli effetti di “tension stiffening”, del ritiro ecc.;
β è il coefficiente che correla l’ampiezza media delle fessure al valore di calcolo.
196 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
ε sm = ⎢ ⎜
1 − β1 β 2 ⎜ ⎟ ⎥ [4.81]
Es ⎢ ⎝ σ s ⎟⎠ ⎥
⎣ ⎦
dove: σs è la tensione nell’armatura tesa calcolata nella sezione fessurata;
σst è la tensione nell’armatura tesa calcolata nella sezione fessurata nella condi-
zione di carico che induce la prima fessura;
β1 è il coefficiente che tiene conto delle proprietà di aderenza delle barre, pari a:
1,0 per barre ad aderenza migliorata,
0,5 per barre lisce;
β2 è il coefficiente che tiene conto della durata del carico o di carichi ripetuti, pari a:
1,0 per un singolo carico di breve durata,
0,5 per un carico di lunga durata o per molti cicli di carico ripetuti.
Per elementi soggetti solo a deformazioni impresse impedite, σs può essere assunta pari a σsr.
(3) La distanza media finale tra le fessure, per elementi soggetti principalmente a flessione o tra-
zione, può essere calcolata in base alla seguente equazione:
∅
s rm = 50 + 0,25 k1 k 2 [4.82]
ρr
dove: ∅ è il diametro delle barre in mm; se nella stessa sezione sono impiegati più
diametri, può essere adottato un diametro medio;
k1 è il coefficiente che tiene conto delle proprietà di aderenza delle barre, pari a
0,8 per barre ad aderenza migliorata e 1,6 per barre lisce. Nel caso di deforma-
zioni impresse k1 può essere sostituito da k1 ⋅ k, con k definito in 4.4.2.2 (3);
k2 è il coefficiente che tiene conto della forma del diagramma delle deformazio-
ni, pari a 0,5 per flessione e 1,0 per trazione pura.
In caso di trazione eccentrica, o per singole parti di sezione, vanno di regola usati valori in-
termedi di k2, che possono essere calcolati con la relazione:
ε + ε2
k2 = 1
2 ε1
dove: ε1 e ε2 sono rispettivamente la più grande e la più piccola deformazione di trazione
agli estremi della sezione considerata, calcolate per sezione fessurata;
ρr è il rapporto di armatura efficace AS/Ac,eff, dove AS è l’area dell’armatura con
tenuta nell’area tesa efficace Ac,eff l’area di trazione efficace è in genere l’area
di calcestruzzo che circonda le armature tese, di altezza pari a 2,5 volte la di-
stanza dal lembo teso della sezione al baricentro dell’armatura (vedere fig.
4.33). Per piastre o elementi precompressi, in cui l’altezza della zona tesa può
essere piccola, l’altezza dell’area efficace non deve di regola essere assunta
maggiore di (h-x)/3.
Il valore risultante di srm è espresso in millimetri.
(4) Nel calcolo della distanza delle fessure possono essere considerate le armature di precom-
pressione collocate all’interno di un’area quadrata di 300 mm di lato intorno alle armature
stesse, purché si tenga conto del comportamento di tali armature nei confronti dell’aderenza.
Valori appropriati di k1, per armature particolari devono di regola essere ricavati da prove
sperimentali; in assenza di dati più attendibili può essere assunto un valore pari a 2,0. Se so-
no presenti contemporaneamente armature per precompressione e armature ordinarie, nella
equazione [4.82] k1 ∅ può essere sostituito da ∑ k1 ∅ / n, dove ∑ k1 ∅ è la somma dei diame-
tri di tutte le barre e delle armature di precompressione all’interno dell’area considerata, cia-
5. Prescrizioni costruttive 197
(4) I valori del prospetto 4.14 sono stati ricavati assumendo la tensione nell’acciaio pari a 250
N/mm2 (corrispondente approssimativamente a fyk = 400 N/mm2), sotto la condizione di cari-
co di esercizio in sezione fessurata nella mezzeria di una trave o di una piastra o all’incastro
di una mensola. Se vengono usati altri livelli di tensione i valori del prospetto 4.14 vanno di
regola moltiplicati per 250/σS, dove σS è la tensione nella sezione sopra descritta nella com-
binazione frequente dei carichi. Normalmente consigliabile assumere che:
250 400
=
σs f yk As , req / As , prov
dove: As,prov è l’area di armatura effettivamente presente nella sezione data;
As,req è l’area di armatura richiesta nella sezione per ottenere il momento resistente
ultimo di calcolo richiesto.
(5) Nell’interpretare il prospetto 4.14 vanno tenute presenti le seguenti ulteriori considerazioni:
a) i valori dati sono stati scelti in genere in via prudenziale e il calcolo può dimostrare fre-
quentemente che si possono realizzare elementi più sottili;
b) gli elementi in cui il calcestruzzo è poco sollecitato sono quelli in cui ρ < 0,5%
(ρ=As/b d). Normalmente le piastre si possono considerare poco sollecitate;
c) se è noto il rapporto di armatura, si possono ottenere per interpolazione valori intermedi
tra i casi di elevata e modesta sollecitazione, considerando i valori indicati per calcestruz-
zo poco sollecitato corrispondenti a ρ = 0,5% e i valori per calcestruzzo molto sollecitato,
corrispondenti a ρ = 1,5%;
d) per piastre con portanza bidirezionale la verifica sarà effettuata con riferimento alla luce
minore, per piastre non nervate va di regola considerata la luce maggiore;
e) i limiti dati per piastre prive di nervature corrispondono a una limitazione meno severa di
quella che impone una freccia in mezzeria minore di | 1/250 | della luce, relativamente a-
gli appoggi sui pilastri, L’esperienza ha dimostrato che ciò è comunque soddisfacente.
Prospetto 4.14 - Valori base dei rapporti luce/altezza utile per elementi di calcestruzzo
armato senza compressione assiale
Sistema strutturale Calcestruzzo molto sollecitato Calcestruzzo poco sollecitato
1. Travi semplicemente ap- 18 25
poggiate, piastre semplice-
mente appoggiate mono o
bidirezionali
2. Campata terminale di travi 23 32
continue o piastre continue
monodirezionali o piastre
bidirezionali continue su un
lato lungo
3. Campata intermedia di travi 25 35
o di piastre mono o bidire-
zionali
4. Piastre sorrette da pilastri 21 30
senza travi (piastre non ner-
vate) (in base alla luce mag-
giore)
5. Mensole 7 10
5. Prescrizioni costruttive
5.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Acl Massima area, corrispondente geometricamente ad Aco, e con lo stesso baricentro
Ac0 Area caricata (fig. 5.19)
Act,ext Area di calcestruzzo esterna alle staffe (fig. 5.15)
As,min Area minima delle armature longitudinali in trazione
As,prov Area di acciaio effettiva
As,req Area di acciaio necessaria
As,surf Area dell’armatura di pelle
Ast Area dell’armatura trasversale aggiuntiva parallela alla faccia inferiore
Asv Area dell’armatura trasversale aggiuntiva perpendicolare alla faccia inferiore
Fs Forza di trazione nell’armatura longitudinale in una sezione critica allo stato limite ultimo
FRdu Forza resistente concentrata (equazione 5.22)
a Distanza orizzontale libera tra due sovrapposizioni parallele
al Spostamento orizzontale della linea di inviluppo delle forze di trazione (regola della trasla-
zione)
b Ricoprimento laterale di calcestruzzo nel piano di una sovrapposizione
bt Larghezza media della zona tesa di una trave
c Ricoprimento minimo di calcestruzzo
dg Massima dimensione nominale dell’aggregato più grande
fbd Valore di calcolo della tensione di aderenza ultima
1b Lunghezza base di ancoraggio delle armature
lb,min Lunghezza minima di ancoraggio
1b,net Lunghezza di ancoraggio necessaria
1s Lunghezza di sovrapposizione necessaria (fig. 5.4)
1s,min Lunghezza di sovrapposizione minima
n Numero di barre trasversali entro la lunghezza di ancoraggio
n1 Numero di strati di barre ancorate nello stesso punto
n2 Numero di barre ancorate nello stesso strato
nb Numero di barre in un gruppo
p Pressione trasversale media (N/mm2) sulla lunghezza di ancoraggio
s1 Passo dei fili longitudinali di una rete elettrosaldata o di un’armatura di pelle
smax Massimo passo longitudinale di insiemi successivi di staffe
st Passo dei fili trasversali di una rete elettrosaldata o di un’armatura di pelle
uk Perimetro dell’area Ak (fig. 4.15)
α Angolo tra le armature a taglio e le armature longitudinali (acciaio principale)
αa Coefficiente per determinare l’efficacia degli ancoraggi
α1 Coefficiente per determinare l’efficacia di una sovrapposizione
α2 Coefficiente per calcolare la lunghezza di sovrapposizione di reti elettrosaldate
θ Angolo tra le bielle di calcestruzzo e l’asse longitudinale
5.1. Generalità
P(1) Le prescrizioni di questo punto si applicano a tutte le armature, reti e armature di precom-
pressione soggette a carichi di tipo prevalentemente statico; esse non si applicano a:
− calcestruzzi confezionati con aggregati leggeri;
− carichi dinamici.
(2) Prescrizioni supplementari per calcestruzzi confezionati con aggregati leggeri sono fornite
nella parte 1C.
(3) Per strutture soggette a carichi che inducono fatica vedere la parte 1E.
P(4) I requisiti riguardanti il ricoprimento minimo di calcestruzzo devono essere sempre soddi-
sfatti (vedere 4.1.3.3).
5. Prescrizioni costruttive 201
Prospetto 5.2 - Diametri minimi dei mandrini di piegatura per armature saldate
202 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(2) Per barre o fili, il diametro minimo del mandrino usato deve di regola essere non minore dei
valori del prospetto 5.1.
(3) Per armature saldate e reti piegate dopo la saldatura, i diametri minimi del mandrino sono
dati nel prospetto 5.2.
5.2.2. Aderenza
5.2.2.1. Condizioni di aderenza
P(1) La qualità dell’aderenza dipende dal profilo della barra, dalle dimensioni dell’elemento, dalla
posizione e dall’inclinazione dell’armatura durante il getto.
(2) Per calcestruzzi di massa volumica normale, le condizioni di aderenza sono da considerarsi
buone per:
a) tutte le barre con inclinazione sull’orizzontale compresa tra |45° e 90°| durante il getto
[fig. 5.1 a)];
b) tutte le barre che hanno inclinazione sull’orizzontale compresa tra |0° e 45°| durante il
getto e sono:
− o poste in elementi la cui profondità nella direzione del getto non è maggiore di |250
mm| [fig. 5.1 b)]
− o inglobate in elementi con una profondità maggiore di |250 mm| e che, quando il get-
to è completato, sono:
− o nella metà inferiore dell’elemento [fig. 5.1c)]
− o ad almeno |300 mm| dalla superficie superiore dell’elemento [fig. 5.ld)].
(3) Tutte le altre condizioni sono da considerarsi di aderenza mediocre.
Prospetto 5.3 - Valori di calcolo di fbd (N/mm2) per condizioni di buona aderenza (questi va-
lori tengono conto di un fattore γc pari a 1,5 (I:|1,6|))
fck 12 16 20 25 30 35 40 45 50
Barre lisce 0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 1,7
(I: 0,8) (I: 0,9) (I: 1,0) (I: 1,1) (I: 1,2) (I: 1,3) (I: 1,4) (I: 1,5) (I: 1,6)
Barre ad alta aderenza con 1,6 2,0 2,3 2,7 3,0 3,4 3,7 4,0 4,3
∅ ≤ | 32 | mm, reti elettro- (I: 1,5) (I: 1,8) (I: 2,1) (I: 2,5) (I: 2,8) (I: 3,1) (I: 3,5) (I: 3,8) (I: 4,0)
saldate di fili nervati
Questi valori sono definiti come segue (assumendo γc=1,5 (I:| 1,6 |) ):
− barre lisce f bd = (0,36 f ck ) / γ c ) [5.1]
− barre ad aderenza migliorata f bd = (2,25 f ctk 0, 05 ) / γ c [5.2]
dove: fct e fctk 0,05 sono definiti in 3.1.
(3) Nel caso di pressione trasversale p (in N/mm2) (trasversale al possibile piano di fenditura) i
valori del prospetto 5.3 devono di regola essere moltiplicati per | 1/(1-0,04 p) ≤ 1.4 | dove p è
il valore medio della pressione trasversale.
5.2.2.3. Lunghezza di ancoraggio di base
P(1) La lunghezza di ancoraggio di base è la lunghezza rettilinea necessaria per ancorare una bar-
ra soggetta alla forza AS fyd, avendo assunto una tensione di aderenza costante pari a fbd; nello
stabilire la lunghezza di ancoraggio di base si deve prendere in considerazione il tipo di ac-
ciaio e le caratteristiche di aderenza delle barre.
(2) La lunghezza di ancoraggio di base necessaria per l’ancoraggio di una barra di diametro ∅ è:
∅ f yd
lb = [5.3]
4 f bd
I valori di fbd sono dati nel prospetto 5.3.
(3) Per reti saldate aventi coppie di barre il diametro ∅ nella [5.3] deve essere sostituito con il
diametro equivalente
∅n = ∅ 2
5.2.3. Ancoraggio
5.2.3.1. Generalità
P(1) Le barre di armatura, i fili o le reti elettrosaldate devono essere ancorati in modo tale da con-
sentire la completa trasmissione al calcestruzzo delle forze interne a cui sono soggette ed
evitare la fessurazione longitudinale e il distacco del calcestruzzo. Se necessario, devono es-
sere utilizzate armature trasversali.
P(2) Dove si utilizzino dispositivi meccanici di ancoraggio, la loro efficienza deve essere provata
e la loro capacità di trasmettere forze concentrate all’ancoraggio deve essere verificata con
particolare cura.
5.2.3.2. Metodi di ancoraggio
(1) I metodi usuali di ancoraggio sono riportati nella fig. 5.2.
204 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
5.2.4. Giunzioni
P(1) I dettagli costruttivi delle giunzioni tra barre devono essere tali da:
− assicurare la trasmissione delle forze da una barra all’altra;
206 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(2) Le sovrapposizioni devono di regola essere poste in zone dove gli effetti delle azioni, nelle
combinazioni di carico rare, non sono maggiori dell’| 80 |% della resistenza di calcolo della
sezione.
(3) Quando la condizione in (2) non è soddisfatta, l’altezza utile dell’acciaio considerata nei cal-
coli, in accordo con 4.3.1, è di regola quella dello strato più lontano dal lembo teso.
(4) La percentuale ammissibile di armature principali che possono essere giuntate per sovrappo-
sizione in una sezione generica, riferita alla sezione totale di acciaio, è pari a:
− 100% se l’area specifica della sezione della rete, indicata con As/s, è tale per cui
As/s ≤ 1200 mm2/m;
− 60% se As/s > 1200 mm2/m e se si tratta di una rete interna.
Le giunzioni di strati multipli devono, di regola, essere sfalsate di 1,3 ls ove ls è calcolata con
l’equazione [5.9].
(5) La lunghezza di sovrapposizione è definita dall’equazione:
As , req
l s = α 2 lb ≥ l s , min [5.9]
As , prov
As / s
α 2 = 0,4 + 1,0 ≤ α 2 ≤ 2,0
800
dove: lb è la lunghezza calcolata con l’equazione [5.3] usando il valore di fbd
delle barre ad aderenza migliorata;
As,req, As,prov sono le aree definite in 5.2.3.4.1 (l);
As /s è espresso in mm2/m;
l s , min = 0,3 α 2 l b ≥ 200 mm ≥ st
essendo st il passo dei fili trasversali della rete.
(6) Non sono necessarie armature trasversali aggiuntive nella zona di sovrapposizione.
5.2.4.2.2. Sovrapposizioni di armature trasversali di distribuzione
(1) Tutte le armature trasversali possono essere giuntate per sovrapposizione nella stessa posi-
zione.
I valori minimi della lunghezza di sovrapposizione ls sono dati nel prospetto 5.4; almeno due
barre trasversali (una maglia) devono, di regola, essere comprese nella lunghezza di sovrap-
posizione.
Fig. 5.8 - Armatura addizionale in zona di ancoraggio per barre longitudinali di diametro maggiore
di | 32 mm | e in assenza di compressione trasversale
5.3.3.2. Post-tensione
(1) Eccetto che per le guaine accoppiate [vedere 5.3.1 (3)], la minima distanza libera tra singole
guaine deve essere di regola:
− orizzontale: ≥ ∅duct o | 40 mm |
− verticale: ≥ ∅duct o | 50 mm |
dove: ∅duct è il diametro della guaina.
(3) I calcoli degli effetti locali nel calcestruzzo e il dimensionamento delle armature trasversali
devono, di regola, essere effettuati secondo quanto esposto in 2.5.3.7.4.
(4) In generale i dispositivi di accoppiamento saranno posizionati lontano dagli appoggi inter-
medi.
(5) Occorre, di regola, evitare la disposizione di accoppiatori sul | 50% | o più delle armature di
precompressione in una sola sezione.
5.4.1. Pilastri
Quanto segue riguarda pilastri la cui dimensione maggiore b non è maggiore di 4 volte la dimensione minore
h.
5.4.1.1. Dimensioni minime
(1) La minima dimensione trasversale ammissibile per un pilastro è:
− | 200 mm | per pilastri a sezione piena gettati in opera (verticalmente);
− | 140 mm | per pilastri prefabbricati gettati in orizzontale.
5.4.1.2. Armature longitudinali e trasversali
5.4.1.2.1. Armature longitudinali
(1) Di regola le barre d’armatura devono avere diametro non minore di 12 mm.
(2) La quantità minima di armatura longitudinale totale As,min deve di regola essere determinata
con la seguente equazione:
0,15 N Sd
As , min = ≥ 0,003 Ac [5.13]
f yd
dove: fyd è la tensione di snervamento di calcolo dell’armatura;
NSd è la forza di compressione assiale di calcolo;
Ac è l’area della sezione trasversale del calcestruzzo.
(3) Di regola, anche nelle sovrapposizioni, l’area dell’armatura non deve essere maggiore di
| 0,08 Ac |.
(4) Le barre longitudinali devono, di regola, essere distribuite lungo il perimetro della sezione.
Per pilastri aventi sezione trasversale poligonale, almeno una barra sarà disposta in ogni spi-
golo. Per pilastri di sezione circolare, il numero minimo di barre è | 6 |.
5.4.1.2.2. Armature trasversali
(1) Il diametro delle armature trasversali (staffe, risvolti o armature elicoidali) deve, di regola,
essere non minore di | 6 mm | o di | un quarto | del diametro massimo delle barre longitudina-
li, assumendo il valore maggiore fra i due; il diametro dei fili delle reti elettrosaldate forman-
ti armature trasversali deve, di regola, essere non minore di | 5 mm |.
(2) Le armature trasversali devono, di regola, essere adeguatamente ancorate.
(3) La distanza tra le armature trasversali di un pilastro non deve di regola essere maggiore della
minore delle tre seguenti:
− 12 volte il minimo diametro delle barre longitudinali;
− il lato minore della sezione del pilastro;
− 300 mm.
(4) La distanza sarà ridotta secondo un fattore | 0,6 |:
i) in sezioni posizionate al di sopra o al di sotto di una trave o di una piastra per un tratto pa-
ri alla maggiore dimensione della sezione del pilastro;
ii) in prossimità delle giunzioni per sovrapposizione se il massimo diametro delle barre è
maggiore di | 14 mm |.
5. Prescrizioni costruttive 213
(5) Dove le barre longitudinali cambiano direzione (per esempio nelle variazioni di sezione) la
distanza tra le armature trasversali sarà calcolata considerando le forze trasversali che si ge-
nerano.
(6) Ciascuna barra longitudinale (o gruppo di barre longitudinali) posta in uno spigolo deve es-
sere tenuta in posizione da una armatura trasversale.
(7) Un massimo di | 5 | barre situate in uno spigolo o in prossimità di esso può essere assicurato
contro l’instabilità da ciascuna serie di armature trasversali dello stesso tipo.
5.4.2. Travi
5.4.2.1. Armature longitudinali
5.4.2.1.1. Massima e minima percentuale di armatura
(1) L’area effettiva della sezione trasversale delle armature di trazione deve, di regola, essere
non minore di quella richiesta per il controllo della fessurazione (vedere 4.4.2), né di:
0,6 bt d l f yk ≥ 0,0015 bt d (fyk in N/mm2) [5.14]
dove: bt è la larghezza media della zona tesa; per travi a T con piattabanda compressa,
per il calcolo del valore di bt deve essere considerata solo la larghezza del-
l’anima.
Sezioni che contengano meno armatura di quella data dalla [5.14] si riterranno
non armate.
(2) Le aree delle armature tese e delle armature compresse non devono, di regola, essere singo-
larmente maggiori di | 0,04 Ac | (I: 0,03 Ac) con esclusione delle zone di sovrapposizione.
5.4.2.1.2. Altre prescrizioni sulla disposizione delle armature
(1) Nelle costruzioni monolitiche, anche quando si siano assunti in progetto appoggi semplici, la
sezione deve di regola essere progettata in modo da poter assorbire un momento flettente de-
rivante da un incastro parziale pari ad almeno il | 25% | del momento massimo in campata.
(2) La quantità totale di armatura a trazione As sugli appoggi intermedi di una trave continua con
sezione trasversale a T può essere divisa approssimativamente in parti uguali fra la parte in-
terna e la parte esterna della piattabanda (vedere fig. 5.10).
a l = z (cot θ − cot α) / 2 ≥ 0 essendo θ l’angolo delle bielle di calcestruzzo con l’asse longi-
tudinale. Normalmente z può assumersi pari a 0,9 d.
Per armature nella piattabanda, disposte al di fuori dell’anima [vedere 5.4.2.1.2 (2)], a1 sarà
aumentata della distanza dell’armatura dall’anima (distanza x in fig. 5.10).
(2) Le barre troncate devono di regola essere ancorate con lb,net ≥ d dal punto in cui esse non so-
no più necessarie (per lb,net vedere l’equazione [5.4] in 5.2.3.4.1, d = altezza utile dell’ele-
mento).
Il diagramma delle forze di trazione resistenti di regola dovrà essere esterno alla linea invi-
luppo delle forze di trazione agenti, traslato come descritto in (1) (vedere fig. 5.11).
(3) La lunghezza di ancoraggio di barre rialzate che contribuiscono alla resistenza al taglio deve, di
regola, essere non minore di 1,3 lb,net in zona tesa e di 0,7 lb,net in zona compressa.
* È anche consentito usare un diagramma in cui la forza resistente di trazione decresce progressi-
vamente lungo la lunghezza di ancoraggio lb,net
Fig. 5.11 - Linea inviluppo per il progetto di elementi inflessi. Lunghezze di ancoraggio
− assemblaggi di armature a taglio in forma di gabbie, graticci, ecc., realizzati con barre ad
aderenza migliorata, messi in opera senza contenere le armature longitudinali (vedere fig.
5.14), ma che devono essere adeguatamente ancorati in zona tesa e in zona compressa.
Classi di acciaio
Classi di calcestruzzo*
S220 S400 S500
Da C12/15 a C20/25 0,0016 0,0009 0,0007
5. Prescrizioni costruttive 217
(2) Le normali armature di una piastra sono utilizzabili come armature di bordo.
− barre rialzate che attraversano l’area caricata [vedere fig. 5.17 b)] o poste a una distanza
non maggiore di d/4 dal perimetro di tale area [fig. 5.17 c)].
5.4.4. Mensole
(1) Le armature corrispondenti ai tiranti considerati nel modello di calcolo (2.5.3.7).devono, di
regola, essere totalmente ancorate al di là del nodo posto sotto la piastra di carico, utilizzan-
do pieghe risvoltate a U o dispositivi di ancoraggio se non è disponibile la lunghezza lb,net tra
il nodo e il filo esterno della mensola. La lunghezza lb,net deve essere misurata dal punto dove
gli sforzi di compressione cambiano direzione.
(2) Nelle mensole con hc ≥ 300 mm, se l’area dell’armatura orizzontale principale A5 soddisfa la
relazione:
As ≥ 0,4 Ac f cd / f yd [5.21]
(Ac area della sezione di calcestruzzo all’attacco della mensola con il pilastro), devono essere
previste staffe chiuse di area totale non minore di 0.4 A5 distribuite lungo l’altezza utile d, al
fine di assorbire le tensioni che tendono a fessurare longitudinalmente i puntoni di calce-
struzzo. Esse possono essere disposte sia orizzontali [fig. 5.18 a)] sia inclinate [fig. 5.18.b)].
(2) Queste armature supplementari possono essere costituite da staffe o da strati di armature pie-
gate a U.
(3) Per una distribuzione uniforme di carico su un’area Ac0 (fig. 5.19), la forza concentrata resi-
stente si determina come segue:
FRdu = Aco f cd ( Ac1 / Ac 0 ) ≤ 3,3 f cd Ac 0 [5.22]
dove: fcd = fck / γc
Ac0 è l’area caricata:
Ac1 è la massima area, corrispondente geometricamente a Ac0 e avente lo stesso ba-
ricentro, che è possibile iscrivere nell’area totale Ac, situata nello stesso piano
dell’area caricata.
Se Ac corrisponde geometricamente ad Ac0 e ha lo stesso baricentro risulta: Ac1 = Ac.
Il valore di FRdu che si ottiene dall’equazione 5.22 deve di regola essere ridotto se il carico
non è distribuito uniformemente sull’area Ac0 o se è associato a forze di taglio importanti.
Questo metodo non si applica agli ancoraggi delle armature di precompressione (vedere
2.5.3.7.4).
Vista in pianta
Fig. 5.19 - Definizione dell’area da introdurre nell’equazione [5.22]
Fig. 5.20 - Estensione della zona di intersezione per la connessione di travi secondarie
5. Prescrizioni costruttive 223
6.2. Tolleranze
6.2.2. Questi valori dovranno di regola essere specificati al di fuori della presente norma. Per
la massima inflessione delle solette, tuttavia, si applicano i punti 4.4.3.1 (5) e (6).
6.3.1. Calcestruzzo
P(1) Il calcestruzzo utilizzato nella costruzione deve essere tale da mantenere le sue proprietà du-
rante la vita della struttura.
(2) Per le regole costruttive riferite al calcestruzzo e alla tecnologia del calcestruzzo, si applica-
no i punti relativi della ENV 206.
P(5) L’esecuzione e il controllo delle giunzioni saldate devono essere conformi ad appositi requi-
siti previsti da norme internazionali o nazionali.
(6) I metodi di saldatura permessi includono:
− saldatura elettrica a scintillio;
− saldatura elettrica a resistenza;
− saldatura elettrica ad arco (con elettrodi rivestiti o sotto gas protettivo);
− saldatura a gas ad alta pressione.
6.3.3.4. Giunzioni
P(1) La lunghezza e la posizione delle giunzioni per sovrapposizione devono essere conformi al
progetto e ai disegni. Se le lunghezze delle barre consegnate in cantiere non corrispondono ai
disegni, le modifiche devono essere introdotte solo con l’approvazione del progettista o del-
l’autorità di supervisione.
P(2) In generale, le barre di armatura non devono essere saldate nei punti di piegatura o nelle im-
mediate vicinanze.
(3) Le giunzioni mediante dispositivi di connessione meccanica devono di regola essere realiz-
zate in accordo con il punto 5.2.3.5 della presente norma e con le norme o documenti di ap-
provazione specifici.
6.3.3.5. Lavorazione, assemblaggio e posizionamento delle armature
P(1) L’assemblaggio delle armature deve essere sufficientemente robusto da assicurare che le bar-
re non si spostino dalla posizione prescritta durante il trasporto, il posizionamento e il getto
del calcestruzzo. Il ricoprimento specificato per le armature deve essere mantenuto mediante
l’uso di supporti e distanziatori approvati.
P(2) Le tolleranze richieste per il fissaggio delle armature devono essere quelle indicate in 6.2. In
alternativa, esse devono essere stabilite nei documenti contrattuali.
P(3) La piegatura deve, di regola, essere effettuata con metodi meccanici, a velocità costante, sen-
za strappi, con l’aiuto di mandrini, in modo che la parte piegata abbia curvatura costante. Se
la temperatura ambiente è inferiore a valori specificati, possono essere necessarie ulteriori
precauzioni.
P(4) Alle armature deve essere impedito qualunque spostamento e la loro posizione deve essere
controllata prima del getto.
P(5) Nelle zone fortemente armate deve essere prevista una spaziatura delle barre sufficiente a
consentire la corretta compattazione del calcestruzzo.
P(3) Gli operai e il personale impegnati nella messa in tensione devono essere specializzati e ave-
re ricevuto uno specifico addestramento.
P(4) Durante la messa in tensione devono, di regola, essere prese e registrate, da parte di un inge-
gnere (o altro tecnico), adeguate misure di sicurezza.
6.3.4.5.1. Pre-tensione
(1) Nel caso di pre-tensione le istruzioni per la precompressione devono specificare:
− le armature e i dispositivi di pre-tensione;
− qualunque sequenza particolare secondo cui devono essere tesate le armature di precom-
pressione;
− la pressione dei martinetti o le forze ai martinetti che non devono essere superate;
− la pressione finale da raggiungere dopo il completamento della tesatura o la corrisponden-
te forza al martinetto;
− il massimo allungamento delle armature consentito e lo scorrimento negli ancoraggi;
− il modo e la sequenza di rilascio delle armature;
− la resistenza del calcestruzzo richiesta al momento del rilascio, che di regola deve essere
controllata;
− l’idoneità operativa di componenti per l’ancoraggio che siano riutilizzati.
(2) Di regola deve essere valutata la necessità di una protezione temporanea delle armature di
precompressione dopo la tesatura e prima del getto. Dove risulti necessario, il materiale pro-
tettivo non deve, di regola, compromettere l’aderenza o avere effetti dannosi sull’acciaio o
sul calcestruzzo.
6.3.4.5.2. Post-tensione
(1) Sarà richiesto quanto segue:
a) Il progettista definirà:
− il procedimento di precompressione che deve essere applicato;
− il tipo e la classe dell’acciaio da precompressione;
− il numero di barre o fili per i singoli elementi di precompressione;
− la resistenza del calcestruzzo richiesta prima della messa in tensione;
− l’ordine secondo cui, di regola, devono essere messe in tensione le successive armatu-
re, specificando il punto di applicazione della tensione;
− ove appropriato, il momento in cui rimuovere i puntelli durante la messa in tensione;
− la forza che si richiede ai martinetti;
− l’allungamento richiesto in. progetto;
− il massimo scorrimento dell’ancoraggio;
− il numero, tipo e posizione degli accoppiatori.
b) L’ingegnere supervisore (o altro tecnico) durante la messa in tensione registrerà:
− il tipo di dispositivi di tesatura usati, di regola soggetti a taratura;
− l’allungamento misurato in cantiere;
− la pressione misurata nei martinetti;
− il valore di scorrimento rilevato all’ancoraggio;
− la differenza fra i valori misurati e quelli di progetto;
− la resistenza effettiva del calcestruzzo;
− l’effettiva successione secondo cui sono messe in tensione le armature;
− se è il caso, il momento in cui sono rimossi i puntelli.
6.3.4.6. Iniezione e altre misure protettive
6.3.4.6.1. Generalità
P(1) I cavi posti nelle guaine o nei condotti interni al calcestruzzo, i dispositivi di ancoraggio e di
accoppiamento devono essere protetti dalla corrosione.
P(2) Nel caso in cui il tempo che intercorre tra la tesatura e l’iniezione ecceda quello concesso, la
protezione delle armature dovrà essere prorogata fino al momento dell’iniezione di malta
cementizia.
230 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
P(3) Dove è prevista una protezione temporanea, il materiale usato deve essere provvisto di un
documento di approvazione e non deve avere effetto deleterio sull’acciaio di precompressio-
ne o sulla malta di iniezione.
P(4) Devono essere disponibili istruzioni scritte su come preparare e dove effettuare la prepara-
zione e l’esecuzione delle iniezioni.
P(5) Nei caso di probabilità di gelo, si devono prendere misure per prevenire il congelamento del-
l’acqua nelle guaine non ancora iniettate. Dopo un periodo di gelo le guaine, di regola, devo-
no essere liberate dal ghiaccio prima di iniziare l’iniezione.
(6) La protezione delle armature di precompressione dalla corrosione è assicurata dal riempi-
mento di tutti i vuoti con un materiale di iniezione adatto (di solito malta di calcestruzzo); di
regola, l’ancoraggio deve essere protetto con calcestruzzo o con malta cementizia.
Tale obiettivo si consegue:
− usando materiali di iniezione approvati (devono rimanere alcalini, senza componenti ag-
gressivi) e ricoprendo completamente le armature;
− riempiendo completamente i condotti (inclusi i vuoti tra le armature) con una miscela che
dopo l’indurimento soddisfi i requisiti strutturali (aderenza, ritiro, resistenza, modulo di
elasticità).
6.3.4.6.2. Malta cementizia di iniezione
P(1) La malta cementizia utilizzata deve avere adeguate proprietà e cioè:
− elevata fluidità e coesione allo stato fresco;
− deformazione di ritiro contenuta durante l’indurimento;
− adeguata resistenza meccanica e al gelo dopo l’indurimento;
− non dar luogo a perdita di parti fini ("bleeding").
P(2) Devono essere utilizzati materiali appropriati (tipo di calcestruzzo, additivi) e il processo di
miscelazione (composizione, rapporto acqua calcestruzzo, procedura, tempo) deve assicurare
il conseguimento delle proprietà richieste.
P(3) I cloruri (in % sulla massa del calcestruzzo) nel loro insieme non devono superare i valori
prescritti nelle norme nazionali.
P(4) Per i tipi di calcestruzzo utilizzati per l’iniezione, vedere ENV (non ancora redatta).
6.3.4.6.3. Istruzioni per il cantiere
P(1) Prima dell’inizio delle operazioni di iniezione, devono essere pienamente soddisfatte le se-
guenti condizioni:
− disponibilità delle necessarie attrezzature (compresa una pompa di iniezione di scorta
pronta all’uso per evitare interruzioni nel caso di malfunzionarnento);
− disponibilità continua di acqua in pressione e aria compressa;
− miscela preparata (in eccesso per tenere conto dei trabocchi);
− condotti liberi da materiale dannoso (per esempio acqua, ghiaccio);
− sfiati preparati e identificati;
− predisposizione di prove di controllo per l’iniezione;
− in caso di dubbio prove di iniezione su condotti rappresentativi;
− regolarità del flusso della malta di iniezione.
P(2) Il programma di iniezione deve specificare:
− le caratteristiche delle attrezzature e della malta di iniezione;
− l’ordine delle operazioni di soffiatura e di lavaggio;
− l’ordine delle operazioni di iniezione e le prove sulla malta da iniezione fresca (fluidità,
segregazione);
− il volume di malta cementizia da preparare per ogni stadio di iniezione;
− le precauzioni per mantenere i condotti sgombri;
− le istruzioni in caso di incidenti e condizioni climatiche avverse;
− l’iniezione addizionale nel caso in cui si rendesse necessaria.
6. Esecuzione e qualità dell’esecuzione 231
7. Controllo di qualità
7.1. Scopo e obiettivi
P(1) Questa sezione specifica i provvedimenti di controllo minimi necessari per la progettazione e
la costruzione di strutture di. calcestruzzo. Essi comprendono le azioni e le decisioni essen-
ziali, le verifiche che vanno eseguite, in accordo con le specifiche, le norme e lo stato gene-
rale dell’arte, per garantire che siano soddisfatti tutti i requisiti specificati.
7.2.1 Generalità
P(1) Con riferimento al controllo di qualità richiesto in 2.1 della presente norma, vengono identi-
ficati tre sistemi di controllo fondamentali in relazione alle parti che possono esercitare il
controllo di qualità; per ciascun sistema sono definiti obiettivi diversi:
− controllo interno;
− controllo esterno;
− controllo di conformità.
7.6.1. Obiettivi
P(1) il controllo della produzione e della costruzione comprende tutte le operazioni necessarie a
mantenere e regolare la qualità dei materiali e dell’esecuzione, in conformità ai requisiti spe-
cificati. Consiste in ispezioni e prove e comporta la valutazione dei risultati delle prove.
(2) Per il controllo di conformità del calcestruzzo si applica il punto 11 della ENV 206.
(3) Il controllo di conformità degli altri materiali deve essere basato su norme internazionali, o,
dove non esistano, su norme nazionali o documenti di approvazione.
Nota: Il NAD italiano prescrive che “Per quanto riguarda i requisiti dei materiali costituenti il
calcestruzzo e i controlli sul conglomerato valgono gli allegati 1 e 2 del D.M. 9/1/96”.
APPENDICE 1
Disposizioni supplementari per la determinazione degli effetti delle deformazioni del
calcestruzzo dipendenti dal tempo
A 1.0. Simbologia (vedere anche 1.6 ed 1.7)
h0 Dimensione fittizia dell’elemento in mm, essendo Ac l’area della sezione trasversale e u il
perimetro a contatto con l’atmosfera (h0 = 2 Ac / u)
T(Δti) Temperatura in °C durante il periodo di tempo Δti
t Età del calcestruzzo in giorni al momento considerato
t0 Età del calcestruzzo in giorni al momento del carico
t0,T Età del calcestruzzo in giorni, corretta in funzione della temperatura, al momento del ca-
rico
ts Età del calcestruzzo in giorni all’inizio del periodo di ritiro o espansione
tT Età del calcestruzzo in giorni corretta in funzione della temperatura
α Esponente, funzione del tipo di calcestruzzo
βc(t-t0) Coefficiente atto a descrivere l’evoluzione della viscosità nel tempo dopo il carico (equa-
zione A1.7)
βc(fcm) Fattore che tiene conto dell’effetto della resistenza del calcestruzzo sul coefficiente nomi-
nale di viscosità
βH Coefficiente che tiene conto dell’effetto dell’umidità relativa (RH) e della dimensione fit-
tizia dell’elemento (h0) sulla viscosità
βRH βsRH Coefficienti che considerano l’effetto dell’umidità relativa sul coefficiente di ritiro nomi-
nale (equazioni A1.l2 e Al.15)
βs Coefficiente che descrive l’evoluzione del ritiro nel tempo
βsc Coefficiente che dipende dal tipo di calcestruzzo
β(t0) Fattore che considera l’effetto dell’età del calcestruzzo al momento del carico sul coeffi-
ciente nominale di viscosità.
Δti Numero di giorni in cui predomina la temperatura T
εcs0 Coefficiente nominale di ritiro
εcs0(t-ts) Deformazione di ritiro nel periodo (t-ts)
εs(fcm) Fattore che tiene conto dell’effetto della resistenza del calcestruzzo sul ritiro
φ0 Coefficiente nominale di viscosità (equazione Al.2)
φRH Fattore che tiene conto dell’effetto dell’umidità relativa RH sul coefficiente nominale di
viscosità
φ(t,t0) Coefficiente di viscosità che definisce la viscosità tra i tempi t0 e t
A 1.1.1. Generalità
(1) Le informazioni date qui di seguito completano quelle di cui in 3.1.2.5.5 e sono basate sui
presupposti di cui in 2.5.5 (5). Queste informazioni sono state estratte dal materiale sviluppa-
to dalla Commissione VII e dal GTG9 entrambi del CEB. Viene adottata la stessa simbologia
in 2.5.5 (7).
(2) I dati seguenti si riferiscono al comportamento medio di un elemento di calcestruzzo, senza
considerare le proprietà reologiche locali dell’elemento che sono correlate alle tensioni inter-
ne, all’umidità o a microfessurazioni locali. I dati sono validi per il calcestruzzo strutturale
ordinario, di classi comprese tra C12/15 e C50/60, soggetto a tensioni di compressione o tra-
zione che non eccedano 0,45 della relativa resistenza ed esposto ad umidità relativa media tra
il 40% e il 100% e a temperature medie da 10 °C a 20 °C.
A 1.1.2. Viscosità
(1) Nell’equazione [2.21] di 2.5.5 il coefficiente di viscosità può essere calcolato con:
238 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
φ(t , t 0 ) = φ 0 ⋅ β c (t − t 0 ) [A1.1]
dove: φ0 é il coefficiente nominale di viscosità dell’equazione [Al .2]
βc è il coefficiente atto a descrivere l’evoluzione della viscosità nel tempo dopo
il carico (equazione Al.7);
t è l’età del calcestruzzo in giorni. al momento considerato;
t0 è l’età del calcestruzzo in giorni al momento del carico.
Il coefficiente nominale di viscosità può essere calcolato con:
φ 0 = φ RH ⋅ β(t 0 ) ⋅ β( f cm ) [A1.2]
essendo
φ RH = 1 + (1 − RH / 100) /(0.10 ⋅ 3 h0 ) [A1.3]
β( f cm ) = 16.8 / f cm ) [A1.4]
β(t 0 ) = 1 /(0.1 + t 00.20 ) [A1.5]
h0 = 2 Ac / u [A1.6]
dove:
fcm è la resistenza media a compressione del calcestruzzo, in newton su millimetri qua-
drati, all’età di 28 giorni;
RH è l’umidità ambientale relativa, in percento;
h0 è la dimensione fittizia dell’elemento, in millimetri, essendo Ac la sezione e u il pe-
rimetro dell’elemento a contatto con l’atmosfera
φRH è il fattore che tiene conto dell’effetto dell’umidità relativa sul coefficiente nomina-
le di viscosità;
βc(fcm) è il fattore che tiene conto dell’effetto della resistenza del calcestruzzo sul coeffi-
ciente nominale di viscosità;
βc(t0) è il fattore che tiene conto dell’effetto dell’età del calcestruzzo al momento del ca-
rico sul coefficiente nominale di viscosità-
Il coefficiente per lo sviluppo della viscosità nel tempo può essere calcolato con:
β c (t − t 0 ) = [(t − t 0 ) / (β H + t − t 0 )]
0.3
[Al.7]
dove:
t-t0 è la durata, non corretta del carico in giorni;
βH è un coefficiente funzione dell’umidità relativa RH (in percento) e della dimensio-
ne fittizia dell’elemento h0 (in millimetri).
βH può essere calcolato con:
[
β H = 1.5 1 + (0.012 RH ) h0 + 250 ≤ 1500
18
] [A1.8]
(2) L’effetto del tipo di calcestruzzo sul coefficiente di viscosità del calcestruzzo può essere
considerato modificando l’età del carico t0 nell’equazione [A1.5] secondo l’equazione [A1.9]
α
⎛ ⎞
t 0 = t 0.7 ⋅ ⎜ + 1⎟ ≥ 0.5
9
[A1.9]
⎜ 2 + (t ) 1.2 ⎟
⎝ 0 ,T ⎠
dove:
t0,T è l’età del calcestruzzo alla messa in carico, in giorni, corretta in funzione della tempe-
ratura secondo l’equazione [A1.10];
α è l’esponente che dipende dal tipo di calcestruzzo;
⎧- 1 per calcestruzzo a indurimento lento, S
⎪
α = ⎨ 0 per calcestruzzo a indurimento normale o rapido, N, R
⎪ 1 per calcestruzzo a rapido indurimento e alta resistenza, RS
⎩
(3) L’effetto di temperature alte o basso nell’intervallo 0-80 °C sulla maturazione del calcestruz-
zo può essere considerato correggendo l’età del calcestruzzo secondo l’equazione [A1.10]:
⎛ 4000 ⎞
n −⎜⎜ −13.65 ⎟⎟
( )
tT = ∑e
i =1
⎝ 273+ T Δt i ⎠
⋅ Δt i [A1 10]
Appendice 1 239
dove:
tT è l’età del calcestruzzo, corretta in funzione della temperatura, che sostituisce t nelle
corrispondenti equazioni;
T(Δti ) è la temperatura, in gradi Celsius, durante il periodo di tempo Δti ;
Δti è il numero di giorni in cui predomina la temperatura T;
il coefficiente di variazione medio dei dati di viscosità riportati precedentemente, dedotto da
una banca dati di risultati sperimentali elaborati su calcolatore, è dell’ordine del 20%.
(4) valori di φ(t,t0) dati precedentemente saranno associati al modulo tangente Ec28=1,05 Ecm.
Quando una stima meno accurata è ritenuta accettabile, i valori dati nel prospetto 3.3 di
3.1.2.5.5 possono essere adottati quali rappresentativi della viscosità del calcestruzzo a 70
anni.
A 1.1.3. Ritiro
(1) Le deformazioni di contrazione odi espansione possono essere calcolate con:
εCS (t-ts) = εCSO βS (t-tS) [A1.11]
dove:
εCSO è il coefficiente nominale di ritiro (equazione A1.12);
βS è il coefficiente atto a descrivere lo sviluppo del ritiro nel tempo (equazione
A1.16);
t è l’età del calcestruzzo, in giorni;
tS è l’età del calcestruzzo, in giorni, all’inizio della contrazione o dell’espansione.
Il coefficiente nominale di ritiro può essere ottenuto con:
εCSO = εs(fcm) βRH [A1.12]
essendo:
εs(fcm) = [160 + βSC (90 – fcm)] 10-6 [A1.13]
dove:
βRH è il coefficiente dato dall’equazione [A1.14];
εs(fcm) è il fattore che tiene conto dell’effetto della resistenza del calcestruzzo sul ritiro
fcm è la resistenza media a compressione del calcestruzzo, in newton millimetri quadra-
ti, all’età di 28 giorni;
βSC è il coefficiente funzione del tipo di calcestruzzo;
⎧ 4 per calcestruzzo a lento indurimento, S
⎪
β sc = ⎨ 5 per calcestruzzo a indurimento normale o rapido, N, R
⎪ 8 per calcestruzzo a rapido indurimento e alta resistenza, RS
⎩
e
⎧-1,55 β sRH per 40% ≤ RH ≤ 99% (esposto all' aria)
β RH = ⎨ [A1.14]
⎩+ 0,25 per RH ≥ 99% (immerso in acqua)
dove:
βsRH è il coefficiente che tiene conto dell’effetto dell’umidità relativa sul coefficiente di riti-
ro nominale, definito nell’equazione [A1.15]
β sRH = 1 − [RH / 100]
3
[A1.15]
dove:
RH è l’umidità relativa ambientale, in percento.
Il coefficiente per lo sviluppo del ritiro nel tempo può essere stimato con:
0,5
⎡ t − ts ⎤
β s (t − t s ) = ⎢ ⎥ [A1.16]
⎣⎢ 0,035 h0 + t − t s ⎦⎥
2
dove:
h0 è la dimensione fittizia, in millimetri, (equazione A1.6) e (t-ts) è la durata effettiva non
corretta di ritiro o di espansione, espressa in giorni.
240 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(2) Il coefficiente di variazione medio dei dati di ritiro precedentemente riportati, dedotto da una
banca dati di risultati sperimentali elaborati su calcolatore, è dell’ordine del 35%.
(3) Quando una stima meno accurata è ritenuta accettabile possono essere utilizzati i valori dati
nel prospetto 3.4 in 3.1.2.5.5.
APPENDICE 2
Analisi non lineare
A 2.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
(1/r)m Curvatura media in corrispondenza della sezione considerata
(1/r)cr Curvatura calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata
Myd Momento flettente che produce la tensione fyd nell’armatura
Myk Momento flettente che produce la tensione fyk nell’armatura
β1 Coefficiente che tiene conto delle proprietà di aderenza dell’armatura
β2 Coefficiente che tiene conto della natura e della durata del carico
εc Deformazione a livello della fibra estrema compressa, calcolata senza tenere conto del
"tension stiffening” 8)
εsm Deformazione media dell’acciaio, calcolata tenendo conto del "tension stiffening" 8)
εsmr Deformazione media dell’acciaio calcolata, nell’ipotesi di sezione non fessurata sotto il
carico di fessurazione.
εsy Deformazione di snervamento dell’armatura
εsym Deformazione corrispondente alla tensione σs = (fyk ≅ fym) tenendo conto del "tension stiff-
ening" 8)
σs Tensione dell’acciaio calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata sotto il carico considerato
σsr Tensione dell’acciaio calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata sotto il carico di fessura-
zione
A 2.1. Generalità
P(1) I metodi di analisi non lineare possono essere utilizzati sia per gli stati limite di esercizio che
ultimi. Tali metodi devono soddisfare l’equilibrio e la compatibilità.
P(2) Allo stato limite ultimo deve essere verificata la capacità delle sezioni critiche locali di af-
frontare le deformazioni anelastiche derivanti dall’analisi, tenendo adeguato conto delle in-
certezze.
P(3) Le deformazioni, e di conseguenza la distribuzione delle sollecitazioni interne nella struttura,
di regola devono essere calcolate sulla base dei valori medi delle proprietà dei materiali quali
Ecm, fctm ecc. I valori di calcolo delle proprietà devono tuttavia essere assunti per le zone cri-
tiche dove la resistenza ultima deve essere calcolata sulla base di quanto indicato in 4.3.1.
P(4) Per strutture soggette prevalentemente a carichi statici, generalmente si possono trascurare
gli effetti delle precedenti applicazioni dei carichi, e può essere assunto un incremento mo-
notono dell’intensità delle azioni.
A 2.2. Metodo affinato per elementi lineari soggetti a flessione con o senza forza assiale
(1) Gli elementi lineari possono essere analizzati utilizzando metodi numerici che assumono,
come punto di partenza, un legame momenti-curvature di calcolo associato all’ipotesi che
mediamente le sezioni piane rimangano piane.
Semplificando, la curvatura può essere ricavata dalla equazione:
(1/r)m = (εsm - εc)/d [A2.1]
dove:
(1/r)m è la curvatura media nella sezione considerata
εsm è la deformazione media dell’acciaio calcolata tenendo conto del "tension stiffe-
ning" 8)
εc è la deformazione a livello della fibra più compressa (negativa per compressione)
calcolata senza tenere conto del "tension stiffening" 8)
(2) Le relazioni tensioni-deformazioni per il calcestruzzo e l’acciaio devono, di regola, concor-
dare con quanto riportato in 4.2.1, 4.2.2 e 4.2.3.
8)
In italiano traducibile con “effetto irrigidente del calcestruzzo teso fra le fessure”
242 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(3) I contributo del calcestruzzo teso tra le fessure (tension stiffening) può essere considerato
utilizzando una curva tensione-deformazione media efficace dell’acciaio nel calcestruzzo
fessurato, quale definita dall’equazione:
σs ⎡ ⎛ σ sr ⎞ ⎤
2
ε sm = ε smr + ⎢ ⎜
1 − β1 β 2 ⎜ ⎟ ⎥ [A2.2]
Es ⎢ σ ⎟ ⎥
⎣ ⎝ s ⎠
⎦
dove:
εsm è la deformazione media dell’acciaio, calcolata tenendo conto del "tension stiffe-
ning" 8)
εsmr. è la deformazione dell’acciaio, calcolata nell’ipotesi di sezione non fessurata, sotto
il carico di fessurazione;
σsr è la tensione dell’acciaio calcolata per sezione fessurata, sotto il carico di fessura-
zione;
σs è la tensione dell’acciaio, calcolata per sezione fessurata, sotto il carico considera-
to;
β1 è il coefficiente che tiene conto delle proprietà di aderenza dell’armatura (β1=1 per
barre ad aderenza migliorata e 0,5 per barre lisce);
β2 è il coefficiente che tiene conto della durata a della natura del carico β2=1 per cari-
co di breve durata e 0,5 per carico di lunga durata o ripetuto frequentemente).
La relazione è valida nell’intervallo compreso tra il carico di fessurazione, sotto il quale la
tensione massima di trazione nel calcestruzzo raggiunge fctm (vedere 3.1.2.3), e il carico sotto
il quale l’armatura raggiunge lo snervamento. La fig. A2.1 illustra tale relazione.
(3) L’armatura di una piastra analizzata mediante procedimenti numerici può essere determinata
utilizzando i metodi dati in A 2.8.
A 2.7. Analisi non lineare di muri e lastre caricati nel loro piano
(1) I metodi di analisi non lineare possono essere utilizzati per gli stati limite ultimi e di eserci-
zio, utilizzando relazioni di deformazione basate su proprietà dei materiali adeguate allo sta-
to limite considerato. Di regola deve essere considerato il contributo del calcestruzzo teso tra
le fessure.
(2) Prima dell’analisi è necessario effettuare una prima stima della quantità e della disposizione
dell’armatura, utilizzando i metodi indicati in 2.5.3.6.3.
(3) I risultati dell’analisi possono essere utilizzati per calcolare sezioni di armatura adeguate ap-
plicando le regole date in A 2.8.
(4) In alternativa a quanto indicato in (3), i momenti di calcolo richiesti possono essere ottenuti
dalle relazioni da [A 2.4] a [A 2.7]:
m udx = m x + γ m xy [A2.4]
mudy = m y + (1 / γ ) m xy [A2.5]
m ' udx = − m x + γ ' m xy [A2.6]
Appendice 2 245
(3) Per muri con armatura disposta su entrambe le facce e adeguatamente ancorata (per esempio
mediante staffe ad U, vedere la fig. 4.25), la tensione del calcestruzzo σc sarà di regola limi-
tata al valore σc ≤ fcd e contemporaneamente la tensione di taglio dovrà rispettare:
τ xy ≤ 1 / 2 ν f cd [A 2.14 a)]
in cui ν è definito dalla [4.21].
Altri valori di ν possono essere utilizzati se giustificati sperimentalmente. In assenza di dati
sperimentali, la tensione tangenziale sarà di regola limitata al valore:
τ xy ≤ f cd / f ck (
f ck in N/mm 2 ) [A 2.14 b)]
(4) Come procedura alternativa a quella indicata in (2), l’armatura può essere determinata me-
diante le equazioni A 2.15 e A 2.16:
f tdx = σ x + γ τ xy [A 2.15]
f tdy = σ y + (1 / γ ) τ xy [A 2.16]
246 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
Il coefficiente γ di regola sarà assunto in modo che i risultati delle equazioni A 2.15 e
A 2.16.siano compresi tra la metà e il doppio dei valori forniti utilizzando la (2).
La tensione nel calcestruzzo è data da:
σ c = τ xy (γ + 1 / γ ) [A 2.17]
(5) La capacità di una sezione a sopportare una combinazione di tensioni assegnata è assicurata
se sono verificate le seguenti condizioni:
− ( ftdx − σ x ) ( ftdy − σ y ) + τ2xy ≤ 0 [A 2.18]
− ( f cd − σ x ) ( f cd − σ y ) + τ 2xy ≤ 0 [A2.19]
τ xy ≤ ν f cd / 2 [A2.20]
σ x ≤ f tdx σ y ≤ f tdy [A2.21]
σ x ≥ − f cd σ y ≥ − f cd [A2.22]
247 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
APPENDICE 3
Informazioni supplementari sugli stati limite ultimi indotti da deformazioni strutturali
A 3.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Fv Somma di tutti i carichi verticali nelle condizioni di esercizio
fctk,0.05 Valore caratteristico inferiore della resistenza a trazione del calcestruzzo
htot Altezza totale della struttura dalla superficie superiore della fondazione o da un substrato
non deformabile (in metri)
MSd1 Momento di calcolo del primo ordine
n Numero dei piani
Nsd,m Forza assiale media di calcolo nei pilastri in un piano
λm Rapporto di snellezza medio dei pilastri nel piano considerato
vu Coefficiente di forza assiale per un elemento
(6) Nell’analisi di strutture a telaio con il metodo generale (vedere 4.3.5.2) può essere utilizzato
un fattore di sicurezza ridotto γc =| 1.35 |.
(7) Quando si applica 4.3.5 può essere utilizzato un metodo generale accurato o un appropriato
metodo semplificato comprovato.
Questi metodi possono essere classificati come segue:
− metodi generali: analisi non lineari che utilizzano appropriati modelli di calcolo della
struttura;
− metodi semplificati, che possono essere :
a) sia analisi approssimate non lineari del secondo ordine, semplificate mediante l’as-
sunzione di una distribuzione delle sollecitazioni interne e/o di una configurazione
deformata della struttura;
b) sia analisi del primo ordine di sezioni trasversali allo stato limite ultimo per flessione
e forza assiale modificate moltiplicando le sollecitazioni interne del primo ordine NSd
e/o MSd1 con coefficienti che coprono l’incremento di MSd1 dovuto alle deformazioni.
I metodi semplificati possono essere basati sulla struttura reale (per esempio altezza dei pila-
stri tra i centri dei vincoli) o su modelli di calcolo fittizi (per esempio colonna modello, vede-
re 4.3.5.6.3).
Possono essere utilizzati supporti di calcolo appropriati.
1)
In assenza di regolamenti nazionali, gli edifici possono essere considerati multipiano se la loro altezza totale sul terre-
no è maggiore di | 22 | m
248 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
(8) È generalmente necessario verificare la sezione trasversale critica rispetto a ciascuno dei due
assi principali. Per queste due direzioni possono essere presenti alle estremità dell’elemento
differenti condizioni di vincolo. Queste condizioni vanno di regola schematizzate in modo
adeguato.
P(9) Deve essere presa in considerazione l’influenza del comportamento del terreno sulla stabilità
della struttura e, se significativa, deve essere tenuta in conto nei calcoli di progetto.
(10) Le procedure di calcolo descritte in 4.3.5 sono illustrate nei diagrammi di flusso riportati nel-
le fig. A 3.1, A 3.2 e A 3.3 seguenti.
Appendice 3 249
Fig. A 3.1 - Diagramma di flusso 1: Guida generale per l’applicazione di cui in 4.3.5
250 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
Fig. A 3.2 - Diagramma di flusso 2: Applicazione delle indicazioni di cui in 4.3.5 e A 3 agli stati
limite ultimi per deformazione della struttura nel suo insieme.
Appendice 3 251
dove:
λm è il rapporto di snellezza medio di tutti i pilastri compresi nel piano in esame (vedere
4.3.5.3.5)
ν u = N Sd / Ac ⋅ f cd
(4) Se il rapporto di snellezza medio λm è maggiore del valore fornito dalla equazione [A 3.4],
per soddisfare P(1) e (2) occorre, di regola, fare riferimento alla bibliografia appropriata.
255 Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in calcestruzzo
APPENDICE 4
Verifica delle inflessioni mediante calcolo
A 4.0. Simbologia (vedere anche 1.6 e 1.7)
Ec,eff Modulo elastico efficace del calcestruzzo
Mcr Momento di fessurazione
Ncr Forza assiale che provoca la fessurazione
(1/r)cs Curvatura per ritiro
S Momento statico dell’area dell’armatura rispetto al baricentro della sezione
α Un parametro di deformazione (come una deformazione unitaria, uno spostamento, una
curvatura o una rotazione)
αl Valore di α calcolato per la sezione non fessurata
α11 Valore di α calcolato per la sezione completamente fessurata
αe Rapporto tra i moduli elastici ES/Ec,eff
β1 Coefficiente che tiene conto delle proprietà di aderenza dell’armatura ordinaria
β2 Coefficiente che tiene conto della natura e durata del carico
εCS Deformazione di ritiro non impedito
ζ Coefficiente di distribuzione
σS Tensione nell’acciaio teso calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata
σSr Tensione nell’acciaio teso calcolata nell’ipotesi di sezione fessurata sotto il carico di fes-
surazione
φ Coefficiente di viscosità
A 4.1. Generalità
P(1) Questa appendice definisce le procedure da adottare nel calcolo delle deformazioni e descri-
ve un metodo di calcolo semplificato appropriato per elementi quali telai, travi e piastre.
P(2) La deformazione di elementi di calcestruzzo armato ordinario e precompresso è influenzata
da un gran numero di fattori, nessuno dei quali conosciuto con certezza. Il risultato del calco-
lo non deve essere considerato una previsione .accurata dell’inflessione prevedibile. Per tale
ragione viene evitato l’impiego di metodi di calcolo eccessivamente sofisticati.
(6) Occasionalmente può essere necessario prendere in conto deformazioni dovute a cause di-
verse dalla flessione, per esempio deformazioni dovute a taglio o torsione o ad accorciamenti
differenziali di elementi verticali in edifici alti. Tali eventualità non sono comunque ulte-
riormente contemplate nella presente norma.
(1 / r ) cs = ε cs α e S / I [A 4.4]
dove:
(1/r)cs è la curvatura dovuta al ritiro;
εcs è la deformazione di ritiro libero (vedere prospetto 3.3);
S è il momento statico dell’area di armatura rispetto al baricentro della sezione;
I è il momento d’inerzia della sezione;
αe è il rapporto tra i moduli elastici Es/Ec,eff.
Per definire la curvatura finale mediante l’equazione [A 4.1], S e I devono di regola essere
calcolati sia per la condizione non fessurata che per la condizione totalmente fessurata.
(2) Il metodo di calcolo delle inflessioni più rigoroso; utilizzando il metodo descritto in (2), con-
siste nel calcolare la curvatura in più sezioni lungo l’asse dell’elemento e successivamente
l’inflessione mediante integrazione numerica Il lavoro che tale metodo richiede non è nor-
malmente giustificato e risulta generalmente accettabile calcolare l’inflessione una volta nel-
l’ipotesi che l’intero elemento non sia fessurato, un’altra nell’ipotesi che lo stesso sia total-
mente fessurato, utilizzando poi l’equazione [A4.1]. Tale ultimo approccio non è direttamen-
te applicabile a sezioni fessurate soggette a forza normale significativa.
3. Proprietà dei materiali 258
CEN
Il Comitato Europeo di Normazione (CEN), i cui membri sono elencati nella prima pagina della presente
norma europea, ha lo scopo di facilitare gli scambi di beni e di servizi tra i Paesi membri, armonizzando le
rispettive norme nazionali e cooperando con le organizzazioni europee politiche, economiche e scientifiche
interessate alla normazione.
Il CEN si avvale largamente dei lavori dell’organizzazione Internazionale di Normazione (IS0) e ricorre ad
essi ogniqualvolta ciò sia possibile al fine di introdurne l’applicazione in Europa.
Nei lavori tecnici relativi all’elaborazione delle norme europee, è data la priorità agli argomenti che sono af-
fidati al CEN dalle Comunità Europee e dall’Associazione Europea di Libero Scambio.
Eurocodice 2
Progettazione delle strutture di calcestruzzo
Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici
(UNI ENV 1992-1-1)