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Commento a Dora Markus

Commento a "Dora Markus"


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di Vincenzo De Caprio e Stefano Giovanardi La lirica consta di due parti distinte, scritte a molti anni di distanza l'una dall'altra: la prima parte risale infatti al 1928, o al 1926, mentre la seconda del 1939. Per comprendere la complessa origine della poesia, necessario richiamare alcuni dati biografici dell'autore. Montale non conosceva, n conobbe mai, Dora Markus: aveva solo visto una fotografia delle sue gambe, inviatagli dall'amco Bobi Bazlen col seguente biglietto datato 25 settembre 1928: Gerti e Carlo: bene. A Trieste, loro ospite, un'amica di Gerti, con delle gambe meravigliose. Falle una poesia. Si chiama Dora Markus. La data del biglietto spingerebbe ad ascrivere al 1928 la prima parte della lirica, ma Montale sosteneva di averla scritta due anni prima, nel 1926, senza riuscire a concluderla ( l'inizio di una poesia che non fu mai n finita n pubblicata e non lo sar ma). La Gerti nominata da Bazlen Gerti Frnkel Tolazzi, una signora di Graz che Montale conosceva bene e che nel 1928 gli ispir la poesia Carnevale di Gerti, compresa anch'essa nelle Occasoni. Nell'immaginario del poeta la sconosciuta Dora fin con l'assimilarsi a Gerti, tanto vero che quando nel 1939 Montale decise di ritornare su Dora Markus (Alla distanza di 13 anni (e si sente) le ho dato una conclusione, se non un centro) il personaggio femminile non pi la fantomatica Dora, ma proprio Gerti: a lei che occupa la seconda parte di Dora M. lo Dora non l'ho mai conosciuta; feci quel primo pezzo di poesia per invito di Bobi Bazlen che mi mand le gambe di lei in fotografia (lettera a Silvio Guarnieri del 1964). Il complicato intrecciarsi di proiezioni fantastiche e psichiche che presiede all'accidentata gestazione della lirica fa di Dora Markus uno dei componimenti pi misteriosi e segreti, ma anche pi ricchi di oggettisimbolo e di occasioni taciute e infine risolte in una disperata e buia visione della realt del 1939, con gli orrori che la storia stava preparando - dell'intera produzione montaliana.
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Commento a Dora Markus

RIFLESSIONI SUL TESTO Abbiamo gi visto come Dora Markus sia un personaggio sostanzialmente di fantasia, un mito poetico. La questione della controversa datazone della prima parte della lirica potrebbe acquisire nuove prospettive proprio alla luce della correlazione fra Dora e un altro personaggio di fantasia comparso nella seconda edizione degli Ossi di seppia, Arsenio. Ammesso che ambedue i personaggi siano proiezioni della soggettivit del poeta (e certo sarebbe difficile negarlo), interessante cogliere i differenti atteggiamenti che essi rivelano nel loro rapporto con la realt. Arsenio ancora alla ricerca di una via d'uscita, di un mutamento rispetto a quel troppo noto / delirio ... d'immobilit fatto presagire dal temporale imminente; e nel momento in cui il temporale giunge, sperimenta dolorosamente la propria incapacit di calarsi in una nuova e pi autentica dimensione, a causa della resistenza opposta dalle radici che con s trascina, viscide, non mai / svelte, e quindi dalla sua stessa storia di individuo. Dora invece appare animata da un'inquietudine che rimane in superficie (proprio come da superficiali variazioni di colore dipende l'iridare delle scaglie / della triglia moribonda), mentre il suo cuore un lago / d'indifferenza. Ogni speranza di mutamento per lei spenta, e il suo destino quello di brancolare senza meta attirata come una falena dalla luce dei fari, afferrandosi per sopravvivere all'incerta fede in qualche inutile amuleto. Non sembra arbitrario insomma vedere in Dora Markus un Arsenio dopo il temporale, riafferrato dall'onda antica della vita di sempre e ormai dimentico di ogni tensione a individuare A segno di un'altra orbita: il fantasma che ti salva degli Ossi ormai ridotto a un topo bianco, / d'avoro. Lo sviluppo logico della visione del mondo montalana sembrerebbe perci indicare per Dora Markus una datazione posteriore al 1927, anno in cui il poeta scrisse Arsenio, e dunque confermare la testimonianza offerta dal biglietto di Bobi BazIen citato sopra, in base al quale la composizione della prima parte della lirica dovrebbe collocarsi dopo il settembre 1928.

(V.De Caprio, S.Giovanardi "I testi della letteratura italiana"


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Commento a Dora Markus

Ed.Einaudi . Pp 911-916)

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