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it - Lastra A Signa
La giornata si svolta nella sala del Drago presso il Convitto Nazionale Marco Foscarini di Venezia il giorno 20-11-2011.
Indice generale
Presentazione..........................................................5 1961-2011 la NSA compie 50 anni....................................6 20 anni di calcolo infinitesimale
DI
GIORGIO GOLDONI......................................................7
Il ritorno dell'infinitesimo
DI
PAOLO BONAVOGLIA....................................................31
PIETRO CACCIATORE....................................................51
CHRISTIAN BONFANTI...................................................63
Giornata di studio
Presentazione
L'insegnamento dell'analisi nei licei, come del resto all'Universit, ricalca quasi sempre la sequenza limiti-derivate-integrali, dove i limiti sono definiti alla maniera di Weierstrass, cosa che comporta notevoli difficolt di comprensione iniziale e un appesantimento tale da sacrificare gli altri due argomenti in particolare l'ultimo (gli integrali). Un po' come un pranzo con un antipasto tanto pesante da far passare in secondo piano i piatti principali. In realt dal 1961 esiste un diverso approccio all'analisi che recupera in modo logicamente rigoroso gli infinitesimi di Leibniz. Si tratta della Non-Standard Analysis (NSA) di Abraham Robinson. La NSA ha molti aspetti interessanti, uno di questi appunto la possibilit di affrontare in modo radicalmente diverso l'insegnamento dell'analisi nelle scuole superiori, introducendo derivate e integrali prima dei limiti, e non necessariamente all'ultimo anno. Questa giornata di studio, nata nell'ambito della lista Cabrinews, su proposta del prof. Tito Pellegrino, ha messo a confronto quattro esperienze di insegnamento dell'analisi nelle scuole superiori che seguono in maggiore o minore misura l'approccio NSA. La giornata si svolta negli spazi messi a disposizione dal Convitto Nazionale Marco Foscarini di Venezia ed stata inaugurata dal Rettore prof. Rocco Fiano. Erano presenti pi di quaranta docenti di matematica, tra i quali il prof. Ruggero Ferro dell'Universit di Verona, traduttore del libro di Keisler e pioniere della NSA in Italia, che anche intervenuto nel pomeriggio sul modo di introdurre numeri reali ed iperreali nella scuola. Per l'organizzazione e la buona riuscita del convegno stato determinante l'aiuto fornito da quattro studenti del liceo, ai quali va un doveroso ringraziamento: Marco Ciotola (2C), Gianni De Michelis (2CE), Alvise Dolcetta (1B), Marco Voltolina (2AE) e Giacomo Zamprogno (1B).
Giornata di studio
di Giorgio Goldoni
Ho iniziato a insegnare l'Analisi non standard, che preferisco chiamare col vecchio nome di calcolo infinitesimale, nell'anno scolastico 1992/1993, nel corso di informatica dell'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo da Vinci" di Carpi (MO), dove insegnavo gi da diversi anni e dove ancora oggi insegno. Nel primo anno ho introdotto in modo molto immediato e informale gli infinitesimi e gli infiniti, concentrandomi principalmente sul loro uso nel concetto di derivata e di integrale. Ben presto per, nello svolgimento delle parti pi avanzate del programma, ho avvertito la necessit di premettere una trattazione pi ampia e pi chiara dei numeri iperreali. Questo mio intervento vuole essere una testimonianza di come i numeri iperreali possano essere introdotti in modo molto intuitivo nella scuola superiore facendo uso di strumenti ottici ideali ispirati ai microscopi e ai telescopi di Keisler.
Giornata di studio
conoscenza rischia di impedirgli di formarsi un'immagine intuitiva dello strumento che sta usando, col rischio di sentirsi definitivamente estraneo all'argomento. Ho cos optato s per un approccio assiomatico, ma opportunamente annacquato e accompagnato da una visualizzazione che renda il pi possibile ovvi gli enunciati degli assiomi, riempiendoli di significato come si fa per la geometria.
Da dove partire?
Nella mia esperienza, la cosa migliore si rivelata partire da qualche problema in cui si veda la potenza dell'uso degli infinitesimi e degli infiniti; qualche problema non banale da risolvere per altra via dove, con gli infinitesimi e gli infiniti, in quattro righe si arriva al risultato giusto. In modo informale, ovviamente. Questo per motivare lo studente a intraprendere una strada che subito lo colpisce per la spettacolarit del modo di ragionare e per la rapidit con cui si arriva al risultato. Ma, riguardo all'introduzione assiomatica dei numeri iperreali, da dove partire? Come prima cosa, cerco di far capire ai ragazzi come mai nei numeri reali non ci sia posto n per gli infinitesimi (non nulli, perch lo zero c'!) n per gli infiniti. In una carrellata di problemi introduttivi si fatto uso di quantit infinitesime o infinite per fare un certo calcolo, ma non ci sono numeri reali infinitesimi n infiniti. Perch? A questo punto invito gli studenti ad analizzare il processo di misura di una grandezza, processo che ha costituito di solito per loro il primo approccio ai numeri reali. Per misurare un segmento, ad esempio, si guarda quante volte ci sta l'unit di misura, poi si passa ai decimi, ai centesimi, ecc. Si tratta di un procedimento che legato all'uso particolare della base dieci, ma che, di fatto, del tutto generale. Invitando i ragazzi ad analizzare quali propriet dei segmenti siano coinvolte in questo processo, emerge immediatamente l'accettazione dell'assioma che un segmento possa essere sempre diviso in un numero arbitrario di parti uguali. Quasi mai, per, gli studenti sono consapevoli del fatto che persino il primo passo del processo di misura implichi l'accettazione
di una propriet dei segmenti di solito taciuta nella scuola dell'obbligo, e cio che riportando successivamente l'unit di misura si possa superare, prima o poi, qualsiasi segmento. Il primo passo, quello che consiste nel trovare la parte intera del numero che esprime la misura del segmento dato rispetto all'unit, presuppone dunque che l'unit di misura, riportata un numero sufficiente di volte, finisca per superare il segmento dato. Quindi, il fatto teorico che impedisce l'esistenza dei numeri infinitesimi e infiniti quello che di solito viene chiamato assioma di Eudosso o di Archimede: dati due segmenti diversi, esiste sempre un multiplo del minore che supera il maggiore. Per inciso, la tacita accettazione di questo assioma resa oggi ancor pi difficile da riconoscere perch siamo abituati a misurare ogni ordine di lunghezze e l'assioma di Eudosso/Archimede finito col diventare un pregiudizio. Gli astronomi oggi misurano le distanze delle stelle e delle galassie ma, nell'antichit, c'erano seri dubbi persino sul fatto che si potesse misurare la distanza Terra-Luna. E il dubbio non era dovuto a difficolt tecniche, ma riguardava l'esistenza stessa di un multiplo dell'unit di misura in grado di superare quella distanza. Archimede, nell'Arenario, ci dice che "molti affermano essere infiniti i granelli di sabbia della spiaggia di Siracusa". Oggi, al contrario, abbiamo il pregiudizio, fin da piccoli, che si possa misurare ogni distanza. C' un'altra versione, del tutto equivalente alla prima, dell'assioma di Eudosso/Archimede: dati due segmenti diversi esiste sempre un sottomultiplo del maggiore che pi piccolo del minore. Si tratta di enunciati equivalenti dal punto di vista logico, ma differenti dal punto di vista psicologico: il primo aiuta in modo pi netto l'intuizione ad arrivare alla conclusione che non esistono segmenti infiniti, mentre il secondo che non esistono segmenti infinitesimi. Per quanto sia grande un segmento, c' un multiplo dell'unit di misura che lo supera, quindi non c' posto per segmenti infiniti. Per quanto sia piccolo un segmento, c' un sottomultiplo dell'unit di misura che diventa pi piccolo di quello, quindi non esistono segmenti infinitesimi. Per poter introdurre segmenti infiniti o infinitesimi dobbiamo allora partire dall'ammettere l'esistenza di coppie di segmenti tali che nessun multiplo del minore superi il maggiore o che nessun sottomultiplo del maggiore sia pi piccolo del minore. Dal punto di vista dell'intuizione, significa accettare che un essere immortale che cammini a velocit costante
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Giornata di studio
con passi uguali al segmento minore non possa mai raggiungere la fine del segmento maggiore.
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sia la sua scala. Per esempio, il numero x fuori del campo visivo (c' il cartello "a destra"). Allora punto il telescopio su x e vedo una porzione di retta centrata in x, nella stessa scala della parte di retta che rientra nel campo visivo.
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Giornata di studio
Introduco infine un terzo strumento: lo zoom all'indietro, che chiamo semplicemente zoom standard. Lo zoom standard ci mostra una porzione di retta rimpicciolita di n volte rispetto alla scala iniziale e si punta tipicamente nell'origine.
Gli strumenti ottici appena introdotti possono essere combinati tra loro, nel senso che ciascuno strumento pu essere applicato al campo visivo di un altro. Ad esempio, posso puntare un microscopio nel campo visivo di un telescopio. Dico ai miei ragazzi che un telescopio standard puntato su Marte ci mostrerebbe i marziani come se fossero davanti a noi e puntando un microscopio nell'immagine del telescopio potremmo osservare i pori della pelle marziana! importante osservare che tutto quello che possiamo descrivere con gli strumenti ottici ha un esatto corrispondente algebrico e che la scelta dell'approccio visivo ha lo scopo di fissare in profondit nello studente le propriet dei numeri iperreali. A questo punto passo a definire i segmenti e i numeri infiniti e infinitesimi. Che cos' un segmento infinitesimo? Un segmento
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infinitesimo un segmento tale che nessun suo multiplo superi l'unit. Ma se nessun suo multiplo supera l'unit, allora non pu superare nessun altro segmento standard; infatti, se un multiplo del segmento dato superasse un qualsiasi segmento standard, poich esiste un multiplo di quel segmento standard che supera l'unit, allora avremmo che un multiplo del segmento dato supererebbe l'unit. Dunque, un segmento infinitesimo un segmento che minore di ogni segmento standard (non nullo). Analogamente, un numero infinitesimo un numero in valore assoluto minore di ogni numero standard positivo. Come visualizziamo i numeri infinitesimi? Consideriamo un numero infinitesimo (positivo). Cosa significa affermare che infinitesimo? Significa che, per tutti gli n (e uso nel disegno i quantificatori), se punto nello zero un microscopio standard a n ingrandimenti, lo vedo sempre sovrapposto allo zero. Per separare dallo zero occorre un nuovo strumento: un microscopio non standard a infiniti ingrandimenti (che disegno allo stesso modo del microscopio standard indicando soltanto in luogo di n come fattore di ingrandimento). Nel campo visivo del microscopio non standard, opportunamente regolato, vedo lo zero e nettamente separati.
Quand' che un segmento infinito? infinito se nessun multiplo dell'unit lo supera. Ma allora non pu essere superato da nessun
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Giornata di studio
segmento standard, perch un opportuno multiplo dell'unit supera ogni segmento standard e quindi un segmento infinito un segmento che maggiore di ogni segmento standard. Un numero infinito allora un numero in valore assoluto maggiore di ogni numero standard. Come visualizziamo un numero infinito M (positivo)? Nella retta, nella scala ordinaria, c' un cartello che indica che M rimane a destra del campo visivo. Cosa significa affermare che M infinito? Significa che, comunque io punti uno zoom standard nell'origine, non riesco mai a farlo rientrare nel campo visivo dello zoom. Quindi, per ogni n, se rimpicciolisco n volte, M continua a rimanere a destra del campo visivo. Occorre un nuovo strumento, che lo zoom non standard, che riesce a fare rientrare nel campo visivo il numero infinito M.
Un segmento finito (finito la negazione di infinito) un segmento che minore di almeno un numero standard, cio un segmento che si riesce sempre a fare rientrare completamente nel campo visivo di uno zoom standard puntato in un suo estremo. Un numero finito allora un numero in valore assoluto minore di
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almeno un numero standard. Per esempio, i numeri standard sono tutti finiti. Infatti sono tutti minori di se stessi pi uno, che ancora un numero standard. Un segmento non infinitesimo un segmento maggiore di almeno un segmento standard (non nullo). Quindi un numero non infinitesimo un numero in valore assoluto maggiore di almeno un numero standard positivo. Abbiamo quindi una classe di numeri che sta fra gli infinitesimi e gli infiniti. Un segmento finito e non infinitesimo un segmento compreso tra due segmenti standard (non nulli). Cos un numero finito non infinitesimo un numero in valore assoluto compreso tra due numeri standard positivi. Come si visualizza un numero finito non infinitesimo a (positivo)? Bisogna sempre fare tre casi: piccolo, medio o grande (come con la birra!). Comincio dal caso in cui a sia "piccolo". Nella scala ordinaria, dove lo zero e l'uno li vedo separati, lo vedo sovrapposto allo zero. Ma non infinitesimo: soltanto piccolo! Mi basta allora un microscopio standard, regolato a un ingrandimento opportuno, per separarlo dallo zero.
Pu invece capitare che il numero sia "medio". Si tratta del caso pi "fortunato", perch il numero, nella scala ordinaria, rientra nel
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Giornata di studio
Resta un ultimo caso, in cui a "grande" e, nella scala ordinaria, rimane a destra del campo visivo. Questa volta per basta uno zoom standard puntato nello zero per farlo rientrare nel campo visivo.
In conclusione, un numero "piccolo" un numero che nella scala ordinaria appare sovrapposto allo zero, ma che pu essere separato dallo zero con un microscopio standard; un numero "medio" invece un numero che gi nella scala ordinaria rientra nel campo visivo e ben separato dallo zero; un numero "grande", infine, un numero che nella scala ordinaria non rientra nel campo visivo, ma che pu essere fatto rientrare con l'uso di uno zoom standard centrato nell'origine.
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I numeri iperreali, visti come i numeri che corrispondono alle misure dei segmenti una volta ammessa l'esistenza di segmenti infinitesimi e infiniti e la possibilit di estendere ad essi le operazioni, possono quindi essere classificati nel modo seguente. Un numero infinito oppure finito, a seconda che sia in valore assoluto maggiore di tutti i numeri standard o minore di almeno un numero standard positivo. Uso le sigle "I" e "f" rispettivamente per indicare un numero infinito e un numero finito. Un numero finito pu a sua volta essere o non essere infinitesimo a seconda che sia in valore assoluto minore di ogni numero standard positivo o maggiore di almeno uno. Uso allora le sigle "i" e "fni" per indicare rispettivamente un infinitesimo o un finito non infinitesimo. Gli infinitesimi sono a loro volta lo zero, che fa pane per conto suo (il pi infinitesimo di tutti!), e gli infinitesimi non nulli. Chiaramente, tutti gli infinitesimi non nulli e tutti gli infiniti sono numeri non standard. I finiti non infinitesimi invece comprendono, tranne lo zero, tutti i numeri standard, ma anche tantissimi altri numeri (uno standard pi un infinitesimo non nullo non standard, ma un finito non infinitesimo). Una volta classificati i numeri iperreali in questi tipi, affronto le operazioni tra tipi. Anche di queste operazioni possibile dare un'immagine geometrica estendendo in modo naturale le costruzioni utilizzate nel caso dei segmenti standard. Ovviamente, i risultati possono essere ottenuti anche per via algebrica, partendo dalla definizione dei vari tipi di numeri. Ritengo per che la cosa pi importante, pi ancora delle dimostrazioni, sia il fatto che i ragazzi indovinino il tipo di risultato che corrisponde a una operazione tra
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Giornata di studio
numeri di dato tipo. L'uso degli strumenti ottici immaginari contribuisce a fare in modo che gli studenti si formino un immagine indelebile delle varie situazioni che si possono presentare, in modo da ricordare con sicurezza il tipo del risultato.
inn inn =inn inn fni =inn inn I =? fni fni = fni fni I = I I I =I
inn : inn = ? inn : fni =inn inn : I = inn fni : inn = I fni : fni = fni fni : I =inn I : inn = I I : fni = I I : I =?
Come nel caso dei limiti, compaiono le cosiddette forme indeterminate, che si presentano nei casi in cui la conoscenza dei tipi degli operandi non consente di determinare il tipo del risultato. Contrariamente al caso dei limiti, per, in cui il limite pu non esistere, nel caso delle operazioni con gli iperreali il risultato esiste sempre (tranne la divisione per zero!). Qualcuno pu farsi l'idea che, in fondo, l'uso degli iperreali sia del tutto equivalente all'uso dei reali con l'operazione di limite. In effetti si dimostra che ogni risultato riguardante i numeri reali, ottenuto mediante gli iperreali, pu essere ottenuto anche coi soli numeri reali. Allora perch ricorrere agli infinitesimi e agli infiniti? Nello studio della matematica lo studente impara a conoscere i numeri razionali, ma non c' problema che riguarda i numeri razionali che non possa essere risolto usando semplicemente i numeri interi! Il grande vantaggio dei numeri razionali sta nel fatto che essi racchiudono gi il concetto di rapporto tra interi, consentendo di lavorare in modo assai pi spedito. Analogamente non c' problema che si risolva coi numeri reali che non possa essere risolto usando successioni approssimanti di numeri razionali. Nei numeri reali questo processo di approssimazione gi incluso e con essi possiamo lavorare in modo molto pi efficiente. Cos accade che
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i numeri iperreali contengano in qualche modo il processo di limite, consentendo cos di affrontare tanti concetti notevoli in modo assai pi semplice e diretto. Non dimentichiamoci poi del fatto che il concetto di limite pi giovane di quello di infinitesimo e di infinito e che i concetti e i risultati fondamentali del calcolo differenziale e integrale sono stati ottenuti con metodi infinitesimali!
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Giornata di studio
/ un infinitesimo, diciamo che un infinitesimo di ordine superiore a . Come possiamo visualizzare il fatto che un infinitesimo di ordine superiore a ? Nella scala ordinaria i due
Se numeri si vedono sovrapposti allo zero e non riusciamo a separarli dallo zero con nessun microscopio standard. Si tratta cio di due infinitesimi. Usando un microscopio non standard e agendo delicatamente sulla manopola dell'ingrandimento, ecco che il primo numero ad essere separato dallo zero . Quando, nel campo visivo del microscopio, vedo separato dallo zero, risulta ancora sovrapposto allo zero e non riesco, in quella scala, a separarlo dallo zero con nessun microscopio standard. In altri termini, e sono entrambi infinitesimi, ma infinitesimo anche rispetto a e, nella scala in cui vedo , un infinitesimo. In quella scala occorre un microscopio non standard per separare dallo zero.
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Se il quoziente
sono infinitesimi dello stesso ordine. Si tratta infatti di una relazione simmetrica in quanto il reciproco di un finito non infinitesimo ancora un finito non infinitesimo. Possiamo visualizzare la situazione nel modo seguente. Per semplicit supponiamo ancora una volta che i due numeri siano positivi e, inoltre, che sia < . Anche in questo caso i due numeri, nella scala ordinaria, appaiono sovrapposti allo zero e non possono essere separati dallo zero con nessun microscopio standard. Occorre allora usare un microscopio non standard e il primo numero che riusciamo a separare dallo zero . Possono presentarsi due casi. Nel primo caso possiamo essere cos fortunati da ottenere nel campo visivo del microscopio non standard un'immagine di e di simultaneamente separati dallo zero.
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che rimane invece sovrapposto allo zero. Questa volta per, nella scala dell'ultimo microscopio, basta usare un microscopio standard per separare dallo zero. Infatti soltanto "piccolo" rispetto a
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Giornata di studio
vicino. La maggior parte delle tecniche infinitesimali prevedono infatti un procedimento risolutivo che sistematicamente affetto da un errore, ma tale che l'errore pu essere reso infinitamente piccolo. Due numeri si dicono a distanza finita o finitamente vicini se la loro differenza un numero finito. Indico il fatto che x a distanza finita da y con la scrittura x y . Anche questa volta si tratta di una relazione di equivalenza, le cui classi prendono il nome di galassie. Questo nome suggestivo proviene dal fatto che mediante un telescopio standard possiamo osservare, nella scala ordinaria, soltanto numeri di una stessa galassia. Per osservare numeri situati al di fuori di quella galassia occorre usare un telescopio non standard. La galassia dello zero coincide dunque con la galassia di ogni altro numero standard ed chiamata galassia principale. La galassia principale non altro che l'insieme dei numeri finiti.
Passiamo finalmente alla nozione di indistinguibilit. Due numeri non nulli si dicono indistinguibili se il loro rapporto infinitamente
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vicino a 1 o, in modo equivalente, se la loro differenza infinitesima rispetto ad essi. Lo zero dunque escluso da questa relazione. Per indicare che il numero non nullo x indistinguibile dal numero non nullo y scrivo che x ~ y . Il significato visivo di questa relazione il seguente. Due numeri sono indistinguibili se, risultando separati dallo zero nel campo visivo di un microscopio o di uno zoom centrato nell'origine (non importa che si tratti di uno strumento standard o non standard), in quella scala non possibile separarli con nessun microscopio standard. L'utilit della relazione di indistinguibilit sta in un principio di sostituzione. Se in un'espressione iperreale sostituiamo ogni numero con uno indistinguibile, allora il risultato dell'espressione indistinguibile dal risultato dell'espressione precedente. Si badi bene per che lo zero escluso da questa relazione! Il modo migliore di chiarire il significato di queste relazioni quello di analizzarle sui vari tipi di numeri iperreali. Due numeri infinitesimi e sono sempre infinitamente vicini e quindi anche a distanza finita. Le affermazioni o non hanno quindi alcun contenuto di informazione. Affermare invece che ~ significa invece asserire qualcosa di pi forte ancora del fatto che
e siano dello stesso ordine. Infatti, due infinitesimi indistinguibili sono sempre dello stesso ordine, essendo il loro rapporto infinitamente vicino a 1 e quindi finito non infinitesimo, ma non vale il viceversa: e 2 sono infinitesimi dello stesso ordine, ma non sono indistinguibili. Per due infinitesimi, essere dello stesso ordine significa infatti differire per un infinitesimo di ordine superiore a entrambi. Due finiti non infinitesimi sono sempre a distanza finita, mentre sono infinitamente vicini se e soltanto se sono indistinguibili. Dunque, per i finiti non infinitesimi essere indistinguibili equivale ad appartenere alla stessa monade o ad avere la stessa parte standard. Per due infiniti M e N, in generale, non vale invece nessuna delle tre relazioni precedenti. In particolare, se i due infiniti sono infinitamente vicini, allora sono anche a distanza finita e, in entrambi i casi, i due infiniti sono indistinguibili. Non vale per il viceversa e
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Giornata di studio
due infiniti indistinguibili possono non essere a distanza finita, ma differire per un infinito di ordine inferiore. Riguardo all'indistinguibilit, valgono le seguenti propriet per la somma di due numeri, che si traducono in regole di calcolo per trasformare un'espressione iperreale in una indistinguibile pi semplice.
M+ a~M
pu
essere
Vediamo qualche esempio di calcolo. r R possiamo trascurare r+ R a denominatore il finito non infinitesimo r rispetto all'infinito R r R r R ~ =r . Poich il risultato un finito non ottenendo che r+ R R infinitesimo e per i numeri di questo tipo essere indistinguibili equivale ad essere infinitamente vicini, possiamo concludere che r R r . In un ITIS gli alunni riconoscono immediatamente che la r+ R formula esprime la resistenza equivalente del parallelo di due resistenze, una finita non infinitesima e una infinita. L'intuizione ci dice che la resistenza infinita equivale a un circuito aperto (corrente infinitesima!) e che la resistenza equivalente data semplicemente dall'altra resistenza. Esempio 1: Nell'espressione iperreale Esempio 2: r r ~ = . In questo caso abbiamo trascurato a r+ r
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denominatore l'infinitesimo rispetto al finito non infinitesimo r. Non avrebbe fornito alcuna informazione la scrittura r , se non r+ quella di affermare che il risultato infinitesimo, mentre la scrittura r ~ ci dice che il risultato non solo infinitesimo, ma che r+
indistinguibile da
separare dallo zero soltanto con un microscopio non standard puntato nell'origine e, nel campo visivo di quello strumento, appaiono sovrapposti e non si riescono a separare con nessun microscopio standard. Anche in questo caso possibile dare una semplice interpretazione del risultato in termini di resistenza equivalente di un parallelo. Esempio 3: Trascurando a numeratore e a denominatore gli infinitesimi di ordine superiore, possiamo scrivere che 5 2 5 5 2 ~ = 5 , da cui 5 . 5 3 3 5 3 Esempio 4: Se trascuriamo a numeratore e a denominatore gli infiniti di ordine inferiore e i finiti, possiamo ricavare che 8M 5M 8M 8M 5M ~ = 2M e quindi che ~ 2M . Visivamente, 3 9 3 4M + 10 4M 4M 3 + 10 9 questo significa che facendo rientrare i numeri e 2M nel 4M 3 + 10 9 campo visivo di uno zoom non standard centrato nell'origine, in quella scala essi ci appaiono sovrapposti e non possono essere separati con un microscopio standard. Sarebbe per un errore scrivere che 8M 5M
4 3 4 3 4 4 3 3 4 3 3 4
8M 5M
2M ! Infatti i due numeri, sebbene indistinguibili, non 4M 3 + 10 9 sono infinitamente vicini. Possiamo verificarlo calcolandone la differenza: 8M 5M
4 3
4M 3 + 10 9
2M =
5M 210 M 4M 3 + 109
5 . 4
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Giornata di studio
In questo caso i due numeri risultano essere a distanza finita non infinitesima, ma pu persino accadere che due infiniti indistinguibili siano a distanza infinita e appartengano quindi a galassie diverse, come accade per i numeri
2 2 M +M e M .
Esempio 5: Concludo con un esempio che equivale al calcolo della 1 derivata della funzione f ( x )= per x = 2 . Se nell'espressione x iperreale risultato 1 1 1 1 1 1 ~ =0 , 2+ 2 2 2 che non ha significato! Infatti lo zero escluso dalla relazione di indistinguibilit! Dobbiamo allora procedere diversamente ottenendo che 1 1 1 1 1 1 = = ~ . 2+ 2 2 ( 2+ ) 2 ( 2+ ) 4 1 1 1 2+ 2
trascuriamo
in 2 + , otteniamo il
) ( )
Possiamo 1 4
allora
( ) o, st [1 (2+1 12 )]= 14 .
1 1 1 1 2+ 2 4
essendo
un numero
Sperando di essere riuscito a darvi un'idea di come sia possibile introdurre i numeri iperreali in modo del tutto elementare, almeno quanto basta per una trattazione del calcolo infinitesimale nella scuola superiore, voglio concludere questo mio intervento segnalandovi tre volumi pubblicati in proprio (l'ultimo ancora in fase di scrittura e che conto di terminare la prossima primavera) in cui ho raccolto la mia ventennale esperienza didattica sull'argomento. Si tratta di volumi scritti in forma di dialogo tra un insegnante e la sua classe: Il professor Apotema insegna ... i numeri iperreali Il professor Apotema insegna ... il calcolo delle differenze e il calcolo differenziale
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Il professor Apotema insegna ... il calcolo delle somme e il calcolo integrale Ringrazio il collega Paolo Bonavoglia e il Liceo Foscarini di Venezia per l'ospitalit e l'impeccabile organizzazione di questo Convegno.
Bibliografia
ABRAHAM ROBINSON, Introduzione alla teoria dei modelli e alla metamatematica dell'algebra, Boringhieri JEROME KEISLER, Foundations of Infinitesimal Calculus (il libro pu essere scaricato gratuitamente in formato pdf all'indirizzo http://www.math.wisc.edu/~keisler/foundations.html)
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Il ritorno dell'infinitesimo
di Paolo Bonavoglia
In questo mio intervento parler brevemente di tre storie: la prima su come e quando mi capit di scoprire l'analisi non standard; la seconda un capitolo di storia della matematica su come and che l'analisi di Leibniz basata sul concetto di infinitesimo venisse rifondata nell'Ottocento da Cauchy e Weierstrass abolendo proprio quel concetto e poi rifondata di nuovo nel Novecento da Robinson riabilitando gli infinitesimi di Leibniz; la terza storia quella che cerca di illustrare i vantaggi dell'approccio non standard rispetto a quello standard.
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Giornata di studio
Mi misi a frugare nella raccolta di numeri di questa rivista puntando subito alle annate 1985, 19861; e qui trovai due articoli sull'analisi non standard; ecco quindi a quando risale la mia scoperta ed ormai passato un quarto di secolo. Quel nuovo approccio mi era apparso subito interessantissimo, non immaginavo che in origine l'analisi di Leibniz fosse stata cos semplice, scoprii finalmente il motivo di quel misterioso dx che compare alla fine di ogni integrale, compresi meglio il perch del simbolo di Leibniz per la derivata. E naturalmente provai subito il desiderio di mettere in pratica quel nuovo modo di affrontare l'analisi. Per proprio nel 1986 persi il posto, che era poi un posto precario, al Mamiani, e mi ritrovai a insegnare Statistica in un istituto tecnico, poi passai ad insegnare Informatica generale, allora materia quasi nuova e in grande espansione, in un istituto tecnico romano, questo tra il 1987 e il 1994. Il desiderio di sperimentare l'analisi non standard dovette essere a malincuore riposto in un cassetto, mentre i miei interessi si spostavano sempre pi sull'informatica. Nel 1994 decisi di lasciare Roma per Venezia e di tentare la strada del ritorno nei licei, feci la domanda di passaggio di cattedra senza crederci molto, e invece al primo colpo ottenni il trasferimento al pi antico liceo di Venezia, il Marco Foscarini. Qui per il programma di matematica era ancora quello tradizionale, niente analisi, e quindi il sogno di provare l'analisi nonstandard fin di nuovo nel cassetto. Solo quando nel 1999-2000 arrivai ad avere una classe terminale di liceo classico con sperimentazione PNI mi trovai finalmente nella situazione di provare l'insegnamento dell'analisi alla maniera non standard. Dopo 15 anni di attesa potevo finalmente provarci. 1 Si tratta di RUGGERO FERRO, Introduzione all'analisi non standard, Periodico di matematiche, n. 3-4 1985; ALBERTO GIANNONE, L'analisi non-standard nella didattica: una propriet degli insiemi StarFiniti, Periodico di matematiche, n. 1-2 1986.
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Un problema che dovetti subito affrontare era l'assenza di qualsiasi libro o materiale didattico in lingua italiana adatto all'insegnamento dell'analisi non-standard nei licei. Solo qualche articolo come quelli ricordati e qualche capitolo di opere non specifiche della NSA.2 Non mi restava altra soluzione che rivolgermi ai libri in lingua inglese, il pi prezioso si rivel J.HENLE-E.KLEINBERG Infinitesimal Calculus, Dover.
ma questa formula per la tangente degenera nel rapporto 0/0 notoriamente indeterminato:
2 Per esempio il capitolo in appendice a R.COURANT H.ROBBINS, Che cos' la Matematica, Boringhieri;
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Giornata di studio
per la tangente m =
y 0 = x 0
Il problema quindi quello del rapporto 0/0, problema che si presenta anche quando si tenta di definire la velocit istantanea di un corpo e che in definitiva ricalca il terzo paradosso di Zenone, quello della freccia. L'idea di Leibniz di sostituire gli zeri con numeri infinitamente piccoli o infinitesimi:
per la tangente m=
dy dx
Nella lettera riportata di seguito Leibniz mostra come si possa ricavare facilmente il coefficiente angolare della tangente a una parabola, usando appunto gli infinitesimi.
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0 < dx<
1 N
Per questi nuovi numeri Leibniz usa, senza dimostrarlo, il seguente fondamentale principio di estensione.
Principio di estensione
AI numeri infinitesimi si applicano le ordinarie regole dell'algebra. quindi per esempio lecito usare le propriet associativa, commutativa, distributiva e i conseguenti prodotti notevoli, potenze del binomio ecc.ecc.
y= x 2
Incrementiamo di un infinitesimo sia la x sia la y:
y + dy= x 2 + ( x + dx )2 x2
e ricordando che
dy =( x + dx )2 x 2
e applicando la regola del quadrato del binomio (per il principio di estensione valida anche per gli infinitesimi):
dy = x 2+ 2 x dx + dx 2 x 2
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Giornata di studio
dy =2 x dx + dx 2
e dividendo tutto per
dy
dy = 2 x + dx dx
ma dx trascurabile rispetto a 2x e quindi:
dy =2 x dx
In questo modo abbiamo trovato il coefficiente angolare della tangente alla parabola; e lo abbiamo trovato non in punto particolare come A(1;1) ma per qualsiasi punto. Il risultato del calcolo di Leibniz infatti non un numero ma una funzione che prende il nome di funzione derivata o brevemente derivata. Il problema della tangente cos risolto in modo generale. Il metodo infatti si applica facilmente a qualsiasi funzione algebrica non solo a quelle di secondo grado. Una variante a questa procedura Leibniz la espone nella gi citata lettera a Newton del 21 giu 1677 dove afferma che
dx 2
va considerato nullo, per le ragioni gi esposte per la ricerca dei massimi e dei minimi. Riprendendo il procedimento da
dy =2 x dx + dx 2
e ammettendo appunto che
dx 2
sia nullo si ha
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dy =2 x dx
dy =2 x dx
risultato ovviamente coincidente con quello precedente.3 Generalizzando il metodo si arriva a questa definizione di derivata:
D x f ( x )=
f ( x+ dx ) f ( x ) dx
dove f(x) una qualsiasi funzione4 Nel caso precedente per esempio sostituendo a f(x) x2 :
Dx x = =
( x+ dx )2 x 2 dx
x 2+ 2 x dx + dx 2 x 2 2 x dx + dx 2 = = 2 x + dx 2 x dx dx
La critica di Berkeley
Nel 1734 George Berkeley vescovo anglicano e filosofo immaterialista (famoso il suo esse est percipi) scrisse un breve saggio intitolato The Analyst nel quale criticava pesantemente i fondamenti del calcolo infinitesimale cos come erano stati definiti da Newton e Leibniz. L'obiezione di Berkeley che il procedimento di Leibniz contraddittorio, l'infinitesimo dx considerato al tempo stesso uguale a zero e diverso da zero, infatti
Dx x =
( x+ dx )2 x 2 dx
3 Contemporaneamente a Leibniz, Isaac Newton partendo dal problema della velocit istantanea arriva a un calcolo equivalente a quello di Leibniz, usando i termini fluente e flussione. 4 Va osservato che la funzione deve essere continua altrimenti la derivata pu risultare indefinita
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Giornata di studio
dx 0
= x 2+ 2 x dx + dx 2 x 2 2 x dx + dx 2 = = 2 x + dx 2 x dx dx
qui si scarta l'infinitesimo presupponendo quindi
mentre
dx =0
Berkeley conclude sarcasticamente che gli infinitesimi sono Ghosts of departed quantities fantasmi di entit defunte.
Cauchy e Weierstrass
La critica di Berkeley non turb troppo matematici, fisici e ingegneri; il calcolo infinitesimale funzionava troppo bene perch si potesse seriamente pensare di abbandonarlo. Restava per il problema di rifondarlo in modo logicamente pi solido. Una prima soluzione fu trovata nell'Ottocento quando Augustin Cauchy ridefin la derivata come un limite:
D x f ( x )=lim
h 0
f ( x + h ) f ( x ) h
per esempio
D x x 2 =lim
h 0
( x + h )2 x 2 =...=lim ( 2 x + h )=2 x h h 0
Il procedimento resta nella sostanza lo stesso, ma al posto dell'infinitesimo dx c' ora un normale numero reale h che tende a zero. Cos il calcolo infinitesimale che era nato dal concetto di infinitesimo viene rifondato abolendo proprio gli infinitesimi. L'ultimo passo in questa rifondazione dell'analisi lo fanno Bolzano e Weierstrass che definiscono in modo rigoroso i limiti, senza far uso di infinitesimi, ma con la ben nota definizione epsilon-delta. Ora l'Analisi Matematica ha fondamenti solidi, ma al prezzo di una
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notevole complicazione del suo impianto concettuale e di buona parte delle dimostrazioni. Gli infinitesimi sono quindi banditi dalla matematica! Leibniz screditato e su di lui cala una vera e propria damnatio memoriae! Ancora oggi capita di leggere che bene stare alla larga dai metodi sbagliati di Leibniz, che arriv a fondare l'analisi in modo fortunoso nonostante un gran numero di errori e leggerezze, un po' come Cristoforo Colombo che scopr casualmente l'America in seguito a un grosso errore nella stima delle dimensioni della Terra.
K ={ p 0, p 1, p 2 ... p n ... }
{ p 0 } K
{ p0, p 1 } K
{ p 0, p 1, p 2 ... p n } K
Nel 1966 Robinson pubblica il testo Non-standard Analysis che di fatto il testo fondante di questo nuovo approccio all'Analisi Matematica.
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Giornata di studio
K ={0< < 1 , 0 < < 1 / 2 , 0< < 1 / 3 , 0 < < 1 / 4 ... 0 < < 1 / N ... }
Esiste un per il quale siano tutte contemporaneamente vere? Nell'insieme R dei numeri reali, chiaramente NO! (per il postulato di Archimede) D'altra parte un qualsiasi sottoinsieme finito di K soddisfacibile, nel senso che esiste un che lo soddisfa. Per esempio:
{0 < < 1 } Un tale esiste, p.es. = 1/2 {0 < < 1 , 0 < < 1 / 2 } Un tale esiste, = 1/3
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I numeri iperreali
L'insieme esteso dei numeri reali standard e non standard costituisce l'insieme dei numeri iperreali. I numeri iperreali possono rappresentarsi come somma di una parte reale e di una parte infinitesima o infinita, per esempio:
3 + 3 4 2
o usando la notazione di Leibniz 3 + 3 dx 4 dx 2 . Il seguente esempio la somma di un numero reale finito (in questo caso 3) e di un numero infinitamente grande.
3 + 3 4 2
Si noti per altro che la somma di un numero finito e di infinitamente grande un numero infinitamente grande.
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Giornata di studio
= 1,
1 1 1 1 , , ... ... 2 3 4 N
Restano infiniti numeri dopo 1/N, tutti minori di 1/N; d'altra parte questi numeri sono tutti maggiori di zero; in questo senso6 possiamo dire che minore di un qualsiasi 1/N e al tempo stesso maggiore di zero; si tratta dunque di un numero infinitesimo o infinitamente piccolo. Infine un numero infinito si rappresenta come una sequenza di numeri reali crescenti che non ha un massimo per esempio:
6 Vale per i numeri iperreali una sorta di regola della maggioranza; tra due iperreali quindi maggiore/minore/uguale quello che ha la maggioranza di elementi maggiori/minori/uguali; qui il confronto facile perch il sottoinsieme degli elementi minori di 1/N infinito, mentre quello degli elementi maggiori (i primi della sequenza) finito; pi spinoso il caso nel quale entrambi i sottoinsiemi siano infiniti; in quel caso occorre definire un insieme di regole che abbiano la struttura di un ultrafiltro. Vedi p.es. HENLE KLEINBERG, Infinitesimal Calculus, cap.3 e app.A
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Si noti che qui la somma di un numero reale finito e di un infinitesimo non un infinitesimo ma un numero iperreale che infinitamente vicino a 3.
st ( a + b dx )=a
Nel caso visto alla fine del paragrafo precedente si ha:
st (3 + 3 )=3
Questa situazione si esprime dicendo che il numero infinitamente vicino a 3 e si scrive7:
3+ 3
3 + 3 3
La funzione parte standard fondamentale per ridefinire derivata usando gli infinitesimi di Leibniz: la definizione ora: la
D x f ( x )=st
) f ( x ) ( f ( x+ dx ) dx
Il calcolo segue la falsariga di quello di Leibniz, ma l'eliminazione finale dell'infinitesimo ora perfettamente giustificata. 7 La simbologia dell'analisi non-standard tutt'altro che uniforme nei diversi autori; cos il simbolo di infinitamente vicino su alcuni testi (doppia ondina) su altri (trattino e ondina)
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Giornata di studio
y= x
x2 :
D x x = st
e quindi:
( x + dx )2 x 2 dx
)
) ( )
=st
x 2 + 2 x dx + dx2 x 2 2 x dx + dx2 = st = st ( 2 x+ dx )= 2 x dx dx
Continuit (intuitiva)
Vediamo ora un esempio di argomento trattato alla maniera non standard, quello della continuit; come illustrazioni uso qui i lucidi preparati per la LIM per le lezioni in classe. Nel primo lucido si parte dalla definizione intuitiva di curva
45
A questo punto si presentano due esempi di funzioni una continua, una funzione goniometrica, e una discontinua la y = floor(x)
Si sente ora le necessit di dare una definizione pi rigorosa di continuit. Come tradurre nel linguaggio matematico quel disegnare senza staccare mai la matita dal foglio di carta? Viene spontaneo tradurlo in ad ogni incremento infinitesimo della variabile x deve corrispondere un incremento infinitesimo della variabile dipendente y O con una formulazione equivalente, che se x ed x sono
1
st ( f ( x + dx ) f ( x ))= 0
o in modo equivalente:
x x 1 f ( x ) f ( x 1)
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Giornata di studio
a b : a + b= b+ a
ha complessit zero e in effetti non molto difficile da capire. Mentre la seguente:
a x : a+ x =0
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ha complessit 1, ed in effetti un po' pi difficile da comprendere della precedente. Ecco ora la definizione di continuit classica
x :x x 0 < f ( x) f ( x 0 ) <
Ci sono due cambiamenti di quantificatore: la definizione piuttosto difficile da capire.
x : x x 0 f ( x ) f ( x0 )
Nessuna variazione di quantificatore, decisamente pi facile da capire.
y = f (t ) t = g ( x)
per esempio
y =e x 1 composta di:
y =e t = x 2 1
La regola della derivata della funzione composta viene giustificata da Leibniz con una banale semplificazione in croce di infinitesimi:
dy dy dt = dx dt dx
48
Giornata di studio
dy t dt = e ; =2 x dt dx
dy dy dt t x 1 = =e 2 x = 2 x e dx dt dx
2
Nell'analisi classica questa banale dimostrazione viene considerata sbagliata essendo basata sugli infinitesimi e sostituita con dimostrazioni molto pi complesse; a titolo di esempio ecco la dimostrazione di un vecchio ma sempre ottimo manuale di Analisi, quello di Piero Buzano8: Sia y = f(x) funzione composta mediante le funzioni:
y= f ( t ) e t = g ( x )
y f ( x+ h ) f ( x ) f [ g ( x + h )] f [ g ( x )] = = x h h
e quindi applicando la seconda formula dell'incremento finito, si ha:
y f [ g ( x )+ hg ' ( x )+ h 2 ] f ( g ( x )) = x h
e ponendo
h f ' ( x )+ h 2= k
y f [ t + k ] f ( t ) = x h
applichiamo ora a f ( t + k ) la prima formula dell'incremento finito ove si sostituisca x con t e h con k, avremo:
y k =[ f ( t )+ 1] x h
e ripristinando per k l'espressione
h f ' ( x )+ h 2
8 PIERO BUZANO, Lezioni di Analisi Matematica, Torino, Levrotto & Bella 1968, pag.89.
49
h 0 d:
dy = f ' ( t ) g ' ( x) dx
Nell'analisi non standard la regola pu nuovamente giustificarsi alla maniera di Leibniz con l'aggiunta della funzione parte standard.
st
dy dt dy dt = st ( )= st ( )st ( ) ( dy dx ) dt dx dt dx
Si veda per esempio la dimostrazione della chain rule in Infinitesimal Calculus9 che dopo aver considerato il caso un po' patologico che la funzione t = g(x) sia costante e quindi dt = 010 dimostra la regola appunto con la semplificazione in croce. La differenza di complessit per giustificare questa regola non richiede ulteriori commenti.
9 HENLE-KLEINBERG Infinitesimal Calculus, Dover; pag 69 Theorem 7.5 10 Un esempio tratto dalla mia esperienza didattica: avendo 2 Dx e alcuni sottoposto ai miei studenti il quesito: calcolare studenti diedero questa soluzione: scomponiamo la funzione in y = et ;t = 2 calcoliamo y '=e t ; t '= 0 e le derivate quindi 2 2 D x e = e 0= 0 . Soluzione corretta ma anche inquietante: non 2 e una costante e quindi la era evidente dall'inizio che derivata zero? Che bisogno c'era di usare la regola della derivata composta? In questo senso ho chiamato patologico questo caso che appunto quello nel quale dt = 0 .
50
Giornata di studio
a) Derivate e integrali di funzioni polinomiali (e studio di tali funzioni); adatto a una scuola dove si vuole limitare al minimo lo studio dell'analisi. Si pu affrontare l'argomento subito dopo lo studio della geometria analitica (retta e coniche) e prima di trigonometria e funzioni esponenzialilogaritmiche. Il vantaggio che finalmente gli studenti delle scuole superiori riescono ad assimilare i concetti di derivata e integrale ben prima dell'ultimo periodo dell'ultimo anno. b) Lo stesso percorso ma con calcolo numerico di aree ed integrali che pu essere collocato a complemento dello studio degli integrali stessi. c) Una prima fase equivalente alla a) al penultimo anno, quindi trattazione pi approfondita di iperreali, derivate e integrali all'ultimo anno. d) La c) con i polinomi di Maclaurin si tratta di un'utile integrazione; si capisce finalmente come si calcolano funzioni non algebriche come le goniometriche, e le esponenziali-logaritmiche.
Bibliografia
1. ABREHAM ROBINSON, Non Standard Analysis, Princeton, 1966-1996 2. PIERO BUZANO, Lezioni di Analisi Matematica, TORINO, Levrotto & Bella 1968 3. J.HENLE-E.KLEINBERG Infinitesimal Calculus, Dover, 1979-2003 4. R.COURANT H.ROBBINS, Che cos' la Matematica, Boringhieri, 2000 Segnalo inoltre questo libro basato sulle mie lezioni di calcolo infinitesimale nel liceo: 5. P.BONAVOGLIA, Il calcolo infinitesimale, matematicamente.it, 2011
51
di Pietro Cacciatore
Per la matematica diverso. La matematica precede di fatto storicamente lontologia, e le teorie matematiche sono quello che sono indipendentemente dalla teorie filosofiche. Se ci sono o cosa sono gli enti matematici lo decide la matematica. 11
Linsegnamento dellAnalisi non standard spesso fatto in contrapposizione allAnalisi classica, il punto di vista qui sostenuto che utile cercare unintersezione tra le due teorie poich la storia della matematica una storia di idee e le vicende che hanno condotto allinvenzione delle due teorie ne sono un ottimo esempio. In questo articolo, che ripercorre lintervento al Convegno, mi auguro di portare argomenti convincenti a sostegno di questa tesi. La prima parte del percorso proposto costruita sul libro del Sawyer, Il calcolo infinitesimale, Zanichelli, 1983 nel quale indicato un percorso rapido al concetto di derivata, in sostanza si tratta di una trasposizione didattica delle derivate alla Newton-Leibniz per il calcolo della pendenza della tangente ad una curva in un suo punto12. Ad esempio volendo calcolare il coefficiente angolare della tangente alla curva y = x2 in un suo punto generico si procede cos:
m ( x )= y y ( x + h ) y ( x ) ( x + h ) x 2 x 2 + 2 hx + h 2 x 2 2 hx + h 2 (2x + h ) h = = = = = x x + h x h h h h
2
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Giornata di studio
2x + h
(1)
Come ognuno pu vedere i passaggi (1) e (2) sono contraddittori. Ed su questa contraddizione che si dovr richiamare con forza lattenzione degli studenti, ad esempio discutendo sul seguente brano13 Fermat e pi tardi Newton e Leibniz non diedero mai una giustificazione del loro modo di procedere, e del resto si guardavano bene dallasserire alcun teorema generale. Il procedimento che seguivano sembrava loro soddisfacente perch si prestava ad uninterpretazione geometrica ed erano fiduciosi che alla fine sarebbe stato possibile darne una adeguata dimostrazione. Alcuni pensatori posero in dubbio la correttezza di questo modo di procedere. Lattacco pi forte venne da un filosofo il Vescovo G. Berkeley (1685-1753): Leibniz, Newton e i loro seguaci non si fanno alcuno scrupolo, prima di supporre e poi di ripudiare le quantit infinitesime [lincremento h], con quale correttezza nel ragionamento, ogni uomo pensante, che non ha pregiudizi, pu facilmente discernere Chiedo che i matematici, i quali sono tanto esigenti in cose di religione, siano rigorosamente scrupolosi nella propria scienza. Non forse vero che anchessi hanno i loro misteri e, ci che peggio, che a questi aggiungono contraddizioni? LApproccio del Sawyer permette di saltare i limiti e lavorare subito con le derivate; la cosa pu risultare molto vantaggiosa in uno Scientifico perch si pu introdurre la derivata addirittura in terza. Naturalmente lo studio di funzione (in modo completo) richiede la nozione di limite, ma intanto in terza e in quarta lo strumento derivata torner molto utile sia in Matematica, sia in Fisica. In effetti i due problemi che condussero al concetto di derivata furono da una parte la determinazione del coefficiente angolare della tangente ad una curva in un suo punto e dallaltra la determinazione 13 Kline, Matematica la perdita della certezza, Mondadori, 1985, pag 161
53
della velocit istantanea di un corpo, ed anche in questultimo caso si tratta di calcolare un rapporto incrementale, ad esempio per il moto in caduta libera si ha:
v=
s (t + h ) s (t ) h
1 1 g ( t + h )2 gt 2 2 v= h
gt +
1 2 1 1 gt + gt + h2 gt 2 2 2 h
1 h )h (gt + 2 h
1 h (con h 0 ) = gt (con h = 0 ). 2
In preparazione alla seconda parte del percorso si presenteranno agli studenti gli approcci di Newton e Leibniz al calcolo, enfatizzando le differenze fra i due punti di vista: a Newton si attribuir un punto di vista dinamico: la tangente il limite della corda Gli ultimi rapporti non sono i rapporti delle ultime quantit, ma i limiti ai quali i rapporti delle quantit decrescenti si avvicinano sempre, illimitatamente, e ai quali si possono avvicinare per pi di qualunque differenza data. Mentre a Leibniz si attribuir un punto di vista statico: la tangente ha due punti di contatto infinitamente vicini con la curva Si constata che le regole del finito funzionano nellinfinito e viceversa, come se ci fossero degli infinitamente piccoli metafisici. Gli infinitesimi di Leibniz sono in atto, e prefigurano la soluzione di Robinson. Questa si pu riassumere con lintroduzione del concetto di infinitamente piccolo e infinitamente grande, e quindi dei numeri iperreali. Mentre gli sbocchi del punto di vista di Newton saranno il concetto di limite, e la formalizzazione dei numeri reali.14 La soluzione di Weierstrass al problema della derivata, e cio la sua definizione di limite, incontra notevoli difficolt didattiche sia a
14 Naturalmente le posizioni sono molto pi sfumate e fra loro contaminate, e si tratta dunque di una forzatura didattica. Ma costruire un percorso didattico con elementi di storia della matematica non significa, e non pu significare, fare storia della matematica. Primo perch linsegnante non uno storico di professione e secondo perch sarebbe impossibile, e didatticamente dannoso, percorrere tutte le piste.
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Giornata di studio
livello tecnico sia a livello di motivazione. Gli studenti fanno fatica a capire perch sia necessaria una definizione cos astrusa, che per di pi costringe a calcoli complicati, per affermare ad esempio che lim ( x+ 5 )= 7 . Forse il racconto delle difficolt incontrate dai
x 2
matematici nel risolvere il problema della tangente e della velocit istantanea da una parte, e il presentare la soluzione weierstrassiana come una vera e propria rivoluzione scientifica dallaltra un modo per aiutarli. Nel primo caso infatti non serve ricorrere ad esempi artificiosi, ma si presenta un problema vero, un problema che risulta insormontabile con sole manipolazioni algebriche, cio il rapporto fra due quantit che tendono entrambe a zero; nel secondo si enfatizza lindividuazione di una anomalia nella teoria gi al suo sorgere, laccantonamento di questa anomalia, e infine la sua rimozione ad opera di Weierstrass.15 Per quanto riguarda gli aspetti pi propriamente tecnici, baster limitare la verifica dei limiti alla Weierstrass a semplicissime funzioni, giusto per far capire agli studenti come funziona la definizione; il calcolo del limite, infatti, risulta molto pi agevole in Analisi non Standard. Si badi, ho detto calcolo e non verifica, e questa sar una delle tante differenze tra le due teorie che andr fatta notare agli studenti. Riprendendo le considerazioni storiche epistemologiche vorrei far presente che la mia esperienza, con questo come con altri argomenti, mi ha convinto che gli studenti sono in grado di capire benissimo che lopera di Weierstrass una ricostruzione a posteriori, e questo pu essere motivo di ulteriori riflessioni, come fa giustamente notare Lolli16: [] si scoprono prima le propriet degli enti che gli enti stessi; questo rispetta semplicemente la storia; nessuno pu ignorare che propriet come quelle dei logaritmi e molte altre siano state enunciate e usate ben prima che si desse une definizione dei numeri reali stessi a fine Ottocento.
15 Il richiamo al punto di vista di Kuhn qui evidente; ed a proposito di filosofia della scienza, forse il caso di far notare agli studenti che Newton, Leibniz e tutti i matematici successivi non si comportarono certo da falsificazionisti.
55
Una circostanza di rilevante interesse, che va fatta notare agli studenti, che la definizione di limite non pu prescindere dalla costruzione dei numeri reali, anzi che linsieme dei reali costruito, volutamente, in modo da risultare chiuso rispetto alloperazione di limite17. Si capisce che al centro di queste argomentazioni c lassioma di continuit che proprio in vista di queste riflessioni bene trattare con una certa cura negli anni precedenti. Tutto ci va ricordato affinch gli studenti possano apprezzare larmonia del calcolo, e possano avere la percezione che il periodo in cui avvennero queste scoperte fu elettrizzante per la storia della matematica. Non un caso che nello stesso anno, 1872, comparvero la definizione di numero reale (Cantor, Dedekind, Weierstrass e altri), lassioma di continuit di Dedekind (ma anche un analogo assioma di Cantor), e la definizione di limite di una funzione. La storia delle idee ha spesso aspetti sorprendenti, a volte quasi ironici, il caso degli infinitesimi che furono banditi, con grande soddisfazione, dallanalisi matematica per poi rientrare a buon diritto fra i concetti pi utili e promettenti. Nel 1948 Hewitt dimostr, servendosi di sofisticate tecniche della teoria dei modelli, lesistenza degli infinitesimi; e questi furono poi utilizzati negli anni 60 del Novecento da Robinson per creare lAnalisi non standard. Qualche anno dopo Keisler costru la teoria assiomatica dei numeri iperreali. La seconda parte del percorso si apre con una trasposizione didattica del testo di Keisler, Elementary calculus an infinitesimal approach, http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/. Penso sia importante presentare una trasposizione didattica il pi fedele possibile della teoria degli iperreali e soprattutto dimostrare i teoremi che sono diretta conseguenza degli assiomi, ci, pi di ogni altra cosa, d, a mio avviso, il senso di come si costruisce (a posteriori!) una teoria. Di solito i primi teoremi sono molto facili, succede anche nel nostro caso; ma un errore didattico, secondo me, saltarne le dimostrazioni solo perch non impegnano adeguatamente gli studenti. A titolo di esempio riporto due
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Giornata di studio
dimostrazioni (per semplificare sono considerati solo infinitesimi positivi): Se infinitesimo, ci aspettiamo che anche + = 2 lo sia, pi in generale ci aspettiamo che sia infinitesimo + + ... + = k , con
k N 0 . Per assurdo k non sia infinitesimo, allora per
qualche naturale n si ha
1 < : contraddizione! n'
Se , sono infinitesimi, infinitesimo. Sia < prendiamo < 1 con n = 1 (ipotesi), cos < .
1 n N 0 e n
1 1 n N 0 1 = n n
La parte applicativa non comporta, a questo punto del percorso, particolari difficolt: gli studenti ritrovano infatti il modo di operare del Sawyer. Un momento importante la ricomposizione della contraddizione h 0 h = 0 : numeri trascurabili contro infinitesimi! ma non lo solo dal punto di vista logico, importante anche dal punto di vista didattico: la comparazione genera metacognizione. Ripercorriamo il calcolo della derivata di
y = x 2 fatto
secondo
la
nostra
ricostruzione didattica della derivata alla Newton-Leibniz, e confrontiamolo col calcolo fatto alla Robinson:
m ( x )= y y ( x + h ) y ( x ) ( x + h ) x 2 x 2 + 2 hx + h 2 x 2 2 hx + h 2 (2x + h ) h = = = = = x x + h x h h h h
2
(1)
57
I due passaggi (1), (2) non sono pi contraddittori se lavoriamo in IR: dividere per h in questo caso possibile poich h un infinitesimo supposto diverso da zero
2x + h
(2)
Questo argomento un ottimo esempio di come significati nuovi di vecchie parole (limite, vicino), si intreccino con parole nuove (infinitesimo). Che il concetto di vicino sia relativo scontato, ad esempio, due stelle sono vicine in un senso decisamente diverso di due citt vicine e queste ultime lo sono in un senso ancora diverso di due molecole vicine, ma il termine riferito al concetto di limite apre scenari nuovi: per il senso comune i due termini si combinano per dare il significato di essere sempre pi vicino, avvicinarsi sempre di pi; dopo aver introdotto la soluzione di Weierstrass ci siamo resi conto che il significato di senso comune, che veniva fatto proprio dai primi analisti, era inadeguato ad esprimere il concetto di pendenza della tangente ad una curva in un suo punto, o di velocit istantanea, poich produceva contraddizioni! Quello che ci dice la proposta weierstrassiana infatti che alla parola limite dobbiamo dare il significato di essere pi vicino di una quantit prefissata (viene lanciata la sfida: dammi un epsilon piccolo quanto vuoi (la quantit prefissata) e ti mostro che esiste un delta tale che), tutto sommato era quello che si era prefigurato Newton senza per riuscire ad esprimerlo rigorosamente! Nella proposta di Robinson il significato della parola limite cambia, diventa quello di un superlativo assoluto vicinissimo: se mi metto vicinissimo ad x0, allora mi ritrovo vicinissimo ad l. Alla fine tra il senso comune e la proposta di Robinson c la differenza che passa tra un superlativo relativo e un superlativo assoluto, forse per questo che i due significati ci sembrano molto pi comprensibili rispetto al significato che vuole Weierstrass18. Dunque questo argomento non conduce semplicemente 18 Ferro, Due problemi, comunicazione personale in corso di pubblicazione
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Giornata di studio
ad una negoziazione di significati (come capita con termini come lavoro, razionale, ) ma mostra agli studenti che la matematica, e il discorso scientifico in generale, si configurano come scrigni di parole e sorgenti di metafore. Il pensiero corre a quei poeti che hanno ricercato costantemente nel linguaggio scientifico una fonte di ispirazione (Dante, Zanzotto, ) Limpostazione data a questo percorso conduce inevitabilmente ad affrontare il problema dellesistenza degli infinitesimi, aspetto che ho voluto sottolineare sin dal titolo dellintervento. Il flusso delle nostre riflessioni partito da Berkeley che dimostrando la contraddittoriet dei costrutti teorici di Newton e Leibniz aveva di fatto dimostrato la non esistenza degli infinitesimi: se gli infinitesimi sono contraddittori, allora non esistono, sembra condurci inevitabilmente alla proposizione contraria: se gli infinitesimi non sono contraddittori, allora esistono e cio al punto di vista di Hilbert che lesistenza di un oggetto matematico legata alla non contraddittoriet: Frege Il fatto che gli assiomi siano veri ci assicura di per s che non si contraddicono tra loro, e ci non abbisogna di alcuna ulteriore dimostrazione. Hilbert Mi ha molto interessato leggere nella Sua lettera proprio questa frase, poich io, da quando ho cominciato a riflettere su questo argomento, ho sempre detto esattamente il contrario: se assiomi arbitrariamente stabiliti non sono in contraddizione, con tutte le loro conseguenze, allora essi sono veri, allora esistono gli enti definiti per mezzo di quegli assiomi. Questo per me il criterio della verit e dellesistenza.19 Ma questa vicenda custodisce una sorpresa: la Teoria dei Modelli assicura lesistenza di Modelli non Standard di una teoria, e, nel nostro caso, assicura, in definitiva, lesistenza degli infinitesimi. La dimostrazione accessibile agli studenti, essa tutta giocata sulla differenza fra sintassi e semantica (confrontate la figura a lato, dove la parte di sinistra si riferisce a considerazioni sintattiche, e la 19 Citato in Lolli, Da Euclide a Goedel, Einaudi, 2004, pag 72
59
parte di destra a considerazioni semantiche20) e sulla conoscenza di un fondamentale Metateorema (Goedel 1930, indicato in figura con MT) che pur essendo di difficile e complessa dimostrazione ha un enunciato semplice e convincente: Una teoria non contraddittoria se e solo se ha un modello21.
c un numero maggiore di zero e minore di 1/2 c un numero maggiore di zero e minore di 1/3 c un numero maggiore di zero e minore di 1/n P un insieme di enunciati di R e R un modello di questa teoria. Ovviamente tutto P non pu essere vero in R poich contraddirebbe lassioma di Archimede tuttavia ogni sottoinsieme finito di P vero
20 Forse il modo migliore per far riflettere gli studenti sulla differenza fra i punti di vista moderno e classico sulla matematica, e quindi, primariamente, sulla distinzione fra sintassi e semantica, presentare le geometrie non euclidee con i loro numerosi modelli.
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Giornata di studio
in R e dunque ognuno di questi sottoinsiemi non contraddittorio (MT), ma allora lintera collezione non contraddittoria (questo un punto centrale: infatti una qualunque dimostrazione che utilizzi questi enunciati deve, come ogni altra dimostrazione, essere formata da un numero finito di premesse, cos se P fatto da sottoinsiemi non contraddittori, non potr esserci una dimostrazione che utilizzi come premesse un sottoinsieme di P e conduca ad una contraddizione), cos per MT linsieme P deve avere un modello, R*, in cui tutti gli enunciati sono simultaneamente veri. Evidentemente R* dovr essere diverso da R. 22 Questa dimostrazione di esistenza rivela un aspetto troppo spesso trascurato del metodo assiomatico, e cio la sua capacit di operare come strumento euristico!23 Vorrei finire con unultima riflessione che propongo ai miei studenti. Lopera di Robinson ha recuperato dei concetti che erano stati criticati ed espulsi dalla matematica (il grido di vittoria di Russell gli infinitesimi [...] devono essere considerati non necessari, erronei e auto-contraddittori, rende bene lidea dello stato di soddisfazione dei matematici per la soluzione di Weierstrass che metteva fine ad un secolare imbarazzo), e con quei concetti ha costruito una teoria alternativa. Ora mi pare di poter affermare che la lezione pi importante dal punto di vista epistemologico che la storia della conoscenza imprevedibile, e che le epistemologie non possono avere carattere prescrittivo, ma si devono accontentare di riflettere e trarre insegnamento dalla storia della conoscenza, non per imporre i corretti comportamenti che deve assumere lo
22 Davis, Hersh, Logica, Quaderni delle Scienze, N 60, 1991 23 Furono le riflessioni sul metodo assiomatico ed in particolare sui modelli di
geometrie-non (non-euclidee, non-continue, non-archimedee, ) che condussero a scoperte fondamentali sui legami tra gli assiomi della geometria, in definitiva su questioni di indipendenza. Un ottimo esempio da portare agli studenti che in un modello non-continuo non vero gi il primo teorema del primo Libro degli Elementi (la costruzione del triangolo equilatero) poich in questo modello non esiste lintersezione fra le due circonferenze! Da qui la constatazione (oggi fin troppo ovvia) che il sistema di Euclide largamente incompleto.
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scienziato, ma per aiutarci a comprendere il rapporto tra il mondo ed i nostri tentativi di crearne unimmagine, di interpretarlo.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare il Professore Ruggero Ferro che trentanni fa mi ha fatto conoscere lAnalisi non Standard. Ho con lui un particolare debito di riconoscenza per il generoso aiuto al Progetto Lauree Scientifiche realizzato nella mia 3F in questo anno scolastico (201112). La sua presenza, praticamente costante, ha arricchito le lezioni e le attivit svolte in classe. Mentre il sostegno datomi in orario extra scolastico ha reso possibile la costruzione delle parti pi impegnative dei materiali didattici distribuiti agli studenti.
Un ringraziamento particolare al Professore Paolo Bonavoglia e al Liceo Foscarini di Venezia per lospitalit.
62
Giornata di studio
63
In questo intervento porto con semplicit un tentativo di insegnamento di NSA in un liceo scientifico. Dar le linee essenziali del programma finora svolto, cercando di analizzare i limiti e le opportunit di questa scelta Non Standard
64
Giornata di studio
Premessa 2: i Prerequisiti
In questa seconda premessa volevo sottolineare che nella programmazione che ho svolto con loro nei 5 anni, inconsapevolmente era gi stato preparato il terreno all'introduzione di infinitesimi e infiniti, grazie alla geometria proiettiva e allo studio della cinematica, fatti l'anno prima. In particolare nella geometria proiettiva gli studenti hanno fatto un percorso che parte dalla constatazione che data una retta a e un punto P al di fuori di essa, qualunque retta che passi per P ha un punto in comune con a TRANNE la retta h (la retta rossa in figura) Si introduce allora una nuova categoria di punti (i punti all'infinito) che sono DEFINITI come i punti di intersezione tra rette parallele. Come conseguenza di questa definizione ad esempio si arriva a ridefinire l'usuale concetto di triangolo come illustrato nella figura qui sotto:Le due figure indicate sono un triangolo con un punto all'infinito (in alto) e un triangolo con due punti all'infinito (in basso). Il percorso didattico poi prosegue fino alla definizione delle coniche. Quello che qui importante sottolineare che i miei studenti sono quindi gi stati
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predisposti a pensare i numeri infiniti e al telescopio infinito come strumento per visualizzarli. Per quanto riguarda gli infinitesimi invece ha molto giovato, durante le ore di fisica, la sperimentazione con gli accelerometri (In figura uno montato sopra un treno della Lego) Essi misurano l'accelerazione scomposta nelle tre direzioni spaziali x y z. Tramite un software poi possibile registrare i valori con un certa risoluzione temporale. In particolare i nostri, gentilmente forniti dalla ST Microelectronics, potevano campionare con una frequenza di 50 Hz (50 misure al secondo). Dalla accelerazione si passa poi alla velocit e allo spazio percorso tramite due integrazioni effettuate in modo numerico eseguito con un qualsiasi foglio di calcolo. (vedi figura qui a fianco) Penso che sia abbastanza evidente il parallelo tra numeri infinitesimi (i numeri pi piccoli di un qualsiasi numero reale) e la risoluzione dello strumento (il pi piccolo intervallo temporale campionabile)
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Il percorso
Il programma svolto alla fine dell'anno scorso grossomodo il seguente: 1. Rapida analisi delle tappe che portano dall'introduzione dei numeri naturali fino ai numeri reali, passando per i numeri relativi e razionali. Questo servito per mostrare agli studenti che il concetto di completamento o di allargamento di un insieme numerico gi stato applicato nel corso del loro percorso scolastico. 2. Introduzione dei numeri infinitesimi POSITIVI indicati con le lettere , ... i numeri infinitesimi NEGATIVI indicati con , ... ; i numeri infiniti POSITIVI indicati con le lettere maiuscole H, K; i numeri infiniti negativi indicati con -H, -K... La separazione del segno una mia scelta personale effettuata ricordando le difficolt che possono insorgere nell'assegnare il giusto segno al risultato dei limiti 3. L'algebra dei numeri iperreali: le operazioni di somma, prodotto divisione e sottrazione tra numeri iperreali 4. Gli strumenti per visualizzare i numeri iperreali sul piano cartesiano: il telescopio infinito e il microscopio infinitesimo 5. L'operazione di parte standard e il concetto di infinitamente vicino per trasformare i numeri iperreali in numeri reali 6. La derivata di una funzione f(x) in un suo punto introdotta come il coefficiente angolare della retta che passa per due punti di f(x) infinitamente vicini tra loro Siccome la classe un liceo scientifico, in vista dell'esame di Stato, non me la sono sentita di essere completamente Non Standard, per cui ho preferito parlare anche di limite come una
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diversa scrittura della operazione parte standard. Come esempio di questo prendiamo la funzione:
y=
x 22x 5 x 3
x +
H 2H + 5 H = st =+ H 3 H
2
) ( )
2
lim y = st
x
2 ( H ) 2 (H )+ 5 H = st =+ H (H )3
) ( )
(
x 3+
lim y = st
( (
x 3
lim y= st
( 3 ) 2( 3 )+ 5 9 6+ 5 = st = st ( H )= ( 3 )3
2
La separazione del segno, ovvero aver distinti tra numeri infinitesimi e infiniti positivi e negativi, mi sembra faciliti il calcolo finale. I risultati sono invece conseguenza dell'algebra dei numeri iperreali che in questo caso trova applicazione concreta.
I limiti
Penso che una vera analisi dei limiti di un percorso NSA per un liceo scientifico sia possibile solo dopo l'esame di maturit. Per alcune cose possono essere dette gi anche adesso: Di sicuro l'esame lo spauracchio pi grande per gli studenti, a cui non stato nascosta l'originalit del percorso. L'incognita sicuramente rappresentata proprio dal giudizio di un commissario esterno rispetto a queste scelte programmatiche che poterebbero essere considerate negativamente (sbagliate?) e quindi rappresentare uno svantaggio per gli stessi studenti. Devo dire che queste considerazioni erano molto forti all'inizio dell'anno scolastico attuale, ora si sono smorzate,
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perch essi stessi, nel confronto tra pari, hanno potuto toccare con mano l'approccio molto pi semplice all'analisi, a detta loro in particolare quando bisogna calcolare il segno degli infiniti a partire da denominatori infinitesimi. LA seconda difficolt stata certamente superare le domande A cosa uguale H? a cosa uguale ? Queste domande sono state superate in primis con l'esercizio. Ritengo sia importante quindi cominciare prima della quinta ad introdurre infinitesimi ed infiniti, anche solo per poter contare sui compiti estivi come momento di sedimentazione. In secondo luogo ha giovato molto l'applicazione dell'analisi alla realizzazione del grafico di una funzione.
I vantaggi
Penso di poter dire che i vantaggi di questo approccio siano molteplici. Per quanto riguarda l'operazione di limite, esso finalmente si formalizza attraverso un vero e proprio calcolo simbolico di cui sono chiare le regole, i presupposti e per i quali diventa anche facile fornire dei meccanismi interpretativi. In altre parole, diventa abbastanza meccanico calcolarli e diventa abbastanza facile darne una interpretazione grafica. Non spendo altre parole per il concetto di funzione continua (ne hanno gi parlato i miei colleghi), mentre invece volevo aggiungere una considerazione per quanto riguarda la derivata. Penso che il vantaggio maggiore sia nel fatto che la retta tangente ridiventa a tutti gli effetti una retta che passa per due punti ( seppur infinitamente vicini). Questa cosa ha un'importanza simbolica non indifferente, perch in questo modo si spiega abbastanza bene perch quando la secante diventa tangente, pur essendo la tangente una retta che passa per un punto ha proprio la giusta inclinazione e non una qualunque!
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Bibliografia
1. PAOLO BONAVOGLIA, Il calcolo infinitesimale, Matematicamente.it 2011 2. JEROME KEISLER, Elementary calculus: An Infinitesimal approach, 2000 3. GIORGIO GOLDONI, Il prof. Apotema insegna... i numeri iperreali, ilmiolibro.it 2011 4. GIORGIO GOLDONI, Il prof. Apotema insegna... il calcolo delle differenze e il calcolo differenziale, ilmiolibro.it 2011 5. R.COURANT H.ROBBINS, Che cos' la Matematica, Boringhieri (per una introduzione alla geometria proiettiva);
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