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COMUNICATO STAMPA
«Erano gli anni ’50 e furono tanti quelli che lasciarono Librino per cercare altrove una condizione
di vita migliore. Vidi partire tanti, amici e conoscenti. Jacobello andò in Australia, Mimmo Rizzo in
Francia; anche mio cugino Andrea partì: andò a Torino così come Saro Musumeci; Mimmo Mirabile
scoprì le difficoltà della Germania. Ma non furono i soli, tanti altri emigrarono verso le destinazioni più
disparate.
Alcuni tornarono, altri richiamarono anche i loro parenti. Di Jacobello o di Saro non mi ricordo più
nemmeno il loro viso. Ho sentito dire poi che Jacobello è morto in Australia...»
Furono tanti gli
“Emigranti”.
A loro, alle loro vicende umane e sociali, è dedicato il capitolo conclusivo della “trilogia della
tradizione”, in scena venerdì 27 marzo alle 20.30, con repliche sabato 28 marzo alla stessa ora e
domenica 29 marzo alle 18.30, alla “Sala Magma” di via Adua 3 a Catania.
Ancora una volta Librino diventa paradigma di tutte le problematiche sociali e l’Associazione
Terre forti, ancora una volta, si nutre dei ricordi di alcuni suoi componenti.
Quello dell’emigrazione è stato, per tantissimi anni, un problema condiviso da quasi tutte le
regioni d’Italia. Forse la Sicilia è stata una delle ultime a soffrire di questo disagio, per diventare invece,
poi, una delle regioni che ha subito maggiormente questo dramma.
Già a partire dal 1835, in piena epoca borbonica, vi fu il trasferimento in Tunisia di alcuni gruppi
di tonnaroti e corallari, soprattutto trapanesi. Ma nel 1870 – da poco era stata realizzata l’unità d’Italia –
vi era indirizzata il 94٪ dell’emigrazione siciliana.
Nel corso dei decenni successivi, il fenomeno raggiunse un’attività parossistica che si diresse
principalmente verso il Continente americano.
Oggi il Mediterraneo continua ad essere lo spazio della “speranza dei disperati”, ma questa
volta non sono i siciliani ad andare in Tunisia, ma i Tunisini e molti altri del Nord Africa a venire in Sicilia.
Ed è quello di cui ci parlerà Ramzi Harrabi con il suo monologo
“Figghiu ri Maumettu”.
Parlerà della sua storia di artista tunisino, dei suoi primi anni nella terra di Lentini e dell’impatto con
certe realtà.
L’artista racconterà il dolore, le speranze, le indifferenze e le amicizie nel tentativo di provocare
una riflessione e un’interrogazione su come, ancora oggi, si vede il diverso.
È l’incontro tra tragedia sociale e comicità teatrale per descrivere la situazione degli extracomunitari in
alcune realtà sociali.
Il Cuntu di Ramzi è colorato anche dalle sue poesie e dalle sue vocalizzazioni di timbro arabo.
Emigranti
(perenne peregrinazione per il Mediterraneo e oltre)
A cura di
Rossella Mirci
da AA.VV.
con
Alfio Guzzetta
Gregorio Lui
Chitarra e canto
per
“Figghiu ri Maumettu”
Ramzi Harrabi
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Direttore di scena
Orazio Indelicato
Coordinamento e Regia
Alfio Guzzetta
Sala Magma
Via Adua n° 3
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Venerdì 27 marzo ore 20,30
Sabato 28 marzo ore 20,30
Domenica 29 marzo ore 18,30