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ANTONINO FAVA

Vittima innocente di mafia


La vita
Antonino fava nasce il 15 dicembre 1957 a
taurianova, in Reggio Calabria.
È stato un carabiniere italiano con il grado di
appuntato, che combatteva in area di elevata
densità mafiosa, insignito di medaglia d’oro al
valor militare
L’omicidio
La sera del 18 gennaio 1994, lungo l’autostrada
all’altezza dello svincolo per la Sicilia, l’auto
dei carabinieri con a bordo gli appuntati
Antonino Fava e Vincenzo Garofalo venne
affiancata da un’altra auto mafiosa dalla quale
partirono raffiche dei colpi di mitragliatrice,
che li uccisero sul colpo.
Condanna per l’omicidio

Nell'immediatezza del delitto, venne fermato uno dei


partecipanti, Giuseppe Calabrò , che confessò la sua
partecipazione All’ agguato ed accusò altri presunti complici
Villani , Quattrone e Carella . Il processo si è aperto
nell'ottobre dello stesso anno e la presidente della Corte
Ornella Pastore ha ammesso tra le parti civili i familiari dei
due carabinieri. Il 24 luglio 2020 il processo si è concluso in
primo grado con la condanna all'ergastolo per Filippone e
Graviano come mandanti del duplice omicidio Fava-
Garofalo .
La medaglia d’oro al valore militare
Dopo la sua morte Antonino Fava, il 18 gennaio del 1994
ricevette la medaglia d’oro al valore militare il massimo
riconoscimento italiano al valore militare. Ha ricevuto
questa medaglia per il suo coraggio e l’estremo sacrificio
posto all’arma dei carabinieri
Riflessione
“Per me la legalità è fondamentale perché grazie ad essa, possiamo vivere tutti
insieme in maniera tranquilla, rispettandoci gli uni con gli altri. Legalità è anche il
senso di buona educazione, che fin da piccoli la famiglia deve educarci a rispettare
ogni singola persona senza fare differenze di cultura ed etnia.
Inoltre per me la legalità significa continuare a combattere contro la MAFIA che
ancora oggi con le sue azioni criminali, controlla la società e gli affari illeciti.
Mi piacerebbe ricordare tutte quelle persone che hanno lottato contro la MAFIA in
particolare quelle donne che hanno avuto il coraggio per combattere questa piaga
sociale. A loro, alla loro forza va tutta la mia ammirazione.”.
FINE
Francesca Venti 3E

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