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quei vini che hanno un tasso alcolico minimo stabilito dai disciplinari di produzione
anche se con tasso alcolico effettivo oltre 15% vol. Questi vini non possono
essere aggiunti di concentrati o di alcol perchè in tal caso rientrerebbero
automaticamente nella categoria dei vini liquorosi
Vini aromatizzato : vini speciali aventi un contenuto in alcol inferiore a 21%,
Art. 2. - Il Barolo deve essere ottenuto esclusivamente dalle uve del vitigno Nebbiolo delle
sottovarietà Michet, Lampia e Rosè prodotte nella zona di origine
Art. 3. - La zona di origine delle uve atte a produrre il Barolo, comprendente i territori dei
comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d'Alba ed in parte il territorio dei
comuni di Monforte d'Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour,Diano
d'Alba, Cherasco e Roddi ricadenti nella provincia di Cuneo
Art. 4. - Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione del "Barolo"
devono essere quelle tradizionali della zona e comunque unicamente quelle atte a
conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche di qualità. Sono
pertanto da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed
orientamento adatti ed i cui terreni siano preminentemente argilloso-calcarei. La
produzione massima ad Ha in coltura specializzata non deve essere superiore a q.li 80
di uva. A tale limite, anche in annate eccezionalmente favorevoli, la produzione dovrà
essere riportata attraverso un'accurata cernita delle uve purché la produzione non
superi del 20% il limite massimo sopra stabilito
Esempio di disciplinare
Art. 6. - Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento obbligatorio devono essere
effettuate nella zona delimitata nell'art. 3. Il Ministero dell'Agricoltura e delle
Foreste, sentito il parere del comitato nazionale per la tutela delle denominazioni di
origine dei vini può altresì consentire che le suddette operazioni di vinificazione e di
invecchiamento obbligatorio siano effettuate dalle aziende che, avendo stabilimenti
situati nei territori delle provincie di Cuneo, Asti, Alessandria inclusi nell'art. 4 del
disciplinare annesso al D.P.R. 23 aprile 1966, dimostrino che già effettuarono tali
operazioni, previa attestazione della competente camera di commercio
Art. 7. - Le uve destinate alla vinificazione, sottoposte a preventiva cemita, se necessario,
devono assicurare al vino una gradazione alcolica complessiva minima naturale di gradi
12,5. Nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e
costanti, atte a conferire al vino le sue peculiari caratteristiche. La conservazione e
l'invecchiamento del vino devono essere effettuate secondo i metodi tradizionali. Il
vino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni e
conservato per almeno due anni di detto periodo in botti di rovere o di castagno. Il
periodo di invecchiamento decorre dal 10 gennaio successivo all'annata di produzione
delle uve. È consentita l'aggiunta, a scopo migliorativo, di Barolo più giovane ad
identico Barolo più vecchio o viceversa nella misura massima del 15%.
In etichetta, dovrà figurare il millesimo relativo al vino che concorre in misura
preponderante. Il vino a denominazione di origine controllata e garantita Barolo
ultimato il periodo di invecchiamento obbligatorio, dovrà essere sottoposto alla prova
di degustazione
Esempio di disciplinare
Art. 9. - Il Barolo sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a cinque anni può
portare come specificazione aggiuntiva la dizione riserva.
Art. 10. - La denominazione Barolo chinato è consentita per i vini aromatizzati preparati
utilizzando come base vino Barolo senza aggiunta di mosti o vini non aventi diritto a
tale denominazione e con una aromatizzazione tale da consentire, secondo le norme di
legge vigenti, il riferimento nella denominazione alla china
Esempio di disciplinare
Art. 11. - È vietato usare assieme alla denominazione Barolo qualsiasi qualificazione aggiuntiva
diversa da quelle previste dal presente disciplinare, ivi compresi gli aggettivi: extra,
fine, scelto, selezionato e similari. È tuttavia consentito l'uso di indicazioni che
facciano riferimento a nomi, ragioni sociali, marchi privati, consorzi, non aventi
significato laudativo e non idonei a trarre in inganno l'acquirente.
È consentito altresì l'uso di indicazioni geografiche e toponomastiche che facciano
riferimento a comuni, frazioni, poderi, tenute, tenimenti, cascine e similari, nonché
delle sottospecificazioni geografiche, bricco, costa, vigna e altri sinonimi di uso
locale, costituite da aree, località e mappali inclusi nella zona delimitata nel
precedente art. 3 e dalle quali effettivamente provengono le uve da cui il vino cosi
qualificato è stato ottenuto
Art. 12. - Sulle bottiglie o altri recipienti contenenti il Barolo deve sempre figurare
l'indicazione veritiera o documentabile della annata di produzione delle uve.
La denominazione di origine controllata e garantita Barolo deve essere sempre messa
in evidenza, comunque deve figurare con caratteri di altezza e di larghezza non
inferiori a 2/5 di quelli massimi di ogni altra indicazione che compaia sull'etichetta
principale della bottiglia
Art. 13. - Chiunque produce, vende, pone in vendita, o comunque distribuisce per il consumo
con la denominazione di origine controllata e garantita Barolo vini che non rispondono
alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione, è punito
a norma dell'art. 28 del D.P.R. 12 luglio 1963, n. 930
L’etichetta di un vino
In questa figura è riportata l’etichetta di
un vino di classe V.Q.P.R.D. In rosso sono
riportate le indicazioni obbligatorie, in
nero quelle facoltative
1. Nome della regione determinata
2. Dicitura speciale (D.O.C. o D.O.C.G.)
3. Nome dell’imbottigliatore
4. Sede dell’imbottigliatore
5. Stato di appartenenza (se esportato)
6. Volume nominale
7. Titolo alcolimetrico effettivo
8. Indicazioni ecologiche
9. Lotto
C. Titolo alcolimetrico totale
G. Sottozona
H. Distinzioni
L. Annata di raccolta delle uve
O. Menzione vigna
Q. Menzioni complementari (es. Riserva,
superiore, classico, ecc.)
S. Tipo di elaborazione (es. Passito, vino
novello, ecc.)
Il vino oggetto di studi
Oltre che essere alimento di grande diffusione e consumo in tutto il
mondo, il vino è anche, probabilmente, l’alimento più studiato dal punto di
vista scientifico. Il numero di studi scientifici pubblicati ogni anno è
impressionante e riguarda argomenti vari nel campo della chimica, della
microbiologia, della medicina, dell’agronomia, ecc.
Ma è soprattutto la chimica enologica la disciplina che attrae il maggior
numero di ricercatori in tutto il mondo. Sarà probabilmente per il grande
fascino che esercita la chimica del vino, così complessa e in parte ancora
inesplorata
Il Professor Amerine, luminare della University of California a Davis,
dichiarò che se fosse stato un giovane in procinto di intraprendere
l’attività di produttore di vino, avrebbe dapprima studiato chimica, in
modo da capire a livello microscopico i processi che favoriscono la nascita
di un buon vino
Analisi del vino
Come per molti altri alimenti, le analisi sul vino riguardano più aspetti:
• l’aspetto normativo, legato a parametri analitici che ogni prodotto
enologico deve rispettare per poter essere commercializzato: grado
alcolico, acidità totale, parziale e fissa, estratto secco, ecc., anche se i
disciplinari di produzione sono poco restrittivi da questo punto di vista
• l’aspetto nutrizionale, legato alle proprietà
benefiche (o anche malefiche) che il vino
apporta alla nostra salute, attraverso
l’assunzione di sostanze antiossidanti come
i polifenoli che può essere interessante
dosare nelle varie classi in cui esistono
• l’aspetto qualitativo, legato principalmente
all’aroma e al bouquet del vino e quindi alle
centinaia di sostanze volatili di cui è ricco
il vino, sostanze in parte ancora non ancora
identificate e quantificate
Alcune applicazioni analitiche
Le analisi sono importanti in più punti della filiera del vino, dal prelievo
delle uve alla commercializzazione del prodotto imbottigliato:
• Controllo di qualità: valutare il grado di maturazione delle uve, l’effetto
dei vari passaggi del processo, il grado di invecchiamento
• Riduzione dei processi degradativi: identificare le sostanze che
apportano contributi negativi al vino e capirne l’origine
• Miscelazione: stabilire, attraverso la misurazione di parametri ben
precisi, quali siano i rapporti ottimali di miscelazione per ottenere un
prodotto con le caratteristiche desiderate
• Certificazione per la commercializzazione: poter soddisfare i requisiti
richiesti per l’ottenimento della D.O.C.
• Certificazione per l’esportazione: poter soddisfare i requisiti richiesti
per l’esportazione dei prodotti sui mercati esteri
Normative sui metodi di analisi
I ta l i a 10.0 5.0
US A 0.5
FAO/WHO
EU 1.0
OIV 10.0 0.1 1.0 60 0.20 0.1 5.0 5.0
• Alcol etilico
• Estratto secco netto
• Zuccheri (fruttosio, glucosio)
• Acidità (acidi carbossilici)
• Polifenoli (antociani, stilbeni, flavanoli, ecc.)
• Anidride carbonica
• Composti aromatici (terpeni, esteri, alcoli superiori, aldeidi, ecc.)
Alcol etilico
La sua importanza, dal punto di vista merceologico e commerciale, è
determinante essendo la sostanza a maggior concentrazione dopo l’acqua
e quindi influenza notevolmente tutto il complesso dei caratteri
organolettici. Oltre al sapore dolce, l’alcol etilico o etanolo è responsabile
della morbidezza del vino. È inoltre importantissima la sua capacità di
solubilizzare tutti i composti importanti ai fini della costituzione del
bouquet, che non sarebbero solubili in un mezzo esclusivamente acquoso .
Infine è decisivo dal punto di vista della genuinità, in quanto è possibile
riconoscere l’addizione di zucchero non proveniente dall'uva per
aumentare il grado alcolico in base alla misura di parametri analitici
sull’alcol
L’alcol etilico o etanolo si forma dalla fermentazione alcolica del glucosio
presente nel mosto, favorita dall’azione dei lieviti Saccharomyces
Cerevisiae:
C6H12O6 2C2H5OH + 2CO2
Titolo alcolometrico
Il contenuto di etanolo nel vino si esprime attraverso il titolo
alcolometrico volumico, di cui è bene distinguere tre varianti:
• Il titolo alcolometrico potenziale, che quantifica l’alcol potenzialmente
sviluppabile da zuccheri non ancora fermentati, e si misura
moltiplicando per 0.06 la quantità nel vino di zuccheri riduttori,
espressa in g/l; questo fattore moltiplicativo deriva dalle unità Brix
necessarie per generare un volume di etanolo pari a 1% (v/v) attraverso
la fermentazione alcolica. L’unità Brix esprime la percentuale di solidi
totali in soluzione, calcolata in g di soluto/100 g di soluzione; nel mosto,
il 95% dei solidi disciolti è zucchero che quindi esprime quasi
interamente i Brix
• Il titolo alcolometrico effettivo, che quantifica l’etanolo presente
• Il titolo alcolometrico totale, dato dalla somma del titolo effettivo e
potenziale
Determinazione dell’etanolo
Il metodo più semplice per determinare il grado alcolico di un vino è quello
ebullioscopico, nel quale cioè si misura il punto di ebollizione del campione.
Considerando il vino una miscela binaria acqua-etanolo, è possibile risalire
alla % di etanolo nel campione in base alla temperatura alla quale esso
bolle, facendo riferimento al grafico sottostante; l’abbassamento del
punto di ebollizione
dell’acqua (abbassamento
ebullioscopico) è infatti
funzione quasi lineare
dell’aggiunta di un altro
componente
In alternativa si può
eseguire l’analisi GC,
determinando l’etanolo
insieme agli altri alcoli,
oppure l’analisi HPLC
Misura densimetrica dell’etanolo
Un altro metodo semplice e correntemente utilizzato per determinare il
titolo di etanolo è quello densimetrico, che si basa cioè sulla misurazione
della densità. Il valore di densità di una miscela binaria acqua-etanolo è
correlabile al grado alcolico; la misura si effettua
a 20°C, oppure apportando una correzione se a
temperatura diversa. Il vino in esame è
sottoposto a distillazione per eliminare tutte le
sostanze non volatili; nel distillato si concentrano
anche composti omologhi dell’etanolo nonchè gli
esteri etilici, che contribiscono quindi al valore
finale. Attraverso la determinazione della densità
del distillato con bilancia idrostatica, si estrapola
da tabelle di riferimento il valore del grado
alcolico effettivo
La bilancia idrostatica funziona in base al principio
di Archimede, secondo cui un corpo immerso in un
liquido riceve una spinta verticale uguale al peso
del liquido spostato. Il peso diviso il volume
impiegato darà il valore della densità
Altri alcoli
Il vino contiene altri alcoli che possono influenzarne la qualità, in senso
positivo o negativo. Tra quelli apprezzabili vi è la glicerina o glicerolo,
prodotta come l’etanolo nella fermentazione alcolica
La glicerina impartisce al vino un sapore marcatamente CH2 OH
dolciastro e contribuisce a migliorarne l’equilibrio e il CH OH
corpo. Essendo un composto non troppo volatile, la sua
CH2 OH
determinazione si effettua per separazione HPLC
mio-inositolo scillo-inositolo
Determinazione degli zuccheri riducenti
La determinazione degli zuccheri si può effettuare con tecniche diverse. Una
determinazione classica è quella degli zuccheri riducenti: essendo il glucosio e il
fruttosio composti riducenti in virtù del gruppo alcolico e del gruppo aldeidico, è
possibile determinarne la quantità totale (comprensiva anche dei pentosi, zuccheri
non fermentabili ma ugualmente riducenti) mediante il metodo di Rebelein che
consiste nel fare reagire gli zuccheri con una soluzione di Cu 2+ in ambiente basico:
Per l’analisi dei vini rossi o di vini ricchi di polifenoli è bene eliminare i polifenoli
stessi con carbone attivo, per evitare interferenze positive nella determinazione
Determinazione
cromatografica
La separazione cromatografica degli zuccheri è possibile con HPLC su colonna di
silice con gruppi aminici e fase mobile acqua/acetonitrile. Per la rivelazione si
impiega normalmente il detector a indice di rifrazione, basato sulla capacità di una
sostanza in soluzione di deviare un raggio luminoso; in alternativa, essendo gli
zuccheri composti riducenti in virtù del gruppo alcolico e del gruppo aldeidico, è
possibile utilizzare un rivelatore amperometrico nel quale i vari composti separati
sono sottoposti ad una reazione elettrochimica
1. iso-Eritritolo
2. Fruttosio
3. Sorbitolo
4. Mannitolo
5. Glucosio
6. Inositolo
7. Saccarosio
8. Maltitolo
9. Maltosio
Acidità del vino
L'acidità conferisce al vino vivacità nel gusto e nel colore: si tratta quindi
di un parametro apprezzabile, se dovuto agli acidi giusti
Gli acidi presenti nel vino sono classificabili in acidi naturali, presenti
nell’uva (tartarico, malico e citrico) e in acidi di origine fermentativa
(acetico, lattico e succinico). Ogni acido conferisce note particolari e
positive se in concentrazione opportuna; l’acido malico è preferibilmente
convertito ad acido lattico nella fermentazione malolattica in quanto dà
note acerbe, mentre l’acido acetico è ovviamente mantenuto al minimo per
evitare l’insorgere di acescenza
L'acidità totale del vino è costituita dalla somma dell’ acidità volatile, data
principalmente dall’acido acetico, e dell'acidità fissa, data da acido
tartarico, malico, lattico e in misura minore acido succinico e altri acidi.
L’acidità totale è convenzionalmente espressa in g/l di acido tartarico in
quanto è l’acido presente in misura preponderante nell'uva e nel mosto
Le tecnologie di trasformazione e di vinificazione influenzano in modo
determinante il quadro acidico finale del vino, che va quindi controllato
attentamente mediante la determinazione analitica dei parametri di
acidità (totale, volatile e fissa) e dei singoli acidi principali
Determinazione dell’acidità
L’acidità totale del vino è effettuata con titolazione acido-base con una soluzione a
titolo noto di NaOH, rilevando il punto di equivalenza in presenza di indicatore blu
di bromotimolo oppure seguendo la titolazione per via potenziometrica con un
elettrodo. Normalmente l’analisi si effettua dopo avere allontanato l’anidride
carbonica presente, che potrebbe falsare il punto di equivalenza. È importante
comprendere la differenza tra acidità totale e acidità
titolabile: la prima è il contenuto totale di acidi organici
nel vino, mentre la seconda è la concentrazione totale di
ioni H+ nel vino, minore dell’acidità totale in quanto gli
acidi nel vino sono in parte neutralizzati da ioni Na + e K+.
Quindi l’acidità totale è uguale a [H+] + [Na+] + [K+]
Oltre all’acidità totale, è utile determinare l’ acidità
volatile dovuta principalmente all’acido acetico. Si
misura in maniera analoga all’acidità totale sul distillato
ottenuto in corrente di vapore d'acqua, con
l’apparecchiatura mostrata in figura. In questo caso è
necessario sottrarre dal valore determinato il
contributo di sostanze che passano nel distillato:
biossido di zolfo libero e combinato, acido sorbico e
acido salicilico eventualmente aggiunti al vino
L’ acidità fissa, dovuta agli acidi organici non volatili, si misura per differenza tra
l’acidità totale e quella volatile
Determinazione del quadro acido
Oltre ai parametri di acidità, è utile la determinazione dei singoli acidi
organici, in quello che è noto come il quadro acido. I principali acidi che lo
compongono sono i seguenti:
COOH
Acido tartarico, l’acido caratteristico dell’uva,
H C OH
in parte perso per precipitazione come HO C H
potassio bitartrato COOH COOH
Acido malico, la cui concentrazione è limitata
H C H
nei vini rossi dalla fermentazione malo-lattica HO C H
CH2COOH
Acido citrico, la cui presenza è artificiale se al COOH
HO C COOH
di sopra di 800 mg/l CH2COOH COOH
Acido succinico, formato dalla fermentazione H C H
alcolica H C H
COOH COOH
Acido lattico, formato dalla fermentazione H C OH
malo-lattica CH3
Acido acetico, formato dall’ossidazione
CH3COOH
dell’acetaldeide e dalla fermentazione acetica
Acidi minori sono il formico, l’ossalico, il piruvico e il gluconico
Quadro acido con HPLC
La determinazione del quadro acido si effettua con tecniche
cromatografiche. Si può utilizzare la cromatografia HPLC, separando gli
acidi in forma protonata e quindi meno polare, su una colonna C18 con fase
mobile acqua/acetonitrile oppure solo acquosa, e rivelazione
spettrofotometrica a 210 nm
Quadro acido con IC
Altra tecnica impiegata è la cromatografia ionica. In questa tecnica, gli
acidi sono separati in forma parzialmente ionizzata, utilizzando una
variante nota come esclusione ionica. Si utilizza acido eptafluorobutirrico
come fase eluente e rivelazione conducimetrica. Gli acidi sono eluiti in
ordine di pK crescente, ovvero gli acidi più forti per primi e gli acidi più
deboli per ultimi
Normalmente si effettua
una diluizione 1:25-1:50
del campione per ridurre
la possibilità di
interferenze da parte di
sostanze fenoliche;
inoltre, essendo la
concentrazione di acido
tartarico molto elevata,
la diluizione ne riporta il
livello a valori opportuni
Polifenoli
Dopo i carboidrati e gli acidi, i polifenoli o composti fenolici sono il gruppo
più abbondante di costituenti chimici dell’uva. N el vino hanno un ruolo
importantissimo: innanzitutto sono responsabili delle differenze tra vini
bianchi e vini rossi, soprattutto per colore e aroma, in particolare
contribuendo al gusto amaro e all’astringenza del vino; in secondo luogo,
hanno proprietà antiossidanti e battericide, particolarmente gradite dal
punto di vista salutistico; infine hanno un ruolo primario nella
conservazione e nell’invecchiamento del vino
A livello macroscopico, i polifenoli rappresentano la parte colorata e
colorante del vino. Sono composti contenuti nella buccia dell'uva e la loro
presenza nel vino dipende dalla tecnica di vinificazione. Il contatto più o
meno prolungato del mosto con le bucce ne determina il contenuto nel
mosto e quindi nel vino. In base al contenuto di polifenoli si possono
classificare i vini come bianchi, rosati, rossi, rossissimi e torchiati. I vini
bianchi hanno un contenuto in polifenoli inferiore rispetto ai vini rossi
Benefici dei polifenoli
In campo enologico ed igienico-sanitario è ormai largamente condivisa la
teoria che il vino abbia una notevole azione cardioprotettiva. Studi
epidemiologici e prove sperimentali condotte sull'uomo hanno dimostrato
che il vino rosso riduce l'incidenza dell'arteriosclerosi coronarica più di
ogni altra bevanda alcolica. Successive indagini hanno altresì provato che i
polifenoli hanno una potente azione antiossidante capace di inibire la
formazione di lipoproteine ossidate (LDL) nell'uomo. Gli studiosi
sembrano unanimemente concordi nell'attribuire tale importante azione
terapeutica ai polifenoli e principalmente al Resveratrolo, composto
contenuto nella buccia dell'uva e che induce nella bacca un tipo di
resistenza ad infezioni da funghi
Paradosso francese
Il termine French paradox (Paradosso francese) è stato coniato nel 1991 a proposito del fatto
che, nella popolazione francese, l'incidenza di infarto del miocardio è circa la metà rispetto
agli Stati Uniti e al Nordeuropa, nonostante
la dieta del Francesi sia basata su un
consumo di burro ed altri grassi animali
altrettanto elevato
OH
Acidi fenolici, come gli acidi benzoici e gli OH
acidi cinnamici
OH OH
OH OH
OH HO H
OH OH
OH C COO COOH
Catechina HO C COH
HO O H C
H H COOH
OH Acido caftarico o
Procianidina trans-caffeoiltartarico
OH
Polifenoli nei vini rossi
R1
B C
Gli antociani
Gli antociani sono composti polifenolici
del gruppo dei flavonoidi. Essi vengono
sintetizzati nelle bucce dell’uva, ai cui
frutti impartiscono il colore che, a
seconda degli antociani presenti, può
essere verde-giallo, rosa, rosso, rosso-
violetto, rosso-nero e blu-nero
Nell’uva Vitis vinifera esistono cinque tipi
di antocianine: Cianidina, Delfinidina,
Malvidina, Peonidina e Petunidina
Esistono poi alcuni derivati di questi
cinque composti-base, in particolare gli
esteri formati dal glucoside con l’acido
acetico e p-cumarico
Equilibrio tra le forme
Gli antociani si trovano in strutture diverse a seconda del pH
Determinazione degli antociani
La determinazione del profilo antocianico è interessante dal punto di
vista tassonomico, essendo questi composti tipici delle uve da cui deriva il
vino e quindi teoricamente utili per riconoscere i vitigni impiegati.
La separazione si effettua con tecnica HPLC su colonna C18 e fase mobile
acqua/acetonitrile, normalmente in gradiente di solvente organico. La
fase mobile ha pH acido (< 1.5) per avere le antocianine omogeneamente in
forma di ione flavilio, il quale presenta un massimo di assorbimento a 520
nm, in particolare a pH molto acido
Questa separazione consente di
determinare separatamente le 5
antocianine e i loro derivati esterei con
gli acidi acetico, cumarico e caffeico
Il Resveratrolo
Il più importante tra i polifenoli è sicuramente il composto 3,5,4’-
triidrossistilbene, più noto come trans-resveratrolo, appartente alla
classe degli stilbeni. Questa sostanza, presente in molte piante ma in
misura prevalente nell’uva, è diventata oggetto di numerosissime ricerche
per le sue ormai accertate virtù medicamentose
L’origine di questo interesse sta nel fatto
che la sua presenza è stata identificata
in formulazioni erbali della tradizione
popolare giapponese; attualmente, si
ritiene che abbia proprietà
antiinfiammatorie e anticoagulanti utili
per la protezione dall’aterosclerosi e
dalle malattie cardiovascolari
In più, sembra che il resveratrolo possa inibire eventi cellulari associati
all’insorgere e al procedere di tumori e ridurre la morte cellulare per
stress ossidativi
In definitiva, si tratta di uno dei composti più nobili presenti nel vino
Il Resveratrolo nel vino
Dal punto di vista biochimico, la sintesi del resveratrolo è causata in
risposta a infezioni microbiche o stress nella vite, ma paradossalmente si
produce anche per trattamenti chimici come l’applicazione di erbicidi e
fungicidi, o per esposizione alla luce UV
Nell’uva, la sintesi del resveratrolo è localizzata prevalentemente nelle
cellule della buccia. Nella vinificazione in rosso, quindi, la macerazione con
le bucce fa sì che i vini rossi abbiano livelli di resveratrolo maggiori
rispetto ai vini bianchi
Il contenuto di resveratrolo nel vino dipende soprattutto dalle
caratteristiche genetiche del vitigno e dalle condizioni enologiche. Nei
vini americani il livello di resveratrolo è inferiore a 1 mg/l, mentre nei vini
europei la concentrazione è maggiore, soprattutto per quelli italiani,
francesi e spagnoli. In alcuni casi è stato verificato l’effetto
maggiorativo dell’esposizione solare della vite
Determinazione del resveratrolo
La determinazione quantitativa del
resveratrolo nelle sue varie forme (isomeri
liberi e glicosilati) si effettua mediante
separazione cromatografica con la tecnica
HPLC, utilizzando una fase fissa Si-C18 e una
fase mobile costituita da un gradiente
binario acqua/acetonitrile
L’analisi non si effettua sul campione di vino
tal quale, ma su un estratto ottenuto con
SPE, facendo passare il campione su una fase
adsorbente ed eluendo i composti trattenuti
con tetraidrofurano
Utilizzando il convenzionale rivelatore UV-
visibile a 305 nm si ottiene il cromatogramma
(a), mentre con l’impiego del rivelatore a
spettrometria di massa (b) si ha un notevole
incremento della sensibilità. Gli analiti
separati sono:
1. trans-resveratrolo glicoside
2. cis-resveratrolo glicoside
3. trans-resveratrolo
4. cis-resveratrolo
I.S. standard interno (acido 3,4,5-trimetossicinnamico)
Anidride carbonica
L’anidride carbonica o biossido di carbonio è un gas che si forma come
prodotto collaterale durante la già citata fermentazione alcolica degli
zuccheri:
C6H12O6 2C2H5OH + 2CO2
1 2 3 4
Esempio di analisi GC-MS
Quale che sia il tipo di pretrattamento, l’analisi GC-MS dei composti
volatili permette di determinare un numero elevato di sostanze, quindi di
caratterizzare ampio il quadro aromatico. In un vino sono determinabili
50-100 sostanze aventi caratteristiche di volatilità, in prevalenza alcoli,
terpeni ed esteri. Con opportuni trattamenti, è possibile ampliare il
gruppo di composti, con
la possibilità di
caratterizzare le varietà
Nella figura è riportato
un esempio di analisi GC-
MS di un estratto SPME
da vino Nebbiolo
Composti volatili
I composti volatili presenti nel vino sono responsabili del suo profumo.
Essi hanno tendenza ad evaporare e chimicamente appartengono, tra le
altre, alle famiglie dei terpeni, alcoli, aldeidi, chetoni, acidi ed esteri.
Sono stati identificati circa 500 composti diversi che influenzano il
profumo del vino; di questi, soltanto un centinaio è stato quantificato
I composti volatili sono suddivisibili in tre classi, a seconda della loro
origine:
Composti primari, detti anche varietali perchè caratteristici da varietà
nerolo geraniolo
linalolo
citronellolo
ossido A
Profumi secondari
1. Pb2+
2. Cu2+
3. Zn2+
4. Ni2+
Determinazione di metalli con ICP
Tra le tecniche spettroscopiche per la determinazione degli elementi nel vino,
particolarmente utili sono la spettrometria di massa con plasma induttivamente
accoppiato (ICP-MS) e la spettrometria di emissione atomica con plasma
induttivamente accoppiato (ICP-AES), tecniche che presentano limiti di rivelabilità
dell’ordine di ng/l (la prima) e µg/l (la seconda) e quindi sono idonee per l’analisi del
vino in cui molti elementi sono presenti in tracce o ultratracce, soprattutto quelli
significativi dal punto di vista sanitario (Cd, Hg, Pb). Le due tecniche presentano il
grosso vantaggio di poter determinare sequenzialmente un numero elevatissimo di
elementi
Schema di funzionamento
Inductively Coupled Plasma Atomic Emission Spectrometer
2 canali:
Nebulizzatore
1 per il campione
Camera
1 per di
lo scarico
Pompa
nebulizzazione
peristaltica
Esempio di strumento ICP-MS
Spettrometro Smaltimento
Interfaccia
di massa fumi
al PC
Torcia di
quarzo
Nebulizzatore
Pompa
Camera di
peristaltica
nebulizzazione
Limiti di rivelabilità
I limiti di rivelabilità
per la tecnica ICP-MS
sono molto più bassi
rispetto all’ICP-AES e
alle altre tecniche di
spettroscopia atomica
Anioni inorganici
Gli anioni inorganici presenti nel vino sono principalmente fosfato,
importante nella fermentazione del mosto, e solfato, dall’ossidazione
dell’anidride solforosa; sono inoltre presenti borato, silicato e cloruro. Un
eccesso di cloruro di sodio può dare una nota salata fastidiosa
La determinazione degli anioni si effettua per cromatografia a scambio
anionico con eluente
carbonato/bicarbonato
oppure con eluente
NaOH; la rivelazione è
conducimetrica
Nella figura è riportato il
cromatogramma ottenuto
dell’analisi di un campione
di vino rosso diluito 1:10;
gli anioni sono separati
insieme agli acidi
carbossilici
Composti indesiderati
Nel vino sono a volte presenti sostanze che si formano in condizioni
particolari e che danno al vino note organolettiche negative. Alcuni
esempi di composti indesiderati sono i seguenti:
• 2,4,6-tricloroanisolo (TCA): è il composto OCH3 OH
responsabile del famoso gusto di tappo, Cl Cl Cl Cl
avente una soglia olfattiva di ~5 ng/l; si forma
nei tappi di sughero a seguito del trattamento Cl
di sbiancamento con ipoclorito, come il suo Cl Cl
analogo 2,3,4,6-tetraclorofenolo
• etilfenoli (4-etilfenolo e 4-etilguaiacolo) e CH2
CH3
vinilfenoli (4-vinifenolo e 4-vinilguaiacolo) si CH2 HC
originano dagli acidi cinnamici trans-ferulico e
trans-p-cumarico, con il contributo di lieviti
del genere Brettanomyces; questi composti OCH3
OH OH
sono responsabili delle note fenoliche e
medicinali dei vini deteriorati
Determinazione di 2,4,6-TCA
La determinazione del 2,4,6-tricloroanisolo nel vino si può effettuare per
GC, impiegando la tecnica SPME o altre tecniche di estrazione
Nella figura, l’analisi è effettuata
per GC-MS dopo trattamento
SPME con una fibra di
polidimetilsilossano, un materiale
sorbente avente affinità per i
composti organici volatili. Nel
cromatogramma A è riportata
l’analisi di un campione di vino
addizionato con 40 ng/l di TCA
(picco 1) e 50 ng/l di
triclorotoluene (picco 2, standard
interno); il TCA non sembra
presente nel campione tal quale
(cromatogramma B)
Determinazione di etil- e vinilfenoli
Essendo composti volatili, gli etil- e vinilfenoli si determinano per
gascromatografia. L’analisi non è effettuata sul vino tal quale, bensì su un
estratto ottenuto per SPE, passando il campione su una colonnina di
polistirene-divinilbenzene ed eluendo i composti polari trattenuti con
diclorometano
Nella figura è riportato
il cromatogramma di un
estratto di fenoli
volatili da un campione
di vino Sherry varietà
Fino, contaminato da
lieviti del genere
Brettanomyces. I
composti rivelati sono:
(1) 4-etilguaiacolo
(2) 4-etilfenolo
(3) 4-vinilguaiacolo
(4) 4-vinifenolo
Anidride solforosa
L’anidride solforosa (SO2) è un composto di grande importanza in
enologia, in quanto, pur essendo utilizzata principalmente come
antisettico, svolge anche altre funzioni: asseconda l’estrazione delle
sostanze coloranti, protegge il mosto dall’ossidazione e, in generale,
permette di ottenere vini più sani e serbevoli (cioè le cui caratteristiche
possono conservarsi senza deterioramento per un certo periodo di
tempo). Inoltre, forma composti di reazione con sostanze presenti nel
vino, che in alcuni casi hanno influenza diretta sul gusto e sull’aroma; per
questo si è soliti distinguere la percentuale di SO 2 libera e combinata.
Composti che reagiscono facilmente sono gli antociani, l’acetaldeide e gli
zuccheri
In realtà, attualmente l’impiego della SO 2 è tendenzialmente limitato
all’addizione in fase di svinatura e imbottigliamento; inoltre esistono
precisi limiti di legge (160 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i bianchi e i
rosati) dovuti al fatto che si tratta di una sostanza che può dare disturbi
intestinali o il famoso cerchio alla testa
Determinazione della SO2
La determinazione della SO2 si effettua per volumetria, utilizzando una
titolazione acido-base oppure una titolazione redox
Nel primo metodo, mediante una corrente di aria o di azoto la SO 2 viene
fissata e ossidata per gorgogliamento in una soluzione diluita neutra di
H2O2:
SO2 + H2O2 SO3- + H2O H2SO4
L'acido solforico formato viene dosato con una soluzione a titolo noto di
NaOH. Questo metodo determina la SO2 totale; la frazione libera viene
estratta dal vino per trascinamento a freddo (10ºC)
Nel secondo metodo la SO2 libera è dosata con titolazione iodometrica
diretta:
H2SO3 + I2 H2SO4 + 2HI
caratteristico)
l’aggiunta di zuccheri diversi da quelli presenti naturalmente
CH2OH CH2OH
HOCH2 O OH
O O
H H HOCH2 O H H H
H H
HO
OH H O H HO
CH2OH
H
H HO
CH2OH + HO
OH H
OH
H OH OH H H OH
OH H
Le molecole di fruttosio e glucosio introdotte fraudolentemente hanno però una traccia della
loro origine, nascosta nella distribuzione isotopica degli elementi che li costituiscono
(carbonio, idrogeno e ossigeno). Questa distribuzione è diversa a seconda dell’origine del
saccarosio o del trattamento cui è stato sottoposto
Gli isotopi
Isotopi di uno stesso elemento hanno uguale numero di protoni (e quindi di
elettroni) ma diverso numero di neutroni
massa differente
Gli isotopi di uno stesso elemento hanno quindi proprietà chimiche simili,
in ragione dello stesso numero di protoni, ma proprietà fisiche diverse, in
ragione della massa differente. Tutti gli elementi (tranne 12) esistono in
almeno due forme isotopiche
Esempio: l’idrogeno
Deuterio
Idrogeno 1 elettrone (rosso)
1 elettrone (rosso) 1 protone (verde)
1 protone (verde) 1 neutrone (blu)
Il Tritio è artificiale
Tritio
e quindi non di
1 elettrone (rosso)
interesse in questa
1 protone (verde)
tecnica che si basa
2 neutrone (blu)
sui soli isotopi stabili
Distribuzioni isotopiche
La distribuzione isotopica stabile (non considerando, cioè, gli isotopi artificiali)
degli elementi dipende strettamente dall’ origine e dall’evoluzione biogeochimica
dei composti di cui fanno parte. Quindi due composti aventi la stessa formula, es. il
biossido di carbonio CO2, possono avere differente composizione isotopica se la
loro origine e/o la loro storia sono diverse
Le proporzioni degli isotopi stabili nei vari composti sono approssimativamente
quelle medie esistenti sulla terra, tuttavia le piccole deviazioni dalla media sono la
chiave per differenziare un campione dall’altro
Nell’elenco seguente sono indicate le distribuzioni medie di alcuni elementi; le cifre
indicate in rosso sono quelle che contengono l’informazione discriminante
1
H: 99.984% 2
H o D: 0.01557%
12
C: 98.89 % 13
C: 1.11140%
14
N: 99.64% 15
N: 0.36630%
16
O: 99.76% 17
O: 0.04% 18
O: 0.20004%
32
S:95.02% 33
S: 0.75% 34
S: 4.21500% S:0.02%
36
Rcampione
X 1 x 1000
Rstandard
o l’espressione equivalente:
Rcampione Rstandard
X x 1000
Rstandard
standard
X < 0 indica un impoverimento dell’isotopo pesante o un arricchimento
dell’isotopo leggero rispetto allo standard
Standard di riferimento
Abbondanza Valori dei
Isotopi Standard di riferimento
Elemento naturale media rapporti
stabili internazionale
(%) standard
1
H 99.985 2
H/1H =
V-SMOW (Vienna –Standard
Idrogeno
2
H 0.015 0.000316 Mean Ocean Water)
12
C 98.892 13
C/12C = V-PDB (Vienna-Pee Dee
Carbonio Belemnite)
13
C 1.108 0.0112372 Carbonato di calcio fossile
14
N 99.6337 15
N/14N =
Azoto AIR (Azoto dell’aria)
15
N 0.3663 0.007353
16
O 99.7587 18
O/16O = V-SMOW (Vienna –Standard
Ossigeno Mean Ocean Water)
18
O 0.2039 0.0039948
32
S 95.02 34
S/32S = V-CDT (Canyon Diablo Troilite)
Zolfo
34
S 4.22 0.0450045
Massa
differente
H, C, O H2O, CO2
Essendo il frazionamento
dipendente dalla temperatura,
dal punto di vista geografico il
valore di 18O diminuisce:
all’aumentare della latitudine
all’aumentare dell’altitudine
Frazionamento nei vegetali
Nel ciclo vegetativo delle
piante, l’assorbimento di acqua
dal terreno e il processo di
traspirazione, caratteristico di
ciascuna specie, causano
anch’essi un arricchimento di
isotopi pesanti (2H e 18O), in
dipendenza dalla specie vegetale
e dalle condizioni climatiche
(climi freddi, piovosi o caldo-
aridi)
Quindi, in dipendenza di questi
parametri, le piante hanno a
disposizione acqua
"isotopicamente" diversa, da
utilizzare nella fotosintesi
Esempi di frazionamento 18O/16O
Ciclo della CO2
L'anidride carbonica, essendo allo Regioni D/H ppm C‰ O‰
stato gassoso, subisce il processo di Abruzzo 102.93 -24.93 5.14
frazionamento per transizione di Basilicata 103.92 -25.39 5.43
fase in modo molto meno sensibile, Calabria 103.22 -26.61 6.67
Campania 102.40 -26.37 3.34
anche se dai dati acquisiti nel corso
Emilia-Romagna 101.18 -26.89 1.72
degli anni si è potuto osservare che
Friuli-V.G. 101.74 -25.81 1.43
un lieve frazionamento è dovuto alla Lazio 103.09 -25.77 4.80
latitudine, probabilmente per Liguria 101.01 -26.04 2.02
fattori climatici quali la Lombardia 100.19 -26.50 1.12
temperatura Marche 101.52 -26.42 2.61
Nella tabella sono riportati i valori M o li s e 102.69 -26.12 5.30
Piemonte 99.96 -26.52 0.72
dei rapporti isotopici di idrogeno,
P u gl i a 103.47 -24.87 6.75
carbonio e ossigeno misurati in vini
Sardegna 103.27 -25.51 6.34
provenienti dalle regioni italiane per S i c i li a 104.21 -25.32 7.54
l’annata 1994 Trentino A.A. 100.88 -26.96 0.52
Toscana 101.74 -25.91 4.15
• D/H e 13C/12C misurati nell’etanolo Umbria 101.78 -26.79 3.65
• 18O/16O misurato nell’acqua Veneto 101.81 -26.06 1.00
Frazionamento biosintetico
Il ciclo della fotosintesi con la produzione di glucosio determina ancora
una modifica isotopica per quanto riguarda il contenuto in deuterio
dell'acqua, ma diventa estremamente selettivo per quanto riguarda
l'anidride carbonica e quindi il rapporto isotopico 13C/12C. Il cammino
fotosintetico per la fissazione della CO2 ne è infatti la principale fonte di
variazione. Le piante incorporano CO2 secondo tre meccanismi
biosintetici:
• il ciclo di Calvin o C3 (es. vite e barbabietola)
• il ciclo di Hatch-Slack o C4 (es. canna e mais)
• il ciclo noto come Crassulean Acid Methabolism o CAM, meno comune
ciclo
planetario effetto altitudine
dell'acqua
effetto climatico
Evapotraspirazione fogliare
(temperatura - umidità relativa)
bietola, fragola
(91-93 ppm)
piante a ciclo C3
( 96 ÷ 108 ppm ) mele, pere, ciliegie
Provenienza vegetale ( 95 ÷ 101 ppm )
dell’alcol
vite ( 98 ÷ 108 ppm )
piante a ciclo C4
(canna da zucchero, mais)
(110-115 ppm)
Esempi di frazionamento 2D/1H
Informazioni fornite dai r.i.
In definitiva, i fenomeni naturali che si succedono durante il ciclo degli
elementi C, H e O sono tali da permettere una differenziazione del
prodotto finale. In base al tipo di rapporto isotopico in considerazione, si
possono avere le informazioni descritte nella tabella
Le differenze risultano
essere significative
Problemi nella determinazione della provenienza
Per la determinazione della provenienza regionale, si possono utilizzare gli stessi
parametri utili a identificare le adulterazioni, cioè 13C e 18O di etanolo e acqua di
vino. La base è ovviamente il database UE. La determinazione è però resa
problematica dal fatto che i campioni incogniti possono essere stati soggetti ad
adulterazione, rendendo difficile la collocazione all’interno del database. Inoltre le
variazioni stagionali naturali possono essere significative (figura sotto - 18O di vini
tedeschi della Franconia in annate diverse
Magnete
m/z 2 (H2)
Sorgente ionica
m/z 3 (HD)
m/z 4 (D2)
Preparazione del campione
Per effettuare la misura con la IRMS è necessario convertire l’elemento
di interesse nel campione in forma gassosa
Separazione e
Estrazione e
Trasformazione quantificazione
purificazione
del composto di con
del composto di
interesse in gas spettrometria di
interesse
massa