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IS “E.

Fermi”
Mantova

NOZIONI DI
ANTINFORTUNISTICA
Organizzazione
Internazionale
del lavoro
L’INAIL è ente pubblico sottoposto alla vigilanza del
Ministero del Lavoro, del Tesoro e della Sanità,
gestore dell’Assicurazione obbligatoria.
Infortunio e malattia professionale

L'infortunio è un evento traumatico che comporta lesioni fisiche o psichiche


La malattia professionale è
invece una patologia che può
colpire il lavoratore che sia
stato a contatto
con sostanze pericolose o
sottoposto all'effetto di agenti
fisici nocivi
SICUREZZA SUL
LAVORO
I pericoli sulla salute presenti nell’ambiente di lavoro sono
le cause degli infortuni e delle malattie professionali. Essi
possono essere legati a:
- Ai mezzi
- All’operatore
- All’ambiente
- Al tipo di lavoro
AMBIENTE
OPERATORE -Luminosità TIPO DI LAVORO
MEZZI -Faticosità
-Inefficienza -Disattenzione -Rumorosità
-Stanchezza -Temperatura -Monotonia
-Inadeguatezza
-Impreparazione -Umidità -Ritmo
-Non conformità
-Fretta -Tossicità -Posizione
alle norme

MALATTI
E
INFORTU
DECRETO LEGISLATIVO
N. 81/2008
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
DOVERI DEI LAVORATORI
ORGANIGRAMMA DELLA SICUREZZA
DOCUMENTI DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

Secondo il decreto, ai fini della


salute e della sicurezza dei
lavoratori, il datore di lavoro ha
l'obbligo di eseguire la
valutazione dei rischi
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE COLLETTIVI
LA SEGNALETICA ANTINFORTUNISTICA
LA SEGNALETICA ANTINFORTUNISTICA
FATTORI DI RISCHIO
FATTORI DI RISCHIO
RISCHIO FISICO

MACCHINE

RUMORE

IMPIANTI
RISCHIO FISICO RUMORE
RISCHIO FISICO RUMORE
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
IL RISCHIO CHIMICO
SICUREZZA ANTINCENDIO

Riguarda tutte le attività lavorative, non solo quelle a


rischio specifico di incendio

Ha due scopi fondamentali


evitare gli incendi (prevenzione)
limitarne le conseguenze
(protezione)
CAUSE DI INCENDIO PIU’ COMUNI

• Impianti elettrici progettati, realizzati o utilizzati in modo


non adeguato
• Errato utilizzo di attrezzature elettriche
• Fumare dove è vietato o comunque gettando cenere e
mozziconi senza precauzione
• Deposito o utilizzo errato di sostanze infiammabili o
combustibili
Triangolo del fuoco
LA COMBUSTIONE


Avviene tra
COMBUSTIBILE
COMBURENTE

E’ anche necessario un
INNESCO
affinché le molecole di combustibile e di comburente
si “incontrino” e reagiscano

La combustione con fiamma avviene per stadi, mediante una
reazione a catena
CATENA DI REAZIONE
PREVENZIONE
DELL’INCENDIO
Evitare che vi siano in contemporanea
combustibile, comburente, innesco
La più facile è quella di evitare l’innesco

INTERRUZIONE
DELL’INCENDIO
In modo naturale, l’incendio finisce per esaurimento del
combustibile, riduzione del comburente, abbassamento della
temperatura del combustibile
Si può agire su uno degli elementi del triangolo o del
tetraedro
COMBURENTE

Il più comune è l’ossigeno atmosferico, presente nell’aria


in concentrazione di circa il 21% in volume
COMBUSTIBILE

E’ una sostanza o miscela di sostanze in grado di bruciare, producendo


energia
Una caratteristica fondamentale è il CALORE DI COMBUSTIONE dato in
joule (o calorie) per kg. Più è alto più aumenta il rischio di incendio.
AGENTI ACQUA
ESTINGUENTI
ANIDRIDE
Getto Getto SCHIUMA POLVERE CARBONICA GAS SPECIFICI

pieno nebul
CLASSE INCENDIO

A Carbone, tessuti,
carta, etc X X X X NO X
B Vernici, benzine,
etc (non miscibili)
NO X X X X X
B Alcool, acetone, etc
(miscibili) X X X X X X
C Idrogeno, metano,
ossido di carbonio NO X NO X X X
D Sostanze chimiche
particolari NO NO NO NO NO X
App. elettriche in
tensione NO X NO X X X
ESTINTORI
PORTATILI

ESTINTORI
CARRELLATI
IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE

Idranti UNI 45 Naspi


IMPIANTI FISSI DI
ESTINZIONE

Impianto “Sprinkler”
NORME SUI MEZZI DI ESTINZIONE

L’utilizzo dei mezzi di estinzione è riservato ai soli addetti


antincendio
•Non rimuovere mai un estintore dalla propria collocazione se
non per utilizzarlo in caso di incendio
•Non ostruire o ostacolare gli estintori e le cassette degli
idranti o naspi
•Non srotolare ed utilizzare gli idranti se non per l’estinzione
degli incendi
USCITE DI EMERGENZA E VIE DI FUGA

In base al tipo di attività ed al numero di persone presenti,


sono richiesti:
numero minimo di uscite di emergenza e loro larghezza
lunghezza massima delle vie di fuga
capacità di deflusso = numero di persone che può uscire da
un modulo unitario (60 cm)

Lo stesso vale per le scale da utilizzare in caso di incendio,


tenendo presente che si considera che utilizzino
contemporaneamente una scala al massimo le persone
presenti sui due piani contigui più affollati
USCITE DI EMERGENZA E VIE DI FUGA

Solitamente si aprono nel verso dell’esodo, a meno che non


si tratti di attività piccole ed a basso affollamento, secondo
quanto prevedono le norme
Sono segnalate dall’apposita cartellonistica

Non ostruire mai, neanche temporaneamente, uscite di


emergenza e vie di fuga
Non ostruire mai le aree esterne in corrispondenza delle uscite
d’emergenza, soprattutto con veicoli o merce
Se si è responsabili dell’apertura/chiusura della sede, accertare
che le uscite di emergenza non siano mai chiuse a chiave dove
è presente personale
SEGNALAZIONE DEGLI INCENDI

Pulsanti di allarme, collegati ad impianto


automatico
IL RISCHIO
MECCANICO

Il rischio meccanico è
principalmente associato
all’utilizzo di macchine o
attrezzature di lavoro ed alle
lavorazioni meccaniche
Attrezzature di lavoro: definizione
Attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina,
apparecchio, utensile o impianto destinato ad essere
usato durante il lavoro;
Uso di una attrezzatura di lavoro: qualsiasi
operazione lavorativa connessa ad un’attrezzatura di
lavoro, quale la messa in servizio o fuori servizio,
l'impiego, il trasporto, la riparazione, la
trasformazione, la manutenzione, la pulizia, lo
smontaggio;

Le manutenzioni sono
comprese nell’uso così
come la messa in opera,
fuori servizio e la pulizia
• Zona pericolosa : qualsiasi zona
all'interno ovvero in prossimità di una
attrezzatura di lavoro nella quale la
presenza di un lavoratore costituisce
un rischio per la salute o la sicurezza
dello stesso;
Rischio Meccanico
Analisi dei pericoli
I principali pericoli meccanici delle macchine:
schiacciamento
cesoiamento
taglio o sezionamento
impigliamento
trascinamento o intrappolamento
urto
perforazione o puntura
attrito o abrasione
proiezione di un fluido ad alta pressione
proiezione delle parti (della macchina o pezzi lavorati)
perdita di stabilita (della macchina o di parti)
scivolamento, inciampo e caduta in relazione alla macchina
7
Il taglio o sezionamento può avvenire . . .

. . . per contatto con lame di apparecchiature portatili


L’impigliamento può avvenire . . .

. . . per contatto degli indumenti con parti di macchine in rotazione . . .

. . . per contatto con


alberi rotanti.
L’intrappolamento è la possibilità che una persona che si trova
all’interno della zona di lavoro di una macchina non possa allontanarsi
da tale zona a seguito delle azioni della macchina.
Lo scivolamento, inciampo o caduta è frequente nelle attività
meccaniche se non si cura l’ordine e la pulizia del posto di lavoro.
I pavimenti e le vie di circolazione devono essere mantenuti puliti e
liberi da materiali.
Le superfici dei pavimenti devono essere mantenute asciutte, in uno
stato tale da evitare qualsiasi infortunio e privi di discontinuità o buche.
La perforazione o puntura è la penetrazione di un elemento
acuminato in una parte del corpo.
L’attrito o abrasione
La proiezione di scintille o schegge può colpire il lavoratore . . . se non
opportunamente protetto con indumenti di lavoro adeguati ed idonei
DPI.
I principali DPI contro il rischio meccanico sono:
•Scarpe antinfortunistiche: possono essere dotate di puntale rinforzato
per proteggere il piede da schiacciamenti, urti, tagli e perforazioni,
mentre la suola può essere progettata in modo da evitare perforazioni o
perdite di aderenza su superfici scivolose.
•Guanti protettivi: possono proteggere da abrasioni, proiezioni di liquidi
o solidi, taglio, schiacciamento, perforazione o vibrazione.
•Caschi ed elmetti: possono proteggere il capo dall’urto con carichi
sospesi o dall'impatto con oggetti caduti dall'alto.
•Maschere e visiere: possono proteggere viso e occhi da urti, schizzi,
schegge o altre particelle solide.
•Dispositivi anticaduta: possono proteggere da cadute dall’alto.
Gli indumenti di lavoro (camice, tuta, …) devono essere tenuti
puliti ed in buono stato e non devono comportare rischi per il
lavoratore.
Gli indumenti di lavoro quando sono destinati ad assolvere ad una
funzione di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori
rientrano tra i DPI (dispositivi di protezione individuali). Es.:
indumenti fluorescenti che segnalano la presenza di lavoratori a
rischio di investimento,
indumenti di protezione contro il caldo od il freddo,
indumenti per evitare il contatto con sostanze nocive, tossiche,
corrosive o con agenti biologici.
Le macchine
Il personale che utilizza le macchine e le attrezzature di lavoro deve
ricevere una adeguata informazione, formazione e addestramento al
loro uso in sicurezza.
La manutenzione delle macchine necessita di
adeguata pianificazione.
Le principali misure di sicurezza per la gestione del rischio
meccanico prevedono l’utilizzo di:
•ripari e dispositivi di protezione;
•dispositivi di sicurezza;
•dispositivi di protezione individuale (D.P.I.).
I ripari di protezione sono elementi della macchina/attrezzatura usati in
modo specifico per fornire protezione mediante una barriera fisica.
Alcuni esempi di ripari di protezione sono:
•riparo fisso;
•riparo a segregazione totale;
•riparo mobile;
•riparo motorizzato;
•riparo interbloccato;
•riparo con comando dell’avviamento.
Principali caratteristiche dei ripari
Devono essere sufficientemente robusti.
Non devono provocare rischi supplementari.
Non devono essere facilmente neutralizzabili o resi
inefficaci.
Devono essere collocati ad
una idonea distanza dalla
zona pericolosa.
Devono permettere gli interventi limitando l’accesso
soltanto ai settori in cui deve essere effettuato il lavoro.
E’ vietata la rimozione anche temporanea
delle protezioni e dei dispositivi di sicurezza.
Impigliamento degli indumenti nel Proiezione del materiale in
mandrino rotante con lavorazione per effetto
conseguente trascinamento nella della forza centrifuga..
rotazione.

Avviamento accidentale della macchina, Schiacciamento degli


specialmente nei torni di vecchia arti con il mandrino
costruzione dove il comando di messa in durante la sua
moto del mandrino è del tipo a leva sostituzione.
sporgente.
Pericoli connessi all’utensile che, durante la Pericoli connessi all’eventuale rottura
rotazione, può afferrare e trascinare indumenti o dell’utensile con proiezione di frammenti.
capelli e causare gravi ferite agli arti superiori.

Pericoli dovuti alla rotazione del pezzo in lavorazione Pericoli dovuti al contatto con le
non adeguatamente fissato. pulegge del variatore dei giri.
Pericolo di proiezione di particelle di abrasivo
o altri materiali contro l’operatore o altre
persone presenti nelle vicinanze, con
particolare pericolo per gli occhi.

Pericoli connessi allo scoppio della mola


causato dalle sollecitazioni radiali date
dalla forza centrifuga.
Taglio
ossiacetilenico

Pericolo scintille e materiali Pericolo ustioni per ritorno di


incandescenti. fiamma al cannello, dovuto a
ostruzione e/o contatto con le parti
fuse.

Pericolo incendio o scoppio


Pericolo esposizione a
radiazioni ultraviolette
Pressa Meccanica

Le presse meccaniche
sono particolarmente
pericolose perché il
ciclo, una volta avviato,
non può essere fermato
e prosegue fino al suo
completamento.
Le parti delle macchine che presentano
temperature troppo alte o troppo basse
devono essere protette dal contatto
accidentale.
I dispositivi di allarme e
di sicurezza delle
macchine devono
essere ben visibili e le
relative segnalazioni
comprensibili senza
possibilità di errore.
I dispositivi di allarme e di sicurezza delle macchine
devono essere ben visibili
e le relative segnalazioni comprensibili senza
possibilità di errore.
Arresto di emergenza
Ogni macchina deve essere munita di un comando che
arresti tutti gli organi in movimento e la ponga in
condizioni di sicurezza.
Gestire il rischio meccanico
Il buon funzionamento dei dispositivi dipende dall'abilità e
dall’addestramento degli operatori
 Le macchine devono essere manovrate e manutenute da
personale abilitato.
Non è possibile garantire che una macchina risulti sicura qualora:
sia utilizzata da un non addetto ai lavori
sia impiegata per operazioni per cui non è stata costruita
sia impiegata in modo non conforme alle prescrizioni del
costruttore, o azionata in condizioni di manutenzione insufficiente.

Per l’uso delle macchine è prevista una formazione specifica Per le


diverse tipologie di macchine sono previsti corsi di formazione e
addestramento specifici (disciplinati da un decreto entrato in vigore a marzo
del 2013)
RISCHIO MECCANICO - VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=mb6WKSRcfZc
•IL RISCHIO DA
CONTATTO
ELETTRICO
L’impianto elettrico
in
ambito scolastico
Rischio Elettrico
Quali sono i principali rischi di origine elettrica . . .

Rischio incendio Rischio esplosione Rischio elettrocuzione Rischio CEM

. . . e perché è importante individuarli e valutarli?


Perché l’impianto elettrico, a differenza di quello del gas o
quello idrico, è presente in tutte le aule e ambienti scolastici,
in ogni ufficio, al cinema, nei negozi, in casa, nei cantieri
edili … praticamente ovunque!
RISCHIO
ELETTRICO
È fatto obbligo al datore di lavoro effettuare
le valutazioni richieste dall’articolo 80 del
D.L.gs.81/08.
IL
PERICOLO

La valutazione è necessaria perché


ogni impianto elettrico ha in sé un
potenziale pericoloso per gli
utilizzatori.
IL DANNO

Il corpo umano è sensibile al passaggio di


corrente, fenomeno che si manifesta
durante un contatto con parti
dell’impianto elettrico.
IL
1,5 -12 V DANNO 220
V

Ovviamente la sensibilità è
proporzionale alla tensione …
CONTATTO DIRETTO

Il corpo umano viene in contatto con


una parte dell’impianto elettrico.
CONTATTO
INDIRETTO

La custodia metallica di un apparecchio


elettrico, a causa di un guasto, assume
un valore di tensione pericoloso per la
persona che la potrebbe toccare.
MISURE DI
PROTEZIONE
Come indicato dall’articolo 81
del D.L.gs 81/08 Il Datore di
lavoro mette a disposizione
dei lavoratori impianti
realizzati a regola d’arte.
MISURE DI
PROTEZIONE

Ai sensi del D.M. 37 gli impianti


devono essere realizzati da un
installatore qualificato, che deve
poi certificarli con apposita
Dichiarazione di Conformità.
ISOLAMENT
O

Gli elettrici sono realizzati


impiantiche lein parti pericolose siano
modo
opportunamente segregate, magari con
involucri isolanti
ISOLAMENT
O

Anche gl
apparecchi che i
utilizziamo
debbono essere
costruiti per
garantire la nostra
sicurezza…
MESSA A TERRA
PRESA

COLLETTORE

TERRENO
PICCHETT
O

Dove si utilizzano componenti,


apparecchiature o utensili con involucri
conduttori (in metallo) è obbligatorio
collegarli all’impianto di terra.
INTERRUTTORE
DIFFERENZIALE/SALVAVITA

Dispositivo, installato a monte delle prese, con il


compito di interrompere l’energia in caso di
guasto. Gli interruttori più sensibili sono chiamati
anche SALVAVITA.
L’IMPIANTO SICURO
… anche in caso di
contatto la
persona non
rimane coinvolta
in alcun fenomeno
o danno
In caso di guasto
l’impianto scarica a terra
la corrente,
determinando lo scatto
del salvavita
MISURE DI PROTEZIONE
PROBABILITA’
ISOLAMENTO

SALVAVITA
& MESSA A
TERRA

RISCHI
O DANNO

L’isolamento limita la probabilità di


contatto, messa a terra e
«salvavita» riducono il possibile
danno.
RESPONSABILITA’

Il datore di lavoro valuta


rischio elettrico aziendale e leil misure
di cautela (manutenzione) così come
gli viene richiesto dagli articoli 80 ed
81 del D.L.gs. 81 del 2008
MANUTENZIONE

Interventi, prove e controlli degli impianti e


dei dispositivi di sicurezza, eseguiti
periodicamente da un tecnico qualificato;
l’art. 86 del Dlgs 81/08 richiede l'evidenza
documentale dei risultati.
RESPONSABILITA’

Il lavoratore ha una responsabilità


residua correlata al corretto utilizzo
degli impianti.
L’insegnante ha anche un obbligo di
sorveglianza sulle attività svolte dagli
alunni.
CORRETTO UTILIZZO!

L’impianto deve essere ben


conservato,
integro, ed utilizzato correttamente.
CORRETTO UTILIZZO!

Una presa …. una


spina!
SOVRACCARICO
!

L’utilizzo di triple ed adattatori


può determinare un
sovraccarico degli impianti con
rischio di innesco di incendi.
MESSA A
TERRA!

Il mancato utilizzo dell’adattatore


interrompe il collegamento della
messa a terra, con grave pericolo
in caso di guasto dell’apparecchio.
MESSA A
TERRA!

Si interrompe il collegamento di terra


anche utilizzando prolunghe o
adattatori non conformi .
ISOLAMENT
O

Un danno all’isolamento dei cavi o


agli involucri espone ad un pericolo
di contatto con parti in tensione.
• Non rimuovere i contatti del collegamento
a terra delle spine, poiché in questo modo
se ne annulla la protezione.

• Nella necessità di
utilizzare lampade
elettriche portatili,
non improvvisare
collegamenti, ma
usare quelle con i
relativi sistemi di
sicurezza.
• Quando si ha finito di usare la
prolunga, staccare prima la spina
dal muro. Dopo aver spento un
qualsiasi dispositivo elettrico, per
prima cosa staccare la spina
collegata alla presa a muro, in
questo modo non rimarranno parti
di filo elettrico in tensione,
evitando inutili rischi.
• Inserire togliere le
afferrand
e spine
o
isolante, evitando
sempredi iltoccare
corpo
gli spinotti. Non fare mai tale
operazione con mani sudate o
bagnate.
• Non usare più prese collegate tra loro per
evitare corto-circuiti con conseguente pericolo
di incendio: utilizzare se necessario prese
multiple mobili facendo attenzione alle
rispettive portate.
SCALE Portatili, Fisse e Telescopiche
Prevenire le cadute dall’alto
ARGOMENTI
Classificazione delle scale portatili, fisse e sgabelli

Rischi specifici e relative misure di prevenzione

Illustrazione delle corrette tecniche di utilizzo delle

scale Un caso pratico di infortunio

2
LA NORMATIVA VIGENTE
La legge che regola la sicurezza nei luoghi di lavoro, espone nell’art. 113
D.lgs 81/08 le caratteristiche strutturali che devono possedere le scale fisse
adoperate in qualsiasi ambiente lavorativo, quindi non solo nei cantieri.

Le scale a gradini devono avere una struttura solida e resistente in modo da


reggere ai carichi eccessivi in seguito ad affollamento nelle situazioni di
emergenza.

Le dimensioni della scala devono rispettare i giusti rapporti,


soprattutto tra altezza e larghezza del gradino, inoltre devono
essere dotate obbligatoriamente di parapetto normale o di altro
strumento di sostegno sui lati aperti. Le parti di scala che formano
una rampa e che sono chiuse da due muri necessitano, poi, di
almeno un corrimano.
Dimensioni ideali per scale sicure
I seguenti valori empirici indicano le dimensioni ottimali dei
gradini,
affinché la scala risulti comoda e sicura.
LA NORMATIVA VIGENTE
Oltre alle scale con gradini, la normativa riguarda anche altre
tipologie di scale, tra le quali le scale a mano. Queste devono servire
soltanto per oltrepassare dislivelli o per raggiungere piani di lavoro,
mentre è vietato eseguire dei lavori utilizzandole come appoggio,
anche soltanto per stare in piedi su di esse.

Decreto Legislativo 9.4.2008, n. 81 – Titoli I e III


(Uso delle attrezzature di lavoro)

Decreto Legislativo 9.4.2008, n. 81 – Allegato XX


(Conformità scale fisse e portatili)

Decreto 23.03.2000 del Ministero del Lavoro


(Conformità sistemi di sicurezza scale portatili)
SCALE FISSE
COME EVITARE DI CADERE
Cadere dalle scale causa infortuni a migliaia di persone ogni anno e,
quando si tratta di un individuo anziano o un bambino, le conseguenze
possono essere dolorose.

È possibile prevenire facilmente la maggior parte degli incidenti


seguendo i consigli di sicurezza descritti in questo articolo. Informarsi
meglio sulle cause che portano la gente a cadere e apportare dei
cambiamenti nelle proprie abitudini è un metodo efficace per evitare
questo tipo di fatalità.
… I NUMERI CI DICONO CHE:
…FORSE NON TUTTI SANNO CHE:
Il datore di Il lavoratore:
lavoro: Articolo 20 - Obblighi
Articolo 17 - dei lavoratori
Obblighi del 1.Ogni lavoratore deve
datore di lavoro prendersi cura della
non delegabili propria salute e
1. Il datore di sicurezza e di quella
lavoro non può delle altre persone
delegare le presenti sul luogo di
seguenti attività: lavoro, su cui ricadono
a) la valutazione di gli effetti delle sue
tutti i rischi con la azioni o omissioni,
conseguente conformemente alla sua
elaborazione del formazione, alle
documento previsto istruzioni e ai mezzi
dall’articolo 28 forniti dal datore di
lavoro.
2.I lavoratori devono in
particolare:
SCALE FISSE
Evitiamo lo Scivolamento
Presta attenzione
Si scende tanto spesso dalle scale che la maggior parte degli
incidenti è causata da disattenzione.

Prenditi il tuo tempo


Non avere fretta e non correre

Sfrutta le ringhiere e i corrimani


i corrimani sono studiati per dare sostegno quando si scendono
le scale.

Elimina il disordine
Gli oggetti lasciati sui gradini sono una causa comune di
incidenti.
SCALE PORATILI,
FISSE e Telescopiche
La scala è un’attrezzatura d’uso comune per molte professioni.

Ce ne sono per tutte le esigenze, in base all’utilizzo.

Scegliere scale a norma e utilizzarle nel modo corretto consente


di prevenire possibili infortuni sul lavoro, talvolta anche gravi.
SCALA TELESCOPIA
Può essere allungata in base
alle esigenze.
I modelli in alluminio sono
sicuramente più leggeri (rispetto ai
modelli in acciaio), di facile
trasporto e resistenti.

Per non incorrere in incidenti è


necessario rispettare i requisiti
specifici di portata massima indicati
dal costruttore
SCALA PORTATILE

Le scale portatili vengono


adottate in molti ambiti
professionali.

La tipologia a mano si utilizza


soltanto per oltrepassare
dislivelli o se presenti piani di
lavoro

L’applicazione di dispositivi
antiscivolo è inoltre utile ad
impedire eventuali scivolamenti.
… E NEI LUOGHI DI LAVORO?
REGOLE GENERALI PER L’UTILIZZO
DELLE SCALE PORTATILI
-Le regole per l’utilizzo delle scale portatili sono numerose (vedi
allegato «Documento_Buone_pratiche_ScaleATSBrianza») ma due
su tutte sono fondamentali:

-Le scale devono essere provviste di dispositivi antisdrucciolo


alle estremità inferiori dei due montanti e di elementi di trattenuta o
di appoggi antisdrucciolevoli alle estremità superiori, a meno
che le estremità superiori siano provviste di dispositivi di trattenuta o
trattenuta alla base da altra persona;

-Le scale devono essere utilizzate in modo da consentire ai


lavoratori di disporre in qualsiasi momento di un appoggio e di una
presa sicuri; in particolare, il trasporto a mano di pesi su una scala
non deve precludere una presa sicura.
REGOLE GENERALI PER L’UTILIZZO
DELLE SCALE PORTATILI
PRIMA DELL’USO:
La scala deve sporgere a sufficienza oltre il piano di accesso
(è consigliabile che tale sporgenza sia di almeno 1 m);
Le scale usate per l’accesso a piani successivi non devono essere
poste una in prosecuzione dell’altra;
La scala deve distare dalla verticale di appoggio di una misura pari
ad 1/4 del dislivello tra il piano di appoggio e quello di arrivo;
È vietata la riparazione dei pioli rotti con listelli di legno chiodati sui
montanti;
Le scale posizionate su terreno cedevole vanno appoggiate su
un’unica tavola di ripartizione, in modo da garantire la posizione
orizzontale dei pioli;
Il sito dove viene installata la scala deve essere sgombro da
eventuali materiali e lontano dai passaggi.
REGOLE GENERALI PER L’UTILIZZO
DELLE SCALE PORTATILI
DURANTE L’USO:
Le scale non vincolate devono essere trattenute al piede da altra persona;
Durante gli spostamenti laterali nessun lavoratore deve trovarsi sulla
scala;
Evitare l’uso di scale eccessivamente sporgenti oltre il piano di arrivo;
La scala deve essere utilizzata da una sola persona per volta limitando il
peso dei carichi da trasportare;
Accertarsi di avere in qualsiasi momento un appoggio e una presa sicura in
particolare durante il trasposto di pesi;
Quando vengono eseguiti lavori in quota, utilizzando scale ad elementi
innestati, una persona deve esercitare da terra una continua vigilanza sulla
scala;
La salita e la discesa vanno effettuate con il viso rivolto verso la scala.
REGOLE GENERALI PER L’UTILIZZO
DELLE SCALE PORTATILI
DOPO L’ USO:
Controllare periodicamente lo stato di conservazione delle
scale provvedendo alla manutenzione necessaria;
Le scale non utilizzate devono essere conservate in un luogo
riparato dalle intemperie e, possibilmente, sospese ad appositi
ganci;
Segnalare immediatamente eventuali anomalie riscontrate, in
particolare: pioli rotti, gioco fra gli incastri, fessurazioni,
carenza dei dispositivi antiscivolo e di arresto
INADEGUATEZZA DELLA SCALA

Prima di iniziare l'attività verificare che nessun elemento


della scala
sia mancante o deteriorato; ciò vale per:

-montanti
-gradini (o pioli)
-dispositivi di blocco nella posizione di massima apertura
-cerniere
- gommini antiscivolo alla base dei montanti
ERRATO TRASPORTO DELLA SCALA
Movimentare la
scala con cautela
considerando la
presenza di altre
persone onde
evitare di colpirle
accidentalmente
MODALITA’ DI TRASPORTO
MODALITÀ DI TRASPORTO ERRATA
Nel trasporto della scala a spalla non
inserire il braccio all'interno della scala fra
i gradini pioli

MODALITÀ DI TRASPORTO CORRETTA


Nel trasporto della scala a spalla, occorre
tenerla inclinata, mai orizzontalmente,
specie quando lo visibilità è limitata.
Durante lo movimentazione evitare che la
scala cada a terra o urti contro ostacoli
POSIZIONAMENTO
Posizionare sempre entrambi i piedi sulla
scala, non sbilanciare il busto, gli arti
inferiori o il corpo al di fuori del suo asse
verticale

Collocare lo scala solo nella posizione


frontale rispetto alla superficie di lavoro.

Non salire/scendere mai con la scala


nella posizione laterale in quanto il
rischio di ribaltamento è più elevato
• ERRATO POSIZIONAMENTO DELLA
SCALA

• ERRATO UTILIZZO
PERICOLI
•ELETTROCUZIONE
•NON utilizzare la scala in prossimità di
linee
•elettriche

•INSTABILITA’
La scala deve appoggiare
superficie piana e Solida.

SCIVOLAMENTO
Le calzature devono
consentireun sicuro appoggio del piede;
PERICOLI
CADUTE
NON posizionare la scala davanti a porte non
chiuse

INSUFFICIENTE APERTURA DELLA SCALA


Per le scale a forbice accertarsi che siano
completamente aperte e che i quattro appoggi
siano tutti a contatto con il suolo

CADUTA MATERIALI DALL’ALTO


L’utilizzatore deve assicurarsi che nella zona
circostante non devono esserci persone
PERICOLI
PERICOLO DI SCHIACCIAMENTO
NON mettere le mani nei battenti quando chiudete la
scala

PERICOLO DI CESOIAMENTO
NON mettere le mani nei pioli di una scala a sfilo quando
si
allunga e si accorcia

PERICOLI DELLA ZONA DI INTERVENTO


Prestare attenzione ai potenziali pericoli nella zona dove
si
è posizionato la scala
ERRATO POSIZIONAMENTO DELLA
SCALA
ERRATO COMPORTAMENTO SULLA
SCALA
SOLUZIONI DA PREFERIRE NEGLI
ARCHIVI
FINE ATTIVITA’
Le scale vanno pulite con un panno inumidito di
acqua e alcool.
Macchie di olii, grassi, vernici o altre sostanze
scivolose devono essere subito rimosse con gli
appositi solventi; per le scale in legno la pulizia
va fatta con alcool

A fine attività si consiglia di riporre la scala in un


luogo coperto e, possibilmente aerato, non
esposto ad intemperie.
Si consiglia di riporre la scala in modo stabile
eventualmente assicurata al muro.
SCALE IN APPOGGIO
Quando utilizzare una scala in appoggio
Il datore di lavoro dispone affinché sia utilizzata una scala in
appoggio quale posto di lavoro in quota solo nei casi in cui l'uso
di altre attrezzature di lavoro considerate più sicure non è
giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve
durata di impiego oppure delle caratteristiche esistenti dei siti
che non può modificare.

La scala in appoggio è idonea anche come sistema di accesso ad


altro luogo

Particolare attenzione va posta alla


scelta della corretta altezza della
scala
SCALE IN APPOGGIO

NON utilizzare una scala troppo bassa per un lavoro toppo in


alto

NON utilizzare una scala troppo alta per un lavoro troppo in


basso
SCALE IN APPOGGIO
I controlli da effettuare

•non appoggiare la sommità della scala su superfici non resistenti


•se collocata su strada aperta al traffico veicolare, predisporre
segnaletica stradale
•quando necessario, l'area di lavoro in prossimità della scala, deve
essere delimitata
•assicurarsi che lo scala sia sistemata e vincolata in modo che
siano evitati sbandamenti, slittamenti, rovesciamenti, oscillazioni
o inflessioni accentuate.

Qualora non sia attuabile l'adozione delle misure sopradette, la


scala deve essere trattenuta al piede da un'altra persona.
SCALE IN APPOGGIO
COME SALIRE UNA SCALA
Corretta procedura di salita su una scala; l’operatore
tiene il
corpo centrato ai montanti
PERICOLI
PERICOLO DI SCIVOLAMENTO
La scala in appoggio usata per l'accesso dovrà essere
tale da sporgere per almeno 1 metro oltre il piano di
sbarco.

CADUTA E/O CEDIMENTO DELLA SCALA


Sulla scala non devono salire/scendere e stazionare
più lavoratori contemporaneamente.

PERICOLO CEDIMENTO DEI PIOLI


Prima di salire su una scala verificare l’integrità dei pioli e
l’assenza di olio, grasso, fango, vernici fresche
NON superare il peso massimo ammesso sulla scala.
NON salire su una scala con carichi troppo pesanti o
ingombranti
PERICOLI
PERICOLO DI CADUTE DALL’ALTO
Scorretta procedura di discesa da una scala

NON effettuare lavori in quota appoggiando un piede sulla scala e


l’altro su un appoggio esterno

Mantenere il corpo centrato rispetto ai montanti

Non usare la scala come una piattaforma di lavoro o come una


Passerella

Posizionare entrambi i piedi sulla scala, NON sbilanciarsi

NON applicare sforzi eccessivi con gli attrezzi da lavoro in quanto


la scala potrebbe scivolare o ribaltarsi.
PERICOLI
PERICOLO DI RIBALTAMENTO
Gli estremi superiori della scala devono poggiare
entrambi alla parete affinché tutti e due trasmettano il
carico bilanciato alla parete

POSIZIONAMENTO DELLA SCALA IN APPOGGIO


REGOLA PRATICA PER DEFINIRE LA
CORRETTA INCLINAZIONE DI UNA SCALA
PERICOLI
PERICOLI DELLA ZONA DI INTERVENTO
Prestare attenzione ai potenziali pericoli nella zona dove si
è posizionato la scala:
-porte o finestre non perfettamente bloccate
-spazi prospicienti il vuoto non opportunamente protetti
quali balconi, pianerottoli, ripiani, ecc.
-linee elettriche o apparecchiature elettriche non protette
contro il contatto diretto e/o indiretto
-altri lavori che possano interferire
-scarsa illuminazione
SGABELLI
• Lo sgabello è una attrezzatura di lavoro atta a superare dislivelli
con altezza massima non superiore a 1 metro dal pavimento.
I modelli di sgabelli generalmente in commercio sono i seguenti:
SGABELLI
LO SGABELLO PRESENTA I REQUISITI DI
SICUREZZA?

 nessun elemento dello sgabello (gradini, dispositivi antiapertura,


superfici
antiscivolo, ecc.) deve essere mancante
 lo sgabello fabbricato con materiali metallici non deve presentare segni
di deterioramento
 tutti gli elementi, come ad esempio i montanti, i gradini, la piattaforma, i
dispositivi di sicurezza contro l’apertura, le cerniere, ecc. non devono
essere danneggiati.
 eventuali riparazioni dello sgabello devono essere effettuate da
personale specializzato
 piedini o tamponi di gomma o di plastica antiscivolamento devono essere
inseriti correttamente nella loro sede alla base dei montanti. Se
mancanti o deteriorati, è necessario sostituirli con dei nuovi, che sono
reperibili dal fornitore
SGABELLI
Ricordare che molti incidenti sono dovuti alla disattenzione o
all’uso improprio dello sgabello, ma uno sgabello in cattivo
stato è sicuramente causa di potenziale incidente.
SGABELLI
COMPORTAMENTO SICURO CON LO SGABELLO
•Verificare sempre che via sia qualcuno sul luogo di lavoro
per prestare soccorso in caso di infortunio oppure per
aiutarvi
durante lo svolgimento dell’attività
•Non collocare lo sgabello su oggetti che forniscono una base
per guadagnare altezza
•Collocare lo sgabello in posizione laterale i rischio di
ribaltamento è più elevato
•Verificare che lo sgabello sia correttamente e
completamente aperto
•Verificare che la superficie sui cui poggiano i montanti dello
sgabello sia priva di oggetti
suprema corte di Cassazione del 19 luglio 2016, n. 14701

Se l’alunno si fa male sulle scale o nel cortile della scuola ??????

responsabilità dell’insegnante e dell’istituto scolastico circoscritta


solo dal momento in cui il ragazzo entri nell’edificio.

Così conclude la Cassazione

l’obbligo di sorveglianza dell’insegnante e dell’Istituto scattano


solo dal momento in cui l’allievo si trovi all’interno della scuola,
mentre quanto avviene prima – per esempio sui gradini di ingresso –
non rientra nel dovere di vigilanza.

Tutt’al più, in tali spazi si potrebbe configurare solo una


responsabilità oggettiva per i danni conseguenti alle cose in
custodia, al pari di quella che ha il Comune per le fosse stradali
in questi casi l’infortunio è risarcito dall’Istituto salvo che dimostri
che l’evento è avvenuto per caso fortuito, ossia per un fatto
imprevedibile e inevitabile
MICROCLIM
A
Definizioni di
Con il termine microclima si intende MICROCLIMA
l’insieme di:
4 parametri che caratterizzano un ambiente
dal punto di vista termico.

-temperatura dell’aria (ta);


-temperatura media radiante (tr);
-velocità dell’aria (va);
-umidità relativa (Ø),

e 2 parametri relativi al lavoratore


-Attività metabolica (M)
-Isolamento termico dell’abbigliamento
(Clo)

È IMPORTANTE VALUTARE IL RISCHIO MICROCLIMA NEI LUOGHI DI LAVORO PER


VERIFICARE SE L’AMBIENTE TERMICO IN CUI IL LAVORATORE OPERA SIA
ADEGUATO ALLA ATTIVITÀ LAVORATIVA CHE DEVE SVOLGERE OPPURE POSSA
COMPROMETTERNE LA SICUREZZA E LO STATO DI SALUTE.
Il Benessere Termico è lo stato di piena soddisfazione nei
confronti dell'ambiente stesso. Costituisce per l'uomo una
condizione indispensabile e prioritaria per il raggiungimento
del benessere totale. Tale condizione dipende da :
•1. metabolismo
•2. temperatura
•3. sesso
•4. vestiario
•5. età
•6. l’attività che sta svolgendo

Quando l’equilibrio termico è mantenuto con un minimo


sforzo da parte dei sistemi di termoregolazione, le
condizioni microclimatiche sono definibili di Benessere.
Se invece l’equilibrio è mantenuto
con sforzo da parte dei
meccanismi di termoregolazione
(es. con un’alta produzione di
sudore), si parla di condizione
microclimatica di equilibrio ma
non di benessere.

Se l’equilibrio termico invece


non viene mantenuto
(nonostante il massimo sforzo
da parte dei meccanismi di
termoregolazione) si parla di
condizioni microclimatiche di
disequilibrio.
Aspetti
normativi…
La tutela dei lavoratori al rischio microclima compare
esplicitamente in due sezioni del D.Lgs. 81/2008: Titolo VIII –
Capo I e Allegato IV.

TITOLO VIII – Agenti fisici


Capo I – Disposizioni generali

art. 181
art. 180

...il datore di lavoro valuta tutti i


...per agenti fisici si
rischi derivanti da esposizione ad
intendono il rumore,
agenti fisici...
gli ultrasuoni..., il
microclima... che La valutazione dei rischi derivanti
possono comportare da esposizioni ad agenti fisici è
rischi per la salute e programmata ed effettuata, con
la sicurezza dei cadenza almeno quadriennale, da
lavoratori. personale qualificato...
Altri riferimenti nel D.Lgs.81/08 correlabili al
microclima...
TITOLO I – Principi comuni
Capo I – Disposizioni generali
Art.15 – Misure generali di tutela

1. Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei


lavoratori nei luoghi di lavoro sono:
...
d) il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del
lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle
attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e
produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla
salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo;
Altri riferimenti nel D.Lgs.81/08 correlabili al
microclima...
TITOLO II – Luoghi di lavoro
Capo I – Disposizioni generali Art.63 –
Requisiti di salute e sicurezza Art.64 –
Obblighi del datore di lavoro

1. I luoghi di lavoro devono 1. Il datore di lavoro provvede


essere conformi ai requisiti affinché:
indicati nell’allegato IV. a) i luoghi di
... lavoro siano
conformi ai
requisiti di cui
all’articolo 63 commi 1, 2 e 3;
...
ALLEGATO IV
1.9 Microclima

1.9.1.3 Se sono utilizzati impianti di


condizionamento dell’aria o di ventilazione
meccanica, essi devono funzionare in modo che i
lavoratori non siano esposti a correnti d’aria
fastidiosa…

1.9.2.1 La temperatura nei locali di lavoro deve


essere adeguata all’organismo umano durante il
tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di
lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai
lavoratori.
1.9.2.2. Nel giudizio sulla temperatura adeguata
per i lavoratori si deve tener conto della
influenza che possono esercitare sopra di essa il
grado di umidità ed il movimento dell’aria
concomitanti…

1.9.2.4 Le finestre, i lucernari e le pareti


vetrate devono essere tali da evitare un
soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro,
tenendo conto del tipo di attività e della natura
del luogo di lavoro.
L’Inail, nel 2018 ha stilato una linea guida per gli operatori
della sicurezza nei luoghi di lavoro fornendo le indicazioni
necessarie per giungere a una corretta valutazione del
rischio microclima.

Vengono inoltre citati i vari strumenti necessari per tale


valutazione:

•Termometri per la misura della temperatura;


•Igrometri/psicometri per la misura dell’umidità relativa e
assoluta;
•Globotermometro per la valutazione dell’irraggiamento;
•Anemometri per la misura della velocità e della direzione
del vento
La sensazione soggettiva di benessere non dipende da un solo fattore
ambientale ma dalla loro combinazione. Occorre pertanto tenere in
considerazione:

I PARAMETRI I PARAMETRI
SOGGETTIVI INDIVIDUALI

Fattori oggettivi ambientali da valutare Per i parametri individuali


•Temperatura dell’aria non ci sono specifici
strumenti di misura, si fa
•Temperatura umida a ventilazione forzata pertanto riferimento a
•Temperatura umida a ventilazione naturale norme tecniche quali le UNI
•Umidità relativa EN ISO 8996 e 9920.
•Velocità dell’aria o ventilazione Tra i parametri individuali
abbiamo:
•Attività metabolica
•Isolamento del vestiario
Oltre ai parametri microclimatici tenere conto di:

La temperatura deve essere adeguata all'organismo


umano durante il lavoro (tenere conto dei metodi di
lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai
lavoratori);

La temperatura deve essere idonea anche nei locali di


servizio (come mensa e servizi igienici);

Evitare un eccessivo “soleggiamento” dei locali


attraverso finestre, lucernari e pareti vetrate;

Gli operatori devono essere protetti da temperature


troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche
localizzate o mezzi personali di protezione.
Meccanismi mediante i quali avvengono gli scambi
termici:
Conduzione: trasmissione di calore
che avviene in un mezzo solido,
liquido o aeriforme dalle zone a
temperatura maggiore verso quelle
a temperatura minore.

Convezione: processo di
propagazione del calore in
seno ad un fluido, dovuto alle
correnti che si generano
quando zone adiacenti hanno
diverse temperature e
densità.

Irraggiamento: trasferimento
di energia tra due corpi per
mezzo di onde
elettromagnetiche.
LA TERMODISPERSIONE

Respirazione

La termodispersione verso l’esterno in


ambienti moderati avviene attraverso Cute

Escreti

Qualora la temperatura del nucleo corporeo


tenda a diventare troppo bassa, il corpo umano
riduce la cessione di calore primariamente
tramite la vasocostrizione periferica, ovvero
minor apporto di sangue soprattutto agli arti.
Qualora ciò non fosse sufficiente, si ha
l’attivazione involontaria di gruppi muscolari che
permettono la produzione di calore al fine di
ottenere l’aumento della temperatura del nucleo
corporeo.
In base alle caratteristiche ambientali, le
norme tecniche distinguono gli ambienti in:

•1. Ambiente moderato;


•2. Ambiente severo freddo;
•3. Ambiente severo caldo.
Ambienti moderati
Ambienti in cui il lavoratore non corre rischi per la salute e nei
quali si può raggiungere la condizione di benessere termico, in cui
una persona non avverte sensazione di caldo o di freddo ed
esprime una completa soddisfazione per l’ambiente in cui si trova.

Fisiologia
La condizione di benessere termico
corrisponde ad una situazione di
equilibrio termico tra soggetto ed
ambiente ottenuta mediante
un’attivazione minima dei
meccanismi di termoregolazione per
mantenere costante la temperatura
corporea intorno ai 37°C.
Valutazione
Per la valutazione gli indici più
comunemente utilizzati sono descritti
nella UNI EN ISO 7730:
-PMV (Predicted Mean Vote), indice di
comfort globale, che esprime una
condizione di neutralità termica nel caso
PMV=0.

-PPD (Predicted Percentage of


Dissatisfied), associato al PMV, indica la
percentuale di insoddisfatti rispetto
all’ambiente considerato.
Nella seguente tabella si riportano le condizioni microclimatiche ottimali di un
ambiente, per attività fisica moderata (sedentaria), abbigliamento adeguato e in
assenza di irraggiamento, in cui la maggioranza degli "occupanti", si trova in
una sensazione di benessere termico.

Condizioni Microclimatiche Ottimali


Stagione Temperatura Umidità Velocità
dell’aria (T) Relativa (UR) dell’aria (V)
Invernale 19 - 22 °C 40 – 50 % 0,01 – 0,1
m/s
Estate 24 - 26 °C 50 – 60 % 0,1 – 0,2
m/s
Ambienti severi
caldi
Il sistema di termoregolazione dell’organismo interviene
notevolmente, attraverso i meccanismi di vasodilatazione e
sudorazione, per evitare il surriscaldamento eccessivo del corpo.
In particolare, sono caratterizzati da:

•Condizioni ambientali non omogenee con sensibile variabilità


nel tempo
•Valori di temperatura operativa elevati rispetto all’attività
svolta e il vestiario indossato
•Disuguaglianza delle attività svolte e del vestiario indossato dai
diversi operatori
Ambienti severi
freddi
Si definiscono, in modo convenzionale, ambienti (severi) freddi
quegli ambienti che richiedono un notevole intervento del
sistema di termoregolazione interno umano mediante la vaso-
costrizione e i brividi. Sono caratterizzati da:

•Condizioni ambientali omogenee con una contenuta variabilità


nel tempo
•Valori di temperatura operativa bassi (<10°C)
•Uniformità delle attività svolte e del vestiario indossato dai
diversi operatori

Conservazione prodotti
alimentari Ta: -40 °C –
+10 °C
Norme tecniche…
La principale norma tecnica di riferimento per gli ambienti
moderati è la UNI EN ISO 7730:2006 (Ergonomia degli
ambienti termici – Determinazione analitica e interpretazione
del benessere termico mediante il calcolo degli indici Pmv e
Ppd e dei criteri di benessere termico locale).
https://www
.inail.it/cs/Satellite?c=Page&cid=2443085355447&d=68&pagename=Internet%2FPage%
2FpaginaFoglia%2Flayout#:~:text=Gli%20ambienti%20moderati%20caratterizzano%20in,vestiario%2
0indossato%20%C3%A8%20piuttosto%20uniforme.

Secondo tale norma, gli ambienti moderati sono caratterizzati


da variabili oggettive comprese entro un ristretto intervallo:

-temperatura dell’aria (ta) tra 10 e 30 °C;


-temperatura media radiante (tr) tra 10 e 40 °C;
-umidità relativa (ur) tra 30 e 70 %;
-velocità dell’aria (va) tra 0 e 1 m/s.

In particolare per velocità inferiori a 0,05 m/s


l’aria diventa stagnante e non c’è il ricambio prescritto dal
D.lgs 81/2008.
I rischi da microclima si presentano quando si lavora quindi in
ambienti troppo caldi o troppo freddi o quando il tasso di
umidità dell’aria è inferiore o superiore al 40-60 %.
Più è alta l’umidità e più impedisce l’evaporazione
(peggiorando
la sensazione di caldo).

I rischi più frequenti


sono:

-aria troppo secca,

-correnti d’aria,

-sbalzi termici
eccessivi.
Effetti e danni delle basse
temperature
• Intorpidimento delle estremità;
• Brividi;
• Effetti cutanei simili a scottature, geloni;
• Tachicardia;
• Trombosi, coma;
• Iperglicemia:
• A livelli profondi l’ipotermia può comportare danni al
pancreas,
assideramento, morte.

Effetti e danni delle alte temperature


• Calo delle prestazioni intellettive, di attenzione e prontezza,
difficoltà nello svolgere attività fisiche pesanti
• Aumento della sudorazione
• Aggravio di lavoro per il cuore
• Irascibilità e convulsioni
• Fenomeni cutanei di surriscaldamento e scottature
• Spossatezza, vertigini, nausea, vomito, cefalea
• Perdita di conoscenza, edema, collasso
Dal punto di vista della patologia, vale a dire degli effetti
cronici, non risulta che siano state condotte ricerche
approfondite sugli effetti a lungo termine provocati
dall'esposizione al calore.

Per quanto riguarda invece gli effetti acuti dell'esposizione a


temperature elevate, è ben noto il quadro clinico del "colpo di
calore" caratterizzato da un improvviso innalzamento della
temperatura corporea, da confusione mentale, irascibilità,
delirio, convulsioni e perdita di conoscenza.
Le scuole, dal punto di vista del microclima, possono
ritenersi ambienti moderati: non ci sono rischi concreti e
si fa riferimento al disagio legato al microclima. Esistono
norme tecniche per la misura e la definizione degli indici
ottimali di comfort. Ci sono indici statistici che
quantificano la gradevolezza di un certo ambiente
moderato.

Si possono effettuare delle misure ed elaborare i dati per


verificare se l’ambiente moderato “va bene” o meno.

La gradevolezza termica degli ambienti moderati si misura


attraverso una centralina microclimatica con
l’elaborazione di dati:

•Misurati
•Stimati (quelli legati al metabolismo e all’attività svolta).
Parametri Misurabili:

STAZIONE MICROCLIMATICA

I termini dell’equazione sono riconducibili ai seguenti


parametri:

Quantità fisiche che caratterizzano l’ambiente da


un punto di vista
termo – igro – anemometrico:
•Va = Velocità aria (m/s)
sonda anemometrica portatile a filo caldo
•tr = Temperatura media radiante (°C)
sonda globotermometrica in rame nero opaco (fornisce il
valore della temperatura del globo dalla quale si ricava
tramite apposita relazione la temperatura media radiante)

ta = Temperatura dell’aria (°C) RH =
Umidità relativa (%)

-sonda termometrica a bulbo umido a


ventilazione naturale (fornisce la
temperatura dell’aria in condizioni naturali);
- sonda psicrometrica a ventilazione
forzata con serbatoio di acqua distillata

Quantità riconducibili alle caratteristiche


del
singolo individuo:
·Isolamento termico del vestiario
·Attività metabolica
Aspetti da Considerare…

 Indossare indumenti adeguati alle condizioni microclimatiche


presenti (compatibilità con indumenti di lavoro quali tute e
camici e vestiario proprio dei lavoratori; utilizzo DPI per la
protezione del corpo;

 Misurare la temperatura degli ambienti quando questi non


risultano confortevoli;

 Verificare che vengano svolte da parte dell’ente competente


verifiche periodiche sugli impianti e la manutenzione ordinaria;

 Evitare la permanenza in luoghi troppo caldi o troppo freddi


Misure di
Prevenzione

 Rotazione degli operatori che svolgono


attività
diminuendo il tempo di esposizione;

 Frequenti pause;

 Sorveglianza Sanitaria
Areazione

Nei locali chiusi di lavoro delle aziende


industriali nei quali l'aria è soggetta ad
inumidirsi notevolmente per ragioni di
lavoro va evitata la formazione di nebbia.

I lavoratori devono disporre di aria salubre in


quantità sufficiente ottenuta preferibilmente
con aperture naturali e, quando ciò non sia
possibile, con impianti di areazione.
Impianti di areazione

Devono essere sempre mantenuti funzionanti.


Non devono esporre i lavoratori a correnti d'aria fastidiosa e
diretta.

Devono essere periodicamente sottoposti a controlli,


manutenzione, pulizia e sanificazione dei filtri per evitare fonti
di insalubrità (legionellosi….)

I luoghi di lavoro devono disporre di aperture sufficienti per un


rapido ricambio d'aria.
ILLUMINAZIONE
Illuminazione: il benessere visivo

L’illuminazione rappresenta uno dei principali fattori ambientali


utile a garantire il benessere nei luoghi di lavoro.
Un’idonea illuminazione oltre a contribuire all’incremento della
produttività, gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione degli
infortuni sul lavoro.
L’illuminazione, per quanto possibile, deve essere ottenuta da
luce naturale poiché essa è più gradita all’occhio umano e di
conseguenza meno affaticante.
In ogni caso, tutti i locali e luoghi di lavoro devono essere dotati
di dispositivi che consentono un’illuminazione artificiale
adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere
dei lavoratori.
Cos’è la luce

• La luce è energia radiante in


grado di eccitare la retina
dell’occhio producendo una
sensazione visiva.

• È costituita da radiazioni
elettromagnetiche di lunghezza
d’onda compresa fra 380 e 780
nm. La distribuzione dell’energia
tra le lunghezze d’onda
determina il colore e la tonalità
della luce. Il sistema visivo
umano è più sensibile ai colori
compresi tra 500 e 600 nm di
lunghezza.
Il fenomeno della visione si esplica nella sensazione
soggettiva prodotta dall’interazione di queste radiazioni
con l’apparato visivo. L’atto di vedere si manifesta
concretamente attraverso la percezione delle forme, del
colore, del rilievo e del movimento degli oggetti.
L’occhio è l’elemento ricevitore.

La luce solare diretta è sconsigliabile negli ambienti di


lavoro in quanto determina abbagliamento o fastidiosi
riflessi soprattutto in riferimento a postazioni di lavoro
con videoterminali.

Le finestre devono essere munite di un opportuno


dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce
diurna che illumina il posto di lavoro.
Definizio
ni
L’illuminamento è una grandezza che valuta la quantità di
luce che investe la superficie di un oggetto. Il livello di
illuminamento richiesto per lo svolgimento di una specifica
attività deve garantire la percezione distinta
degli oggetti e, contemporaneamente, evitare fenomeni di
abbagliamento.

La luminanza è una grandezza che valuta la quantità di luce


che restituisce la superficie di un oggetto . Si misura lungo la
direzione che congiunge la sorgente luminosa con
l’osservatore.
Eccessive differenze di luminanza tra oggetti contenuti nel
campo visivo non facilitano la percezione distinta degli
oggetti e provocano fenomeni di abbagliamento.
In linea generale, non è fondamentale valutare il livello di
luminanza dei vari oggetti, ma il contrasto fra di loro.
Tipi di
illuminazione

• Illuminazione diretta: lampada a vista diretta


verso
il pavimento.
• Illuminazione indiretta: lampada coperta diretta
verso il soffitto(luce diffusa).
• Illuminazione mista: lampada costituita da
componente diretta e indiretta.
Vantaggi: facilita la percezione della profondità,
costi minori.
Illuminazione
Svantaggi: posizionamento delle lampade e posti
diretta di lavoro è vincolante, luce non uniforme con
zone d’ombra, facilita il fenomeno di
abbagliamento.

Vantaggi: luce diffusa priva di zone d’ombra,


riduzione del fenomeno di abbagliamento,
posizionamento delle lampade indipendente da
arredi e postazioni di lavoro.
Illuminazione
indiretta Svantaggi: riduce la percezione della profondità,
costo delle lampade.

Vantaggi: riduce gli aspetti negativi ed amplifica


gli effetti positivi dei due sistemi a luce diretta e
indiretta, possibilità di illuminare anche con uno
Illuminazione solo dei due sistemi.
mista
Svantaggi: costo delle lampade e dell’impianto.
Valutazione dell’illuminazione nei luoghi di
lavoro…
Strumenti di misura dei parametri di
illuminazione

Luminanzometri (per Luxmetri (per


la luminanza) l’illuminamento)

La misurazione dell’illuminamento deve essere effettuata tenendo conto della


normale posizione del lavoratore e della sua ombra. Il sensore del luxmetro deve
essere posto sul piano di lavoro direzionandolo e inclinandolo in base alla
tipologia dell’attività lavorativa che viene svolta. Più sono le misurazioni che
vengono effettuate nei diversi punti e più precise risulteranno le informazioni.
Alla fine si otterrà un numero chiamato valore dell’illuminamento medio.
Per quanto riguarda il misuratore della luminanza, esso deve essere posizionato
al livello degli occhi del lavoratore e direzionato verso la sorgente di luce, verso
la luce riflessa o verso la superficie di cui si vuole misurare la luminanza. Nel
caso di lavori effettuati sia di notte che di giorno, si deve procedere alla
misurazione della luminanza in entrambe le condizioni.
In
conclusione…
• Il tipo di illuminazione usato ha influenza determinante su vari
problemi della salute che includono: danno visivo, bruciore agli
occhi, affaticamento, emicranie, problemi dovuti ad una postura
errata assunta per compensare i difetti dell’illuminazione.

Per migliorare l’ambiente luminoso:


• Usare lampade con migliore indice di resa cromatica;
• Pulire regolarmente le lampade;
• Mettere a disposizione sistemi regolabili di schermatura della
luce naturale per correggere l’incidenza diretta o riflessa del
flusso luminoso;
• Effettuare manutenzione e pulizia soprattutto delle superfici
vetrate o illuminanti;
• Adeguare l’intensità e le caratteristiche dell’illuminazione in base
alle esigenze connesse al tipo di lavorazione o attività svolta.
Grazie per
l’attenzione

Dott. Ciuoffi Antonio - Dott.ssa Celona


Noemi
«Ergonomia»…di cosa stiamo
parlando?
érgon (lavoro) + ńomos (regola,
legge)

È una scienza multidisciplinare volta allo


studio delle funzioni e dell’interazione
tra tre elementi

Scop
o
Migliorare le
prestazioni del
sistema e la
soddisfazione
complessiva dei
lavoratori,
tutelandone il
benessere, la
salute e la
sicurezza 2
«Ergonomia»…di cosa stiamo
parlando?
OBIETTI
VI

 Analisi degli effetti della tecnologia


produttiva sull'uomo a livello di salute,
di prestazione e di comportamento.
 Progettazione di situazioni lavorative
adeguate alle esigenze dell'attività e
alle capacità potenziali dell'operatore,
al fine di evitare il logoramento fisico
e mentale ed aumentare il
rendimento.
 Si pone come disciplina preventiva,
avendo lo scopo di studiare come
evitare l'insorgenza di effetti dannosi.
D.LGS 81/2008 ed
Ergonomia
 Art. 15 (misure generali di tutela)
 Art. 18 (obbligo D.L. e Dirigenti)
 Art. 70 (requisiti attrezzature)
 Art. 76 (requisiti DPI)
 Art. 111 (requisiti lavori in quota)
 Art. 168 (requisiti m.m.c.)
 Art. 174 (requisiti postazioni VDT)
 Art. 203 (requisiti
ergonomici attrezzature –
vibrazioni ridotte)
Eventuali danni fisici si
ripercuotono
sul rendimento del lavoratore

Migliorare gli Migliorare gli


ambienti strumenti

Quali
attività  attività di movimentazione manuale
? dei carichi
 sforzi fisici eccessivi
 assunzione di posture incongrue
 effettuazione di movimenti ripetuti
 pause di lavoro insufficienti
 vibrazioni.
D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
TITOLO VII e ALLEGATO XXXIV
ATTREZZATURE MUNITE DI
VIDEOTERMINALI
DEFINIZIONI

Videoterminale (VDT): schermo alfanumerico o grafico, a


prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione
utilizzato.

Posto di Lavoro: insieme che comprende le attrezzature munite


di VDT: monitor, tastiera o altro sistema di immissione dati,
mouse, stampante, accessori opzionali, software per l’interfaccia
uomo- macchina, telefono, modem, sedia, piano di lavoro
nonché l’ambiente di lavoro immediatamente circostante.

Videoterminalista: operatore che utilizza un’attrezzatura munita


di videoterminale in modo sistematico o abituale, per 20 ore
settimanali
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO

Il Datore di Lavoro, all’atto della valutazione dei rischi connessi


all’utilizzo di attrezzature munite di
videoterminali, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo
a:

•i rischi per la vista e per gli occhi;


•i problemi legati alla postura;
•i problemi legati all’affaticamento
fisico o
mentale;
•le condizioni ergonomiche e
di igiene
dell’ambiente.
PAUS
E

Il videoterminalista ha diritto ad un’interruzione della


sua
attività mediante pause ovvero cambiamento di
attività.

In assenza di una disposizione contrattuale


riguardante l'interruzione il videoterminalista,
comunque, ha diritto ad una pausa di 15 minuti
ogni 120 minuti di applicazione continuativa al
videoterminale.
LA SORVEGLIANZA
SANITARIA
I videoterminalisti sono sottoposti a
sorveglianza sanitaria con particolare
riferimento a:
•i rischi per la vista e per gli occhi;
•i rischi per l’apparato muscolo-
scheletrico.

Il medico competente sottopone i


videoterminalisti alle seguenti visite
per accertane l’idoneità all’uso
dell’attrezzatura munita di VDT:
visite mediche preventive (prima di
essere adibiti ad attività che
richiedono l’uso prevalente di VDT);
visite mediche periodiche;
LA SORVEGLIANZA
SANITARIA

Le visite mediche periodiche (fatti salvi i


casi particolari che richiedono una
frequenza diversa stabilita dal medico
competente) hanno la seguente
frequenza:
•biennale, per i lavoratori classificati
idonei
con prescrizioni o limitazioni e per coloro
che hanno compiuto il cinquantesimo
anno di età;
•quinquennale, negli altri casi.
UTILIZZO DI
VIDEOTERMINALI
La postazione di lavoro
l’operatore deve poter assestare la propria postura comodamente, con la
possibilità di regolare i vari elementi del posto di lavoro garantendosi l’agevole
fruibilità di tutte le attrezzature, in funzione del tipo di attività.

Il piano di lavoro
•Bordi arrotondati
•Superficie opaca e colori neutri
•Altezza regolabile tra 70 – 80 cm circa
•Dimensioni sufficienti per permettere una disposizione flessibile delle
attrezzature

Lampada da tavolo
•Schermata e orientabile
•Non deve provocare riflessi
•Utile per soddisfare esigenze diversificate di illuminazione
Poggiapiedi
• necessari quando l’altezza minima del tavolo
o
eccessiva rimane
•dimensioni: 40x30x15 cm
•inclinazione: < 20°
•antisdrucciolo

Leggio Portadocumenti
• utile nelle inserimento dati e
battitura
operazioni di
• inclinabile
testi 70° rispetto al piano
30°
(orientabile) -
e stabile
•posizionato alla stessa distanza dello
schermo
(accomodamento)
Seduta
•Stabile
•Con 5 razze e ruote
•Girevole
•Regolazione in altezza
•Regolazione dell’inclinazione dello
schienale
UTILIZZO DI
VIDEOTERMINALI
Tastiera
•Inclinabile e separata dal monitor
•Distante 15 cm dal bordo del piano
•Con superficie opaca e di colore neutro
•Caratteri chiari

Monitor
• Orientabile e inclinabile
• Superficie antiriflettente
• Luminosità e contrasto
regolabili
• Assenza di sfarfallamento
• Pulito

Mouse
•Deve garantire un’impugnatura ergonomica
•Deve essere “manovrato” avendo cura di poggiare
l’avambraccio al piano di lavoro
UTILIZZO DI
VIDEOTERMINALI
La postazione di
lavoro
UTILIZZO DI
VIDEOTERMINALI
L’illuminazion
e • Valori ottimali: tra 300 e 500 lux
• Luce diffusa senza abbagliamento
• la luce proveniente dalle finestre non deve colpire
lo schermo direttamente; la condizione è
soddisfatta quando il piano dello schermo è
ortogonale a quello della finestra

POSIZIO
POSIZIONE NON NE
CORRETTA CORRETT
A
DISTURBI LEGATI ALL’USO
DEI VDT

I disturbi che i lavoratori addetti ai


videoterminali possono accusare
sono:

DISTURBI DISTURBI AFFATICAMENT


MUSCOLO- ALLA O FISICO E
OCULO- MENTALE
SCHELETRI VISIVI
CI
DISTURBI OCULO-
VISIVI

SINTOMI
•bruciore oculare;
•arrossamento oculare;
•visione sfocata;
•cefalea;
•lacrimazione;
•fastidio per la luce;
•prurito;
•visione sdoppiata;
•ammiccamento frequente.
DISTURBI OCULO-
VISIVI
COME PREVENIRLI

•Il posto di lavoro deve essere illuminato correttamente, possibilmente


con luce naturale mediante la regolazione di tende o veneziane, o con
luce artificiale.
•Le postazioni di lavoro devono essere collocate correttamente rispetto
alle finestre.
•Le fonti di luce devono essere al di fuori del campo visivo e non creare
contrasti eccessivi.
• L’illuminazion artificial
e deve e
essere con realizzata
lampade
schermi. dotate di
•Il monitor
deve essere
disposto
perpendicolarmente
alle finestre
e

inclinato
e orientato
DISTURBI OCULO-
VISIVI

COME PREVENIRLI
Inoltre l’operatore deve:
•posizionarsi di fronte allo schermo ad una distanza
compresa tra i 50 e i 70 cm;
•disporre il porta documenti alla stessa altezza e
distanza dagli occhi dello schermo;
•distogliere periodicamente lo sguardo;
•durante le pause non dedicarsiad
attività che richiedano un intenso
impegno visivo;
•curare la pulizia della tastiera del
mouse e del monitor;
•utilizzare i mezzi di correzione della vista se
prescritti.
DISTURBI MUSCOLO-
SCHELETRICI

SINTOMI

Gli addetti ai videoterminali


possono incorrere nell’insorgenza di:
•disturbi alla colonna vertebrale;

•disturbi muscolari;

•disturbi alla mano e all’avambraccio.


DISTURBI MUSCOLO-
SCHELETRICI

COME PREVENIRLI
•assumere una posizione
corretta di fronte al video, con
i piedi ben poggiati a terra e la
schiena poggiata alla sedia nel
tratto lombare;
•posizionare lo schermo in
modo tale che gli occhi
dell’operatore siano sempre
ad una distanza compresa tra
i 50 e i 70 cm;
•durante la digitazione tenere
gli avambracci poggiati sul
piano di lavoro;
•se possibile eseguire esercizi
di rilassamento (collo,
schiena, arti superiori e
inferiori).
AFFATICAMENTO
MENTALE
•PRINCIPALI CAUSE

•I fattori di rischio da affaticamento


mentale connessi all’utilizzo del VDT
sono:
•carico di lavoro (ritmi elevati,
impossibilità
•di fare pause, ecc.);
• rapporto uomo-macchina
conflittuale (scarsa di hardware e
conoscenza
software). ambiental
• (temperatura,
cattive condizioni e i velocità
umidità
dell’aria);
• rumore ambientale da disturbare
tale
l’attenzione.
AFFATICAMENTO
MENTALE

COME PREVENIRLO

•Far precedere l’attività al VDT da un


adeguato periodo di formazione all’uso dei
programmi e delle procedure informatiche.
•Rispettare la corretta distribuzione delle
pause.
•Utilizzare i software per i quali si è avuta
l’informazione.
•Avere a disposizione un referente in caso di
anomalia dei software e delle attrezzature.
REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I
LAVORATORI

Posizionare il VDT in maniera ottimale per evitare i riflessi e/o gli


sfarfallii dello schermo:
•oscurare le finestre per migliorare la visibilità e il contrasto;
•regolare il contrasto e la dimensione
dei caratteri in modo ottimale;
•inclinare il monitor per ridurre i riflessi;
•utilizzare se necessario uno schermo antiriflesso;
•mantenere pulito il monitor e lo schermo protettivo.
REGOLE DI COMPORTAMENTO
PER I
LAVORATORI
Mantenere una posizione corretta regolando la posizione del sedile e/o
l’altezza del tavolo di lavoro e/o dello schermo in modo che:
• gli occhi siano ad una distanza non inferiore a 50-70 cm dal
monitor e alla stessa altezza del bordo superiore dello schermo;
•gli avambracci siano appoggiati al piano di lavoro e i polsi non piegati;
•gli angoli dei gomiti, dei fianchi e delle gambe siano superiori a 90°;
•utilizzare la sedia di lavoro in modo che sia orientata e rivolta verso il
video;
•i piedi devono essere ben poggiati a terra e, solo se necessario, su un
poggiapiedi;
•Il mouse deve essere posizionato il più possibile vicino alla tastiera
mantenendo l’avambraccio appoggiato al piano di lavoro;
•richiedere, se necessario, un leggio portadocumenti orientabile, posto alla
stessa distanza e angolazione del monitor.
REGOLE DI COMPORTAMENTO
PER I
LAVORATORI

PER CHI UTILIZZA IL VDT IN


MODO
SISTEMATICO
• Effettuare interruzioni (cambiamenti di
attività) della durata di 15 minuti ogni
2 ore di attività continuativa al VDT.
• Dopo un uso continuativo del VDT è
necessario ripristinare la corretta
impostazione della colonna vertebrale
con degli opportuni esercizi e
movimenti del tronco, della testa e
del collo.
• Non trascurare eventuali riduzioni
della capacità visiva segnalandole al
medico competente.
• Sottoporsi alla visita medica
specialistica se prevista.
Movimentazione Manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
TITOLO VI e ALLEGATO XXXIII
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI
CARICHI

TITOLO VI dei del D. Lgs 81/08


Art. 167 comma 2

Tutte le operazioni di trasporto o di


sostegno di un carico ad opera di uno o
più lavoratori, comprese le azioni del
sollevare, deporre, spingere, tirare,
portare o spostare un carico, che, per le
loro caratteristiche o in conseguenza
delle condizioni ergonomiche sfavorevoli,
comportano rischi di patologie da
sovraccarico biomeccanico.
Durante le operazioni di
movimentazione manuale
di un carico si
determinano (in funzione
della postura assunta dal
soggetto, del peso e delle
dimensioni dell’oggetto
movimentato, del tragitto
che l’oggetto deve
compiere), tra le altre,
delle forze compressive
sulle strutture del rachide
lombare (in particolare
sui dischi intervertebrali)
che, se
ripetute nel tempo,
possono condurre a
microlesioni e lesioni delle
strutture stesse
Movimentazione Manuale dei
carichi
PARAMETRI DA
PRENDERE
IN CONSIDERAZIONE CARATTERISTICHE DEL
CARICO

SFORZO FISICO RICHIESTO

CARATTERISTICHE AMBIENTE
DI LAVORO

ESIGENZE CONNESSE
ATTIVITÀ
POSIZIONI
DANNOSE
sollevamento
pesi
POSIZIONI
DANNOSE
spostamento
pesi

MANTENERE IL
CARICO DURANTE
IL TRASPORTO IL
PIÙ VICINO
POSSIBILE AL
CORPO

TENERE LA SCHIENA
DRITTA
POSIZIONI DANNOSE
spostamento pesi con
torsione

EVITARE DI RUOTARE SOLO IL TRONCO, NELLO


SPOSTARE UN CARICO, MA GIRARE TUTTO IL
CORPO UTILIZZANDO LE GAMBE, TENENDO IL
CARICO VICINO AL CORPO
POSIZIONI
DANNOSE
porre in alto un
oggetto
POSIZIONI DANNOSE
Spostare/spingere un
oggetto
COSA DEVE FARE IL DATORE DI LAVORO

• Adottare le misure organizzative necessarie e ricorrere ai mezzi


appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la
necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei
lavoratori;
• Laddove non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi
deve ridurre il rischio che la movimentazione manuale di detti carichi
comporta;
• Organizzare i posti di lavoro in modo che la movimentazione assicuri
condizioni di sicurezza e salute;
• Valutare, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di
sicurezza e di salute connesse al lavoro in questione.
• Evitare o ridurre i rischi, particolarmente di patologie dorso-lombari,
adottando le misure adeguate, tenendo conto in particolare dei fattori
individuali di rischio, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle
esigenze che tale attività comporta;
COSA DEVE FARE IL DATORE DI LAVORO

• sottoporre i lavoratori alla sorveglianza sanitaria


di cui all’articolo 41, sulla base della valutazione
del rischio e dei fattori individuali di rischio;
• utilizzare le norme tecniche* che costituiscono
criteri di riferimento, ove applicabili. Negli altri
casi si può fare riferimento alle buone prassi e
alle linee guida.
• fornire ai lavoratori le informazioni adeguate
relativamente al peso ed alle altre caratteristiche
del carico movimentato;
• Assicurare ad essi la formazione adeguata in
relazione ai rischi lavorativi ed alle modalità di
corretta esecuzione delle attività;
• fornire ai lavoratori l’addestramento adeguato in
merito alle corrette manovre e procedure da
adottare nella movimentazione manuale dei
carichi.
COSA DEVE FARE IL DATORE DI LAVORO

• Fornire ai lavoratori le informazioni


adeguate relativamente al peso ed alle
altre caratteristiche del carico
movimentato;
• Assicurare ad essi la formazione
adeguata in relazione ai rischi lavorativi
ed alle modalità di corretta esecuzione
delle attività;
• Fornire ai lavoratori l’addestramento
adeguato in merito alle corrette
manovre e procedure da adottare nella
movimentazione manuale dei carichi.
LA SORVEGLIANZA
SANITARIA

Tutti i lavoratori
potenzialmente esposti al
rischio di MMC sono soggetti
alla sorveglianza sanitaria
effettuata dal Medico
Competente

Il medico
competente
sottopone alle seguenti visite:
visite mediche preventive;
visite mediche periodiche.
Quali cause comporta un non
rispetto delle corrette modalità
di movimentazione dei carichi?

PATOLOGIE DA
SOVRACCARICO
BIOMECCANICO

DISTURBI
CUMULATIVI

TRAUMI
ACUTI
MISURE
PREVENTIVE
È possibile prevenire infortuni e malattie
eliminando o perlomeno riducendo i rischi
correlati alle operazioni

Eliminazione (ove possibile)

Misure tecniche (utilizzo di

dispositivi di supporto)

Adozione di misure organizzative

Attività di informazione
IGIENE E SICUREZZA SUL
LAVORO
PROVVEDIMENTI SANZIONATORI
I PROVVEDIMENTI DELL’ORGANO DI
VIGILANZA

1.LA DISPOSIZIONE -> D.P.R. 520/55 art.20


2.LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO
AMMINISTRATIVO
-> Legge 689/1981
•LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO
AMMINISTRATIVO (CON REGOLARIZZAZIONE)
D.Lgs. 81/08 art. 301-bis
•LA DISPOSIZIONE -> D.Lgs. 81/08 art. 302-bis
•LA PRESCRIZIONE E VERIFICA ADEMPIMENTO
A SEGUITO DI REGOLARIZZAZIONE -> D.lgs
OBIETTIVO PRIMARIO:
758/94 OBIETTIVO PRIMARIO:
REGOLARIZZARE PUNIRE E
L’ILLECITO [MESSA A STIGMATIZZARE IL
NORMA] COMPORTAMENTO
OMISSIVO
LA DISPOSIZIONE D.P.R. 520/55
art.20

LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO
AMMINISTRATIVO Legge 689/1981

LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO
AMMINISTRATIVO (con
regolarizzazione) D.Lgs. 81/08 art.
301-bis

LA DISPOSIZIONE D.Lgs. 81/08 art.


302-bis
LA DISPOSIZIONE D.P.R. 520/1995

Art.20 D.P.R. 520/1955


provvedimento amministrativo con il quale
gli “ispettori del lavoro” impongono
all’impresa un determinato
comportamento (antinfortunistico) al fine di
colmare i vuoti di previsione legislativa.

INOSSERVANZA ALLA
DISPOSIZIONE:
Punito dall’art. 11 D.Lgs 758/94: arresto
sino ad un mese o
ammenda fino a 413,17 Euro
ILLECITO
AMMINISTRATIVO
Legge 689/1981
“Comportamento fattuale od omissivo, punito
dalla legge con una sanzione amministrativa”.

TRASGRESSORE: persona fisica cui è riferibile la


violazione.
OBBLIGATO IN SOLIDO: soggetto giuridicamente
diverso dal Trasgressore, che non ha concorso alla
produzione dell’illecito, ma è chiamato a rispondere
delle relative conseguenze patrimoniali.

La contestazione deve essere notificata entro


90gg. dall’accertamento della violazione
IL PAGAMENTO IN MISURA RIDOTTA ENTRO gg. 60
PRODUCE L‘EFFETTO LIBERATORIO (1/3 del massimo
dell’ammenda o, se più favorevole, il doppio del minimo della sanzione ).
LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO AMMINISTRATIVO
(con regolarizzazione) D.Lgs. 81/08 art. 301-bis

Art.301-bis - Estinzione agevolata degli illeciti amministrativi a


seguito di regolarizzazione
1. In tutti i casi di inosservanza degli obblighi puniti con sanzione
pecuniaria amministrativa il trasgressore, al fine di estinguere
l’illecito amministrativo, è ammesso al pagamento di una somma pari
alla misura minima prevista dalla legge qualora provveda a
regolarizzare la propria posizione non oltre il termine assegnato
dall’organo di vigilanza mediante verbale di primo accesso ispettivo.

INOSSERVANZA ALLA DISPOSIZIONE (D.P.R. 520/55):


In caso di omessa attuazione della disposizione legittimamente impartita
dall’organo di vigilanza, verrà applicata la procedura di estinzione
dell’illecito amministrativo secondo la Legge 689/81.

CHIARO INTENTO DEL LEGISLATORE NEL FAVORIRE IL PROCESSO DI


REGOLARIZZAZIONE (MESSA A NORMA) NEI LUOGHI DI LAVORO
LA DISPOSIZIONE D.Lgs 81/08

Art.302-bis - Potere di disposizione


1.Gli organi di vigilanza impartiscono disposizioni esecutive ai fini
dell’applicazione delle norme tecniche e delle buone prassi, laddove
volontariamente adottate dal datore di lavoro e da questi espressamente
richiamate in sede ispettiva, qualora ne riscontrino la non corretta adozione, e
salvo che il fatto non costituisca reato.

INOSSERVANZA ALLA DISPOSIZIONE:


•Avverso le disposizioni di cui al comma 1 è ammesso ricorso, entro trenta giorni,
con eventuale richiesta di sospensione dell’esecutività dei provvedimenti,
all’autorità gerarchicamente sovraordinata nell’ambito dei rispettivi organi di
vigilanza, che decide il ricorso entro quindici giorni. Eventuale applicazione del
potere di disposizione ex art.20 del D.P.R. 520/55

CHIARO INTENTO DEL LEGISLATORE NEL FAVORIRE PROCESSI DI MIGLIORAMENTO


DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO IN «ACCORDO» CON L’IMPRENDITORE
LA PRESCRIZIONE E
VERIFICA ADEMPIMENTO
D.lgs 758/94
I PROVVEDIMENTI DELL’ORGANO DI
VIGILANZA

1.LA DISPOSIZIONE D.P.R. 520/55 art.20


2.LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO
AMMINISTRATIVO Legge 689/1981
3.LA CONTESTAZIONE DI ILLECITO
AMMINISTRATIVO (CON REGOLARIZZAZIONE)
D.Lgs. 81/08 art. 301-bis
4.LA DISPOSIZIONE D.Lgs. 81/08 art. 302-bis
5.LA PRESCRIZIONE E VERIFICA ADEMPIMENTO
D.lgs
758/94
OBIETTIVO PRIMARIO: OBIETTIVO PRIMARIO:
REGOLARIZZARE PUNIRE E
L’ILLECITO [MESSA A STIGMATIZZARE IL
NORMA] COMPORTAMENTO
OMISSIVO
LA PRESCRIZIONE D.Lgs 758/94

DEFINIZIONI
ART. 19 COMMA 1 D. Lgs. 758/94

a) «Contravvenzioni», i reati in materia di sicurezza e di igiene del


lavoro sono puniti con la pena alternativa dell’arresto o dell’ammenda
in base alle norme indicate nell’allegato 1;

b) «Organo di Vigilanza - OdV», il personale ispettivo di cui all’art.


21, terzo comma, della legge n.833 del 23/12/78, fatte salve le diverse
competenze previste da altre norme.

Il personale della P.A. con qualifica di U.P.G. (Ufficiali di Polizia Giudiziaria) hanno
il potere, ex art. 13 del D.Lgs 81/08, art.7 I° comma, del D.P.R. 520/55 e art. 55
c.p.p. ha il potere di accesso ai luoghi di lavoro in qualsiasi momento, anche di
notte se possibile: non è necessario alcun preavviso, né tantomeno un mandato
per poter dar luogo all’ispezione.
LA PRESCRIZIONE art. 20 D. Lgs. 758/94
comma 1
•Allo scopo di eliminare la contravvenzione accertata, impartisce al contravventore
un'apposita prescrizione, fissando per la regolarizzazione un termine non
eccedente il periodo di tempo tecnicamente necessario (max 6 mesi), prorogabile per
motivi non imputabili al contravventore di altri 6 mesi );

comma 2
•Copia della prescrizione viene notificata al legale rappresentante

comma 3
•L’organo di vigilanza può imporre specifiche misure atte a far cessare il pericolo (es.
disposizione e sequestro preventivo – art. 321 c.p.p.).

comma 4
•L’organo di vigilanza, riferisce la Notizia di Reato inerente la contravvenzione al
Pubblico Ministero ai sensi art. 347 c.p.p.
LA PRESCRIZIONE D.lgs 758/94 - Art. 20 D.Lgs.
758/94
SOPRALLUOGO ISPETTIVO

ESITO
«MIGLIORABILE» ESITO NEGATIVO

DISPOSIZIONE IDENTIFICAZIONE DEL


CONTRAVVENTORE E RELATIVA
PRESCRIZIONE ASSEGNANDO
VERIFICA ADEGUATA TEMPISTICA PER LA
NEGATIVA REGOLARIZZAZIONE. Art.20 co. 1 D.Lgs.
758/94
VERIFICA
POSITIVA COMUNICAZIONE NOTIZIA DI REATO
AL PUBBLICO MINISTERO AI SENSI
COMUNICAZIONE DELL’ART. 347 C.P.P.
PRESCRIZIONE AL Art. 20 co. 4 D.Lgs. 758/94
LEGALE
SOSPENSIONE AZIONE
RAPPRESENTANTE
EVENTUALE RICHIESTA DI PROROGA PENALE (iscrizione nel
DELL’AZIENDA,
DA PARTE DEL CONTRAVVENTORE registro delle notizie di
OPPURE AL
PER IMPOSSIBILITA’ DI reato art. 335)
LEGALE
ADEGUAMENTO NEI TEMPI PREVISTI FINO AL MOMENTO IN CUI
DELL’ENTE NEL
- art. 20 co 1 D.Lgs. 758/94 IL P.M. RICEVE
QUALE OPERA IL
ESITO COMUNICAZIONI
CONTRAVVENTOR
POSITIVO E art. 20 co.2 CONCESSIONE DI PROROGA DI NON
D.Lgs. 758/94 OLTRE 6 MESI -> COMUNICAZIONE AL
P.M. art. 20 co 1 D.Lgs. 758/94
(EVENTUALI +6 MESI)
ARCHIVIAZIONE
CONTINUA….
VERIFICA DI OTTEMPERANZA ENTRO 60 GG. DOPO LA SCADENZA DELLA PRESCRIZIONE
(sopralluogo e/o verifica documentale) art. 21 co. 1 art.21 co. 2 D.Lgs. 758/94

ADEMPIMENTO INADEMPIMENTO

COMUNICAZIONE AL P.M. E AL
AMMISSIONE AL PAGAMENTO
CONTRAVVENTORE ENTRO
IN SEDE AMMINISTRATIVA,
ENTRO 30gg, DI ¼ DEL 90GG. DAL TERMINE FISSATO
MASSIMO DELL’AMMENDA NELLA PRESCRIZIONE art.21
STABILITA art.21 co. 2 D.Lgs. co. 3 D.Lgs. 758/94
758/94
IL P.M. CHIEDE AL G.I.P. IL
COMUNICAZIONE AL RINVIO A GIUDIZIO
ENTRO 120gg P.M.
SCADENZA DEL DALLA
DELLA PRESCRIZIONE E
TERMINE
VERIFICA PAGAMENTO
SANZIONE art.21 co. 2 D.Lgs. PATTEGGIAMENT
758/94 O OBLAZIONE
DIBATTIMENT
O
IL P.M. CHIEDE AL G.I.P
L’ARCHIVIAZIONE IN QUANTO
NON LUOGO A PROCEDERE SENTENZA

ASSOLUZIONE CONDANNA I°

G.I.P PROCEDE ARCHIVIAZIONE


ALL’L’ARCHIVIAZI
ONE
PROCEDIMENTO
COSA SUCCEDE IN CASO DI INFORTUNIO SUL
O MALATTIA PROFESSIONALE LAVORO-CORRELATA?
LAVORO

In caso di lesioni personali colpose in violazione alle


norme infortunistiche, si «apre» un secondo binario di
carattere penale dove l’UPG trasmette tutti gli atti (art.
55 c.p.p.) alla Procura della Repubblica competente per
territorio (di evento).
APPLICAZIONE D.LGS
IL REATO DI LESIONI 81/08, A FINI
PERSONALI GRAVI, PREVENTIVI
GRAVISSIME O
MORTE (ART. 590 O
589 C.P.)
IL REATO DI LESIONI PERSONALI GRAVI,
GRAVISSIME O MORTE (ART. 590 O 589 C.P.)

" Art. 589. Omicidio colposo " Art. 590. Lesioni personali colpose

Chiunque... •Chiunque cagiona ad altri per colpa una


... cagiona per colpa la morte di lesione personale è punito con la reclusione
una persona è punito con la fino a tre mesi o con la multa fino a euro 309.
reclusione da sei mesi a cinque Se la lesione è grave la pena è della
anni. reclusione da uno a sei mesi o della multa da
Se il fatto è commesso con euro 123 a euro 619, se è gravissima, della
violazione delle norme sulla reclusione da tre mesi a due anni o della
disciplina della circolazione multa da euro 309 a euro 1.239.
stradale o di quelle per la •Se i fatti … sono commessi con violazione
prevenzione degli infortuni sul delle norme [sulla disciplina della circolazione
lavoro la pena è della reclusione stradale o di quelle] per la prevenzione degli
da due a sei anni. infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi
è della reclusione da tre mesi a un anno o
della multa da euro 500 a euro 2.000 e la
pena per le lesioni gravissime è della
reclusione da uno a tre anni
CASE
HISTORY
LA STORIA…
INSEGNA…
Infortunio grave (349 gg) di
un’insegnante di una scuola
superiore. Un giorno,
uscendo dall’ingresso
principale (transitato ogni gg
da centinaia di studenti e
lavoratori) e percorrendo il
grande zerbino in gomma
(3m x 2m), ha inciampato su
 L’insegnante portava scarpe con tacco
una «gobba» medio
dello alto ma perfettamente compatibili
zerbino
con
ed è caduta rovinosamente
l’ambiente scolastico, zerbino
 Lo zerbino si era ammalorato compreso;
da alcuni mesi e vi era una zona di circa ½ dm 2 con
a terra battendo
una
violentemente il gomito
«gobba» causata dalla mancanza di una lamella che teneva insieme gli elementi in
sulla pavimentazione in
gomma su cui si camminava. Tale difetto si trovava in prossimità del bordo dello
marmo (trauma
zerbino;
 Il plesso scolastico – zerbino compreso
compressivo del–becco
era di proprietà
dell’Amministrazione
olecranico - FOTO).
provinciale che aveva ricevuto numerose segnalazioni dalla scuola in merito
Le indagini hanno chiarito
allazerbino, per le sue caratteristiche dimensionali, era stato costruito su
 Lo che:
necessità di tale intervento di manutenzione/sostituzione;
misura.
AMBITO DI INTERVENTO DA PARTE DEL
SERVIZIO DI PREVENZIONE E SICUREZZA DELL’ASL

Delega di indagine da parte della Procura della Repubblica di Mantova


(notizia
di reato non pervenute dall’organo di vigilanza (o.d.v.) - art. 22 D. lgs.
758/94).

Intervento ispettivo protocollata


 Comunicazione con effettuazione dei rilievi
della scuola dello
(D.S.) allastato dei luoghi e delle
Provincia;
attrezzature.
 S.I.T. A(Sommarie
completamento delle indagini,
Informazione acquisizione
Testimoniali) di:
dell’infortunata,
del
responsabile
 dell’ufficio
D.d.T. (Documento di tecnico dellarelativo
Trasporto) scuola alla
e del DirigentediScolastico;
consegna uno dei
due
zerbini
 richiesto dal
Acquisizione D.S. (non del
preventivo quello grande edello
fornitore oggetto dell’infortunio);
zerbino a misura
con
caratteristiche
 Acquisizioneanaloghe
normativaa quello presente
relativa agli presso
obblighila scuola;
concorrenti tra i
soggetti
apicali della scuola e il proprietario (A.P.) dello stabile e delle
attrezzature su cui vige l’obbligo di manutenere quanto di sua
proprietà.
LA STORIA…
INSEGNA…
I profili di responsabilità
1500 €
individuati:(D.S.) pur avendo valutato il
 Il Dirigente Scolastico
rischio, non era intervenuto per una riparazione a
causa di limiti di assegnazione all’incarico del Datore di lavoro
personale a lui subordinato (avrebbe potuto Titolare dei poteri
appalto). Aveva però assolto ai propri obblighi di
effettuare decisionali e di spesa
segnalazione sulla necessità di intervento da
parte
della Provincia ma senza chiarirne
l’urgenza;
 Il Responsabile dell’Ufficio Tecnico della scuola ha
Preposto
provveduto alla riparazione solo dopo l’incidente, ma non aveva nessun
obbligo operativo se non quello di segnalarne la criticità;

 Il Responsabile dell’Ufficio Tecnico


dell’Amministrazione Provinciale aveva provveduto alla Fornitore
di
sostituzione di uno solo dei due zerbini (quello meno
costoso) ma era rimasto inerme circa quello che
attrezzature
STRESS LAVORO-
CORRELATO
DEFINIZIONE DI SALUTE
DELL’OMS:
«…uno stato di totale benessere
fisico, mentale e sociale” e non
semplicemente “assenza di malattie
o
infermità.»

Lo stress lavorativo è capace di


compromettere tutti gli ambiti
descritti dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità.

Vediamo come…
DEFINIZIONE DI STRESS
LAVORO -
CORRELATO
«Lo stress lavoro-correlato si caratterizza per un
insieme di reazioni fisiologiche, cognitive, emotive e
comportamentali conseguenti al contenuto,
all’organizzazione e
all’ambiente di lavoro»

STRESS STRESS
NEGATIVO POSITIVO
(DISTRESS) (EUSTRESS)
Alcuni concetti più semplici presi da
studi scientifici (Modello transazionale
di Cox e Mackay):

• Lo stress può insorgere quando c'è uno squilibrio tra


domanda percepita e percezione delle proprie capacità
di farvi fronte.

• Losquilibrio non è tra domanda e


capacità, ma tra
domanda percepita e capacità percepita.

• E’ quindi importante la valutazione cognitiva


dell'individuo della situazione potenzialmente
stressogena e della sua capacità di farvi fronte.
Alcuni concetti più semplici presi da
studi scientifici (Modello transazionale
di Cox e Mackay):

• La presenza di questo fattore percettivo tiene conto di


una grande varietà di componenti, come la personalità
che contribuisce all'esistenza di differenze individuali.

• Questa percezione genera cambiamenti nello stato


fisiologico e tentativi cognitivi e comportamentali di
ridurre il potenziale stressogeno della richiesta.

• Tale attivitàè abitualmente espressa


attraverso un
cambiamento nel comportamento.
Tutti danno una risposta allo stress,
diversa in ognuno di noi.
Quando lo stress si protrae nel tempo,
per quanto possiamo resistere, la fase
di esaurimento diventa prima o poi
fisiologica.
CAUSE DELLO
STRESS
FATTORI OGGETTIVI + FATTORI SOGGETTIVI

Presenta una connotazione soggettiva in quanto ogni lavoratore


reagisce in maniera diversa agli stessi stimoli a cui sono
esposti i propri colleghi, in rapporto alla sua struttura di
personalità, all’esperienza di vita e di lavoro ed alla personale
interpretazione delle situazioni problematiche.

Risultato di un processo in cui interagiscono sia gli stressori


lavorativi che le caratteristiche dei lavoratori e le loro
strategie di affrontamento delle situazioni problematiche o
comunque difficili da gestire.
CAUSE DELLO
STRESS
o Organizzazione e processi di lavoro (pianificazione
dell’orario di lavoro, grado di autonomia, carico
lavorativo ecc.)
o Condizioni ed ambiente di lavoro (esposizione a
comportamenti illeciti e offensivi, al rumore, al
calore, a sostanze pericolose ecc.)
o Comunicazione (incertezza riguardo le aspettative
del lavoro, prospettive occupazionali ecc.)
o Fattori soggettivi (sensazioni di inadeguatezza, di
mancanza di sostegno, pressione sociale ed
emotive ecc.)
SINTOMI DELLO
SINTOMI A LIVELLOSTRESS SINTOMI A
INDIVIDUALE LIVELLO
AZIENDALE

o REAZIONE EMOTIVA (ansia,


o ASSENTEISMO
disturbo del sonno ecc.)
o INFORTUNI
o REAZIONE COGNITIVA
oAUMENTO DEI COSTI DI
(difficoltà di concentrazione ecc.)
o REAZIONI INDENNIZZO
COMPORTAMENTALI oPROBLEMI DISCIPLINARI
(nervosismo, aggressività, o RIDUZIONE DELLA
disturbo del PRODUTTIVITA’
comportamento, abuso di o ELEVATO TURN OVER
sostanze stupefacenti o DEL
alcoliche ecc.) PERSONALE
o REAZIONI FISIOLOGICHE
(indebolimento del sistema
immunitario ecc.)
A LIVELLO
SCOLASTICO?
• Rapporto con studenti / alunni e genitori lungo, protratto
nel tempo ed estenuante;
• Classi numerose;
• Costante necessità di aggiornamento con particolare
riferimento alle tecnologie informatiche e di
comunicazione;
• Situazione di precariato;
• Conflittualità tra colleghi;
• Continuo susseguirsi di riforme scolastiche;
A LIVELLO
SCOLASTICO?
• Livellamento del ruolo degli studenti rispetto a quello dei
docenti;
• Carichi di lavoro eccessivi;
• Risorse didattiche inadeguate;
• Programma da svolgere troppo ampio;
• Organizzazione degli orari delle lezioni inadeguata;
• Regolamenti di funzionamento non chiari;
• Flussi di comunicazione interna inadeguati;
• Frequenza delle riunioni inadeguata;
• Inconsapevolezza dei rischi professionali.
CONSEGUENZE DELLO
STRESS
RIFERIMENTI
NORMATIVI
Accordo Europeo 8
ottobre 2004

Art. 28
D.lgs. 81/2008

Linee Guida INAIL


2017
COMPITI DEL DATORE DI
LAVORO
Qualora si individui, in seguito alla dovuta
valutazione, un problema di stress lavoro
correlato il datore di lavoro ha l’obbligo di
stabilire le misure per prevenirlo, eliminarlo o
ridurlo, che possono essere di carattere
collettivo, individuale o di entrambi i tipi.

IN CHE
MODO?
VALUTAZIONE STRESS LAVORO
CORRELATO
•-Richiede in modo particolare la collaborazione tra le persone
presenti in azienda (datore di lavoro, dirigenti, medico
competente, RSPP, RLS e lavoratori);
•-Deve essere preceduta e accompagnata da adeguata
•formazione finalizzata a saper rilevare criticità all’interno della
realtà
•lavorativa e gli indicatori di stress;
•-Ha lo scopo di trovare soluzioni di tipo collettivo, non
sull’individuo
•bensì sull’organizzazione aziendale.
VALUTAZIONE
PRELIMINARE
È costituita da 3 punti:
1. Eventi sentinella es:
indici infortunistici,
assenza per malattia,
turnover, procedimenti e
sanzioni, segnalazioni del
medico competente,
specifiche e frequenti
lamentele formalizzate
da parte dei lavoratori…
VALUTAZIONE
PRELIMINARE
2.Contenuto del lavoro es: ambiente di
lavoro e attrezzature, carichi e ritmi di
lavoro, orario di lavoro e turni,
corrispondenza tra le competenze dei
lavoratori e i requisiti professionali richiesti
3.Contesto del lavoro
es. ruolo nell’ambito dell’organizzazione,
autonomia decisionale e controllo, conflitti
interpersonali al lavoro, evoluzione e
sviluppo di carriera, comunicazione
VALUTAZIONE
APPROFONDITA

Prevede la valutazione della


percezione soggettiva dei lavoratori,
ad esempio attraverso questionari,
interviste…
Tale fase è riferita ai gruppi di
lavoratori
rispetto ai quali
sono state rilevate le problematiche.
MISURE DI
MIGLIORAMENTO
• misure di gestione e comunicazione
• formazione dei dirigenti e dei
lavoratori
• interventi :
 sulla cultura organizzativa e sul clima
aziendale
 sulle prestazioni richieste
 sul grado di autonomia
 sulle relazioni
 sul ruolo
MOBBIN
G
Il concetto di mobbing è una
“legal frame work” ,ossia una
cornice che raccoglie vari tipi di
condotta (discriminazioni,
molestie sessuali,
dequalificazione , abuso di
potere , ecc …).
Dall’inglese to mob, che in
origine veniva utilizzato
per indicare
un’aggressione
collettiva, da parte di una
L’etologo Konrad Lorenz
folla,
ha utilizzato il termine
ai danni di qualcuno
mobbing in riferimento
ai comportamenti
aggressivi e di
sopraffazione nel
mondo animale
DEFINIZIONE DI
MOBBING
…ogni atto o comportamento adottati dal datore di lavoro, dal
committente, dall’utilizzatore (….), da superiori ovvero da
colleghi di pari grado o di grado inferiore, con carattere
sistematico, intenso e duraturo, finalizzati a danneggiare
l’integrità’ psicofisica della lavoratrice o del lavoratore. Gli atti
o i comportamenti devono essere idonei a compromettere la
salute o la professionalità o la dignità della lavoratrice o del
lavoratore

CHI SONO I
PROTAGONISTI
…?
… I PROTAGONISTI DEL
MOBBING SONO
Il MOBBER: colui che esercita il mobbing

Il MOBBIZZATO: colui che subisce il mobbing

I SIDE/CO-MOBBER:
Complici: favoriscono attivamente il mobbing
Spettatori: non intervengono rendendolo possibile
Oppositori: cercano una soluzione per aiutare la vittima,
ribellandosi al clima di tensione e conflitto
COSA È COSA NON È
MOBBING
•Attacchi a: MOBBING
Il mobbing è un fenomeno
•Possibilità di comunicare complesso costituito da
•Limitazione all’espressione, numerose azioni intenzionali,
gesti e
di tipo diverso, reiterate nel
•sguardi scostanti, rimproveri tempo. Non si limita a singole
frequenti
azioni quali:
•Immagine sociale Derisione,
lavori umilianti Qualità della
situazione professionale e •Un litigio/discussione
privata Lavori senza senso, •Un insulto
nessun compito, non a livello •Un pettegolezzo
della qualifica •Un trasferimento
•Salute •Il licenziamento
•Minacce, lavori pericolosi
•Relazioni sociali
•Trasferimento per isolare la
vittima, divieti di parlare
Qual è il rapporto tra stress e
mobbing?
Tra il fenomeno del mobbing e quello dello stress
intercorre
un rapporto di causa-effetto:

lo stress può causare mobbing e il mobbing provoca


stress, che una volta sviluppatosi amplifica ed incide sul
mobbing.
Solo danni alle
persone?
Fenomeni come stress e mobbing rendono un
qualsiasi
ambiente lavorativo difficile e problematico.

Questi fenomeni si traducono in un clima aziendale


che ne sfavorisce la motivazione individuale e di
gruppo, e più in generale abbassa drasticamente
l’energia che i lavoratori applicano al lavoro.

Tali condizioni si trasformano in costi e perdite non


sempre messe a fuoco dalle aziende, ma capaci di
impedire ad una qualsiasi organizzazione di
fronteggiare le moderne sfide del mercato
(globalizzazione, informatizzazione, etc).
GESTIONE
EMERGENZE: PRIMO
SOCCORSO
DIFFEREN
ZA PRIMO SOCCORSO E PRONTO
SOCCORSO
Pronto soccorso: Effettuato da personale
qualificato (medici, infermieri), con
l’ausilio di attrezzature adeguate e
terapie farmacologiche direttamente sul
luogo dell’intervento, durante il trasporto
in ambulanza e poi al Presidio
Ospedaliero di competenza.

Primo soccorso: È l’aiuto che chiunque


può prestare a una o più persone vittime
di un incidente o di un malore in attesa
che intervenga un Soccorso sanitario
qualificato.
Il primo soccorso si può effettuare senza
l’aiuto di presidi medici.
QUADRO
NORMATIVO

D.M. 15/07/2003 n.388


Definisce le caratteristiche minime delle attrezzature di primo
soccorso, i requisiti del personale addetto e la sua formazione,
individuati in relazione alla natura dell’attività, al numero dei
lavoratori occupati ed ai fattori di rischio.

D.lgs. 81/2008
Il Datore di lavoro designa uno o più lavoratori incaricati
dell’attuazione
del primo soccorso.
CLASSIFICAZIONE
AZIENDE
Le aziende, ovvero le unità produttive, sono classificate (tenuto
conto della tipologia di attività svolta, del numero dei lavoratori
occupati e dei fattori di rischio) in tre gruppi:

GRUPPO GRUPPO GRUPPO


A B C
CLASSIFICAZIONE
AZIENDE
GRUPPO GRUPPO GRUPPO
A B C
Aziende o unità produttive con
attività industriali Aziende con 3 o Aziende con meno
(centrali termoelettriche, più lavoratori che di 3 lavoratori
impianti nucleari, aziende non rientrano nel che non rientrano
estrattive ed attività gruppo A. nel gruppo A.
minerarie, fabbricazione
esplosivi, etc.);

Aziende con più di


5 lavoratori con
elevato indice
infortunistico;

Aziende con più di


5 lavoratori del
comparto
dell’agricoltura.
CLASSIFICAZIONE
AZIENDE

SCUOL Azienda del Gruppo B


A

Non rientra nel Gruppo A


Numero dei (no industria, no agricoltura,
dipendenti che è indice infortunistico INAIL
sempre superiore a 3 di inabilità permanente pari
a 1,11)
OBBLIGHI DEL DATORE DI
LAVORO
(dirigente scolastico o suo delegato)

Tenendo conto della natura dell’attività e delle


dell’azienda dimensioni
dell’unità produttiva, sentito il medico
•competente
o ove nominato, prende i provvedimenti necessari
in materia di primo soccorso e di assistenza medica di
emergenza, tenendo anche conto delle altre eventuali persone
presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti
con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori
infortunati.
(Art.
s.mi.)
45 del D.Lgs. 81/08 e

Designa preventivamente i lavoratori dell’attività


incaricati primo soccorso. di
(art. 18 comma 1 lettera b) e art. 43 comma 1 lettera b) del D.Lgs. 81/08 e s.mi.)
OBBLIGHI DEL DATORE DI
LAVORO
(dirigente scolastico o suo delegato)

I lavoratori incaricati dell’attività di primo soccorso devono


ricevere un’adeguata e specifica formazione e un
aggiornamento periodico. I requisiti e la formazione degli
addetti al primo soccorso sono individuati dal Decreto
Ministeriale 388 del 15 luglio 2003.
(art. 37 comma 9 D.Lgs. 81/08 e s.m.i. - art. 45 comma 2 D.Lgs. 81/08 e s.m.i. - art. 3 DM 388/2003 - Allegati 3 e 4 DM
388/2003)

Sulla base della classificazione dell’azienda nel gruppo A, B o C


il datore di lavoro garantisce la presenza in azienda delle
attrezzature minime di primo soccorso (cassetta di primo
soccorso o pacchetto di medicazione e mezzo di comunicazione
con il Servizio Sanitario Nazionale). Le caratteristiche di tali
attrezzature sono individuate dal DM 388/2003.
(art. 45 comma 2 D.Lgs. 81/08 e s.m.i. - artt. 2 e 4 DM 388/2003 e Allegati 1 e 2 DM 388/2003)
DESIGNAZIONE
ADETTI PS
Il numero degli addetti al primo soccorso che il datore di lavoro deve
nominare e formare non è definito della norma.

Il datore di lavoro lo stabilisce sulla base degli esiti della valutazione


dei rischi, del numero delle presenze, dell’organizzazione della attività
e delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro.

I lavoratori designati non possono rifiutare l’incarico se non per


“giustificato motivo” (possono rappresentare controindicazioni alla
nomina impedimenti fisici o particolari stati emotivi).

È comunque opportuno orientare la scelta verso chi già possieda


competenze specifiche (es. volontario di pubblica assistenza) o dia la
propria disponibilità personale.
FORMAZION
E
Gli addetti designati al primo soccorso sono formati con
istruzione teorica e pratica per l'attuazione delle misure di primo
intervento interno e per l'attivazione degli interventi di pronto
soccorso.
Azienda del Gruppo B e C Azienda del Gruppo A

12 ORE 16 ORE

Aggiornamento ogni 3 anni

4 ORE 6 ORE
FORMAZION
La formazione è svolta da personale medico, in
E
collaborazione, ove
possibile, con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.
Nello svolgimento della parte pratica della formazione il medico può
avvalersi della collaborazione di personale infermieristico o di altro
personale specializzato.

La SCUOLA è classificata azienda o unità produttiva di Gruppo B

Corso di formazione teorica e pratica di 12 ore con aggiornamento triennale di 4


ore

Argomenti trattati:
Allertare il sistema di soccorso; Riconoscere un’emergenza sanitaria;
Attuare gli interventi di primo soccorso;
Conoscere i rischi specifici dell’attività svolta;
Acquisire conoscenze generali sui traumi in ambiente di lavoro;
Acquisire conoscenze generali sulle patologie specifiche in ambiente di
lavoro; Acquisire capacità di intervento pratico.
COMPITI ADDETTI
Attuare tempestivamente e correttamente, PS ricevuta, le
secondo la formazione
procedure di intervento e soccorso.
Conoscere il piano di Primo Soccorso previsto all’interno del piano di emergenza e i
regolamenti dell’azienda.
Attuare tempestivamente e correttamente, secondo la formazione avuta, le
procedure di intervento e soccorso.
Tenere un elenco delle attrezzature e del materiale di medicazione, controllandone
efficienza e scadenza (lista di controllo).
Tenersi aggiornato sulla tipologia degli infortuni che accadono, confrontandosi con
il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione della scuola.
COMPITI ADDETTI
PS sempre nel
Mantenere un comportamento coerente con il proprio ruolo, lavorando
rispetto delle norme di sicurezza.
Accorrere tempestivamente sul luogo dell’emergenza sanitaria. L’addetto è
esonerato, per tutta la durata dell’intervento, da qualsiasi altra attività di sua
competenza e, in particolare, deve sospendere ogni lavoro che stava svolgendo
prima della chiamata; quando possibile, l’addetto impegnato in un intervento di
primo soccorso deve essere temporaneamente sostituito da un collega nelle sue
normali attività.
Controllare la scena dell’infortunio e la pericolosità dell’ambiente circostante per
l’infortunato, per sé e gli altri lavoratori.
Controllare le condizioni dell’infortunato.
Se la causa dell’infortunio agisce ancora rimuovere ovvero allontanare
l’infortunato.
Valutare se la situazione necessita di altro aiuto oltre al proprio e, se necessario,
allertare il numero unico emergenza (112) ovvero predisporre il trasporto
dell’infortunato in ospedale con l’auto.
SCOPI PRINCIPALI
PS
NON NUOCERE E NON PEGGIORARE LA SITUAZIONE: ad es. imporre la
calma e silenzio, allontanare la folla dal luogo dell’incidente, evitare
interventi non adeguati da parte di colleghi non addetti al PS.

CONSERVARE LE FUNZIONI VITALI fino all’arrivo dei soccorsi qualificati.

PROTEGGERE AVVERTIRE SOCCORRERE


PROTEGGER
E

 Valutare la situazione per ricercare e riconoscere la persistenza del


rischio che ha causato l’incidente;

 Agire senza esporsi per tentare di sopprimere la causa;

 Agire senza esporsi per sottrarre la vittima dal pericolo ;

 Accertarsi che il luogo sia sicuro;.


AVVERTI
RE
 Valutare il danno subito dall’infortunato;

 Valutare le cause;

 Valutare se la situazione necessita di altro aiuto oltre al


proprio;

 Agire senza esporsi per sottrarre la vittima dal pericolo;

 Chiamare soccorsi.
SOCCORRER
E
Attivare le procedure di primo
soccorso.
CATENA DELLA
SOPRAVVIVENZA
La gestione dell’emergenza è incardinata in un processo
definito
“Catena Della Sopravvivenza”.
•Tale processo è costituito da anelli: i primi (chiamata dei soccorsi e
valutazione ed eventuale sostegno delle funzioni vitali);
•Gli altri (supporto avanzato alle funzioni vitali e trasporto del paziente
nell’ospedale adatto) sono di competenza del personale qualificato.
PRESIDI PRIMO
Nelle aziende o unità produttive di Gruppo A e SOCCORSO
di Gruppo B il datore di
lavoro
deve garantire le seguenti attrezzature:

Cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro,


adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile ed
individuabile con segnaletica appropriata, contenente la dotazione minima
indicata nell’Allegato 1 del DM 388/2003.

Mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il


sistema
d’emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.
PRESIDI PRIMO
Nelle aziende o unità produttive di Gruppo SOCCORSO
C, il datore di lavoro deve
garantire le seguenti attrezzature:

Pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro,


adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente la
dotazione minima indicata nell’Allegato 2 del DM 388/2003.

Mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il


sistema
d’emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.
PRESIDI PRIMO
SOCCORSO
PIANO DI PRIMO SOCCORSO
(PPS)
Il datore di lavoro redige il Piano di Primo Soccorso all’interno del quale
stabilisce e descrive le procedure e le azioni che è necessario attivare per
soccorrere adeguatamente una persona che ha subito un infortunio o che versa
in uno stato di sofferenza. Il PPS è parte integrante del Piano di Gestione delle
Emergenza.

Contenuti:

Individuazione degli addetti al primo soccorso; Compiti degli addetti al primo


soccorso;
Procedura di attivazione del Servizio di al primo soccorso; Procedura A (caso
grave e urgente);
Procedura B (caso grave ma non urgente); Procedura C (caso né grave né
urgente); Dotazione di primo soccorso;
Controllo dei materiali e della logistica del servizio di primo soccorso; Il PSS nei
confronti di persone esterne all’istituto;
Formazione, aggiornamento e addestramento degli addetti al primo soccorso;
Raccolta ed impiego delle informazioni sul fenomeno infortunistico; Monitoraggi
e azioni per il miglioramento.
CHIAMAT
A
La buona riuscita di un intervento di soccorso dipende anche dalla tempestività
con la quale i soccorsi riescono a raggiungere il luogo dell’evento. Per questa
ragione l’addetto al primo soccorso incaricato della chiamata dei soccorsi dovrà
indicare con precisione:

l’indirizzo del luogo ove è occorso l’infortunio o il malore; il numero degli


infortunati o di malati;
la possibile causa che ha scatenato l’evento;
lo stato delle funzioni vitali dell’infortunato, specificando se il medesimo sia
cosciente o meno;
dare le proprie generalità, indicando un numero al quale si può essere raggiunti;
attendere i soccorritori all’esterno dell’azienda (per esempio, in portineria o
meglio per strada).
Dott. Losi Giacomo
A cura di:
Dott.ssa Strano
Simona Dott.ssa
Gullifa Caterina
I.S. “E.Fermi”
Istituto Tecnico Settore Tecnologico
Mantova
SALUTE E SICUREZZA
NEGLI AMBIENTI
DI LAVORO

Laboratorio di tecnologia e tecniche


D.Lgs. 81/08

2
CAMPO DI APPLICAZIONE
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI E A TUTTE LE
TIPOLOGIE DI RISCHIO:
TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI
DURANTE IL LAVORO
CAMPO DI APPLICAZIONE
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI E A TUTTE LE
TIPOLOGIE DI RISCHIO:
TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL
LAVORO

SI APPLICA tenendo conto delle


particolari esigenze connesse al
servizio espletato
MISURE GENERALI DI TUTELA

VALUTAZIONE Per attrezzature di lavoro, sostanze, sistemazione


ambienti di lavoro,
DEI RISCHI
processi produttivi, macchine, impianti
USO DELLE ATTREZZATURE DI
LAVORO OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO

Mette a disposizione
attrezzature adeguate al
lavoro e idonee ai fini
sicurezza e salute

Attua misure tecniche e


organizzative per ridurre al
minimo i rischi connessi al loro
uso

Le sceglie in base al lavoro,


tenendo conto sia dei rischi
derivanti da: uso, ambiente
d’utilizzo e interferenze con
altre attrezzature

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