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Alla metà degli anni 70 il Roma 50 è stato investito in pieno da tutti i problemi che fermen-

tavano nella società italiana.

I Capi e le Capo, i giovani aiuti, erano in piena ricerca, e le loro ansie, le loro aspettative si

riflettevano nel Gruppo con notevole disagio nel rapporto educativo con i ragazzi e le ragazze.

La tendenza ad estremizzare, e le difficoltà di comprensione reciproca – anche nel rapporto

con la Comunità Parrocchiale cui il Gruppo si appoggiava – erano tali che si dovette arrivare

alla chiusura.

Una chiusura dolorosissima perchè al momento sembrava davvero tale.

I Capi la vissero come una necessità di riflessione per capire ciò che era avvenuto e per cer-

care la strada giusta.

Ma per i Rovers e le Scolte fu un vero dramma: ciascuno abbandonato a se stesso proprio

nel momento in cui la comunità avrebbe potuto aiutarli – se valida – nella ricerca di una liber-

tà personale su cui costruire la propria identità.

Un grande dolore.

Nel ricordo, un motivo di speranza fu in quel momento il ritrovarsi in preghiera in memo-

ria di Luca Quattrini, fratello scout morto insieme ai suoi compagni Cadetti di Marina nella

tragedia di Monte Serra.

Nella primavera 1977, con l’aiuto della Zona, fu iniziata la ricerca per la ripresa del cammi-

no. Un percorso faticoso, ma la speranza di veder risorgere il Roma 50 – erede del glorioso Ro-

ma V ASCI, del ceppo AGI 30 e del Roma 58 ASCI, era grande e impegnativa.

Fu un lavoro lungo e difficile, cui le incertezze e le lacerazioni della società italiana certo

non erano di aiuto.

Ma si arrivò alla definizione di un progetto educativo che determinò la possibilità di ri-

prendere il cammino. Il gruppo riaprì, gradualmente, con l’anno scout 1977/78.

Il ricordo di quegli anni è di grande fatica, di sofferenza per le incomprensioni, per le divi-

sioni: ma un filo comunque ci univa tutti. Sapevamo che ognuno agiva secondo la propria co-

scienza e non per capriccio. Che non c’erano ragioni e torti, ma tante ricerche individuali che

seguivano strade diverse. Sono sicura che il dolore ha “educato” ciascuno dei protagonisti di

allora, qualunque fossero le loro idee.

Ora, 2008, non posso che ancora una volta ringraziare il Signore per averci dato allora la

gioia della ripresa.

Ora che vedo i miei nipoti all’ombra di quell’albero che ricominciò, nel 1978, a far spuntare

sui suoi rami piccole foglioline verdi.

Cecilia Lodoli
pagina 3

Indice
La Storia siamo noi... pagina 4

In principio era il 5°...


Principale fautore della nascita del Rm 5° fu padre Giu- e ricoprì diversi incarichi a livello regionale e nazionale,
seppe Gianfranceschi, insegnante alla scuola gesuita finché l’ascesa del fascismo nel 1928 non costrinse il
“M.Massimo” e assistente ecclesiastico del movimento gruppo alla clandestinità.
scoutistico italiano A.S.C.I. Le squadriglie aquile e galli, guidate rispettivamente
Nel settembre del 1916 fondò il ROMA V, uno dei primi da Mimmo Maddalena e Agostino Ruggi, continuarono
gruppi scout in Italia.Tra i primi iscritti si ricordino par- ad incontrarsi utilizzando le case dei due capi come
ticolarmente Mimmo Maddalena e Agostino Ruggi che luogo di ritrovo. Si andò avanti in questo modo fino al
a soli sedici anni venne nominato aiuto capo reparto. 1930, anno in cui Padre Gianfranceschi fu scelto come
Le prime due squadriglie, i galli e le aquile tra loro an- cappellano della spedizione polare di Nobile a cui die-
tagoniste, fecero la storia del gruppo. ll fazzolettone de da lanciare sul polo nord, oltre alla croce papale, al
era verde, in seguito fu aggiunto il filetto bianco per tricolore e al gonfalone, anche la fiamma del Roma 5°
distinquerlo da quello dei capi dell'A.S.C.I., anch'esso e il guidone degli sparvieri. Il guidone dei galli invece fu
verde. Il primo campo fu effettuato nel 1918 sul monte sepolto sulla vetta del Gran Sasso. Diventati seminari-
Gennaro. Per la sua fama e la sua vicinanza a Termini sti Maddalena e Ruggi, persi i due capi principali, il
(allora il Massimo, sede del gruppo, si trovava al cen- gruppo chiuse il 17 maggio 1931. Con la caduta del fa-
tro; solo nel 1960 si trasferi all'E.U.R.) il Roma 5° fu scismo nel 1943, su iniziativa di Maddalena ricominciò
scelto per i contatti con i gruppi scouts di passaggio a ad esistere il Roma 5°, ma solamente con la squadriglia
Roma, italiani e non. delle aquile, essendo Ruggi impossibilitato per i troppi
impegni a ricostituire i galli. Il primo campo regolare fu
Nel 1922 nacque il periodico del Roma 5° ”Il quinto
fatto nei pressi di Bracciano. In seguito il gruppo adot-
che scrive”, seguito successivamente da ”L’alba del
tò la divisione in branche del tipo francese, potendo
Roma V” dei galli e “Ha nevicato” delle aquile. Nel
così vantare la paternità nazionale dei lupetti, reparto,
1926, anno del decennale, Ruggi divenne capogruppo
noviziato e clan.
La Storia siamo noi... pagina 5

...e videro che era cosa buona


Nel 1961 l’istituto M. Massimo, e con esso il Roma 5°, fu fatto insieme al Roma 5° a Fonte Romana vicino
si trasferisce all’EUR in piazza Massimiliano Massimo. Campo di Giove. Non fu un campo dei migliori. Andrea
Allora come oggi, il servizio era la base della formazio- Maraghini, infatti, proprio nel corso di quel campo esti-
ne e dell’attività del gruppo. Tra queste è doveroso vo, ci lascio' e torno' alla Casa del Padre. Nel ’71 si aprì
citare le operazioni di pronto intervento nell’alluvione anche il Noviziato grazie a Gianandrea Bertagnolio.
di Firenze nel 1966 e del terremoto di Belice. Nel frattempo pero', nel 1967/68, nasce il Roma 30 AGI
Poi, nel 1968, l’impegno civile lascia il posto a quello con le coccinelle che passano dal cerchio del Roma 5°
politico. Sarà proprio questo che porterà, nel 1973, alla AGI e con le sorelle degli scout del Roma 5° e Roma 58.
chiusura del gruppo, privato dei suoi componenti im- Lucia Verdacchi, diventata ora maestra dei novizi,
pegnati in altre attività di carattere strettamente poli- compie i primi esperimenti di co-educazione con l'alta
tico. squadriglia del suo reparto insieme a quelle del Roma
5° ASCI con a capo Daniele Gui.
Il Roma 58 nasce come sviluppo del Roma 5°. Era l'an-
no 1966-67, quando Giampiero Ausili (l'allora Akela) Nel 1975 finalmente si uniscono il 5° ASCI, il 58 ASCI, il
apri' il branco ASCI. Quell'anno il gruppo aveva solo 5° AGI delle Suore di Nevers e il 30 AGI. Cambieranno
questa unità, ma l'anno seguente Gianandrea Berta- numero diventando Roma 50 e cominceranno ad in-
gnolio fondò due squadriglie libere, le Pantere e le A- dossare lo stesso fazzolettone con il bianco del Roma
quile, erano all'incirca dodici ragazzi, pochi per mette- 58, il verde del Roma 5 ASCI, il blu del Roma 30.
re su un reparto vero e proprio, infatti il campo estivo
La Storia siamo noi... pagina 6

La riapertura
Articolo Gianandrea
Quando ero in Branco... pagina 8

L’inizio della mia vita da Lupacchiotto


Era l’autunno del 1979 e poco dopo aver compiuto gli che fanno parte di me e a cui ancora oggi cerco di am-
8 anni andai alla mia prima riunione scout. E li, attra- bire, e gli altri vecchi lupi, Baloo, la dolce ma ferma
verso i miei occhi di bambino, entrai in questo nuovo guida spirituale, Bagheera, Misa, Raksha, Kaa, Ferau,
mondo. La divisa era verde e il tema era “La Collina che ricordo oggi ancora con affetto, i miei fratellini e
dei Conigli”… gli anni settanta devono essere stata sorelline (che per un paio di anni ancora erano le Coc-
l’epoca delle sperimentazioni! Dopo qualche settima- cinelle) più piccoli e più grandi che poi sarebbero di-
na, mia madre mi portò nella tana bianca di un altro ventati, percorrendo le giungle e strade insieme negli
gruppo scout e non solo cambiarono i colori dal verde anni a venire, legati da esperienze e modi di vivere,
al blu ma sicuramente anche altro di profondo. Man chi amico, chi compagno, chi amore, chi fratellino (o
mano che sperimentavo la vita di branco capii che sorellina), chi esempio da osservare e seguire. Di quel
ogni ora insieme a quel branco che mi aveva appena primo anno il momento più emozionante è stato sicu-
accettato come uno dei loro poteva essere “l’ora ramente il giorno della promessa. In un pratone scon-
dell’orgoglio e della forza, artiglio e zanna e zampa”. finato, durante la messa di un’uscita dei genitori, da-
Senti Akela seduto sulla rupe proferire “Oh! Ascoltate vanti ai vecchi lupi, al branco, ai genitori ed ad Akela e
il richiamo! Buona caccia a tutti coloro che osservano Misa, per cui avevo un’ammirazione particolare, mi
la legge della giungla”. Era l’inizio di un cammino do- venne messa al collo la promessa bianca a strisce ver-
ve non solo avrei conosciuto i miei due mitici Akela, di e blu (che oggi ha più buchi che stoffa): ero final-
garanti della legge della giungla e di molto principi mente diventato un lupacchiotto orgoglioso (che poi
è anche il mio totem) del Branco Mowha
del Roma 50! E ricordo quella volta, qual-
che mese prima sui duri marmi bianchi
della sede, durante una partita di rugby
in notturna ero, ancora cucciolo, rimasto
l’unico non scalpato della mia Sestiglia
contro 4 o 5 cinque dell’altra. Palla sotto
il braccio dovevo partire direttamente
dalla linea laterale.. l’unica cosa che mi
ricordo era l’intenzione di arrivare a quel-
la meta dall’altra parte del campo ad o-
gni costo per farci vincere la partita arri-
vata ormai alla fine… qualche secondo
dopo e mi ritrovai abbracciato e lanciato
in aria dai più grandi della sestiglia e dai
vecchi lupi per l’impresa riuscita! E la
Spazzola, i grandi giochi, il dividere una
settimana intera nelle intense vacanze di
branco – VdB- con gli altri lupetti alla
scoperta della natura, della legge della
giungla e del nostro vivere con gli altri e i
giochi di Kim ve li ricordate?!
Il primo anno di branco era l’inizio per me
del cammino scout dove ci veniva fatto
capire, specialmente con l’esempio degli
altri, come vivere in branco, mettersi in
gioco, apprezzare le piccole cose, i doni
che Dio e la Natura ci offrivano, condivi-
dere, essere pratici, giocare con lealtà,
aiutare gli altri, mettersi in discussione,
contribuire al lavoro comune, capire e
veder mettere a nudo i propri limiti pro-
vando almeno a superarli e le proprie
Giornata dei Genitori 1979
Quando ero in Branco... pagina 9

Vacanze di Branco 1983

qualità per metterle in gioco con gli altri. Tornavo dal- rientrando in branco del Roma 50 da Fratel Bigio e poi
le vacanze di Branco e dalle uscite in cui si facevano i da Akela, sentii che la magia era rimasta lì intatta an-
Consigli della Legge (dove gli altri del branco con la che nei mitici lupetti del Branco a cavallo degli anni 90
schiettezza tipica dei piccoli mettevano a nudo i tuoi e per cui rimane ancora affetto….e sono sicuro anche
punti forti e le tue mancanze e ti aiutavano a migliora- in quelli di oggi!
re) più consapevole e cresciuto…specialmente quella
volta alla fine delle mie ultime VdB, così deluso da me Thomas Brown – Lupacchiotto Orgoglioso
stesso, nel non aver né preso né meritato l’ultimo ter-
zo Nodo: non avevo dato sicuramente del mio meglio
come lupetto “anziano” del Consiglio della Rupe, ver-
Giornata dei genitori 1981
so il branco, i vecchi lupi e special-
mente verso i fratellini più piccoli.
Ed infatti, a parte le esperienze e il
contatto con gli altri membri del
gruppo scout per cui rimane un le-
game speciale per le avventure e i
momenti di crescita affrontati assie-
me, l’insegnamento che mi rimane
più dentro è quello di come sia im-
portante, difficile e bello riuscire a
dare del proprio meglio.
Lì, quell’anno iniziò per me quel per-
corso di vita e di crescita a momenti
arduo ma decisamente bello…quella
magia che pervadeva nei miei occhi
il branco. Scintille di essa rimango-
no sempre in ognuno di noi e sicura-
mente una dozzina di anni dopo,
Quando ero in Branco... pagina 10

...e giocare giocare giocare


…un falco volava nel cielo un mattino, ricordo quel tempo Ula per la buona notte tante volte ascoltato e poi cantato; il
quando ero bambino… mio Baloo Padre Renato, il giornalino “YAU” in cui scriveva-
mo la cronaca delle nostre attività, giochi e barzellette; il
Davvero difficile tornare indietro di più di vent’anni e ricor- pranzo al sacco durante il quale qualcuno cercava sempre di
dare chiamente la mia esperienza di lupetta in Branco. Non “imboscare” i propri panini per non metterli in comune e poi
sono poi così vecchia, ma tanti dettagli col tempo si perdono le partite di Rugby, i super affollati Raduni di Gruppo con le
e rimangono ricordi forse un po’ confusi di colori, visi, odori, terrificanti staffette a caviglie legate, grandi e piccoli insie-
canti…(un po’ come il gioco di kim). Allora ho pensato di me, ma anche i mitici arancini della Signora Garozzo; i cam-
ricorrere alla mia scatola di ricordi (della serie nonostante i busieri delle V.d.B 1985 a Scifelli, fra i quali quello che suo-
traslochi non si butta niente…!) ed ecco cosa è uscito fuori: nava sempre la chitarra…vai a pensare che 14 anni dopo
Quaderno di caccia azzurro con adesivi dei Puffi attaccati, l’avrei sposato…!
…”e giocare giocare giocare gioco io, Fiore Rosso Branco mi- Sono diventata lupetta nel 1982 ed ho fatto tutto il cammi-
o…”, attestato di specialità di disegnatore presa alle V.d.B no scout fino a diventare Vecchio Lupo, Akela e poi Capo
del 1982 a Capestrano, lettera dei Vecchi Lupi scritta con Reparto.
pennarello rosso sbiadito dalla pioggia in cui si dice che sono Attualmente insegno Arte in una scuola elementare e porto
molto timida, ma che sono sulla buona strada per superare avanti da anni il progetto “Sorridi in Ospedale”, realizzando
quest’ostacolo e dimostrare agli altri l’allegria e la gioia di laboratori di ludoterapia per bambini ricoverati nei reparti di
fare che ho dentro di me (ci sarò riuscita???), A come arma- Oncologia, Neurochirurgia ed Ematologia pediatrica degli
tura, B come bravura…, il mio primo Akela (Fabrizio Vicari) ospedali “A. Gemelli” e “Umberto I.” di Roma.
che ci fa vedere il pannello del Libro della Giungla che ha E da quel lontano 1982 molto è cambiato, nel nostro Branco
dipinto per rendere più bella la nostra tana…tanti anni dopo, come nella mia vita… O forse, ripensandoci bene, non è
da Vecchio Lupo, ho trascorso intere giornate a dipingere il cambiato poi molto… In fondo Akela è sempre lì, sotto la
murales del Libro della Giungla per rendere più bella quella Rupe, con i Vecchi Lupi e il suo Branco.
che sarebbe stata la mia nuova tana; la mia dolce Akela Già, il Branco mi ha insegnato a giocare…e, in fondo, non ho
(Simonetta) ed i suoi racconti attorno alla rupe, uno ad uno mai smesso di farlo.
tutti quelli che sono stati i miei Vecchi Lupi, una medaglia Buona Caccia
d’oro vinta nella staffetta alle Olimpiadi delle V.d.B, l’Ula Ilaria (iaia tino)
Vacanze di Branco 1985
Quando ero in Branco... pagina 11
Un’Amicizia forte e duratura….
Vacanze di Branco 1997 - Amandola

conoscersi meglio.
Fu un campo molto competitivo, ma molto
divertente, era un continuo di tornei di T-Ball
e Rugby, Arturiadi e Cacce al tesoro, ed anche
se ci conoscevamo poco tra Branchi, l’unità di
squadra era molto sentita.
Gli aneddoti di quel campo sono molti, ed
ogni tanto la sera, prima di andare a dormire,
quando tutt’insieme si parla di ricordi, sono
sempre tra i primi ad uscire fuori.
Primi fra tutti quelli di un Pietro, ora Capo
Reparto, che lancia caccole dal suo letto, di un
Alessandro in piena tempesta ormonale, di
una Nicole sempre a cercare di accudire un
pappagallino catturato al campo, di un Vale-
rio, ora Kaa, che si fa sommergere di vestiti
mentre dorme credendo che Akela (Ginevra)
stia mettendo in ordine la camera all’una di
notte, una Giulia, ora Capo Reparto, che sba-
raglia tutti alla gara di bellezza del campo, un
Gianrico (mi sembra a suo tempo Bagheera),
Lo Scoutismo ha il potere di creare legami forti e inscindibili ora padre di famiglia, che canta ai suoi lupini canzoni dei
nel tempo. Forma amicizie spesso introvabili fuori dal mon- Latte ei suoi derivati, un Luciano sempre a chiedere duemila
do scout. Ti permette di condividere esperienze, emozioni e specialità. E non manca mai nei nostri pensieri la mega ga-
avventure difficili da dimenticare, gettando le basi per rap- vettonata degli ultimi giorni e la supercena a base di pizza,
porti affettivi, incredibilmente sinceri e duraturi. biscotti, gnocchi e supplì (definiti bomba) preparati da noi.
Nacque proprio in questo modo la nostra amicizia, condivi- Fu una bellissima esperienza che ci permise di uscire fuori al
dendo insieme una bellissima VdB, per molti indimenticabi- meglio e lo ricordiamo con molto affetto. Fu l’inizio del no-
le. stro bellissimo Branco Waingunga, da quel tempo, tradizio-
Era il 1997 e l’anno dopo il Branco Dhak e Mowha erano de- nalmente numeroso.
stinati a riunirsi in unico Branco (l’attuale Waingunga). Per
questo motivo i due branchi fecero le Vacanze di Branco Valerio e Luciano
insieme, passando sette giorni forse fra i nostri più belli da
Lupetti. Parteciparono circa 60 bambini e 15 capi, e per un
tale evento fu scelto un posto decisamente all’altezza.
Tant’è che nei nostri ricordi da
Lupini è ancora viva
l’imponente immagine di un
grosso casale (che noi chia-
mavamo Castello) con tante
stanze, un grosso refettorio,
un favoloso ruscello e tanto
spazio all’aria aperta. Non ci
siamo scordati neanche la
sfacchinata in salita che ab-
biamo fatto per raggiungerlo,
tant’è ancora oggi rimorde il
fatto che chi era rimasto in-
dietro fu portato su, ingiusta-
mente, col furgoncino, evitan-
dosi una bella camminata.
L’ambientazione del Campo
era sui Cavalieri, ed eravamo
divisi in squadre a coppie di
sestiglie (una del Dhak, una
del Mowha) che dormivamo
insieme, per permettere di
Quando ero in Branco... pagina 12
Un Branco sotto sfratto!
Film del Cda 2000

Era un bel sabato pomeriggio di otto anni fa e la riunio- pria bandana; da qui, cominciammo a improvvisare e
ne del CdA tardava a incominciare (in assenza dei ca- ognuno di noi interpretò a suo modo i mugugni di Ake-
pi). Improvvisamente, Claudio, Alessia e Lucio (per noi la: puro nonsense! tant’è che Lucio ci interruppe quan-
Lupi: Akela, Bagheera e Kaa) coadiuvati da Framu do le sue riprese cominciavano a farsi un po’ troppo
(Rama) fecero irruzione nella tana del Waingunga pro- traballanti (per via delle risate).
digandosi in una scatenata serie di parodie cinemato- Insomma, più che il primo film di un CdA, “UN BRAN-
grafiche: si trattava del lancio di una nuova attività e CO SOTTO SFRATTO” è stata una delle ultime grandi
come tutti i lanci sarebbe dovuto durare una manciata avventure del CdA 1999/00; mi dispiace che a firmare
di minuti…a meno che uno non ci prende gusto! Era il questo pezzo sia solo io, il “regista” (per modo di dire)
nostro caso. Dieci minuti dopo eravamo ancora lì, pie- del film ma, approfittando di quest’etichetta, voglio
gati in due dalle risate a vederli parodiare “Titanic” e, fare come i registi quando un loro film viene premiato
quando ci dissero che tutto quel delirio era servito a e ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, dai
proporci di realizzare un film di CdA, eravamo già inna- capi (Alessia, Claudio, Lucio e Framu) al CdA di
morati dell’idea. Ora ci serviva un canovaccio, ovvero quell’anno(Andrea, Livia, Luca, Matteo, Nicole e Teo).
un filo conduttore (anche il più esile) che ci potesse Grazie di cuore!
essere tra le scenette che avremmo improvvisato volta Bisonte Fantasioso
per volta: optammo per la storia di uno sfratto e della
conseguente lotta per riconquistare la sede del Roma
50. Così nacque l’idea di “UN BRANCO SOTTO SFRAT-
TO”.
Da qui, onestamente, ho difficoltà a raccontare come
si svolsero i fatti: nei titoli di testa mi è stata attribuita
la regia, anche se tutto il lavoro tecnico fu svolto o su-
pervisionato dai Vecchi Lupi. Io, come tutti gli altri (e
anche più di loro!), mi feci trascinare con entusiasmo in
quest’avventura che è rimasta (purtroppo) unica. Salvo
errori di dizione (o di grammatica!), ogni scena è stata
girata una volta sola e montata nel film così com’era.
Una delle ultime scene che girammo fu quella
dell’interrogatorio di Claudio. Prima ci venne in mente
di imbavagliarlo e qualcuno mise a disposizione la pro-
Vacanze di Branco 2000
Quando ero in Branco... pagina 13

Su il sipario!
A dimostrazione che il tempo trascorso con il gruppo
scout vola via veloce, è quasi difficile ricordare con pre-
cisione tutto ciò che ha reso così divertente ed allo
stesso tempo diverso e speciale ogni anno passato in-
sieme. Eravamo tra le più grandi del branco nel 2003-
04 e abbiamo portato avanti insieme a tutti i lupetti un
impresa molto impegnativa, un grande spettacolo
composto da scene tratte da due delle più importanti
opere poetiche shakespeariane: “Romeo e Giulietta” e
“Molto rumore per nulla”. La preparazione è stata lun-
ga ed elaborata, divisi in gruppi abbiamo fatto i costu-
mi per gli attori (tra cui, si ricordi la bellissima parrucca
bionda di Giulietta), la scenografia ed infine scelto ac-
curatamente il cast, che si è esercitato a lungo. Al ter-
mine di questo lavoro abbiamo rappresentato al me-
glio lo spettacolo di fronte all’intero gruppo Rm 50 ed
ai genitori. Durante l’anno non sono mancate tuttavia
numerose attività e giochi che lo hanno reso speciale,
fino ad arrivare allo splendido campo estivo con
un’ambientazione molto particolare: il corpo umano.
Noi lupetti grazie a queste fantasiose esperienze sia-
mo cresciuti tanto e abbiamo conosciuto la bellezza
del giocare insieme.

Beatrice & Sofia


Quando ero in Branco... pagina 14
Notti di mezza estate a Norcia
Vacanze di Branco 2005 - Norcia
Ora siamo al secondo anno di reparto eppure
tutti i momenti : le uscite … gli scherzi e tutte
le nostre risate del mitico quarto anno dei lu-
petti non si possono scordare.
Tutto inizio sotto la pioggia nel novembre del
2005: Laura, Ludo, Tommy, Mic, Susi, Marta,
Capa, Giulia, Andrea e Eleonora LAURIA sa-
rebbero stati l’in scordabile, prepotente ma
simpatico CDA.
Da dove cominciare …bhee direi dal primo
momento in cui ci hanno presentato Ceci
(Bagheera) Framu (Akela) Paf, Ikki e Serena ---
--k tajoooooo----
All’inizio eravamo tutti disperati, piangevamo,
avevamo tutti i capi nuovi… ci sentivamo ab-
bandonati… ma non e bastato molto per capi-
re che questi erano i nostri capi…capi specia-
li…!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Le prime riunioni erano tutte più o meno basa-
te sulla presentazioni.. ma noi già ci sentivamo
a nostro agio; dopo abbiamo iniziato a fare
piccole riunioni solo 4 anno… che dire ore pas-
sate a ridere… per non parlare quando ci han-
no fatto la sorpresa più bella che potevano
mai farci… 4 anno al Luneur…troppo bello!
Laura che aveva paura di tutto con Ludovica
che la sfotteva e la spingeva sui giochi... mo che non amavano questi giochi i soprattutto per il CAP-
Andrea che si sentiva male ad ogni gioco, Giulia e Baghy le PELLINO. I capi si arrabbiavano troppo perchè noi doveva-
uniche coraggiose ad andare sulle montagne russe. mo dare il buon esempio.
Durante l’anno Rama, Ikki e Ferao si sono inventati dei gio- Arrivati a luglio siamo partiti per l’entusiasmante vacanze
chini in cui le sestiglie erano in competizione per chi era la di branco a Norcia ..la più bella settimana …
sestiglia migliore… con il CAPPELINO… NON LO PORTA- Il posto era pieno di verde sembrava tutto cosi naturale e
VAMO MAI… Divisa perfetta, comportamento e partecipa- tranquillo.. tutto finche un branco del Roma 50 non andò a
zione…diciamo che i Grigi (capo Laura, vice Tommi ) e i Ful- disturbare tutta quella calma
vi (capo Ludo, vice Mic) erano le sestiglie migliori ma dicia- Gente che di notte si affacciava e ci riempiva di insulti solo
per un pò di musica.
Ma a noi non ce ne importare niente..
nessuno poteva interrompere quelle sere
fantastiche dove ci divertivamo tantissi-
mo cantando, ballando e raccontandoci
barzellette in cui Ludo , Laura e Giulia …
non ne capivano una .. ma per fortuna
c’era Framu che con tanta pazienza riusci-
va a spiegarcele.
La cosa comica e che meta branco era
rinchiuso dentro la camerata dei Rossi e
dei Grigi perché malato.. ora da chi e par-
tita la malattia??? ..bheeee grande lotta
tra Tommi e Laura... nessuno dei due si
vuole prendere la colpa…
La sera dopo l’Ula Ula facevamo un casi-
no.. Quindi Framu una notte ai grigi e ai
rossi li ha spediti dritti a correre , flessioni
e saltelli... volevamo morire...
Di giorno invece ci mettevano in punizio-
ne; ore seduti in silenzio senza neanche
poter dire “A”... Uhm, e diciamo che c’e lo
Quando ero in Branco... pagina 15
meritavamo...
Ma arriviamo alla parte più bella ….
Quando dunque Cecia, Framu e Baloo hanno portato il Cda,
sempre più affiatato, a mangiare ad un fantastico ristorante
dove mangiava la squadra del Perugia.
Saziati abbondantemente siamo andati in piazza dove ab-
biamo giocato a nascondino.
Indovinate chi contava??? BALOO… e ci ha fregato a tutti!!!
Dovevate vedere con che agilità prendeva tutti... Poi canta-
vamo, urlavamo, sembravamo pazzi, tutti ci guardavano e
ridevano… bhee ma a noi non ce ne importava proprio nien-
te...quella era la nostra serata...conclusa dormendo per la
prima volta tutti insieme in tenda.
I maschi non sono riusciti a montarla e hanno dormito alla
“ghiaccio” e noi in mille in una piccola tenda... con gente che
russava…
La mattina dopo per niente stanchi siamo andati a fare cola-
zione al bar... che ridere ad un barista abbiamo chiesto 60
Cornetti per tutto il branco... avremo girato un miliardo di
bar...ma ne e valsa la pena!!
Arrivati là, prima di deliziarli con quei meravigliosi cornetti
pieni di cioccolato e crema abbiamo gli abbiamo fatto fare e ritrovata nei loro letti…o gente piena di scritte panna e
un bel pò di ginnastica... Ahhhhh! senza scarpe... Ihih!
Tutti eravamo un pò tristi perchè sapevamo che quello sa- E il giorno dopo eravamo tristemente in viaggio..eravamo
rebbe stato l’ultimo...e nessuno di noi voleva partire...Uffi stanchi però quella vacanza era stata speciale e tutti noi
quella vacanza doveva essere infinita e a ricordarla doveva tornavamo con un bel sorriso sulle labbra
essere un giornaletto fatto da Tommi e Mic.. noi non lo ab- Con i nostri capi siamo cresciuti e abbiamo stretto un lega-
biamo mai visto...voi? Peccato... me particolare con loro ci possiamo confidare ancora ora
La sera abbiamo ballato con la musica e mangiato patatine; dopo ben 2 anni… loro un consiglio ce lo possono sempre
poi quando tutti erano nei loro letti belli addormentati, tutti dare e soprattutto ci fanno ancora tanto ridere!
al calduccio nei loro sacchi a peli, il 4 anno si è alzato e si è Susy, Lauretta e Ludo
scatenato nei migliori scherzi della storia...gente che non si le tre formiche
Quando ero in Reparto... pagina 17

Hyke!
SQUADRIGLIA GAZZELLE c’è nulla!!!” iniziano i dubbi, la voglia di non avventurarsi si fa
avanti tra chi ha freddo, chi non vuole proseguire… “CI
Cecilia Sinibaldi
STANNO PURE GLI ANIMALI MORTI QUI!!!!” Nel frattempo
Teresa Nicoletti la squadriglia leoni, che incontriamo lungo la strada, decide
Francesca Cecchini di tornare al campo e non avventurarsi, troppa pioggia! An-
Paola Goretti drea Zazzarelli si aggrega a noi ed invece altre:
Satia Martinoli “CECILIAAAAAAAAAAAA io non vengo più!!!torno indietro”
dice qualcuna, “ma che sei matta????? Miriam SMETTILA
Miriam Iozzia
zitta e cammina, sei tra le + grandi e non puoi fare i capricci!
Edvige Cagnolati Si va avanti!!! Sta anche iniziando a smettere di piovere….
(forse)”e così la nostra avventura continua attraverso quel
Il campo trascorre tranquillo tra il chi non vuole andare a bosco che ci protegge ma nasconde tante cose. Arriviamo in
fare legna, chi non lava le pentole e chi fa finta di infrattar- uno spiazzo dove poter accendere un fuoco, prepariamo un
si…arriva il giorno dell’HIKE DI SQUADRIGLIA!!! ed incredi- mezzo rifugio per ripararci nel caso ricominci a piovere, e
bilmente con lui anche uno splendido diluvio….i capi affida- piano piano con il comparir delle stelle iniziano ad affacciarsi
no le missioni, danno le buste con le indicazioni dei percorsi sui nostri volti accenni di sorrisi, le lacrime di chi pensava di
e tutto il resto del necessario. Ora tocca a loro: alle squadri- non farcela si asciugano….come anche i calzini di satia che
glie! prendete e partite….MA CHE SIETE MATTI?????????? finiscono arrostiti dentro al fuoco, le suole delle scarpe si
SOTTO LA PIOGGIA??? CON TUTTA QUEST’ACQUA!?!?!? scollano ma noi non ce ne accorgiamo, siamo tanto prese
dai nostri racconti, dal prenderci in giro dallo scherzare, che
J SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ti pare che ci tiriamo indietro? È lo scopriremo solo il giorno dopo dei danni del calore….bhè
l’ultimo campo da repartara di cecilia, io come vice non ci la notte è scesa , noi siamo stAANNchissime :) mille emozio-
penso proprio a non andare…quindi zaini in spalla poncho ni e tante paure, speriamo che questa notte non piova…ma
addosso e via, zitte si cammina…son due gocce che volete altrimenti avremo il nostro rifugio no?
che sia??poi sai come ce lo ricorderemo? ...buonanotte GAZZELLE + Andrea.
Edvige
Ci infiliamo dentro ad un bosco cercando la strada…”ma
dove stiamo andando???? boh mica lo sappiamo…qui non
Lecce dei Marsi - 1995
Quando ero in Reparto... pagina 18

Gabriele
Quando ero in Reparto... pagina 19

Noi Beddi Picciotti

Zeri 1998…ultimo campo di reparto per la classe ’82 e il pri- glia dei Leoni, Leonardo Chilosi, - e in generale tutto il re-
mo dopo il Ventennale del Roma 50! Mi ricordo un sole che parto - avevano iniziato a contendersi con ferocia ogni sin-
spaccava le pietre e un caldo da mozzare il fiato. Per fortu- golo punto che veniva attribuito per le diverse attività, dal
na, accanto al campo, scorreva placido un fiumiciattolo fantomatico Gioco dell’Oca alla temibile rivista!
dall’acqua fresca e cristallina, che i nostri saggi capo reparto Quest’ultima, in particolare, creava seri problemi alla squa-
(anche in vista dell’inevitabile percentuale di refrattari cro- driglia Tigri, da sempre all’avanguardia nella gestione del
nici all’igiene personale) avevano fatto presto divenire luo- tempo libero e delle attività di animazione, ma che presen-
go di sollievo per farci rinfrescare dall’afa e dall’arsura. tava serie difficoltà nell’organizzazione del proprio angolo
L’inizio del campo non era stato particolarmente faticoso. di squadriglia e della tenda. Dopo aver ottenuto diversi ri-
Niente costruzioni o prove estreme di abilità tecniche, fatta sultati molto al di sotto della sufficienza, la squadriglia, vuoi
eccezione per la “semi-sopraelevata” che la volenterosa per l’intossicazione causata dalle esalazioni provocate dalla
squadriglia Tigri si era spontaneamente proposta di erige- pentola incandescente che Francesco Coletti aveva delica-
re…ehm…entro la fine delle due settimane! Sia come sia, il tamente poggiato sul dorso della mano dell’allora Rover in
tempo scorreva placido tra la biancheria intima che la squa- servizio Daniele di Ianni, vuoi per il mostruoso ritardo con
driglia Puma soleva spesso ritrovare appesa ai rami del pe- cui gli squadriglieri avevano risposto alla sveglia mattutina,
sco che sorgeva proprio accanto alla loro tenda, appesa ebbe la geniale intuizione di eseguire un performance in
chissà da chi e chissà come nel corso della notte, e le ester- stile “Pop-art”. Sapendo di essere una volta ancora spaccia-
nazioni di Satia Martinoli che, con fare disinvolto e voce ti, viste le condizioni pietose dell’angolo di squadriglia e
squillante, informava con costanza il reparto delle sue pause l’intensità e la consistenza degli odori emanati dalla tenda, i
di riflessione presso la “Mottarone” (epiteto usato per indi- gloriosi “Tigrotti”, presi dalla disperazione, pensavano bene
care i bagni). di spicchettare la tenda, capovolgerla a testa in giù e, una
volta messisi in ordine di squadriglia sparso con guidone a
Con il passare dei giorni la competitività tra le squadriglie,
testa in giù, presentare la squadriglia con un sonoro “Tigri –
desiderose di vincere il campo, andava via via aumentando.
this is – Pop Art!” urlato a squarciagola. Lo Staff di reparto,
L’allora Caposquadriglia delle Gazzelle, Paola Goretti, il
da un lato preso alla sprovvista, dall’altro impietosito fino al
Caposquadriglia dei Cobra, Paolo Marra e il Caposquadri-
disgusto dal gesto di stizza, concedeva ai poveri postulanti 3
Quando ero in Reparto... pagina 20
rono come infermiera straordinaria la bella
Irene Tifi, allora scolta in servizio al reparto.
Coccolato dall’intero Staff e fermamente
convinto di sacrificarsi per dare migliore
copertura all’amico, il buon Babo si abban-
donò ai piaceri dell’immeritato riposo, men-
tre Alessandro era stato costretto a tornare
ai lavori di completamento della famigerata
semi-sopraelevata. All’indomani
dell’accaduto, dopo poche ore di lavoro,
Alessandro, preso da un’incontenibile invi-
dia nei confronti di Luca e non abituato ad
una fatica tanto estenuante come la costru-
zione di una semi-sopraelevata, decise bene
di vendersi per trenta miseri denari e di spif-
ferare tutta la verità all’altra adorabile scol-
ta in servizio al reparto: Alessia Cecchini! Lo
Staff, prontamente informato del sotterfu-
gio, si diede subito da fare per smascherare
il colpevole. Così, mentre il buon Babo era
intento a sonnecchiare all’ombra di una
tenda, Giulio de Dominicis veniva a infor-
malo di prepararsi perché di lì a poco lo a-
vrebbero portato in ospedale per una la-
punti, indispensabili per finire in maniera quantomeno di- stra...al fondoschiena!!!
gnitosa il campo! Luca, da amico fedele qual’era, sarebbe stato pronto a tutto,
Insomma, tutto procedeva per il meglio, finchè non si verifi- ma sottoporsi ad un accurato servizio fotografico all’osso
cò il famigerato caso di tradimento perpetrato da Alessan- sacro era troppo anche per lui! Costituitosi al Capo Reparto,
dro Principali, Caposquadriglia delle Tigri, nei confronti rivelò l’inganno di cui era stato artefice insieme ad Alessan-
dell’ignaro Luca Gentili, detto Babo. Era una giornata afosa dro: oltre ad una meritatissima lavata di capo, la punizione
e per combattere il caldo insopportabile gli ottimi Giulio De per i “furbetti di Zevi” fu quella di finire in tempi record e da
Dominicis e Ginevra Memoli, allora Capi Reparto, avevano soli la semi-sopraelevata: operazione riuscita (quasi) con
concesso alcune ore di attività acquatiche nel simpatico fiu- successo!!!
miciattolo di cui sopra. Il caso volle che, in maniera del tutto Lucone
involontaria, Alessandro e Luca si attardassero di circa tren-
ta minuti rispetto al resto del reparto che, intanto, era già
tornato al campo, si era cambiato Lucone “Rose” e Sandrino “Jack” ne Il Titanic
e aveva iniziato le attività del po-
meriggio. Alla ricerca di una vile
scappatoia per sfuggire
all’inevitabile lavata di capo di cui,
di lì a poco, sarebbero stati ogget-
to, i due “Tigrotti” pensavano bene
di inventare come scusa per il ritar-
do una fantomatica caduta di Luca
e, dunque, il pronto intervento di
Alessandro che, venuto in suo soc-
corso, l’aveva eroicamente riporta-
to a spalla al campo. Per rendere il
tutto più verosimile, i due si accor-
darono nell’individuare nell’osso
sacro la parte offesa dal piccolo
incidente.
La scusa funzionò alla perfezione,
tanto che i capi, seriamente preoc-
cupati per la salute di Luca, che
con occhi languidi e lucidi mostra-
va incontestabili sintomi di contu-
sione al fondoschiena, gli assegna-
Quando ero in Reparto... pagina 21

E la neve cadrà...
Era il lontano 2001, “Le ombre si distendono, scende ormai la sera..”…
le sei fantastiche squadriglie dei reparti Mistral e Incredibile ma vero durante “l’Ultima Cena” era fila-
Ghibli (anzi, sette.. ai Falchi non ci eravamo ancora to tutto liscio,il bilancio dei feriti non riportava an-
abituati), si preparavano a partire per il Campo di cora casi drammatici a parte le ustioni da calore ai
Pasqua. Eravamo tutti carichi delle più buone inten- polpacci di Giulia e la crisi isterica di Stefano che
zioni, i materiali erano stati controlla ti accurata- non riusciva a far cuocere il pane azzimo, ed erava-
mente e le attività preparate, ma ancora ignari che mo riusciti a goderci tutti la serata, la cerimonia, e le
l’inesorabile “maledizione del Campo di Pasqua” attività che l’avevano seguita.
anche quell’anno era pronta ad abbattersi su di noi. La mattina dopo, nel pieno delle attività, l’intero
Gia il nome del posto del campo era tutto un pro- campo se la rideva alla scena del fiero e aitante capo
gramma: Campo Secco! sq. Dei Leoni Giorgio braccato e messo all’angolo da
Dopo chilometri e chilometri di strada tutta cur- Irene, la capo rep. femminile, che lo minacciava con
ve,fra nausee dei repartari e solenni imprecazioni una siringa piena di latte che avrebbe dovuto spruz-
dell’autista, il pullman ci scaricava in una landa de- zargli in un occhio per curargli un’ustione da scintilla
solata circondata da montagne e, ovviamente, com- procurata non si sa come.
pletamente priva di acqua. A questo piccolo incon- Nonostante le disavventure il morale rimaneva al-
veniente i saggi capi reparto avevano provveduto to,le attività erano belle e coinvolgenti e ci hanno
assoldando il proprietario del terreno affinché ci tenuti occupati mente e corpo fra giochi di apposta-
portasse uno di quei taniconi giganti. Peccato solo menti e gare di altro tipo che aizzavano la competi-
che l’allegro vecchietto oltre che portare l’acqua zione fra le sq. (dovete sapere che quell’anno era
avesse portato con se abbondanti provviste di vinel- stato introdotto il “torneo campo” anche al Campo
lo locale che molto gentilmente aveva messo a di- di Pasqua).
sposizione di tutti noi, all’insaputa di Daniele, e con Quell’anno il clima che eravamo riusciti a istaurare
somma gioia di tutto il quarto anno, che, all’andare nel reparto era ottimo, fra alti e bassi ci divertivamo
via del vecchietto veniva ritrovato dal capo rep. in un sacco ed eravamo tutti molto legati. Anche il
uno stato di allegrezza alquanto sospetto.. fuoco del Venerdì Santo era andato bene, e, incredi-

Carabiniere e Stefano Schirone nella Tempesta di Neve


Quando ero in Reparto... pagina 22
Finalmente sono arrivati i rinforzi...
bilmente, non aveva neppure pio-
vuto. Questa cosa avrebbe dovuto
forse farci insospettire, perchè co-
me ormai tutti noi veterani sapeva-
mo, il Venerdì Santo piove SEM-
PRE. Non dovemmo aspettare
molto,la maledizione era pronta ad
abbattersi su di noi in maniera sho-
ckante: sul più bello, durante il fuo-
co di bivacco che ormai si avviava
alla conclusione, la capo reparto
inciampava disastrosamente e ca-
deva a faccia avanti proprio dentro
il grande fuoco, scatenando il pani-
co fra i repartari, soprattutto i più
piccoli, e creando non poca ansia
nei più grandi che aspettavano il
suo ritorno dal pronto soccorso,
dove era stata immediatamente
portata dopo essere stata prontamente ripescata le, il capo reparto, era andato a cercare aiuto. Intan-
dal fuoco, per sapere come stava. to nel nostro precario e affollatissimo (ma non per
La mattina del giorno del ritorno la sq. Di turno per questo più caldo rifugio) rifugio, le capo sq. avevano
la colazione svegliava il reparto al suon di “Nevica! dato il via a una sorta di “maratona dell’allegria” che
Nevica!”, notizia accolta con gioia e non poco diver- ci aveva impegnato a tirare su glia animi e a riscal-
timento da tutti noi che subito ci eravamo appresta- dare i corpi di tutto il reparto dando fondo all’intero
ti a smontare il campo sotto la neve che cadeva sof- repertorio di bans, canzoni e giochi conosciuti. Sot-
fice e lieve…. tofondo e accompagnamento perpetuo di questa
Dopo due ore, e col campo ormai smontato, la spol- estenuante attività la voce di Lucietto, che, una vol-
veratine di neve si era trasformata in una vera inter- ta tanto, aveva sostituito nei suoi canti i “citofonetti
minabile bufera. Bagnati e mezzi congelati veder dell’Eur” con frigoriferi e congelatori, e il continuo
nevicare non ci sembrava più cosi piacevole. suono di batteria di Giorgio e Lorenzo, rinchiusisi in
Tutti riuniti sotto il superstite sovrattelo dei Leoni, un mondo tutto loro di musica e chissà che altro.
tanto sfottuto durante il campo per la sua instabilità Varie ore dopo arrivavano a soccorrerci una proces-
e stortezza, ma il cui solito ritardo di mezz’ora in sione di camionette della forestale e dei carabinieri
fase di smontaggio si era rivelato provvidenzia- che Daniele aveva recuperato non si sa dove, e che
le,passavamo varie ore in attesa dei soccorsi. Danie- erano riusciti a trovarci solo grazie a uno scambio di
fischi fra noi e Daniele stesso,che es-
sendo completamente sepolti dalla
neve non riusciva più a trovarci. Arri-
vati in paese venivamo accolti sul no-
stro caldo,asciutto confortevolissimo
e accogliente pullman da una preoc-
cupatissima Irene, e tornavamo final-
mente a casa con varie ore di ritardo
sui tempi previsti, ma al nostro arrivo
genitori e capi gruppo erano li a rice-
verci, preoccupati e felici di vederci
sani e salvi, con maglioni cioccolate e
tè.
Eppure a ripensarci ci viene sempre
da sorridere…

Giulia,Gioggio e Bibbi
Dove sono le tende?
Quando ero in Reparto... pagina 23

Odissea sul Lago di Bracciano


Campo Estivo 2002 - Base di Bracciano

Il mitico campo di Bracciano rimane ancora oggi im-


presso nella storia del Roma 50 perché ha lasciato un
segno su noi che l’abbiamo vissuto e ancor di più sui
fondi della base, causa affondamento di una canoa.
Tutto iniziò a due mesi dalla partenza quando i capi
ebbero la bella idea di portare noi del con.ca in uscita
a Bracciano per vedere il posto del campo e per inse-
gnarci a “guidare da noi la nostra canoa”…peccato
che una di queste si trova ancora oggi sul fondo del
lago e non è stato uno di noi a causare il danno, bensì
un capo: Valentino Alfonsi.
Questo fu il preludio al campo più memorabile della
mia vita di reparto.
Mai nome fu più azzeccato di quello scelto dai capi
“Odissea sul lago di Bracciano”; il nome era legato
all’ambientazione del campo che si è, come tutti gli
anni, persa dopo il primo giorno e il cui significato,
oscuro ai più, probabilmente era sembrato chiaro an- Omino di cibo - Gara di Cucina - Cobra
che ai capi solo in partenza. In realtà reputo quel nome
azzeccato per la tragedia che successe in quel campo e la tenda Gazzelle, dove avevo lasciato le mie piccole
che non poteva certo essere prevista. squadrigliere a riposarsi.
Pochi giorni alla fine del campo, gara di cucina appena Come al solito il panico fa esasperare la visione delle
finita, sbracati in tenda gabbiani con panze pie- cose.. quello che doveva essere un albero era un ramo
ne..iniziò una “flebile” pioggerellina, che pian piano (abbastanza grosso) e non aveva preso la tenda ma
aumentò di intensità..fin quando un tuono squarciò il era caduto tra questa e il tavolo, sradicando solo lo
cielo seguito da un tonfo incredibile. Il tonfo era un stendino.
albero che la voce che urlava diceva essere caduto sul-
Quindi tutti salvi, ma la pioggia continuava a scendere
fortissima e si era creato un fiume che attraversava il
Dopo il nubifragio
campo; i capi ci urlarono quindi
di correre immediatamente alla
base.
Per salire bisognava andare
“contro fiume” e alcuni bimbi
più piccoli si erano paralizzati
tanto che dovemmo portarli in
braccio fino a su…la scena era
apocalittica!!!
Arrivati al riparo iniziò lo show
nostro e dei rover per cercare di
ridimensionare la situazione e
tirare su il morale ai più piccini.
Mi sentii morire quando Ignazio
ci disse che noi del con.ca dove-
vamo riscendere per andare ad
aiutare i capi a “salvare” le no-
stre tende..avrei pagato per
essere piccola, invece avevo
Quando ero in Reparto... pagina 24
l’obbligo di riscendere il fiu-
me, prendere freddo, ba-
gnarmi di nuovo e per cosa?
Per salvare la mia ten-
da!?!?!?!
La situazione che trovai fu
diversa da quella che mi a-
spettavo: la pioggia si era
calmata e i capi erano intenti
a segare il ramo e a svuotare
la tenda Leoni nella quale si
era creata una piscinetta di
un metro. Ci mettemmo su-
bito al lavoro e in poco tem-
po si creò un clima bellissi-
mo…tutto ciò che un minuto
prima era dramma si trasfor-
mò in risate e divertimento.
Tutti gli avanzi della gara di cucina, ormai sommersi di più bel punto della Legge secondo me:
fresca acqua piovana, si trasformarono in armi per una “SORRIDONO E CANTANO ANCHE NELLE DIFFICOL-
guerra indimenticabile tra con.ca e capi; alla fine della TA”.
quale mi ritrovai senza scarpe, con un calzino in meno, Giulia Tirdi
sporca dalla testa ai piedi di fango-misto-sale…
(Volpe Solare)
Le emozioni che provai quel giorno sono difficili da
descrivere a parole, capii la forza di questo bellissimo
P.S. Ricordo che il trofeo di quel campo fu diviso tra
gioco che ti permette di vivere le situazioni più difficile
squadriglia Cobra e squadriglia Gazzelle, che con que-
e ti insegna ad affrontarle e superarle nel modo giusto,
sta vittoria arrivavano a quota tre negli ultimi quattro
con il giusto spirito condividendo gioie e dolori con le
anni… e Pietro Coletti, allora capo Cobra, a distanza di
persone che camminano con te.
6 anni ancora rosica!!!!
Ogni volta che guardo questa foto ripenso sempre al
Quando ero in Reparto... pagina 25

Follie dei Cobra al Campo Nazionale


Accolti malamente dalle assopite gazze riuscimmo
a farci indicare la strada per la tenda dei Puma. Loro
ci accolsero in modo decisamente migliore, ma a
guastarci la festa questa volta furono i capi campo
che ci scacciarono a male parole! Fortunatamente
non avevamo faticato invano, riuscimmo lo stesso a
vederci nella zona docce. Il ritorno non fu avventu-
roso come l’andata, e un po’ per inerzia, un po’ per il
sonno riuscimmo a coricarci solo verso le 6 di matti-
na. La sveglia il giorno dopo era alle 7 e mezza….

IL PRETE PAZZO
E’ l’estate del 2003 e la squadriglia Cobra insieme al Uno dei ricordi più vivi di quest’evento fu il prete del
Reparto Ghibli (putroppo senza il reparto Mistral) si nostro sottocampo. Sempre allegro e un po’ folle ci
ritrova a vivere l’esperienza del Campo Nazionale allietava con le sue prediche particolari, i suoi fanta-
sui Piani di Verteglia. L’inizio non è dei migliori, un stici rasta e una simpatica canzoncina, divenuta tor-
po’ perché eravamo abituati a vivere il campo in mentone del campo, che faceva così: “Il Frutto dello
stile Roma 50, un po’ perché eravamo separati dalla Spirito Santo è Amore, Gioia, Pace, Pazienza… Be-
controparte femminile. Il posto si presenta come nevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza… Dominio di se!
una piana di enorme dimensioni e ci sembrava in- E allora Self-Control, Self-Control… E allora Self-
credibile che potesse ospitare circa 250 tende e Control, Self-Control…”. Ovviamente questo aveva
1500 esploratori. Tuttavia per la nostra Squadriglia reso l’attività di fede il momento Cult della giornata.
fu un evento dagli aneddoti indimenticabili.

LE TRAVERSATE
Tenuti completamente all’oscuro di dove si trovas-
sero le ragazze del Mistral, ma sapendo vagamente
il luogo del loro sottocampo, quattro intrepidi eroi
partirono la seconda notte alla ricerca delle guide
del 50. Armati di coraggio, una cartina stilizzata e
tattiche di mimetizzazione, apprese tramite film e
videogiochi, noi due, Adri e Bizio, attraversammo le
due piane e il bosco che le separava. Inizialmente
eravamo timorosi, infatti la prima mezz’ora la pas-
sammo in un bagno chimico ad aspettare che un
capo se ne andasse. Ma in seguito colti da
un’insolita audacia ci mimetizzammo prima nel bo-
sco poi fra le centinaia di tende dei Rover, attraver-
sammo correndo nell’oscurità un’immensa pianura
adibita all’atterraggio di elicotteri e 2 km di strada
asfaltata. Il tutto sfidando la fitta rete di sorveglian-
za dello staff di sicurezza del campo, eravamo nella
piena illegalità! Erano circa le 3 e mezza e finalmen-
te stavamo nell’altra piana, ma adesso ci rimaneva il
compito più arduo: dover passare al setaccio 200
tende per trovare le nostre amiche! Nella piana rico-
perta di tende incrociammo un ragazzo che asson-
nato ci indirizzò verso il sottocampo Maestrale dove
dormivano le ragazze, e cercando qualche traccia
del Mistral arrivammo finalmente in tenda Gazzelle! Squadriglia Cobra
Quando ero in Reparto... pagina 26
LE GIORNATE AL CAMPO
Quell’anno i Cobra passavano le loro giorna-
te al campo mediamente in questo modo:
VALERIO: Passava la metà del suo tempo
sbracato in tenda a chiacchierare con qual-
cuno oppure sulla panca del tavolo sotto
l’ombra del telone o ad impartire ordini sul
suo trono del potere. Era il CAPOSQUADRI-
GLIA.
ALESSIO: Lavorava e nel suo poco tempo
libero si menava con Matteo, oppure gioca-
va con lo sterco sparso per il campo tanto da
guadagnarsi il soprannome di SHPALMAN
MATTEO: Lavorava o pomiciava col fuoco e
durante il suo poco tempo libero ci provava
con una ragazza molto socievole, distribuiva
pane fritto a tutto il campo e si menava con
Shpalman. Il suo soprannome era MK.
ALESSANDRO G: Lavorava, si lamentava,
ce le prendeva da MK e Shpalman, giocava
con il suo adorato coltellino o gonfiava il suo
materassino che stranamente si sgonfiava
sempre. I suoi soprannomi erano molteplici:
Giacomino, Giacomelli o Giacomelli Sports.
ALESSANDRO Z: Lavoricchiava, per lo più
con le pantere. Ci ha provato tutto il campo
con una che a quanto pare gli ha dato il palo,
quindi nel suo tempo libero rosicava. Il suo
soprannome era ZAZZA.
SIMONE: Lavoricchiava, passava il tempo
con le altre squadriglie femminile, ma non è
riuscito a trovare niente, purtroppo per lui.
In compenso aveva una buona corte di bu-
ste. Il suo soprannome era ER PROVOLA. Messa di Sottocampo
LUCIO: Lucio faceva amicizie con tutti quelli
che passavano, andava a riempire le borrac-
ce ed insegnava il suo balletto “Chihuahua”
a chiunque. Usufruiva anche lui del trono del
potere. Il suo soprannome era LUCIETTO.
GIOVANNI: Cercava di lavorare (visto che il
capo glielo impediva spesso), sostituiva Va-
lerio in sua assenza o si sbracava in tenda.
Era in continua ricerca di Nutella da sfondar-
si. Il suo soprannome era GIOVA o GIOVAN-
NONE
PaF e Giova

Lucietto
Quando ero in Reparto... pagina 27
Quel ramo del
Lago del Turano
Era il nostro ultimo anno e quindi eravamo pronte a vivere il
campo con uno spirito diverso…Come passanti il ricordo
forse più entusiasmante è quello dell’hike di quarto anno:
una sola notte fuori in compagnia degli amici di sempre. Ma
quell’anno ebbe rispetto al solito una peculiarità irripetibile:
lo facemmo su un’isolotto di pochi metri quadrati , ben visi-
bile dal nostro campo, ma raggiungile solo in canoa a causa
della distanza. Furono Fresco e Ceppo a portarci un pò alla
volta fino all’isola e ci misero abbastanza, tanto che i primi
arrivarono al buio e gli ultimi approdarono ad alba fat-
ta...qualcosa di inconcepibile per noi. Adattandoci con i
“doni” della staff (tutto sommato non così abbondanti) ci una lacrima. A quel punto ci fu offerta la possibilità di dormi-
stringemmo attorno al fuoco nei nostri sacchi a pelo, ascol- re almeno due ore ma la maggior parte di noi partenti , su-
tando le canzoni dedicateci dai capi. La mattina quando perata ormai la soglia del sonno , decidemmo di preparare la
facemmo colazione potemmo ammirare la luce del sole irra- colazione ai nostri repartari. Ora dovrete perdonarci per non
diare le sette verdi tende con le tre sopraelevate, mentre aver scelto un’esposizione cronologica ma gli eventi di un
lentamente scompariva la nebbia che le avvolgeva. Come campo sono tanti e partire da quelli più sentiti non ci sem-
non ricordare poi la notte seguente? Pioggia a dirotto, forse brava fuori luogo. Ma ancora tanto c’è da raccontare e se
la più fitta del campo, che ci ha impedito di cominciare le anche abbiamo poche righe cercheremo di riassumerle in
cerimonie fino alle due…e da quel momento, cercando di esse. Una di queste fu la vincita dei puma nell’alternativa
non addormentarci in piedi, ci fu una filata fino alle sette del gara di cucina dove bisognava dilettarsi nel preparare una
mattino, tra assegnazioni di tappe, competenze e le nostre succulenta colazione e poi non potremmo certo non men-
commoventi lettere, che hanno fatto scendere ben più di
Raid del Reparto Mistral
Quando ero in Reparto... pagina 28
Certo, questo campo ha avuto an-
che i suoi risvolti faticosi: 15 giorni
senza acqua potabile corrente sono
certo non impossibili ma comunque
difficili, nei momenti più caldi…Ma
almeno è stato un campo straordi-
nariamente pulito: una tuffatina
ogni mattina nel lago del Turano -in
aggiunta alle attività previste in ac-
qua- era davvero rinfrescante!
Per citarvi altri sprazzi da non perde-
re ricordiamo che mentre noi brave
ragazze lavavamo le pentole, una
manciata di ragazzi si dava alla pe-
sca, ed anche con discreti risultati
(assaporati la sera stessa)…
Immancabili sono stati il gioco
dell’oca, con ben due pedine
zionare alcune attività fulcro dell’intero campo, attività che (gabbiani e tigri) fatte di cera di galbanino, ed il torneo di t-
abbiamo potuto realizzare solo grazie alla lunga fatica dei ball con una faticosissima base in acqua e il campo in salita
capi per trovare un posto bagnato da dolci acque! Prima di per far sì che la T fosse sulla terra…
partire, grazie alla buona opera di un variegato consiglio Come scordare inoltre le memorabili scenette di Anselmo e
d’impresa, c’eravamo preparati appositamente imparando a Lucumone (o l’Ucumone, come qualcuno preferisce)! Anco-
costruire tre diversi tipi di zattere, quella con quattro grandi ra non sappiamo se i capi avessero mai dato loro un senso
bidoni (forse la più pratica nonchè quella che galleggiava prima di cominciare a recitarle, per quanto erano assurde…
meglio), quella con i copertoni pieni d’aria (forse un po’ me- Pur facendoci sbellicare…Ma adesso -dopo aver chiesto ai
no funzionale perchè era più difficile starci sopra, ma co- due simpatici buffoni nati qualche secolo fa la loro macchina
munque abbastanza stabile) ed infine quella realizzata inte- del tempo- torneremo nel futuro….Al prossimo campo:…..!
ramente con filagne di legno, che pur offrendo il maggior
numero di posti rischiava sempre la sommersione… Michela e Alessandra
E dopo questa piccola premessa, potremo elencarvi i giochi Ortensia Decisa Anemone Sereno
in cui le utilizzammo: un memorabile e faticosissimo tiro alla
fune (con le squadre sulle zatte-
re, ovviamente!), una gara in
velocità altrettanto ardua, una
battaglia francese a nuoto con le
zattere come “zona tabù”…E
anche puri e semplici momenti di
divertimento o allegra competi-
zione!
Ma le nostre avventure acquati-
che non si esauriscono qui: giub-
botti salvagente indossati e remi
in mano (sempre di meno poichè
se ne dirstruggeva misteriosa-
mente uno ogni volta che si en-
trava in acqua…) abbiamo solca-
to le calme acque con le canoe,
mentre chi aspettava il suo turno
prendeva il sole per ingannare
l’attesa…

Squadriglia Falchi
Quando ero in Clan... pagina 30

Quanta Fortuna!
Che cosa dite a chi vi domanda: “ma voi scout, precisamen- conoscenze e applicarle nelle proprie scelte, dalle più diver-
te, cosa fate?” Non è facile dare una risposta. tenti (“su quale competenza voglio lavorare quest’anno?”)
alle più impegnative come quelle del Clan, sempre suppor-
Innanzitutto una premessa: io sono uno di quelli entrati ne- tati dal gruppo, e mai ostacolati.
gli scout “da grande” (anche se non troppo), in noviziato.
Con mio immenso dispiacere non ho vissuto il grande gioco Quanta fortuna ho avuto ad entrare, per puro caso, al Roma
del lupetto e l’eccitante avventura dell’ esploratore, ma ho 50, che fortuna ad avere come capi persone così sensibili! E
avuto modo di recuperare con il tempo, anche se indiretta- come capo poter incontrare ragazzi e ragazze che ho visto
mente. trasformarsi in giovani uomini e giovani donne; che fortuna
veder sopravvivere Lorenzo Barbieri al suo primo campo di
Gli scout entrati da grandi si riconoscono da lontano : sono reparto con la squadriglia Tigri, e sopravvivere, io stesso,
quelli che durante il ban della Felicità muovono le antenne alle mefitiche esalazioni degli scarponi nelle uscite di clan;
quando tutti gli altri sbattono le ali, e che, quando tutti gli che fortuna trovare l’ultimo tegolino nel famoso gioco di
altri muovono le antenne, ormai presi dal panico e comple- reparto “Caccia al fantastico tesoro dolciario di Paolo Savini
tamente disorientati, fanno dei movimenti inconsulti e del Nicci”; e così via…… ma sarà meglio parlarne di persona.
tutto casuali, molto simili a “Sciare” e “Autostop” del Gioca
Juer di Cecchetto (Ci sono alcuni massimi esponenti della Io vecchio scout sono marchiato a vita, come tutti voi, dai
categoria che presi dall’imbarazzo si lasciano cadere a terra più bei momenti che si possano desiderare.
e si fingono morti, come certi insetti africani). Non c’è modo
di imparare tali movimenti se hai più di 11 anni!
Giulio De Dominicis
Una delle risposte migliori alla domanda “cosa fate voi
scout?” è: “FACCIAMO!” Anzi impariamo a fare, ci organiz-
ziamo a fare meglio e facciamo. Fin da lupetti si impara che
bisogna tirarsi su le maniche e fare.
“sì, ok, ma cosa fate?”, la risposta “Tutto!”.

Entrare da grande mi ha dato il vantaggio e la possibilità di


osservare alcune caratteristiche che non esistono in altri
contesti:
la capacità e il desiderio di “voler fare” che rimane come
segno indelebile in tutti gli scout, dagli 8 agli 88 anni;
la curiosità, che ti rimane per sempre, di sapere come si fa
un certo nodo (o una struttura) o come si prepara al meglio,
passaggio per passaggio, una ricetta di cucina (o una com-
plessa procedura lavorativa) con mezzi a disposizione ina-
datti e insufficienti;
la prontezza di spirito con cui si affrontano gli imprevisti e le
difficoltà, senza mai perdere il sorriso: questa è una
“capacità” strabiliante, soprattutto quando è una capacità
di gruppo;
la grande passione per la di condivisione: in nessun altro
gruppo di persone che io conosca si impara a convivere e a
collaborare tra persone di età così diverse (è impensabile,
per esempio, che in una scuola un dodicenne e un sedicenne
abbiano qualcosa di comune da dirsi) e tra ragazzi e ragaz-
ze, mettendo in comune le proprie esperienze e conoscen-
ze.

Potrei citare altre cento cose che ho avuto modo di notare,


soprattutto nel Branco e in Reparto: ma è una la caratteristi-
ca che principalmente denota il mondo scout: la possibilità,
la voglia e la capacità di scegliere.

Ognuno di noi ha avuto modo di portare avanti le proprie


Quando ero in Clan... pagina 31
Hai voluto la bicicletta?
Salisburgo - Vienna 1999

Sembra ieri, ed da anni appeso in sede di noviziato, corredato da espli-


invece sono pas- cative foto. Non sprecherò quindi parole nel racconta-
sati quasi dieci re episodi particolari, che seppur rimasti vivi nella mia
anni da quella mente, rimangono difficili da raccontare a chi quella
Route. Innanzitut- Route non la fece. Meglio allora ricordarla con il distac-
to occorre ricor- co degli anni e da un punto di vista diverso: quello del
dare chi c'era, in Capo. Come penso ogni noviziato, al momento di deci-
rigoroso ordine dere la destinazione della Route, l'idea che ci guidava
alfabetico: Leo- non fu “cosa si faceva e dove”, ma bensì che qualsiasi
nardo Chilosi, cosa andava bene, purché fosse una cosa memorabile,
Marzia Coronati, di cui vantarsi. E' questo un modo di ragionare che è
Luca Gentili “il forse proprio solo di quell'anno di passaggio che è il
supplente”, Paola noviziato. Non si è più bambini con un guidone in ma-
Goretti, Paolo no, non si è ancora ragazzi con un omerale sulla spalla,
Marra, Satia Mar- ma si è consapevoli della volontà di lasciare un segno,
tinoli, Alessandro che sia per i posteri o semplicemente per te che lo vi-
Principali e Danie- vrai. Presa quindi la decisione di partire per l'Austria, la
le Ramondetta “il maestro”. Ma occorre anche riper- preparazione fu abbastanza macchinosa, per la stesura
correre un po' la storia di quegli anni: fu il primo novi- del libretto di preghiera della “Rut” (ottimamente con-
ziato dopo un paio di anni ad essere interamente com- fezionato dal Supplente), per la scelta dei contenuti e
posto da ragazzi del Rm50, dato che due anni prima fu per la parte logistica. In particolar modo ricordo come
fatto insieme ad altri gruppi della zona, e l'anno prima tragica la ricerca delle sacche per le bici e la difficoltà di
di noi addirittura non si fece causa carenza di capi e di infilare l'occorrente per una settimana di Route dentro
ragazzi. Per questo lo vissi come una cosa completa- miseri contenitori da attaccare ai portapacchi. Di sicu-
mente nuova, non avendo ter-
mini di paragone prossimi. In
pratica non avevo (e credo che
non fui il solo) la più pallida idea
di quello a cui saremmo andati
incontro, anche perché, cosa
non da poco, il maestro dei novi-
zi era per noi persona sconosciu-
ta e con fama da duro. Fu per
questo un anno particolare
dall'inizio alla fine. Un anno che
incominciò sotto il segno di Pizzi
e che proseguì e finì sotto il se-
gno del Secco. Di certo cambia-
re Maestro dei novizi in corsa e
trovarsi a fare scautismo in un
numero così ristretto di persone
ci destabilizzò non poco. L'età
ed i nostri caratteri, poi, fecero il
resto. Ma nonostante questo la
partecipazione, incredibile ma vero, fu assidua da par- ro ho imparato che pedalando in bici, avere uno zaino
te di tutti. Tralascerò il racconto dell'anno, anche per- seppur piccolo sulla schiena è fonte di infinite agonie.
ché i miei ricordi sono sporadici e soprattutto non mi è Quella Route fu il campo ideale per metterci alla prova,
stato chiesto. Passerò diretto, quindi, al momento clou per farci assaggiare quello che sarebbe stato il Clan. Si
dell'anno: la Route in bici in Austria. Di certo la testi- fece strada, ci furono dei momenti di intensa, a volte
monianza più vera è quella scritta nel giornalino della quasi violenta riflessione personale e spirituale. Si
Route, sapientemente redatto ogni sera dopo cena e creò, bene o male, una comunità. E devo ringraziare
Quando ero in Clan... pagina 32
Daniele che ebbe il coraggio (molto prossimo all'inco- comprare, vestito da Scout-ciclista, il dipinto della Tor-
scienza) di farci partire, per poter dire, alla fine, “sono re di Babele di Peter Bruegel il Vecchio al Kunsthistori-
andato da Salisburgo a Vienna in bicicletta, e l'ho fatto sches Museum di Vienna per tua madre che te l'aveva
a 17 anni!”. Daniele era stato per tre anni il nostro capo chiesto, rimarrà indelebile. Forse solo un panino alla
-reparto e una delle sorprese più grandi di quell'anno mortadella sarebbe valso di più in quel momento. E chi
fu proprio il diverso rapporto che si creò fra noi e lui. c'era e mi conosce lo sa quanto mi costa, adesso, poter
Ricordo vivamente e come una novità assoluta il rap- dire che la mortadella è buona! Tornammo a casa,
porto più diretto che si instaurò. Si passa da essere uno quindi, dopo aver passato qualche ora alla stazione di
dei tanti repartari, ad uno dei pochi novizi. E si è obbli- Vienna ad aspettare il treno, mentre fuori pioveva a
gati a confrontarsi con un capo adulto, senza potersi dirotto, con l'amara sorpresa di scoprire che le biciclet-
nascondere nella squadriglia o nei grandi numeri del te costavano il doppio di quanto preventivato e dopo
reparto. Solo a distanza di anni comprendo la difficoltà aver aspettato quasi un'ora fermi nel treno a 50 metri
del suo ruolo. Tentare di cementare un gruppo, nel dalla banchina di Termini senza naturalmente poter
quale ognuno tirava fuori le sue caratteristiche, i suoi scendere. Tornai a casa con il tubo del Kunsthistori-
limiti e le sue paure. Sta proprio qui la sfida di essere sches Museum attaccato alle sacche, con le natiche
capo: per far crescere un ragazzo, c'è bisogno di qual- marmoree come solo la bicicletta sa far diventare e, mi
cuno che rischi in prima persona, che ti metta nell'am- sembra quasi inutile dirlo, con un'esperienza fantastica
biente ideale, che ti porti a scoprire i tuoi limiti, che nello zaino. Rimane forse la più bella Route che io ab-
spesso sono molto più lontani di quello che il ragazzo bia mai fatto.
pensa. Che lo prepari anche tecnicamente all'avventu- Voglio finire questo fiume di ricordi e parole, ringra-
ra che andrà a compiere (ed in questo, forse, la prepa- ziando chi mi ha chiesto, ancora una volta, di fare i
razione per la Route non fu delle migliori, ma per fortu- conti con i miei ricordi di Scout. Sono entrato nel Ro-
na avevamo delle ottime bici di teutonica fattura). Na- ma 50 nel lontano 1990, ho passato un Ventennale da
turalmente ci vuole anche la propensione del ragazzo, capo squadriglia e ora mi appresto a portare il reparto
e quell'anno noi eravamo tutti molto propensi a diver- che mi è stato affidato al Trentennale. Ancora una vol-
tirci. Inconsapevolmente, a crescere divertendoci. Fu- ta mi dico che ne è valsa la pena. Ancora una volta mi
rono tante le volte che rischiammo in quella Route. dico che quando mia madre, a 7 anni e mezzo, mi chie-
Ricordo i Tir che sfioravano Satia e Marzia, facendole se se volevo andare agli Scout, feci bene a dire SI'! An-
barcollare sulla statale, ricordo il manubrio della bici di cora una volta ringrazio tutti i ragazzi e le ragazze che
Sandro che aveva deciso di infilarsi nel suo sterno sen- mi hanno dedicato il loro tempo.
za troppo preavviso, ricordo la fatica terribile il primo Un abbraccio fraterno,
giorno, nel quale sbagliammo strada all'incirca 27 vol- Paolo
te. E' ancora vivo in me il ricordo della stanchezza di
quella sera. Non riu-
scivo nemmeno ad
alzarmi e se non fos-
se stato per Daniele
che ci spinse a mon-
tare le tende e per le
pizze comprate al
campeggio sarei
rimasto lì per altri 3
giorni. Ma avevamo
un obiettivo comu-
ne: arrivare a Vien-
na. Se poi l'obiettivo
comune, sempre
Vienna, al tuo arrivo
è battuto dalla piog-
gia e coperto da nu-
vole minacciose ro-
sichi, rosichi parec-
chio, ma la felicità di
avercela fatta e di
essere riuscito a
Quando ero in Clan... pagina 33
...e busseremo giù al
portone
Prima settimana d’agosto del 2001. Ero pronta per la mia
seconda route, obiettivo personale non ripetere la crisi di
pianto-riso che avevo avuto l’anno precedente
nell’affrontare il mitico “bruco-mela”, lungo il canyon delle
gole di Celano.
Destinazione Toscana , “Route Mendica”. Quell’ anno ave-
vamo deciso così,un pasto al giorno sarebbe dipeso dalla
generosità e dalla bontà delle persone che avremmo incon-
trato nei diversi paesi.
I primi tre giorni li abbiamo trascorsi dispersi tra il monte
Maggiore e il monte dei Frati, siamo rimasti senza cibo per
quasi 2 giorni e anche l’acqua non era moltissima…
indimenticabile… prosciutto, latte e cioccolato, pane e nutella, formaggio,
Ico (Gianrico Mammetti, il capo clan) che la prima sera mi pane e marmellata, salame, succo di frutta , inutile dire che
dice: ”Paolina, se non hai tanta fame lascialo mezzo panino, non è avanzato nulla.
che non si sa mai…”; Simone Anzellini e Max (Massimiliano Il santuario di Chiusi della Verna è stato lo scenario di un
Bianchi) che cercano per ore una sorgente d’acqua che era altro momento significativo: gli hike. Io ero in coppia con
segnata sulla carta ma che proprio non si vedeva; Lukone Chiara Cardenia , abbiamo passato una notte tranquillissi-
(Luca Gentili) e Paolino (Paolo Marra) che con cartina e bus- ma, abbiamo letto il brano del Piccolo Principe, fatto due
sola discutono animosamente sul percorso da fare, facendo chiacchiere, dormito credo 12 ore, per riprenderci dalle fati-
azimut su azimut , ma senza arrivare a nessun risultato. Il che dei giorni precedenti.
brodo ai funghi, o meglio,al sapore di funghi, visto che era- La mattina successiva, puntualissime, ci siamo presentate
vamo in 20 e c’erano quattro funghi secchi e due dadi in tut- davanti alla staff e...Ico mi dà uno schiaffo (bello forte!!), e
to. Paolino e Lukone che con l’aiuto di Francesco Tifi e Carlo mi dice : ”ma mi vuoi avvisare che state bene!!!!”, ero senza
Barbieri con bastoni appuntiti alla mano, inseguono una parole, ma con tante parolacce e insulti per lui. Il motivo
mucca gridando “mmmmm…..una bella fiorentina al san- della sberla? Beh, quella notte per il resto del Clan non era
gue..!!!”, Ico che con difficoltà riesce a fermarli. Poi stata altrettanto tranquilla: Claudia Cicogna, al suo primo
l’enorme fuoco davanti una casa disabitata che ci ha salvato. anno di clan, era stata disturbata da un ragazzo e, spaventa-
La colazione al primo paese incontrato, a base di…tutto: ta, era corsa dai capi. Max ha passato metà notte a cercare
Claudia. Intanto un elicottero sorvolava il santuario, e pom-
pieri e guardia parco cercavano disperatamente un ragazzo
di nome Ivan. Il suo nome risuonava per tutta la valle, Leo-
nardo Chilosi e Ignazio Mattiolo sono stati scambiati per lui
e sono stati svegliati bruscamente da degli sconosciuti.
I capi clan hanno passato metà notte a consolare Claudia e
l’altra metà a capire se uno di noi era finito in un burrone.
Quindi, il capo clan ha scaricato lo stress di una notte un po’
complicata su una povera scolta che non aveva fatto nulla!!!
Come non ricordare la faccia di Mavi( Maria Vittoria Garello,
la capo clan) al ritorno da un’ attività che aveva fatto da sola
con tutti i maschietti del clan, era sconvolta, distrutta, e di
contro quella dei ragazzi che non smettevano di ridere,
l’avevano tempestata di domane a dir poco imbarazzanti,
credo siano state per lei le due ore più faticose di tutta la
route.
E poi i momenti della mendicanza, il primo giorno mi senti-
vo un po’ in imbarazzo ad andare a chiedere un po’ di cibo
per il pranzo, avevo paura di ricevere porte in faccia ma an-
che di andare a bussare a persone che forse erano più biso-
gnose di me. Ma non ero sola, eravamo divisi in pattuglie, e
c’era chi era più audace di me, e così ho iniziato a domanda-
re. I no ci sono stati, ma per fortuna la generosità non è
mancata, anche perché dopo i primi tre giorni di digiuno
forzato,avevamo istaurato un po’ tutti un rapporto che defi-
nirei, morboso, con il cibo.
Paolina
Quando ero in Clan... pagina 34

Rugantino... Emozionare - Emozionandosi


Spettacolo Teatrale di Clan 2005

Tutto è cominciato con l’idea di trovare un modo originale e Daniele (Thorwalsen), Pietro (Rugantino) e Giulia (Rosetta)
divertente di fare autofinanziamento. Insieme decidemmo
di provare a mettere in scena uno spettacolo teatrale. Ci
sono volute diverse riunioni per decidere quale opera rap-
presentare, una delle prime proposte fu “The Rocky Horror
Picture Show”(non voglio neanche immaginare cosa sareb-
be potuto venir fuori!). Per fortuna, insieme scegliemmo di
rappresentare una commedia musicale di Garinei e Giovan-
nini, il musical italiano più popolare e più amato, Rugantino.
Premetto che, a mio avviso, è stata un’esperienza unica e
indimenticabile, forse proprio perché io sono stato scelto
per il ruolo di protagonista, Rugantino appunto. Avendo
l’onore e l’onere di interpretare questo ruolo, sicuramente
ho vissuto intensamente (seppure con parecchia ansia) tutti
gli step che ci hanno portato fino alla realizzazzione dello
spettacolo.
Le cose da fare erano numerosissime e il tempo a nostra
disposizione non era poi così tanto. In primis bisognava riad-
dattare il copione (lo spettacolo originale era di tre ore cir- Dopo il rituale grido Merda Merda Merda, si accesero le luci
ca!!!), c’era chi si occupava di costruire la scenografia e natu- e partimmo!
ralmente c’era il gruppo di attori che doveva impararsi a È difficile spiegare le sensazioni che provai in quel momen-
memoria pagine e pagine. to, sicuramente la mia voce tremava (cosi come le mie gam-
Inizialmente non tutti (io per primo) eravamo così convinti be del resto), ma ciò accadde solo all’inizio, poiché vedevo
della buona riuscita dello spettacolo e quindi le cose andava- accanto a me persone che si divertivano e si emozionavano
no un po’ a rilento. Ma con il diminuirsi dei giorni a nostra e così facendo ci dimenticavamo di tutta quella gente che ci
disposizione, cresceva esponenzialmente il nostro impegno. guardava. Stavamo recitando, ma era come se quei dialo-
Per settimane ci vedevamo tutti i santi giorni e giù a provare ghi, quelle scene le stessimo vivendo in prima persona, per
provare e riprovare. la prima volta. Come dimenticare gli scherzi a Mastro Titta, i
È proprio in quei momenti che esce lo spirito di sacrificio e di litigi con Eusebia, ma soprattutto le passeggiate a Campo
comunità, c’era bisogno di tutti, era necessario impegnarsi Vaccino co’ Rosetta. Era proprio questa la nostra forza, non
al massimo, per la buona risucita dello spettacolo ogni sin- ci sentivamo su un palcoscenico, quando prendevamo in
golo membro del clan aveva bisogno dell’aiuto del vicino, giro Bojetto ridevamo davvero, quando Rosetta mi urlava “A
bisognava fare lavoro di squadra. Rugantì sei l’angelo de castello!” ci guardavamo negli occhi
Quando arrivò il giorno dello spettacolo eravamo inevitabil- e entrambi eravamo lì lì per piangere. In due parole Emozio-
mente tesi, consci del buon lavoro svolto fino a quel mo- nare–Emozionandosi! Il nostro segreto era questo.
mento, ma impauriti dal fatto che quello stesso lavoro non Ma il ricordo più bello che ho di quest’esperinza magnifica, è
potesse bastare. sicuramente il Clan. Grazie all’impegno dello spettacolo,
avevamo capito, sperimentandolo sulla nostra pelle, che
cos’è un vero Clan. Eravamo riusciti a creare uno spirito uni-
co, un gruppo di persone che divertendosi riuscivano a re-
mare tutti dalla stessa parte, raggiungendo un obbiettivo
inizialmente impossibile. La cosa più importante però non è
averlo raggiunto ma quello che abbiamo provato raggiun-
gendolo.
Vi lascio con una chicca, una delle mie frasi preferite dello
spettacolo:
“Morto un Rugantino se ne fa n’altro, 10, 100, 1000! A Ma-
stro Tì li romani so tutti Rugantini, tutti co la voja de sembrà
duri, gente che ce sanno fa!”

Rugantino
Pietro
Pinguino Giocherellone

Livia, Serena e Giulia in un momento di Relax


Quando ero in Clan... pagina 35
E la strada si apre
Una partenza

"La linea d'ombra, la nebbia che io vedo a me davanti, per la che sono pronto a partire, getterò i bagagli in mare, studierò le
prima volta, nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e carte e aspetterò di sapere per dove si parte, quando si parte e
a non saper immaginar quello che trovo..." quando passerà il monsone, dirò: "levate l'ancora diritta
avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione questa
Bianco, nero. Strada in salita, in discesa. Mare, montagna.
è la decisione..."
Sole, luna. Si, no. Indecisione? No, sguardo verso tutte le
possibilità. E allora partiamo... Framu

Si viene chiamati, sempre, bisogna sforzare la natura umana


per gettarsi nella mischia. Ma è dolce farlo quando si è ac-
compagnati. E Framu quel giorno di voglia di attraversare il
passo, ne aveva molta. Di vedere cosa ci fosse dietro, al di là.
La partenza è questo. Ma essere pronti non vuol dire non
avere paura. Forse il motto degli esploratori dovrebbe esse-
re cambiato in "sii abbastanza incosciente".
Attraversando il quadrato della cerimonia, si sentivano i
passi risuonare nella valle. La maestosità di una rupe si erge-
va sopra di noi. E in quegli otto passi stavano tutti gli anni
passati tra le verdi tende e i sentieri più erti. Un ricordo
strappò un sorriso in quel momento che univa la stanchezza
e la tristezza: i “rituali” della sera attorno a due tizzoni di
brace, al termine del fuoco di bivacco, quando sorge la luna
e illumina a giorno. Quando le ombre si distendono. Quello
è il ricordo felice della route in Abruzzo/2000. Con le ginoc-
chia e le spalle stanche, i piedi gonfi e la faccia tagliata dal
sole. Come non poter guardare in cielo, contare rapidamen-
te le stelle e sussurrare "grazie"?
Gianrico e Cecilia erano il tramite di un progetto. Erano le
matite in mano di qualcuno più in alto, che disegnavano la
partenza: l'inizio.
La forcola: simbolo della possibilità di trovare sempre una
seconda via. La luce di una candela: simbolo della presenza
di Gesù, come luce che illumina il cammino. Il pane dell'ospi-
talità, quello che si divide, per unire. Il sale, per sentirne la
mancanza in una pietanza. Il ricordino, un bottone della ca-
micia. Gli omerali lasciati a Sandrino. Il bacio sulla fronte. Gli
ospiti. La benedizione. Via il fazzolettone. Lo zaino in spalla.
Allontanarsi lasciando alle spalle l'eco di un canto. La netta
percezione di non saper dove andare, di aver dimenticato
qualcosa. Allora frughi nella mente, nelle tasche, nello zai-
no. Ma ti accorgi che è tutto lì, perfettamente in disordine.
L'orizzonte non è altro che imparare a mettere in ordine.
Una telefonata a casa nel cuore della notte per dire di aver
sentito tutti lì con me. E lontano ormai si festeggia un nuovo
inizio... ma anche qui nell'auto che mi riporta a casa.

"...Mi offrono un incarico di responsabilità, non so cos'è il co-


raggio, se prendere e mollare tutto, se scegliere la fuga od
affrontare questa realtà difficile da interpretare ma bella da
esplorare, provare a immaginare cosa sarò quando avrò attra-
versato il mare, portato questo carico importante a destinazio-
ne, dove sarò al riparo dal prossimo monsone. Mi offrono un
incarico di responsabilità, domani andrò giù al porto e gli dirò
Quando ero Capo... pagina 37

quella del passato più lontano e di quegli anni mi sono rima-


L’arte del Capo ste immagini indelebili sia dei momenti più belli e coinvol-
genti, sia (e oggi mi sono perfettamente chiari …) degli er-
Senza una branca R/S forte, un gruppo Scout non può stare rori commessi come Capo.
in piedi. La riflessione (un po’ provocatoria, lo ammetto) che voglio
E così, quando nel 1978 il Roma 50 è ripartito, il primo pen- condividere con tutti voi è questa: ho avuto la fortuna di
siero di tutta la Comunità Capi è stato di investire sul poten- poter tornare in servizio vent’anni dopo averlo lasciato e per
ziamento della Branca, che – come tutti sanno – si compone esperienza diretta posso sinceramente affermare che
di Clan e Noviziato. l’unica cosa che trent’anni fa era veramente migliore di og-
Le scelte degli uomini, si sa, alle volte sono discutibili e gi era lo stato delle mie articolazioni.
mentre per il Clan si giocò a colpo sicuro con la guida di Gia- Il resto o era uguale o addirittura peggiore.
nandrea e Cecilia, per il Noviziato la scelta cadde su di me e Certo, la società è cambiata, si è fatta sempre più comples-
sull’incolpevole Maria Rita. sa, ma contemporaneamente è aumenta la disponibilità di
L’anno della riapertura è stato difficile ed entusiasmante: conoscenza e la possibilità di condividerla e di comunicare.
sia per il fatto di dover “recuperare” ragazzi e ragazze rima- Nel frattempo abbiamo capito che i due anni di Noviziato
sti a spasso per più di un anno, sia per la responsabilità di erano un periodo di tempo troppo lungo per dei ragazzi di
“educare” altre persone pescando le risorse necessarie dai 16 anni e che dei Capi di 20 anni, senza una solida Comunità
propri vent’anni e da un campo scuola frequentato con slan- di riferimento e un iter di Formazione ben strutturato ri-
cio, ma senza sapere esattamente di cosa si stava parlando. schiano di produrre guasti di cui – sul momento – non rie-
Per fortuna di tutti, il metodo Scout sopperisce anche a scono ad essere coscienti.
qualche carenza dei Capi e così negli anni successivi, anche Oggi il livello di Formazione dei Capi della nostra Co.Ca. è –
grazie all’innesto di altri capi come Alberto e Gianni, il Novi- a parità di età - mediamente doppio o triplo rispetto a quel-
ziato del Roma 50 ha sperimentato il senso della Strada, lo dei tempi “eroici”, le staff lavorano a ritmi serrati, som-
della Comunità e del Servizio. mando alle attività di Unità, quelle di Zona, i Campi Scuola e
Campi Invernali e Route estive, nel Mugello, sul Vettore, nel i Campi di Competenza, con una frequenza un tempo im-
Parco d’Abruzzo e – soprattutto – nel Parco del Pollino han- pensabile.
no messo alla prova le capacità trappeur e di sopravvivenza Ma qualcosa è rimasto assolutamente identico: da una par-
alle intemperie di tutti. te il percorso di crescita e di maturazione delle persone,
Le prime sperimentazioni di servizio extra associativo, con i dall’altra il fascino dello scoutismo.
disabili del Forte Ostiense o i ragazzi del Laurentino 38, han- Il mio lavoro mi porta a confrontarmi quotidianamente con
no indicato – a capi e ragazzi – una dimensione diversa della la valutazione delle prestazioni organizzative e lo sviluppo
realtà quotidiana, un ambiente molto meno ovattato di delle competenze dei singoli e dei gruppi e mi fornisce un
quello cui eravamo tutti abituati nel quartiere. osservatorio privilegiato sulla società contemporanea e mi
Si dice che con l’andar degli anni la memoria più robusta sia ha permesso di capire una cosa:
Quale che sia il decennio di appartenenza, un bambino di 8
anni, un ragazzo di 25 o un uomo di 40 sono sempre uguali,
lo erano trent’anni fa così come lo sono oggi.
I cicli evolutivi sono sempre gli stessi, è la coscienza dell’età
adulta che proietta sul passato la consapevolezza del pre-
sente e lo fa sembrare diverso da come è stato realmente.
Una cosa è certa, però: oggi come allora vivere
un’avventura entusiasma chiunque.
Immergersi nella natura, sentirsi parte di un gruppo, costrui-
re un rifugio con le proprie mani, raggiungere una vetta,
capire di poter essere utili, prendere coscienza della possibi-
lità di spostare il proprio limite un po’ più in là, ostinarsi a
guardare cosa c’è oltre la collina,continuano ad essere le
uniche leve capaci di scardinare giovani e adulti dalla pro-
pria pigrizia.
Queste esperienze, ugualmente coinvolgenti in qualsiasi
anno si siano svolte, sono, insieme ai valori che le hanno
animate, gli elementi di continuità fra generazioni.
Queste sono le ragioni per cui molti Novizi di trent’anni fa
hanno iscritto i loro figli in un Gruppo Scout, i Capi passano,
i valori continuano.

Stefano
Quando ero Capo... pagina 38

Una volta scout sempre scout


Mio figlio Pierfrancesco stava iniziando la sua avventura di
scout nel Roma50 e l’impegno e l’entusiasmo col quale vive-
va la sua esperienza mi ricordava il mio stesso impegno ed
entusiasmo di giovane esploratore dell’Asci nei primi anni
’50. Altri carissimi amici lavoravano nello stesso gruppo e mi
misi a disposizione. Il mio primo servizio l’ho svolto nel
1984, in occasione delle vacanze di Branco a Morino in A-
bruzzo. Ero Sambhur il cambusiere insieme ad Oo e Mang,
altri due genitori dei lupetti. I branchi a quel tempo erano
due: Branco Mowha con Akela Carlo Simoncini, e Branco
Fiore Rosso con Akela Morena Montesi. Ho continuato la
mia avventura di cambusiere fino al 1986, era il campo dei
reparti a Lecce dei Marsi. I reparti erano guidati da Checco
Iorio e Flavia Lodoli e da Marco Latini e Alessandra Quattri-
ni.
Nel 1987 nel branco Piccolo Popolo ero Bagheera con Elisa-
betta Caprini come Akela che con infinita pazienza mi in-
stradava ai miei compiti. La buona volontà e l’entusiasmo
erano grandi ma le mie cognizioni pratiche erano ancora
scarse . Nell’87 era iniziato il percorso da “adulto”, il che
poteva sembrare anacronistico per un quarantasettenne.
Invece no, era bellissimo riscoprire la gioia che si prova nel
dedicarsi al Servizio per gli altri, sapendo di avere noi riceve dal
l’opportunità di migliorare me stesso. Devo ringraziare tutti Signore che ci indica il cammino da compiere per andare
i giovani con i quali ho lavorato, in modo particolare una verso di Lui.
profonda gratitudine mi unisce sempre a Padre Renato Gat- Negli scout del Roma50 sono stato prima Bagheera e poi
ti, assistente ecclesiastico del gruppo che mi ha sempre Akela fino ai primissimi anni ’90, per poi continuare
sostenuto e guidato. Con lui ho condiviso innumerevoli e l’avventura nel movimento degli scout adulti, il Masci, per
bellissime avventure .Desidero ricordarne una: la caccia dei qualche anno ancora.
Consigli degli Anziani della Zona Ostiense nel 1988, a Bas-
sano Romano. L’ambientazione coreografica era Abramo e Buona caccia e Buona Strada
il Popolo d’Israele, e il tema era la Chiamata che ognuno di Giampaolo Tulli
Quando ero Capo... pagina 39
Tutti insieme…
appassionatamente sommersi dalla neve!!!
Pensando e ripensando di tempo ne è passato! E’ piacevole, attività molto coinvolgenti.
ora, ridere e raccontare ora la nostra mitica avventura che Arrivati al venerdì sera, dopo la famiglia felice, abbiamo can-
ha messo a dura prova non solo il orpo ma anche le mem- tato l’Ula Ula e mandato a letto il branco sotto una leggera
bra! Siamo giunti, in men che non si dica, al nostro trenten- nevicata. Ma il nostro entusiasmo ci ha portati a non dar
nale, sono passati ben tredici anni da quel lontano 15 aprile troppo peso alla cosa e dopo aver chiacchierato un po’ sia-
del 1995. Il branco Mowha trascorreva le vacanze di branco mo andati tutti noi allegramente a letto!!!
pasquali in località “Le Mainarde” presso il comune di Vallin- Che dire, la mattina dopo aver dato la sveglia, siamo andati
freda. Il tempo era stato capriccioso fin dal nostro arrivo: ad aprire le finestre, che però non si aprivano! Siamo andati
cielo sempre coperto da grossi nuvoloni, un discreto freddo ad aprire la porta ma non potevamo uscire, la neve aveva
per essere il mese di Aprile eppure noi, noncuranti delle con- interamente seppellito la casa con noi dentro! Cosa è suc-
dizioni atmosferiche, abbiamo vissuto il nostro campetto, cesso allora? Dopo un iniziale panico, chi non lo avrebbe
meglio conosciuto come il club del giallo, divertendoci a più avuto, siamo sbottati tutti in una fragorosa risata, la sotto-
non posso, in un clima di famiglia felice che ci ha accompa- scritta ha chiamato i carabinieri, che sono sbottati anch’essi
gnato per tre giorni! Noi vecchi Lupi, più ragazzini giocherel- a ridere pensando che stessi facendo uno scherzo!Il branco
loni dell’intero branco, abbiamo vissuto una vacanza di nel frattempo voleva uscire ne non capiva perché non an-
Branco piena, ricca di tante emozioni, realizzando numerose dassimo a fare ginnastica. Noi , senza perderci d’animo ab-
biamo fatto colazione e poi abbiamo comuni-
cato al branco che doveva venirci a trovare il
sindaco del paese e noi dovevamo preparare
una grande festa per accoglierlo e quindi sare-
mo partiti più tardi. Senza tirarla troppo per le
lunghe l’epilogo della storia è questo: l’unica
ruspa-trivella del paese ha trascorso ‘intero
sabato santo a scavare la strada per venirci a
liberare, seguita da carabinieri, polizia, prote-
zione civile e tantissimi volenterosi con le loro
jeep. Noi abbiamo trascorso l’intera giornata a
giocare in cortile con la neve, esaurendo tutti i
possibili cambi; abbiamo bruciato nel camino
tutto il possibile per riscaldarci; abbiamo pran-
zato con i panini avanzati dl mercoledì e del tè
caldo. Ma la cosa più bella che nella tarda sera-
ta ci hanno liberati! Dopo aver mangiato tutti
qualcosa siamo saliti sul pullman e…finalmente
siamo partiti per Roma. Siamo arrivati in tana
di notte ed abbiamo trovato capigruppo e ge-
nitori che, con un calore indimenticabile, ci
hanno accolto ed hanno gioito insieme a noi
dello scampato pericolo! In questi anni trascor-
si molti di quei lupetti sono diventati i capi di
oggi ed io, beh… sono ancora l’Akela che si
diverte a cacciare e a giocare con il suo branco,
accompagnata da tanto entusiasmo ed una
splendida staff, solo un po’ più cresciuta, ma
che , voltandosi indietro, non può che dire: Che
fantastica avventura è lo scoutismo!

Con tanto affetto, ai miei lupetti di ieri, di oggi,


di sempre!

Akela alias Riccio Generoso

Le Mainarde 1995
Quando ero Capo... pagina 40

I ricordi sono tanti


I ricordi sono tanti, tantissimi; a volte si confondono, a volte la staff!!! Riuscimmo, nel buio totale, a lanciarci giu` per il
rimangono chiari fondo pietroso e del ruscello senza scivolare di un millime-
tro pregando stessero tutti bene! E la sveglia militare diabo-
Il blu delle camicie, l’odore inconfondibile di una tenda da 8 lica di Giulio De Salvo, tromba e “Wake up! Rise and shine!”,
appena tolta dalle sacche, i fuochi serali, i grandi giochi, le ancora oggi profondamente odiata.
uscite invernali, le a volte durissime chiaccherate con l’Alta
Squadriglia ed i Consigli Capi, i Consigli della Legge e le ceri- L’anno dopo, ancora una grande esperienza, con il Tre Fo-
monie, in cui mi emozionavo sempre (ovviamente nascon- glie, a Greve in Chianti, con gruppi dalla Campania, dalla
dendolo bene!!), perche` non c’e` niente di piu` bello che Sicilia e dalla Slovenia. Gli sloveni che diedero una gran pi-
dare una Promessa o una Tappa. Fare servizio in Reparto mi sta a tutti in pionieristica e furono fra i pochi che riuscirono
ha segnato e insegnato tantissimo e mi ha permesso di cre- a costurire un tavolo (parte del progetto per migliorare
scere insieme alle guide e agli scout... e poi diciamocelo: il l’area) davvero decente. E le corse in pulmino con Luca il
Reparto e’ TROPPO fico!!! cambusiere (che e` ancora oggi un grande amico), per non
parlare di cotte e coppiette varie (i Capi sono grandi, ma
Uno dei primi ricordi, da Capo Reparto (anzi, ufficialmente non ciechi!!).
Aiuto Capo Reparto) e` di una riunione di Zona, in cui una
Capo di un altro gruppo mi disse:”Ah, tu saresti la Capo Re- Non posso dimenticare la trepidante attesa, a volte la pau-
parto di 19 anni!”: ammetto di essermi sentita non poco ra, durante TUTTE le uscite di squadriglia, specialmente
fuori luogo. quando qualcuno decideva per esempio di non andare nel
posto scelto dalla staff, ma di gemellarsi con un’altra squa-
Eppure, non cambierei un minuto di quegli anni. driglia (sapete chi siete!) e la profonda soddisfazione nel
veder tornare tutti da una grande avventura da soli.
Il Campo di Gruppo, enorme sforzo organizzativo, un’idea
che a volte mi sembrava piu` grande delle nostre forze, ma E poi, i campi di Pasqua, col loro freddo e l’Ultima Cena cu-
che contribui` non poco a rilassare la Co.Ca. ed a rilanciare cinata comunitariamente, capretto allo spiedo, pane azzi-
lo spirito del Gruppo. mo, insalata.
Indimenticabile la squadriglia Cobra “schiumata” da Daniele
Corsetti una mattina, subito prima della preghiera e, ovvia- Potrei continuare per molto, ma mi rendo conto scrivendo
mente, l’impossibilita` per me di punirlo per il suo scherzo, che tutto questo non rende giustizia alla profondita`
confessato con un enorme ghigno sul viso. dell’esperienza di essere capo unita`: il ritmo delle attivita`
anche durante l’anno; la soddisfazione di costruire qualcosa
Per non parlare poi del campo di Radicondoli, in cui co- con le proprie mani e realizzare qualcosa nato dalla propria
struimmo bellissime sopraelevate, alcune sul ruscello. Il immaginazione; la consapevolezza della curva di un campo,
crollo notturno della tenda dei Leoni: ragazzi, che paura per con la crisi del quarto giorno e il momento in cui tutto co-
mincia a funzionare perfettamente; il
rapporto con le guide e gli scout, a volte
teso, a volte profondo, sempre e co-
munque una ricchezza; la noia profonda
di alcune riunioni, di Co.Ca. e di Zona,
nonche` di alcuni Consigli della Legge;
lo sforzo continuo di dare il proprio me-
glio per chi ci e` affidato; il cercare di
imparare dai propri errori, per poi ritro-
varsi ad avere gli stessi comportamenti;
il rapporto con i genitori, non sempre
facile.

E su tutto la grande gioia di sapere che


alcuni di quei ragazzi sono oggi i Capi
del Roma 50, e che tutti sono diventati
uomini e donne piu` consapevoli anche
grazie a quello che
il Reparto ha saputo offrire loro.
Cecilia Ramondetta
Quando ero Capo... pagina 41

Fratellino ti scrivo
Roma,
31 Luglio 2005

Caro fratellino,
siamo tornati solo poche ore fa da queste fantastiche
Vacanze di Branco e nonostante sia stanchissimo non
ho resistito a vedere subito le foto di questa settima-
na,…ci sono poche immagini, alcune anche venute
male, ma che scorro con calma osservando anche il
minimo particolare perché ciascuno mi fa tornare in
mente i bei momenti vissuti insieme al nostro bran-
co……Siamo stati veramente bene…come in una con-
tinua Famiglia Felice, nonostante quelle fastidiose
bolle che c’hanno fatto grattare un po’….ma che in
fondo in fondo c’hanno aiutato a far lavare e cambiare la scorpacciata, ma per fortuna c’erano Jakala e Phe-
rao in cambusa, con l’aiuto di Mor, Ikki e Chickay, se
no si bruciava tutto…
…e comunque sappi che mi devo vendicare di quel
gavettone che mi hai tirato proprio mentre partivo
per la Caccia col cda e per la cera che mi hai fatto co-
lare sui piedi durante la Caccia Francescana…per cui
non comportarti come le Bandar-log…ma sono sicuro
che non lo farai perché in queste VdB hai cacciato be-
nissimo insieme a tutti gli altri fratellini e sorelline
Ora vado a letto ma sappi che ..”boschi ed acque,
venti ed alberi, saggezza, forza e cortesia, il favore
della giungla ti accompagna.” e mentre prendo sonno
canticchierò l’ULA ULA come se lo stessi ancora can-
tando a voi così da addormentarmi con il dolce pen-
siero di un’altra indimenticabile esperienza vissuta
tutti insieme ed altre da vivere domani.
Buona caccia, fratellino
tutti i giorni Alessandro e Giovanni… a proposito ti Akela
ricordi che spasso la preda di Bagheera portata da
Ale..e poi quella super preparata da Ludovica, quella
stile Cluedo di Gioia e la preda di Baloo di Marta che
c’ha insegnato un sacco di cose sulla vita di S. France-
sco…..Mi raccomando non rovinare la cornice che hai
fatto durante le Botteghe che ci devi mettere una fo-
to di queste VdB!!
…..ma alla fine quante medaglie hai vinto alle olim-
piadi?…ho perso anche il conto!!!
Ti ricordi i fumetti che facevano Federico e Filippo,
quelli con i robot che si scontravano?..qualcuno ce
l’ho ancora nel libretto del campo!!....ti confesso una
cosa,..ieri sera per festeggiare l’ultima cena del cam-
po siamo stati tutti bravissimi a cucinare gli gnocchi e
la pasta fatta a mano con Bagheera, le polpette,e le
patate al forno con Kaa e infatti ci siamo fatti una bel-
Quando ero Capo... pagina 42

...bagnati stanchi ed affamati


La Route "Mendica" ha contribuito molto ad arricchire lo rifornimento d’acqua presso il giardino di una casa privata,
zaino dei ricordi per alcuni episodi "particolari", episodi che ci inoltriamo nei boschi toscani. Serata tranquilla con fuoco
si sono verificati a sottolineare la singolarità di quella Route. di bivacco ed un sorso della mitica Pailinka portata da Carlo.
Le sensazioni sono state preoccupazione, lucido terrore,
smarrimento, fame, ira ed ovviamente anche entusiasmo, La giornata successiva fu più impegnativa.
gioia, stanchezza, sorpresa, sollievo e soddisfazione.

Poche scuse, mi sono perso !! Esistono vari livelli di


La proposta della Route mendica venne avanzata da Carlo “perdersi”, quella è stata la volta in cui ci siamo persi nella
ed il Clan accettò senza particolari resistenze. Cosa è ? E' la maniera più estrema, dopo 8 ore di cammino non avevo la
Route low cost per eccellenza, non si fa la spesa, il cibo vie- minima idea di dove fossimo, dove avessimo sbagliato ne di
ne chiesto, mendicato, bussando alle porte delle case, la dove andare. Ricordo con imbarazzo i nomi di due monti, il
frase doveva essere qualcosa del tipo:" Buongiorno/ monte maggiore ed il monte dei frati, credo che ci abbiamo
buonasera, siamo un gruppo di Scout in cammino per i luo- girato intorno almeno un paio di volte … ma non ne sono
ghi di San Francesco. Facciamo il nostro cammino in Pover- sicuro. L’ho detto, mi ero perso !!
tà, proprio come San Francesco, non avrebbe qualcosa da
mangiare da offrirci ? .....".
I ragazzi hanno retto bene, qualche lamento, la stanchezza
e la fame, ma devo essere sincero, affrontarono la cosa con
L’esperienza si presentava come intensa …. E lo fu, ma per ironia e slancio collaborativo. La sera, stremati, facemmo
altre ragioni ! campo in un pianoro, ricordo solo di Lucone e Paolo che,
scherzando, inseguivano una mucca con intenti famelici.
Partiamo da Roma, Clan e Noviziato (appena salito) 17 ra- Leonardo preparò per tutti un brodino racimolando dei dadi
gazzi e 3 capi, alla volta dell’appennino toscano attorno alla e dei funghi secchi, intanto gli altri accesero un gran fuoco.
Verna. Il Primo giorno trascorre sereno, raggiungiamo il Quel fuoco fu la nostra salvezza perché venne visto dai pro-
punto di attacco del sentiero con un pulmino e, dopo un prietari di quel terreno i quali ci raggiunsero e ci diedero le
vitali informazioni per ritornare alla civiltà.
Quando ero Capo... pagina 43
Tanto terrore trovò sfogo in amorevoli scappellotti elargiti
sulle rubiconde guanciotte di Rover e Scolte al momento del
loro rientro al campo. Come ebbi già occasione di dire, i ra-
gazzi erano assolutamente incolpevoli, ma il mio spavento
fu tanto e tale che necessitava di una “messa a terra”.

Fu alla Verna che ci rendemmo conto di aver perso la Forco-


la del Clan. Quel legno ci aveva accompagnato in tutte le
attività degli ultimi 4 anni, era una sorta di reliquia simboli-
ca. Un grave perdita, rei Giulio e Carlo.
Nei giorni seguenti si verificarono altri momenti intensi, le
Partenze commoventi e coinvolgenti di Gabriele e Massi,
un’attività di civitas per la quale Ignazio inventò di sana
pianta tutte le informazioni che avrebbe dovuto raccogliere
e un coraggioso percorso all’azimuth nel bosco che non fu
sufficiente per recuperare la mia credibilità di topografo.

Anche la mendica andò bene, ci diedero sempre molte cose


da mangiare e addirittura in un paio di occasioni lasciammo
quello che non avevamo consumato ai parroci dei paesini
che attraversavamo. Pasta, pane, verdura, formaggi, un
poco di vinello ogni tanto, e una volta anche delle salsicce !!
Il giorno dopo, vicino al convento dei Francescani di La Ver-
na, fu anche più intenso. Una bella Route, con dei bei momenti di fratellanza. Giorgia,
Camilla, Michela, Chiara, Valeria, Paola, Francesco, Giulio,
Massi, Carlo, Gabriele, Paolo, Leo, Ignazio, Claudia, Simone
Mi è difficile sintetizzare l'angosciante sequenza di fatti e
e Luca sono stati dei meravigliosi compagni di viaggio. Uno
sensazioni, basti dire che Maria Vittoria (la Capo Clan) Lucio
speciale grazie va a Lucio Maria e Maria Vittoria i Capi con
Roma, Maria (Il Maestro dei novizi) ed io per circa un’ora
cui ho condiviso gioie, dolori e che hanno sopportato le mie
abbiamo vissuto con la certezza che uno dei nostri ragazzi
tirannie.
fosse caduto in un crepaccio durante l'hike. Ad arricchire il
quadro si aggiungano Gazzelle dei Carabinieri, Autoambu-
lanze e camion dei Vigili del Fuoco a sirene spiegate nella Buona Strada
notte, un elicottero della Forestale che atterra a meno di
Daino Pazzo
100 metri dalla tenda dove dormivamo, con tocco finale di
grida nella vallata che riecheggiavano
nelle mie orecchie come il mio nome.
Mentre a lunghe falcate risalivamo il
monte per raggiungere il luogo
dell’incidente pensavo a quali sarebbero
state le cose che avrei dovuto organizza-
re.
Ivano !! Questo era il nome del poveret-
to caduto nel crepaccio, apparteneva ad
una comunità di giovani anche loro ospi-
ti dei frati in quegli stessi giorni. Il Clan
stava bene, svegliati di soprassalto dalla
confusione, ma tutti bene. Ivano era
uscito dal convento per una passeggiata,
forse anche un poco brillo, cadde in un
profondo crepaccio. Con il cellulare lui
stesso chiamò i soccorsi i quali giunsero
con forze ingenti e cominciarono le ri-
cerche.
Non so perché i Carabinieri ci dissero,
con assoluta certezza, che si trattava di
uno scout, probabilmente perché in giro
c’eravamo solo noi …
Quando ero Capo... pagina 44

La casa dei sentimenti


Be’…mettiamola così: sapevamo perfettamente che non Finalmente ingraniamo, e alla piena dei loro sentimenti,
sarebbe stata una Route “convenzionale”. Insomma, lo san- delle loro attestazioni di stima nei nostri confronti (<<Voi ci
no tutti, non puoi portare i tuoi rover e scolte in una comu- ricordate quello che avremmo potuto essere…quello che
nità terapeutica per tossicodipendenti, voglio dire…basta eravamo tanto tempo fa>>) iniziamo a rispondere con i no-
poco per capirlo, è ovvio! stri peculiari strumenti: noi siamo la cucina trapper, il fuoco
<<sì, però…che dici…se lo facessimo davvero? Gli faremmo alla sera con chitarra e stonature comprese, qualche fami-
vivere un’esperienza che difficilmente dimenticherebbe- glia felice, la solennità delle nostre cerimonie. Noi imparia-
ro>>…. mo e gli insegniamo a costruire le amache, a far dei nodi
robusti, noi ci verifichiamo, abbiamo le
tende in piedi, alcune ordinate, altre ti fan-
no pensare ai reduci di un disastro atomi-
co….Insomma, il rapporto comincia e rie-
quilibrarsi, il Clan si accorge che ha tanto
da dare, e glielo confermano le facce atto-
nite ed ammirate dei nostri ospiti quando
intoniamo “Quante Stelle” prima di andare
a dormire.
Ad ogni passo la continua attività di intro-
spezione, ed il generale clima aleggiante
nella struttura manda in crisi qualcuno dei
nostri rover e scolte.
La sindrome dell’IO TI SALVERO’ è sempre
dietro l’angolo, e tocca alle due trottole
umane, i Capi Clan, far mantenere ai ragaz-
zi di Clan il giusto distacco, la giusta chiave
E così ci presentiamo a Castel Gandolfo (22 baldi giovini di interpretativa.
Clan), nell’agosto del 2002, tanto sorridenti quanto sprovve- Ma arriviamo alla fine della Route, ora siamo più forti, più
duti e “disarmati”. consapevoli. Come previsto, un’esperienza indimenticabi-
La simpatica terapeuta tedesca ci accoglie, e per rompere il le…
ghiaccio e fare le reciproche presentazioni, esordisce:<<Ora
noi fa tutti insieme bello psicodramma>>. P.S. Ai Capi Clan sono servite altre due settimane di vacan-
Ok, diciamo noi, ed eccoci pronti a rappresentare la nostra za per riprendersi!!!
vita quotidiana, fatta di gelati con gli amici, fidanzati, vesti-
ti, litigate con i genitori. Paola Greco
Ora tocca a loro rappresentare il vissuto:
scippi, rapine, la disperazione più totale
nel vederti morire vicino un amico, i com-
promessi più bassi per ottenere una dose
in più.
Be’, ve li figurate i nostri ragazzi come
hanno reagito? Qualcuno piangeva, qual-
cuno era sconcertato, qualcuno voleva
tornare a casa, qualcuno aveva già fatto
dei nostri ospiti degli eroi, ammirato per-
ché si giocavano il tutto per tutto con la
terapia per tornare alla vita.
Iniziano i lavori (il servizio vero e proprio),
in lavanderia, in cucina, nell’orto, nella
manutenzione delle aree comuni, noi ac-
canto a loro, per aiutare e per condivide-
re. A Castel Gandolfo i ragazzi in terapia
vivono giorni fatti di lavoro manuale e di
continua esternazione di qualsiasi senti-
mento ed emozione in chiave di terapia
psicologica, e coinvolgono anche noi in
questo meccanismo.
Campo di servizio - Comunità di recupero S.Carlo
Quando ero Capo... pagina 45

Non c’è dubbio, Fratello!


<<Capo, facciamo un campo di lavoro in Sicilia?!? >> <<“ Ma
cierto, fratello!!!” >> (da leggere con accento di Siracusa) per
dirla con Padre Carlo. Chi è Padre Carlo? Con calma, ora ci
arriviamo, per ora torniamo all’inizio della storia.
Il clan Fletcher Lynd, dopo anni di route di strada, decide di
impegnarsi in un campo di servizio. Presto detto, la valente
Lorena, scolta acquisita dal Siracusa 2 nell’ultima campagna
acquisti, attiva i suoi contatti e ci regala una delle più forti
esperienze degli ultimi anni.
Arriviamo a Siracusa da Roma i primi d’agosto. Temperatura
da urlo, giungiamo davanti alla parrocchia di Bosco Minniti,
periferia degradata di Siracusa. Timidi quanto sudati, ci fac-
ciamo avanti, ci accoglie Franco, che di lì a breve avremmo
scoperto essere un’ospite/collaboratore di Padre Carlo.
Nel giro di 24 ore veniamo proiettati, dalla periferia borghe-
se e pettinata dell’EUR al centro del mondo, quello vero. Un
mondo dove in una parrocchia, un prete candidato alla sco-
munica, accoglie ragazzi, uomini e donne provenienti da l’alto. Perché Cristo, ci dice, è morto per farci rialzare la te-
mezzo terzo mondo. Arrivano dalle coste della Libia princi- sta. E lui, vive la sua vita di prete, per far rialzare la testa, per
palmente. Arrivano a Porto Palo punta a sud della Sicilia. ridare dignità ai suoi “Ragazzi”, per farli risorgere.
Non è vero, in realtà solo i più fortunati arrivano a Porto Palo Gli da un tetto, li aiuta a “fare i documenti” gli da un domici-
sulle spiagge, perché la maggior parte viene abbandonata in lio legale. Li aiuta ad imparare la lingua, li aiuta a trovare un
mare e poi se la fanno a nuoto. Ma loro sono fortunati. Molti lavoro onesto, glielo trova lui se può. Poi, quando possono
dei loro compagni di viaggio muoiono per mare. I “Ragazzi” camminare con le loro gambe (sia fisicamente sia metafori-
di Padre Carlo ce lo raccontano così, in inglese, con il sorriso camente), loro se ne vanno. Non li fa andare via prima. A
tranquillo di chi le ne ha viste molte e con una crudezza da costo di dormire per terra, lui.
farci passare la fame. Ma tant’è. Ma torniamo al Clan. Cosa c’entravamo noi in quel posto?
Padre Carlo ha trasformato la sua parrocchia in una casa Cosa potevamo fare con i nostri problemi di doppie punte e
famiglia. Tutta la parrocchia. Anche il suo alloggio che divi- ipod scarico? Semplicemente, abbiamo conosciuto queste
de con un alcolista che sta cercando di salvare, lui dorme per persone. Abbiamo diviso il lavoro quotidiano, che la casa
terra. Anche la chiesa. Ci porta a vederla e ci racconta, che famiglia richiede per essere mandata avanti. Ognuno da il
quando c’è sono stato uno sbarco molto ingente, la chiesa suo contributo. Questa è la regola ferrea. Abbiamo cucinato
ha accolto più di 100 persone trasformata in dormitorio. Via chili e chili di pasta scotta, abbiamo imparato a cucinare, e
l’altare spazio a letti, materassi e rifugi di fortuna. Di notte ci soprattutto, a mangiare il Fu-Fu, un piatto africano simile
racconta Padre Carlo, si sentiva solo russare in chiesa, e den- alla polenta. Abbiamo giocato a calcio in squadre miste
tro quel russare lui sentiva le voce di Cristo che gli dava “il composte da ragazzi romani e rumeni, siciliani e congolesi.
permesso”. Ci fa notare che il suo crocifisso guarda verso Abbiamo toccato con mano che la realtà è molto più cruda
di come la si vede nei telegiornali. Nello
Parrocchia di Bosco Minniti - Siracusa 2007 stesso tempo è più vera, meno scenografica
e quindi passa inosservata.
Abbiamo soprattutto capito, come si può
essere Cristiani, cucinando, scherzando,
ridendo, cantando insieme a ragazzi musul-
mani, protestanti, atei e seguendo
l’esempio di un prete che serve Cristo ed ha
il cappellano Musulmano e una moschea in
parrocchia.
Ma è tutto vero?!? Non c’è dubbio, Fratello!

Daniele
Aquila Instancabile
Quando ero Capo... pagina 46
Ar Ghibbli
(Penzieri sparzi…)
Un giorno de un Settembre ormai lontano inzieme ar prato che dar monte al lago ..e er core che me gioca a rimbarzella
me convinzi a pijà la decisione scende. dar petto ‘n gola, già me lo figuro !
de fa’ quarcosa pe’ er genere umano E c’era chi tirava su le maniche
che così detto pare ‘n parolone! – e se ‘ncollava quattro metri de filagna ! Pe’ tutto questo che m’avete dato
No, gnente de speciale, na sciocchez- E chi in salita, a trascina’ le taniche. nun v’aringrazzierò mai abbastanza.
za… Poi er fischio de kambusa e alè…se magna !! E spero d’ave’ ‘n parte ricambiato…
Solo pijà un po’ de regazzetti “Fa’ bolle l’acqua, taja la cipolla ! nun risponnete !! ..chè conzervo la speran-
e faje gustà er gusto de l’ebbrezza rintuzza er fòco, cori a fa’ artra legna ! za !
che smozzica lo stommaco a pezzetti. Toji la pasta prima che se ‘ncolla, Prego er Signore che dar cielo aperto
Quella che inzieme all’artri squadrijeri sinnò poi er Capo che ospitamo se la se- ve guardi sempre co’ na bbella faccia.
provavo anch’io, quann’ero pischelletto, gna !” E nun ve l’auguro, perché…ne so’ già certo :
tutte le vorte – e aho!..me pare ieri! – Quarcuno rincoreva le regazze farete tutti ‘na gran bella Caccia !
che me infilavo ar collo er fazzoletto. pe’ tutto er Campo, e se faceva a gara
Er fonno bianco. E du’ strisce, verdi e blu. a chi riusciva più a fanne uscì pazze, Sandrino,
Co’ quer pezzo de stoffa all’Avventura o a butta’ le mano er più possibbile ‘n cacia- novembre 2006
noi, tutti inzieme, se provava a da’ der tu ! ra !
E nun saprei spiega’, ma ancora dura …un brulica’ de corpi. Zozzi, lerci.
la forza che quei giorni m’hanno dato.. Le guance nere e le manacce peggio !
Mo’ pure, che so’ grande e c’ho lavoro, Tra i cardi, i fiori, i fòchi accesi e i serci
lo porto addosso quer brivido, immutato, strotterella’ manco che stessimo ar maneg-
e me lo custodisco come l’oro. gio !
E se sentiva chiaro un vocerìo
Da quer Settembre quarch’anno è già pas- che er vento pijava e annava a trasforma’
sato. in unico sonetto, caro a Dio,
Si ho fatto bbene lo sa solo Dio. de ggioventù che vo’ ‘mpara’ a campa’.
Ma che nun me so’ mai, mai!, risparmiato E ner guardavve spesso me so’ detto
beh! quello lo posso assicura’ pur’io ! “Si cerco artrove mejo nun lo trovo !
Eppure mo’ che ‘sto Reparto l’abbandono Pe’ chi c’ha ar collo er maggico fischietto
me sembra che potevo fa’ deppiù ! ‘sta vista è quer che te rimette a novo !”
Sarà ‘n vizziaccio, sarà che nun so’ bbono
a nun volè tenne lo spago ‘n po’ più inzù !
Me porto appresso tutte ‘ste facciacce Ma morono i preti, cambiano li Papi.
vostre, dai grandi ar più piccino.. Cade er Ministro e er Faraone eggizzio.
E quanno ce staranno giornatacce E ce lo sanno pure tutti i Capi
m’aiuterà penzalle ‘n pochettino. che prima o poi se dice addio ar Servizzio.
Quelle de chi c’è adesso e ce sarà. Chè tanto presto o tardi ha da ariva’
De chi ha voluto e vo’ lascia’ lo stampo. er giorno che te guardi ne lo specchio
De chi è passato già quarch’anno fa e lo capisci, nun c’hai più l’età !
e inzieme s’è spartito più de un Campo! Pe’ certe cose ormai sei troppo vecchio !
La roccia der Gran Sasso, l’aria fredda.. A vorte po’ succede che er momento
Poi Verghereto e l’Appennino irzuto.. è già arivato e nun te ne sei accorto.
E er Lago der Turano, la barchetta, Quanno te piace fa’ quarcosa e sei contento
co’ quer paesaggio che parlava muto. oh!..er tempo pare sempre troppo corto !
E’ che noi proprio nun ce semo bboni
Ve devo confessa’ che quarche vorta, a sta’ senza fa’ gnente, quanno ‘ntorno
quanno er tramonto rimpiazzava er giorno, ando’ te giri vedi che occasioni
io me trovavo come foja morta pe’ dasse ‘n po’ da fa’, ognissanto ggiorno,
a resta’ immobbile. E me guardavo ‘ntorno. ce ne so’ mille. E dimo sempre sì,
Dar lago quele tende colorate pure si semo stanchi e er fiato è corto !
un po’ spiccaveno, e un po’ se confonneve- D’artronde pure Cristo er terzo dì
no ha detto “abbasta riposasse!”. E s’è risorto !
coi picchi de colore che l’estate Ma un giorno, daje, ha da veni’ pe’ tutti.
portava ar dorzo de collina in cui spuntave- E quanno penzo ar mio me da’ ‘n po’ pena…
no. Me sarà dura tene’ l’occhi asciutti !
E pareva che Quarcuno ce l’avesse ‘Sti occhi in cui me scòre già la scena:
posate lì da sempre quele tende.. appenno la camicia a ‘na stampella
come fossero nate loro stesse e la Promessa a ‘n chiodo, dentro ar muro.

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