Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
I Capi e le Capo, i giovani aiuti, erano in piena ricerca, e le loro ansie, le loro aspettative si
riflettevano nel Gruppo con notevole disagio nel rapporto educativo con i ragazzi e le ragazze.
con la Comunità Parrocchiale cui il Gruppo si appoggiava – erano tali che si dovette arrivare
alla chiusura.
I Capi la vissero come una necessità di riflessione per capire ciò che era avvenuto e per cer-
nel momento in cui la comunità avrebbe potuto aiutarli – se valida – nella ricerca di una liber-
Un grande dolore.
ria di Luca Quattrini, fratello scout morto insieme ai suoi compagni Cadetti di Marina nella
Nella primavera 1977, con l’aiuto della Zona, fu iniziata la ricerca per la ripresa del cammi-
no. Un percorso faticoso, ma la speranza di veder risorgere il Roma 50 – erede del glorioso Ro-
ma V ASCI, del ceppo AGI 30 e del Roma 58 ASCI, era grande e impegnativa.
Fu un lavoro lungo e difficile, cui le incertezze e le lacerazioni della società italiana certo
Il ricordo di quegli anni è di grande fatica, di sofferenza per le incomprensioni, per le divi-
sioni: ma un filo comunque ci univa tutti. Sapevamo che ognuno agiva secondo la propria co-
scienza e non per capriccio. Che non c’erano ragioni e torti, ma tante ricerche individuali che
seguivano strade diverse. Sono sicura che il dolore ha “educato” ciascuno dei protagonisti di
Ora, 2008, non posso che ancora una volta ringraziare il Signore per averci dato allora la
Ora che vedo i miei nipoti all’ombra di quell’albero che ricominciò, nel 1978, a far spuntare
Cecilia Lodoli
pagina 3
Indice
La Storia siamo noi... pagina 4
La riapertura
Articolo Gianandrea
Quando ero in Branco... pagina 8
qualità per metterle in gioco con gli altri. Tornavo dal- rientrando in branco del Roma 50 da Fratel Bigio e poi
le vacanze di Branco e dalle uscite in cui si facevano i da Akela, sentii che la magia era rimasta lì intatta an-
Consigli della Legge (dove gli altri del branco con la che nei mitici lupetti del Branco a cavallo degli anni 90
schiettezza tipica dei piccoli mettevano a nudo i tuoi e per cui rimane ancora affetto….e sono sicuro anche
punti forti e le tue mancanze e ti aiutavano a migliora- in quelli di oggi!
re) più consapevole e cresciuto…specialmente quella
volta alla fine delle mie ultime VdB, così deluso da me Thomas Brown – Lupacchiotto Orgoglioso
stesso, nel non aver né preso né meritato l’ultimo ter-
zo Nodo: non avevo dato sicuramente del mio meglio
come lupetto “anziano” del Consiglio della Rupe, ver-
Giornata dei genitori 1981
so il branco, i vecchi lupi e special-
mente verso i fratellini più piccoli.
Ed infatti, a parte le esperienze e il
contatto con gli altri membri del
gruppo scout per cui rimane un le-
game speciale per le avventure e i
momenti di crescita affrontati assie-
me, l’insegnamento che mi rimane
più dentro è quello di come sia im-
portante, difficile e bello riuscire a
dare del proprio meglio.
Lì, quell’anno iniziò per me quel per-
corso di vita e di crescita a momenti
arduo ma decisamente bello…quella
magia che pervadeva nei miei occhi
il branco. Scintille di essa rimango-
no sempre in ognuno di noi e sicura-
mente una dozzina di anni dopo,
Quando ero in Branco... pagina 10
conoscersi meglio.
Fu un campo molto competitivo, ma molto
divertente, era un continuo di tornei di T-Ball
e Rugby, Arturiadi e Cacce al tesoro, ed anche
se ci conoscevamo poco tra Branchi, l’unità di
squadra era molto sentita.
Gli aneddoti di quel campo sono molti, ed
ogni tanto la sera, prima di andare a dormire,
quando tutt’insieme si parla di ricordi, sono
sempre tra i primi ad uscire fuori.
Primi fra tutti quelli di un Pietro, ora Capo
Reparto, che lancia caccole dal suo letto, di un
Alessandro in piena tempesta ormonale, di
una Nicole sempre a cercare di accudire un
pappagallino catturato al campo, di un Vale-
rio, ora Kaa, che si fa sommergere di vestiti
mentre dorme credendo che Akela (Ginevra)
stia mettendo in ordine la camera all’una di
notte, una Giulia, ora Capo Reparto, che sba-
raglia tutti alla gara di bellezza del campo, un
Gianrico (mi sembra a suo tempo Bagheera),
Lo Scoutismo ha il potere di creare legami forti e inscindibili ora padre di famiglia, che canta ai suoi lupini canzoni dei
nel tempo. Forma amicizie spesso introvabili fuori dal mon- Latte ei suoi derivati, un Luciano sempre a chiedere duemila
do scout. Ti permette di condividere esperienze, emozioni e specialità. E non manca mai nei nostri pensieri la mega ga-
avventure difficili da dimenticare, gettando le basi per rap- vettonata degli ultimi giorni e la supercena a base di pizza,
porti affettivi, incredibilmente sinceri e duraturi. biscotti, gnocchi e supplì (definiti bomba) preparati da noi.
Nacque proprio in questo modo la nostra amicizia, condivi- Fu una bellissima esperienza che ci permise di uscire fuori al
dendo insieme una bellissima VdB, per molti indimenticabi- meglio e lo ricordiamo con molto affetto. Fu l’inizio del no-
le. stro bellissimo Branco Waingunga, da quel tempo, tradizio-
Era il 1997 e l’anno dopo il Branco Dhak e Mowha erano de- nalmente numeroso.
stinati a riunirsi in unico Branco (l’attuale Waingunga). Per
questo motivo i due branchi fecero le Vacanze di Branco Valerio e Luciano
insieme, passando sette giorni forse fra i nostri più belli da
Lupetti. Parteciparono circa 60 bambini e 15 capi, e per un
tale evento fu scelto un posto decisamente all’altezza.
Tant’è che nei nostri ricordi da
Lupini è ancora viva
l’imponente immagine di un
grosso casale (che noi chia-
mavamo Castello) con tante
stanze, un grosso refettorio,
un favoloso ruscello e tanto
spazio all’aria aperta. Non ci
siamo scordati neanche la
sfacchinata in salita che ab-
biamo fatto per raggiungerlo,
tant’è ancora oggi rimorde il
fatto che chi era rimasto in-
dietro fu portato su, ingiusta-
mente, col furgoncino, evitan-
dosi una bella camminata.
L’ambientazione del Campo
era sui Cavalieri, ed eravamo
divisi in squadre a coppie di
sestiglie (una del Dhak, una
del Mowha) che dormivamo
insieme, per permettere di
Quando ero in Branco... pagina 12
Un Branco sotto sfratto!
Film del Cda 2000
Era un bel sabato pomeriggio di otto anni fa e la riunio- pria bandana; da qui, cominciammo a improvvisare e
ne del CdA tardava a incominciare (in assenza dei ca- ognuno di noi interpretò a suo modo i mugugni di Ake-
pi). Improvvisamente, Claudio, Alessia e Lucio (per noi la: puro nonsense! tant’è che Lucio ci interruppe quan-
Lupi: Akela, Bagheera e Kaa) coadiuvati da Framu do le sue riprese cominciavano a farsi un po’ troppo
(Rama) fecero irruzione nella tana del Waingunga pro- traballanti (per via delle risate).
digandosi in una scatenata serie di parodie cinemato- Insomma, più che il primo film di un CdA, “UN BRAN-
grafiche: si trattava del lancio di una nuova attività e CO SOTTO SFRATTO” è stata una delle ultime grandi
come tutti i lanci sarebbe dovuto durare una manciata avventure del CdA 1999/00; mi dispiace che a firmare
di minuti…a meno che uno non ci prende gusto! Era il questo pezzo sia solo io, il “regista” (per modo di dire)
nostro caso. Dieci minuti dopo eravamo ancora lì, pie- del film ma, approfittando di quest’etichetta, voglio
gati in due dalle risate a vederli parodiare “Titanic” e, fare come i registi quando un loro film viene premiato
quando ci dissero che tutto quel delirio era servito a e ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, dai
proporci di realizzare un film di CdA, eravamo già inna- capi (Alessia, Claudio, Lucio e Framu) al CdA di
morati dell’idea. Ora ci serviva un canovaccio, ovvero quell’anno(Andrea, Livia, Luca, Matteo, Nicole e Teo).
un filo conduttore (anche il più esile) che ci potesse Grazie di cuore!
essere tra le scenette che avremmo improvvisato volta Bisonte Fantasioso
per volta: optammo per la storia di uno sfratto e della
conseguente lotta per riconquistare la sede del Roma
50. Così nacque l’idea di “UN BRANCO SOTTO SFRAT-
TO”.
Da qui, onestamente, ho difficoltà a raccontare come
si svolsero i fatti: nei titoli di testa mi è stata attribuita
la regia, anche se tutto il lavoro tecnico fu svolto o su-
pervisionato dai Vecchi Lupi. Io, come tutti gli altri (e
anche più di loro!), mi feci trascinare con entusiasmo in
quest’avventura che è rimasta (purtroppo) unica. Salvo
errori di dizione (o di grammatica!), ogni scena è stata
girata una volta sola e montata nel film così com’era.
Una delle ultime scene che girammo fu quella
dell’interrogatorio di Claudio. Prima ci venne in mente
di imbavagliarlo e qualcuno mise a disposizione la pro-
Vacanze di Branco 2000
Quando ero in Branco... pagina 13
Su il sipario!
A dimostrazione che il tempo trascorso con il gruppo
scout vola via veloce, è quasi difficile ricordare con pre-
cisione tutto ciò che ha reso così divertente ed allo
stesso tempo diverso e speciale ogni anno passato in-
sieme. Eravamo tra le più grandi del branco nel 2003-
04 e abbiamo portato avanti insieme a tutti i lupetti un
impresa molto impegnativa, un grande spettacolo
composto da scene tratte da due delle più importanti
opere poetiche shakespeariane: “Romeo e Giulietta” e
“Molto rumore per nulla”. La preparazione è stata lun-
ga ed elaborata, divisi in gruppi abbiamo fatto i costu-
mi per gli attori (tra cui, si ricordi la bellissima parrucca
bionda di Giulietta), la scenografia ed infine scelto ac-
curatamente il cast, che si è esercitato a lungo. Al ter-
mine di questo lavoro abbiamo rappresentato al me-
glio lo spettacolo di fronte all’intero gruppo Rm 50 ed
ai genitori. Durante l’anno non sono mancate tuttavia
numerose attività e giochi che lo hanno reso speciale,
fino ad arrivare allo splendido campo estivo con
un’ambientazione molto particolare: il corpo umano.
Noi lupetti grazie a queste fantasiose esperienze sia-
mo cresciuti tanto e abbiamo conosciuto la bellezza
del giocare insieme.
Hyke!
SQUADRIGLIA GAZZELLE c’è nulla!!!” iniziano i dubbi, la voglia di non avventurarsi si fa
avanti tra chi ha freddo, chi non vuole proseguire… “CI
Cecilia Sinibaldi
STANNO PURE GLI ANIMALI MORTI QUI!!!!” Nel frattempo
Teresa Nicoletti la squadriglia leoni, che incontriamo lungo la strada, decide
Francesca Cecchini di tornare al campo e non avventurarsi, troppa pioggia! An-
Paola Goretti drea Zazzarelli si aggrega a noi ed invece altre:
Satia Martinoli “CECILIAAAAAAAAAAAA io non vengo più!!!torno indietro”
dice qualcuna, “ma che sei matta????? Miriam SMETTILA
Miriam Iozzia
zitta e cammina, sei tra le + grandi e non puoi fare i capricci!
Edvige Cagnolati Si va avanti!!! Sta anche iniziando a smettere di piovere….
(forse)”e così la nostra avventura continua attraverso quel
Il campo trascorre tranquillo tra il chi non vuole andare a bosco che ci protegge ma nasconde tante cose. Arriviamo in
fare legna, chi non lava le pentole e chi fa finta di infrattar- uno spiazzo dove poter accendere un fuoco, prepariamo un
si…arriva il giorno dell’HIKE DI SQUADRIGLIA!!! ed incredi- mezzo rifugio per ripararci nel caso ricominci a piovere, e
bilmente con lui anche uno splendido diluvio….i capi affida- piano piano con il comparir delle stelle iniziano ad affacciarsi
no le missioni, danno le buste con le indicazioni dei percorsi sui nostri volti accenni di sorrisi, le lacrime di chi pensava di
e tutto il resto del necessario. Ora tocca a loro: alle squadri- non farcela si asciugano….come anche i calzini di satia che
glie! prendete e partite….MA CHE SIETE MATTI?????????? finiscono arrostiti dentro al fuoco, le suole delle scarpe si
SOTTO LA PIOGGIA??? CON TUTTA QUEST’ACQUA!?!?!? scollano ma noi non ce ne accorgiamo, siamo tanto prese
dai nostri racconti, dal prenderci in giro dallo scherzare, che
J SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ti pare che ci tiriamo indietro? È lo scopriremo solo il giorno dopo dei danni del calore….bhè
l’ultimo campo da repartara di cecilia, io come vice non ci la notte è scesa , noi siamo stAANNchissime :) mille emozio-
penso proprio a non andare…quindi zaini in spalla poncho ni e tante paure, speriamo che questa notte non piova…ma
addosso e via, zitte si cammina…son due gocce che volete altrimenti avremo il nostro rifugio no?
che sia??poi sai come ce lo ricorderemo? ...buonanotte GAZZELLE + Andrea.
Edvige
Ci infiliamo dentro ad un bosco cercando la strada…”ma
dove stiamo andando???? boh mica lo sappiamo…qui non
Lecce dei Marsi - 1995
Quando ero in Reparto... pagina 18
Gabriele
Quando ero in Reparto... pagina 19
Zeri 1998…ultimo campo di reparto per la classe ’82 e il pri- glia dei Leoni, Leonardo Chilosi, - e in generale tutto il re-
mo dopo il Ventennale del Roma 50! Mi ricordo un sole che parto - avevano iniziato a contendersi con ferocia ogni sin-
spaccava le pietre e un caldo da mozzare il fiato. Per fortu- golo punto che veniva attribuito per le diverse attività, dal
na, accanto al campo, scorreva placido un fiumiciattolo fantomatico Gioco dell’Oca alla temibile rivista!
dall’acqua fresca e cristallina, che i nostri saggi capo reparto Quest’ultima, in particolare, creava seri problemi alla squa-
(anche in vista dell’inevitabile percentuale di refrattari cro- driglia Tigri, da sempre all’avanguardia nella gestione del
nici all’igiene personale) avevano fatto presto divenire luo- tempo libero e delle attività di animazione, ma che presen-
go di sollievo per farci rinfrescare dall’afa e dall’arsura. tava serie difficoltà nell’organizzazione del proprio angolo
L’inizio del campo non era stato particolarmente faticoso. di squadriglia e della tenda. Dopo aver ottenuto diversi ri-
Niente costruzioni o prove estreme di abilità tecniche, fatta sultati molto al di sotto della sufficienza, la squadriglia, vuoi
eccezione per la “semi-sopraelevata” che la volenterosa per l’intossicazione causata dalle esalazioni provocate dalla
squadriglia Tigri si era spontaneamente proposta di erige- pentola incandescente che Francesco Coletti aveva delica-
re…ehm…entro la fine delle due settimane! Sia come sia, il tamente poggiato sul dorso della mano dell’allora Rover in
tempo scorreva placido tra la biancheria intima che la squa- servizio Daniele di Ianni, vuoi per il mostruoso ritardo con
driglia Puma soleva spesso ritrovare appesa ai rami del pe- cui gli squadriglieri avevano risposto alla sveglia mattutina,
sco che sorgeva proprio accanto alla loro tenda, appesa ebbe la geniale intuizione di eseguire un performance in
chissà da chi e chissà come nel corso della notte, e le ester- stile “Pop-art”. Sapendo di essere una volta ancora spaccia-
nazioni di Satia Martinoli che, con fare disinvolto e voce ti, viste le condizioni pietose dell’angolo di squadriglia e
squillante, informava con costanza il reparto delle sue pause l’intensità e la consistenza degli odori emanati dalla tenda, i
di riflessione presso la “Mottarone” (epiteto usato per indi- gloriosi “Tigrotti”, presi dalla disperazione, pensavano bene
care i bagni). di spicchettare la tenda, capovolgerla a testa in giù e, una
volta messisi in ordine di squadriglia sparso con guidone a
Con il passare dei giorni la competitività tra le squadriglie,
testa in giù, presentare la squadriglia con un sonoro “Tigri –
desiderose di vincere il campo, andava via via aumentando.
this is – Pop Art!” urlato a squarciagola. Lo Staff di reparto,
L’allora Caposquadriglia delle Gazzelle, Paola Goretti, il
da un lato preso alla sprovvista, dall’altro impietosito fino al
Caposquadriglia dei Cobra, Paolo Marra e il Caposquadri-
disgusto dal gesto di stizza, concedeva ai poveri postulanti 3
Quando ero in Reparto... pagina 20
rono come infermiera straordinaria la bella
Irene Tifi, allora scolta in servizio al reparto.
Coccolato dall’intero Staff e fermamente
convinto di sacrificarsi per dare migliore
copertura all’amico, il buon Babo si abban-
donò ai piaceri dell’immeritato riposo, men-
tre Alessandro era stato costretto a tornare
ai lavori di completamento della famigerata
semi-sopraelevata. All’indomani
dell’accaduto, dopo poche ore di lavoro,
Alessandro, preso da un’incontenibile invi-
dia nei confronti di Luca e non abituato ad
una fatica tanto estenuante come la costru-
zione di una semi-sopraelevata, decise bene
di vendersi per trenta miseri denari e di spif-
ferare tutta la verità all’altra adorabile scol-
ta in servizio al reparto: Alessia Cecchini! Lo
Staff, prontamente informato del sotterfu-
gio, si diede subito da fare per smascherare
il colpevole. Così, mentre il buon Babo era
intento a sonnecchiare all’ombra di una
tenda, Giulio de Dominicis veniva a infor-
malo di prepararsi perché di lì a poco lo a-
vrebbero portato in ospedale per una la-
punti, indispensabili per finire in maniera quantomeno di- stra...al fondoschiena!!!
gnitosa il campo! Luca, da amico fedele qual’era, sarebbe stato pronto a tutto,
Insomma, tutto procedeva per il meglio, finchè non si verifi- ma sottoporsi ad un accurato servizio fotografico all’osso
cò il famigerato caso di tradimento perpetrato da Alessan- sacro era troppo anche per lui! Costituitosi al Capo Reparto,
dro Principali, Caposquadriglia delle Tigri, nei confronti rivelò l’inganno di cui era stato artefice insieme ad Alessan-
dell’ignaro Luca Gentili, detto Babo. Era una giornata afosa dro: oltre ad una meritatissima lavata di capo, la punizione
e per combattere il caldo insopportabile gli ottimi Giulio De per i “furbetti di Zevi” fu quella di finire in tempi record e da
Dominicis e Ginevra Memoli, allora Capi Reparto, avevano soli la semi-sopraelevata: operazione riuscita (quasi) con
concesso alcune ore di attività acquatiche nel simpatico fiu- successo!!!
miciattolo di cui sopra. Il caso volle che, in maniera del tutto Lucone
involontaria, Alessandro e Luca si attardassero di circa tren-
ta minuti rispetto al resto del reparto che, intanto, era già
tornato al campo, si era cambiato Lucone “Rose” e Sandrino “Jack” ne Il Titanic
e aveva iniziato le attività del po-
meriggio. Alla ricerca di una vile
scappatoia per sfuggire
all’inevitabile lavata di capo di cui,
di lì a poco, sarebbero stati ogget-
to, i due “Tigrotti” pensavano bene
di inventare come scusa per il ritar-
do una fantomatica caduta di Luca
e, dunque, il pronto intervento di
Alessandro che, venuto in suo soc-
corso, l’aveva eroicamente riporta-
to a spalla al campo. Per rendere il
tutto più verosimile, i due si accor-
darono nell’individuare nell’osso
sacro la parte offesa dal piccolo
incidente.
La scusa funzionò alla perfezione,
tanto che i capi, seriamente preoc-
cupati per la salute di Luca, che
con occhi languidi e lucidi mostra-
va incontestabili sintomi di contu-
sione al fondoschiena, gli assegna-
Quando ero in Reparto... pagina 21
E la neve cadrà...
Era il lontano 2001, “Le ombre si distendono, scende ormai la sera..”…
le sei fantastiche squadriglie dei reparti Mistral e Incredibile ma vero durante “l’Ultima Cena” era fila-
Ghibli (anzi, sette.. ai Falchi non ci eravamo ancora to tutto liscio,il bilancio dei feriti non riportava an-
abituati), si preparavano a partire per il Campo di cora casi drammatici a parte le ustioni da calore ai
Pasqua. Eravamo tutti carichi delle più buone inten- polpacci di Giulia e la crisi isterica di Stefano che
zioni, i materiali erano stati controlla ti accurata- non riusciva a far cuocere il pane azzimo, ed erava-
mente e le attività preparate, ma ancora ignari che mo riusciti a goderci tutti la serata, la cerimonia, e le
l’inesorabile “maledizione del Campo di Pasqua” attività che l’avevano seguita.
anche quell’anno era pronta ad abbattersi su di noi. La mattina dopo, nel pieno delle attività, l’intero
Gia il nome del posto del campo era tutto un pro- campo se la rideva alla scena del fiero e aitante capo
gramma: Campo Secco! sq. Dei Leoni Giorgio braccato e messo all’angolo da
Dopo chilometri e chilometri di strada tutta cur- Irene, la capo rep. femminile, che lo minacciava con
ve,fra nausee dei repartari e solenni imprecazioni una siringa piena di latte che avrebbe dovuto spruz-
dell’autista, il pullman ci scaricava in una landa de- zargli in un occhio per curargli un’ustione da scintilla
solata circondata da montagne e, ovviamente, com- procurata non si sa come.
pletamente priva di acqua. A questo piccolo incon- Nonostante le disavventure il morale rimaneva al-
veniente i saggi capi reparto avevano provveduto to,le attività erano belle e coinvolgenti e ci hanno
assoldando il proprietario del terreno affinché ci tenuti occupati mente e corpo fra giochi di apposta-
portasse uno di quei taniconi giganti. Peccato solo menti e gare di altro tipo che aizzavano la competi-
che l’allegro vecchietto oltre che portare l’acqua zione fra le sq. (dovete sapere che quell’anno era
avesse portato con se abbondanti provviste di vinel- stato introdotto il “torneo campo” anche al Campo
lo locale che molto gentilmente aveva messo a di- di Pasqua).
sposizione di tutti noi, all’insaputa di Daniele, e con Quell’anno il clima che eravamo riusciti a istaurare
somma gioia di tutto il quarto anno, che, all’andare nel reparto era ottimo, fra alti e bassi ci divertivamo
via del vecchietto veniva ritrovato dal capo rep. in un sacco ed eravamo tutti molto legati. Anche il
uno stato di allegrezza alquanto sospetto.. fuoco del Venerdì Santo era andato bene, e, incredi-
Giulia,Gioggio e Bibbi
Dove sono le tende?
Quando ero in Reparto... pagina 23
IL PRETE PAZZO
E’ l’estate del 2003 e la squadriglia Cobra insieme al Uno dei ricordi più vivi di quest’evento fu il prete del
Reparto Ghibli (putroppo senza il reparto Mistral) si nostro sottocampo. Sempre allegro e un po’ folle ci
ritrova a vivere l’esperienza del Campo Nazionale allietava con le sue prediche particolari, i suoi fanta-
sui Piani di Verteglia. L’inizio non è dei migliori, un stici rasta e una simpatica canzoncina, divenuta tor-
po’ perché eravamo abituati a vivere il campo in mentone del campo, che faceva così: “Il Frutto dello
stile Roma 50, un po’ perché eravamo separati dalla Spirito Santo è Amore, Gioia, Pace, Pazienza… Be-
controparte femminile. Il posto si presenta come nevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza… Dominio di se!
una piana di enorme dimensioni e ci sembrava in- E allora Self-Control, Self-Control… E allora Self-
credibile che potesse ospitare circa 250 tende e Control, Self-Control…”. Ovviamente questo aveva
1500 esploratori. Tuttavia per la nostra Squadriglia reso l’attività di fede il momento Cult della giornata.
fu un evento dagli aneddoti indimenticabili.
LE TRAVERSATE
Tenuti completamente all’oscuro di dove si trovas-
sero le ragazze del Mistral, ma sapendo vagamente
il luogo del loro sottocampo, quattro intrepidi eroi
partirono la seconda notte alla ricerca delle guide
del 50. Armati di coraggio, una cartina stilizzata e
tattiche di mimetizzazione, apprese tramite film e
videogiochi, noi due, Adri e Bizio, attraversammo le
due piane e il bosco che le separava. Inizialmente
eravamo timorosi, infatti la prima mezz’ora la pas-
sammo in un bagno chimico ad aspettare che un
capo se ne andasse. Ma in seguito colti da
un’insolita audacia ci mimetizzammo prima nel bo-
sco poi fra le centinaia di tende dei Rover, attraver-
sammo correndo nell’oscurità un’immensa pianura
adibita all’atterraggio di elicotteri e 2 km di strada
asfaltata. Il tutto sfidando la fitta rete di sorveglian-
za dello staff di sicurezza del campo, eravamo nella
piena illegalità! Erano circa le 3 e mezza e finalmen-
te stavamo nell’altra piana, ma adesso ci rimaneva il
compito più arduo: dover passare al setaccio 200
tende per trovare le nostre amiche! Nella piana rico-
perta di tende incrociammo un ragazzo che asson-
nato ci indirizzò verso il sottocampo Maestrale dove
dormivano le ragazze, e cercando qualche traccia
del Mistral arrivammo finalmente in tenda Gazzelle! Squadriglia Cobra
Quando ero in Reparto... pagina 26
LE GIORNATE AL CAMPO
Quell’anno i Cobra passavano le loro giorna-
te al campo mediamente in questo modo:
VALERIO: Passava la metà del suo tempo
sbracato in tenda a chiacchierare con qual-
cuno oppure sulla panca del tavolo sotto
l’ombra del telone o ad impartire ordini sul
suo trono del potere. Era il CAPOSQUADRI-
GLIA.
ALESSIO: Lavorava e nel suo poco tempo
libero si menava con Matteo, oppure gioca-
va con lo sterco sparso per il campo tanto da
guadagnarsi il soprannome di SHPALMAN
MATTEO: Lavorava o pomiciava col fuoco e
durante il suo poco tempo libero ci provava
con una ragazza molto socievole, distribuiva
pane fritto a tutto il campo e si menava con
Shpalman. Il suo soprannome era MK.
ALESSANDRO G: Lavorava, si lamentava,
ce le prendeva da MK e Shpalman, giocava
con il suo adorato coltellino o gonfiava il suo
materassino che stranamente si sgonfiava
sempre. I suoi soprannomi erano molteplici:
Giacomino, Giacomelli o Giacomelli Sports.
ALESSANDRO Z: Lavoricchiava, per lo più
con le pantere. Ci ha provato tutto il campo
con una che a quanto pare gli ha dato il palo,
quindi nel suo tempo libero rosicava. Il suo
soprannome era ZAZZA.
SIMONE: Lavoricchiava, passava il tempo
con le altre squadriglie femminile, ma non è
riuscito a trovare niente, purtroppo per lui.
In compenso aveva una buona corte di bu-
ste. Il suo soprannome era ER PROVOLA. Messa di Sottocampo
LUCIO: Lucio faceva amicizie con tutti quelli
che passavano, andava a riempire le borrac-
ce ed insegnava il suo balletto “Chihuahua”
a chiunque. Usufruiva anche lui del trono del
potere. Il suo soprannome era LUCIETTO.
GIOVANNI: Cercava di lavorare (visto che il
capo glielo impediva spesso), sostituiva Va-
lerio in sua assenza o si sbracava in tenda.
Era in continua ricerca di Nutella da sfondar-
si. Il suo soprannome era GIOVA o GIOVAN-
NONE
PaF e Giova
Lucietto
Quando ero in Reparto... pagina 27
Quel ramo del
Lago del Turano
Era il nostro ultimo anno e quindi eravamo pronte a vivere il
campo con uno spirito diverso…Come passanti il ricordo
forse più entusiasmante è quello dell’hike di quarto anno:
una sola notte fuori in compagnia degli amici di sempre. Ma
quell’anno ebbe rispetto al solito una peculiarità irripetibile:
lo facemmo su un’isolotto di pochi metri quadrati , ben visi-
bile dal nostro campo, ma raggiungile solo in canoa a causa
della distanza. Furono Fresco e Ceppo a portarci un pò alla
volta fino all’isola e ci misero abbastanza, tanto che i primi
arrivarono al buio e gli ultimi approdarono ad alba fat-
ta...qualcosa di inconcepibile per noi. Adattandoci con i
“doni” della staff (tutto sommato non così abbondanti) ci una lacrima. A quel punto ci fu offerta la possibilità di dormi-
stringemmo attorno al fuoco nei nostri sacchi a pelo, ascol- re almeno due ore ma la maggior parte di noi partenti , su-
tando le canzoni dedicateci dai capi. La mattina quando perata ormai la soglia del sonno , decidemmo di preparare la
facemmo colazione potemmo ammirare la luce del sole irra- colazione ai nostri repartari. Ora dovrete perdonarci per non
diare le sette verdi tende con le tre sopraelevate, mentre aver scelto un’esposizione cronologica ma gli eventi di un
lentamente scompariva la nebbia che le avvolgeva. Come campo sono tanti e partire da quelli più sentiti non ci sem-
non ricordare poi la notte seguente? Pioggia a dirotto, forse brava fuori luogo. Ma ancora tanto c’è da raccontare e se
la più fitta del campo, che ci ha impedito di cominciare le anche abbiamo poche righe cercheremo di riassumerle in
cerimonie fino alle due…e da quel momento, cercando di esse. Una di queste fu la vincita dei puma nell’alternativa
non addormentarci in piedi, ci fu una filata fino alle sette del gara di cucina dove bisognava dilettarsi nel preparare una
mattino, tra assegnazioni di tappe, competenze e le nostre succulenta colazione e poi non potremmo certo non men-
commoventi lettere, che hanno fatto scendere ben più di
Raid del Reparto Mistral
Quando ero in Reparto... pagina 28
Certo, questo campo ha avuto an-
che i suoi risvolti faticosi: 15 giorni
senza acqua potabile corrente sono
certo non impossibili ma comunque
difficili, nei momenti più caldi…Ma
almeno è stato un campo straordi-
nariamente pulito: una tuffatina
ogni mattina nel lago del Turano -in
aggiunta alle attività previste in ac-
qua- era davvero rinfrescante!
Per citarvi altri sprazzi da non perde-
re ricordiamo che mentre noi brave
ragazze lavavamo le pentole, una
manciata di ragazzi si dava alla pe-
sca, ed anche con discreti risultati
(assaporati la sera stessa)…
Immancabili sono stati il gioco
dell’oca, con ben due pedine
zionare alcune attività fulcro dell’intero campo, attività che (gabbiani e tigri) fatte di cera di galbanino, ed il torneo di t-
abbiamo potuto realizzare solo grazie alla lunga fatica dei ball con una faticosissima base in acqua e il campo in salita
capi per trovare un posto bagnato da dolci acque! Prima di per far sì che la T fosse sulla terra…
partire, grazie alla buona opera di un variegato consiglio Come scordare inoltre le memorabili scenette di Anselmo e
d’impresa, c’eravamo preparati appositamente imparando a Lucumone (o l’Ucumone, come qualcuno preferisce)! Anco-
costruire tre diversi tipi di zattere, quella con quattro grandi ra non sappiamo se i capi avessero mai dato loro un senso
bidoni (forse la più pratica nonchè quella che galleggiava prima di cominciare a recitarle, per quanto erano assurde…
meglio), quella con i copertoni pieni d’aria (forse un po’ me- Pur facendoci sbellicare…Ma adesso -dopo aver chiesto ai
no funzionale perchè era più difficile starci sopra, ma co- due simpatici buffoni nati qualche secolo fa la loro macchina
munque abbastanza stabile) ed infine quella realizzata inte- del tempo- torneremo nel futuro….Al prossimo campo:…..!
ramente con filagne di legno, che pur offrendo il maggior
numero di posti rischiava sempre la sommersione… Michela e Alessandra
E dopo questa piccola premessa, potremo elencarvi i giochi Ortensia Decisa Anemone Sereno
in cui le utilizzammo: un memorabile e faticosissimo tiro alla
fune (con le squadre sulle zatte-
re, ovviamente!), una gara in
velocità altrettanto ardua, una
battaglia francese a nuoto con le
zattere come “zona tabù”…E
anche puri e semplici momenti di
divertimento o allegra competi-
zione!
Ma le nostre avventure acquati-
che non si esauriscono qui: giub-
botti salvagente indossati e remi
in mano (sempre di meno poichè
se ne dirstruggeva misteriosa-
mente uno ogni volta che si en-
trava in acqua…) abbiamo solca-
to le calme acque con le canoe,
mentre chi aspettava il suo turno
prendeva il sole per ingannare
l’attesa…
Squadriglia Falchi
Quando ero in Clan... pagina 30
Quanta Fortuna!
Che cosa dite a chi vi domanda: “ma voi scout, precisamen- conoscenze e applicarle nelle proprie scelte, dalle più diver-
te, cosa fate?” Non è facile dare una risposta. tenti (“su quale competenza voglio lavorare quest’anno?”)
alle più impegnative come quelle del Clan, sempre suppor-
Innanzitutto una premessa: io sono uno di quelli entrati ne- tati dal gruppo, e mai ostacolati.
gli scout “da grande” (anche se non troppo), in noviziato.
Con mio immenso dispiacere non ho vissuto il grande gioco Quanta fortuna ho avuto ad entrare, per puro caso, al Roma
del lupetto e l’eccitante avventura dell’ esploratore, ma ho 50, che fortuna ad avere come capi persone così sensibili! E
avuto modo di recuperare con il tempo, anche se indiretta- come capo poter incontrare ragazzi e ragazze che ho visto
mente. trasformarsi in giovani uomini e giovani donne; che fortuna
veder sopravvivere Lorenzo Barbieri al suo primo campo di
Gli scout entrati da grandi si riconoscono da lontano : sono reparto con la squadriglia Tigri, e sopravvivere, io stesso,
quelli che durante il ban della Felicità muovono le antenne alle mefitiche esalazioni degli scarponi nelle uscite di clan;
quando tutti gli altri sbattono le ali, e che, quando tutti gli che fortuna trovare l’ultimo tegolino nel famoso gioco di
altri muovono le antenne, ormai presi dal panico e comple- reparto “Caccia al fantastico tesoro dolciario di Paolo Savini
tamente disorientati, fanno dei movimenti inconsulti e del Nicci”; e così via…… ma sarà meglio parlarne di persona.
tutto casuali, molto simili a “Sciare” e “Autostop” del Gioca
Juer di Cecchetto (Ci sono alcuni massimi esponenti della Io vecchio scout sono marchiato a vita, come tutti voi, dai
categoria che presi dall’imbarazzo si lasciano cadere a terra più bei momenti che si possano desiderare.
e si fingono morti, come certi insetti africani). Non c’è modo
di imparare tali movimenti se hai più di 11 anni!
Giulio De Dominicis
Una delle risposte migliori alla domanda “cosa fate voi
scout?” è: “FACCIAMO!” Anzi impariamo a fare, ci organiz-
ziamo a fare meglio e facciamo. Fin da lupetti si impara che
bisogna tirarsi su le maniche e fare.
“sì, ok, ma cosa fate?”, la risposta “Tutto!”.
Tutto è cominciato con l’idea di trovare un modo originale e Daniele (Thorwalsen), Pietro (Rugantino) e Giulia (Rosetta)
divertente di fare autofinanziamento. Insieme decidemmo
di provare a mettere in scena uno spettacolo teatrale. Ci
sono volute diverse riunioni per decidere quale opera rap-
presentare, una delle prime proposte fu “The Rocky Horror
Picture Show”(non voglio neanche immaginare cosa sareb-
be potuto venir fuori!). Per fortuna, insieme scegliemmo di
rappresentare una commedia musicale di Garinei e Giovan-
nini, il musical italiano più popolare e più amato, Rugantino.
Premetto che, a mio avviso, è stata un’esperienza unica e
indimenticabile, forse proprio perché io sono stato scelto
per il ruolo di protagonista, Rugantino appunto. Avendo
l’onore e l’onere di interpretare questo ruolo, sicuramente
ho vissuto intensamente (seppure con parecchia ansia) tutti
gli step che ci hanno portato fino alla realizzazzione dello
spettacolo.
Le cose da fare erano numerosissime e il tempo a nostra
disposizione non era poi così tanto. In primis bisognava riad-
dattare il copione (lo spettacolo originale era di tre ore cir- Dopo il rituale grido Merda Merda Merda, si accesero le luci
ca!!!), c’era chi si occupava di costruire la scenografia e natu- e partimmo!
ralmente c’era il gruppo di attori che doveva impararsi a È difficile spiegare le sensazioni che provai in quel momen-
memoria pagine e pagine. to, sicuramente la mia voce tremava (cosi come le mie gam-
Inizialmente non tutti (io per primo) eravamo così convinti be del resto), ma ciò accadde solo all’inizio, poiché vedevo
della buona riuscita dello spettacolo e quindi le cose andava- accanto a me persone che si divertivano e si emozionavano
no un po’ a rilento. Ma con il diminuirsi dei giorni a nostra e così facendo ci dimenticavamo di tutta quella gente che ci
disposizione, cresceva esponenzialmente il nostro impegno. guardava. Stavamo recitando, ma era come se quei dialo-
Per settimane ci vedevamo tutti i santi giorni e giù a provare ghi, quelle scene le stessimo vivendo in prima persona, per
provare e riprovare. la prima volta. Come dimenticare gli scherzi a Mastro Titta, i
È proprio in quei momenti che esce lo spirito di sacrificio e di litigi con Eusebia, ma soprattutto le passeggiate a Campo
comunità, c’era bisogno di tutti, era necessario impegnarsi Vaccino co’ Rosetta. Era proprio questa la nostra forza, non
al massimo, per la buona risucita dello spettacolo ogni sin- ci sentivamo su un palcoscenico, quando prendevamo in
golo membro del clan aveva bisogno dell’aiuto del vicino, giro Bojetto ridevamo davvero, quando Rosetta mi urlava “A
bisognava fare lavoro di squadra. Rugantì sei l’angelo de castello!” ci guardavamo negli occhi
Quando arrivò il giorno dello spettacolo eravamo inevitabil- e entrambi eravamo lì lì per piangere. In due parole Emozio-
mente tesi, consci del buon lavoro svolto fino a quel mo- nare–Emozionandosi! Il nostro segreto era questo.
mento, ma impauriti dal fatto che quello stesso lavoro non Ma il ricordo più bello che ho di quest’esperinza magnifica, è
potesse bastare. sicuramente il Clan. Grazie all’impegno dello spettacolo,
avevamo capito, sperimentandolo sulla nostra pelle, che
cos’è un vero Clan. Eravamo riusciti a creare uno spirito uni-
co, un gruppo di persone che divertendosi riuscivano a re-
mare tutti dalla stessa parte, raggiungendo un obbiettivo
inizialmente impossibile. La cosa più importante però non è
averlo raggiunto ma quello che abbiamo provato raggiun-
gendolo.
Vi lascio con una chicca, una delle mie frasi preferite dello
spettacolo:
“Morto un Rugantino se ne fa n’altro, 10, 100, 1000! A Ma-
stro Tì li romani so tutti Rugantini, tutti co la voja de sembrà
duri, gente che ce sanno fa!”
Rugantino
Pietro
Pinguino Giocherellone
"La linea d'ombra, la nebbia che io vedo a me davanti, per la che sono pronto a partire, getterò i bagagli in mare, studierò le
prima volta, nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e carte e aspetterò di sapere per dove si parte, quando si parte e
a non saper immaginar quello che trovo..." quando passerà il monsone, dirò: "levate l'ancora diritta
avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione questa
Bianco, nero. Strada in salita, in discesa. Mare, montagna.
è la decisione..."
Sole, luna. Si, no. Indecisione? No, sguardo verso tutte le
possibilità. E allora partiamo... Framu
Stefano
Quando ero Capo... pagina 38
Le Mainarde 1995
Quando ero Capo... pagina 40
Fratellino ti scrivo
Roma,
31 Luglio 2005
Caro fratellino,
siamo tornati solo poche ore fa da queste fantastiche
Vacanze di Branco e nonostante sia stanchissimo non
ho resistito a vedere subito le foto di questa settima-
na,…ci sono poche immagini, alcune anche venute
male, ma che scorro con calma osservando anche il
minimo particolare perché ciascuno mi fa tornare in
mente i bei momenti vissuti insieme al nostro bran-
co……Siamo stati veramente bene…come in una con-
tinua Famiglia Felice, nonostante quelle fastidiose
bolle che c’hanno fatto grattare un po’….ma che in
fondo in fondo c’hanno aiutato a far lavare e cambiare la scorpacciata, ma per fortuna c’erano Jakala e Phe-
rao in cambusa, con l’aiuto di Mor, Ikki e Chickay, se
no si bruciava tutto…
…e comunque sappi che mi devo vendicare di quel
gavettone che mi hai tirato proprio mentre partivo
per la Caccia col cda e per la cera che mi hai fatto co-
lare sui piedi durante la Caccia Francescana…per cui
non comportarti come le Bandar-log…ma sono sicuro
che non lo farai perché in queste VdB hai cacciato be-
nissimo insieme a tutti gli altri fratellini e sorelline
Ora vado a letto ma sappi che ..”boschi ed acque,
venti ed alberi, saggezza, forza e cortesia, il favore
della giungla ti accompagna.” e mentre prendo sonno
canticchierò l’ULA ULA come se lo stessi ancora can-
tando a voi così da addormentarmi con il dolce pen-
siero di un’altra indimenticabile esperienza vissuta
tutti insieme ed altre da vivere domani.
Buona caccia, fratellino
tutti i giorni Alessandro e Giovanni… a proposito ti Akela
ricordi che spasso la preda di Bagheera portata da
Ale..e poi quella super preparata da Ludovica, quella
stile Cluedo di Gioia e la preda di Baloo di Marta che
c’ha insegnato un sacco di cose sulla vita di S. France-
sco…..Mi raccomando non rovinare la cornice che hai
fatto durante le Botteghe che ci devi mettere una fo-
to di queste VdB!!
…..ma alla fine quante medaglie hai vinto alle olim-
piadi?…ho perso anche il conto!!!
Ti ricordi i fumetti che facevano Federico e Filippo,
quelli con i robot che si scontravano?..qualcuno ce
l’ho ancora nel libretto del campo!!....ti confesso una
cosa,..ieri sera per festeggiare l’ultima cena del cam-
po siamo stati tutti bravissimi a cucinare gli gnocchi e
la pasta fatta a mano con Bagheera, le polpette,e le
patate al forno con Kaa e infatti ci siamo fatti una bel-
Quando ero Capo... pagina 42
Daniele
Aquila Instancabile
Quando ero Capo... pagina 46
Ar Ghibbli
(Penzieri sparzi…)
Un giorno de un Settembre ormai lontano inzieme ar prato che dar monte al lago ..e er core che me gioca a rimbarzella
me convinzi a pijà la decisione scende. dar petto ‘n gola, già me lo figuro !
de fa’ quarcosa pe’ er genere umano E c’era chi tirava su le maniche
che così detto pare ‘n parolone! – e se ‘ncollava quattro metri de filagna ! Pe’ tutto questo che m’avete dato
No, gnente de speciale, na sciocchez- E chi in salita, a trascina’ le taniche. nun v’aringrazzierò mai abbastanza.
za… Poi er fischio de kambusa e alè…se magna !! E spero d’ave’ ‘n parte ricambiato…
Solo pijà un po’ de regazzetti “Fa’ bolle l’acqua, taja la cipolla ! nun risponnete !! ..chè conzervo la speran-
e faje gustà er gusto de l’ebbrezza rintuzza er fòco, cori a fa’ artra legna ! za !
che smozzica lo stommaco a pezzetti. Toji la pasta prima che se ‘ncolla, Prego er Signore che dar cielo aperto
Quella che inzieme all’artri squadrijeri sinnò poi er Capo che ospitamo se la se- ve guardi sempre co’ na bbella faccia.
provavo anch’io, quann’ero pischelletto, gna !” E nun ve l’auguro, perché…ne so’ già certo :
tutte le vorte – e aho!..me pare ieri! – Quarcuno rincoreva le regazze farete tutti ‘na gran bella Caccia !
che me infilavo ar collo er fazzoletto. pe’ tutto er Campo, e se faceva a gara
Er fonno bianco. E du’ strisce, verdi e blu. a chi riusciva più a fanne uscì pazze, Sandrino,
Co’ quer pezzo de stoffa all’Avventura o a butta’ le mano er più possibbile ‘n cacia- novembre 2006
noi, tutti inzieme, se provava a da’ der tu ! ra !
E nun saprei spiega’, ma ancora dura …un brulica’ de corpi. Zozzi, lerci.
la forza che quei giorni m’hanno dato.. Le guance nere e le manacce peggio !
Mo’ pure, che so’ grande e c’ho lavoro, Tra i cardi, i fiori, i fòchi accesi e i serci
lo porto addosso quer brivido, immutato, strotterella’ manco che stessimo ar maneg-
e me lo custodisco come l’oro. gio !
E se sentiva chiaro un vocerìo
Da quer Settembre quarch’anno è già pas- che er vento pijava e annava a trasforma’
sato. in unico sonetto, caro a Dio,
Si ho fatto bbene lo sa solo Dio. de ggioventù che vo’ ‘mpara’ a campa’.
Ma che nun me so’ mai, mai!, risparmiato E ner guardavve spesso me so’ detto
beh! quello lo posso assicura’ pur’io ! “Si cerco artrove mejo nun lo trovo !
Eppure mo’ che ‘sto Reparto l’abbandono Pe’ chi c’ha ar collo er maggico fischietto
me sembra che potevo fa’ deppiù ! ‘sta vista è quer che te rimette a novo !”
Sarà ‘n vizziaccio, sarà che nun so’ bbono
a nun volè tenne lo spago ‘n po’ più inzù !
Me porto appresso tutte ‘ste facciacce Ma morono i preti, cambiano li Papi.
vostre, dai grandi ar più piccino.. Cade er Ministro e er Faraone eggizzio.
E quanno ce staranno giornatacce E ce lo sanno pure tutti i Capi
m’aiuterà penzalle ‘n pochettino. che prima o poi se dice addio ar Servizzio.
Quelle de chi c’è adesso e ce sarà. Chè tanto presto o tardi ha da ariva’
De chi ha voluto e vo’ lascia’ lo stampo. er giorno che te guardi ne lo specchio
De chi è passato già quarch’anno fa e lo capisci, nun c’hai più l’età !
e inzieme s’è spartito più de un Campo! Pe’ certe cose ormai sei troppo vecchio !
La roccia der Gran Sasso, l’aria fredda.. A vorte po’ succede che er momento
Poi Verghereto e l’Appennino irzuto.. è già arivato e nun te ne sei accorto.
E er Lago der Turano, la barchetta, Quanno te piace fa’ quarcosa e sei contento
co’ quer paesaggio che parlava muto. oh!..er tempo pare sempre troppo corto !
E’ che noi proprio nun ce semo bboni
Ve devo confessa’ che quarche vorta, a sta’ senza fa’ gnente, quanno ‘ntorno
quanno er tramonto rimpiazzava er giorno, ando’ te giri vedi che occasioni
io me trovavo come foja morta pe’ dasse ‘n po’ da fa’, ognissanto ggiorno,
a resta’ immobbile. E me guardavo ‘ntorno. ce ne so’ mille. E dimo sempre sì,
Dar lago quele tende colorate pure si semo stanchi e er fiato è corto !
un po’ spiccaveno, e un po’ se confonneve- D’artronde pure Cristo er terzo dì
no ha detto “abbasta riposasse!”. E s’è risorto !
coi picchi de colore che l’estate Ma un giorno, daje, ha da veni’ pe’ tutti.
portava ar dorzo de collina in cui spuntave- E quanno penzo ar mio me da’ ‘n po’ pena…
no. Me sarà dura tene’ l’occhi asciutti !
E pareva che Quarcuno ce l’avesse ‘Sti occhi in cui me scòre già la scena:
posate lì da sempre quele tende.. appenno la camicia a ‘na stampella
come fossero nate loro stesse e la Promessa a ‘n chiodo, dentro ar muro.