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Paolo Degli Espinosa

Individuo socializzante, civilizzazione dello sviluppo. Un progetto sostenibile per la fase post industriale
Questo testo dedicato a Pietro Toesca Fondatore della rivista upolis

Allegato al numero 42, stampato a marzo 2007

upolis
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Il presente intervento articolato in 6 PARTI:

la PARTE I, suddivisa in 4 capitoli, di carattere generale, centrata sul rapporto tra oggettivit e soggettivit; vi si confronta il pensiero di Marx con i processi realmente avvenuti nel XX secolo e si mettono in evidenza i nuovi problemi, condizione dellindividuo e rapporto con la natura ; la PARTE II, suddivisa in due capitoli, dedicata al primo dei due problemi accennati, condizione e attivit dellindividuo; la PARTE III, suddivisa in due capitoli, dedicata al secondo dei problemi accennati, il rapporto con la natura ; la PARTE IV, suddivisa in due capitoli, dedicata al progetto complessivo, che prevede la creazione di condizioni di sinergia nei confronti dei due nuovi problemi, attraverso la valorizzazione dell individuo socializzante e il cambiamento dei piani di vita e dei comportamenti individuali, in un quadro di civilizzazione dello sviluppo; la PARTE V, suddivisa in tre capitoli, dedicata agli aspetti attuativi ; la PARTE VI unappendice in cui sono riportate alcune citazioni di studiosi presi in considerazione.

Si ringraziano i partecipanti alla riunione dellISSI, a Roma, del 15 gennaio 2007: Antonio Federico, Carlo Donolo, Alessandro Montebugnoli, Cesare Donnhauser, Andrea Barbabella, Duilio Cangiari ed, in particolare, Antonio Caputo per i suoi numerosi suggerimenti. 2

PARTE I OGGETTIVITA E SOGGETTIVITA I.1 Premessa sul futuro migliore e anticipazione di alcune proposte Lo sfondo di questo intervento lesigenza di un futuro migliore, a fronte dei numerosi e gravi problemi che il secolo XX consegna irrisolti al nostro. La questione stata sollevata per primo dal filosofo Pietro Toesca, Direttore di Eupolis,da poco deceduto, che ha scritto non c pi il futuro di una volta. La risposta di chi scrive stata s, vero, quel futuro non c pi, ma abbiamo bisogno di individuarne un altro. Qualcosa di simile, sulla perdita del futuro, lha detta Karl Valentin, amico di Brecht, citato da Claudio Magris nel Corriere della Sera del 31.12.2006: La realt era brutta, ma il futuro era migliore. La realt di oggi , in tante cose, al di sopra del passato, ma sembra segnare uno sbarramento verso lorizzonte, oltre il quale non si pu procedere. Il nuovo futuro, in effetti, deve misurarsi con gli stessi miglioramenti gi ottenuti, quindi da attribuire al passato e al presente, grazie agli aumenti diffusi di ricchezza, ormai inclusa nella nostra realt attuale, da cui nessuno intende arretrare. Deve anche misurarsi con i problemi nuovi e irrisolti, in gran parte diversi da quelli tradizionali, in quanto creati dalla stessa ricchezza attuale, con le sue distorsioni. Tali problemi stanno allordine del giorno del XXI secolo e costituiscono il nocciolo del presente intervento. Per una loro formulazione di riferimento, si ricorre allo storico Eric Hobsbawm. Lattenzione, in questa sede, concentrata sulla parte pi sviluppata del mondo e, in particolare, sullEuropa, alla quale, pur dopo la perdita di qualsiasi centralit, si attribuisce un ruolo specifico e insostituibile nellattuale mondo globalizzato, ai fini della costruzione del nuovo futuro. In effetti, la critica qui proposta, sia culturale che operativa, della societ dei consumi, interessa il mondo intero. La trattazione si articola su tre elementi che tra loro sono differenziati anche come categorie di appartenenza,rispettivamente un pensiero, un periodo storico, un progetto. Il primo costituito dal pensiero di un lungimirante scienziato sociale del XIX secolo, Karl Marx ; il secondo costituito dalla realt storica, cio dai processi che si sono realmente svolti nel secolo XX, secondo linterpretazione di Hobsbawm ; il terzo elemento costituito dai nuovi problemi attuali e dalle possibili soluzioni. Confrontando le elaborazioni di Marx con i processi reali del XX secolo, ci si propone di mettere in evidenza i problemi non considerati dal grande scienziato, tuttora irrisolti, nella convinzione che siano proprio quelli che ci stanno ancora davanti, perch Marx s un pensatore superato dai processi storici, ma nessun pensatore lo ha ancora superato. Si tratta, in sintesi, del rapporto tra oggettivit e soggettivit, per il quale bisogna ricorrere a nuovi approcci teorici, in particolare antropologici e ambientali, ripensando cos il ruolo dellindividuo. La chiave generale della proposta di intervento articolata sui due temi che emergono in tal modo, quindi definibili post marxiani e post - industriali, il conflitto tra lo sviluppo e lambiente e la condizione dellindividuo. Questi due temi, in quanto siano raccordati tra loro, permettono sul piano culturale una fecondazione reciproca. In quanto poi siano portati anche a convergenza operativa, rendono possibile un risultato positivo anche sulloccupazione. Lintera proposta si potrebbe quindi formulare come riconoscimento che il valore tradizionale costituito dal lavoro ha bisogno, per acquistare nuovo significato, delladattamento della attivit produttiva alle due esigenze indicate, la condizione dellindividuo e gli equilibri naturali. Si discute molto, ed giusto, di democrazia e partecipazione, ma raramente lo svolgimento di questo tema dellavanzamento democratico entra nel merito del cambiamento economico, che in questo intervento invece considerato indispensabile, in pieno rapporto con il quadro globale e il mercato 3

internazionale. A tale fine si individuano tre possibilit. La prima, qui giudicata di scarso interesse, una impostazione che partendo solo dai dati macro - economici e di competitivit dellEuropa e dellItalia,pervenga ad un risultato gi prevedibile, cio la necessit di alleggerimento degli impegni sociali europei, a vantaggio della competitivit. Sarebbe un adattamento dellEuropa e dellItalia alla macro - economia globale, in accordo con il modello americano, che pure presenta numerosi e visibili fallimenti. La seconda possibilit, in accordo con le tradizioni della sinistra sociale, porterebbe invece a privilegiare gli impegni sociali del welfare tradizionale, quindi i salari dei lavoratori e le spese pubbliche per sanit e scuola, ma andrebbe incontro ad una sicura crisi fiscale e allincapacit di partecipazione al mercato internazionale. La terza scelta, qui delineata e privilegiata, consiste nel partire da una considerazione di fondo, per cui esiste s un mercato globale, ma non un insieme adeguato di istituzioni e politiche che agiscano a quel livello. opportunit individuata quindi di collegare la dimensione dei problemi internazionali con quella del micro-cosmo, quindi con il cambiamento dei contenuti del benessere individuale e delle funzioni attive dellindividuo, a partire dalla realizzazione sul territorio di nuove soluzioni per la vita quotidiana, umanamente e ambientalmente sostenibili. La proposta basata in particolare sulla valorizzazione dell individuo socializzante e sulla convergenza dei tre elementi accennati, ambiente, stile di vita, lavoro. Per la sua attuazione richiede rilevanti cambiamenti culturali, politici e istituzionali, per cui, rispetto alla prospettiva politica, pu inquadrarsi come necessit di una II riforma del capitalismo, da avviare con priorit a livello europeo, considerando come I riforma quella degli anni 60. Questo intervento si propone anche di rispondere ad una questione che riguarda specificamente limpegno ambientale, senza il quale non pensabile alcun progetto generale di rinnovamento. Daltra parte, anche vero che, da solo, questo tema non sufficiente a conseguire il cambiamento di cui pure dimostra la necessit. Pu compiere allora scelte di alleanze sociali, ma con quale criterio ? Pu allearsi lambiente, che guarda avanti, con impostazioni sociali che guardano alla tradizione ? La risposta che linnovazione ambientale deve allearsi con quella sociale, quindi con la prospettiva dell individuo socializzante, proprio in questa fase storica in cui la societ industriale ormai divebuta post industriale e in cui il motore della individualizzazione va a pieno regime. Si rivolge un invito specifico agli economisti a partecipare al dibattito.

I.2 Crisi della politica e necessit di civilizzazione dello sviluppo I.2.1 La crisi della politica In questo intervento, con riferimento prioritario alle societ sviluppate, si rileva una mancanza di adattamento delleconomia, quindi anche del lavoro, a favore dei due temi nuovi, la condizione dellindividuo e la tutela degli equilibri naturali. Leconomia, infatti, procedendo secondo le proprie esigenze di espansione quantitativa, mette a rischio le due esigenze accennate. Le conseguenze, insieme ad altre, relative agli irrisolti temi di cooperazione internazionale, danno luogo ad un problema di civilizzazione dello sviluppo . Gli effetti in questione, comunque, non possono osservarsi solo attraverso i noti indicatori economici, relativi ai valori dei prodotti e alla loro distribuzione. Infatti, per quanto riguarda la condizione dellindividuo, non basta fare riferimento allo spicchio di economia che mediamente spetta ad un individuo, ma bisogna anche tener conto di fattori culturali e soggettivi, che non si prestano a valutazioni numeriche e che portano a formulare lipotesi di impoverimento sociale in contesti pur economicamente avanzati. Per quanto riguarda gli equilibri naturali, gli indicatori relativi dimostrano che numerosi problemi, dalla desertificazione alla perdita delle specie, ma soprattutto quelli relativi agli equilibri 4

climatici,con conseguenze che potrebbero essere disastrose, non sono ancora avviati a soluzione. Si inserisce qui una necessit, che per deve essere motivata in modo nuovo e ben mirato, di superiorit degli orientamenti politico-strategici rispetto al mercato. Il contesto del presente intervento pu considerarsi sintetizzato in un breve giudizio di Hobsbawm: Il futuro della politica oscuro, ma la crisi della politica, alla fine del Secolo breve, palese. Ancora pi palese dellinstabilit economica e politica mondiale stata la crisi sociale e morale, che riflette gli sconvolgimenti nella vita umana prodottisi dopo il 1950 e che ha trovato unampia sia pure confusa espressione in questi decenni di crisi. Estata una crisi delle credenze e dei presupposti sui quali la societ moderna si fondata da quando i Moderni vinsero la loro famosa battaglia con gli Antichi allinizio del Settecento, ossia una crisi dei presupposti umanistici e razionalistici condivisi sia dal capitalismo liberale sia dal comunismo, che resero possibile la loro breve ma decisiva alleanza contro il fascismo, il quale invece li respingeva (Eric J. Hobsbawm, Il Secolo breve, BUR, 2004 pag. 23).

I.2.2 Le quattro trasformazioni nel Secolo Breve Ai fini del bisogno di futuro, lostacolo principale sta quindi nel fatto che la politica non allaltezza dei problemi, perch non ha tenuto il passo con le tre principali trasformazioni avvenute durante il secolo breve, tra il 1914 e il 1990, di seguito accennate. In primo luogo il mondo non pi eurocentrico omissis quali che siano le prospettive future, gli USA guardano al nostro secolo come al secolo americano, unet di crescita e di trionfo (op. cit. pag. 27). La seconda che fra il 1914 e i primi anni 90 il mondo diventato un campo operativo unitario. omissis il mondo ora lunit operativa primaria e le unit pi vecchie, come le economie nazionali definite dalle politiche degli stati territoriali, si sono ridotte a complicazioni delle attivit transnazionali forse la caratteristica pi impressionante la tensione che sussiste tra questo processo sempre pi accelerato di globalizzazione e lincapacit delle istituzioni pubbliche e dei comportamenti collettivi degli esseri umani di accordarsi ad esso (op. cit. pag. 28). La terza trasformazione e in qualche modo la pi inquietante la disintegrazione dei vecchi modelli delle relazioni umane e sociali, da cui deriva anche la rottura dei legami tra le generazioni, vale a dire tra il passato e presente. Questo mutamento stato particolarmente evidente nei paesi pi sviluppati del capitalismo occidentale, nei quali i valori di un individualismo asociale assoluto sono stati dominanti (op.cit., ibidem). Hobsbawm, che pure d molto peso alla crisi ambientale, avrebbe potuto a buon diritto indicarla come quarta trasformazione, per il suo carattere globale, intergenerazionale e, nello stesso tempo, drammaticamente urgente, e cos sar considerata in questo intervento, considerandone gli aspetti sia oggettivi che culturali. Dal giudizio dello storico, risulta che i processi e problemi con cui abbiamo lobbligo di misurarci, appartengono in buona parte alle categorie della crisi di presupposti e di modelli di relazioni, incapacit della politica, delle istituzioni pubbliche e dei comportamenti collettivi. Si pu concordare, a grandi linee, con questa interpretazione, che apre una porta alla critica delloggettivismo, che invece stava alla base dei presupposti precedenti.

I.2.3 Economia e cultura Non si pu in alcun modo sottovalutare, a tale proposito, la connessione, attiva nei due sensi, tra economia e cultura. Ad esempio, lespansione economica, processo oggettivo, avvenuta soprattutto nella II met del secolo scorso, ha inciso anche sui comportamenti soggettivi e sulla stessa solidariet. In passato, infatti, la solidariet, che riguarda etiche e comportamenti individuali, si sviluppava in forte rapporto con la diffusa e condivisa necessit economica, per cui il fattore soggettivo, culturale e comportamentale risultava connesso con il fattore oggettivo, costituito dalla 5

penuria. Il mutamento da considerare per la situazione attuale, dopo lespansione economica, processo oggettivamente misurabile, in particolare nellambito dei paesi sviluppati, riguarda quindi i nuovi presupposti, la condizione individuale, lambiente, il ruolo del lavoro, in altre parole i nuovi aspetti soggettivi. Come si vede, in passato erano dominanti i problemi oggettivi di espansione economica e quelli sociali di giustizia distributiva e occupazione, che producevano effetti anche sulla solidariet, ma si prestavano comunque alla valutazione quantitativa e numerica. A seguito della espansione economica, il grande tema che viene consegnato irrisolto al nostro secolo il rapporto tra oggettivit e soggettivit e, in questo ambito, in particolare, quale sia la solidariet possibile, non pi basata sulla penuria condivisa.

I.2.4 Oggettivit e soggettivit Il rapporto tra la oggettivit e la soggettivit ha a che fare direttamente con la condizione dellindividuo, cellula sociale di base, dotata di identit singola e di numerose esigenze, ben oltre la sopravvivenza fisica, che vive e si sviluppa, con una propria attivit elaborativa e decisionale, allincrocio, appunto, delle diverse informazioni ed esigenze, che rinviano alle due categorie principali, oggettivit e soggettivit. In generale, bisogna approfondire la connessione tra i grandi temi economico sociali, prevalentemente oggettivi e rappresentabili numericamente, e gli stili quotidiani di vita dei singoli individui, che richiedono diversi criteri di valutazione (una parte specifica sar poi dedicata al rapporto con gli equilibri naturali). Per intervenire su questo stacco tra la situazione attuale e quella tradizionale, in qualche modo prolungata fino al II Dopoguerra, si vuole qui verificare come accennato nel capitolo I.1 - fino a che punto il pensiero di uno scienziato, geniale e rappresentativo del XIX secolo, come Karl Marx, sia confrontabile con le principali trasformazioni, avvenute nel XX secolo, come indicate da Hobsbawm. Le differenze serviranno a mettere in evidenza cosa ci sia di nuovo, oggi, che richieda nuovi strumenti e progetti, rispetto alla impostazione marxiana e, in particolare, la sottovalutazione marxiana degli aspetti culturali e soggettivi, a fronte del successivo emergere della loro importanza. Tutto ci potrebbe apparire scontato, visto che Marx vissuto nell800 e che molto tempo passato da allora, ma le cose non stanno cos, a parere di chi scrive, visto che non solo il pensiero di Marx, ma anche quello tuttora prevalente nei partiti a carattere democratico progressista, hanno in comune uno stesso ben definito centro di riferimento, costituito dai diritti del lavoro, da affermare come valore principale di fronte alla moderna formazione economico-sociale, basata sullaccumulazione del capitale privato. Ormai finito il XX secolo, dovendoci misurare, in accordo con Hobsbawm, con una politica che sta al di sotto dei problemi, dobbiamo constatare che il conflitto tra le due parti sociali, capitale privato e lavoro, formulabile politicamente come competizione elettorale tra partiti conservatori e partiti progressisti, non ci ha fatto pervenire e non potr farci pervenire ad una soluzione adeguata per i rapporti tra la produzione, la condizione individuale e gli equilibri naturali. La conseguenza che la parte politica, in prevalenza socialdemocratica, che fa riferimento al lavoro, sia in Europa che negli Stati Uniti, non in grado di indicare una prospettiva generale per la societ sviluppata. Everso questa ultima parte,la sinistra e la socialdemocrazia, in ogni modo, che si rivolge qui la principale attenzione, sia per ragioni di valori di fondo che per la necessit di una II riforma del capitale e del mercato - considerando come I riforma quella degli anni 60 - che ben difficilmente potrebbe venire dalla tradizione liberale liberista. La presente impostazione si differenzia per da quelle tradizionalmente di sinistra, anche da quelle che hanno conseguito importanti risultati quaranta anni fa, in quanto attribuisce la priorit, come accennato, alla condizione e attivit dellindividuo e alla sostenibilit ambientale dello sviluppo. Si tratta di due dimensioni di cui dobbligo, prima di tutto, riconoscere la realt. A seguito di questo 6

riconoscimento, ci si propone di connettere a questi aspetti le politiche economiche e occupazionali e di pervenire, in tal modo, ad una civilizzazione complessiva dello sviluppo. A fronte delle esigenze indicate, il processo di sviluppo dovr ricorrere a tre risorse principali,il cambiamento culturale, il progresso scientifico tecnologico e un nuovo approccio progettuale, esteso ai cambiamenti degli stili di vita, tre aspetti che come si vede rientrano nella dimensione conoscitiva, comunicativa e immateriale, che tipica di questa fase, chiamata post industriale.

I.2.5 La societ attuale, come definirla? Per entrare ora nel merito dellattualit storica, la critica della organizzazione sociale attuale, in particolare nei paesi sviluppati, pu essere basata, ai nostri fini, su tre punti di vista principali, non contraddittori tra loro. In primo luogo, lambientalismo critica la societ dei consumi, pervenendo ad un giudizio di insostenibilit, perch c contrasto tra laumento senza limiti dei consumi di energia e materia, da una parte, il carattere limitato delle risorse e delle capacit di rigenerazione naturale, dallaltra. Lambientalismo, comunque, in quanto impegnato sulla tutela degli equilibri naturali, non per sua natura autore di una proposta sociale (una societ feudale, in cui pochissimi accedono ai consumi materiali, del tutto sostenibile da un punto di vista ambientale). Oggi, per, il danno ambientale arriva fino alle basi delleconomia, ben oltre lambientalismo; in particolare, il Rapporto Stern, UK 2006, effettuato su commessa del Ministero del Tesoro, valuta la possibile riduzione delleconomia mondiale, in mancanza di interventi adeguati per la riduzione dei gas serra, intorno al 20 % con possibilit di una depressione paragonabile a quella del 1929. La societ dei consumi di derivazione occidentale costituisce ormai un modello di riferimento per tutto il mondo, per cui tutti i paesi puntano a partecipare in misura crescente allo sviluppo industriale e ai consumi stessi, tanto che, anche nei paesi intermedi o poveri, sono presenti minoranze sociali pi o meno consistenti, che sono forti consumatrici. Etempo quindi di riconoscere che la critica del modello dei consumi non corrisponde solo ad una necessit specifica delle societ, come lItalia, che vi partecipano pienamente, ma anche ad una esigenza globale. Una seconda modalit di confrontarsi con la situazione in atto s centrata sul lavoro, ma affermando - come fa ad esempio Mauro Zani (Unit, 21 novembre 2006) - che non si deve pi rimanere ancorati ad uno status quo ante, la societ del lavoro di tipo fordista. Concordando con questa posizione, ne deriva che non sono pi impiegabili le categorie della societ fordista del lavoro. La caratteristica del fordismo, infatti, laumento contemporaneo di tutti i parametri oggettivi principali, produzioni, profitti, salari, occupazione, consumi, per cui si prestava, da sinistra, ad una interpretazione strategica basata sullincremento dei diritti ed anche del ruolo politico dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali e politiche. Lautore prosegue segnalando un contesto sociale completamente rivoluzionato, nel quale, se certo non sono scomparsi i corpi intermedi, ceri, categorie, classi sociali, si tuttavia in presenza di una fluidit nella morfologia sociale che non ha riscontri nel passato. Eemersa da tempo una soggettivit dalla quale la politica non pu prescindere. Ognuno persegue sempre pi autonomi piani di vita, si pone alla ricerca di unautorealizzazione individuale, non necessariamente atomizzata e contrapposta ad un nuovo tipo di legame sociale. Concordando ancora, in questo intervento si vuole appunto contribuire alla delineazione di questo nuovo legame sociale, al quale gli individui, nuova dimensione della realt sociale, dovranno contribuire con la loro intelligenza e responsabilit. Il terzo punto di vista direttamente collegato al precedente. Se la societ attuale non pi fordista, a quale tipo appartiene? Non esiste una vera risposta, ma si impiega il termine post industriale, denominazione vaga che corrisponde ad una crisi di modelli teorici interpretativi, ma anche ad una situazione che realmente nuova e modellabile, quindi aperta a varie possibili formulazioni sia teoriche che operative, di particolare interesse per il presente impegno. Sul piano storico, tra gli autori principali di testi sulla societ post industriale si possono citare Bell 7

e Touraine. Il termine post industriale, accettato anche nel presente intervento, dipende dal fatto che leconomia dipende sempre pi dai servizi e meno dalla produzione industriale, per cui, da un paradigma di lavoro materiale, trasformazione dei minerali e delle risorse naturali,si passa ad uno prevalentemente immateriale. Il termine terziarizzazione non basta, secondo Daniel Bell (The coming of post industrial society, New York, 1973), al terziario si affianca il quaternario sindacati, banche, assicurazioni - ed il quinario - servizi per la salute, educazione, ricerca, tempo libero, pubblica amministrazione.(settori peraltro che non sono tra loro compartimentati). Sul piano storico, secondo Domenico De Masi, gli anni dellopulenza coincisero con lo stadio conclusivo dellepoca industriale (pensare ai movimenti degli anni 1969 70). In qualche modo, limportanza del progetto, qui pi volte sottolineata, appartiene alla categoria quinaria, ma anche consapevolezza e responsabilit sistemica complessiva, quindi individuazione di difetti, distorsioni, inefficienze, da mettere in evidenza, in vista di un modello sociale, economico e ambientale, che sia attivo e praticabile anche a livelli soggettivi ed esistenziali. Altri elementi della societ post industriale sono la interdipendenza tra i vari settori produttivi e tra le varie zone del mondo, come anche la non linearit delle risposte del sistema agli stimoli che riceve, dando luogo alla cosiddetta complessit. Va ancora sottolineato il carattere insieme vago e modellabile della terminologia attuale, sia per il termine post industriale che per la stessa complessit, che poi ha a che fare con la prima accennata fluidit sociale .. per tutti questi motivi, il progetto deve adeguarsi alla inter dipendenza e ai rapporti tra oggettivit e soggettivit. Questo implica, a sua volta, che la libera adesione personale degli individui, riflessiva, strutturata in piani di vita e comportamenti quotidiani, deve diventare parte integrante del progetto. Ai fini della concretezza, si pu riprendere ancora in considerazione il tema esemplare, relativo a citt e pendolarismo del lavoro, sollevato anni fa da Simon Kuznets (citato pi avanti), ripreso da Hirsch (vedi pi avanti) e ancora considerato, tra gli altri, da Domenico De Masi (Il futuro del lavoro, Rizzoli, 1999, pag. 132) quando scrive: Il luogo di lavoro si scisso dal luogo di vita extralavorativa e spesso, tra i due, stata interposta una distanza enorme, che richiede ore per essere quotidianamente coperta dal lavoratore pendolare. Si sono cos create le condizioni per cui milioni di lavoratori si sono sentiti estranei sia ai quartieri in cui producevano, sia ai quartieri in cui si riproducevano. Ora, questa estraneit, a ben vedere una categoria soggettiva, che per anche gravida di conseguenze oggettive. Fa certamente parte del nuovo modo di trattare la condizione dei lavoratori, qui proposto, che li considera come individui che hanno diritto alla autorealizzazione. Il trasporto quotidiano, per ragioni di lavoro, che impegna per ciascuno 2 3 ore di tempo, paradigmatico rispetto ai due problemi irrisolti che sono posti in evidenza in questo lavoro, condizione dellindividuo ed aspetto ecologico. In questa sede interessano in particolare le osservazioni di Alessandro Montebugnoli e Claudio De Vincenti (Leconomia delle relazioni, Laterza, 1997, pag. XII), che confermano la indispensabilit della critica delloggettivismo, se si vuole intervenire sugli esiti: Sia nelle ricostruzioni apologetiche sia in quelle apocalittiche presente una dose di oggettivismo pressoch letale, che di fatto impedisce qualsiasi apertura su scenari di storia possibile. Ai fini della comprensione del post industriale come opportunit del progetto sociale nel XXI secolo, si deve richiamare un atteggiamento pi avvertito e riflessivo, in genere, su cosa sia la produzione e con essa il lavoro. Il lavoro, pensano molti, un valore, il profitto no. Bisogna stare attenti, per, a non sfarsi trascinare troppo in l dalla pur giusta considerazione del valore lavoro e della sua retribuzione. Ci aiuta a non commettere questo errore un grande economista, come Simon Kuznets, autore di Economiv Growth and Income Inequality, pubblicato in American Economic Review, marzo 1955, citato da Fred Hirsch, in I limiti sociali allo sviluppo, Bompiani 1981, pag. 66,: I principali cambiamenti di struttura, che accompagnano il processo di crescita economica, come lurbanizzazione, rendono necessarie nuove spese di consumo, per esempio i viaggi dei pendolari; 8

Kuznets ha pure riconosciuto che queste spese sono forse da classificare come costi addizionali di produzione, ossia come prodotto intermedio, piuttosto che come quota aggiuntiva del prodotto reale netto. Difficile non vedere come questa tematica acquisti peso nel presente impegno, mirato soprattutto alla condizione e soggettivit dellindividuo e al rapporto con la natura. Un progetto urbanistico inadeguato, infatti, produce conseguenze a pi livelli, in quanto impoverisce i pendolari, riduce la qualit dellintera citt e danneggia il rapporto tra lumanit e la natura. Eun esempio, quindi, della necessit di un nuovo approccio post industriale. A qualsiasi delle tre accennate interpretazioni si faccia riferimento, insostenibilit ambientale,uscita dal fordismo, societ post industriale, differenziate, ma tutte vere e con possibilit di convergenza, bisogna introdurre nel quadro il ruolo dellindividuo.

I.2.6 Il motore della individualizzazione va a pieno regime. Confronto con Marx Il motore della individualizzazione va a pieno regime, come dice Beck (pi avanti citato). Luscita dal fordismo e dalla societ del lavoro, con il ruolo nuovo della soggettivit individuale, permettono ora il confronto con il pensiero di Marx. Il grande scienziato, infatti, analizzava in profondit i processi del suo tempo, riuscendo anche a produrre alcuni geniali sconfinamenti verso il futuro, che per, nel loro insieme, restano interni al razionalismo oggettivismo ottocentesco. In tal modo, considerato come studioso delle possibilit della tecnologia, riesce perfino a misurarsi in qualche modo con lespansione economica avvenuta nella cosiddetta Et dellOro, 1947 1971, quindi con lo stesso fordismo, ma non a criticarla e oltrepassarla. Lo sviluppo economico - tecnologico, infatti, stato s previsto da Marx, ma non le sue modalit, gli attori e le conseguenze che sono tipiche della societ affluente, in cui siamo immersi, n possiamo attenderci da lui alcun contributo sul post fordismo o societ post industriale. Daltra parte questa la realt con cui dobbiamo misurarci, dando una forma umanamente e ambientalmente sostenibile alla societ post industriale, orientata ai servizi, in cui di fatto siamo immersi. A tal fine, come si diceva, bisogna misurarsi con il rapporto tra la oggettivit e la soggettivit, e questo implica, in particolare, di occuparsi della condizione dellindividuo, che quella entit viva, attiva, dotata di identit e soggettivit, che nasce e agisce, appunto, allincrocio tra loggettivit e la soggettivit, come anche tra le esigenze economiche e quelle culturali e relazionali. Come si specificher pi avanti, per lindividuo il pensiero di Marx non pu bastare, perch non in grado di dare conto della sua soggettivit. Nella fase attuale, di conseguenza, il campo dei soggetti si allarga, diventando (almeno) tre, capitalista, lavoratore, individuo. Esistono poi i soggetti istituzionali. Esiste ancora la natura. Non volendole attribuire una soggettivit, intesa come auto coscienza, possiede comunque capacit di auto-regolazione, di cui gli organismi viventi sono parte attiva (Lovelock, vedi pi avanti).Per di pi, affetti, individuazione e identit sono caratteri che vanno ben oltre lumanit. Nei confronti del mondo non umano, oltre una consapevolezza realistica dei limiti della carrying capacity, si rende quindi possibile, per chi voglia pensare il suo rapporto con il cosmo, anche una opzione di valore. Tenuto conto di tutto ci, anche il rapporto tra lumanit e la natura richiede un approccio oggettivo culturale, in cui entra sia laspetto scientifico, quindi oggettivo, sia anche laspetto soggettivo, a meno che si voglia ridurre tutto il cambiamento necessario ad una questione di progresso tecnologico, rinunciando alladesione consapevole del soggetto ad un modo di vivere in accordo con gli equilibri naturali. Cade in questo errore, tra laltro, a parere di chi scrive, anche un grande scienziato come James Lovelock, nella sua ultima opera La rivolta di Gaia (Rizzoli, 2006) in cui, nella parte propositiva, approda ad un tecnicismo filonucleare che prescinde dal ruolo dei soggetti sociali, della cultura e 9

delle istituzioni. Individuo e natura sono, a parere di chi scrive, i nuovi aspetti principali della fase post industriale. Mentre nella fase precedente, ciascuno poteva optare tra le due polarit, capitale e lavoro e si poteva anche affermare che tale opzione doveva essere orientata dalla collocazione nel processo produttivo, quindi da un aspetto oggettivo, le scelte di oggi, in un campo pi ampio e pi fluido, dipendono dalla presa in considerazione di molti elementi, per la quale si richiede la riflessione dellindividuo.

I.2.7 Le categorie principali in campo nella societ industriale e in quella post industriale Da Marx in poi si sempre discusso di crisi, in quanto il grande maestro pensava ad una crisi produttiva sociale, con carattere verticale, dellassetto capitalista, nellambito della centralit della tematica economica e distributiva e del conflitto crescente tra le due classi attive nella produzione. Le categorie principali erano quindi il livello delleconomia e la ripartizione del prodotto. Marx pensava ad una contraddizione tra la produzione e i rapporti di produzione. La crisi avrebbe colpito i salari, emarginando gli operai dai vantaggi produttivi dovuti al lavoro e alla tecnologia. Di conseguenza, la classe operaia avrebbe svolto, quasi obbligatoriamente, un compito rivoluzionario. Eormai evidente che, anche con il termine crisi, in questa fase, bisogna ormai misurarsi in modo diverso. Non solo perch la crisi verticale oggi improbabile, per motivi sia tecnici, sia dovuti al fatto che il capitalismo stato riformato deliberatamente per evitarla (vedi Hobsbawm, op.cit. pag.319), ma anche perch non pi valido lo schema a due poli, in cui uno perde e laltro vince. Le categorie di espansione economica, ripartizione del prodotto, conseguente crisi e rivoluzione, risultano in definitiva troppo semplici per la situazione attuale. Molto diverso il contenuto del termine crisi se ci si riferisce alla condizione individuale e allinsostenibilit del danno ambientale. La condizione individuale, si diceva, non dipende solo dallo spicchio di economia monetaria, mentre il danno ambientale dipende dallurto della crescente produzione industriale materiale contro i limiti naturali (questultimo potrebbe produrre, secondo una ipotesi elaborata dalleconomista Stern, una depressone economica paragonabile a quella del 1929). Nella societ post industriale, caratterizzata da scienza e tecnologia, quindi da conoscenza tecnico scientifica, le categorie di riferimento saranno diverse e faranno riferimento alla qualit delle relazioni sia interumane che verso la natura. Per questo, le conoscenze accennate costituiscono una base utile, ma non sufficiente, perch mancano, a tutt oggi, le conoscenze relative al conseguimento di buone relazioni e in genere alla soddisfazione dei bisogni umani di tipo superiore e immateriale.

I.2.8 Lo spartiacque storico costituito dalla crescita economica Tenendo conto di ambedue gli aspetti, individuo e natura, emerge il carattere di vero e proprio spartiacque storico costituito dalla espansione economica degli ultimi duecento anni e in particolare degli ultimi cinquanta. Secondo Angus Maddison (OECD 2001) il PIL del mondo intero, dal 1820 al 1998, aumentato da 894 a 33.726 miliardi di dollari (prezzi 1990). In particolare, i paesi sviluppati occidentali e il Giappone sono passati da 198 a 17988, con un aumento di quasi 100 volte. Per anni pi recenti, si pu fare riferimento a Luigi Pasinetti ( Dinamica economica strutturale, Il Mulino, 1993, pag. 26), che riporta gli incrementi di PIL pro capite, a prezzi costanti, per una selezione di paesi nel ventennio 1961 1981. Fatto 100, per ciascun paese, il valore del 1961, il,valore del 1981 stato 164 per gli USA; 144 per UK; 189 per la Germania; 212 per la Francia; 235 per lItalia; 359 per il Giappone ; 137 per lIndia ; 217 per il Brasile; 220 per lEgitto. Ad esempio, nel caso dellItalia, la capacit di spesa dellindividuo medio pi che raddoppiata in 20 anni. Ecomprensibile quindi che, per una societ dei consumi come lattuale, siano cambiate sia le condizioni di tutti gli strati sociali come anche dei singoli soggetti. I lavoratori, in particolare, ormai partecipano attivamente alla societ dei consumi, con effetti culturali e relazionali, oltre che economici, sia sulle relazioni umane che sulle risorse naturali. A queste ultime, il processo produttivo 10

ha attinto come da un magazzino senza fondo, dando luogo ad una disattenzione verso la realt non umana, che si sta ora rivelando come un boomerang.

I.2.9 Il cambiamento della solidariet. Si accennava alla solidariet in un quadro di penuria condivisa, collante sociale che si faceva sentire in tutti gli ambiti, dal ruolo della famiglia, alla solidariet sul pianerottolo delledificio ad appartamenti, oltre che nel rapporto tra i lavoratori. Sul piano storico, non si pu dimenticare che, ancor prima dei sindacati, si sviluppavano nel XIX secolo le societ di mutuo soccorso. Oggi, si pu constatare che la solidariet tra lavoratori, tuttora presente negli ambiti di lavoro, non diventata principio di coesione sociale sul territorio, proprio perch, fuori dellazienda, sono diverse le possibili ragioni di aggregazione sociale, soprattutto nella societ sviluppata dei consumi. Si pu capire, quindi, che la situazione risulti molto diversa rispetto al XIX secolo e che i presupposti precedenti della soggettivit, come si diceva, entrino oggi in crisi, mettendo in evidenza, in particolare, il problema irrisolto della solidariet, fuori del lavoro, nella societ sviluppata.

I.2.10 Individuo competitivo,modernit riflessiva,individuo socializzante. Non si ritiene giustificato, sul piano prima di tutto scientifico, che allinizio del XXI secolo si debba sottostare, in merito allindividuo, al modello interpretativo di tarda derivazione biologica - la lotta tra i microrganismi - per cui gli individui sarebbero sempre in lotta tra loro, competendo per le risorse scarse. Questo aspetto esiste e impedisce ad alcuni di accorgersi che nella realt gli individui possono accordarsi e organizzarsi per conseguire obbiettivi di interesse comune, non necessariamente disinteressati,ma corrispondenti ad una civilt possibile. La civilt non mai stata disinteressata, n evangelica. La civilt una maniera di gestire gli interessi che corrisponde alle capacit di riflessione e relazione umane, che sono post biologiche, post batteriche, riflessivamente interessate. La civilt comprende anche la trasformazione degli interessi, in particolare quando la sopravvivenza biologica sia assicurata. Nella fase post industriale, abbiamo quindi bisogno di una modernit riflessiva, a misura della complessit dei processi. In questa situazione, un elemento di novit che dobbiamo specificare quale possa essere, al riguardo, il ruolo dellindividuo, in una visione, appunto, riflessiva e post biologica. Sul piano storico, non mancano certo i precedenti nella fase della modernit pre industriale, quando gli individui organizzati costruivano e realizzavano i processi rivoluzionari, in Inghilterra, in Olanda e in Francia, che hanno avviato la democrazia moderna. Successivamente, nella fase industriale, ha dominato il conflitto tra capitale e lavoro, che ha portato alle socialdemocrazie e al welfare. Il pensiero del lavoro, alla base della attuale socialdemocrazia, impegnato tuttora sulla solidariet, nel senso che lo stato interviene a migliorare le condizioni economiche dei ceti pi deboli. Lo stato sociale, con il diritto alla scuola, alle cure mediche ecc, la grande innovazione sociale del XX secolo. La coesione sociale, nella situazione attuale, richiede per interventi anche diversi, a livello dei rapporti orizzontali tra gli individui, sul territorio, tra soggetti attivi, che formulano i loro piani di vita e che non hanno pi bisogno della solidariet da penuria condivisa. Per questo motivo e per il rapporto con la natura, in questa sede, di fronte alla tendenza di individualizzazione in atto, si propone una valorizzazione dellindividuo riflessivo e socializzante, in alternativa alla figura ben nota dellindividuo competitivo, con razionalit egoista. Nella attuale fase post industriale, si deve quindi pensare ad un ruolo nuovo dellindividuo, come partecipante ad una democrazia anche economica, di cui sono gi disponibili alcuni esempi e tentativi, come il bilancio partecipato. In generale, non si dovrebbero separare i procedimenti democratici dalla necessit di correggere i 11

contenuti dello sviluppo, per cui, soprattutto nei paesi sviluppati, le nuove forme della democrazia dovrebbero essere orientate a conseguire un tipo di sviluppo che sia adeguato alle richieste di questi tempi., quindi centrato sulla qualit, Si richiede, per questo, un impegno forte e intelligente anche da parte istituzionale, superando rilevanti difficolt (successivamente considerate).

I.2.11 Collasso economico mondiale a causa della differenza ingiusta tra paesi ricchi e paesi poveri? Qualcuno, in alternativa a quanto qui si propone, potrebbe tenere ancora in considerazione la previsione che una crisi verticale possa ancora prodursi, nei prossimi anni, a livello globale, a causa delle differenze tra nord e sud del mondo. Questa ipotesi, per, non appare fondata, perch la parte pi consistente del mondo, costituita dai grandi popoli asiatici, ha ben altre prospettive.Bisogna tener conto, infatti, degli aumenti registrati negli stessi anni 1820 1998 anche in aree povere ; in particolare lAsia, escluso il Giappone, passata da 390 a 9953 miliardi di dollari (Angus Maddison, citato). La parte maggiore delle societ sia cinese che indiana sono tuttora povere, ma bisogna tener conto dei progressi in atto, con tassi di 8 o 10 %, per cui lattesa riposta nellaumento della ricchezza interna e nella sua ripartizione. La Cina, a met di questo secolo, potrebbe avere un PNL pari a quello degli Stati Uniti. Cina e India sono molto diverse per gli aspetti istituzionali, ma in ambedue i casi si di fronte a modelli troppo articolati, per immaginare rotture verticali, con carattere di classe.

I.2.12 La societ dei consumi, modello globale, in paesi con diversi assetti istituzionali Ne risulta che la societ dei consumi di derivazione occidentale costituisce ormai un modello di riferimento per tutto il mondo e che i paesi poveri puntano a parteciparvi in misura crescente. Di conseguenza, una eventuale ipotesi di depressione economica globale andrebbe se mai associata agli sconvolgimenti dovuti alleffetto serra, qualora non siano fronteggiati. In definitiva, resta confermato che la critica della societ dei consumi sviluppata e lintervento sui processi di individualizzazione corrisponde sia ad una necessit delle popolazioni che vi partecipano pienamente, che ad una esigenza globale. Nel nuovo quadro, come si diceva, la crisi, come risulta anche dal volume di Hobsbawm, va intesa oggi non come un collasso verticale dellintera economia mondiale, ma piuttosto come un processo prolungato di perturbazione profonda della societ nel suo insieme, una crisi di presupposti e di civilt, quindi di rapporti tra le individualit,i beni comuni e le comunit,tra le soggettivit e le idee-guida, con visibili difficolt di relazioni tra le persone, come anche tra i cittadini e le istituzioni.

I.2.13 Necessit di intervento pubblico per la civilizzazione dello sviluppo Le conseguenze, qualitativamente note, ma irrisolte, si collocano ad un livello ancora poco approfondito, soprattutto sul piano operativo, riguardante la faccia sociale dellattuale ricchezza economica, che presenta problemi di coesione sociale, distanziamento dellindividuo dalla comunit, perdita di fiducia nel futuro e di senso del vivere, opacizzazione della funzione del lavoro, in quanto propulsore complessivo della civilt. Permangono gli aspetti di economia,equit distributiva, occupazione. Emerge, con priorit e urgenza, la questione ambientale. Indicando con il termine civilizzazione linsieme dei problemi accennati,nel caso attuale non c nessuna classe o ceto o strato dirigente che possieda, ai fini della civilizzazione dello sviluppo, una chiave di ingresso valida per linsieme della societ. Non c nessuno scontro, nellambito delle diverse parti citate, capitale, lavoro, individui, istituzioni, natura, che facendo prevalere una parte sulle altre, possa produrre un risultato positivo per tutti. 12

Occorre invece che tutte le parti si muovano secondo un percorso di adattamento attivo alle nuove esigenze epocali, producendo cos uno sviluppo che possa definirsi civilizzato. Una eventuale dittatura tecnico-ecologica non corrisponderebbe alla richiesta indicata, perch si tratterebbe di una istituzione che tenterebbe di salvare il rapporto con la natura, passando attraverso lo schiacciamento delle altre parti. Pi vicina a quanto si richiede, la memoria di impegni partecipati, non disinteressati, ma civili, come quelli in Olanda, per costruire le dighe, a partire da mille anni fa.

I.2.14 Marx, Hobsbawm, individuo socializzante Nellinsieme, rispetto allepoca di Marx, ci troviamo di fronte sia a condizioni diverse, in senso economico sociale, sia anche ad un problema complessivo intrinsecamente nuovo, di rapporto complessivo con gli equilibri naturali. In queste condizioni, per conseguire risultati utili dal confronto tra il suo pensiero e la realt del secolo successivo, si seguir un procedimento basato su diverse fasi: interpretazione, ad opera di Hobsbawm, delle principali categorie di problemi e trasformazioni che il XX secolo ci consegna irrisolte ; richiamo di alcuni aspetti del pensiero di Marx, verificandone i limiti di capacit rispetto alle accennate categorie di problemi, la condizione e soggettivit dellindividuo e il rapporto con gli equilibri naturali ; delineazione, infine, di una proposta. In questo quadro, la rilettura qui proposta dellIntroduzione del 1957 e dei Grundrisse viene ritenuta utile per due motivi principali. Il primo la critica, estesa alla riconsiderazione del pensiero di Marx, delloggettivismo tuttora condiviso dalle culture che fanno riferimento solo al lavoro. Il secondo il tentativo, pur criticando lautore, di stare a livello della sua straordinaria intelligenza. A questo fine, si mette in opera un metodo interpretativo ermeneutico, che non punti alla fedelt verso le sue intenzioni, ma piuttosto alle ricchezze tuttora presenti nei suoi testi, selezionandone i contenuti, in ragione della loro utilit, ai nostri fini. Vengono cos in evidenza le contraddizioni tra la parte del suo pensiero che a distanza di 150 anni appare tuttora vitale e lo conferma come grande scienziato del capitalismo e della classe operaia, con una capacit di previsione che si spinge fino alla Et dellOro, e la parte programmatica rivoluzionaria, che invece appare irreversibilmente superata. Come testo di riferimento principale si assume la Introduzione del 1857, giustamente famosa, nella quale lautore assume la produzione materiale come oggetto della analisi e gli individui che producono in societ come punto di partenza.

I.2.15 Individuo secondo Marx e individuo socializzante A proposito di individui, Marx non pu bastare, in quanto a lui interessano soprattutto in quanto producono in societ, mentre i cittadini, oggi, trovano anche altri motivi per svolgere attivit in societ e questi motivi appartengono spesso al campo della soggettivit organizzata per fini di interesse comunitario, quindi al nuovo tipo della solidariet. Sullo stesso solco, anche di fronte allosservazione di Hobsbawm circa l individualismo asociale assoluto, meglio assumere una posizione pi rappresentativa della variet delle situazioni, richiamando in particolare che molti cittadini, tuttaltro che asociali, si organizzano oggi in associazioni attive per vari interessi di carattere comune, diventando parte integrante dellarea della civilizzazione dello sviluppo. Assumere la soggettivit degli individui, che sono provvisti di informazioni e riflessivit e producono piani di vita per se stessi, come intrinsecamente asociale, dimostrerebbe solo, purtroppo, lo scarso livello di approfondimento compiuto dalla sinistra sulla dimensione individuale e sulle sue potenzialit. Le capacit sociali degli individui, che sono gi oggi in atto, costituiscono una circostanza tanto pi rilevante se si considera lindebolimento fisiologico, gi ricordato, della solidariet da penuria 13

condivisa. Considerato quindi il valore di queste figure sociali liberamente attive, si ritiene possibile - a differenza di Hobsbawm - delineare la figura di un individuo socializzante, nuova, per certi aspetti, anche sul piano antropologico, in quanto non - necessariamente - un tipo altruista o filantropo, e non nemmeno un lavoratore conscio dei suoi diritti, ma semplicemente un abitante del territorio, interessato alla qualit del contesto cui partecipa, dotato di intelligenza sistemica e sociale, che agisce secondo una moralit strutturata sia in comunicazioni e in partecipazioni che in comportamenti personali quotidiani, aperta quindi verso la civilizzazione dello sviluppo e degli interessi. Il suo predecessore pi vicino va cercato allinizio del XIX secolo, nel farmacista o avvocato socialista, che proponeva intorno a s i benefici della modernit economico sociale, contro il feudalesimo e contro la dittatura culturale del clero. Lindividuo socializzante sa che i nuovi cicli di vita vanno progettati a partire dallinterno degli insediamenti abitativi e del rapporto con gli equilibri naturali,, massimizzando la qualit umana della condizione di vita sul territorio e richiedendo, a questo fine, nuovi prodotti e servizi. Conscio dei suoi diritti e del carattere maturo e realizzabile delle sue richieste, non punta tutto sulla sua limitata capacit di spesa privata, ma propone un percorso organizzato. Sa anche che il nuovo modo di agire, nella societ della conoscenza, affidato pi alle reti partecipative e ai confronti di sostanza che non a procedimenti tradizionali, spesso basato su slogan semplici. Il suo personale piano di vita tiene conto dei beni comuni, ai quali del resto partecipa. Esocialmente e intelligentemente interessato, non disinteressato. Eora di uscire, anzi da una contrapposizione che tutto sommato ipocrita, tra interessati e disinteressati. In questo, possiamo ancora imparare qualcosa da Marx e possiamo distinguere tra interessi interni alla intelligenza sociale, che creano civilt, e interesso che non la creano. Si propone dunque una innovativa solidariet territoriale, mediata dalla cultura sistemica, che capace di incorporare un grado sufficiente di complessit nelle proprie richieste, puntando sullincremento del capitale sociale locale, migliorativo del contesto comune di vita.

I.2.16 Solidariet sindacale, solidariet associativa Lorganizzazione sindacale dei lavoratori corrisponde, da parte sua, ad una convenienza e solidariet oggettivamente razionale,in situazioni caratterizzate dalla necessit economica condivisa, quindi, in ultima analisi, dalla esigenza di retribuzione del lavoro, in continuit con i modelli ottocenteschi. Tale esigenza tuttora presente e lo sar sempre, di fronte agli opposti interessi della accumulazione privata di capitale, sia pure in condizioni diverse. In effetti,oggi il rapporto tra capitale e lavoro presenta diverse facce: oppositivo per laspetto retributivo, ma pu essere variamente accordato per gli aspetti di modello di sviluppo, in quanto le soluzioni basate sulla grande fabbrica fordista - auto, elettrodomestici, acciaierie, raffinerie prevalente fino a 50 anni fa, presentano per il sindacato le massime condizioni per lorganizzazione del lavoro e possono dare luogo, per le scelte di sviluppo, a rapporti di coalizione reale con gli interessi di continuazione. Ad una tipologia diversa appartiene la solidariet propria dellattuale associazionismo, determinata da conoscenze, riflessioni e valutazioni soggettive, cio dal rapporto tra la cultura e lindividuo, dando luogo ad una novit, tipica della II met del XX secolo, cui corrisponde un immenso potenziale, grazie alla possibile alleanza, o coalizione, in reciproca autonomia, con listituzione, con la politica di civilizzazione dello sviluppo, con lintelligenza sociale progettuale e con gli interessi economici pi lungimiranti.

I.2.17 Sondare le opportunit derivanti dalla individualizzazione Se vero che il motore della individualizzazione va a pieno regime, bisogna sondarne, oltre le conseguenze negative, anche le opportunit. Se il ruolo degli individui organizzati trova oggi 14

difficolt ad affermarsi, bisogna capirne la ragione, che sta proprio nel carattere post industriale dello sviluppo attuale e, di conseguenza, che si estende necessariamente anche alla solidariet. N la cultura liberale n quella socialista comunista, che appartengono alla maturit industriale e nemmeno la cultura operaia tradizionale sono attrezzate per comprendere e sostenere questa nuova possibile solidariet. Dai liberali, infatti, gli individui vengono considerati egoisti - razionali, dai comunisti e socialisti vengono considerati reattivi e socializzanti solo nella produzione. Di fatto, i piani di vita e le possibilit di scelta degli individui, qui considerati con priorit, non sono invece considerati tema politico di rilievo nei partiti e sindacati pi rappresentativi. Individui e natura sono dimensioni della realt che, pur essendo robuste e attuali, sono culturalmente e politicamente marginalizzate.

I.2.18 Socialismo e personalismo cristiano Una considerazione diversa, con riferimento appunto ai modi di vivere,in quanto rapporto consapevole tra lautorealizzazione dellindividuo e la comunit, meriterebbero sia la accennata cultura socialista a tendenza umanitaria dellinizio del secolo XX che, per alcuni aspetti, tra cui il personalismo, la cultura di area cristiana (di ambedue sono presenti le tracce nella Costituzione Italiana, in particolare art. 3, sviluppo della persona umana). Si accennato ad uno spartiacque, quindi ad uno stacco tra i problemi attuali e quelli tradizionali. Questi ultimi hanno determinato gli interventi classici, tuttora validi, a favore della coesione sociale, come il diritto al lavoro,la giustizia distributiva e il welfare. Come si cercher di mostrare, i nuovi temi dei comportamenti individuali e degli stili di vita, di importanza determinante per lintera societ umana, non implicano una presa di distanza rispetto ai precedenti, ma piuttosto una esigenza di integrazione e di innovazione complessiva. Conviene quindi valutare lapporto che, dalla elaborazione in questione, che conduce ad uno sviluppo allargato dello stato sociale, pu venire alle culture democratiche e sociali, legate alla tutela del lavoro e allo stesso stato sociale, tradizionalmente collegato al lavoro stesso.

I.2.19 Assetti di sviluppo e naturalismo dei bisogni Fin dora, appare infatti evidente che lassetto di sviluppo esistente, parte di un ordine internazionale e nazionale a tendenza liberista, privo di adeguati contrappesi istituzionali, non pu fare fronte alle quattro trasformazioni accennate, dando luogo ad un quadro irrisolto circa il rapporto tra la oggettivit e la soggettivit, quindi tra i grandi temi di portata generale e la condizione degli individui. Nel caso che i bisogni vengano collocati su una scala uguale per tutti, in quanto ritenuti di origine naturalistica e non culturale, le categorie in campo resteranno quelle tradizionali, aumento del prodotto e criterio della sua ripartizione, perch la disponibilit finanziaria dellindividuo ne stabilir laccesso ad un certo numero di gradini della scala. Se invece, come appare giusto a chi scrive, si d peso alle influenze culturali sulla percezione individuale delle esigenze e delle utilit,i percorsi di autorealizzazione degli individui potranno essere trasformati e diversificati. Si potr allora avviare una ipotesi di societ post industriale, basata sulla critica dellindustrialismo e su nuovi percorsi, sia individuali che comunitari, in particolare a livello di insediamenti urbani.

I.2.20 Berlinguer, ambientalismo, ONU In proposito ai percorsi e alle scelte di vita, trattandosi di temi di lunga durata, si far riferimento allantropologia e, in particolare, ai rapporti, attivi gi negli anni 70, tra la scuola americana, in particolare Sahlins, e quella italiana, in particolare Tentori. In questo solco, la messa in evidenza del ruolo attuale dellindividuo in quanto opportunit sociale non corrisponde in alcun modo ad una ipotesi di autosufficienza dellindividuo stesso e della societ 15

civile. Al contrario, si proporr, tra laltro, la indispensabilit di un incontro, reciprocamente attivo, tra i modi di vivere degli individui, in trasformazione, e i ruoli delle istituzioni pubbliche, in un quadro di riforma e allargamento dello stato sociale, che va orientato, con progetti territoriali specifici, allincremento del capitale sociale, quindi anche alle possibili dinamiche di cambiamento dei comportamenti individuali, che sono parte integrante dei progetti stessi e delle relative verifiche. La critica dellassetto attuale, come gi si vede, non pu essere compiuta n dallinterno del pensiero liberale, troppo disarmato nei rapporti tra beni comuni e mercato, n rilanciando i vecchi codici etico sociali, che, pur non essendo superati, non possono produrre innovazione sociale. Si potrebbe ancora osservare che, rispetto alla dotazione di cui dispone lindividuo, in merito a beni alimentari, tecnologici, comunicativi ecc., possa considerarsi perfino fisiologica la diminuzione ormai visibile di quella parte della solidariet che era legata alla penuria condivisa.,ma sarebbe sbagliato non porsi il problema di nuove forme di socialit e solidariet, adatte ai nostri tempi. Gi a cavallo degli anni 70, lallora segretario PCI, Enrico Berlinguer si interessava di questi temi, grazie anche ad un intenso rapporto con la parte accennata della antropologia americana, che in questa sede si considera tuttora valido. Come ricorda Tullio Tentori, in Antropologia delle societ complesse, Armando Editore, 1990, pag. 29), Berlinguer criticava le forme di individualismo esasperato, la rincorsa al guadagno facile, alto e immediato ecc., proponendo, come alternativa una societ funzionante e umanamente soddisfacente ..una nuova antropologia, rispondente ai bisogni pi ricchi, alle aspirazioni pi alte... Non si pu dimenticare, in proposito, che Berlinguer cerc di proporre lausterit ai lavoratori, da poco pervenuti ad alcuni vantaggi economici. La caduta successiva della proposta pu dare luogo a diverse critiche, oggi evidenti, per cui, in questo intervento, non si parler di austerit, ma di ricchezza di beni relazionali e non si affider il ruolo principale alla classe operaia, ma alla maggioranza dotata di mezzi economici deboli o medi, tra cui gli stessi lavoratori, considerati come abitanti del territorio (si veda una osservazione, pi avanti, su mobilit e radicamento). Resta comunque il valore della sua anticipazione. A sua volta, per diversi anni, il movimento ambientalista ha proposto uno stile di vita sobrio nei consumi di materia e orientato alla qualit delle relazioni. Da parte sua,lONU ha scritto Il consumo contribuisce allo sviluppo umano nel momento in cui amplia le capacit ed arricchisce le vite delle persone, senza incidere negativamente sul benessere di altri ; vi contribuisce nella misura in cui risulta favorevole tanto alle generazioni future, quanto a quelle attuali ; infine vi contribuisce quando incoraggia gli individui e le comunit ad essere vivaci e creativi (Rapporto sullo sviluppo umano, 1982). A ben vedere, si tratta di veri e propri progetti sociali, ma in realt n questi attori, con una tendenza comune allottimismo antropologico, n altri hanno approfondito, almeno in Italia, le difficolt, le opportunit non solo ambientali, le condizioni di efficacia e le conseguenti strumentazioni indispensabili per rendere operative queste esigenze (anche sul piano politico, sono pressoch assenti nel dibattito, perfino quando si discuta di nuove formazioni politiche). In effetti, Hobsbawm parla di crisi della politica e ci corrisponde ad una stagnazione del pensiero socialdemocratico, che richiede apertura a nuove possibilit. In concreto, di fronte alle proposte che si stanno qui delineando, si possono supporre tre atteggiamenti principali: uno di disinteresse, considerando errati o marginali questi temi, rispetto ad altre urgenze ; un altro di interessamento culturale, assegnandoli per al piano delle utopie ; un terzo, disposto ad entrare nel merito (sia il secondo che il terzo sono di interesse per chi scrive).

I.2.21 I beni relazionali, pur entrando in rapporto con leconomia, non si possono produrre in fabbrica A causa dei modelli culturali produttivisti, non viene di solito tematizzata la differenza tra ci che si pu produrre, come un oggetto di buona qualit tecnologica o anche un servizio, e ci che invece non si pu produrre, come la qualit delle relazioni. Sono due qualit ben distinte. La seconda pu 16

essere condizionata e facilitata dalla prima, ma non generata, perch dipende dalle culture e propensioni degli individui. Anche se poco valorizzata, lattualit di questi temi tuttora assai forte, come dimostra un altro passaggio del volume citato di De Vincenti e Montebugnoli: Si tratti dei servizi di comunicazione mediati dalla trasmissione di bit, dei servizi di prestazione personale diretta, della produzione di valori ambientali, della riorganizzazione dei tempi e degli spazi della vita comune (nonch dei cicli di vita individuali), il dato saliente sembra appunto quello di una minore incidenza del riferimento cosale loggetto di consumo per s preso e viceversa di una maggiore incidenza delle coordinate fisiche e sociali entro le quali la soddisfazione dei bisogni svolge il proprio corso. Per sviluppare questo spunto, viene in evidenza la funzione dei servizi di prossimit o pi in generale dei servizi di qualit sociale, che nel volume in questione sono trattati da Alessandro Aronica e Alessandro Montebugnoli (op.cit., pag. 91 e seguenti). Si profila cos un principio di risposta alla erosione della socievolezza, tema gi considerato, diversi anni prima, da Fred Hirsch (I limiti sociali allo sviluppo, citato, pag. 93). Il punto vero che la necessaria critica della invadenza della commercializzazione stata confusa con la critica del mercato, in quanto tale. Il problema strategico si pone come rapporto tra i beni di interesse comune e il funzionamento del mercato. In questo quadro, la critica della commercializzazione distorta, indispensabile per motivi ambientali, di condizione dellindividuo e di cooperazione internazionale, deve essere associata a strumentazioni efficaci, diverse dalle tradizionali forme stataliste e burocratiche,ma in grado di modificare le tendenze spontanee del mercato (riferimenti al Rapporto Delors nella Parte V).

I.2.22 Ricerca realistica nel campo del possibile In questa sede, volendo delineare un futuro migliore per una societ affluente, tecnologica e mediatica, in particolare europea, attiva in un mondo globalizzato, si vuole in primo luogo prendere in piena considerazione un dato di realt, cio il ruolo crescente dellindividuo, in secondo luogo proporre politiche pubbliche sul tema, promuovendo e realizzando il potenziale dellindividuo socializzante, nellambito di un indirizzo antropologico che non sia pregiudizialmente ottimistico, ma bens pienamente possibilista, a partire dalle sue capacit di apprendimento, riflessione, responsabilit e intenzionalit, sia in ambiti organizzati che ai fini di un comportamento quotidiano coerentemente strutturato. Appare possibile, in tal modo, filtrare e rielaborare anche i vecchi codici. A sua volta, l istituzione pubblica, giustamente criticata da Hobsbawm in relazione alla seconda trasformazione, dovr sostenere questo nuovo ruolo, in modi appropriati, diversamente da quanto oggi avviene (accenni nellultimo capitolo). In tal modo si potr delineare un progetto sociale che dovr formulare proposte coerenti a tutti i livelli, a partire dalla condizione degli individui, fino ai progetti territoriali, alla economia e competitivit nazionale, quindi agli aspetti istituzionali ed economici relativi al livello globale. Per quanto riguarda in particolare la produzione, i problemi che si pongono oggi, anche sulla base di Il secolo breve, non sono quelli della ortodossa contraddizione tra i rapporti di produzione e la produzione, quindi di insufficiente capacit produttiva dellimpresa privata, ma piuttosto quelli dovuti alla discrepanza tra il contesto liberista e la indispensabile assunzione politica della responsabilit di orientamento generale delleconomia, in particolare ai fini delle nuove esigenze, individuo e natura. Di conseguenza, non vedendosi, come gi si diceva, rispetto al capitalismo, ragioni di collasso o crisi di rottura, ma piuttosto problemi di rapporto tra pubblico e privato, lo scenario di riferimento la necessit di una seconda riforma del capitale, considerando che la prima sia stata quella degli anni 60. In accordo con i tempi che viviamo tecnologia primum movens, dice leconomista Pasinetti - e con lo stesso pensiero di Marx, sar tenuto in primo piano il ruolo della tecnologia, della conoscenza e dellapprendimento. Le risorse proposte sono infatti la solidariet riflessiva, il progetto esteso agli 17

stili di vita, il lavoro nelle conseguenti attivit lutilizzo della tecnologia appropriata.

I.2.23 Qualit ambientale e relazionale, sviluppo sostenibile Limpostazione qui proposta largamente in accordo con la riforma ambientalista indicata come sviluppo sostenibile, rispetto alla quale questo va specificato - si caratterizza perch sottolinea la distinzione, oltre che la contiguit, tra le due qualit, ambientale e relazionale. Non si pu dimenticare, infatti, che molte ragioni di intervento sulla condizione dellindividuo emergono gi in fase pre ambientale. Daltra parte, lalleanza con la natura non pu essere solo tecnologica, ma anche culturale e comportamentale. Occorre quindi un pi diretto impegno sugli aspetti di soggettivit, ambiti e stili di vita, pervenendo ad una modernizzazione ecologica e relazionale delleconomia, con il forte incremento occupazionale ad essa collegato, dovuto ad ambedue i settori e alle loro sinergie. Su questo percorso, occorrer prendere la giusta distanza sia da Marx, come gi accennato, sia anche, in qualche caso, dallo stesso Hobsbawm.

I.2.24 Economia: leva di domanda mirata Di economia, infine, sar necessario occuparsi esplicitamente, se si vuole intervenire sul rapporto tra oggettivit e soggettivit e sul ruolo conseguente del lavoro.Ad esempio,se lambiente mette sul tavolo problemi urgenti come leffetto serra, da parte loro i contesti di vita propongono la questione grave e irrisolta delle periferie urbane e della condizione dellindividuo negli spazi metropolitani. Sar necessario, di conseguenza, andare oltre il pensiero di Keynes orientato ad una leva di domanda generale, creandone, al suo posto, una che sia mirata ad alcuni ben determinati settori e ai relativi progetti, e che, per questa via, incrementi loccupazione, ripensando e integrando la politica di stato sociale. Rinviando nellinsieme alla parte specificamente destinata alleconomia, si propone tra laltro lincremento del capitale sociale, in ogni ambito fisico di vita, che sia un insediamento urbano o una porzione di territorio, per il quale si dovranno promuovere, con il concorso finanziario pubblico, progetti integrati, quindi multi - settoriali, specifici di quellambito e per di pi orientati a risultati comportamentali. Tali progetti, per la loro progettazione, realizzazione e gestione, richiederanno sia apporti tecnologici che qualificati contributi di lavoro, per servizi, coordinamenti, comunicazioni ecc., dando luogo, nel loro insieme, ad un riorientamento graduale, ma generale, delleconomia e delloccupazione.

I.2.25 Obbiettivo: disponibilit per tutti di contesti e servizi di qualit Lobbiettivo proposto che tutti gli abitanti degli ambiti interessati abbiano a disposizione contesti di vita e servizi di prossimit caratterizzati da elevati e specifici livelli progettuali e da contributi di lavoro adeguati, in qualit e quantit, creando in tal modo un rapporto mirato e verificabile tra il lavoro e le opportunit di vita sul territorio, con aumento qualificato delloccupazione. Per il successo di questa strategia, sar necessario comunque, andando oltre la messa a disposizione dei servizi, attivare la partecipazione attiva degli interessati, senza la quale non ci sarebbe n mutamento dei comportamenti, n incremento del capitale sociale. Per lattuazione dellobbiettivo accennato si proporranno strumenti di intervento sul mercato caratterizzati in primo luogo dalla priorit dei beni pubblici in questione, in secondo luogo dalla importanza della progettazione integrata e specifica, in terzo luogo da innovazioni contrattuali tali da includere la partecipazione degli abitanti e la modifica dei loro comportamenti, verificabile attraverso opportuni indicatori. Lo schema accennato, che viene proposto in particolare al dibattito degli economisti, prevede s maggiori investimenti sul lavoro, ma senza determinare per questo un quadro inflattivo, grazie alla 18

corrispondenza verificabile con benefici realmente percepiti e riconosciuti dagli abitanti.

I.3 Let delloro,la societ fordista del lavoro E evidente che Marx (vedi Appendice), passando da una questione di misura ad una previsione di crollo, cade in un astrazione che appare ben poco giustificata dal suo stesso testo. In definitiva, la capacit del grande capitale esattamente valutata,ma manca allo scienziato di Treviri limmaginazione sul ruolo di attori e istituzioni esterni allo scontro tra capitale e lavoro, per cui, ai nostri fini, diventa indispensabile il passaggio da uno schema basato su due soli attori, capitale e lavoro, ad uno articolato su quattro soggetti sociali, capitale, lavoro, istituzioni, societ civile ed una parte non sociale, costituita dalla natura (un esempio della maggiore complessit, che propria della fase post industriale). In effetti, nella Et delloro, anni 1947 - 1971, tutte e quattro le componenti sociali sono riuscite a concrescere, grazie appunto alla powerfull effectiveness e alla convenienza dello stesso capitalista in particolare di Henry Ford - ad allargare la base sociale della produzione, attraverso limpiego di tecnologia, produzione in serie e offerta di prodotti a prezzi accessibili per un salario operaio aumentato. Equesta la societ fordista del lavoro in cui il fattore tecnologico e laumento dei salari hanno permesso la partecipazione dei lavoratori ai consumi. Nellinsieme, sul piano storico, il capitalista ha ottenuto s il suo vantaggio, ma alla condizione di associarlo a quello del fattore lavoro, in termini di salario, occupazione, ruolo politico, nonch al vantaggio del consumatore. Sul piano politico generale, ci significa che erano state create allora le condizioni di sistema, legislazione, scuole, ospedali, servizi, adatte alla convergenza di interessi non solo diversi, ma tendenzialmente conflittuali. Keynes, come si accennava, si preoccupato della politica pubblica in quanto leva di domanda, oltre il pareggio del bilancio pubblico, quindi deficit spending, ma tale impostazione non pi proponibile come allora (a causa della inflazione e della stagflation, vedi parte sulleconomia). Occorre invece una leva di domanda, mirata a settori ben definiti, creando occupazione l dove ci sia una ben definita e qualificata domanda di servizi, non evasa dal mercato, evitando linflazione. Anche nel caso attuale, come negli anni 60, si richiede un impegno di coordinamento generale e condizionamento del capitale, da esercitarsi dalla parte pubblica, ma con contenuti e attori sociali in parte diversi e con la consapevolezza del rapporto con gli equilibri naturali. La novit, che la societ sviluppata del XXI secolo, avendo gi socializzato, in qualche modo, la powerful effectiveness delle macchine, si trova davanti ad un problema completamente diverso, quello dellarricchimento mentale e relazionale dellindividuo. Ha difficolt a risolverlo, proprio perch, in questo caso,la tecnologia, le macchine, il lavoro stesso necessario per condurle, non bastano. Emergono problemi culturali sociali che dipendono da altri fattori, valori, esigenze di senso,qualit delle relazioni ecc., non conseguibili come ricasco di una razione individuale di prodotti industriali. La societ industriale, comprensiva di capitale e lavoro, si abituata, per cos dire, a risolvere i problemi attraverso la fornitura di prodotti e questa maniera ha avuto il suo culmine nel fordismo, quando laccesso a determinati prodotti stato aperto a tutti gli strati sociali produttivi. La nuova fase, detta post industriale, non ammette le stesse soluzioni e gli stessi ruoli. Lestensione a tutti di un determinato beneficio, ad esempio lauto in quanto strumento della mobilit individuale, pu trasformarsi addirittura in un male comune, una congestione di auto bloccate in una strada, un inceppo della mobilit, che assume un preciso carattere post fordista. Una dimostrazione si pu trovare ancora una volta nel campo del trasporto, dove si riscontra che laumento della produzione e commercializzazione delle auto non pi linearmente connesso con un vantaggio della mobilit, ma anzi pu produrre blocchi della circolazione. La conseguenza che lorganizzazione della mobilit sul territorio, diventa, ai fini della mobilit stessa, pi importante 19

della produzione. Eun caso della indispensabile riorganizzazione dei rapporti di prossimit. Se vero che non tutte le esigenze sono soddisfacibili attraverso i prodotti delle macchine, occorre quindi affiancare alla produzione degli oggetti quella della riorganizzazione dei contesti di vita, con riferimento non solo alle infrastrutture e attrezzature tecniche, ma anche alle informazioni, comunicazioni, opportunit di comportamenti, modifica degli stessi piani di vita degli individui. La tradizione romana antica distingueva giustamente tra urbs, strutture, e civitas, gli abitanti. I progetti dovranno coinvolgere la civitas fino ai comportamenti degli individui. Tutto ci non fa ancora parte del sapere politico - istituzionale principale, come dimostra lesempio della mobilit. Dal punto di vista tradizionale, infatti, si osserva infatti che la limitazione della circolazione dellauto si traduce in corrispondenti limitazioni produttive e occupazionali dei settori interessati. Eleconomia di questi settori la principale variabile da difendere. Si osserva (giustamente) che se puntassimo, al limite, ad una citt senzauto, la citt dellauto,che in Italia Torino, resterebbe senza le fabbriche. La transizione qui proposta consiste invece nel produrre una citt che, tra laltro, permetta la mobilit, in condizioni di sostenibilit, con limpiego pi regolato e scorrevole anche delle auto, ma permettendo laccesso sicuro allo spazio urbano ai pedoni, ai bambini, ai ciclisti. Per ottenere questo risultato, molti ruoli, per, devono cambiare, sia nellarea del capitale che in quella del lavoro. Il passaggio dalla modernit quale era comprensibile a Marx, in qualche modo valida fino ai passati anni 60, alla nuova modernit riflessiva non richiede solo soluzioni appropriate, una per una, per i cento episodi irrisolti che incontriamo e identifichiamo ogni giorno. Richiede in primo luogo un cambiamento complessivo di paradigma culturale produttivo, a partire dalla consapevolezza dei limiti di quanto le macchine possono fare e di quanto invece va affidato alla cultura, al progetto comune, alla istituzione, alla mente dellindividuo, alla intelligenza sociale, agli scambi soggettivi e personalizzati, anche organizzati in rete, ai servizi e lavori in buona parte non sostituibili dalle macchine e infine alle intenzionalit degli individui e delle comunit, che devono diventare, come propone lONU, vivaci e creativi. Si tratta apparentemente di contesti locali, ma in questo intervento si sottolineer pi volte il rapporto, che potremmo definire nuovissimo, tra il micro-cosmo individuale e la dimensione globale. I miglioramenti dei contesti in cui vive lindividuo richiedono cambiamenti generali, che vengono frenati dai diversi interessi cristallizzati sulle posizioni tradizionali. I ruoli delle diverse componenti della societ possono essere messi al confronto con il pensiero di Marx sulla crisi del capitalismo, quale si capisce meglio leggendo la nota nel Quaderno III (op. cit. vol. 1, pag. 291), relativa ad un tema dinteresse per la soggettivit, la musica. Dice Marx: Il costruttore di pianoforti riproduce capitale, mentre il pianista scambia il suo lavoro soltanto con reddito. Ma il pianista che produce musica e soddisfa il nostro senso musicale, non produce questultimo in una certa misura ? In effetti s: il suo lavoro produce qualcosa, ma per questo esso non lavoro produttivo in senso economico, cos come non lo il lavoro del pazzo che produce chimere. Il lavoro produttivo solo in quanto produce il suo contrario. Marx scrive esplicitamente il suo contrario. Eevidente la influenza della filosofia di Hegel, per cui Marx riconosce dialetticamente nel produttore una antitesi del capitale. Oltre alla ipotesi dellisolamento, gioca quindi lhegelismo sociale di sinistra, inteso come trasferimento della dialettica filosofica tra tesi e antitesi in un ambito che hegeliano non , quello del conflitto tra le classi, capitale contro feudalesimo, lavoro contro capitale, con sintesi finale nel comunismo (la presente impostazione, sia detto di passaggio, non prevede invece alcun determinismo n alcuna soluzione definitiva, ma intende misurarsi con i problemi propri dellepoca). La impostazione di Marx non convalida per il suo stesso ragionamento, visto che gi prima del capitalismo erano presenti sia il senso musicale che i musicisti, con i loro strumenti musicali, che possiamo considerare schematicamente come societ e ambito civile. In realt, nellambito della societ civile, esiste una certa continuit, nellambito della quale, in diversi secoli, la musica, gli strumenti, i musicisti e gli interessati sono cresciuti insieme. Da un certo 20

momento in poi intervenuto il capitalismo, che ha riorganizzato a modo suo la produzione di pianoforti, che per sarebbero invendibili senza pianisti e ascoltatori, gi pre-esistenti. In effetti, oggi esiste non solo un capitale per la produzione dei pianoforti, ma un capitalismo dei servizi musicali, che copre tutto il circuito, con la prevalenza delle grandi serate affollate per ascoltare i cantanti pi famosi, e con la relativa industria e distribuzione di prodotti, in continua evoluzione tecnica. Possiamo, in definitiva, distinguere, nel pensiero di Marx, due filoni interpretativi,uno dei quali consapevolmente sviluppato dallautore, in accordo con il suo programma filosofico e politico, ha il ben noto carattere anti-capitalista e rivoluzionario, orientato allattesa del crollo, filone che qui viene ritenuta superato, mentre il secondo analizza lo spessore dei processi del capitalismo tecnologico e lo apprezza e critica insieme, in modo acuto e lungimirante. Anche questo secondo filone, pi ricco e anticipatorio, va comunque superato, in buona parte, se si vuole aprire la via a soluzioni post industriali, basate sulla ricchezza sociale, a livello di contesti comuni e modi di vivere e sullalleanza con la natura.

I.4 Disintegrazione dei vecchi modelli delle relazioni umane e sociali, civilizzazione dello sviluppo Il confronto con le quattro trasformazioni (tre di Hobsbawm + ambiente) non riguarda solo i partiti, i sindacati, gli operatori economici, ma anche la grana fine della societ, cio ogni individuo, uno per uno. Avendo questa realt in mente, argomentare di crisi di presupposti e di civilt un approccio certamente giustificato, che ha una lunga ed elevata storia dietro di s, almeno a partire dalle elaborazioni di Husserl degli anni 30 sulla crisi dellOccidente. Per evitare ogni genericit, conviene per, in questa sede, riferirsi alle analisi dei processi storici effettuate da Hobsbawm e in particolare alle 40 approfondite pagine (op.cit. pagg. 365 404) dedicate ai temi della donna, famiglia, cultura giovanile, movimento del 68 e rottura dei fili che nel passato avevano avvinto gli uomini al tessuto sociale. Un grande mutamento scrive lo storico - che tocc la classe operaia, come anche molti altri settori delle societ avanzate, fu il ruolo sempre pi consistente ricoperto dalle donne . omissis Sono innegabili i segnali di mutamenti significativi e perfino rivoluzionari nellauto - considerazione delle donne e nelle aspettative generali circa il loro posto nella societ omissis . Pienamente giustificato era linteresse delle femministe americane per luguaglianza tra uomini e donne, un concetto che divenne lo strumento principale per il progresso legale e istituzionale delle donne occidentali . Omissis .Nei paesi sviluppati, il femminismo della classe media, ovvero il movimento femminista delle donne colte e intellettuali si diffuse fino a suscitare il sentimento generico che era giunta lepoca della liberazione della donna omissis trasformazione vistosa delle convenzioni che regolavano la condotta personale e sociale (op. cit. pagg. 365 376). In proposito, si deve ancora insistere sulla connessione tra aspetti economici e aspetti comportamentali e di relazione, quindi sulla funzione di spartiacque esercitata dalla rapida espansione economica degli anni 60. Ad esempio, lindebolimento del matrimonio come cellula compatta ed elemento di base della societ dovuto a molti fattori, tra cui la crescita del ruolo della donna e la rottura della tradizionale divisione di compiti - uno dei risultati sicuramente positivi dello scorso secolo - ma va anche inquadrato in una nuova situazione in cui due conviventi sono economicamente in grado di separarsi e di organizzare le loro vite in due distinte abitazioni, ci che pi dispendioso rispetto alla soluzione familiare. Se si disintegra la famiglia tradizionale, di lontana origine rurale, ci dipende anche dalla maggiore flessibilit nelle scelte, dovuta a disponibilit finanziarie che prima non cerano. Questo ci riporta alla necessit di analisi integrate, in cui tutte le diverse componenti, culturale, economica, urbanistica ecc. siano prese in considerazione. Hobsbawm, nel successivo capitolo XI, intitolato La rivoluzione culturale (op. cit., pagine da 377 a 404), passa ad analizzare i processi di disintegrazione a partire dalla considerazione della 21

famiglia, cio attraverso la struttura che regola i rapporti tra i sessi e le generazioni (op. cit., pag. 377) e del nuovo ruolo della cultura dei giovani nel 68. Implicitamente o esplicitamente afferma Hobsbawm - essi rifiutavano lordine delle relazioni umane nella societ, stabilito da una lunga tradizione storica e sanzionato ed espresso dalle convenzioni e dalle proibizioni sociali. Ancor pi significativo il fatto che questo rifiuto non avvenne in nome di altri modelli di ordinamento sociale - sebbene non mancassero gli ideologi libertari che sentivano la necessit di etichettare e di giustificare la contestazione del sistema e dellordine tradizionale - bens in nome dellautonomia illimitata del desiderio individuale. Si presupponeva un mondo di individualismo egocentrico spinto ai suoi estremi limiti. Paradossalmente, i ribelli contro le convenzioni e le restrizioni sociali condividevano i presupposti sui quali era costruita la societ dei consumi di massa o almeno le motivazioni psicologiche sulle quali facevano leva con pi efficacia coloro che vendevano beni e servizi ai consumatori. A titolo di commento, va rilevato in primo luogo che lo storico interviene proprio nella materia di interesse di questo intervento, codici, relazioni, liberazione individuale, temi che invece sono stati lasciati tra parentesi, per anni e anni, nelle prospettive politico culturali sociali attuali (come se si accettasse, di fatto, una convenzione circa la loro natura marginale o comunque non politica). In secondo luogo, a parere di chi scrive, che vi ha partecipato attivamente, il retroterra di convinzioni del 68 era che il mondo intero costituisse una potenzialit senza limiti e che il vero problema, per disporne, fosse superare i divieti di accesso. La lotta generica contro il capitalismo appariva quindi come sfondamento di una porta, dietro la quale era gi pronta ogni possibile felicit. Lantropologia implicita era ottimistica, per cui, sul piano soggettivo, sarebbe bastato evitare la censura dei desideri, mentre sul piano politico-sociale occorreva appunto abbattere il sistema. Tolti questi due ostacoli, si sarebbe entrati in un campo di relazioni pienamente soddisfacenti. N lanalisi della condizione e dellattivit reale dellindividuo,n limportanza dei flussi culturali e comunicativi con i quali gli individui interagiscono realmente, n la disciplina del progetto, con la indispensabile scelta delle priorit e con il migliore utilizzo di risorse limitate, facevano parte integrante di quel movimento, che in effetti non ha fornito soluzioni sostenibili e per questo non ha fatto breccia, in modo efficace, nella cultura della sinistra. Per questo motivo, ha finito anche per farsi includere strategicamente nella sinistra rivoluzionaria, innovativa sotto molti aspetti, ma centrata comunque sulla lotta di classe del lavoro contro il capitale e sulla marginalit della soggettivit individuale. Daltra parte, non si pu negare, che la cultura di quegli anni abbia svolto almeno, proprio a favore della condizione individuale, una funzione critico - liberatoria di tipo destruens, da mettere in relazione anche con il nuovo benessere diffuso. In fondo, una analisi con un minimo di profondit porta a ritenere che, in quegli anni, labbassamento della costrizione economica fosse ritenuta sufficiente per qualsiasi esigenza, scontando di fatto la centralit delleconomia. Con tutto ci, la rottura culturale, che in definitiva c stata, avrebbe anche potuto essere un primo passo esigenziale verso una successiva fase costruens, che per non c mai stata. Oggi, passati tanti anni, possiamo proporre una impostazione che si vuole realistica, ma non per questo rinunciataria. A tanti anni di distanza, lontani dagli schematismi di allora, tuttora aperta una domanda attualissima sui destini della societ sviluppata, in particolare per quanto riguarda lambiente e la socialit. Non si pu pi domandare, oggi, dove va la societ industriale, perch questo tipo di societ gi ora superato. Si pu e si deve domandare invece dove va la societ post industriale, allo scopo di conferire una forma a ci che appare ancora caotico e privo di finalit complessive. In proposito, la risposta che qui si propone basata sulla ricerca realistica del possibile antropologico, per cui i comportamenti degli individui sono largamente influenzabili, sia nel senso di adattarsi a regole anche restrittive, sia ad arricchirsi verso comportamenti dialogici e socializzanti, quando ne siano date le condizioni. In ambedue i casi, comunque, il comportamento dellindividuo non mai riducibile ad un prodotto del cntesto e delleconomia cui appartiene, perch la grana fine della societ fatta di singoli 22

soggetti, ciascuno con la sua identit e la sua elaborazione della situazione e di un piano di vita. Il movimento del 68 69, questo certo, appartiene ancora alla fase prima dei limiti e questo spiega come mai lambientalismo, in particolare la sua versione scientifica propositiva, si sia sviluppato solo dopo la fine di quel movimento. Tutto ci considerato, pu essere accettata la scansione proposta da Hobsbawm, per cui lEt delloro e la Rivoluzione culturale arrivano fino al 1971, cio fino agli anni della crisi energetica, quando emersa e si diffusa gradualmente la cultura dei limiti della crescita (Club di Roma, 1972). Tali limiti va sempre specificato - riguardano la parte materiale delleconomia. Hobsbawm introduce ancora una distinzione importante: Il dramma del crollo delle tradizioni e dei valori non sta tanto nello svantaggio materiale di dover fare a meno dei servizi personali e sociali prestati un tempo dalla famiglia e dalla comunit. Questi potevano infatti essere sostituiti nei moderni stati assistenziali . omissis .. Il dramma sta nella disintegrazione sia del vecchio sistema di valori sia dei costumi e delle convenzioni che regolavano il comportamento umano. omissis ..Come noi diamo per scontata laria che respiriamo e che rende possibili tutte le nostre attivit, cos il capitalismo dava per scontata latmosfera nella quale operava e che esso aveva ereditato dal passato. Il capitalismo scopr quanto fosse essenziale quell atmosfera solo allorch laria si assottigli. In altri termini il capitalismo aveva avuto successo perchenon era soltanto capitalista. (op. cit. pagg. 401 403). Presa nota di questa consonanza di danni, relativa a settori diversi, che sono stati intaccati contemporaneamente, anche se tra loro distanti, laria che respiriamo e i codici di comportamento, ci si domanda se sia possibile rintracciare una unica causa, a fronte di uno sconquasso tale da investire sia larea liberale, con limpresa, sia larea comunista e socialista, con i comportamenti degli operai, arrivando perfino alla famiglia e alle chiese tradizionali. A tale proposito, si vuole qui richiamare un osservazione di Giovanni Berlinguer, in occasione di uno scambio di lettere di qualche anno fa, che individuava questa causa nella celerit sorprendente dei cambiamenti sociali, scientifici e tecnologici, tale da determinare lattuale scollamento tra la politica e la vita di tutti i giorni. La celerit, che presente quando cade sulla terra un grande meteorite o quando c un riscaldamento per effetto serra in poche decine di anni, sicuramente un dato di rilievo epocale, ma non pu bastare a spiegare lo scollamento tra la politica e la vita, anche perch i mutamenti tecnologici sono destinati a continuare e ci pongono comunque lesigenza di un rapporto culturale e operativo con la modernit. La difficolt non superata, a parere di chi scrive, potrebbe anche dipendere dalla necessit, finora insoddisfatta, di nuovi strumenti di interpretazione e intervento,che siano efficaci rispetto al rapporto tra oggettivit e soggettivit, quindi dalluscita dalla societ fordista del lavoro e dal ruolo non approfondito del motore della individualizzazione (Beck, citato). Lo scollamento c e si manterr certamente se la politica di avanzamento sociale non far passi avanti non solo economici verso lindividuo. Ci si preoccupa giustamente delle tasse che ciascun individuo paga ed anche la protesta fiscale un aspetto dello scollamento. Ci si occupa, anche giustamente, caso per caso, di una miriade di altri problemi, considerati uno per uno, ma non ci si preoccupa della relazione tra lorganizzazione complessiva della societ, il cosiddetto modello di sviluppo, e la condizione dellindividuo. Essendo in atto, infatti, un potenziamento tecnologico a tutti evidente delle capacit individuali da casa, con un computer e un telefono si pu fare qualsiasi cosa - ne pu conseguire la illusoria sensazione che la socialit stessa sia un problema superato., come affermava ad esempio Margaret Thatcher, citata da Hobsbawm: La societ non esiste, esistono solo gli individui (op. cit. pag. 396). Lesperienza degli anni 60, con i successi conseguiti dalla classe lavoratrice organizzata, in pieno contrasto con questa affermazione, ma oggi non pu bastare, perch siamo nella fase cosiddetta post industriale, in cui agisce la spinta di individualizzazione. Alla domanda indispensabile su quali solidariet, in uscita dalla societ fordista del lavoro, si deve quindi rispondere con una maggiore attenzione allindividuo stesso, alla sua soggettivit e alla sua 23

capacit socializzante, che pu strutturarsi attraverso processi di conoscenza, riflessione, assunzione di responsabilit, fino alla diffusione di comportamenti coerenti, generando cos, con i tempi necessari, una solidariet diffusa di nuovo genere. Questa possibilit segna una differenza, pur senza sostituirla, tra la solidariet tradizionalesu base oggettiva, nellambito della quale la necessit economica costituisce il fattore di base, come avviene per i lavoratori sindacalizzati, e un altro tipo di solidariet, soggettivamente maturata, che propria della societ civile. Hobsbawm, quando parla giustamente della disintegrazione sia del vecchio sistema di valori sia dei costumi e delle convenzioni che regolavano il comportamento umano, manca di sviluppare la differenza tra i codici comportamentali tipici delle societ umane in condizioni di necessit economica e quelli possibili nella nuova situazione, dopo il periodo spartiacque.

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PARTE II LINDIVIDUO Poich il comportamento individuale stato orientato in misura crescente verso il vantaggio individuale, sono andati perduti gli istinti e le abitudini basati su atteggiamenti e obiettivi comunitari (Fred Hirsch, I limiti sociali allo sviluppo, citato, pag. 126). Il capitolo che segue dedicato al recupero di questa perdita, in forma trasformata, adatta ai tempi.

II. 1 Lindividuo e le sue potenzialit II.1.1 La singola mente umana Ogni singola mente umana ha una propria esperienza e competenza non solo su come reagire agli stimoli esterni, ma anche su come classificarli secondo il settore e limportanza e su come decidere un comportamento. Anche le altre specie possiedono in qualche grado queste facolt,ma le possiedono, appunto, a livello di specie e di patrimonio istintuale, non di individui singoli.Gli animali hanno molto istinto e poca cultura, gli umani viceversa. Ogni mente umana quindi un centro autocosciente di elaborazione degli stimoli, caratterizzato sia come identit individuale che come appartenenza culturale. Il fatto che si possa ragionare di correlazioni medie, o pi o meno probabili, tra determinati stimoli e determinate reazioni non toglie il carattere differenziato e personalizzato di ogni singolo soggetto. Inoltre,la raggruppabilit probabilistica, rispetto allinsieme degli esseri umani, delle reazioni agli stimoli va necessariamente messa in relazione con la cultura prevalente presso il singolo individuo, cio con il criterio di valore con cui egli organizza le proprie esigenze e con il suo criterio di correlazione tra la cultura e lutilit. C di pi. La specie umana differisce dalle altre anche per il fatto che la riproduzione della specie assegna un ruolo particolare alla solidariet degli adulti. Per brevit, ci si limita ad un esempio. Come ricorda Rino Gaion (La Scienza, Enciclopedia Utet - De Agostini Repubblica, volume 9, pag. 678), nel caso della specie umana levoluzione anticipa il parto, mettendo al mondo un organismo molto immaturo, affidandosi, sembra, a meccanismi extra biologici, come la solidariet prolungata degli adulti, che potrebbero rivelarsi del tutto aleatori, ma che nella realt non si rivelano affatto tali. In sostanza, i neonati umani, non autonomi per diversi anni, vengono curati dagli adulti, grazie ai meccanismi extrabiologici, fino a che non diventino autosufficienti. La lunghezza del tempo dedicato va spiegata con processi culturali e abitudini tramandate di consapevolezza, responsabilit e solidariet, che si manifestano regolarmente nelle menti e nelle azioni degli adulti, assicurando la riproduzione della specie e costituendo una risorsa comportamentale reale, anche oggi.

II.1.2 Le due possibili razionalit, ristretta e allargata Bisogna quindi distinguere tra due razionalit. Esiste quella egoista, di corto respiro, ignorante e indifferente rispetto alla realt dei rapporti sociali, cui pure appartiene, che oggi viene proposta quasi fosse una forma realistica, pura ed essenziale, perch liberata da scorie di solidariet, di rapporto del singolo con la realt complessiva e con la comunit di appartenenza. Eda notare che, in questa impostazione, per cui luomo sarebbe uguale ad un batterio, viene completamente trascurata lintelligenza dellappartenenza a sistemi di diversa ampiezza, per cui ogni individuo combatte con gli altri per la sopravvivenza immediata e sul posto. Esiste, daltra parte, la razionalit dellindividuo socializzante, che non trascura i propri interessi, non ignora nemmeno la necessit di competizione in certi ambiti,ma consapevole dellappartenenza ad una comunit, ad una specie, ad un sistema sia locale che complessivo. A queste due possibili razionalit, molto diverse tra loro, che comunque ammettono tutte le gradazioni intermedie, corrispondono due modalit di adattamento, la cui distinzione di particolare 25

rilievo per il presente impegno. Il primo tipo, infatti, punter ad una modalit di adattamento che, nel modo pi semplice e riduttivo, assume come rigida la organizzazione della realt che lo circonda. Essendo data e rigida, questa realt, il soggetto dovr quindi insinuarvi le sue esigenze, fin dove pu, anche tortuosamente (utilizzando in pieno, ad esempio, la risorsa delle relazioni clientelari).Lo sviluppo del lato sociale e comunitario della sua personalit sar quindi possibile solo entro limiti molto stretti, per cui la fiducia, le attese e gli impegni saranno rivolti soprattutto allambito dei familiari, degli amici e degli interessi che possiamo chiamare corporativi. Questa modalit di adattamento, diffusa e considerata realistica, insieme causa ed effetto di molte tendenze di degrado presenti nella societ sviluppata, orientata allaumento dei consumi. Presenta in particolare un problema di distacco tra questi valori sociali e la strutturazione coerente dei comportamenti quotidiani. Questa, non certo lultima causa del distanziamento dei cittadini dalla attivit politica, largamente presente anche a livello giovanile. Se infatti le convinzioni etiche e politiche non sono associate a comportamenti quotidiani coerentemente strutturati, la trasmissione dagli adulti ai giovani si interrompe e il bisogno di idealit si rivolge ad ambiti emotivi, che sono il contrario dei percorsi trasformativi. Non possibile, comunque, associare etichette univoche allidentikit tracciato: gli individui, a seconda dei casi, possono rivolgersi alla semplice razionalit commerciale, al qualunquismo contrario alle tasse, come pure alla salvezza retorica proposta da un leader populista o ancora ad un politicismo specializzato e professionale o infine allestremismo e alla speranza nel cambiamento repentino. Ecerto, comunque, che tutte queste scelte hanno in comune un dato di impotenza dellindividuo, nel suo ambito di vita. La seconda modalit di adattamento invece basata sulla consapevolezza sistemica, propria dellindividuo socializzante, che non trascura i propri interessi personali e familiari, ma nel gestirli consapevole della modificabilit dei contesti, attraverso leggi, regolamenti, progetti, reti di informazioni e interventi, obbiettivi discussi e condivisi. Ein grado quindi di rinforzare la propria personalit attraverso la consapevolezza e la partecipazione sociale, in un quadro di intelligenza delle relazioni tra lindividuo e la comunit, ai vari livelli. Un tale quadro, come avviene quando gli abitanti di una citt si impegnano per ottenere una struttura culturale, come una biblioteca o una sala da concerti, oppure un parco o un sistema di vie ciclabili o un territorio privo di discariche, non deve classificarsi disinteressato, ma appunto per questo, rientra nella civilizzazione dello sviluppo e del perseguimento degli interessi.

II.1.3 Individuo, cultura, socialit Vanno quindi valorizzati, nella specifica situazione storica, gli aspetti, sempre presenti negli individui, di intreccio profondo tra le capacit elaborative e la solidariet, tra la cognizione e la responsabilit comunitaria. Va valorizzato, tanto pi considerando il particolare orientamento attuale alla informazione e comunicazione, il rapporto sempre esistente tra individuo e cultura, che assume forme diverse a seconda delle fasi storiche e delle diverse popolazioni. Va resa possibile, soprattutto, la strutturazione efficace di comportamenti coerenti, grazie anche alla disponibilit dei necessari servizi, informazioni, spazi partecipativi, ruoli istituzionali. Tutto questo va tenuto ben presente per quanto riguarda il processo di individualizzazione in atto negli anni che viviamo e che, da diverse parti, viene definito asociale. Che il processo esista, non c dubbio, come risulta gi dallantropologia degli anni 70, da studi storici come Il secolo breve, ma anche da opere recenti di studiosi sociali, tra cui Beck, pi avanti richiamato. Il punto vero, finora non coltivato dalla politica, per che allindividualizzazione non corrisponde necessariamente la asocialit. Al contrario, al ruolo dellindividuo, immerso negli ambiti strutturali, infrastrutturali, culturali e comunicativi che ben conosciamo, possibile associare un potenziale di cambiamento di grande portata, basato sulla consapevolezza pi che sulla filantropia, a favore della 26

civilizzazione dello sviluppo, a patto di crearne le condizioni.

II.1.4 L individuo come era pensato da Marx,, non basta pi Richiamando ora la precedente riserva, rispetto al modo con cui Marx tratta lindividuo, vi si riscontra un certo meccanicismo, in particolare nella affermazione per cui il bisogno creato dalla percezione delloggetto stesso, facendo pensare ad una plasmabilit determinata dalla semplice percezione. Al contrario, la mente umana. capace di cultura, raccolta di informazioni, sedimentazione, riflessivit, reattivit. Ecertamente influenzabile e adattiva, ma non nella forma immediata indicata da Marx, bens nella variet di forme che passano appunto attraverso le informazioni e lapprendimento, tanto che oggi possibile parafrasare un famoso passo di Marx, affermando che gli individui, nella produzione della loro esistenza, sono in grado di svolgere un ruolo attivo, grazie alla cultura, alla mente e alla intenzionalit.

II.1.5 Lorigine dei bisogni Per capire lorigine dei bisogni occorrono impostazioni approfondite e moderne. Tutti gli esseri viventi, ovviamente, hanno in comune i bisogni legati alla sopravvivenza, ma solo quelli umani sono influenzati dagli schemi culturali. Il tema, che un caposaldo di questo intervento, stato approfondito, in particolare,, in sede antropologica, dallamericano Marshall Sahlins in Cultura e utilit (Anabasi, Milano, 1994), soprattutto nel capitolo Antropologia e due marxismi, pagg. 142 183). Ci si limita qui a schematizzarlo come differenza tra due orientamenti antropologici: nel caso di Marx, il fondo umano del tipo homo oeconomicus, mentre secondo Sahlins, con il quale si daccordo, (op.cit. pagg 166 -. 167), Marx condivide con i liberali il naturalismo dei bisogni. Il termine naturalismo si riferisce qui ad una funzionalit obbiettiva che sarebbe insita nelle cose, quindi tendenzialmente deterministica, del tipo frutti oggettivamente commestibili perch adatti allo stomaco umano, caverna buona per il riparo ecc.. Il valore attribuito da homo quindi una semplice eco di quel tipo di funzionalit, che certamente esiste ed comune allumanit e agli altri animali (anche se levoluzione, nel suo insieme, non pu considerarsi deterministica). La differenza sta appunto nel fatto che, secondo Marx, lutilit di una merce qualcosa di obiettivamente e prevedibilmente funzionale alle esigenze di adattamento delluomo, uneco della funzionalit oggettiva, come avviene per qualsiasi altro animale, mentre, secondo Sahlins, homo, nel ritenere che qualcosa sia utile e nel deciderne la produzione, partecipa ad uno schema culturale specifico che stabilisce appunto questa utilit. Eda osservare che nella ipotesi deterministica, alla fine dei conti sar solo la disponibilit economica dellindividuo a determinare i comportamenti. A tale proposito, vero che la struttura media dei consumi varia con il reddito e che la proporzione dei beni alimentari diminuisce, sul piano statistico, con il suo aumento (vedi, in proposito, la cosiddetta legge di Ernst Engel, citato da Pasinetti, op..cit. pag. 169). Si tratta di un andamento del tutto comprensibile, che differenzia la condizione umana attuale, non pi dominata dalla fame, da quella delle altre specie. Non per questo si deve accedere ad una interpretazione deterministica del comportamento dei singoli individui. Bisogna tener conto non solo delle singole identit,ma della variet degli schemi culturali di riferimento.

II.1.6 Adattamento,esperienza simbolica del mondo, cultura e utilit Sahlins afferma: il naturalismo intende la cultura come il modo umano delladattamento. La cultura, in questottica, un ordine strumentale. La produzione - afferma invece lo studioso - viene intrapresa allinterno di un ordine simbolico, allinterno di una cultura omissis il sistema dei 27

bisogni deve essere sempre relativo, non spiegabile come tale con le necessit fisiche, quindi simbolico per definizione. Nessuno nega quindi che sia presente ladattamento e che qualsiasi villaggio o popolo o civilt debba adeguarsi, tra laltro, alle necessit di cibo e riparo e alle opportunit offerte dalla natura.La differenza sta nel ruolo della cultura e della soggettivit, quindi anche della imprevedibilit a priori della scelta che sar effettivamente operata tra le diverse possibili, in ogni situazione. Come si vede, la antropologia di Sahlins si distanzia nettamente da quella di Marx. La prima multiforme e contraria ad ogni determinismo, a causa appunto della imprevedibilit degli esiti della cultura, la seconda legata piuttosto ai caratteri oggettivi delle cose e delle situazioni. Scrive Sahlins (op.cit. pag. 159): Marx non conceder al professore idealista (nota: si tratta del professor Wagner, un contemporaneo).. omissis.. che gli uomini cominciano nel momento in cui stanno in relazione teorica con gli oggetti del mondo: essi (secondo Marx) cominciano collagire, col mangiare, con lappropriarsi di questi oggetti. Arriviamo cos al nodo antropologico: ci che Marx trascura che gli uomini cominciano come uomini, a differenza degli altri animali, esattamente quando hanno esperienza del mondo come concetto (simbolicamente). Non si tratta di una questione essenzialmente di priorit, ma del fatto che la qualit specifica dellesperienza umana il suo essere esperienza significante. N in discussione la realt del mondo ; ma quale dimensione del mondo diventi pertinente, e in che modo ci avvenga, per un dato gruppo umano, grazie alla costituzione significativa delloggettivit degli oggetti. Marx, comunque, un teorico sociale pre - simbolico . omissis il potere umano di assegnare un valore a differenze naturali ridotto ad uneco del significato pratico - intrinseco. Anche Agnes Heller, studiosa di Marx (La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli 1974, pag. 47), mette in evidenza la importanza per Marx dei bisogni che definisce normali e lo giudica criticamente in questi termini: Eindubitabile che a questo riguardo non ha mai superato il punto di vista illuministico razionalista.

II.1.7 Capitalismo, modo di produzione e trasmissioni simboliche Le idee di Sahlins sono state diffuse e sviluppate in Italia da Tullio Tentori, scomparso da pochi anni, curatore tra laltro del volume gi citato Antropologia delle societ complesse, al quale si far ancora riferimento. Per quanto riguarda il capitalismo occidentale la tesi che gli oggetti e le persone della produzione capitalistica sono uniti in un sistema di valutazioni simboliche, per cui la produzione di beni nello stesso tempo il modo principale di produzioni e trasmissioni che necessitano di mediazioni simboliche .. lanalisi comparativa porta a concludere che, mentre a plasmare la cultura delle societ primitive fondamentale il ruolo delle strutture di parentela, a plasmare la cultura delle societ complesse fondamentale il ruolo della struttura economica, che non dipende per da valori autonomi, ma culturalmente orientata. Lutilit a fondamento delle nostre aspirazioni culturale. Per quanto riguarda le possibilit di intervento, Tentori accenna ad una indagine da lui guidata in un quartiere romano di ceto medio. Nella ricerca si ipotizza un legame tra utilit e modelli: da ci deriverebbe la possibilit di scelte multiple non contraddittorie da parte dei soggetti secondo forme di cultura praticata piuttosto che proclamata. Ogni individuo, cio, passerebbe da un modello (presente nella memoria collettiva o da lui stessi elaborato) allaltro, a seconda della sua rispondenza al bene o allutile percepito, nel percorso di mediazioni culturali e sociali attraverso cui realizza la sua esistenza. Nel corso dellintervento, si intendono approfondire le condizioni necessarie per questo genere di trasformazione.

II.1.8 La sinistra tradizionale La sinistra, in generale, concentrandosi solo sugli aspetti oggettivi delleconomia, produzione, 28

occupazione, salario, non presta particolare attenzione alla mente del soggetto, che invece cruciale per un nuovo rapporto tra economia e civilt. Il ruolo che si deve attribuire alla cultura, comunicazione, informazione, conoscenza, intenzionalit, strutturazione del comportamento, per ragionare dello stato di una formazione sociale e al suo interno anche delleconomia, in definitiva pi forte e diffuso di quanto pensi Marx, per cui il rapporto tra cultura e soggettivit costituisce un campo potenziale, nuovo e rilevantissimo, di elaborazioni e proposte. Come obiezione, si potrebbe richiamare la subordinazione attuale nelle scelte quotidiane di consumo, che in effetti esiste, ma non in contraddizione con quanto si propone, anzi lo conferma. Non siamo infatti in presenza di un vuoto di cultura, ma della prevalenza - quasi una egemonia - di una ben determinata cultura individualistica dei consumi, ricercati non solo per il loro valore duso, ma per motivi simbolici e relazionali, comunque significativi per chi li acquista, legati anche al ruolo dei mezzi di comunicazione di massa. La sensibilit per bisogni, che possono sembrare inutili, conferma la variet e modificabilit delle esigenze che gli umani percepiscono come tali, diversamente dagli altri animali e la loro tendenza ad adattarsi, pi o meno creativamente, ai contesti disponibili.

II.1.9 Individuo e contesto A tale proposito, bisogna tenere conto che oggi, nella societ sviluppata, la grande maggioranza degli individui vive immersa in un unico tipo dominante di contesto, che dal punto di vista economico, strutturale, lavorativo, salariale, quello proprio dellimpresa privata ; dal punto di vista infrastrutturale, quello degli insediamenti urbani ad alta mobilit mediante auto con propriet e condotta individuale (sempre a un passo dal caos stradale); dal punto di vista culturale, limmersione nella cultura dei consumi, che corrisponde ad un ben determinato tipo di benessere, con i suoi vantaggi, ma non certo privo di controindicazioni (relazioni, ambiente, salute, alimentazione, tra cui obesit, mancanza di tempo effettivamente libero, ecc.) ; dal punto di vista comunicativo infine la prevalenza del messaggio televisivo, con i suoi modelli di comportamento, che esercitano una persuasione ben progettata e perfino un certo grado di cogenza (importanza identitaria di determinati marchi ecc.).

II.1.10 La grana fine della societ. Lart. 3 della Costituzione Italiana Da un punto di vista pubblico, quindi indispensabile, ai fini della civilizzazione dello sviluppo, interessarsi della grana fine della societ umana, che in ogni individuo presenta specifiche possibilit di riflessione e reattivit. Linteresse pubblico, oltre che culturale e conoscitivo, deve essere operativo, in accordo con i primi articoli della Costituzione e in particolare con laccennato art. 3, secondo capoverso: Ecompito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert e luguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i lavoratori allorganizzazione politica, economica e sociale del Paese. In questo testo, lo sviluppo della persona umana seguito dalla partecipazione dei lavoratori, perch si pensava, come gi accennato, che il lavoro fosse alla base di tutto. Oggi, sempre ai fini dello sviluppo della persona umana, sappiamo che il ruolo del lavoro va integrato da altre impostazioni, tenendo presente, ancora una volta, che le buone relazioni non possono essere prodotte come oggetti o servizi. Occorre quindi che la istituzione pubblica, attraverso opportuni impegni e procedimenti si metta in grado di offrire allindividuo stesso altre possibilit e altre convenienze di vita, oltre quelle attuali, offrendo contesti in grado di produrre dinamiche comportamentali positive, aumentando comunque lautonomia dellindividuo, secondo le sue preferenze e scelte, rispetto allaccennato modello di base e la sua conseguente capacit di intervento. Il riferimento ancora alla modalit attiva, sistemica e socializzante.

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II.1.11 Prevalenza delle responsabilit e politiche pubbliche Pur essendo evidente, conviene specificare che, per realizzare i nuovi obbiettivi, le relative politiche pubbliche dovranno prevalere rispetto alla spontaneit del mercato.Pi specificamente, osserva leconomista Claudio Cesaretti (comunicazione privata, 2006) occorre la riaffermazione del ruolo della politica nel controllo delleconomia, in particolare sul meccanismo della crescita e della utilizzazione del surplus. In appendice, per arricchire il quadro,vengono richiamati i contributi sullindividuo di Sen e Beck

II.2 La condizione individuale attuale II.2.1 La condizione attuale dellindividuo forse la migliore possibile per il suo sviluppo umano? Una eventuale descrizione catastrofista della condizione attuale dellindividuo sarebbe fuori della realt. Ad esempio, la diminuzione della solidariet da penuria condivisa, pu anche essere considerata fisiologica, come gi si diceva, dato che stata superata la penuria. Il vero punto dirimente se, a questo punto, si considera realistica e accettabile socialmente una societ umana in cui il tasso di solidariet sia basso e dipenda solo dalla normativa. In questa ipotesi, la solidariet verrebbe lasciata dietro le spalle, insieme con la penuria. Pu considerarsi fisiologicamente umana, una tale societ ? Dipende da questa domanda, se ci si pone lobbiettivo di una societ basata sullo sviluppo umano, in accordo, ad esempio, con la citazione dellONU, oppure se la si considera come una utopia, o addirittura una questione di interesse marginale, evitando di confrontarsi con i processi in atto nella fase post industriale. Qualsiasi posizione si scelga, la realt in atto costituita dalla individualizzazione, che non essendo coltivata, coincide con la tendenza verso un modello americano, in assenza quindi di un progetto sociale complessivo, politicamente responsabile. Anche nellindividualismo in atto, in ogni modo, qualche aspetto positivo, non solo tecnologico, pur presente. Si prenda, ad esempio, lallungamento della vita media, che nella II met del XX secolo passata da 50 55 anni a 80 85 e si osservi, anche prescindendo dallaspetto quantitativo, il carattere di libert e capacit di agire, per cui, se lo vuole, un uomo o una donna di 60 e pi anni pu oggi comportarsi, in ogni campo, anche nelle relazioni personali, come un individuo di 40 anni di allora. Questa libert trova riscontro anche nella diminuzione delle ore lavorative, da 3000 a 1600, che per contro bilanciata da un numero crescente di obblighi fuori lavoro. Siamo comunque in presenza, per lindividuo, di un arricchimento potenziale della vivibilit e non solo dellaumento della quantit di vita. In proposito, il 68 69 ha pur aperto qualche porta, come si accennava. E la via da seguire non sta certo nel ricupero della compattezza perduta della famiglia patriarcale o del ruolo pesante dellautorit religiosa, quale si poteva toccare con mano in una cittadina sia del sud che nel nord dItalia. Nel XXI secolo, gi nella situazione attuale, un individuo pu proporsi diversi orientamenti e piani di vita, a seconda che voglia accentuare certi aspetti, riflessivit, potere, attivit politica, economia e consumi, socialit, curiosit scientifica e tecnologica, capacit artigianale, tranquillit, viaggi, visibilit, ecc., piuttosto che altri.

II.2.2 La condizione dellindividuo pi aperta, ma anche difensiva Pur economicamente migliorata, tecnologicamente attrezzata e aperta su diverse possibilit, la condizione dellindividuo per certi aspetti appare vincolata e difensiva. Il motivo va cercato nella difficolt di disporre di beni relazionali, tema che stato approfondito, in 30

particolare, nel saggio degli economisti Antoci, Sacco e Vanin, intitolato Il rischio dellimpoverimento sociale nelle economie avanzate, pubblicato nel volume di Sacco e Zamagni 2002, Complessit relazionale e comportamento economico Il Mulino). I beni relazionali, infatti, dipendono per loro natura dalla disponibilit ad incontri positivi e ad attivit comuni con altre persone, quindi dalla qualit dellambiente sociale che sta intorno allindividuo. Se questo carattere accogliente dellambiente sociale si deteriora, come affermano gli autori (op.cit. pag. 8) gli individui possono essere portati a rifugiarsi in scelte e comportamenti meno soggetti alle esternalit generate dal comportamento altrui, ossia, in definitiva, a investire maggiormente nella sfera privata della propria esistenza, piuttosto che in quella sociale. Questo significa che optano per un tipo di adattamento che passivo nei confronti del contesto sociale di appartenenza, restando attivo verso la famiglia e gli affini. In tal modo, tende a d interrompersi il legame, in altri tempi vivace, tra le convinzioni conclamate e i comportamenti realizzati. Almeno due osservazioni sembrano comunque indispensabili, in proposito. La prima riguarda laumento delle disponibilit economiche e tecnologiche, per cui, come gi si diceva, non pi attiva la spinta determinata dalla penuria condivisa. Per quanto questo aspetto possa considerarsi perfino fisiologico, resta in piedi la necessit di nuove ragioni e percorsi di socialit, in quanto il rapporto attivo tra lindividuo e la comunit, in questo intervento, considerato un valore da realizzare, per motivi di coesione sociale e di civilt dello sviluppo. Questo punto, proprio a causa del suo carattere discrezionale, viene in questa sede proposto come scelta di valore. La seconda osservazione che la difensivit verso la comunit e il rifugiarsi nellarea dei parenti e affini pu presentare aspetti economici di vario segno, ma non va certo a vantaggio di quellaspetto della personalit dellindividuo che si realizza, appunto, nella partecipazione sociale e che contribuisce a realizzare il capitale sociale. I piani di vita in questione non sono certo socializzanti e dovrebbero preoccupare il ceto politico orientato alla socialit, inducendolo a guardare ambedue gli aspetti della crescita attuale. Osservano infatti gli autori Un processo di crescita economica basato sulla espansione delle attivit private pu avere come rovescio della medaglia un impoverimento sociale qualora si alimenti attraverso una diminuzione della partecipazione sociale omissis il processo di sostituzione di attivit sociali con attivit private pu essere messo in moto dalla stessa crescita economica, principalmente attraverso: un incremento della pressione sul tempo, della mobilit individuale, della segmentazione sociale e della disuguaglianza dei redditi; tale meccanismo pu rafforzarsi da s, innescando comportamenti difensivi a fronte di un peggioramento dellambiente sociale.

II.2.3 Difensivit e modalit di adattamento La difensivit dellindividuo pu anche essere riferita ai due tipi di adattamento possibili rispetto ai contesti, cui si era accennato in precedenza. Ladattamento secondo la modalit individualista asociale significa, ad esempio, nel caso dellabitazione, guadagnare abbastanza da poter abitare in residenze cintate, con limpiego di personale specializzato per la sicurezza. In termini di svago e sport, lesigenza di un mare pulito pu essere soddisfatta sia con maggiori guadagni, acquisti di case, spostamenti, sia attrezzando adeguatamente il mare pi vicino, soluzione valida per tutti. Nel caso della mobilit, si gi detto dei pendolari, che pongono un problema di riorganizzazione del rapporto tra abitazione e lavoro, quindi a livello di domanda di trasporto. Il pendolare in treno comunque diverso da quello in auto, per il quale si parla di commuting quotidiano, utilizzando il proprio tempo e la propria auto e vivendo ore di disagio: il problema noto, ma continua ad essere politicamente emarginato (pi avanti, vedi la interpretazione di Baumol). Questi esempi possono valere anche ai fini della contiguit e sinergia tra i distinti temi dei beni relazionali e quelli ambientali, perch in molti casi le soluzioni basate sulla qualit dellambiente sociale presentano anche aspetti di bassi consumi di energia e bassi impatti ambientali. Laltra modalit, ladattamento inter attivo, implica invece la partecipazione ad organizzazioni che 31

intendono adattare i contesti al benessere degli individui, quindi, negli esempi citati, labitazione, il quartiere, laccesso comodo al mare pulito, la citt attrezzata per la mobilit, agendo sia sulla sonda che sulle infrastrutture.

II.2.3 Lindividuo, oggi, ha le condizioni per scegliere realmente la modalit di adattamento interattiva e socializzante? Ci si deve per domandare fino a che punto, oggi, nelle situazioni reali, un individuo possa scegliere realmente la via di cambiamento del contesto in cui vive, in rapporto inter-attivo con la istituzione locale. Questultima, infatti, appare debole, impreparata e priva di mezzi, rispetto al ruolo qui indicato. Anche lindividuo, da parte sua, anche se culturalmente non miope, in qualche modo invischiato o confinato nella sua sfera individuale diretta, come risulta facilmente se si pensa alla condizione concreta dellindividuo reale, partecipante attivo alla vita economica, con i suoi impegni obbligati, sia legati al lavoro che ai familiari, ben al di l dellorario di lavoro. Basti pensare per un istante agli accompagnamenti dei bambini e al tempo inevitabilmente dedicato alla mobilit individuale, che si svolge nelle condizioni note. Il tempo effettivamente libero (TEL), di uso realmente discrezionale, assai ridotto, come confermato da indicatori statistici che misurano la riduzione del tempo trascorso in comune dai genitori e dai loro figli (si veda pi avanti la citazione delle tabelle di Herman Daly). Nella ex - societ fordista del lavoro, la congestione degli impegni extra lavoro per molti un problema quotidiano. Nella situazione data, vero che lindividuo dispone comunque di un ventaglio di scelte diverse, ma non accettabile che in una societ tecnologica e sviluppata - chi vuole tempo per s e per occuparsi dei problemi comuni, debba rinunciare a soddisfazioni e responsabilit lavorative (vedi ultimo capitolo).In effetti, la produzione della ricchezza spinta ad un livello tale da intaccare le sue stesse condizioni di fruibilit. Ad esempio Fred Hirsch, nellopera citata, fa notare che il valore monetario del tempo che un individuo dedica alla produzione pu essere cos elevato da rendere onerosa per lui la fruizione del tempo libero, in quanto rinuncia ad un guadagno rilevante (questa osservazione taglia alla base molte convinzioni tradizionali sul fatto che chi guadagna di pi possa avere pi tempo libero). Nellinsieme, si determina una analogia tra le due conseguenze della espansione della ricchezza materiale, la perdita di socialit e il danno agli equilibri naturali, due processi che ambedue determinano problemi di sostenibilit e durevolezza. Va richiamata, in proposito, una convinzione, tutta dalla parte della societ civile, quindi degli individui organizzati, tuttora diffusa, per cui tutta la questione potrebbe essere risolta nellambito della iniziativa della societ civile stessa, tra comitati, associazionismo, operatori economici di buona volont. Ancora pi sbagliato sarebbe risolvere tutta la questione in termini riferiti ai singoli individui, nel senso che ciascuno faccia come crede, perch vero, da una parte, che va riconosciuta la responsabilit di scelta dellindividuo, ma dallaltra bisogna riconoscere che il miglioramento delle possibilit di scelta di tutti gli individui un problema comune e pubblico. Anche il ruolo della televisione va considerato in rapporto a questa condizione, in quanto sullindividuo agisce un doppio vincolo, quello materiale, relativo ad impegni, tempi e spazi, e quello culturale, in quanto la TV sostituisce di fatto la piazza tradizionale, diventando linterlocutore che tutti hanno in comune, sera per sera, creando determinate condizioni di informazione e svago nonch convenzioni di comportamento (attualit: pensare agli Stati Uniti, in cui in alcune scuole si proiettano informazioni pubblicitarie, per addestrare al consumo ; pensare alla TV italiana, con lo spazio occupato da queste informazioni). Abbiamo in definitiva una societ che per alcuni aspetti si presenta comunque aperta e che, nel caso delle societ sviluppate, pur in grado di offrire allindividuo alcune capacit, nel senso di Amartya Sen. Le capacit negate, invece, riguardano propriamente la modalit dellindividuo 32

sociale, quindi la disponibilit di tempi, spazi, relazioni, contesti di valore, in definitiva patrimoni sociali e solidali che costituiscano una terra di mezzo, nei fatti sempre meno disponibile, attraverso la quale il singolo viene collegato al mondo non come spettatore, ma come attore, attraverso la trasformazione sociale ecologica dellorganizzazione del territorio.

II.2.4 Leconomia oggi prevalente, ma non tutto. Proposta di una scelta di campo Per individuare le possibilit di cambiamento di questa societ, non basta riconoscere che in essa domina leconomia commercializzata, bisogna anche capire come e fino a che punto questa organizzazione provveda a bisogni che economici e commerciali non sono e che, non essendo adeguatamente soddisfatti, segnalano la necessit di cambiamenti profondi. Bisogna quindi ricorrere ai criteri pi volte proposti, oggettivi e soggettivi. Erilevante che un approfondimento molto serio, in proposito, sia stato compiuto proprio dai tre economisti, Antoci, Sacco e Vanin (citati). Va ora chiarito pienamente il punto di vista che in questo lavoro si vuole proporre. Non si tratta di entrare nel merito di una competizione economica tra diverse impostazioni, nel tentativo magari di dimostrare che il nuovo modello produrr tassi maggiori di aumento del PNL. Non si tratta nemmeno di affermare il contrario, cio che la cosiddetta decrescita produrr una condizione di felicit. Si parte piuttosto da una scelta di valore e di civilt, in base alla quale si considera irrinunciabile il rapporto dellindividuo con la comunit. A seguito di questa scelta, se ne vuole necessariamente dimostrare la agibilit economica e internazionale, quindi la operativit e la proponibilit come forma non utopica, che pu essere conferita alla societ cosiddetta post industriale, gi in atto. Alcuni esempi, ai nostri fini, possono essere utili per saggiare le possibilit della nuova impostazione. Vi il caso, gi citato, del pendolarismo, che oggi riceve al massimo degli sconti ferroviari,mentre andrebbe affrontato allinterno del progetto territoriale. Vi il caso, pi generale, del lavoratore mobile, che cede il suo lavoro dove viene pagato di pi. Questa figura sociale, tipicamente post industriale, caratterizzata dal nomadismo individuale, lesatto contrario del radicamento tipico della tradizionale societ rurale ed diversa anche dalle figure di lavoratori partecipanti ai flussi collettivi verso grandi insediamenti industriali, che portavano ad un nuovo radicamento. Questa figura, per la sua costante fluidit commercializzata, caratterizzata dallassenza permanente di radicamento. Considerando la sua vita fuori del lavoro, facile prevedere che avr poche amicizie e che ricorrer in forte misura ai servizi commerciali, che sono sostitutivi delle soluzioni socializzanti non commerciali e che sono stati analizzati dai tre economisti. Da un punto di vista economico, inteso come PIL, il lavoratore nomade senzaltro positivo, perch guadagna di pi, ha pi mezzi e spende di pi negli esercizi commerciali, per esempio i bar. Eun caso tipico, quindi, di adattamento secondo la razionalit ristretta, quella agita dallindividuo solo, che non vede altre possibilit, oggi. Il motivo per intervenire che lindividuo sceglie, nellambito della sua libert, un modo di vivere in cui i beni relazionali e i rapporti con la comunit sono marginalizzati e ci contrario alla scelta di valore e di civilt qui proposta. Non si nega qui la sua libert di scelta, anzi la si vuole allargare, perch la ristrettezza del suo campo di scelta conduce, in molti casi, a scelte che non sono socialmente ottimali. Il cambiamento delle condizioni di scelta non eliminer mai, n deve farlo, le singole scelte, anche orientate alla massimizzazione dei consumi. Si deve bens allargare il campo delle scelte, mantenendone la variet, perch di questa variet si sposti il baricentro statistico, in relazione al fatto che i beni partecipativi, come ricordano i tre economisti, sono insieme un mezzo e un fine. Sono ricercati come mezzo per ottenere qualcosa, e questa circostanza generale ; quando per per conseguire le proprie soddisfazioni si seguono vie partecipative, si crea nello stesso tempo valore di civilt, e questa circostanza da promuovere. Di conseguenza, lasciando i singoli soggetti liberi di comportarsi come credono, sar opportuno 33

creare altre condizioni sul territorio, di radicamento o neo radicamento, per permettere piani di vita e biografie positive, sia sul piano del lavoro che su quello relazionale e comunitario. I tre economisti parlano giustamente di sub ottimalit degli esiti, rispetto alle dinamiche prodotte dalle scelte dellindividuo povero di alternative, che produce diminuzione del capitale sociale e impoverimento sociale. Argomentano anche il danno a medio termine per la stessa economia misurata dal PIL. In effetti, sia limpoverimento relazionale, dovuto alla perdita di radicamento, sia i danni allambiente, con effetti sul clima, sullinquinamento, sul sovraccarico del territorio, danneggiano a medio termine le condizioni stesse della produzione commerciale. Argomento importante, ad adiuvandum, tenendo fermo che gli obbiettivi di riferimento, qui indicati come impegno progettuale della modernit riflessiva, restano lindividuo in rapporto con la comunit, lumanit in rapporto con la natura e la possibilit conseguente di conferire al post industriale il carattere, appunto, di una civilt post industriale.

II.2.5 La societ attuale appare incapace di grandi progetti integrati Di fatto la societ attuale, in tema di ambiente, trasporti, periferie, tempo effettivamente libero, qualit dello sviluppo, appare incapace di progetti sociali complessivi (pro memoria: il Rapporto Delors, 1993) allaltezza dei tempi, trascinando per anni e anni problemi di cui pure si conoscono la descrizione, i sintomi, nonch i principi generici di soluzione, ma non la via concreta per la soluzione stessa. Essa, infatti, richiederebbe di applicare, almeno in quel dato caso, un diverso paradigma e una impostazione integrata su pi settori. Occorre quindi individuare soluzioni socializzanti ed ecologiche, in parte nuove, passando proprio attraverso lattivazione soggettiva dellindividuo, che insieme - per il progetto un fine e una risorsa. In quanto tale, una grande scommessa epocale, in cui c poco da perdere, perch la tendenza in atto richiede una correzione, e molto da guadagnare. Non bisogna perdere i vantaggi gi conseguiti al livello dellindividuo, ma occorre aprirgli spazi nuovi di pluralit e discrezionalit di scelte di vita. Per conseguire questi risultati occorre superare le diverse difficolt gi accennate, che vale la pena di richiamare: la minore spinta alla socialit dovuta alla maggiore ricchezza economica dellindividuo e alla sua disponibilit autonoma di oggetti e servizi, qui indicata come fisiologica ; la tendenza di sostituzione con servizi privati, a pagamento, di soluzioni socializzanti, senza spese ; la congestione degli impegni fuori lavoro, costituita sia dal prolungamento degli impegni di lavoro (pranzi di lavoro, inviti per convenienze di lavoro ecc.) sia da obblighi familiari e simili, in contesti non abbastanza attrezzati per i servizi alla persona e per la mobilit ;il cambiamento della sede di lavoro, con perdita di radicamento e di amicizie ; la tendenza culturale, per cui ciascuno provvede a se stesso, grazie al suo personale guadagno, e vengono minimizzati i ruoli non solo della istituzione pubblica, ma anche della comunit. Sono ancora da richiamare problemi di economia, mercato internazionale,fiscalit, istituzione, cultura e ceto politico.

II.2. 6 Milioni di soggetti reali non distanti dallindividuo socializzante Con tutto ci, a fronte delle tendenze di disintegrazione segnalate da Hobsbawm e delle difficolt ricordate, la societ non pu giudicarsi passiva. Vi sono infatti milioni di soggetti reali, partecipanti alla societ dei consumi, che sono presenti e attivi in tutti i settori della societ, interessati al bene dei loro famigliari e degli amici, ben disposti anche verso persone che non conoscono e non affini, impegnati per lavanzamento della democrazia e della pace, sensibili verso la giustizia sociale e lambiente; sono figure diffuse, non cittadini modello, che meritano attenzione, perch mantengono le loro disponibilit di cambiamento, in contesti di vita non incoraggianti. Non sono miopi, non sono distanti dallindividuo socializzante, ma non hanno accesso alloperativit. 34

PARTE III UMANITA E NATURA

III.1 La crisi ambientale, risvolto della et delloro Ci si abitua a tutto, ma nelle grandi citt ed anche nelle medie, non pi possibile dare per scontata nemmeno laria che viviamo. Ottenendo lauto, abbiamo perso laria, tanto che, quando i limiti di legge vengono superati, si deve bloccare il traffico, quindi luso dellauto stessa. Lo scambio di auto contro aria, oggetti tecnologici contro naturalit, fa parte del contratto sociale vigente che, ai fini del rapporto tra oggettivit e soggettivit, considerando la mobilit come aspetto paradigmatico della organizzazione sociale sul territorio, prevede una maggioranza di soggetti automobilisti, con propriet individuale, collettivamente inquinati, individualmente inquinatori, che ci porta alla perdita della qualit urbana e, in tempi brevi, alla crisi climatica. In sintesi, le azioni di tutti i soggetti,complessivamente, portano al risultato oggettivo per cui stiamo segando il ramo su cui siamo seduti. Ai fini della necessaria correzione, va ancora richiamato che il processo in questione radicato in comportamenti individuali di maggioranza, determinando un contrasto tra il bene comune complessivo e gli interessi privati, sia di operatori economici che degli individui. Questo contrasto parte integrante della crisi di civilt, dopo 40 anni della societ opulenta di massa. Gli individui, che dai grandi mezzi di comunicazione apprendono ogni giorno le notizie sullo stato dellambiente e in particolare sul danno climatico, sono coautori di questo danno, insieme con gli operatori economici e con le istituzioni. Questi individui, spesso amanti degli animali, delle piante e della natura, non sanno di essere partecipanti al danno e quando lo sanno sono scarsamente attrezzati per modificare i loro comportamenti. Eevidente qui un deficit di raccordo,uno scollamento culturale, istituzionale e politico, oltre che materiale e organizzativo, che d luogo ad una rottura di continuit quotidiana tra la microsfera in cui ciascuno agisce e provvede a se stesso, come sa e pu, e la macrosfera in cui si misurano le conseguenze del danno comune. Tale discontinuit, occorre insistere su questo punto, dovuta in gran parte al vuoto istituzionale intermedio, cio al fatto che tra lindividuo e il problema complessivo manca la terra di mezzo, il ruolo di una istituzione a lui vicina, che sia responsabile e responsabilizzante. Considerati questi esiti, bisogna capire bene lEt dellOro e riconoscere che in essa loro luccica oggi, in qualche misura, solo in alcune componenti, ad esempio il PIL, che tuttora cresce quantitativamente, ma che non si pu pi considerare - nemmeno in sede ONU - come un indicatore complessivo di benessere. A tale proposito, esiste ormai una massa di riflessioni cui fare riferimento, tra le quali si pu citare il contributo di Daly sul salario reale (Herman E.Daly e John B. Cobb, Jr, For the common good, Beacon Press, Boston, 1989).Nel volume, che pu considerarsi un classico, viene in particolare affrontato, a partire da pag. 401, il tema della sostituzione del PNL con un indicatore pi adeguato, chiamato ISEW, Index of Sustainable Economic Welfare. Dalla relativa tabella a pag. 418 risulta quanto segue. In USA, dal 1950 al 1986, il PIL pro capite aumentato da 535 a 1746 dollari (deflazionati 1972), con aumenti del 2 % negli anni 80.LISEW pro capite, daltra parte, aumentato molto meno, da 2488 a 3403. Dal 1970, questo indicatore addirittura in diminuzione (viene confermato il carattere di svolta dei primi anni 70). Al di l di questi conteggi, bisogna richiamare a noi stessi quello che gi sappiamo, cio che la vita quotidiana piena di spese per difendersi dai furti e da altre cause di insicurezza,per avvicinarsi al posto dove si ha qualcosa da fare, per evitare linquinamento e per pagare qualche servizio o oggetto 35

(ad esempio, acqua) che prima non si pagava. Secondo Beck (citato pi avanti), le insicurezze costituiscono addirittura il problema principale. I giovani hanno problemi per il lavoro e per la casa. Daltra parte, si dispone di macchine di ogni tipo che hanno capacit maggiori che in passato e in qualche caso scendono anche di prezzo. I conteggi, si diceva, sono complicati, ma evidente che per la prima volta - la generazione attuale di giovani ha difficolt a superare i genitori, come standard di vita e TEL, tempo effettivamente libero. Lipotesi di opulenza sparita e, a livello di individuo, la possibilit di tassi di aumento del PIL del 2 3% non riesce a costituire una prospettiva per quel futuro migliore cui si accennava allinizio. Qui interessa in modo particolare il processo di sostituzione delle soluzioni sociali, non monetarie, con quelle private, a pagamento, determinando in tal modo da una parte degli aumenti di PIL, ma dallaltra una diminuzione del capitale sociale. Non si tratta sempre di bloccare questi processi, visto che il ruolo della donna positivamente cambiato e anche il ruolo dei nonni, in passato pi disponibili, cambiato anche in positivo, ma si tratta di riorganizzare le condizioni di vita sul territorio, non accettando che solo gli individui ricchi possano pagare i sostituti commerciali delle prestazioni tradizionali. In tema di declino, rispetto allEt dellOro, bisogna comunque evitare ogni genericit. Leconomia, lindustria,loccupazione, a livello europeo, reggono e possono ancora migliorare, con iniezioni ulteriori di tecnologia. C per da fare i conti con quel tipo di squilibrio che qui, per semplicit, consideriamo proprio del modello americano, per cui le componenti delleconomia che oggi possono crescere, in assenza di riforme di profondit, non corrispondono ad un progetto sociale complessivo, tanto vero che lasciano fuori non solo gli equilibri naturali, ma anche la qualit della vita nei centri urbani, e in particolare le periferie di tante grandi citt. Questo rimarrebbe vero anche se lEuropa passasse dal suo attuale incremento del PIL del 2 2,5% annuo al tasso tipicamente americano del 3%. In definitiva, lEt dellOro, che corrisponde alla pienezza del fordismo, anche se costituisce ancora un riferimento per la cultura prevalente, anche di sinistra, non pu costituire una prospettiva per il futuro, per ragioni sia quantitative, in quanto il 2 3% va depurato dei danni allambiente e al capitale sociale, sia qualitative, a causa della tendenziale separazione tra lindividuo e la comunit. Anche se dalla depurazione in questione, a seguito di con conteggi sia pure diversi da ISEW, dovesse sopravvivere +1%, resterebbe confermato che lEt dellOro, rispetto al futuro, non pu essere nulla pi che una ipotesi di mantenimento, senza prospettiva, n ambientale n sociale. Bisogna quindi prendere atto della fine della societ fordista basata sul lavoro ed elaborare un diverso riferimento strategico (un utile esercizio, in proposito, potrebbe essere la rilettura del citato Rapporto Delors 1993 di fronte ad una situazione in parte diversa, aggravamento ambientale, esaurimento petrolio, economia internazionale, Asia emergente ecc.). LEt dellOro, secondo Hobsbawm (op. cit. pagg 305 308) va considerata come un fenomeno mondiale, benchelopulenza generalizzata non sia neppure stata intravista dalla maggioranza della popolazione mondiale ... omissis .. leconomia mondiale stava quindi crescendo ad un ritmo vertiginoso .con gli anni 60 si comprese con chiarezza che non si era mai visto qualcosa di simile . la produzione mondiale di manufatti quadruplic tra i primi anni 50 e i primi anni 70. Landamento dellISEW, considerato anche solo sotto laspetto qualitativo, conferma daltra parte quanto si qui sostenuto pi volte: fino ai primi anni 70 gli aumenti di PNL erano tali da produrre vantaggi agli individui, mentre negli anni successivi gli aumenti dei guadagni riescono al massimo a compensare le sub ottimalit qualitative, in contesti in cui il grado di civilt (relazioni, comunit, natura) viene messo a rischio. Ai nostri diretti fini, proprio laspetto materiale, letteralmente inteso, che preoccupa,cio la quadruplicazione della produzione, associata al corrispondente movimento di materia e di energia, non laumento del PIL, in se stesso. Elespansione materiale, conseguenza della esplosione economica, il motivo vero della preoccupazione degli autori del Rapporto del Club di Roma sui Limiti della crescita (1972). 36

Infatti, secondo Hobsbawm (op.cit. pag. 307) una conseguenza di questa straordinaria esplosione non fu subito notata, bench gi allora, ad un giudizio retrospettivo, apparisse minacciosa: linquinamento e la degradazione ambientale lideologia dominante, basata sul concetto di progresso, dava per scontato che il crescente dominio della natura da parte delluomo desse la misura effettiva del progresso dellumanit.. Il dominio della natura, in effetti, un programma plurisecolare della modernit europea, a partire dal pensiero di Francis Bacon, a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, con una parziale e crescente, ma sempre velleitaria, attuazione a partire dai secoli XIX e XX. Anche se molti ormai conoscono, almeno a grandi linee, i caratteri principali delle conseguenze ambientali, inquinamento, desertificazione, perdita di bio specie, aumento delleffetto serra ecc., comunque indispensabile, in questa sede, richiamare limmenso e traumatico processo di contatto/contrasto, in atto a livello mondiale, tra lumanit e gli equilibri naturali, che ricorda quanto avviene con le collisioni tra due continenti in deriva, nel quadro della tettonica a zolle, producendo terremoti. Considerando solo il continente umanit, lo vediamo compiere grandi passi in avanti, per conto suo e dal suo punto di vista, producendo (Hobsbawm, op.cit. pagg. 303-322) unesplosione stupefacente delleconomia una estensione mondiale, per cos dire, di quello che era gi prima del 1945 lo stato delleconomia degli USA, prendendo quel paese come modello di una societ industriale capitalistica gran parte del boom economico mondiale era dunque un mettersi in pari con i livelli gi raggiunti dagli USA il modello di produzione di massa inventato da Henry Ford si diffuse al di l dellOceano. In via schematica, a partire dal 1945, il continente umanit produce il fordismo, cio la propriet di massa degli oggetti tecnologici, prodotti in serie nelle grandi fabbriche. Considerando ora il continente natura, si vede qualcosa di opposto, in quanto il continente umanit produce danni al precedente, ormai ben conosciuti, al di l di alcune incertezze (ben sintetizzati e quantificati,ad esempio, nel volume di John R. McNeill, Qualcosa di nuovo sotto il sole,Einaudi, 2000). Per quanto riguarda in particolare leffetto serra, si vedano, nel volume citato di James Lovelock (La rivolta di Gaia, Rizzoli, 2006), le precise descrizioni della situazione, nelle pagg.7681, da cui proviene la citazione di seguito riportata di Fallace Broecker, in merito alla Corrente del Golfo: Se il flusso in immersione di acqua salata raffreddata dovesse interrompersi, lEuropa Settentrionale non godrebbe pi dei benefici di questo flusso di acqua calda. In questo secondo modo di considerare le cose, pi ampio del precedente, siamo obbligati a riconoscerci come una specie animale evoluta sotto molti aspetti, ma non sotto quello della responsabilit complessiva di specie, visto che stiamo producendo, tra laltro, effetti sugli equilibri climatici che richiedono, per trovare qualcosa di simile, di andare indietro di centinaia di migliaia di anni. Allaccennato urto dei due continenti, corrisponde quindi un dualismo di punti di vista allinterno dellumanit: c lambientalismo, che continua a documentare quanto sta avvenendo, ma non ottiene, almeno finora, impegni operativi adeguati e ci sono tuttora le esigenze tipiche di prima dei limiti, che continuano a riferirsi al modello espansivo del tipo Et dellOro. Queste ultime trattengono i paesi avanzati su scelte che devono giudicarsi prive di prospettiva, se non altro perch il continente natura, pur trascurato, non essendo dominato dagli umani, produce effetti crescenti, anche drammatici. Bisogna quindi che, allinterno della specie umana, i due punti di vista si avvicinino con reciproca attenzione, a partire comunque dal riconoscimento comune della impossibilit di riprodurre nei prossimi anni le situazioni tipiche dellEt dellOro.Lincontro possibile, considerando diverse esigenze, tipiche sia delluna che dell altra parte, come ambiente naturale, ambiente sociale, modo di vivere, occupazione, competitivit. Il quadro generale deve essere orientato alla qualit, a preferenza della quantit,producendo occupazione,legata appunto alla qualit. Un accelerazione della presa di coscienza pu venire dalle consapevolezze degli effetti economici dei danni ambientali, di cui ormai ci si preoccupa anche se non si ambientalisti. Il terreno 37

economico sociale occupazionale e del benessere, pu diventare cos zona di confronto e progetto, tra diverse competenze e provenienze. A questo riguardo stato gi citato, come esempio, lautorevole rapporto The economics of climate change, UK 2006, coordinato da Nicholas Stern per conto del Governo inglese, nel quale, tra laltro, si afferma che i costi per l intervento sono una quantit minima rispetto ai costi del non intervento, tanto che il costo sociale di 1 ton di emissione di carbone oggi di 25 30 dollari, mentre, senza intervento, salirebbe sugli 85 dollari (pag. XVI).I rischi in questione sono diffusi in tutto il mondo, con accentuazione per la parte pi povera e sono tali da rendere possibile una depressione economica paragonabile a quella della I met del XX secolo (pag. II). In parole molto semplici,, i risultati di Stern dovrebbero essere considerati con attenzione anche da chi ambientalista non , ma si preoccupa delleconomia e della societ umana. Di conseguenza, sul piano delle urgenze effettivamente sentite a livello politico, lemergenza climatica, con la sua specifica gravit e urgenza e con la necessit concreta di razionamento della emissione di CO2 in tutti i punti della sua produzione, potrebbe svolgere il ruolo di battistrada per molti cambiamenti, nel settore dellenergia, della tecnologia e produzione industriale, dellassetto delle citt e delle scelte individuali, con possibile sinergia con i temi della socialit e delle relazioni.

III.2 Confronto con la proposta di decrescita felice La presente impostazione va confrontata, tra laltro, con lelaborazione ambientalista chiamata decrescita felice, limitandoci per brevit ad un unico riferimento, lintervento recente di Serge Latouche, nellambito di un dialogo con il sociologo Luciano Gallino, pubblicato da Micromega (06/2006, pagg. 119 130). Latouche tiene a precisare che la decrescita non una teoria, ma uno slogan, una parola dordine che intende rompere gli schemi classici della crescita, dello sviluppo, delleconomicismo. Eun modo per dire chiaramente che bisogna cambiare strada. omissis . Ma questo non significa che non ci sia affatto una struttura teorica su cui lidea della decrescita si basa e che pu essere rintracciata nei miei libri, da Loccidentalizzazione del mondo allultimo Sopravvivere allo sviluppo, in cui critico duramente la teoria dello sviluppo. La nostra societ, da almeno una cinquantina di anni a questa parte, stata totalmente fagocitata da un economia della crescita, uneconomia che ha per unico fine la crescita per la crescita. Qui, infatti, non in questione ovviamente la crescita finalizzata al soddisfacimento di bisogni. Il punto che crescere per crescere una cosa stupida. Ma attenzione: anche decrescere per decrescere altrettanto stupido(Micromega, citata, pag. 120). Questa auto-presentazione sarebbe gi sufficiente per qualche parola di commento. In quanto slogan, infatti, sarebbe fuori luogo trattarlo come una teoria, ma dietro lo slogan c una struttura teorica: la critica di uneconomia che ha per unico fine la crescita per la crescita. A questa economia, viene opposta la decrescita, cio la diminuzione del PIL. Contro la crescita per la crescita, si corre il rischio della decrescita per la decrescita, mentre a parere di chi scrive pi giusto considerare il PIL come fattore subordinato (vedi III 1). Un punto di accordo, visto che fino a tutto il secolo XX, sembrava che lo sviluppo delle forze produttive, proseguimento del dominio sulla natura, fosse di per s un bene, senza bisogno di qualificazioni e che tuttora il riferimento principale il PNL, un indicatore notoriamente inadeguato. Era un modo di pensare tipico di una situazione di penuria, n bisogna dimenticare che fino a tempi recenti la natura era considerata una specie di ostacolo, una resistenza rispetto al lavoro produttivo, tanto che il lavoro era considerato faticoso perch la natura stessa si opponeva a farsi strappare i suoi frutti. I tempi sono cambiati: il lavoro stato in buona parte sostituito da macchine, la natura si dimostra diversa da un magazzino senza fondo, lumanit ormai allo scontro con i limiti della capacit di sopportazione naturale. 38

La conseguenza che homo, perduta ogni illusione di onnipotenza tecnologica - passata anche la sopravvalutazione dellenergia nucleare, che avrebbe dovuto spianare le montagne -, deve precisare cosa vuole per vivere, dimensionando anche il numero degli utenti, in un quadro di risorse materiali limitate. Se si vuole sviluppo, non c alternativa alla immaterializzazione dello sviluppo stesso. Di conseguenza, quando Latouche precisa che non in questione la crescita finalizzata al soddisfacimento di bisogni, si ancora daccordo. Latouche prosegue con alcune indicazioni programmatiche, proponendo un percorso le cui tappe fondamentali sono costituite dalle otto r: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare per una societ che si d le proprie leggi e che non eterodiretta dalle leggi del mercato. Anche su molti di questi aspetti, c accordo. Riconcettualizzare pu corrispondere alla modernizzazione riflessiva. Riciclare parte importante della de materializzazione. Ridurre le emissioni di CO2 e, di conseguenza, i consumi dei combustibili fossili, un aspetto principale della politica per Kyoto e cos via. Ancora su un punto qualificante c accordo, in quanto si enuncia una strategia non solo ambientale, ma anche sociale. Entrando per nel merito, circa lidea, in linea di principio condivisibile, della societ non eterodiretta, che pone giustamente il problema del rapporto tra la politica e il mercato, non chiaro per a quale percorso sociale e politico Serge Latouche intenda riferirsi. Una societ senza mercato ? Basata forse sulla propriet pubblica dei mezzi di produzione ? Questa via appare impercorribile, per i motivi in precedenza indicati. Inoltre, una societ statalista sarebbe burocratica e sprecona. La via qui proposta, diversa da esperienze passate, il ripensamento del rapporto tra pi attori, stato, mercato, lavoro, societ civile, considerando la parte natura e affermando in generale la superiorit della politica sul mercato. Pi avanti Latouche fornisce alcune spiegazioni sullo sviluppo attuale: Senza dubbio c una crescita positiva fino ad un certo punto, ma arriva un momento in cui il benessere si trasforma in malessere Herman Daly ha fatto un calcolo molto interessante. Ha sottratto dal PIL le spese di compensazione e di riparazione, dimostrando che vero che guadagnamo sempre di pi in termini assoluti, ma che alla fine siamo sempre pi poveri in termini di benessere .. Stefano Zamagni . il genuine progress indicator si dapprima fermato, poi addirittura ha iniziato a scendere. Sono tutti punti daccordo.In particolare, Daly (vedi III 1) un punto di riferimento per la presente impostazione, mentre Zamagni, insieme con Sacco, ha pubblicato il lavoro di Antoci, Sacco e Vanin, qui richiamato come importante riferimento. La vera differenza, tra la presente impostazione e la decrescita, tutto sommato, sta nei seguenti punti principali: - la insostenibilit riguarda solo i consumi materiali, per cui la decrescita deve riguardare in modo specifico questa parte ; - la conseguenza che il PNL potrebbe anche aumentare, grazie ai beni e servizi immateriali - manca una prospettiva di transizione, che propria di questa impostazione,ma non risulta condivisa da Latouche ; - la presente proposta si basa su una intenzione innovativa, ma anche integrativa, rispetto alle tradizioni basate sul lavoro, non particolarmente richiamate da Latouche ; - qui si fa riferimento agli esiti possibili della societ post industriale, in accordo con un filone sviluppato tra gli altri da Baumol negli Stati Uniti e in Italia, tra gli altri, da Montebugnoli e De Vincenti, mentre nella decrescita felice sembrano mancare proposte economiche agibili, in grado di sviluppare loccupazione e di reggersi, come gi si accennava, in una fase di transizione; - una ultima differenza, infine, riguarda il ruolo dellindividuo, che nessuno pu trascurare in questa fase, e il ruolo qui esplicitamente affidato all individuo socializzante. Mancando lo spazio per spingere oltre il confronto, si pu comunque concordare con Luciano Gallino quando commenta: Mi pare che gli importanti argomenti addotti dal professor Latouche vadano 39

integrati con una visione complessiva, che tenga conto dellassoluta necessit di combattere le disuguaglianze globali e di introdurre nel mondo in generale un maggiore quantum di giustizia sociale. Si sottolinea infine che la immaterializzazione dello sviluppo dei popoli pi ricchi un aspetto indispensabile del progetto sociale globale, per cui al riguardo occorre essere precisi e operativi quanto pi possibile (alcuni elementi nel cap. 12). Con riferimento, inoltre, allintervento di Edo Ronchi, si condivide la sua critica della visione ecologica come fede religiosa. La sostenibilit (in Ecologia come seconda modernit, ISSI, Roma, 2003, pag. 18) non si realizza rinchiudendosi in piccole comunit locali autosufficienti, vernacolari e pre-industriali. Non si realizza nemmeno, daltra parte, a partire dalla sola esigenza ambientale, perch in tal modo pu essere isolata e marginalizzata, come spesso avviene, da cui la necessit di allargare la proposta a nuovi temi, come lindividualizzazione e leconomia impegnata fino al microcosmo individuale, con la possibilit che i diversi fattori innovativi si fecondino reciprocamente e con lincremento delloccupazione. Sul piano politico generale, in questa sede, si propongono: un aggiornamento del Rapporto Delors del 1993 e la realizzazione di interventi parziali, come indicato nella Parte V.

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PARTE IV PROPOSTE PER AVVIARE A SOLUZIONE I NUOVI PROBLEMI

IV. 1 Lindividuo socializzante

IV.1.1 Un errore: il comportamento individuale stato orientato solo verso le motivazioni individuali Paradosso: nellepoca della globalit, una delle chiavi indispensabili del cambiamento va scoperta, quasi dissotterrata, al livello opposto, quello del microcosmo individuale. Nessuna chiave, per, nemmeno quella della condizione individuale, qui di specifico interesse, di per s sufficiente:la dimensione globale non basta da sola, ma nemmeno quella individuale sufficiente, n nella forma del singolo individuo, n in quella dellassociazionismo e della societ civile nel suo insieme. Il motivo per cui, in questa sede, si parte dallindividuo che, tra gli aspetti del cambiamento necessario, quello pi dimenticato, anche a causa della cultura marxista e della mancanza di un suo esauriente oltrepassamento critico (per alcuni, forse anche oggi, la dimensione dellindividuo era considerata un affare della destra).. Pi esplicitamente, il tradizionale conflitto culturale era tra il riferimento liberale allindividuo singolo e il riferimento di sinistra al lavoratore organizzato. Lindividuo era visto quindi come singolo proprietario del capitale, interessato al profitto, mentre il lavoratore era visto come portatore di solidariet e civilt. Se siamo usciti dalla societ fordista del lavoro,per cui il secondo riferimento non pi centrale n sufficiente, in che direzione muoversi ? Non si vuole tornare alla centralit dellindividuo, come nella cultura liberale, ma occorre accettare che non disponiamo pi di un singolo riferimento sociale, quale che sia, da cui partire per un progetto che coinvolga lintera societ. La novit che non basta alcun riferimento sociale. Il progetto di civilizzazione dello sviluppo, nella fase post industriale, anzi, diventai possibile a condizione che sia visto come incrocio di diversi soggetti sociali, considerati dinamici, e di ruoli culturali e istituzionali. Si parte da una posizione difficile, perch, commettendo un grave errore, come diceva Hirsch, il comportamento individuale stato orientato in misura crescente verso il vantaggio individuale. Questo esito non era scontato, ma avvenuto perch la sinistra, per molti anni, ha regalato lindividuo al pensiero liberale, quindi allindividualismo competitivo.

IV.1.2 Per recuperare lerrore, bisogna misurarsi con lindividuo, come oggi Con la proposta dellindividuo socializzante, si vuole recuperare lerrore, chiarendo che il contributo socializzante condizione sicuramente necessaria e in buona parte anche sufficiente per avviare un nuovo percorso di civilt, adatto ai tempi. Bisogna quindi fare riferimento allindividuo come oggi, seguendo la traccia, indicata da Beck (vedi Appendice) dello sganciamento da forme e vincoli storicamente precostituiti, della perdita delle sicurezze tradizionali (disincanto) e della necessit di costruire un nuovo tipo di legame sociale (reintegrazione). Di fronte a questo tipo di individuo, occorre confermare la proposta dellindividuo socializzante, non corrispondente ad una qualsiasi entit sociale stabile, ma tendente piuttosto a valorizzare la entit individuo, considerata nel suo dinamismo informativo, culturale, comportamentale, e in generale il dinamismo possibile di tutti i soggetti.

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IV.1.3 Lindividuo riceve una discreta razione tecnologica, ma non i servizi ad alta intensit relazionale Ci si riferisce quindi allindividuo che disponibile a reagire rispetto allattuale confinamento, perch sa di non esser solo un individuo e nemmeno un individuo solo. Questa figura collocata oggi, tipicamente, in ambiti altamente sviluppati, perch la sua condizione, nuova rispetto ad altre epoche, viene dopo la solidariet tipica della necessit economica condivisa e dopo avere conseguito una razione individuale rilevante di beni tecnologici. Confrontare la presente proposta con la condizione reale dellindividuo qui si intende lindividuo che lavora e riceve uno stipendio o un salario - il passaggio decisivo. Laspetto concreto che lindividuo, oggi, riceve s una discreta dose di beni tecnologici, ma non riceve, in quantit e qualit sufficiente, quei servizi ad alta intensit relazionale, cio ad alto contenuto di lavoro, di cui pure sente il bisogno. La realt che lo circonda lo rinvia alla razionalit ristretta. Cerca allora di provvedere da solo,magari guadagnando qualcosa di pi. La scelta resta per difensiva, perch se facile trovare un orologio o un cellulare a poco prezzo, la strada quotidiana verso una vita che abbia respiro e qualit di relazioni piena di ostacoli. Non stata realizzata, infatti, come dice Beck, la armonizzazione biografica della produzione e della riproduzione. Nellintervento citato, Mauro zani dimostra molto interesse per lautorealizzazione dellindividuo e propone di tenere insieme la libert con la giustizia sociale, in un continui processo di democratizzazione. Pi avanti, accenna alla questione energetica e a quella ecologica. Losservazione che gli si pu muovere, a partire dalla base di accordo gi segnalata, che libert e giustizia devono essere integrate, necessariamente, in un unico progetto di sviluppo, di cui fanno parte, necessariamente, energia, ecologia, benessere individuale, occupazione. Le sue preoccupazioni finali, energia ed ecologia, in altri termini, devono necessariamente retroagire sui valori di libert, giustizia e democrazia, conferendogli una corposit in grado di affrontare non solo i problemi di ogni tempo libert, giustizia, democrazia - ma quelli specifici di questa fase, cio i limiti della crescita.

IV.1.4 La domanda stessa dei servizi in questione limitata dai fallimenti del mercato Si pu essere quindi in accordo con Claudio De Vincenti (op. cit. pag. 80): Il fatto che la domanda dei servizi in questione viene fortemente limitata dai tipici fallimenti del mercato evidenziati dalla teoria economica: presenza di forti esternalit di produzione e consumo, rilevanti componenti di bene pubblico, miopia individuale nelle scelte di consumo inter temporali, informazione asimmetrica. Le prime due caratteristiche implicano che il consumo di questi servizi da parte di un soggetto porta, oltre al beneficio individuale che esso stesso realizza, benefici per altri soggetti, ovvero che il beneficio sociale pi ampio del beneficio individuale.

IV.1.5 Miopia dellindividuo e oltre La miopia dellindividuo un passaggio critico, per la presente riflessione. Pu essere interpretata, in generale, secondo il pensiero antropologico, in particolare di Sahlins, che invita a considerare, in ogni oggetto o servizio acquistato, laspetto che percepito come significativo dallacquirente, in base alla sua cultura e a ci che ritiene utile. Vi inoltre da considerare la necessit, per lindividuo, di presentarsi allinterno di determinate convenzioni sociali, tipiche di certi gruppi, come ad esempio un tipo di scarpe e o addirittura una certa marca, per i giovani di una certa fascia di et. In questo caso, la cultura del gruppo che determina cosa sia utile o addirittura necessario. Gli aspetti non visti, che determinerebbero appunto il giudizio di miopia, possono essere interpretati, in molti casi, in accordo con gli approfondimenti di Fred Hirsch circa la competitivit tra gli individui, basata sui beni posizionali. 42

Scrive Hirsch (op.cit. pag.118): Il capitalismo contemporaneo genera una tensione tra spirazioni condivise sempre pi ampiamente e opportunit che, proprio per la natura delle cose cui si aspira, rimangono delimitate e distribuite in maniera disuguale. Il problema di base, in pieno accordo con lantropologia di Sahlins, che le aspirazioni possono riguardare due tipi di esigenze molto differenti, quelle che producono uguaglianza e quelle che, per loro natura, producono disuguaglianza. Se la sinistra vuole una strategia di uguaglianza, anche per questo motivo, oltre che per molti altri, non si pu pi limitare ad una equit nella distribuzione della ricchezza, ma deve accedere alla non indifferenza riguardo a ci che si desidera. Rispetto a questi aspetti, si deve pensare a comunicazioni, esempi, confronti con altre priorit di spesa e di comportamento, ben sapendo che le modifiche in questione non potranno eliminare alcuni aspetti del consumismo,che fanno parte, in fin dei conti, delle libert individuali. C ancora un aspetto, per, da considerare, assai rilevante nellambito di questo intervento, che riguarda la non miopia dellindividuo che conosce ed sensibile agli aspetti sociali delle sue stesse scelte, come risulta dalle sue comunicazioni e da una parte dei comportamenti. Questo individuo, per, in molti casi confinato nei comportamenti tipi della societ dei consumi da due aspetti, la mancanza di servizi che materialmente rendano possibili i comportamenti responsabili e la solitudine di un modo di comportarsi che, allo stato attuale, pu perfino apparire strano. Questa ultima considerazione ci riporta, ad esempio, alle fasi di avvio della raccolta differenziata dei rifiuti, inizialmente effettuata da una minoranza, che produceva incomprensione e perfino derisione. Lindividuo non miope, ma confinato nei comportamenti tradizionali, di particolare interesse per la presente proposta, perch corrisponde alla situazione di un ponte gi realizzato a met, che bisogna completare, intervenendo sul mondo attorno allindividuo (come diceva Hannah Arendt), che in buona parte gi ora oltre la miopia, ma non ha accesso alloperativit.

IV.1.6 Lindividuo socializzante, provvedendo a se stesso, sceglie le soluzioni con esternalit positiva Il superamento della miopia pu considerarsi come impegno culturale, comunicativo e politico. In questa sede, comunque, si punta a stili di vita che siano quotidianamente strutturati in modo non miope, per cui bisogna creare le condizioni per cui lindividuo, provvedendo ai propri interessi, scelga, tra le varie possibilit, quelle con esternalit positive. Lindividuo socializzante non solo consapevole di questi aspetti, ma li promuove, diventando un elemento dinamico per una societ o una rete altrettanto consapevole, intorno a lui. Listituzione pubblica, nei confronti del problema delle condizioni materiali e informative per la scelta tra diversi comportamenti, non potr essere pi passiva, ma attiva. Non potr pi essere indifferente, come lo il mercato, rispetto alle diverse esigenze dellindividuo, ma dovr incentivare le esigenze socializzanti, quindi dotate di esternalit positive, a favore dello sviluppo della persona, istruzione, arricchimento culturale, rapporto con la natura ecc.. Il principio di incentivazione pubblica, pienamente accettato per le esternalit ambientali, dovr essere abbondantemente accettato anche per quelle sociali. A sua volta lincentivazione sar insieme mirata e complessa, attraverso progetti specifici per un dato insediamento urbano o unarea territoriale, comprensivi di obbiettivi esplicitamente formulati di cambiamenti verificabili di comportamenti. la verificabilit dovr garantire lefficacia degli investimenti pubblici.

IV.1.7 Per avviare la riforma occorre la convergenza di individui, istituzioni e progetti Se c una maturit della questione, e se per affrontarla occorrono individui, istituzioni e progetti, il punto di partenza pu trovarsi in una qualsiasi di queste parti, purch, da un certo momento in poi, si muovano tutte e tre, diventino dinamiche nella direzione qui indicata e convergano a modificare la 43

situazione, sul piano culturale, comunicativo e delle possibilit materiali che vanno rese disponibili (si veda, in proposito, anche lultimo capitolo). Questa nuova dinamica, che occorre mettere in moto, ha aspetti specifici per le societ sviluppate, in cui lindividuo ha ricevuto, come accennato, dosi non trascurabili di beni di prima necessit e tecnologici. Lindividuo socializzante laspetto dinamico, a livello di individuo, della fase post industriale.

IV.1.8 Differenze tra situazioni pi o meno sviluppate In un quadro interpretativo che vuole mantenersi in contatto con le responsabilit complessive, non si pu confondere, ai nostri fini, la condizione di un cittadino europeo, appartenente, ad esempio, al Regno Unito, che nel 1981 aveva un prodotto interno lordo pro capite di 12.820 dollari correnti, con una distribuzione percentuale del lavoro pari al 2 % in agricoltura, al 42 % nellindustria e al 56 % nei servizi, con la condizione, ad esempio, di un cittadino della ex colonia India, che nello stesso anno aveva un pro capite di 260 dollari e una distribuzione delloccupazione, per i settori indicati, corrispondente rispettivamente a 71 %, 13 %, 16 % (dati da Pasinetti, op. cit, pag. 26 ; dal 1981 passata una generazione, nella quale il pro capite dellIndia, paese in forte sviluppo, aumentato, ma questo periodo di tempo non basta per cancellare differenze cos profonde). Tali differenze non sono solo materiali, ma riguardano anche i contesti culturali e di vita. In India, le solidariet della penuria sono tuttora indispensabili ed anche la questione dei codici di comportamento, in contesti in cui lattivit degli agricoltori cos importante, si pone in maniera assai diversa. Nulla vieta, laddove sia possibile, ladattamento di questa impostazione anche alle situazioni consumatrici gi presenti nei paesi ad economia intermedia.

IV.1.9 Lindividuo deve essere autore della propria biografia e socializzante Appare necessaria, a questo punto, una certa sottolineatura, rispetto a Beck, perch nella sua elaborazione (La societ del rischio, Carocci, 2000, pagg.185 198) lindividuo che concepisce se stesso come centro dellazione(op.cit. pag. 195) pu sembrare del tutto solo, impegnato come a costruire la sua biografia-fai-da-te. Le situazioni reali possiedono il doppio volto, contraddittorio, di situazioni individuali dipendenti dalle istituzioni (op.cit. pag.189). In realt, lindividuo riflessivo siuna grandissima possibilit, un dirigente dela sua stessa biografia, ma da solo non certo sufficiente a cambiare la societ intorno a lui e nemmeno riesce a cambiare il suo stesso personale stile di vita. Gli mancano infatti le indispensabili condizioni, in particolare infrastrutturali, nei contesti in cui vive e gli mancano i contributi dellaggregazione sociale, come ad esempio le organizzazioni partecipative a rete, per cui rischia ancora di chiudersi su se stesso, mentre aprendosi pu ridare spazio anche alle solidariet tradizionali, oggi un po burocratizzate. Lipotesi da sviluppare, secondo la presente impostazione, che gli individui dipendenti abbiano motivi per retro-agire su questa dipendenza, a partire dalla dimensione locale. Il Progetto Citt buona, che confrontabile con il progetto europeo Urban (vedi Economia delle relazioni, op.cit. pagg. 144-145) e potrebbe anche diventare un Eco Urban, punta sul protagonismo della rete dei cittadini, che per essere fruttuoso ha bisogno del progetto istituzionale. E questa la condizione per la generalizzazione allintera societ del miglioramento delle condizioni di vita. Di conseguenza, non si vuole investire solo su pochissimi individui, dotati di pienezza della riflessione, responsabilit, capacit di condotta strutturata, anche da soli, ma sulle risposte attive di una maggioranza di individui, con variet di impegni e coerenze. Eindispensabile allora che tutta una societ, in ogni porzione di territorio, venga raggiunta da una nuova offerta informativa e materiale, che costituir a sua volta la porta aperta, per tutti, ad una variet di comportamenti pi 44

ampia e diversificata rispetto allunico modello attuale.

IV. I.10 Ogni individuo pu passare da un modello di riferimento ad un altro, a seconda della sua rispondenza alla utilit percepita Si pu richiamare ancora, in proposito, lindicazione di Tentori per cui ogni individuo passerebbe da un modello (presente nella memoria collettiva o da lui stessi elaborato) allaltro, a seconda della sua rispondenza al bene o allutile percepito. La questione ci riporta al fatto che, secondo chi scrive, i codici tradizionali vanno rivisitati e filtrati, non abbandonati e che limpegno sulla condizione individuale indispensabile per rilanciare non legoismo e la competitivit, ma il pensiero sociale, basato tradizionalmente solo sulla solidariet del lavoro, ed in futuro su una grana fine di individui socializzanti che sviluppano un linguaggio comune. La sinergia progettabile e realizzabile, tra ambiente e socialit, fino ai comportamenti quotidiani, la grande opportunit per questo secolo.Proprio su questa strada appare possibile un rapporto critico, ma anche integrativo, rispetto alle culture e alle organizzazioni tradizionali. Il lato occupazionale dello schema di progetto sociale qui proposto potr pertanto rinforzare questa strategia integrativa, aprendo una ulteriore importante finestra di dialogo con un ampio arco di culture e di forze organizzate, che sul diritto al lavoro e sul welfare sono fortemente attestate.

IV. 1.11 Gli individui danno peso ad oggetti significativi, che concorrono al posizionamento sociale Tenuto conto delle precedenti considerazioni, andare oltre Marx significa anche consapevolezza della costituzione significativa degli oggetti di consumo, che vengono comprati non meccanicamente, n per ragioni obiettivamente funzionali (valore alimentare del cibo, valore di protezione dellindumento, funzionalit di trasporto dellauto) ma per motivi in gran parte legati al primato anche culturale della novit tecnica e al beneficio degli oggetti esclusiviper lidentitdel soggetto e per il suo posizionamento sociale, nonch per la partecipazione pressoch obbligata alla convenzione sociale e linguistica esistente, in presenza di un tipo di socievolezza in buona parte indotto dai consumi.

IV.1.12 I modelli di vita sono influenzati dalla produzione industriale, dalla urbanizzazione, dalla televisione In primo luogo, da duecento anni in qua, i nostri modelli di vita sono sempre pi influenzati dalla nostra produzione, in molti casi positivamente (il telefono, la lavatrice, la medicina ecc.). In secondo luogo,viviamo in ambiti non naturali, ma urbanizzati, un secondo grosso cambiamento, che richiede una nuova urbanistica, orientata a nuove possibilit biografiche. Siamo inoltre, terzo aspetto, immersi in uno spazio di comunicazioni televisive, che producono un campo di apprendimenti e convenzionalit, con cui ciascuno si deve misurare. Se viviamo immersi in un continuum di confronti e scontri tra culture e comunicazioni, con effetti sulle produzioni, gli acquisti, gli stili di vita, tempo di approfondire la condizione individuale che ne risulta, n si pu, a livello pubblico, restare neutrali e passivi, ma occorre una svolta, che produca un atteggiamento attivo nei confronti delle condizioni per gli stili di vita.

IV.1.13 Necessit di intervento sulle condizioni rese disponibili allindividuo per le sue scelte in materia di stile di vita Le motivazioni principali per intervenire sono tre. Con riferimento alla seconda trasformazione, indicata da Hobsbawm, relativa allo svuotamento dei codici, bisogna riconoscere che laccrescimento degli attuali consumi e delle soluzioni commercializzate in parte sostitutivo della relazionalit e della socialit comunitaria, aspetti 45

fondamentali per lo sviluppo della persona umana (in Italia, con valore anche costituzionale, art. 3). Con riferimento alla quarta trasformazione, relativa alla crisi ambientale, bisogna riconoscere che la parte materiale dei consumi ci sta portando fuori dello sviluppo sostenibile. Da queste due osservazioni deriva che bisogna sostenere i comportamenti con esternalit positiva, quindi costruttivi rispetto al capitale sociale e allambiente. Contraddice infine il principio della capacitazione (sviluppato in particolare da Sen) per cui lindividuo ha diritto ad una pluralit di possibilit di stili di vita. Occorre quindi impegnarsi in un progetto pubblico non neutrale, orientato alle relazioni umane significative e alla tutela degli equilibri naturali, efficace sia a livello di individuo che di responsabilit pubbliche, ai vari livelli istituzionali.

IV.1.14 Seconda riforma Lidea, qui proposta, di II riforma, va quindi confrontata con la I riforma, che stata realizzata negli anni 60. Nel caso attuale deve essere destinata ad una formazione sociale articolata su quattro attori principali, capitale, lavoro, istituzioni, societ civile. Mentre la I riforma, che si sviluppata nellEt dellOro, corrispondente alla societ fordista del lavoro, operava nel campo della oggettivit socio economica e degli indicatori quantitativi, la II riforma dovr essere orientata al rapporto tra oggettivit e soggettivit, quindi alla qualit, non solo tecnologica, ma riferita anche alla condizione dellindividuo, rispetto ai codici di comportamento e alle relazioni.

IV.1.15 La riforma della condizione dellindividuo richiede anche un impegno internazionale Pu sembrare paradossale, ma la riforma della condizione dellindividuo, che un microcosmo, richiede un impegno di livello internazionale. Quando si dice che un battito di ali di farfalla produce effetti a migliaia di chilometri di distanza, bisogna anche pensare che il prezzo di una casa, in un paese vicino a Roma, dipende dal mercato immobiliare di New York. Ci significa che lorientamento culturale ai consumi dipende da attori e prodotti globali e che tutti i livelli delleconomia, macro, intermedio e micro, sono interdipendenti per cui anche lindividuo socializzante una necessit globale. Il cambiamento del tipo di sviluppo in un paese solo, in ogni modo, non possibile, come non era possibile,sempre in un paese solo, il socialismo. Sono possibili e necessarie, da subito, soluzioni parziali in ambiti determinati, con funzioni pilota.

IV. 2 Modo di vivere e civilizzazione dello sviluppo IV.2.1 La micro realt quotidiana contiene gli elementi costitutivi dei grandi problemi mondiali La micro - realt quotidiana della nostra vita come una piccola finestra, attraverso la quale si possono guardare, al livello pi piccolo, gli elementi costitutivi dei processi di danno ambientale, che si manifestano al livello pi grande.

IV.2.2 Manca il raccordo politico e operativo tra la grande dimensione e il micro livello Nel caso delleffetto serra, ad esempio,siamo quotidianamente informati di ci che avviene al livello pi grande, aumenti di temperatura, scioglimento dei ghiacciai, aumento del livello dei mari, aumento della forza degli uragani. Manca per il raccordo tra queste informazioni e il modo di provvedere alla nostra vita quotidiana e, ad esempio, al nostro servizio di mobilit, di solito con auto personale- una persona per ogni auto - in strade congestionate. Eppure luso dell auto, il consumo di energia elettrica, il consumo incontrollato di energia per la climatizzazione, possono essere visti come alcune 46

tra le maggiori ragioni di attacco agli equilibri climatici. Daltra parte, essendo usata da tutti, lauto non nemmeno comoda come una volta, quando davvero si poteva attraversare la citt a 60 Km/ora. Oggi, lindividuo che, in tutte le grandi metropoli, trascorre due ore e pi al giorno nellauto, va considerato anche sotto laspetto della quotidianit vincolata e della mancanza di TEL, tempo effettivamente libero. Si gi accennato ai numerosi impegni fuori orario di lavoro, che spesso comportano esigenze di mobilit. La vita quotidiana dellindividuo medio, partecipante alla vita economica e familiare, spesso cos piena che gli mancano le condizioni per agire, sia a suo favore, per altre possibili scelte di arricchimento personale e relazionale, sia per contribuire al bene comune, determinando un problema che non solo di cultura e di scelte individuali, ma anche di organizzazione della societ nellinsediamento urbano, come sar accennato pi avanti, trattando del contributo delleconomista americano W.J.Baumol.

IV.2.3 Due deficit: raccordo tra le diverse dimensioni dei problemi e confinamento dellindividuo nelle motivazioni individualiste Vi la mancanza di raccordo tra i grandi problemi e lindividuo, nonch il confinamento dellindividuo stesso nelle motivazioni individualiste. Considerati insieme, ne risulta un effetto di compartimentazione, fermo restando che sono attive e comunicanti, a tutti i livelli, le connessioni stabilite dal mercato, proprio quelle, daltra parte, che vanno corrette da una nuova regolazione. Le grandi concettualizzazioni ambientali, come anche le proposte sugli stili di vita, si scontrano di fatto con le accennate realt quotidiane, di cui la mobilit un aspetto anche paradigmatico rispetto al criterio delle due modalit di adattamento. Dal lato dellutente, infatti, si provvede al trasporto soprattutto con la prima modalit, che potremmo indicare come auto-servizio.Si investono i guadagni per comprare unauto, che si guida personalmente. Aumentando i guadagni, lauto diventa pi grande e pi rappresentativa. Daltra parte, ai fini della seconda modalit di adattamento, che richiede la disponibilit di adeguati contesti, caratterizzati dalla qualit sistemica, la situazione resta irrisolta.

IV.2.4 La necessit di una dimensione intermedia; linsediamento urbano Come gi si diceva, emerge la necessit di una dimensione intermedia, che appunto quella della organizzazione dellinsediamento urbano e territoriale, visto come insieme di servizi, ma anche come valori, abitudini, capacit di accoglienza. Questa parte di mezzo, per, non si presta ad una valorizzazione di mercato, ponendo un problema di rapporto tra lo stato e, appunto, il mercato. In questo quadro, la realt che lambiente e la qualit urbana vengono ancora considerati un problema di coda, che lo Stato nazionale, internazionalmente debole, consegna alle amministrazioni delle citt e alle istituzioni locali, che invece sono solo lanello finale di un ben determinato tipo di sviluppo, orientato allaumento dei consumi materiali. Emerge qui un aspetto che in questo intervento viene considerato cruciale, in quanto la condizione e le capacit dellindividuo non possono pi essere considerate un problema soltanto locale, ma devono impegnare tutto larco delle istituzioni, fino al livello nazionale e internazionale. Di conseguenza, le amministrazioni pubbliche degli insediamenti urbani dovrebbero ricevere pi finanziamenti, nellambito di progetti mirati, perch i comuni, le citt, i comprensori, sono lanello necessario di connessione tra la dimensione mondo e lindividuo. Enella citt, che lindividuo deve trovare quella pluralit di soluzioni per la sua quotidianit, che gli permettano un ruolo socializzante e ambientalmente sostenibile. Trasporto, energia, ambiente, territorio,rifiuti, qualit urbana, come problemi insoluti, sono un esempio rilevante della persistente continuit culturale ed economica del tipo di sviluppo, per cui i rapporti politici, le decisioni principali, il patto fiscale, il consenso, anche elettorale, vengono 47

mantenuti allinterno di una visione tradizionale, non pi adatta ai tempi, che invece richiedono di dare forma alla societ post industriale. Alcuni, ad esempio, pensano che lambiente possa essere tutelato fino ad un certo punto, perch per ogni paese indispensabile la competitivit economica. Non ritengono che si debba avviare una transizione verso una economia diversa, di cui gli studi come quello di Nicholas Stern indicano la necessit e possibilit. Altri continuano a pensare che, in una data situazione fiscale, sia meglio restituire al cittadino una piccola somma individuale, con la quale potrebbe magari comprare pi carburante, mentre la somma, nel suo insieme, potrebbe essere restituita ai cittadini nella forma di un servizio comune. Molti pensano ancora, anche in Europa ed anche a sinistra, che lecologia sia una preoccupazione da ricchi, n hanno tutti i torti, perch effettivamente un risvolto di questo tipo affluente di sviluppo, privo di qualit, non di consumi materiali. Tuttavia,come dice Hobsbawm, Ricchi o no, i sostenitori delle politiche ecologiche hanno ragione . Si deve trovare un equilibrio fra lumanit, le risorse . che essa consuma e gli effetti dellattivit umana sullambiente il termine sostenibile opportunamente impreciso il problema di raggiungere un tale equilibrio non (solo) di tipo scientifico e tecnologico, ma politico e sociale tale equilibrio sarebbe incompatibile con uneconomia mondiale basata sul perseguimento illimitato del profitto .

IV.2.5 Regole e politiche pubbliche, fino al rapporto tra lamministrazione della citt e la vita dellindividuo. In effetti, il proseguimento illimitato del profitto, come oggi, insostenibile, in quanto entra in conflitto con i beni comuni, per cui occorrono regole e politiche pubbliche, di cui per bisogna specificare le direzioni, gli obbiettivi, gli strumenti e laccettabilit sociale, tenendo conto sia del micro-cosmo che della dimensione globale e prevedendo di intervenire anche sullattuale quasi vuoto normativo e istituzionale internazionale. Il cambiamento dello stile di vita, pur indispensabile, fa dunque i conti con un mondo in cui sono globali leconomia, leconomia e gli scambi commerciali, ma non le regole e le politiche, dando luogo, di fatto, ad una globalit ad una sola dimensione. Pu essere utile, per evitare ogni tipo di statalismo generico e burocratico, confrontare la situazione attuale con quanto invece risulta necessario, in base al discorso svolto: nuove politiche pubbliche, a livello mondiale, cui si accenner pi avanti ; politiche per i diversi settori produttivi, con cambiamenti anche delle quote di economia attribuite ai diversi settori ; politiche per le citt, tali che le amministrazioni comunali possano offrire ai cittadini le condizioni per gli stili di vita socializzanti e sostenibili. Eevidente la distanza tra le proposte e la situazione reale.Nellambito di questa, infatti, bisogna confrontarsi con il fatto che proprio i benefici economici e sociali della grande ondata guidata da Ford e Keynes, nel momento che si voglia difenderli e ampliarli, rendono difficili gli interventi qui indicati, nei tempi necessari. Il mercato non opera il raccordo tra i grandi problemi ambientali e il modo di vivere degli individui e nella politica prevalgono spesso gli interessi settoriali e immediati, rispetto ai quali lecologia pu apparire come un ostacolo.

IV.2.6 Un caso esemplare ; energia e cambiamenti climatici Utilizzando ancora il settore dellenergia e cambiamenti climatici come caso esemplare - insieme con la mobilit - si riscontra che i principali interessi sia economici che sociali difendono i vecchi contenuti, anche se stanno alla base del danno climatico. In pratica, gli interessi economici, nelle loro espressioni maggiori, tendono a preferire BAU (business as usual), perch la forma presente e disponibile di organizzazione delleconomia. Anche gli interessi di lavoro ne sono di fatto condizionati. 48

IV.2.7 Una prima possibilit: valorizzazione di mercato delle esternalit Ci non significa che sia tutto bloccato, ai fini dellindispensabile processo di transizione. Una prima possibilit, per nulla trascurabile, consiste nella valorizzazione di mercato dei beni da esso non valutati spontaneamente, ad esempio attribuendo un prezzo come gi si sta facendo - alle emissioni evitate, per proteggere il clima, nellambito della preferenza diffusa per gli strumenti di mercato.

IV.2.8 Una seconda possibilit: responsabilizzazione diretta delle imprese Secondo il Regolamento REACH, approvato recentemente a Bruxelles, relativa allinnovazione tecnologica del settore chimico, responsabilit diretta e prioritaria dellimpresa di dimostrare che il nuovo ciclo proposto privo di rischi e impatti. LEuropa, anche nel passato, offre tuttora una ricchezza di riferimenti, che permettono ripensamenti e rilanci, a cominciare dal dibattito avviato nel 1993 dal Rapporto Delors, dal documento del Gruppo Ten del 1994 e da due documenti della Commissione europea del 1995. Il primo esplicito impegno per un cambiamento del tipo di sviluppo, come ricordano Aronica e Montebugnoli (op. cit. pag. 91 e seguenti) stato avviato proprio da J. Delors, che proponeva bacini di impiego e reti di informazione, trasporto ed energia. Lidea, tuttora valida, era di venire incontro alle nuove esigenze, creando, per questa via, nuova occupazione. Gli effetti occupazionali, documentati dal volume citato, erano di 190.000 unit per la Francia, 130.000 per UK, 610.000 per la Germania.

V.2.9 Un impegno pi ampio La II riforma, tuttavia, tenendo conto della seconda osservazione di Hobsbawm, relativa alla incapacit delle istituzioni pubbliche e dei comportamenti collettivi di accordarsi con il processo di globalizzazione, deve ripensare pi ampiamente il rapporto tra ruolo pubblico e mercato, a fronte delle attuali esigenze, introducendo nuovi obbiettivi, progetti, indicatori, ruoli delle istituzioni, ai vari livelli, adatti anche per interventi integrati sul territorio, dove si realizzano gli stili di vita. Deve porsi, esplicitamente, il problema dei grandi assi dinamici,, anche sulla scia di Delors, ad esempio energia, informatica e comunicazione, mobilit, citt, ricerca, su cui puntare per la transizione, intesa come processo complessivo. In particolare, bisogna considerare la quasi impossibilit di attribuire un prezzo di mercato al tempo effettivamente libero (TEL), cio libero da incombenze obbligate anche diverse dal lavoro, perch il valore economico di questo tempo dipende dai guadagni. Chi guadagna molto, ha pi difficolt a dedicare unora del suo tempo agli affetti o alla cultura, perch questa ora corrisponde alla perdita di un guadagno rilevante. Occorreranno tra laltro riferimenti innovativi, come il patrimonio sociale locale. Tuttavia, la strada proposta dei progetti complessi, inclusivi dei cambiamenti degli stili di vita, non dovr sottrarsi a verifiche economiche. Sar di interesse, ad esempio, in un futuro auspicabile, stabilire quanto sia costato, in una citt di 200.000 persone, il cambiamento di abitudini di 20.000 persone, ciascuna delle quali potrebbe aver guadagnato 1 ora di TEL al giorno.

IV.2.10 Regolazione, governance Anche in questo caso, come negli anni 60, la svolta necessaria richiede indispensabilmente un ruolo forte e innovativo della istituzione pubblica, quindi un nuovo tipo di governance o regulation, con la differenza, questa volta, che il progetto complessivo sia in forte relazione con il contributo della societ civile, quindi da non confondere con vecchi aspetti di dirigismo, statalismo e burocrazia pubblica. 49

Si dovr piuttosto ricorrere, in molti casi, a ruoli pubblici e privati, diversi per loro natura, ma in convergenza, creando le condizioni per la convenienza privata rispetto a scelte in accordo con le esigenze pubbliche e affidando di massima agli operatori privati le attivit realizzative sia per la produzione industriale che per i servizi.Linsieme dei partecipanti, a vario titolo, potr sviluppare un linguaggio comune, dando luogo, di fatto, ad una coalizione virtuosa.

IV.2.11 Programmazione pubblica e attivit quinarie Le coalizioni, sia della fase industriale, la realt prevalente, anche se non corrisponde alle esigenze, sia della fase post industriale, in gran parte da creare, hanno in comune il linguaggio. Ad esempio, gli interessi industriali delle grandi concentrazioni fordiste e quelli occupazionali delle stesse realt, hanno in comune un dato linguaggio riguardo al tipo di sviluppo, che non facilita la transizione.

IV.2.12 Un orientamento generale per il modello post industriale: la immaterializzazione dello sviluppo Un orientamento generale, per il nuovo orientamento complessivo, si sta gi profilando, qui indicato come immaterializzazione dello sviluppo. Il termine, al confronto con la pi usata de materializzazione sta ad indicare che, oltre agli indispensabili progressi tecnologici, bisogna assicurare agli individui laccesso ai bisogni superiori, culturali e relazionali, anche attraverso politiche di stimolo della relativa domanda. Secondo questa impostazione i paesi ricchi dovrebbero consumare meno energia e materia, rivolgendosi alla qualit e ai beni relazionali, con effetti positivi sulla coesione sociale. Gli imprenditori dei paesi sviluppati si impegnerebbero quindi in attivit, sia produttive che di servizi, ad alto livello tecnologico e non inquinanti, tra cui le fonti rinnovabili e lincremento di efficienza, i servizi urbani, in particolare ad alto contenuto lavorativo, nonch gli impegni infrastrutturali che si rendono necessari per il modello di vita e di sviluppo sostenibile, con il doppio contenuto di accordo con lambiente e di reintegrazione sociale. Questa impostazione, sintetizzabile come meno consumo di materia e pi vantaggi, stata sviluppata, tra laltro, da Edo Ronchi in Ecologia come seconda modernit (ISSI, Roma, 2003, in particolare pag.19) in cui si propone un benessere che raggiunta una sobria e sufficiente base materiale, sia fondato sullespansione immateriale della qualit della vita, ricca di convivialit, partecipazione, relazioni, comunicazione e conoscenza, con nuovi modelli di consumo (nota: lenunciato valido, ma la sua realizzazione, come si vede richiede di superare numerose difficolt).

IV.2.13 Origine culturale della parte maggiore e crescente dei bisogni Le diverse elaborazioni cui finora si fatto riferimento mostrano, gi a questo punto, lorigine culturale della parte maggiore e crescente dei bisogni. Ne risulta la necessit di un intervento che sia integrato e attivo su diversi livelli, culturale, comunicativo, strutturale e infrastrutturale. Unaltra conseguenza la impossibilit di soluzioni che facciano riferimento ad un solo pur grande settore o ad una sola classe o ceto sociale. Consideriamo ad esempio lincremento della occupazione, valore tradizionale, tuttora pienamente valido. In prima approssimazione, lo si potrebbe associare con laumento degli attuali consumi, quindi anche dei suoi effetti collaterali, provocando ulteriore squilibrio ( la soluzione americana), in pieno contrasto con la qualit sistemica complessiva. Da parte loro, per, nemmeno gli equilibri ambientali, che sono invece una esigenza nuova e urgente, si potranno conseguire, con ragionamenti soltanto ambientali, perch richiedono anchessi dinamiche convergenti in altri settori e negli stili di vita. Per essi, in particolare, non baster pi dimostrare loccupazione implicata nella innovazione ambientale, perch, considerata settorialmente, verrebbe associata comunque alla prosecuzione dei consumi e degli attuali modelli di vita. Vanno 50

quindi considerati, insieme, altri problemi, contigui, ma distinti, come la condizione e le relazioni umane, con la loro prevalente collocazione negli insediamenti urbani, in modo da pervenire ad un progetto sociale basato sulla qualit sistemica complessiva, con vantaggi occupazionali da diverse provenienze (reti Delors, qualit eco urbana, ambiente, nuove tecnologie per la competitivit sostenibile, ecc.). In concreto, in assenza delle accennate convergenze integrative, tra diversi settori e livelli, dal punto di vista occupazionale lambiente pu apparire tuttora come un ostacolo ad altre produzioni tradizionali, che oggi producono occupazione. Perch ci sia convergenza, occorre quindi un coordinamento generale, a seguito di una II riforma, a carattere complessivo e una istituzione locale capace di interventi integrati.

IV.2.14 Lorizzonte dellambientalismo.Incontro tra innovazione ambientale e innovazione sociale, con fecondazione reciproca Questo intervento, come si accennava nella premessa, si propone anche di rispondere ad una domanda che riguarda specificamente lorizzonte dellambientalismo. Senza impegno ambientale non pensabile alcun progetto generale di rinnovamento, ma anche vero che, da solo, la elaborazione di questo tema non si dimostra sufficiente a conseguire il cambiamento di cui pure segnala la necessit. Pu compiere allora scelte di alleanze sociali. Quali? Pu allearsi lambiente, tema che guarda avanti, con impostazioni sociali in continuit con le tradizioni? Lincontro, secondo chi scrive, pu farsi efficacemente tra linnovazione ambientale e linnovazione sociale, sottolineando che la seconda non pu ridursi ad una derivazione di quella precedente. Linnovazione sociale deve quindi provenire dallinterno del sociale, anche riprendendo elaborazioni degli anni 80 e 90, perch i due settori innovativi possano interagire con fecondit reciproca.

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PARTE V ASPETTI REALIZZATIVI V.1 Le istituzioni pubbliche e linvestimento per lindividuo socializzante Per una societ sviluppata, in un quadro globale, ormai post fordista e ambientalmente insostenibile, i due temi oltre Marx, come pi volte accennato,sono il rapporto con gli equilibri naturali e la condizione dellindividuo. .Il primo tema sempre esistito, ma solo a partire dalla fine del secolo scorso ha assunto una particolare gravit, come effetto dei consumi materiali di massa, decollati a partire dal II Dopoguerra (Et dellOro, 1946-1971).Anche il secondo sempre esistito, ma il marxismo e in generale le impostazioni politiche concentrate sul ruolo e sui diritti del lavoro hanno visto lindividuo soprattutto come un produttore, conseguendo risultati di enorme importanza, tra cui il welfare, ma ora bisogna compiere nuovi passi. I due temi potrebbero, a prima vista, essere trattati separatamente, come di fatti avviene, a livello di istituzioni, ministeri, assessorati, bilanci e capitoli di spesa. Continuando cos, per il primo si ricorrerebbe solo al progresso tecnologico, ci che sarebbe in pieno accordo con le impostazioni scientifiche sui limiti della carrying capacity della natura, che non entrano nel merito degli aspetti sociali. Questa impostazione scientifica, per quanto sia rigorosa, non per sufficiente a conseguire, da sola, i suoi stessi obbiettivi, n pu sviluppare, a partire dal suo interno, criteri di valore sociale per possibili convergenze con parti sociali, come gi in precedenza si accennava..Da sola, non basta quindi a costruire una nuova alleanza tra umanit e natura, per la quale sono indispensabili i comportamenti sociali e gli stili di vita, non solo le tecnologie. Quanto al secondo tema,relativo allo sviluppo umano e sociale dellindividuo, il suo contenuto di civilt evidente, ma proprio per questo va ripensato e allargato, a fronte di nuove esigenze e opportunit. In questa situazione, si propone qui un approccio a piena societ, in cui i due temi vengono distinti e, in quanto distinti, vengono valorizzati sinergicamente, a partire dalla critica della espansione quantitativa dei paesi sviluppati. Quando si passa da un modello, quello industriale, ad un altro, quello cosiddetto post industriale, la critica del primo indispensabile, perch in gioco il fattore tempo. Nessun modello per sempre. Quello industriale, in un primo tempo, ha prodotto molti vantaggi, poi ha prodotto conseguenze negative crescenti, non solo ambientali, perch non pi adeguato alle nuove esigenze. Si propone qui un approccio critico, a carattere culturale sociale, che - pur presentandosi in modo responsabile rispetto alla scienza degli equilibri naturali - ambisca nello stesso tempo alla dignit di un progetto sociale complessivo, disponibile a confrontarsi con altri, a pari ampiezza. In questo caso, occorre una prospettiva di transizione, per cui anche la strumentazione attuativa diventa importante. Come si accennava, a livello istituzionale occorrono programmi e interventi con obbiettivi e responsabilit integrati. In tema di condizione degli individui e stili di vita, a contatto con quel microcosmo che si vuole qui valorizzare, oltre allofferta di mercato, vi solo la istituzione locale. La sua capacit, di conseguenza, dovr essere tale da sviluppare rapporti reciprocamente attivi con gli individui stessi, tenendo conto delle accennate indicazioni provenienti da Sahlins e Tentori e dalla creazione di servizi per lincremento del capitale sociale. In tal modo, grazie anche alla cooperazione con gli altri livelli istituzionali, saranno ampliate le possibilit concrete di scelta, o capacitazioni secondo Sen, di tutti i cittadini, ciascuno mantenendo la sua specifica pluralit e priorit di bisogni. Come sar pi avanti osservato, questo nuovo ruolo delle istituzioni appare necessario ed anche legittimo, in sede di progetto, ma non per questo deve considerarsi a portata di mano, anzi parte del problema. 52

E indispensabile, comunque, a livello culturale, politico e istituzionale, interessarsi esplicitamente della grana fine della societ umana, dato che ogni individuo presenta possibilit di riflessione e reattivit. Non si tratta quindi di ricorrere ad una istituzione che, sul territorio, provveda a tutto, ma piuttosto ad una che sia in grado di presentarsi come sponda attiva per gli individui e le reti di individui, anchessi indispensabilmente attivi. Non trascurabile il fatto che, per un incontro efficace tra i due soggetti reciprocamente attivi, sia indispensabile anche una progettazione capace di entrare nel vivo dei comportamenti. Si vuole proporre, in definitiva, una specie di accordo di comportamenti sul territorio, allargando esperienze gi disponibili, anche se settoriali (si veda Economia delle Relazioni, volume citato, a pag. 91 e seguenti, sui servizi di prossimit). Di conseguenza, occorre s offrire contesti caratterizzati da altre possibilit e altre convenienze di vita, ma sono necessari anche canali di intervento sul contesto stesso, in modo che lindividuo possa autonomizzarsi, anche parzialmente, secondo le sue preferenze e scelte, dallattuale modello dominante. Il progetto non riguarda solo infrastrutture e attrezzature, ma deve prevedere fattori dinamici per i comportamenti. Perch listituzione locale sia pronta a compiere quanto richiesto, occorre la disponibilit di risorse di vario tipo, in modo tale che le esigenze di cambiamento possano dispiegarsi (anche) dal basso verso lalto, fino a richiedere un quadro di cambiamento generale delleconomia. Dellaspetto economico occorre quindi occuparsi e, in particolare, di economia del nuovo benessere, in modo che sia sostenibile sul piano ambientale, soggettivo - relazionale ed anche in termini di partecipazione alleconomia mondiale. La questione, come si vede, va molto oltre la istituzione locale, i cui poteri, anche a volerli rafforzare, sono ovviamente condizionati dalle grandi correnti mondiali delleconomia e dalle stesse comunicazioni pubblicitarie, cos importanti per le scelte quotidiane di ciascuno. Di conseguenza, il nuovo ruolo della istituzione locale, a contatto con gli individui e con i loro consumi, deve essere parte di un pi ampio progetto sociale, che colleghi la dimensione strategica e internazionale con quella locale e che valorizzi la grande e innovativa chance di questo progetto, che consiste nella capacit di affrontare in profondit la questione della qualit di vita sul territorio, creando occupazione in relazione diretta sia allambiente che ai nuovi stili di vita. In merito alle istituzioni, c necessit di una nuova funzione pubblica, di carattere complessivo, attiva e coerente a tutti i livelli, per orientare leconomia di mercato ai valori e beni comuni che, tendenzialmente, gli sono esterni. Eimportante chiarire che in questa sede non si propende per una critica generica del mercato o del capitalismo, ma per una specificazione di alcuni suoi fallimenti e di conseguenti ruoli di regolazione pubblica. Nellambito dei diversi livelli istituzionali, due ruoli emergono con priorit, non casualmente collocati alle due estremit dellarco complessivo: quello internazionale globale e quello locale a diretto contatto con i cittadini. La riforma dei ruoli istituzionali a questi due livelli e, coerentemente, a quelli intermedi, condizione indispensabile per il riorientamento complessivo delleconomia, a livello nazionale ed europeo. Solo in tal modo sar possibile, a livello nazionale, modificare e coordinare le quote di partecipazione alleconomia e alla occupazione complessiva dei diversi settori che producono prodotti industriali e servizi, in accordo con il nuovo modello di sviluppo. Del livello locale si detto pi volte e il tema sar ancora ripreso nella parte V sulloperativit. Per quanto riguarda il livello globale, la questione collegata al fatto, ormai noto, per cui la dimensione dello stato nazionale territoriale non in grado di svolgere funzioni regolative rispetto alle imprese transnazionali. Sono quindi indispensabili nuove istituzioni in grado di agire a quel livello, oggi cos importante sul piano economico e nello stesso tempo quasi vuoto di normativa efficace. Nemmeno il livello europeo, da solo, sarebbe sufficiente, come si verifica gi ora nelle difficolt che incontrano le pur ridotte politiche ambientali e di riduzione delle emissioni a danno del clima. Di 53

conseguenza il progetto sociale qui delineato deve trovare un suo riscontro indispensabile nella riforma delle istituzioni internazionali, in direzione di una loro efficace capacit di intervento a favore dei beni di interesse pubblico e in particolare dellambiente e dei contesti di vita. Un primissimo intervento, gi da anni avviato a livello di progetti, riguarda le istituzioni economico ambientali, che dovrebbero sanare la distanza, appunto, tra le indicazioni ambientali dellONU e la povert dei relativi strumenti di intervento. In questa sede, si lascia a questo punto - solo un accenno - laspetto istituzionale internazionale del progetto complessivo qui proposto, ma indispensabile chiarire che non possono pi valere le tradizionali divisioni di compiti, tra istituzioni internazionali, nazionali, regionali e locali. Ein gioco non solo il valore ambientale, che di tutti, ma anche una via percorribile per intervenire sullequit tra ricchi e poveri, in quanto i popoli e gli individui ricchi non accetteranno mai di diminuire la loro ricchezza, n un partito potrebbe vincere le elezioni con un programma del genere. A certe condizioni, potranno per rispetto a questa ricchezza - trasformarne i contenuti, attraverso lintervento sui contesti di vita e sui modi di vivere, collegando operativamente le due grandi questioni, ambiente e relazioni sul territorio. Attraverso lintervento sui modelli industriali e di vita dei paesi pi consumatori diventa cos possibile contribuire ad un progetto globale che si occupi anche della redistribuzione, soprattutto relativa agli aspetti materiali e ai diritti di emissione, tra aree ricche e povere. A tutti, infatti, evidente che i consumi materiali di 5 miliardi di persone, che diventeranno 7 o 8, sono destinati ad aumentare e che quelli del restante 1 miliardo di persone non devono solo stabilizzarsi, ma anche diminuire, tutto ci in un quadro di dinamiche culturali, progetti, procedimenti e consensi democratici. .Il raccordo coerente, di cui emerge la necessit, tra il riproporzionamento, in ogni stato nazionale, tra le quote di economia attribuite alla agricoltura, allindustria e alle varie tipologie di servizi, da una parte, la nuova disponibilit dei servizi di specifico interesse per la qualit di vita sul territorio, dallaltra (per i quali, pi avanti, si forniscono elementi pi articolati). A vantaggio ora della concretezza, facendo riferimento, ad esempio, ai dati di Pasinetti per il 1981, facile osservare che, in tutto il mondo, i paesi economicamente pi avanzati, come Stati Uniti e Regno Unito, hanno circa 2/3 delloccupazione nei servizi e circa 1/3 nellindustria, con un contributo del 2 % dellagricoltura, mentre i paesi poco sviluppati hanno, allopposto, 2/3 delloccupazione nellagricoltura e il resto suddiviso tra industria e servizi. Nei paesi sviluppati in genere, occorre quindi una capacit pubblica non solo di accelerazione della attivit economica verso i servizi, con effetti di dematerializzazione, ma anche di qualificazione dei contenuti di questa dinamica strutturale, in senso ambientale, sociale e occupazionale. La situazione presenta anche dei rischi per lavanzamento democratico. Si gi detto della crisi della politica. Si deve concordare con Zani, quando afferma (intervento citato) nel momento in cui il capitalismo globalizzato ha ormai definitivamente rotto lalleanza storica tra capitalismo nazionale, stato sociale e democrazia, si corre il rischio che si diffonda un analfabetismo democratico di ritorno, nella pretesa di adeguare unilateralmente le istituzioni della democrazia alle esigenze del mercato. Per laspetto istituzionale internazionale del progetto delineato, pur segnalandone il ruolo dirimente, non si ritiene in questa sede di sviluppare ulteriormente il tema. . Il ruolo della istituzione locale, a contatto con gli individui, pu ora essere confrontato con il dibattito degli economisti e dei sociologi, tra cui, ad esempio, tra gli italiani, Luigi Pasinetti, autore di Dinamica economica strutturale (Il Mulino, 1993), e Luciano Gallino, che in Micromega (citato, pag, 119), in modo del tutto condivisibile, propone, per la parte sviluppata una societ che continui s ad essere benestante e ricca, ma la cui ricchezza si fondi sullo sviluppo di settori diversi da quelli su cui si punta oggi. Vi una grande opportunit da valorizzare, in proposito, ed la convergenza istituibile tra la riforma delle condizioni di vita dell'individuo e limpegno sulla riduzione degli impatti ambientali, tra cui quelli a danno degli equilibri climatici. Questultimo, in buona parte, si presta a valorizzazioni di mercato, attraverso opportuni prezzi 54

ombra" corrispondenti alle esternalit economiche" dovute agli impatti. Bisogna comunque distinguere tra gli interventi di tipo puramente tecnologico, come quando si sostituisce una lampadina, senza incidenza sul modo di vivere, e quelli che richiedono un comportamento attivo da parte degli utenti, come nellesempio della mobilit, con il passaggio dallauto propria al mezzo comune. Eevidente lampia sovrapposizione, soprattutto nel secondo tipo, con i temi dei comportamenti individuali, incrociati con il riordino dei contesti di vita. Limitandoci qui al caso della citt,, che deve essere socialmente accogliente e ambientalmente sostenibile, studiato in particolare da W.J. Baumol, evidente che una citt corrispondente alle esigenze segnalate dalla modernit riflessiva sar dotata di ambedue le qualit. Si pongono ora due aspetti problematici, di seguito considerati: la delineazione di una economia, che possa spalleggiare questo tipo di riforma urbana e la esplicitazione di alcune difficolt operative.

V.2 Leconomia orientata allambiente, al capitale sociale e al lavoro Un progetto che, ponendosi alla convergenza tra le preaccennate formulazioni critiche della situazione attuale nei paesi sviluppati, rispettivamente societ dei consumi, uscita dalla societ fordista del lavoro, societ post industriale, intenda conferire una forma qualificata alla societ post industriale, dovr essere orientato alla qualit ambientale e territoriale, al miglioramento delle relazioni tra gli individui,allincremento del capitale sociale, alla capacit di cooperazione tra paesi ricchi e poveri.. In economia, la II riforma dovr, tra laltro, tener conto della cosiddetta stagflation, proponendo qualcosa di nuovo rispetto allattuale dibattito economico tra neo - keynesiani e neo - liberisti, come lo richiama Hobsbawm (Il secolo breve, cit. pag. 478): Per dare un esempio della novit dei problemi, si consideri che nessuno aveva mai anche solo considerato in astratto la combinazione imprevista di stagnazione economica e di rapida crescita dei prezzi, per designare la quale si dovette inventare negli anni 70 il termine stagflation, entrato da allora nel gergo degli economisti. Il confronto tra keynesiani e neo liberisti era piuttosto una guerra di ideologie inconciliabili. Entrambe le parti avanzavano argomenti di tipo economico. I keynesiani sostenevano che gli alti salari, il pieno impiego e lo stato assistenziale creavano quella domanda ad arte dei consumatori che aveva alimentato lespansione ; inoltre sostenevano che stimolare la domanda era il modo migliore per affrontare le depressioni economiche. I neoliberisti sostenevano che le politiche economiche e sociali dellet delloro non consentivano il controllo dellinflazione n la riduzione dei costi sia a livello di spesa pubblica sia a livello di impresa privata e in tal modo non permettevano la crescita dei profitti, ovvero il motore della crescita economica in un sistema capitalistico. I termini del dibattito, come qui riportati, potrebbero continuare all infinito, perch- non esistendo oggi una proposta keynesiana esente da inflazione- sul piano dei processi reali, prevalgono di fatto i criteri delleconomia liberale. In questa situazione, da parte ambientalista, si propongono la conversione ecologica delleconomia e lo sviluppo sostenibile. Considerata in se stessa, lespressione sviluppo sostenibile,autorevolmente stabilita dallONU., contiene soprattutto una idea di riproducibilit e durevolezza. Il suo contenuto essenziale che lo sviluppo deve tutelare gli equilibri naturali, perch in tal modo lo sviluppo stesso potr tutelarsi dalle conseguenze dannose degli squilibri naturali. La spiegazione che ne d lONU per pi ampia, comprensiva di aspetti ambientali, economici e sociali ed quindi condivisibile, a parere di chi scrive, anche perch lo sviluppo sostenibile, piuttosto che un ossimoro, appare come una forma verbale dotata di una sua tensione, come giusto. Introducendo gli aspetti economici e sociali, si va oltre la tutela, pur indispensabile, del valore costituito dagli equilibri naturali e si apre la porta allo sviluppo sociale, che, a sua volta, va inteso sia come diritti del lavoro, sia anche come sviluppo della socialit umana, ci che richiede impegni 55

anche diversi dal tradizionale welfare, per la necessit di stimolare la domanda di servizi per le relazioni. Di conseguenza, in questo intervento, lo sviluppo sostenibile si intende mirato a due settori, contigui, ma distinti, qualit ambientale e qualit del vivere, con i conseguenti possibili incrementi di lavoro. Talvolta, da parte ambientale, si parla di ambiente e lavoro, questultimo in quanto sarebbe implicato dal precedente. La II riforma deve andare oltre questa formulazione, estendendosi alla qualit urbana, al modo di vivere, alle relazioni, anche al di l di quanto possa essere implicato dalle innovazioni ambientali. Occorre quindi un nuovo intervento pubblico, diverso da quello degli anni 60, con una svolta, in primo luogo, rispetto al criterio della espansione macroeconomica keynesiana, indifferenziata nei contenuti. Sar s necessaria una funzione di leva di domanda di prodotti e servizi, che per sar mirata ad esigenze e comportamenti coerenti con la dematerializzazione e con la qualit delle relazioni. Gli obbiettivi, di conseguenza, saranno non solo e non tanto di quantit macroeconomica, misurata dal PIL., ma prioritariamente di qualit al livello micro-economico, nel quale siamo immersi quotidianamente, con i nostri concreti stili di vita.. Con questo orizzonte,occorre interessarsi appunto della composizione interna delleconomia, cio dei diversi contributi dei settori che la compongono, modificando le relative quote di partecipazione al totale, in modo da conseguire gli obbiettivi strategici, nel quadro di un mercato internazionale aperto, ma pi regolato. In questo senso gi in atto un impegno economico, in parte post keynesiano, rispetto al quale, ai nostri fini, gli autori prescelti come riferimento sono lamericano W.J. Baumol (1967), spesso citato in Italia da autori come Montebugnoli e De Vincenti, litaliano Luigi Pasinetti (1993), lamericano Putnam (1995), gli italiani Antoci, Sacco e Vanin (2002) e Zamagni (2002). Di particolare interesse,ai nostri fini, in senso post keynesiano, il collegamento stabilito tra la macroeconomia e la qualit urbana da W.J. Baumol in Macroeconomics of unbalanced growth: the anatomy of urban crisis (The american economic rewiew, giugno 1967). Nello studio viene presentato un modello matematico schematico, a due componenti, basato sulla asserzione che le attivit economiche possono essere raggruppate in due tipi: attivit tecnologicamente avanzate, in cui le innovazioni, laccumulazione di capitale e le economie di produzione su larga scala si combinano per un effetto complessivo sulla produttivit per ora uomo, e attivit in cui, a causa della loro intrinseca natura, sono possibili solo incrementi sporadici di produttivit.(di conseguenza) la posizione di una qualsiasi particolare attivit in un diagramma non determinata, in modo fortuito, dalla sua specifica storia, ma una manifestazione della sua struttura tecnologica, che decide appunto se la produttivit del lavoro destinata a crescere lentamente o rapidamente. La sorgente fondamentale della differenza sta nel ruolo svolto dal lavoro in quella particolare attivit. In molti casi, il lavoro principalmente uno strumento - un requisito incidentale per il conseguimento del prodotto finale, mentre in altri settori, ad ogni fine pratico il lavoro esso stesso il prodotto finale. La produzione della industria manifatturiera include gli esempi pi ovvi del primo tipo di attivit. Chi compra un condizionatore daria non si preoccupa di quanto lavoro vi sia stato incorporato. omissis Daltra parte, vi sono molti servizi in cui il lavoro una finalit esso stesso e in cui la qualit viene valutata direttamente come quantit di lavoro. Linsegnamento un esempio evidente, in cui il numero di ore di insegnamento fornite per ogni studente spesso considerato come un indicatore di qualit. Omissis Un altro caso estremo rappresentato dalle performances dirette: mezzora di concerto di un quintetto di corni richiede 2 ore uomo di lavoro ed ogni tentativo di aumentarne la produttivit verrebbe considerato negativamente sia dai critici musicali che dagli ascoltatori del concerto. (op. cit. pag. 415 e segg.). La conclusione di Baumol chiara e incisiva: nessuna citt pu provvedere allo squilibrio attraverso laumento diretto delle sue tasse. Daltra parte le attivit della citt devono estendersi, se si vogliono mantenere gli standard di vita. In definitiva, lo scenario appare scuro ; il criterio fai da-te non offre soluzioni per le nostre citt il Governo Federale deve provvedere alle risorse necessarie(op. cit. pag. 426). 56

Questa opera getta un fascio di luce sulla crisi urbana, presente anche nei paesi pi ricchi e spiega come mai non ci siano ricchezze n tecnologie che, nei fatti, anche in paesi grandissimi, riescano a offrire qualit alle citt e alle loro periferie: tutto dipende dal costo elevato di quel tipo di servizi, dovuto propriamente al fatto che in quei casi le macchine non possono sostituire il lavoro incorporato. La riflessione di Baumol appare di portata generale e dimostra che la funzione pubblica non pu pi essere passiva rispetto al mercato dei servizi. Questa osservazione, gi maturata nel dibattito europeo nella prima met degli anni 90, deve essere ripresa e rilanciata. Se questo tipo di servizi necessario a tutti, occorre che sul territorio sia resa disponibile il servizio di prossimit e la corrispondente attivit di lavoro, nellambito di un adeguato quadro progettuale. Si crea cos un tipo di lavoro che non pi caratterizzato dalla ordinaria indifferenza rispetto al compratore. Abbiamo bisogno, nellinsieme, di una economia che vada oltre i grandi indicatori oggettivi, PNL, salario ecc., e che arrivi fino alla concretezza quotidiana, preoccupandosi della qualit di vita dei soggetti nel micro-cosmo quotidiano ed entrando in rapporto con le differenze di contenuto, ad esempio tra un condizionatore e una lezione di cinese, la vita sul territorio, per acquistare qualit, respiro, tempo effettivamente libero, avr bisogno di molto lavoro qualificato, dallinsegnamento e dalla attivit di ricerca fino agli asili nido, dalla progettazione ai mezzi di trasporto comuni, dai monitoraggi ambientali e dalle certificazioni di qualit ambientale e sanitaria, alla prevenzione delle malattie, dalla informazione alla animazione e ai processi di partecipazione, dallintrattenimento allo sport. Montebugnoli (op.cit. pag. 14) fa riferimento allo sviluppo di attivit e consumi che, semplicemente, per diversi aspetti, incarnano nuove forme e nuovi contenuti della ricchezza a fronte della evoluzione storica dei bisogni. In concreto si tratta di servizi legati alla cultura, alleducazione come fatto permanente, alla fruizione del patrimonio ambientale, alluso del tempo di non lavoro in generale, al supporto domestico, alla cura delle persone, alle esigenze di socializzazione, alla vita dei quartieri.. tutte cose che, per cos dire, stanno al di l dei servizi centrali del welfare (sanit, istruzione obbligatoria, formazione professionale in senso stretto, politiche del lavoro).. Questi lavori e attivit saranno riconducibili, nel loro insieme, al cuore di quello che pu chiamarsi progetto ambientale sociale complesso, che pi avanti indicato come Progetto citt buona e che in linguaggio europeo, come gi accennato, potrebbe anche chiamarsi Eco Urban. Un tale progetto non solo integrato e inter settoriale, ad esempio, su energia, ambiente, trasporti, rifiuti, ma anche orientato ad una riorganizzazione urbana e territoriale, estesa a tutti i servizi sociali di interesse, educazione, cultura, informazione, socializzazione, ecc., in modo tale da produrre un incremento del capitale sociale locale. Lincremento di questo tipo di capitale, che potrebbe anche chiamarsi patrimonio e che stato elaborato da diversi sociologi ed economisti (ad esempio Putnam, in Bowling alone: Americas declining social capital, Journal of Democracy, 1995), a sua volta richiede non solo strutture, come una sala da concerti o una pista ciclabile, ma anche la attivazione delle menti e dei comportamenti degli abitanti, nella loro vita quotidiana, per cui il progetto capitale sociale per sua natura partecipativo e attivo. Eun progetto che arriva fino ai comportamenti. Si renderanno quindi necessari nuovi ruoli istituzionali, progetti, operatori, rapporti tra pubblico e privato, forme contrattuali e di partecipazione, verifiche di attivazione degli abitanti, aprendo la strada, anche a livello internazionale, ad un mercato della progettazione e dellintervento integrato su un insediamento urbano o una porzione di territorio. In questo quadro, saranno presenti situazioni produttive diverse, qui schematizzate in due soli gruppi, in realt con la presenza di tutti i casi intermedi. Nel gruppo tecnologico, di importanza diretta per la competitivit internazionale, la tecnologia tende a sostituirsi al lavoro, per cui loccupazione potr essere difesa ed anche aumentata grazie alla qualit e competitivit dei prodotti ed anche al loro grado di innovazione rispetto allambiente. Nel gruppo a bassa sostituibilit del lavoro ad opera della tecnologia, (anchesso, comunque, tecnologicamente aggiornato), se la 57

domanda aumenter considerevolmente, anche la necessit di lavoro aumenter, creando nuova occupazione. Perch la domanda in questione aumenti, occorreranno politiche di domanda mirate, quindi post keynesiane. In sintesi, si propongono qui politiche di stimolo e qualificazione della domanda, oltre che dellofferta. Linsieme economico cos articolato supera, in un certo grado, la modalit dellindifferenza, in quanto lincremento della domanda e della offerta nei settori a forte contenuto di lavoro non dovr avvenire a mezzo di interventi generici e generali, ad esempio rimborsi pubblici a chi crea lavoro, ma attraverso il finanziamento - a parziale carico pubblico di progetti e interventi adeguati alle specifiche situazioni, da realizzare, in genere, con il concorso dei privati. Lintervento orientato da esigenze pubbliche verrebbe quindi effettuato, in prevalenza, ad opera di operatori economici privati, purch in grado di assumersi responsabilit anche quinarie. Si tratta infatti di consultazioni, partecipazioni, attivit economico nel quadro della democrazia partecipata, includendo impegni e obbiettivi verificabili di cambiamento delle abitudini. Eevidente, in tutto ci, la responsabilit dellistituzione ed anche quella delloperatore. Emerge anche la responsabilit del cittadino, che potr definire, ai fini di un contratto sociale orientato alla qualit territoriale, a quali condizioni sar disposto a cambiare i suoi stessi comportamenti, aspetto cruciale di tutta la presente impostazione. In questo quadro, il nocciolo specifico sar costituito appunto dal progetto integrato di quei servizi, sociali, territoriali, ambientali, di diretto interesse dei soggetti, da cui dipende il rapporto, oggi tralasciato, tra leconomia e la civilt.

V.3 Operativit, anche parziale, anche in tempi brevi Per la operativit della proposta, bisogna distinguere i diversi fattori di tempo coinvolti, tra i quali il pi ravvicinato il tempo dei progetti immediatamente realizzabili in singoli insediamenti urbani e porzioni del territorio, mentre il secondo quello delle politiche ambientali e territoriali a livello nazionale, con la possibilit di incrociare lambiente con lurbanistica e con progetti espliciti di partecipazione attiva degli individui; vi poi il tempo necessario per le indispensabili riforme a livello di istituzioni internazionali, sul piano dei contenuti a partire dallambiente, sul piano politico a partire dalla capacit di intervento europea. Per questultima, lopportunit pi realistica, da porsi in collegamento con la cogenza crescente delle riduzioni delle emissioniserra, che fa emergere prima di tutto soluzioni tecnologiche, orientate allefficienza e alle fonti rinnovabili, ma che richieder anche delle forme di razionamento sulle emissioni di una citt. La fiscalit ecologica dovr favorire le regioni, le province e i comuni che avanzeranno progetti e assumeranno responsabilit in proposito. Tale responsabilizzazione dovr riguardare tutte le parti sociali, fino ai comportamenti degli individui, ai quali potr essere proposto un modo di vivere con minori consumi materiali ed emissioni, ma anche con maggiore tempo libero, tel (tempo effettivamente libero), e migliore qualit delle relazioni. Loperativit da subito della proposta,anche parziale, anche in un singolo ambito insediativo, richiede comunque, in forme che possono essere varie, ambedue gli apporti accennati, istituzionale ed economico. Tali apporti sono distinti tra loro, ma collegati, perch anche il contributo economico, in questo caso, dipende da qualche forma di impegno istituzionale mirata a obbiettivi di interesse comune. Tutto ci, anche se si tratta solo di un episodio locale, implica almeno a quel livello - la riaffermazione del ruolo della politica di sviluppo. Nel corso della trattazione si accennato a diversi esempi,tra cui laumento del tempo per affetti e amicizie rispetto al tempo trascorso al bar, laccompagnamento dei figli a scuola in bicicletta o a piedi al posto dellauto, la soluzione di lavoro e abitativa per i pendolari, la sala da concerto 58

frequentata, oltre agli interventi noti su energia, ambiente, emissioni, rifiuti. Si sono anche riportate liste di nuove attivit di lavoro. Quando, ai fini del progetto, si attribuiscono compiti del genere alla istituzione pubblica, bisogna per tener conto, per una valutazione realistica delle difficolt, degli approfondimenti resi disponibili in merito dai sociologi interessati alla modernizzazione riflessiva, perch, come fa notare tra gli altri Carlo Donolo (Rivista delle politiche sociali, aprile/giugno 2006), listituzione stessa parte del problema. Il sociologo mette in dubbio che oggi si possa ancora contare tranquillamente sul triangolo virtuoso costituito dalla sfera pubblica, dal bene comune e dalla deliberazione razionale. In effetti, afferma, in societ plurali e differenziate, difficile rintracciare, tramite una riflessivit collettiva, un bene comune. Comunque restano ancora possibili coalizioni tra intelligenza di attori e intelligenza di processi che una possibile definizione dellagire in rete o della rete come attore collettivo. Si deve concordare con questa cautela, che evidenzia gli ostacoli da superare, evitando qualsiasi generico ottimismo culturale o antropologico, privo di riscontro nella realt. Daltra parte, se si ottenesse un primo risultato di conferma, in sede culturale, che la societ sviluppata si trova di fronte ad uno stacco di opportunit e problemi rispetto a cinquanta anni fa e che questo stacco, se fosse preso in seria considerazione politica e istituzionale, porterebbe sia vantaggi di qualit quotidiana, sia positivi effetti economicooccupazionali, avremmo comunque fatto un passo avanti. Questo vero, a condizione che la conferma nasca dal confronto di un mix di competenze ambientaliste, sociologiche, antropologiche, economiche, occupazionali e istituzionali, tali da circoscrivere lintero problema allaspetto politicoistituzionale. In quella sede, culturale e progettuale, si perverrebbe dunque ad un comune riconoscimento che la societ sviluppata si trova davanti ad una sorta di scatola con contenuti potenzialmente virtuosi, che per nessuno vuole aprire, per motivi limitati e circoscritti ai fattori di ceto politico e di debolezza istituzionale. Un tale risultato, che richiede comunque un percorso non privo di difficolt e che non pu considerarsi, allo stato attuale, n scontato n noto, potrebbe gi essere comunicato utilmente, in forme opportune, in ambiti istituzionali da selezionare. Riprendendo ora il ragionamento di merito, in questo intervento si sostiene che, per aprire la scatola virtuosa, anche su scala parziale, occorre contare su due risorse, lindividuo socializzante e la variet probabilistica delle situazioni, ambedue da individuare nelle loro migliori condizioni di incrocio, sempre allinterno di ci che possibile sul paino antropologico, culturale e istituzionale. A questo fine, in qualsiasi ambito, per aprire ad ogni individuo la strada della partecipazione al progetto sia complessivo che locale, sar sempre necessario a parere di chi scrive - stimolare e valorizzare - anche attraverso progettazioni e contrattualit estese alla verifica del cambiamento di alcuni comportamenti - le disponibilit di quella componente di individuo socializzante, che riguarda, in sostanza, la risorsa culturale e comportamentale costituita dai singoli individui,con la loro variet, sia come produttori, sia come consumatori coerenti. Se ne gi accennato prendendo le distanze dal meccanicismo di Marx. Si pu ancora richiamare citando le Prospettive per i nipoti di Keynes (Esortazioni e profezie, cit., pag. 275), in cui si formula lipotesi che a cento anni dal 1930 la ricchezza non sia pi un problema. Anche se queste previsioni non si stanno avverando - a causa del richiamo dei nuovi beni, con la loro variet che li rende mai saturabili nel loro complesso, tanto pi se si considerano i vantaggi posizionali, considerati in particolare da Hirsch in I limiti sociali dello sviluppo - mantiene interesse la affermazione di Keynes, per cui quando laccumulazione di ricchezza non rivestir pi un significato sociale importante,interverranno profondi mutamenti nel codice morale. Sul piano della realt, gi vero oggi che non tutte le vite individuali sono orientate unicamente agli scopi individuali. Al contrario, vi sono numerose persone che nelle loro scelte tengono conto della socialit e della comunit cui appartengono e che dimostrano che la banale e oggi prevalente connessione tra individuo e interesse individuale diretto non automatica, ma dovuta a cause rintracciabili ed contendibile, ai fini di un nuovo e indispensabile patto sociale. 59

La differenza, rispetto a quanto pensava Keynes, che laccumulazione di ricchezza e la capacit di spesa continuano a collocarsi al centro della societ. Per realizzare la sua prospettiva non basta una vigile pazienza, come sembra pensare lautore, ma si richiede che i termini del suo discorso vengano capovolti, come segue: occorrono profondi mutamenti nel codice morale, perch laccumulazione della ricchezza di consumi non rivesta pi un significato importante. Come oggi gli ospedali e le scuole pubbliche sono aperti a tutti, e fanno parte del patto sociale, ugualmente a tutti, dove e quando sar possibile, dovr essere proposto il nuovo patto sociale per la qualit del vivere, basato non sulla rinuncia, ma sulla intelligenza del capitale sociale, cio della importanza che le relazioni e la comunit hanno nella nostra vita. Il patto dovr essere riscontrabile coerentemente anche nelle condizioni materiali da creare sul territorio. A questo fine, gli individui non miopi, ma dotati di intelligenza socialee orientati al nuovo codice di comportamento esistono gi e si incontrano, in vari ambiti, associativi, di terzo settore, istituzionali e politici, ma non solo, in quanto emergono dal loro privato ogni volta che entri in campo una proposta con determinati caratteri di qualit progettuale e partecipativa. A proposito dei processi in questione, infatti, non ci si pu limitare a ragionamenti di tipo generale, pur giusti, che, ad esempio, richiamano da una parte il carattere sperdutoe dipendente dellindividuo attuale rispetto alla complessit sociale e il suo conseguente ripiegamento sulla famiglia, dallaltra il carattere de-responsabilizzatodellistituzione pubblica, che anche quando fosse dotata di intelligenza socialenon possiede gli strumenti per realizzarla. N ci si pu basare sulla media dei redditi, in una certa localit, o su altri indicatori numerici. Queste giuste considerazioni non bastano, perch occorre fare valere, in combinazione, tre rilevanti fattori, che possono convergere, con varie modalit, a favore della realizzabilit: la cultura, la variet delle situazioni e la spinta ambientale, sempre presente. Il primo fattore costituito dalla validazione culturale, in confronti aperti e interdisciplinari, delle diverse interpretazioni che - se vogliono stare a livello dei problemi del tempo - sono obbligate ad essere innovative, perch lo stacco dei problemi e delle situazioni reali lo richiede. Gli ambiti universitari potrebbero contribuire. Il secondo fattore che le considerazioni a piena scala, in proposito, non possono essere automaticamente trasferite alla operativit, perch il percorso operativo reale dovr valorizzare, almeno nella prima fase, aspetti probabilistici che si presentino localmente in combinazione favorevole. Non si possono pretendere cambiamenti profondi e generali in pochi anni. Bisogna invece tenere conto della ricchezza possibile del reale, che si presenta variegata, con combinazioni specifiche di personalit, progetti, capacit di operatori. Sta qui,nella combinazione di consapevolezza culturale e progetto, da una parte, ricchezza variegata del reale, dallaltra, una premessa indispensabile per riscontri operativi non generalizzati, ma possibili in alcuni di quei luoghi principali della intelligenza sociale e della riflessivit che dovrebbero essere le istituzioni pubbliche, comprensive anche dei partiti. Ai fini della strategia localeglobale, si deve quindi puntare, per ora, sulla sua applicabilit, sia pure parziale e sperimentale, in contesti geopolitici limitati, come una singola regione o un centro urbano o un comprensorio territoriale. Il terzo fattore di cui tener conto ha carattere generalizzato ed lattualit urgente del lato ambientale della proposta. LEuropa e i singoli stati, come anche il mercato delle emissioni, premieranno sempre pi le situazioni produttive e di vita a basse emissioni di gas di serra, chiamando i cittadini a cooperare e fornendo altri motivi ed altri mezzi premianti per cambiare i contesti e gli stili di vita. La propulsivit internazionale del cambiamento, nei prossimi anni, sar quindi affidata, in misura crescente, al razionamento delle emissioni serra. A livello nazionale e regionale serviranno legislazioni incentivanti non solo per i processi produttivi,ma anche per gli ambiti urbani o territoriali, per cui emergeranno, come gi in parte avviene, in diversi ambiti europei, citt e territori in grado di vivere bene, con basse emissioni di gas serra. In definitiva, ai fini di un approccio postindustriale, bisogna rinunciare a qualsiasi prevedibilit che non includa laspetto probabilistico in particolari situazioni, associato alla maturit generale dei 60

problemi. Sono in campo, infatti, processi culturali, comunicativi, diffusivi, che dipendono da molti fattori, difficilmente valutabili a priori e che hanno a che fare anche con le personalit, le capacit e le doti, anche di immaginazione, degli individui che assumono le iniziative, per cui diventa possibile costruire esperienze significative, a varia scala, l dove la combinazione dei diversi fattori in gioco si presenti favorevolmente connotata. Allo stesso modo, quando ce ne siano le condizioni, si devono promuovere iniziative di legge, a livello nazionale e regionale, che assumano sul bilancio pubblico una parte del carico dellintervento, a determinate condizioni. Si deve inoltre, ai fini della realizzabilit a tempi brevi, tener conto delle esperienze, sia pure settoriali, esistenti nel campo dellenergia, dei trasporti e dei rifiuti e di altre materie di interesse territoriale. Il progetto, per andare oltre queste esperienze di settore e costruire capitale sociale, pu partire dalla loro inclusione. Un caso di particolare interesse quando si sviluppa un impegno di riduzione dei rifiuti, quindi di disaccoppiamento tra reddito e consumi materiali,entrando di fatto nel terreno degli stili di vita dematerializzati e sostenibili. I risultati, anche se a tutti deve essere proposta la possibilit di cambiare, non potranno attendersi dalla totalit degli abitanti. Ci non toglie che si dovranno rendere disponibili, a tutti, diverse possibilit di partecipazione: ad esempio, accesso ai mezzi di trasporto pubblico; accesso al bilancio locale energetico ambientale; accesso a servizi di prevenzione delle malattie, nei casi che si prestano a questi interventi; accesso alla democrazia basata sul progetto partecipato, accesso al bilancio economico comunale e cos via, con la possibilit di diverse opzioni nel corso della vita di ciascun individuo, in un quadro di societ pi aperta e pi responsabile. Degli aspetti occupazionali, si gi accennato, per la parte relativa alla qualit urbana, citando le valutazioni ottenute negli anni 90 per tre paesi europei, che potrebbero portare per lItalia risultati intermedi, dellordine di 300.000 nuove unit. Per quanto riguarda il settore delle nuove energie, le valutazioni di G.B. Zorzoli (Italia 2020, energia e ambiente dopo Kyoto, ISSI, a cura di Paolo degli Espinosa, pag. 183 e seg.) portano al 2020 a risultati intorno a 330.000 occupati. Lincremento occupazionale complessivo sarebbe, probabilmente, anche maggiore della somma delle due componenti, creando un comparto orientato alla qualit socioecologica, con miglioramento delle condizioni di attivit anche per le imprese in generale. Sempre a favore della possibilit di partecipazione di tutti, conviene considerare anche lopportunit di un investimento politico e culturale a favore di quegli individui che, potenzialmente, in condizioni attrezzate, nellambito delle loro scelte di vita, sarebbero disponibili ad una specifica opzione responsabile, a favore dei loro bisogni superioriSi pu pensare in questo caso ad un impegno a carattere temporaneo, ad esempio un Impegno territoriale attrezzato, che potrebbe avere la durata di 5 anni. La proposta potrebbe essere accettata da una maggioranza, almeno una volta nella vita. Considerando infatti un arco di vita attiva, anche da pensionati, dellordine di 50 anni, si pu pensare che ciascuno, nel corso di tempi cos lunghi, trovi motivazioni e opportunit varie per scegliere un periodo pari a 1/10 del totale per questo impegno, con carattere rinnovabile e reversibile. Gli individui che accetteranno questo impegno territoriale, con i guadagni tipici degli ambiti pubblici analoghi allinsegnamento, dovranno essere sostenuti, anche con facilitazioni di vario genere, nei trasporti, negli spettacoli, nello sport ed altri servizi comuni. Le loro economie familiari potranno essere sufficienti, grazie alla diminuzione di diverse spese, oggi obbligate dalla convenzione del consumo, ma sempre pi onerose (basti pensare agli acquisti con il marchio, al possesso dellultimo modello di qualcosa ecc.). La presenza organizzata di questi individui sul territorio sar fonte di scambi reciprocamente attivi con le istituzioni, le scuole, linsieme della popolazione. La loro stessa esperienza di vita sar fonte di indicazioni, nel senso che, ad esempio, si dovranno promuovere e rendere disponibili beni durevoli che siano realmente ecologici e di lunga durata, richiedendo specifici impegni tecnologici, produttivi e commerciali. Bisogner riorganizzare i settori gi esistenti di servizi alle persone e crearne altri, in particolare 61

orientati ai progetti territoriali, valorizzando la contiguit con lattivit scolastica, realizzando o amplificando tutta unarea di lavoro con orientamenti stipendiali di tipo pubblico e comunque non orientati alla massimizzazione del guadagno (pensare, come realt gi in atto, alle attivit del terzo settore). Gli orari di lavoro saranno regolati in modo innovativo, grazie anche alle possibilit dellinformatica, per cui il tempo trascorso dentro lufficio non sar pi un elemento principale, ma sar richiesta molta qualificazione professionale ed anche produttivit,verificabile in forme nuove, a tutto favore, tra laltro, della effettiva reversibilit dellImpegno, con la possibilit del passaggio da quellattivit verso altri settori, a carattere ordinario. La trasparenza dei risultati e le verifiche di efficacia, con criteri del tipo gi accennato, saranno un elemento di garanzia per tutti i cittadini, i quali potranno partecipare in modo incisivo, appoggiandosi anche alle scuole e creando luoghi di intelligenza sociale della societ civile, con la possibilit per tutti di rendersi conto direttamente dei cambiamenti. In termini economici e fiscali, come si accennava, il settore nazionale basato sulla competitivit di mercato dovr specializzarsi e incorporare tecnologia, verso produzioni di qualit e innovative, nellambito di tecnologie sostenibili, in modo da permettere quei prelievi fiscali, che saranno utilizzati nellaltro settore, orientato a migliorare le condizioni di contesto di vita. I progetti complessi territoriali, efficaci fino ai comportamenti, con attuazione da parte privata e parapubblica, dovranno quindi disporre di finanziamenti, tra laltro per rendere pi disponibili i servizi, pi volte citati, a base di lavoro. Vi saranno quindi prezzi e guadagni, ma saranno indispensabili anche risorse pubbliche integrative, a fronte delle esternalit positive, sociali e ambientali, che saranno documentate dal progetto e monitorate nella sua attuazione. In sede di principio, come si accennava, si dovr ricorrere sia al settore competitivo, che ha interessi di lungo termine in accordo con liniziativa, come gi avvenuto in passato (a partire dagli anni 60, in quanto i profitti permettevano sia aumenti salariali che prelievi per lo Stato Assistenziale), sia a prelievi locali, con carattere di scopo. Questa politica, si pu aggiungere, in conclusione, dovr fruire di una importante componente di progetto, conoscenza, confronto e perfino fantasia, relativa allassetto del territorio e alla facilitazione delle esistenze socializzanti e sostenibili. La pluralit delle iniziative costituir una ricchezza dinsieme, un patrimonio sociale, che potr circolare. I confronti tra spese e risultati, nei vari casi, permetteranno nuovi approcci di economia per la qualit, non solo riferita ai prodotti,ma anche ai modi di vivere. Vi saranno aziende che si qualificheranno di conseguenza, a partire da una base di competenze ed esperienze che in parte gi esiste, anche per offrire questo tipo di progetti e servizi avanzati sul mercato mondiale. Iniziative pilota, in determinate regioni o citt, potrebbero realizzarsi da subito.

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PARTE VI APPENDICE CONTENENTE CITAZIONI COMMENTATE

VI.1 Lintroduzione di Marx del 1857 ed elementi per andare oltre Oggetto della nostra analisi anzitutto la produzione materiale. Marx inizia cos la sua Introduzione del 1857. Concentrandosi solo sulla produzione, perde per la possibilit di indagare circa le crisi della societ che non abbiano origine diretta dallinterno della produzione stessa. Non sbaglia certo ad attribuire un ruolo centrale alla produzione capitalista, ma molti problemi, tra i quali la crisi ambientale ed anche il logoramento dei codici di comportamento, sono s collegati alla produzione, ma con effetti e reazioni a partire dal suo esterno. Pi avanti (op.cit. pag. 26) scrive: La popolazione un astrazione, se tralascio, ad esempio, le classi di cui si compone. Vero, ancora una volta, ma solo per laspetto produttivo, tanto vero che si potrebbe parafrasare il grande scienziato, affermando che la popolazione unastrazione, se tralascio le istituzioni, le ideeguida, la religione, larte, le soluzioni insediative, i ruoli degli individui, ecc.. Una seconda osservazione che Marx va incontro ad una difficolt interna al suo stesso programma, in quanto si dichiara rivoluzionario e comunista, ma non offre alcuna ragione forte di crisi produttiva verticale, fermandosi alla previsione di impoverimento della classe operaia. Se si rileggono, infatti, oltre la Einleitung del 1857, anche le pagine, famose per lacutezza, dei quaderni VI e VII ( Lineamenti fondamentali della critica delleconomia politica, volumi 1 e 2, La Nuova Italia, 1978) emerge un elemento motore modernissimo e attualissimo, la powerful effectiveness delle macchine. In quanto poi le macchine - scrive infatti Marx - si sviluppano con laccumulazione della scienza sociale, della produttivit in generale, non nel lavoro, ma nel capitale, che si esprime il lavoro generalmente sociale (op. cit., vol. 2, pag. 393). Nella misura in cui si sviluppa la grande industria, la creazione della ricchezza reale viene a dipendere meno dal tempo di lavoro impiegato che dalla potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro e che a sua volta - questa loro powerful effectiveness - non minimamente in rapporto al tempo di lavoro immediato che costa la loro produzione, ma dipende invece dallo stato generale della scienza e dal progresso della tecnologia, o dallapplicazione di questa scienza alla produzione omissis .la ricchezza reale si manifesta invece e questo il segno della grande industria - nella enorme sproporzione fra il tempo di lavoro impiegato e il suo prodotto, come pure nella sproporzione qualitativa fra il lavoro ridotto ad una pura astrazione e la potenza del processo di produzione che esso sorveglia. (op. cit. pag. 400) Il furto del tempo di lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza odierna, si presenta come una base miserabile rispetto a questa nuova base che si sviluppata nel frattempo e che stata creata dalla industria stessa. Non appena il lavoro in forma immediata ha cessato di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo di lavoro cessa e deve cessare di essere la sua misura e quindi il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore duso. Il plus lavoro della massa ha cessato di essere la condizione dello sviluppo della ricchezza generale, cos come il non lavoro dei pochi ha cessato di essere condizione dello sviluppo delle forze generali della mente umana. (op. cit. pag. 401) Queste citazioni, del resto note, non solo non offrono - a parere di chi scrive - motivi di crisi di rottura generale dellorganizzazione produttiva basata sullaccumulazione privata,, ma al contrario forniscono una parte degli elementi necessari per capire la espansione della Et dellOro, 1947 1971, iniziata cento anni dopo. Marx, attribuendo scarsa importanza al ruolo delle parti sociali esterne al settore produttivo, pensava, secondo uno schema articolato su due sole componenti sociali, che la competizione tra le imprese avrebbe necessariamente ridotto il salario operaio al suo costo minimo, a sua volta determinato dalle 63

esigenze di sussistenza e riproduzione (come per qualsiasi altro animale da lavoro o anche schiavo). Stando infatti sulla soglia di una grande potenzialit produttiva, ma sperimentando in concreto il proprio immiserimento, la classe operaia sarebbe stata obbligata a ribellarsi, razionalmente, per motivi di necessit economica condivisa. Si trattava per di esseri umani, non di ordinari animali da lavoro, per cui sono intervenute un insieme di vicende organizzative, politico culturali, conflittuali, istituzionali, con azioni di sindacati e partiti, iniziative legislative ecc., grazie alle quali la retribuzione operaia aumentata in una certa proporzione rispetto alla ricchezza nazionale. In effetti, va richiamato che Engels, alla fine della sua vita, si accorse del miglioramento in atto per gli operai -. A sua volta, E. Bernstein, allinizio del XX secolo, produsse in proposito elaborazioni socialiste, basate su contabilizzazioni precise relative ai salari operai in continuo aumento. Di Marx, ci importa tuttora la precisa descrizione del capitalismo tecnologico delle grandi imprese, che ha permesso una forte espansione della ricchezza sociale, aprendo spazio per tutti, per laumento dei salari, come anche per il ruolo dei ceti intermedi, da lui non previsto. Da un certo momento in poi questi aumenti sono addirittura diventati indispensabili alleconomia (Ford, Keynes) in quanto generatori di una componente della domanda di prodotti. Lanalisi della produzione capitalista basata sulla scienza e le macchine resta comunque una parte robusta e profetica del pensiero del grande scienziato. Linterpretazione del XX secolo come secolo americano trova pieno riscontro, ad esempio, nellammirazione con cui Marx parla (op.cit. pag. 32) della pi moderna delle societ borghesi, gli Stati Uniti . (in cui) lindifferenza verso il lavoro determinato corrisponde ad una forma di societ in cui gli individui passano con facilit da un lavoro ad un altro e in cui il genere determinato del lavoro per essi fortuito e quindi indifferente. Il lavoro qui divenuto non solo nella categoria, ma anche nella realt, il mezzo per creare la ricchezza in generale e, come determinazione, esso ha cessato di concrescere con gli individui in una dimensione particolare. Ancora una volta, colpisce la vitalit analitica e descrittiva del suo pensiero. Etuttora confermato che la indifferenza verso i contenuti tipica del capitale, e tendenzialmente lo anche del lavoro, ma va aggiunto, come si accennava, che in Europa pi che negli USA, il lavoratore tende ad essere percettore di una quota del reddito nazionale (Pasinetti, citato pi avanti). La mancanza nel testo di Marx di ragioni di crisi produttiva verticale si accentua, se il ragionamento viene esteso, come fa lautore, alla distribuzione e al consumo. Occupandosi dei bisogni, ad esempio (op. cit. pag. 16) afferma: la fame fame, ma la fame che si soddisfa con carne cotta, mangiata con coltello e forchetta, una fame diversa da quella che divora carne cruda, aiutandosi con mani, unghie e denti. Non soltanto loggetto del consumo dunque ad essere prodotto dalla produzione, ma anche il modo di consumarlo, non solo oggettivamente, ma anche soggettivamente. La produzione crea quindi il consumatore. La produzione fornisce non solo un materiale al bisogno, ma anche un bisogno al materiale. Quando il consumo emerge dalla sua immediatezza e dalla sua prima rozzezza naturale - esso stesso come propensione mediato dalloggetto. Il bisogno che esso ne avverte creato dalla percezione delloggetto stesso. Loggetto artistico - e allo stesso modo qualsiasi altro prodotto - crea un pubblico sensibile allarte e capace di godimento estetico. La produzione produce perci non soltanto un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per loggetto. Il bisogno che esso ne avverte - dice Marx - creato dalla percezione delloggetto stesso. Questa affermazione di Marx sommaria, deterministica, inaccettabile sul piano antropologico. Lorigine dei bisogni molto importante, in questo intervento, e va sviluppata con riferimento allantropologia. A titolo di esempio, si pu osservare che, in realt, in molti casi, loggetto, ad esempio lo strumento musicale, la sala da concerto, la musica degli spartiti, concresce con il suo bisogno, per cui occorre aprire una riserva assai importante circa il ruolo del soggetto. Ci detto, Marx si avvicina s alla realt storica degli anni successivi, ma si allontana ancora dalle ragioni di una possibile rivoluzione. Se la produzione, infatti, crea un soggetto per loggetto, lesito sembra di subordinazione, piuttosto che di ribellione. 64

Resta sempre lipotesi di immiserimento, ma Marx introduce in proposito unaltra spiegazione (pag. 401): Non appena il lavoro in forma immediata ha cessato di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo di lavoro cessa e deve cessare di essere la sua misura, e quindi il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore duso. Il plus- lavoro della massa ha cessato di essere la condizione dello sviluppo della ricchezza generale, cos come il non lavoro dei pochi ha cessato di essere condizione dello sviluppo delle forze generali della mente umana. Con ci la produzione basata sul valore di scambio crolla e il processo di produzione materiale immediato viene a perdere anche la forma della miseria e dellantagonismo. Subentra il libero sviluppo delle individualit ecc. ecc..

VI.3 Amartya Sen. La capacitazione Le precedenti considerazioni di origine antropologica possono essere confrontate, tra gli altri studiosi, con il pensiero dellautore di Etica ed economia (Laterza, 1988). Anche Sen, infatti, ritiene che homo economicus, che massimizza il suo diretto interesse personale, non corrisponda allessere umano effettivo e che sia necessario, di conseguenza, un diverso approccio alla razionalit. Sen parte dalla domanda: Perch dovrebbe essere peculiarmente razionale perseguire il proprio interesse personale ad esclusione di qualsiasi altra cosa ? (op. cit. pag. 23). Si pu aggiungere che la esperienza storica non va in questo senso. Un esempio classico costituito dalla attivit secolare degli olandesi per la costruzione delle dighe, a partire dal X secolo. Gli individui che vi lavoravano erano forse irrazionali o costituiscono piuttosto un esempio di razionalit e intelligenza sociale ? Prosegue Sen: Vedere qualsiasi allontanamento dalla massimizzazione dellinteresse personale quale prova di irrazionalit significa negare alletica un ruolo nelleffettiva presa di decisioni. (op. cit., ibidem). Sen, sul tema, si confronta direttamente con la realt: Dimenticando per il momento la razionalit, chiediamoci quanto vale come caratterizzazione del comportamento effettivo lipotesi di massimizzazione dellinteresse personale. Il cosiddetto uomo economico che persegue i propri interessi ci d la migliore approssimazione possibile al comportamento degli esseri umani, per lo meno in campo economico ? (op.cit. pag. 24). Le pagine successive sviluppano le possibili risposte, da quelle nettamente affermative, a quelle contrarie, almeno nel caso del Giappone, con la ricetta confuciana per il successo industriale, fino alla posizione stessa di Sen che sottolinea prima di tutto la mancanza di indagini: Se le espressioni di convincimento sono numerosissime, le scoperte fattuali sono rare (op. cit. pag. 26). E pi avanti: La vera questione se ci sia una pluralit di motivazioni, o se sia il solo interesse personale a guidare gli esseri umani (op. cit. pag. 28). Il volume prosegue con i richiami provenienti da Smith sullinteresse personale, confronti inter personali di utilit, economia del benessere, benessere e facolt di agire (poi indicata come capacitazione). In realt si pu osservare - una persona, di solito, tende a porsi in modo sia da appagare i propri convincimenti ed esigenze, sia a conseguire un giudizio positivo dagli altri (si veda op. cit. pag. 81). Ne risulta confermato, a parere di chi scrive, lelemento culturale sociale che entra a far parte delle varie motivazioni delle scelte reali (comportamento praticato, non solo proclamato, diceva Tentori). Due elementi principali vanno sottolineati, ai nostri fini, nella elaborazione di Sen. Il primo di critica economica complessiva, quando scrive (op.cit. pag. 67): Lunidirezionalit del rapporto tra economia predittiva ed economia del benessere, rinvenibile nella tradizione economica predominante, risulta totalmente sostenibile fintantoch leconomia del benessere confinata nello spazio ristretto definito dallaffermazione delladeguatezza dellottimalit paretiana. Ma quando 65

questo spazio ristretto fatto esplodere inserendovi considerazioni etiche pi ampie, la sostenibilit del rapporto unidirezionale deve anchessa scomparire. Non si pu che essere daccordo con questa considerazione, tanto pi considerando che tra le considerazioni etiche pi ampie lalleanza tra umanit e natura ha diritto, senza alcun dubbio, ad un posto di primo piano. Il secondo elemento, sviluppato da Sen nelle pagine successive, riguarda la facolt di agire di una persona (poi denominata anche capacitazione) omissisadozione di un concetto di benessere che differisca dallutilit, dato che il teorema fondamentalenon facilmente adattabile ad altri modi di giudicare il benessere individuale (op.cit. pagg. 69 70). Nella presente proposta, in effetti, si cerca di trarre le conseguenze di ambedue queste considerazioni, a partire dalla osservazione che lindividuo oggi non ha a disposizione una pluralit di stili di vita tra cui scegliere, ma solo uno, che corrisponde alleconomia unidirezionale e al sconfinamento dellindividuo in comportamenti asociali. Se si vuole arricchire in profondit la sua capacitazione, cio la possibilit di scelta, intesa sia in senso culturale che concreto, occorre cambiare il mondo intorno a lui, ci che pu essere ottenuto grazie alla modifica dei contesti di vita, con la sua partecipazione. Lindividuo socializzante, con la sua consapevolezza sistemica e la sua capacit di organizzarsi con altri individui, fruisce di una maggiore capacitazione. Con la sua partecipazione, diventa possibile intervenire a livello di struttura, infrastruttura, informazioni, in modo da aprire laccesso a nuove soluzioni di vita. Leconomia ecologicamente sostenibile,leconomia del benessere e le capacit dellindividuo vanno tutte realizzate insieme e per questo si propone qui una II riforma, di carattere complessivo, fermo restando che le condizioni di intervento sono diverse per le situazioni a diverso grado di sviluppo.

VI.4. Uhlrich Beck. La modernizzazione riflessiva Allindebolimento dei codici tradizionali, giustamente diagnosticato da Hobsbawm, corrisponde un processo di individualizzazione che, prima di tutto, come gi si accennava, va riconosciuto come qualcosa di reale, che pienamente in atto. Beck, autore tra laltro di La societ del rischio Verso una seconda modernit dedica allargomento tutta la Parte II del volume, per un centinaio di pagine. Il quadro di base pu farsi risalire alla domanda seguente: Dalla solidariet della penuria alla solidariet per paura ?. Secondo lautore, infatti, nella societ del rischio, il progetto normativo che la spinge avanti la sicurezza.non si tratta pi di ottenere qualcosa di buono, ma soltanto di evitare il peggio . Quando si pensa alle popolazioni che si organizzano in base al principio nimby, not in my backyard, non nel mio cortile, per difendersi da un inserimento industriale a forte impatto, propriamente in atto una solidariet da paura condivisa. In questo intervento, comunque, ci si proposti di andare oltre questa situazione. Il quadro interpretativo generale proposto da Beck pu essere sintetizzato in due aspetti, riguardanti rispettivamente la perdita di legittimazione della modernit attuale e la proposta della modernizzazione riflessiva. Per il primo, Beck ci offre una interpretazione generale della modernit come uscita plurisecolare dal feudalesimo, proponendone una articolazione in due fasi: Nella modernit avanzata, la produzione sociale di ricchezza va sistematicamente di pari passo con la produzione sociale di rischiQuesto passaggio dalla logica della distribuzione della ricchezza nella societ della penuria alla logica di distribuzione del rischio nella tarda modernit, legato storicamente ad almeno due condizioni: la prima, il livello raggiunto di produttivit umana e tecnologica e di sicurezza e regolazione giuridica e sociale ; la seconda, il fatto che,con la crescita esponenziale delle forze produttive, si liberano rischi e potenziali autodistruttivi in dimensioni finora sconosciute . Nelle condizioni date nelle societ 66

della penuria, il processo di modernizzazione ha luogo con la pretesa di usare la chiave dello sviluppo tecnico scientifico per schiudere le fonti nascoste della ricchezza sociale.Omissis . Nei ricchi stati sociali del welfare assistiamo ad un doppio processo: se paragonata con il tipo di sussistenza materiale fino alla prima met del xx secolo e con il terzo mondo minacciato dalla fame, la lotta per il pane quotidiano perde lurgenza di un problema cardinale che mette in ombra tutto il resto. Per molti, i problemi di obesit si sostituiscono a quelli della fame . Viene meno la premessa legittimante del processo di modernizzazione, cio la lotta contro levidente penuria, nel cui nome si potevano accettare anche alcuni effetti collaterali (non pi del tutto) imprevisti(op.cit. pag.26). Per quanto riguarda il carattere riflessivo della fase attuale della modernit, Beck, partendo ancora dalla parificazione di uomini e donne, afferma: Vengono messi in discussione i fondamenti della famiglia (matrimonio, sessualit, ruoli genitoriali ecc.). Vale a dire: nella fase della modernizzazione successiva alla seconda guerra mondiale laffermazione e il superamento della societ industriale coincidono. Esattamente questo il processo della modernizzazione riflessiva. Luniversalismo del mercato non riconosce neanche le zone tab che esso stesso ha fissato, e indebolisce il legame delle donne con il loro destino di statusprodotto industrialmente, un destino che le assegna al lavoro casalingo e alle cure domestiche e familiari. In tal modo, larmonizzazione biografica della produzione e della riproduzione, cos come le divisioni del lavoro e le norme nella famiglia diventano fragili, le minori sicurezze sociali delle donne diventano evidenti. Nei conflitti oggi in atto tra uomini e donne devono cos essere incluse le contraddizioni personalizzate di una societ industriale che attraverso la sua modernizzazione e individualizzazione distrugge i fondamenti della convivenza al proprio interno (op.cit. pag. 157). In questo quadro, caratterizzato da sganciamento da forme e vincoli storicamente precostituiti (affrancamento), perdita delle sicurezze tradizionali (disincanto), nuovo tipo di legame sociale (reintegrazione) (op.cit. pag. 186), i compiti dellindividuo secondo Beck sono ben diversi dal passato: Nella societ individualizzata lindividuo deve imparare, pena una condizione di svantaggio permanente, a concepire se stesso come centro dellazione, come ufficio pianificazione in merito alla propria biografia, alle proprie capacit, ai propri orientamenti, alle proprie relazioni ecc.. creando le condizioni di una biografia riflessiva (op.cit. pag. 195). Per quanto riguarda il futuro, Il motore dellindividualizzazione va a pieno regime e non si pu perci prevedere in qual modo possano crearsi nuovi, durevoli contesti di vita paragonabili alla struttura profonda delle classi sociali. Al contrario, proprio nei prossimi anni, probabile che, per risolvere il problema della disoccupazione e rimettere in marcia leconomia, siano avviate innovazioni sociali e tecnologiche che aprirebbero nuove dimensioni ai processi di individualizzazione . omissis le istituzioni della societ, i partiti politici, i sindacati, i governi, gli uffici sociali ecc: diventano elementi di conservazione di una realt sociale che c sempre di meno. (op. cit. pag. 152). In effetti, la realt che c sempre di meno proprio la societ fordista del lavoro, alla quale non pi possibile fare riferimento. Organizzare le paure giustificate necessario, ma occorre anche organizzarsi per conseguire qualcosa di buono. Socializzare, conviene perch umano. Si tratta quindi, secondo la presente impostazione, di rendere socializzante il motore della individualizzazione.

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