Sei sulla pagina 1di 10

Il lupo in Italia: conflitti e sfide per la conservazione

Relazione a cura di Io non ho paura del lupo APS


Revisione: 20 settembre 2023

-
Premessa
Questo documento rappresenta il punto di vista della nostra Associazione rispetto alla situazione
attuale e alle problematiche oggi inerenti la presenza della specie lupo (Canis lupus) nel contesto
nazionale italiano. Esso vuole fornire una rappresentazione quanto più esaustiva, anche se
necessariamente breve e generica, rispetto alle attività gestionali, alle problematiche di coesistenza e
conservazione, alle sfide future che la specie affronta oggi in Italia. L’obiettivo di questo documento è
quindi quello di informare l’Autorità Europea rispetto all’attuale status di accettazione della specie e
alle problematiche connesse dal punto di vista della nostra Associazione, sottolineando quanto i tempi
non siano oggi maturi per la riduzione dello status di protezione del lupo in Italia ed in Europa.
-
Chi siamo
L’Associazione “Io non ho paura del lupo (I’m not afraid of the wolf) nasce nel 2016 sulle montagne
dell’Appennino settentrionale grazie ad un gruppo di abitanti della montagna tra cui faunisti per
passione, allevatori, agricoltori e professionisti della natura. Fin dalla sua fondazione l’Associazione è
impegnata in diversi ambiti: comunicazione e divulgazione allo scopo di creare cultura e
conoscenza sul predatore rispondendo così alla crescente disinformazione; azioni di mitigazione
del conflitto con le attività zootecniche attraverso un supporto diretto agli allevatori;
monitoraggio e ricerca sul campo attraverso attività di indagine sulla specie lupo, contribuendo
anche in progetti istituzionali; eventi, ecoturismo e altre azioni dedicate alle piccole
comunità. Oggi l’Associazione è attiva su scala nazionale e, oltre alle attività sul campo, gestisce la
più seguita piattaforma web in Italia dedicata al lupo e alla sua conservazione.

-
Quanti lupi ci sono in Italia
Storicamente il lupo è sempre stato presente in Italia con una propria sottospecie (Canis lupus
italicus) anche se negli ultimi tre secoli esso è stato vittima di una forte persecuzione diretta da parte
dell’uomo: alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso la specie era sull’orlo dell’estinzione e si stimavano
solo un centinaio di esemplari residui in alcune remote aree dell’Appennino Centrale. A partire dagli
anni ‘80, grazie a diverse iniziative di carattere legislativo, all’abbandono delle aree montane da parte
dell’uomo e all’aumento della superficie boscata, elemento che ha anche favorito il ritorno e
l’espansione delle sue prede naturali, il lupo ha spontaneamente ri-colonizzato tutta la Penisola
Italiana, dalle zone montuose fino a quelle costiere e planiziali, ed è oggi presente in tutto il Paese,
isole escluse. Tra il 2020 e il 2021 in Italia si è svolto il primo Monitoraggio Nazionale del lupo,
coordinato da ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, su mandato del
Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Su tutto il territorio nazionale, simultaneamente
e secondo protocolli standardizzati, è stata effettuata una raccolta dati che ha permesso di stimare
l’abbondanza e la distribuzione della specie da cui è stata calcolata la stima della popolazione del lupo
a scala nazionale, risultata pari a circa 3.307 individui1. Per quanto riguarda la distribuzione, il range
minimo di presenza del lupo nelle regioni alpine nel 2020-2021 è stato stimato in 41.600 km
quadrati2. Nelle regioni peninsulari, l’estensione complessiva della distribuzione è risultata pari a

1
La Morgia V. , Marucco F. , Aragno P., Salvatori V., Gervasi V., De Angelis D., Fabbri E., Caniglia R., Velli E., Avanzinelli E., Boiani M.V.,
Genovesi P., 2022. Stima della distribuzione e consistenza del lupo a scala nazionale 2020/2021. Relazione tecnica realizzata nell’ambito della
convenzione ISPRA-Ministero della Transizione Ecologica “Attività di monitoraggio nazionale nell’ambito del Piano di Azione del lupo”.

2
Marucco F., E. Avanzinelli, M. V. Boiani, A. Menzano, S. Perrone, P. Dupont, R. Bischof, C. Milleret, A. von Hardenberg, K. Pilgrim, O. Friard, F.
Bisi, G. Bombieri, S. Calderola, S. Carolfi, C. Chioso, U. Fattori, P. Ferrari, L. Pedrotti, D. Righetti, M. Tomasella, F. Truc, P. Aragno, V. La Morgia,
P. Genovesi (2022). La popolazione di lupo nelle regioni alpine Italiane 2020-2021. Relazione tecnica dell’Attività di monitoraggio nazionale
nell’ambito del Piano di Azione del lupo ai sensi della Convenzione ISPRA- MITE e nell’ambito del Progetto LIFE 18 NAT/IT/000972 WOLFALPS
EU.
108.534 km quadrati 3. Il lupo occupa quindi una larga parte del paese e nelle regioni peninsulari ha
colonizzato la quasi totalità degli ambienti idonei.

Oggi, a quasi tre anni di distanza dal primo monitoraggio nazionale, non esistono dati aggiornati
rispetto alla consistenza della popolazione di lupo su scala nazionale e il monitoraggio, così come la
gestione della fauna selvatica, rimane in carico alle singole Regioni. Alcune di queste sono
periodicamente attive nel monitoraggio, specialmente in ambiente Alpino grazie alla presenza di
progetti come LIFE WolfAlps EU (che a fine 2024 si concluderà) mentre per altre Regioni non esiste
alcun dato aggiornato rispetto alla presenza del lupo nel proprio territorio. Queste problematiche,
insieme alla mancanza di un protocollo di monitoraggio standardizzato e condiviso non permettono di
avere una fotografia quanto più attuale e attendibile rispetto alla presenza della specie in Italia.

3
Aragno P., Salvatori V., Caniglia R., De Angelis D., Fabbri E., Gervasi V., La Morgia V., Marucco F., Mucci N., Velli E., Genovesi P., 2022. La
popolazione di lupo nelle regioni dell’Italia peninsulare 2020/2021. Relazione tecnica realizzata nell’ambito della convenzione ISPRA-Ministero
della Transizione Ecologica “Attività di monitoraggio nazionale nell’ambito del Piano di Azione del lupo”.
-
Piano di gestione e conservazione
Oggi l’Italia, nonostante sia il paese europeo con il più alto numero di lupi sul territorio nazionale, non
è dotata di un proprio piano di gestione e conservazione del lupo. L’unico disponibile, vecchio di oltre
vent’anni, è ormai superato e non può essere oggi utilizzato per rispondere alle necessità di
conservazione e gestione attuali. Da oltre quattro anni è in discussione l’adozione di un nuovo piano
all’interno della Conferenza Stato Regioni, l’organo collegiale italiano finalizzato alla collaborazione
istituzionale tra lo Stato e le Autonomie Locali, ma la sua approvazione è ostaggio di diverse visioni
politiche che non riescono a trovare un accordo rispetto alla linea da seguire e al rigore delle iniziative
dedicate a controllo e abbattimenti. A luglio 2023 i Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni
e delle Province Autonome hanno approvato l’ordine del giorno relativo alla richiesta di
Aggiornamento del Piano per la conservazione e la gestione del lupo in Italia. La richiesta, rivolta alle
autorità statali e agli altri organi competenti, è quella di procedere con sollecitudine a completare il
percorso per l’aggiornamento del Piano nazionale per la conservazione e la gestione del lupo in Italia,
al fine di adeguare il quadro degli interventi alle esigenze sopravvenute e di chiarire i presupposti per
le azioni di cattura e prelievo. Dal nostro punto di vista, senza un piano di gestione serio e condiviso
rimane oggi impossibile avallare qualsiasi scelta gestionale per la conservazione del lupo in Italia.
L’approfondimento e la totale comprensione delle problematiche che affliggono la specie e le iniziative
atte alla sua conservazione rimangono oggi una priorità. È importante, infine, sottolineare quanto
sarebbe necessario che la Comunità Europea si facesse parte attiva nello stimolare i Paesi membri
all’adozione di piani di gestione della specie lupo, coerenti con gli indirizzi tecnici e scientifici
necessari a garantire una seria conservazione della specie, in un percorso condiviso tra i Paesi
membri.

-
Impatto sulle attività zootecniche
Il ritorno del lupo in territori da cui è stato assente per decenni è un grande successo in termini di
conservazione della specie, tuttavia ha inevitabilmente causato, in diverse aree del Paese,
problematiche legate all'impatto del lupo sulle attività zootecniche. Regioni, Province autonome e
alcuni Parchi oggi indennizzano i danni alle attività produttive causati dalle specie selvatiche, tra le
quali anche il lupo. Nell’ambito del Monitoraggio Nazionale del lupo è stato condotto uno studio
relativo ai danni indennizzati dalle Amministrazioni nel periodo compreso fra il 2015 e il 2019, che ha
preso in considerazione solo i casi di uccisione documentata ed accertata di capi di bestiame. In totale
sono stati raccolti dati relativi a 17.989 eventi di predazione accertati. Le somme concesse a titolo di
indennizzo durante il periodo 2015-2019 sono risultate in totale pari a € 9.006.997 per una media di €
1.801.367 annui.4 Dallo studio sono emerse due tipologie di impatto ben distinte: una larga
maggioranza di aziende zootecniche soggette a danni da lupo sporadici e con perdite

4
Gervasi V., Zingaro M., Aragno P., Genovesi P., Salvatori V., 2022. Stima dell’impatto del lupo sulle attività zootecniche in Italia. Analisi del
periodo 2015 – 2019. Relazione tecnica realizzata nell’ambito della convenzione ISPRA-Ministero della Transizione Ecologica per “Attività di
monitoraggio nazionale nell’ambito del Piano di Azione del lupo”.
quantitativamente ridotte ed una seconda tipologia, invece, costituita da una minoranza di aziende
che registrano attacchi frequenti, ripetuti in modo cronico di anno in anno e con perdite numeriche
rilevanti. Questa tipologia di danni può essere spesso posta in relazione con il mancato utilizzo dei
mezzi di prevenzione e la loro diffusione tra le aziende nazionali. A titolo di esempio, un caso da citare
è quello rappresentato dalle Province Autonome di Trento e Bolzano, due delle aree oggi in Italia dove
il conflitto è marcato e dove, come nel caso della Provincia Autonoma di Trento, è stato recentemente
espresso parere positivo da parte di ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale rispetto all’abbattimento di due lupi appartenenti ad un branco responsabile di ripetuti
attacchi in una malga. Questa è la prima autorizzazione in deroga emessa in Italia, anche se ad oggi
(20 settembre 2023) non risultano eseguiti abbattimenti. Nel documento redatto da ISPRA dedicato a
queste due Province Autonome, viene evidenziato, insieme al progressivo ritorno del lupo da aree
dove esso era assente, un aumento dell’impatto complessivo esercitato da questo sul settore
zootecnico nel corso degli anni, sia in termini di eventi di predazione, sia di capi uccisi, sia per il
numero di aziende danneggiate. In particolare nella provincia autonoma di Trento si è evidenziata una
forte polarizzazione dell’impatto sulle aziende, con una larga maggioranza che ha subito danni limitati
ed una minoranza caratterizzata da attacchi cronici, spesso associati a perdite rilevanti. Per quanto
riguarda la Provincia Autonoma di Bolzano, il grado di diffusione dei sistemi di protezione del
bestiame sembra essere, nel complesso, ancora piuttosto limitato, come testimoniato dal fatto che la
quasi totalità delle predazioni da lupo registrate negli otto anni presi in considerazione sono avvenute
in totale assenza di misure di protezione.5 Nella Provincia Autonoma di Trento, si evidenzia una
discreta diffusione dei recinti elettrificati tra le malghe a prevalenza di bestiame ovicaprino, mentre le
malghe a prevalenza di bestiame bovino ne sono risultate in maggioranza sprovviste. La diffusione dei
cani da protezione è ancora piuttosto limitata. I dati riferiti ai sopralluoghi effettuati a seguito delle
predazioni, hanno evidenziato che spesso, pur dove le misure di prevenzione sono presenti, non
vengono utilizzate o vengono utilizzate in modo non corretto. La relazione tecnica “Predazioni da lupo
sul bestiame domestico in provincia di Trento: analisi delle dinamiche e delle strategie di
prevenzione” ha analizzato i casi di predazione da lupo su domestico registrati tra il 2013 e il 2022. In
provincia di Trento, tra il 2013 e il 2022, si sono verificate 576 predazioni da lupo su domestico, con
un totale di 2256 capi compromessi (inclusi i capi morti, feriti e dispersi). La maggior parte delle
predazioni è avvenuta in completa assenza di opere di prevenzione (62%) e, laddove presenti, non
sempre erano a protezione dei capi predati nel momento in cui è avvenuto l’attacco.6 Ne consegue che
nell’81% dei casi il bestiame predato non era difeso in alcun modo. In questo quadro molto
frammentato risulta oltremodo difficile recuperare i dati relativi all’utilizzo dei mezzi di prevenzione e
all’adozione su tutto il territorio nazionale, in quanto essi non sono disponibili per tutte le regioni
italiane. Risulta quindi ipotizzabile che per il prossimo futuro occorra incentivare e sviluppare con più

5
ISPRA Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - Abbattimento di lupi nel territorio della Provincia di Bolzano. Richiesta di
parere per il prelievo di massimo 2 esemplari appartenenti alla specie Canis lupus – Comune di Selva dei Molini e comuni limitrofi ai sensi della
LP n. 11/2018.

6
Bombieri G., Roseo F., Bragalanti N., Zanghellini P., Zeni M, Groff C., Pedrini P. 2023. Predazioni da lupo sul bestiame domestico in provincia di
Trento: analisi delle dinamiche e delle strategie di prevenzione. Relazione tecnica MUSE-PAT.
attenzione le iniziative atte alla riduzione del danno tramite l’utilizzo di mezzi di prevenzione, con una
particolare attenzione verso le nuove tecnologie e le iniziative di dissuasione non letali.

-
Bracconaggio e mortalità antropica

Fino all’estate del 2023 in Italia non sono mai stati ufficialmente autorizzati abbattimenti di lupo in
deroga alle attuali direttive, eppure sono diversi gli elementi, dal nostro personale punto di vista, che
permettono di ipotizzare come da diversi decenni il lupo in Italia sia vittima di un vero e proprio
controllo illegale della specie da parte di bracconieri e criminali. Gli atti di bracconaggio che vengono
scoperti sono, purtroppo, solamente la punta dell’iceberg di un fenomeno molto esteso, del quale è
difficile stimare i numeri reali e che nella stragrande maggioranza dei casi rimane impunito. Sono,
infatti, veramente ancora troppo pochi i casi in cui le indagini riescono a portare alla luce l’identità
degli esecutori e ad assicurare loro le dovute condanne. È inoltre ipotizzabile che questa pratica cresca
con la diffusione della specie e con la disinformazione ad essa collegata.

A titolo di esempio riportiamo alcuni casi emblematici:

● Nel mese di luglio 2023 un lupo, dapprima ferito agli arti posteriori da dietro e poi finito con
un colpo con un colpo alla testa, è stato successivamente impiccato al cavalcavia della
Firenze-Pisa-Livorno, all’interno del comune di Cascina, in provincia di Pisa;

● Nel mese di maggio 2023 nel territorio di Cocullo, in Provincia dell’Aquila, in un territorio
posto al di fuori delle aree protette, ma nell’importante corridoio ecologico che unisce il Parco
Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, sono state
rinvenute in totale le carcasse di nove lupi, tutti morti in seguito ad avvelenamento;

● A febbraio 2023 è stata rinvenuta la carcassa di un lupo illegalmente ucciso a colpi di arma da
fuoco in località Castel Penede di Nago Torbole (TN);

● A settembre 2022 è stata rinvenuta la testa mozzata di un giovane lupo appesa a un cartello
stradale di Era, piccola frazione di Samolaco (SO) con un cartello riportante le seguenti
parole: “I professori parlano, gli ignoranti sparano”.

● Nel mese di novembre 2019 un giovane lupo è stato ucciso con 7 pallettoni da cinghiale
utilizzando munizione spezzata, che viene usata illegalmente per la caccia al cinghiale,
all’interno della Riserva Naturale Statale di Castel di Guido;

● A dicembre 2017 un lupo scuoiato e appeso a testa in giù è stato rinvenuto presso una fermata
del bus nel comune di Coriano (RN). I responsabili di questo gesto sono stati individuati e
sottoposti ad indagine giudiziaria.
● Nel mese di aprile 2017 in provincia di Livorno è stato ritrovato un lupo dapprima ucciso per
strangolamento con un laccio e poi scuoiato e successivamente appeso ad un segnale stradale,
con un cartello che riportava la scritta "No agli abbattimenti - Sì alla prevenzione";

● Nel febbraio 2015 a Sanza, in provincia di Salerno, nella piazza principale del paese è stata
rinvenuta la carcassa di un lupo, ucciso con dei colpi di fucile, che è stata depositata
nell’aiuola in piazza XXIV Maggio ai piedi del Cervo simbolo del paese, accompagnata da un
cartello recante minacce esplicite al Corpo Forestale dello Stato;

● Nel mese di gennaio 2014 è stato ritrovato un lupo sgozzato e poi appeso a testa in giù su un
cavalcavia sovrastante la statale Aurelia, quasi al confine tra Tarquinia e Montalto di Castro,
in provincia di Viterbo.

Lo studio pubblicato nel 2021 dal titolo "Men and wolves: Anthropogenic causes are an important
driver of wolf mortality in human-dominated landscapes in Italy” mette in evidenza come le cause di
origine umana quali gli atti di bracconaggio e l’impatto con i veicoli, siano tra le principali cause di
mortalità del lupo in Italia. Questa pubblicazione ha analizzato la situazione relativa alla mortalità dei
lupi in parte della Toscana ed in Emilia-Romagna, due delle regioni italiane nelle quali da diversi
decenni è presente una popolazione numerosa di lupi, identificando le cause prevalenti di mortalità. Il
documento mette in luce come tra ottobre 2005 e febbraio 2021 siano state recuperate 212 carcasse di
lupo, delle quali 179 (84,4%) morte per cause di origine antropica: 104 a causa di collisioni con veicoli
e 75 con segni compatibili con persecuzioni illegali di origine umana, e nello specifico 45 morti per
avvelenamento con sostanze tossiche, 24 per ferite da arma da fuoco, 4 colpiti da oggetti contundenti e
2 impiccati. Solo 21 dei 212 lupi esaminati (9,9%) sono morti per cause naturali.7. Per quanto riguarda
il contesto alpino, dal 1999 ad aprile 2017, quindi in 18 anni di campionamento, sono stati recuperati
nella regione Piemonte 153 lupi morti. Le principali cause di morte registrate dall’anno 1998-1999 al
2016-2017 sono state, in ordine decrescente di frequenza: le collisioni con autoveicoli e treno (54,2%,
n=83 lupi), le uccisioni illegali (23,8%, n=36 lupi), le cause naturali (11,1%, n=17 lupi) e le cause
indeterminate (11,1%, n=17 lupi).8 Da questi due esempi, e rispetto ai tristi fatti di cronaca che ormai
si susseguono da diversi anni, appare evidente quanto sia ancora necessario lavorare al fine di
sviluppare azioni di conservazione atte a ridurre la mortalità di origine antropica a carico della specie
lupo. Queste azioni, che devono essere accompagnate da un rigoroso status di protezione legale e da
un inasprimento delle pene verso chi compie atti di bracconaggio, devono tenere conto anche della
percezione sociale che oggi la specie ha sulla popolazione italiana.

7
Musto C., Cerri J., Galaverni M., Caniglia R., Fabbri E., Apollonio M., Mucci N., Bonilauri P., Maioli G., Fontana M. C., Gelmini L., Prosperi A.,
Rossi A., Garbarino C., Fiorentini L., Aiuti F., Berzi D., Merialdi G., Delogu M., 2021, Men and wolves: Anthropogenic causes are an important
driver of wolf mortality in human-dominated landscapes in Italy
8
Marucco F. e Avanzinelli E. (2017). Lo Status del lupo in Regione Piemonte. In: Marucco et al. (2017). Lo Status della popolazione di lupo sulle
Alpi Italiane e Slovene 2014-2016 Relazione tecnica, Progetto LIFE 12 NAT/IT/00080 WOLFALPS – Azione A4.
-
Problematiche gestionali
Negli ultimi anni in Italia si sono verificati singoli e circoscritti episodi che hanno visto protagonisti
lupi “problematici” o che hanno mostrato atteggiamenti di confidenza verso le persone. Questi casi
sono tutti accomunati da una lentezza gestionale che in alcune occasioni ha proibito alla stessa
istituzione di poter intervenire in tempi accettabili. La causa va ricercata nella lunghezza degli iter
burocratici e/o nell’eccessivo ritardo ad intervenire rispetto a casi che richiederebbero più attenzione e
per i quali a volte le strutture tecniche istituzionali non sono preparate. Il caso più eclatante è quello
relativo al “lupo di Vasto”. Si tratta di un esemplare ritenuto responsabile di una serie di aggressioni,
la prima delle quali si era verificata il 7 agosto 2022 e ipoteticamente responsabile anche delle
successive, in totale 11, per fortuna non gravi, ai danni di persone. La sua cattura è stata autorizzata
solo a giugno del 2023, a 10 mesi dalla prima aggressione, e ad oggi (20 settembre 2023), per quanto
noto, l’esemplare risulta ancora libero sul territorio. Un altro caso riguarda quello verificatosi a partire
da marzo 2020: una femmina di lupo per diversi mesi aveva frequentato il centro abitato della città di
Potenza, alimentandosi di cibo lasciato all’esterno delle abitazioni. Catturata a dicembre dello stesso
anno, dotata di radiocollare GPS, era stata poi rilasciata in un luogo lontano dai centri abitati, anche
se dopo poco tempo essa aveva fatto ritorno presso le aree urbane di Potenza, e durante la primavera
del 2021 era stata vista accoppiarsi con un cane randagio. Successivamente catturata e sterilizzata, è
stata rilasciata nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato. Come si evince da questi episodi, che sono
solo un esempio rispetto a diversi casi verificatisi in Italia in questi anni, la gestione istituzionale e i
processi autorizzativi rimangono inadeguati rispetto all’urgenza di questi singoli casi che coinvolgono
la specie lupo. La tempestività d’azione è oggi una condizione assolutamente essenziale in queste
circostanze e l’istituzione non sembra oggi preparata a gestire questi rari casi sul quale è spesso
necessario intervenire anche rispetto alla percezione che essi possono generare sulla popolazione. E’
evidente, infatti, che esiste un notevole divario a livello regionale nella volontà e nella capacità di
mettere in campo una risposta tempestiva. Occorre quindi, dal nostro punto di vista, un
miglioramento delle procedure gestionali e la creazione di opportune strutture tecnico-scientifiche che
possano affiancare le realtà territoriali per la gestione di questi casi.

-
Accettazione sociale e percezione
Il lupo è stato caricato, da sempre, di una simbologia che va molto oltre la semplice considerazione
della specie come un animale selvatico. A tutt’oggi, se da un lato rappresenta l’istinto, la libertà, il
coraggio, la tenacia, la socialità e la protezione, dall’altro incarna anche le paure e le ombre della
mente. A livello simbolico quindi, il lupo ancora oggi è amato e temuto allo stesso tempo, da una parte
affascina e dell’altra terrorizza. Oggigiorno in Italia e in Europa la situazione da un certo punto di vista
non è molto cambiata rispetto al passato e il lupo rimane l’animale selvatico con il più alto livello di
disinformazione a suo carico. Oggi in Italia i mass media pubblicano e raccontano quotidianamente
notizie allarmanti, utilizzando volutamente un linguaggio cupo, dai toni sensazionalistici, che
enfatizza gli aspetti più cruenti del comportamento predatorio del lupo. Sono innumerevoli gli esempi
che evocano paura nei lettori e spesso questi non sono accompagnati da un’opportuna verifica dei fatti
o da un parere tecnico che aiuti il lettore a comprendere il comportamento della specie. Questa
disinformazione, accompagnata dalle innumerevoli fake-news, favorite spesso da veri e propri
movimenti specializzati in una vera e propria guerra personale al lupo possono compromettere a
fondo lo status di accettazione e la relativa conservazione del lupo in Italia ed in Europa. Occorre
quindi, prima di qualsiasi revisione dello status di protezione della specie, approfondire, comprendere
e valutare eventuali azioni atte a contrastare questa deriva culturale che colpisce la specie. Rimane
fondamentale quindi che sia anche l’Autorità Europea a farsi carico di lavorare per la conservazione
futura della specie attraverso azioni di carattere culturale e sociologico.

-
Conclusioni
Oggi, le popolazioni di lupo in alcune parti d’Europa sono in espansione, tornando in aree dove il lupo
era stato perseguitato e sterminato nel secolo scorso, mentre in altre parti d’Europa le popolazioni di
lupo sono mantenute a livelli inaccettabilmente bassi per ostacolarne l’espansione naturale. Una
crescente consapevolezza ecologica e le attuali norme di protezione, sia su scala nazionale che
europea, hanno indubbiamente favorito il suo ritorno. Tuttavia, il ritorno del lupo nelle foreste e nei
paesaggi europei è lungi dall’essere completo. Secondo la Large Carnivore Initiative for Europe,
l’attuale tendenza positiva può essere facilmente invertita, poiché i principali problemi di
conservazione non sono stati risolti e molti di essi non sono ancora nemmeno stati affrontati.9 Oggi le
iniziative messe in atto in Italia e dai governi di molti altri Stati membri per prevenire i danni al
settore zootecnico e promuovere la coesistenza non sono sufficienti. Inoltre, i sistemi di monitoraggio
delle popolazioni nei diversi Paesi non sono standardizzati o sono in afflitti da ritardi, dando spesso
un’immagine falsata del reale stato di conservazione del lupo. Inoltre, in molti Paesi come l’Italia
mancano ancora piani di conservazione e gestione del lupo che, per motivi politici, non sono stati
approvati o messi in pratica. Il bracconaggio e la mortalità di origine antropica rappresentano un’altra
grave minaccia che incide sulla conservazione del lupo. La nostra Associazione si appella
all’Istituzione Europea affinché lo status di protezione del lupo rimanga quello attuale, ma allo stesso
tempo chiede un deciso cambio di passo nel lavoro di promozione e difesa della coesistenza con i
grandi predatori. Incentivando diverse azioni, come protocolli di monitoraggio condivisi a livello
europeo, poiché questi animali non conoscono frontiere, aumentando l’uso di misure preventive non
letali e assicurando che esse siano attuate correttamente e adattate al contesto specifico, nonchè
sostenendo l’accettazione e la tolleranza nei confronti del lupo attraverso l’educazione e
l’informazione. Questo, a sua volta, è essenziale per aumentare la resilienza degli ecosistemi ai

9
Boitani, L., Kaczensky, P., Alvares, F., Andrén, H., Balys, V., Blanco, J. C., … & Patkó, L. (2022, November). Assessment of the conservation
status of the Wolf (Canis lupus) in Europe. In Prepared for the Berne Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats
and the Council of Europe.
cambiamenti climatici e alle crisi naturali. Concludendo, vorremmo ricordare la recente approvazione
della “Nature Restoration Law”, che impegna gli Stati membri europei a ripristinare il 20% delle aree
terrestri e marine entro il 2030, per arrestare la perdita di biodiversità e contrastare la crisi climatica.
Alla luce di questi impegni, sarebbe controproducente sostenere un ridimensionamento del livello di
protezione del lupo. L’attenzione dovrebbe invece concentrarsi sulla collaborazione tra stakeholders
per trovare soluzioni non letali al fine di ottenere una coesistenza positiva con il lupo, in quanto specie
chiave dei nostri ecosistemi europei.

Borgo Val di Taro (PR) 20/09/2023

Io non ho paura del lupo APS


Daniele Ecotti, Presidente
www.iononhopauradellupo.it

Potrebbero piacerti anche