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EVIDENZE DI FENOMENI CRIMINOGENI IN RIFERIMENTO AI PASCOLI NELLE AREE

PROTETTE D’ABRUZZO. ESITI DELLA RICERCA GEOGRAFICA SUL CAMPO


Lina Calandra, Università dell’Aquila
L’Aquila, 6 febbraio 2020

Relazione per la Commissione di Garanzia del Comune dell’Aquila


Presidente: Giustino Masciocco

INDICE

1. Premessa: la ricerca geografica sul campo 2

2. Il meccanismo PAC (Politica agricola comune) dei pagamenti diretti 3


e la corsa all’accaparramento dei pascoli

3. Le evidenze criminogene emerse dalla ricerca sul campo nel 5


territorio abruzzese

4. Cronologia delle principali denunce pubbliche da parte del gruppo 10


di lavoro

ALLEGATI
Allegato 01 - Pascoli e criminalità in Abruzzo (Semestrale di Geografia, online)
Allegato 02 - Pascoli Milionari, Truffa all'Ue 2006
Allegato 03 - La truffa dei pascoli fantasma 2012
Allegato 04 - Mucche da record di 83 anni 2013
Allegato 05 - Finti pascoli, due denunce 2014
Allegato 06 - Interpellanza Di Pietro 2012
Allegato 07 - Interrogazione UE D’Amato-Zullo 2016
Allegato 08 - Risposta Interrogazione UE 2017
Allegato 09 - Interrogazione Zaccagnini 2015
Allegato 10 - Finti pascoli - associazione per delinquere 2019

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1. Premessa: la ricerca geografica sul campo
In poco meno di due anni (da maggio 2017 a marzo 2019), il gruppo di lavoro del Laboratorio
Cartolab – Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila –, con il coinvolgimento di
oltre 20 studenti universitari e vari professionisti, ha condotto una intensa attività di ricerca sul
campo nell’ambito di vari progetti (Figura 1 e Tabella 1). L’attività è consistita in una estesa
campagna di ascolto del territorio tramite interviste faccia-a-faccia a 941 persone in 99 Comuni,
quasi tutti ricadenti, in parte o totalmente, nel perimetro di tre aree protette: il Parco Nazionale del
Gran Sasso-Laga (44 Comuni), il Parco Nazionale della Majella (39 Comuni) e il Parco Regionale del
Sirente-Velino (16 Comuni, di cui 7 fuori Parco). In sostanza, la ricerca ha riguardato i territori dei
principali massici montuosi dell’Abruzzo. Sugli oltre 900 intervistati, circa un centinaio ha segnalato
la “questione dei pascoli” nei termini di fenomeno criminogeno tra produttori del territorio,
professionisti, dirigenti e funzionari pubblici a vari livelli, amministratori locali.
In realtà, il gruppo di lavoro del Laboratorio Cartolab aveva avuto modo di intercettare la questione
dei pascoli, esplicitamente in termini criminogeni, già dal 2009 e, ancor di più nel corso dello
svolgimento del Progetto Life “Praterie” del Parco nazionale del Gran Sasso-Laga (2013-2017),
sebbene senza comprenderne a pieno la portata (vedi allegato 1).

Figura 1 - L’ascolto del territorio: areali e progetti di riferimento per le interviste sul campo (maggio 2017-marzo 2019)

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Progetto 1: Il territorio dei miei sogni. Percorsi e mappe per la valorizzazione economica e sociale del Parco
Nazionale del Gran Sasso-Laga (PNGSML) - 2017-2018 - Convenzione Ente PNGSML / Dipartimento di Scienze
Umane - Laboratorio Cartolab.
Obiettivo: Inserito nel seno delle attività previste dall’Ente per la redazione del nuovo Piano pluriennale economico
e sociale, il progetto mira all’elaborazione di un quadro conoscitivo dei territori del Parco aggiornato alla situazione
post-terremoto 2009 e 2016-17. Attraverso la ricerca sul campo, l’obiettivo è di raccogliere le proiezioni al futuro di
chi vive e opera nel Parco, i sogni che resistono nonostante tutto.
Risultati e prodotti della ricerca:
- Progetto chiuso
- Risultati pubblicati
- Principali prodotti:
1) L.M. Calandra, Il territorio dei miei sogni, Rapporto di ricerca n. 1, 2017;
2) L.M. Calandra, Il territorio dei miei sogni, Rapporto di ricerca n. 2, 2018;
3) Video Il territorio dei miei sogni, 16 maggio 2018 [Canale YouTube: www.youtube.com/watch?v=AL6wd0jAicA].
Progetto 2: Comunicazione e partecipazione nel Parco della Majella: attori, dinamiche e scelte condivise per la
gestione della conflittualità ambientale e della presenza dell’orso (PNM) - 2017-2019 - Convenzione Ente PNM /
Dipartimento di Scienze Umane - Laboratorio Cartolab.
Obiettivo: Previsto dall’Ente come attività da inquadrare nel PATOM (Piano d'Azione per la tutela dell'Orso
marsicano), il progetto mira ad indagare il rapporto Parco-territorio in tutte le sue sfaccettature al fine di costruire
percorsi di comunicazione per la gestione della conflittualità e, di riflesso, porre le basi per una migliore convivenza
uomo-orso.
Risultati e prodotti della ricerca:
- Progetto in fase di svolgimento: chiusa la ricerca sul campo e l’elaborazione dei risultati; risultati e prodotti
saranno resi pubblici dopo lo svolgimento degli incontri di restituzione sul territorio (Tabella 2).
Progetto 3: Percezione del ruolo socio/economico, dello stato e delle prospettive del Fiume Aterno da parte degli
attori locali - 2017-2018 - Convenzione Associazione HARP (Heritage Art Research Project, Fontecchio, AQ) /
Dipartimento di Scienze Umane - Laboratorio Cartolab.
Obiettivo: Essendo la Media Valle dell’Aterno interessata da un progetto di Contratto di Fiume e da uno di Foresta
Modello, il progetto mira ad indagare la percezione degli abitanti in riferimento al fiume e al bosco, pur senza
trascurare gli altri elementi naturali e antropici che caratterizzano il rapporto territorio-abitante della Valle.
Risultati e prodotti della ricerca:
- Progetto chiuso
- Risultati pubblicati
- Principali prodotti:
1) L.M. Calandra, L’ascolto del territorio, Relazione sugli esiti della ricerca presentata negli incontri pubblici di
restituzione (marzo 2019).
Tabella 1 - I progetti di riferimento della ricerca sul campo: obiettivi, risultati e prodotti

2. Il meccanismo PAC dei pagamenti diretti e la corsa all’accaparramento dei


pascoli
Al fine di comprendere a pieno la portata della “questione pascoli” e di come questa, a seconda
degli attori coinvolti e dei singoli contesti interessati, arrivi anche a prendere la forma di “mafia dei
pascoli”, è necessario innanzitutto fare chiarezza sulla PAC (Politica agricola comune) e in particolare
sugli aiuti diretti agli agricoltori. Al cuore della questione, in effetti, c’è l’accaparramento degli aiuti
europei al settore agricolo. Essendo la PAC e l’intero meccanismo degli aiuti diretti assai complesso,
per forza di cose qui ci si limiterà ad illustrare la questione a partire soprattutto da quanto riferitoci
dagli intervistati e limitando, necessariamente, il discorso agli elementi utili al fine di comprendere
ciò che è avvenuto nel tempo e avviene tutt’ora in riferimento ai pascoli.
La storia comincia con la riforma della PAC del 2003 (la cosiddetta Riforma Fischler sotto la
Presidenza della Commissione Europea di Romano Prodi), che introduce il “disaccoppiamento” degli
aiuti diretti: il contributo europeo, cioè, non è più legato alla produzione ma viene concepito come
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sostegno al reddito dei produttori che quindi sono liberi di decidere se e cosa produrre. Non
agganciandosi più alle varie produzioni, per ottenere il pagamento dell’aiuto comunitario, viene
introdotto il “diritto” all’aiuto calcolato sulla base del valore medio dei pagamenti percepiti da ogni
agricoltore nel periodo di riferimento (fissato al triennio 2001-2003): tale valore, diviso per il
numero medio degli ettari utilizzati sempre nel periodo di riferimento, definisce, appunto, il diritto,
o “titolo”, all’aiuto. Per ottenere il pagamento dell’aiuto, il titolo si aggancia ad un ettaro di terreno;
i terreni ammissibili possono essere quelli destinati a colture annuali ma anche a pascolo. Dunque,
per “appoggiare” il titolo su quanti più ettari possibili, si scatena la corsa all’accaparramento dei
pascoli anche perché, nel contempo, prende forma un mercato (o forse sarebbe meglio dire un
“traffico”) dei titoli; e anche perché la Riforma introduce nel contempo delle “condizionalità” come
quella, per esempio, relativa al benessere animale per cui per ogni animale va previsto un tot di
terreno a garanzia, appunto, del suo benessere e della sanità.
Le distorsioni che rendono perverso l’intero meccanismo sono diverse: basterà prenderne in
considerazione alcune per capire quello che è successo negli anni con i pascoli. Innanzitutto, si
registra una enorme difformità del valore dei titoli tra gli imprenditori agricoli: si passa da titoli dal
valore di poche centinaia di euro (a volte anche meno) a titoli da diverse migliaia di euro. In generale,
possiamo dire che i titoli maturati nelle grandi aree agricole del Paese hanno un alto valore perché
calcolato su prodotti che nel periodo di riferimento beneficiavano di importanti contributi (per
esempio, mais, grano duro, barbabietola, soia, pomodoro da industria, agrumi da industria, tabacco,
oleaginose ma anche vino, ortofrutta e, nel settore zootecnico, bovini da latte e da carne, suini,
avicoli); invece, titoli maturati in aree come quelle montane hanno in genere basso valore perché
calcolati su prodotti di più basso valore nel periodo di riferimento ai fini dei contributi europei (per
esempio, grano tenero, orzo, cereali minori, colture erbacee). Per di più, nel caso delle aziende
zootecniche di montagna, tale basso valore è stato diviso per, in proporzione, un alto numero di
ettari essendo stati presi in considerazione anche gli ettari di pascolo.
Altro aspetto distorsivo deriva dal fatto che i titoli possono essere aggancianti indifferente su
qualsiasi tipologia di terreno (diciamo: di pianura, di collina, di montagna compresi, come detto, i
pascoli), a prescindere da dove siano maturati. Quello che gli allevatori fanno notare è che “non è
giusto” consentire che un titolo maturato sulla base di prodotti ad alto valore, diciamo, di pianura,
venga appoggiato su un terreno di montagna, su un pascolo: come fa un allevatore che ha un titolo
di 150€ a reggere il confronto con un agricoltore che ha un titolo di 10.000€? Riguardo i pascoli,
quindi, la perversione prodotta dalla PAC tramite gli aiuti diretti agli agricoltori consiste nel fatto
che, non solo certi allevatori si sono ritrovati con titoli di basso valore, ma anche che negli anni
quegli stessi allevatori si sono ritrovati pure senza pascoli sui quali appoggiarli finendo, non di rado,
per perdere anche i titoli. Senza considerare il fatto che in alcuni casi, ma questo non c’entra con la
PAC, le associazioni di categoria non hanno informato tutte le aziende della possibilità dei contributi.
Altri effetti perversi riguardano il mercato dei titoli per cui, per esempio, basta saper giostrare con
chiusure/aperture di aziende, magari intestate a giovani under 40 che hanno accesso alla riserva
nazionale di titoli, e il gioco è fatto: si guadagna senza che “sia cambiato nulla in termini di
miglioramento e crescita delle aziende”, ma in virtù di un semplice artificio burocratico-finanziario.
Giustamente, qualche allevatore commenta: “Altro che ritorno alla terra dei giovani!”.

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Nel 2015, in Italia (per effetto del nuovo Regolamento europeo del 2013), vengono introdotte
alcune modifiche alla PAC ma sostanzialmente il meccanismo di base rimane inalterato. Tra le
modifiche introdotte dall’Italia risulta il calcolo del valore del titolo che prende a riferimento l’anno
2014 e che, come imposto a livello europeo, viene “spacchettato” in: pagamento di base, greening e
giovani agricoltori. A discrezione degli Stati, poi, nel titolo si possono prevedere anche: l’aiuto
ridistributivo per i primi ettari, per le aree con vincoli naturali, per i piccoli agricoltori, ecc.

3. Le evidenze criminogene emerse dalla ricerca sul campo nel territorio


abruzzese
Quanto illustrato nel paragrafo precedente a proposito della PAC e degli aiuti diretti, ha dato luogo,
su tutto il territorio nazionale, fin da subito, a speculazioni e truffe documentate, per oltre quindici
anni, da varie fonti (vedi esempi negli allegati 02-10). E, come accennato, a seconda delle zone, dei
soggetti coinvolti e/o di specifiche contingenze, le speculazioni e le truffe hanno assunto anche sul
territorio connotazioni più o meno violente e forme più o meno palesi di criminalità organizzata con
il ricorso, a volte, anche a metodi mafiosi.
Dalle interviste sul campo, in effetti, è emerso un variegato e ampio ventaglio di fattispecie, con
relative ripercussioni, attraverso le quali la “questione pascoli” ha concretamente preso forma nei
vari territori, come le parole stesse degli intervisti mettono in evidenza. Dalle stesse parole, inoltre,
emerge la disinformazione su aspetti normativi, disinformazione che diversi intervistati sostengono
essere stata creata ad arte.
A titolo di esempio e per dare l’idea dei riflessi sul territorio della “questione pascoli”, si riportano
di seguito alcune delle parole degli intervistati.

“Fatti mafiosi”

1. “Le nostre montagne non sono più luoghi sicuri. A Campo Imperatore ci sono stati uno, due, tre furti. Una, due,
tre, quattro con le vacche, poi un po’ di pecore… In una sola notte sono sparite 30 mucche. Il passaggio delle
autovetture va bene, ma il passaggio dei camion andrebbe impedito. Cioè, lo permetti all’inizio della
transumanza e alla fine, ma non va bene durante la stagione. Andrebbe reso obbligatorio chiedere
l’autorizzazione alla forestale, mettere degli sbarramenti che solo la forestale può aprire…”.

2. “Gli assegnatari dei pascoli sono anche persone che vengono da fuori e insomma … Io una regolamentazione
su questo la metterei. Ma è una linea un po’ pericolosa, poi subentrano ‘fatti mafiosi’…”.

3. "Parliamo di ecomafia. C'è un boss col quale si è parlato per scongiurarlo di non far girare animali malati; ha
ascoltato e ha detto che nessuno gli aveva mai parlato prima. Cercano di evitare di essere multati perché si
perdono i contributi europei”.

4. "Ci sono imprese economiche, gente preparata che sfrutta la politicizzazione del territorio, che provoca la
marginalizzazione degli allevatori locali, sono della Puglia, del Lazio. A xxxxx ci sono dei reatini e frusinati con
qualche punta di Latina ai confini con Caserta, ma di tutto questo, del pascolo non importa niente a nessuno".

5. “Mentre i paesani non sapevano nulla della PAC, alcuni furbetti sono entrati nel gioco. A xxx stanno facendo
battaglia 10 allevatori molto uniti, ma ultimamente qualcuno sta cercando di dividere questo affiatamento per
metterli l’uno contro l’altro. Tutto questo è colpa dei contributi europei”.

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6. “Le regole sono state fatte a tavolino, il prato pascolo è un business mafioso. Quelli che hanno capito che è un
introito, aumentano l’allevamento. Ma è un introito che non si capisce cosa c’è dietro, sono implicati vari
personaggi con influenza di fuori, a livello nazionale. È un “partito”, il partito del Prato Pascolo; c’è riciclaggio
di soldi sporchi”.

7. “C’è un assalto al territorio. Se non stai al gioco, ti fanno fuori da tutto…”.

8. “Due mesi fa mi hanno minacciato, posso dire il nome, xxxx, è un avvocato”.

9. “Ho avuto una telefonata con uno di questi, io ci sono andato di persona ad affrontarlo e non so da dove ho
avuto la forza, per non farmi intimorire e non fargli credere che può mettermi i piedi in testa”.

10. “Le pressioni ci sono; ti chiama una banca e ti dice che un certo progetto va approvato. È facile cadere in giochi
di cui non ti rendi neanche conto”.

11. “È criminalità. Si sarebbe potuto porre un argine alla situazione ma purtroppo poi interviene la politica e per
altre vie si mettono a posto carte e autorizzazioni…”.

12. “Ci sono professionisti che hanno difficoltà sul territorio, rischiano".

13. “…Non si presentano mica le aziende, arrivano direttamente quattro avvocati e qualche altro professionista…
Mi sono salvato da xxx solo per una fortuita coincidenza. Poi ho visto che chi mi aveva proposto la cosa è stato
arrestato”.

14. “Mi è stato detto: o conferisce il latte a xxx oppure te lo tieni tutto. A quel punto ho dovuto chiudere. Poi ho
riaperto ma non siamo più ripartiti bene”.

15. “Siamo invasi dagli allevatori che vengono da fuori, il sindaco è vero che prende 25mila euro all’anno per i
pascoli ma se ne lava le mani, perché pur avendo i certificati il trucchetto lo fanno: la notte arrivano con i tir e
scaricano spazzatura; c’è un mondo dietro che è pure pericoloso”.

16. “Tra qualche anno ci sarà il nuovo caso “mani pulite”, te lo dico io! Salteranno tante poltrone anche di dirigenti
e professionisti, anche perché questi agiscono fuori dalla legalità e la Guardia di Finanza sta già facendo gli
accertamenti”.

PAC e accaparramento dei pascoli

17. “Nel demanio comunale ci siamo solo noi del posto, ma ormai c’è una piaga diffusa di quelli che vengono con i
pascoli dal Nord e dalla Puglia solo per prendere i contributi europei”.

18. “Le ditte del Nord hanno dei titoli molto alti. Praticamente si affittano le montagne qua e ci sfruttano questi
titoli. Noi allevatori non possiamo correre dietro a questi colossi. Perché loro avendo dei titoli molti alti su ma
non avendo i terreni si affittano i pascoli qua. Un pascolo che normalmente andrebbe affittato a 1.000 euro
loro lo affittano a 10.000 euro e io non posso competere con loro. In questo modo le montagne qui intorno
sono tutte assegnate a loro. Il loro vantaggio è che prendono 2-300.000 euro di contributi. Poi si sono uniti in
cooperative. Cooperative che sono simili a scatole cinesi. Fanno l’offerta in base all’asta, ma spesso poi questa
offerta non la pagano. Essendo simili a scatole cinesi spesso non si riesci a risalire a chi deve pagare l’affitto e
eventualmente su chi rifarsi a livello legale”.

19. “Prima c’era un contributo della Comunità Europea per l’alpeggio; adesso invece questo stesso incentivo viene
dato a prescindere dalla monticazione e questo fa sì che gli allevatori portino meno le bestie in montagna, con
tutte le conseguenze del caso sullo stato dei pascoli d’altura. Quello che una volta era un terreno ben tenuto
grazie alla presenza degli animali che brucavano, adesso non lo è più, è pieno di sterpi con aumento del rischio
di incendi”. “Va incentivata la monticazione”.

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20. “Ci sono ditte calabresi, lavorano in alta montagna, ci stanno a cacciare fuori dai pascoli; sono fantasmi di
questo settore. Vengono da fuori, allineati con la politica sporca, si deve controllare sono falsi dichiaranti, usano
prestanomi. Si può dare 300-400.000 euro di contributi a questi? Ci pestano a noi. Che poi non vengono alla
montagna. A me vengono a pregarmi di portare le pecore qua, le pecore là basta che dichiaro che le pecore
sono le loro: ma io mi posso mettere a loro livello?!!!”.

21. “Va cambiata la norma europea che ha dato luogo alle truffe sui pascoli per i contributi e che sta mettendo in
seria difficoltà le aziende locali”. “Il prezzo del pascolo è passato da 7 € a 25 €, noi così non possiamo
competere. Queste finte aziende del Nord ci stanno scacciando”.

22. “Qui il prezzo del pascolo è arrivato a 70-80€!”

23. “Stiamo parlando di milioni di euro di contributi europei! A finte ditte del Nord e a ditte del Sud…”.

24. “Il grosso problema è che il pascolo viene affidato ad una sola società esterna dell’Alta Italia (società di avvocati,
notai ecc.) cui non importa nulla del territorio e dell’allevamento. Noi non possiamo competere e siamo
costretti ad accettare che tale società ci dia la possibilità di pascolare sui suoi terreni!”.

25. “Succede che si prendono i pascoli e noi dove andiamo? Poi ci dicono che però possiamo pascolare sui loro
pascoli…”.

26. “Questo tizio andava in giro per i comuni e si intestava terreni e poi permetteva agli allevatori di usarli per il
pascolo, mentre lui incassava i contributi dell'Unione Europea. Il numero aziendale di un pastore locale faceva
riferimento a questo tizio, che comprava le pecore a sue spese e le regalava al pastore, ma intestandole a se
stesso e ricevendo i contributi europei”.

27. “Nel 2013 il Comando denuncia due persone, una del posto e una proveniente dal Foggiano, che inseriscono
nella domanda di contributi un terreno demaniale del Comune di Roccamorice ad insaputa della stessa
amministrazione (qui). Di nuovo, nel 2015, il Comando denuncia cinque persone, due del posto e tre foggiani
(tra cui, di nuovo, le stesse denunciate nel 2013), perché sui terreni dei comuni di Abbateggio (PE), Pretoro
(CH), Rapino (CH) e L’Aquila (AQ), che vengono inseriti in una richiesta per contributi comunitari, il
pascolamento non viene effettuato: il numero di capi è talmente esiguo, infatti, da non coprire le intere
superfici. Per ciascun denunciato, il Comando eleva una sanzione amministrativa di 138.000 €”.

La chiusura delle aziende

28. “I pascoli sono appannaggio di grosse ditte che aspirano ai contributi europei, l'allevatore locale non è più
competitivo e la tendenza è la chiusura delle aziende”.

29. “Il mio sogno è poter disporre dei pascoli di cui ho bisogno nel modo in cui ne ho bisogno”; “Se non ci fanno
pascolare vuol dire che ci vogliono far chiudere; ho cominciato a pensare di delocalizzare l'azienda in Francia”.

30. “Rispetto ai pascoli la situazione è complessa. C'è il problema dei controlli sanitari. Dal 2010 al 2014 hanno
chiuso 32 allevamenti, per gli animali malati. Lo fanno apposta a portare animali malati, li scaricano e li fanno
andare a piedi e altri allevamenti vengono contagiati, così le aziende chiudono e lasciano liberi i pascoli. Un
allevatore pugliese a cui avevano imposto la quarantena per un focolaio di brucellosi voleva andarsene e se ne
è andato a xxxx, la stessa cosa è successa con un reatino e un frusinate”.

La gestione a livello regionale e locale dei pascoli

31. “Sono alcune Asbuc e alcuni Comuni che si comportano scorrettamente affittando il pascolo a società fittizie,
che non esistono da nessuna parte, non hanno mai fatto assemblee, hanno sede legale in case terremotate… I
pascoli sono gestiti da Comuni e ASBUC e il controllo spetta alla Regione ma il settore preposto di fatto non ha
un direttore, o comunque non è fisso”.

32. "A noi ci fanno i controlli e poi arrivano questi da fuori e si prendono i milioni di euro di contributi, e i sindaci
sono favorevoli perché questi per i pascoli offrono soldi. Noi qui al sindaco nostro li abbiamo detto che se fanno
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venire questa gente li facciamo la pelle lui, perché qui i nostri antenati hanno comperato queste terre, e non si
possono fare i belli con i soldi che prendono da questi per farci le cose, perché non è farina del loro sacco. Poi
questi portano le malattie perché non sono controllati”.

33. “Bisogna fare un regolamento del pascolo; le norme sulla monticazione sono vecchie e ogni ente va per conto
suo (comuni, Regione, Forestale…); poi, ogni area ha le sue specificità che vanno rispettate. Il Parco ci ha
provato con il progetto Praterie ma la Regione non si capisce che intenzioni ha”.

34. “Nella normativa, poi, dovrebbe essere stabilito di assegnare i pascoli prioritariamente a chi è del territorio
cambiando le modalità di assegnazione dei pascoli per dare la possibilità di lavorare a chi è del posto”; “Noi
vogliamo pagare, ma ce la devono dare la montagna!”.

35. “Gli allevatori vengono da fuori… a capo di una ditta c’è uno che viene dal Nord. A un certo punto ha preso una
casa ed è diventato residente, così non ha dovuto neanche più pagare per avere il pascolo”.

36. “Ci sono dei pastori che vengono da Latina e da Chieti. A capo dei pastori che vengono da Latina c’è un certo
xxxx, che viene da Trento. A un certo punto ha preso una casa ed è diventato residente, così non ha dovuto più
pagare per avere il pascolo. C’è un allevatore di un comune qui vicino che tiene le pecore allo stato brado, in
vari comuni della valle: gli ho chiesto più di una volta quante vacche ha e non ha saputo rispondere, non sa
neanche il numero, non le controlla. Ci sono stati dei periodi in cui le vacche arrivavano addirittura in piazza, si
affacciavano con la testa dentro le finestre dei MAP”.

37. “Adesso un foggiano ha chiesto il pascolo; ha le mucche ed ha già i pascoli a xxxx; poi, si sta facendo la residenza
a yyy perché il pascolo va a bando e avendo la residenza avrebbe la priorità”.

38. "Il vincolo di assegnare i pascoli solo ai residenti si aggira facilmente perché chi viene da fuori crea società
locali".

39. “Prima c’era uno che veniva da Foggia che aveva i terreni in affitto, ma andava in giro a tagliare gli alberi e
quindi è stato denunciato alla Forestale. Alcuni portavano pecore malate e le vendevano, così in poco tempo
sono state contagiate anche quelle sane dei pastori della zona”.

40. “C’è traffico di titoli, di affitti e subaffitti, è capitato che su un terreno affittato da uno di fuori andassero a
pascolare anche locali con animali veri che avevano subaffittato il terreno”.

41. "Queste ditte affidano i capi ai locali che li gestiscono in cambio del latte e dei piccoli nati".

42. “Se i comuni potessero favorire le aziende locali… abbiamo una società che quest’anno non ha pagato l’affitto
per i pascoli. Per legge devi fare le gare aperte a tutti e invece sarebbe giusto favorire i comuni limitrofi ma
questo non è possibile. Se quelli del Nord ti alzano il prezzo a 60 o 70 € l’ettaro per l’affitto dei pascoli i locali
come fanno a competere? Questo problema sta in tutti i comuni… Ci sta anche una società che ha i bufali ed
una quarantina di operai. Una quarantina di operai!? Ma dove? Bisognerebbe dare una mano ai locali e non
agli altri. Se la Regione facesse una norma che ogni comune può fare la gara e dare precedenza ai comuni
limitrofi senza competere a soldi! Perché dove vai contro questi? Finché c’erano i foggiani in zona ci sono stati
anche furti di animali...”.

43. “È inutile che ci prendono in giro e che dicono che vogliono aiutare gli allevatori. La verità sembra che vogliono
far morire questa attività, almeno in certe zone e di certe persone. Mentre stavamo ancora discutendo del
regolamento pascolo con il Parco nel progetto Praterie, che ti fa la Regione? Ritira fuori una legge che
nemmeno ha il regolamento attuativo e cominciano a far piovere multe. Ma mica a tutti, eh! Mica in tutta la
Regione. No, solo a qualcuno… Che devo pensare? Che noi andavamo puniti? L’obiettivo è dividere gli
allevatori, farli scannare tra loro. Si è creata confusione per dare la colpa al Parco perché poi a qualcuno gli sta
bene così. È stata una doccia fredda…”.

44. “I comuni sono obbligati a mettere all’asta i pascoli altrimenti vengono denunciati per danno economico”.

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45. “Da un punto di vista agricolo ci sono società da fuori sia per i seminativi che per i pascoli, una società grossa,
xxx, e poi piccoli della zona. È anche un beneficio per i piccoli Comuni affittare terreni”.

46. “È difficile tirare fuori le grandi ditte per tanti motivi, perché sono organizzazioni forti a livello legale, hanno
tanti titoli. È anche un beneficio per i piccoli Comuni affittare terreni. So che ci sono società esterne a xxx, xxx,
xxx, xxx, xxx, xxx”.

47. “Il comune non può fare molto. I bandi andrebbero fatti in modo da garantire noi allevatori veri, ma tanto…
loro avendo una larga disponibilità economica, possono pagare gli avvocati, quindi si presentano con gli
avvocati, prendono il regolamento comunale e ti trovano un cavillo e alla fine vincono loro. Andrebbe fatto un
bando inattaccabile!”.

48. “Il comune si trova tra l’incudine e il martello, perché da una parte potresti prendere un bel po’ di soldi,
dall’altra parte questa situazione andrebbe regolamentata… Certo, che poi a che serve che tu comune prendi i
soldi e poi qui muore tutto?!”.

49. “È una realtà dei comuni che hanno terreni sulla piana di Campo Imperatore. Il problema c’è, e c’è il rischio
che t’infili dentro gente che poi non ti paga”. “Che poi se tutti i terreni fossero coperti dai residenti non dovresti
nemmeno fare il bando di assegnazione. Purtroppo però dei residui ci sono, quindi per non far perdere soldi al
comune fai in modo che tutto venga affittato”.

50. “Mi è arrivata una richiesta di pascolo per delle bufale però il vigile urbano mi ha messo in guardia, ho
controllato e ho scoperto tantissimi Sindaci denunciati in Italia. Mi sono salvato così, grazie al mio vigile
urbano!”.

51. “Una ditta aveva affittato un pascolo per 8 mila euro e poi quella stessa ditta ha subaffittato a 25 mila: ma non
potevano farlo per contratto!”.

52. “Prima non era necessario che la ditta avesse animali di proprietà, adesso che è obbligatorio trovano dei
prestanome. Sono venuti da xxx, del comune qui vicino, 2 anni fa, a chiedere terre in affitto: sono venuti con
gli avvocati”.

53. "Qua vengono da Latina e da Foggia, portano gli animali alla montagna e a fine settembre lasciano gli animali
incustoditi, abbandonati e vengono a fare i danni. Non c’è un controllo dei pascoli, il proprietario dovrebbe
controllare, ma i proprietari si fanno vedere ogni tanto, e vengono e fanno danni, distruggono gli ortaggi. Siamo
riusciti un giorno a rintracciare i proprietari e ci hanno aggredito dicendo che eravamo noi che dovevamo
recintare l’orto. Soprattutto quando inizia il freddo, settembre-ottobre. Sono tutti di fuori gli allevamenti, noi
non li conosciamo neanche. È una piaga grande”.

Aspetti sanitari e di salute pubblica

54. “Non si sa nemmeno di chi sono gli animali che ci portano. In un paese qui vicino, il terreno l’anno scorso lo
aveva preso un mio amico di xxx che ha 30 mucche. Quest’anno il terreno è andato all’asta. Da una base di
3500 euro la base asta è stata portata a 7000, questo mio amico non ha potuto rispondere. Attualmente gli
animali non ce li hanno ancora portati, e non hanno ancora pagato nulla. Il mio amico attualmente sta a xxxx e
non sa come deve fare, sul terreno non ci sono ancora animali, il comune non ha preso un euro. Se venisse un
allevatore che si affitta la casa, vende i prodotti, crea insomma un’economia che ben venga, questi invece non
creano nulla, prendono i soldi e se ne vanno”.

55. “Sogno che le mie mucche stiano bene: la profilassi dovrebbe essere obbligatoria per tutti e il controllo
dovrebbe riguardare anche gli animali che vengono da altre regioni”; “Le ASL non lavorano tutte allo stesso
modo, quella di Pescara per esempio lavora bene diversamente da quella dell'Aquila immischiata nella politica.
Il fatto che la regione Abruzzo non sia ufficialmente immune da certe malattie comporta una perdita economica
per gli allevatori onesti e che fanno bene il loro lavoro”.

56. “Io faccio la profilassi. Ma se lo faccio solo io non serve a niente, se non lo fanno tutti è inutile. Ci sono progetti
finanziati per questo ma a che pro, se le profilassi non diventano obbligatorie non ha senso. La Asl di Pescara
lavora bene perché non sono immischiati con la politica, a L’Aquila non è così. A L’Aquila con 1 prelievo fanno
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20 mucche. Pescara, infatti, è ufficialmente indenne da brucellosi, leucosi e tubercolosi; L’Aquila non lo è. Forse
perché a L’Aquila arrivano allevatori anche da altre regioni, come la Puglia dove la Asl lavora ancora peggio.
Arrivano anche dal Lazio, ad esempio a xxxx ci sono le bufale”. “Per la profilassi ci vorrebbe una stalla di sosta
per chi viene da fuori Regione”.

57. “Un giorno arriva l’ordinanza di sequestro di tutti i pascoli: divieto di pascolo per 6 mesi per anemia equina,
una malattia molto pericolosa anche per l’uomo. Abbiamo dovuto allontanare tutti gli animali, ma poi le volpi
e tutto il resto della fauna chi la controlla? Noi così perdiamo risorse, il territorio è disastrato, gli allevatori sono
andati via, perdiamo il contatto con il territorio… Non è più possibile andare al pascolo, il bestiame lo teniamo
in stalla però con una ripercussione di danni economici e sul territorio, ma anche di qualità del prodotto".

58. "L'attività illecita riguarda traffici di carni non controllate, truffe per i pascoli, animali malati".

59. “Una decina di allevatori a xxx e in altre zone hanno avuto problemi per gli animali malati. Ci sono aziende serie
che hanno dovuto chiudere per le malattie degli animali. Siamo circondati da brucellosi che si ripercuote su
tutto il territorio”.

60. "In un grosso ristorante c’erano 4 vitelli lasciati da un tizio ed erano malati. Noi qui, ormai, non compriamo più
la carne".

4. Cronologia delle denunce pubbliche da parte del gruppo di lavoro

giugno-luglio 2018 – incontri territoriali pubblici su tutto il territorio del Parco Nazionale del Gran
Sasso Laga, “Il territorio dei miei sogni”.
19 novembre 2018 – convegno di Libera presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università
dell’Aquila, relazione dal titolo “Gran Sasso, Laga, Majella: segnalazioni di truffe e fenomeni criminali
dalla ricerca sul campo in due aree protette” (video).
16 marzo 2019 – servizio di Gaetano Trigilio su Onda Tv (qui).
22 e 30 marzo 2019 – incontri pubblici di restituzione della ricerca, “Le voci dei cittadini della media
e basse Valle dell’Aterno” (Fossa e Roccapreturo).
30 giugno 2019 – articolo di Daniela Braccani su Virtù Quotidiane, “La ricerca dell’Università
dell’Aquila che scoperchia l’omertà sulla mafia dei pascoli” (qui).
3 luglio 2019 – servizio di Umberto Braccili sul TGR Abruzzo, “I pastori sfrattati” (qui).
27 settembre 2019 – servizio di Vincenzo Guerrizio sul Rotocalco Tv7 del TG1, “Le mani sui pascoli”
(qui).
16 gennaio 2020 – Radio1, Giorno per Giorno, "Mafia e fondi europei" (Generale Pasquale
Angelosanto, ROS dei Carabinieri; Dottor Gian Carlo Caselli, Osservatorio sulla criminalità nel settore
agroalimentare - Coldiretti; Professoressa Lina Calandra, Università dell'Aquila) (qui).
17 gennaio 2020 – Radio24, Uno, nessuno, 100Milan (Dottor Giuseppe Antoci, ex Presidente Parco
dei Nebrodi; Prof. Lina Calandra, Università dell'Aquila) (qui).
28 gennaio 2020 – articolo su luogoespazio.info, “Il territorio non mente. Le mafie nei pascoli
abruzzesi e il valore etico e politico del fare ricerca” (qui).
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